venerdì 25 luglio 2008

Libro: Morti Bianche

Vi consiglio di non leggere il libro: "Morti Bianche". E’ un libro pericoloso. Le testimonianze dei famigliari delle vittime sul lavoro, assassinati sul lavoro, sono così sconvolgenti che dopo non sarete più gli stessi. Dopo, se il vostro padre, figlio, fratello. Se la vostra madre, figlia, sorella si recheranno al lavoro conterete le ore che vi separano dal loro ritorno. Forse, vi verrà spontaneo chiedergli di accompagnarli, per proteggerli.
Quando una persona muore, la parola più usata è fatalità. Quando una persona muore, l’aggettivo più usato è tragico. Tragica fatalità. 1300 tragiche fatalità ogni anno, cinquantamila invalidi ogni anno. Migliaia di famiglie sul lastrico, vedove con figli piccoli da educare, sfamare, amare trattate come delle questuanti. Liquidate con qualche migliaio di euro.
Non siamo nel Medio Evo, siamo nel Nuovo Evo Italiano. In un punto del tempo e dello spazio dove se un rumeno stupra una donna il Paese si indigna, ma se muoiono cinque operai al massimo, e comunque per poche ore, il Paese si rattrista. Una lacrima scende dal Palco delle Autorità. Il nostro Evo Moderno non nasce dal nulla, ha un’origine chiara, solare: il lucro. La morte di un uomo è un rischio di impresa. Quanto costa mettere in sicurezza un impianto, la formazione per i propri dipendenti, le attrezzature per la loro incolumità? Molto di più, enormemente di più, dell’eventuale risarcimento per la morte di una persona. Le aziende lo sanno, lo mettono in conto. Può succedere. In quel caso, sfortunato, si paga il minimo necessario. Gli studi legali della società contro l’avvocato della vedova o della madre. Dovrebbe essere lo Stato a tutelare legalmente le famiglie dei caduti. Se la morte di un dipendente costasse alle aziende più degli investimenti in sicurezza, non morirebbe quasi nessuno. E’ l’economia della morte. Se vale poco, si può rischiare. E’ il prezzo della vita, che vale meno della produzione. Il trionfo dell’autoregolazione del mercato. La mancanza di regole. La classifica del sangue. Un militare ferito in Afghanistan merita la prima pagina del giornale. Tre morti sul lavoro un riquadro in quindicesima pagina.
La legge Maroni (fatta quando lui era ministro del Lavoro),detta 30, detta Biagi ha una grande responsabilità nelle morti bianche. Un precario è un candidato naturale a morire sul lavoro. I motivi sono due. Il primo è che non può lamentarsi per le condizioni in cui si trova, sarebbe subito licenziato. Un sopravvissuto al rogo della Thyssen Krupp ha dichiarato che gli estintori erano vuoti, i turni massacranti, ma non si poteva dire se si voleva conservare il proprio lavoro. Chi ha una famiglia pensa ai figli, china la testa e spera che non tocchi a lui. Il secondo motivo è che un precario non ha tempo per essere istruito, formato. E’ assunto per pochi mesi o anche per qualche settimana. Non è economico investire su qualcuno che è di passaggio.Molte morti bianche avvengono nei primi giorni di lavoro, tra i precari, tra gli extracomunitari assunti in sub-sub-appalto al cui vertice della catena ci sono le amministrazioni pubbliche.
“Morti Bianche” è il seguito di “Schiavi Moderni”, un libro che descriveva lo sfruttamento totale delle persone, ma le lasciava in vita. “Schiavi Moderni” era, a suo modo, un libro ottimista. La sera, con pochi euro, senza pensione, senza un’idea del futuro, si tornava comunque a casa con le proprie gambe. Forse anche “Morti Bianche” è un libro ottimista. Il proprietario della Umbria Olii, dove sono morte quattro persone sul lavoro in un’esplosione, ha citato le loro famiglie per 35 milioni di euro per i danni causati allo stabilimento. E’ la nuova via del capitalismo italiano, assistito dallo Stato e supportato dai sindacati. I dipendenti li sfrutti, li uccidi e chiedi il risarcimento. Del lavoratore, come del maiale, non si butta via niente.

giovedì 24 luglio 2008

comunicato Fincantieri

COMUNICATO STAMPA



Ora che un importante processo, quello a sette dirigenti della Fincantieri di Marghera accusati di omicidio colposo, si e’ concluso ieri 22 luglio con un parziale accoglimento delle richieste del pm di Venezia, Pipeschi, dopo che lo scorso 3 aprile un analogo processo si era svolto con analogo esito nei confronti di un dirigente della Fincantieri di Monfalcone, a Trieste, in attesa di poter leggere la sentenza della giudice monocr. Barbara Lancieri, possiamo dire la nostra, come e’ stato per il promotore delle prime indagini di questo stesso processo, il compagno Franco Bellotto presidente dell’AEA di Venezia, certi di non ricevere, le stesse attenzioni che i media hanno ovviamente riservato alle “parti civili” tardivamente scese in campo in questo stabilimento, in occasione del processo, con la scelta opinabile di chiedere cifre abnormi, in presenza peraltro di riconoscimenti economici assai modesti, per la vita umana perduta, per i familiari degli operai e delle mogli di operai deceduti-e di cui a questo processo.



Franco Bellotto, come molti altri compagni, ed alcuni di noi, riteniamo che sia corretta la costituzione di parte civile di quelle associazioni e sindacati che hanno portato avanti la lotta prima che giungessero segnali di attenzione giuridica da parte degli organi predisposti a tutelare la vita dei cittadini e loro stessi dalla commissione di gravi reati da parte di terze persone, in genere per motivi di profitto economico.



L’AEA si costitui’ in tutta Italia nei primi anni ’90, a Venezia nel 1993, e tra i suoi promotori a Venezia vi erano appunto Franco Bellotto, tecnico operaio discriminato politicamente dai confederali e dalla Enichem che continuo’ a tenerlo fuori dalla fabbrica, stipendiato, sino all’andata in pensione, pur di non averlo in stabilimento, e Luciano Mazzolin. Entrambi, con molti altri compagni, appunto sin dagli anni ’70 si era gli unici a lottare insieme a studenti e realta’ autonome, contro la nocivita’ in fabbrica e territori circostanti, contro il nucleare, contro la morte da lavoro, per uno sviluppo diverso.



Dopo trent’anni, forze che storicamente si muovono ben di rado su questi temi, e che comunque si muovono solo in maniera mediatica e speculativa nei momenti importanti, ma che sono di fatto parte di quella irresponsabile concertazione che ha parte delle responsabilita’ della strage quotidiana sui posti di lavoro.



Personalizziamo, perche’ personalizzano i media dando spazio a chi si compatibilizza, ma non ci asteniamo dalla critica.



Lo ha fatto Franco Bellotto con la sua lettera aperta alla Giudice Lanceri, criticando giustamente l’atteggiamento di chi si reca a contribuire alla giustizia chiedendo un risarcimento abnorme, mentre alle famiglie delle Vittime toccano cifre non particolarmente adeguate sia alla perdita di vita umana sia alle sofferenze subite da chi e’ morto sul lavoro o dopo lunghissimi giorni e mesi e anni di malattia professionale.



Infatti alle famiglie delle Vittime sono state riconosciute cifre di risarcimento che vanno dai 136.000 ai 301.000 euro.



E giustamente i risarcimenti alle associazioni ed enti sono stati ben piu’ moderati di quelli richiesti. Ma con una notazione. L’AEA di Venezia ha avuto il riconoscimento maggiore proprio per il ruolo che ha avuto in questo processo come in molti altri.



Vediamoli in dettaglio, con beneficio di inventario alla sentenza depositata:

Provincia di Venezia, avv.Giacomini, richiesta 1.250.000 euro, risarcimento 20.000 euro

Medicina democratica di Milano, avv.Mara, richiesta 250.000 euro, ris. 30.000 euro

Rdb-CUB di Milano, avv.Mara, richiesta 150.000 euro, Nessun risarcimento

AEA di Venezia, avv.Marin, richiesta 150.000 euro, risarcimento 40.000 euro

INAIL, avv.Menegatti, richiesta oltre 2.000.000 di euro (500.000 per immagine il resto per prestazioni gia’ date), risarcimento 790.000 euro

CGIL-FIOM, avv.Pozzan, richiesta 335.000 euro, risarcimento 30.000 euro

CISL, avv.Zaffalon, richiesta 400.000 euro, risarcimento 20.000 euro

AEA nazionale (Padova), avv.Zamboni, richiesta 200.000 euro, Nessun risarcimento

Regione Veneto, richiesta 850.000 euro, risarcimento 250.000 euro

Comune di Venezia, richiesta 250.000 euro, risarcimento 20.000 euro

Ministero dell’Ambiente, richiesta oltre 1.000.000 di euro, risarcimento 200.000 euro



Riteniamo che sia corretto che il riconoscimento della valenza di parte civile dei sindacati ed associazioni sia effettivamente corrispondente all’impegno dato, sempre che questo non diventi il “movente” per dar battaglia a parole e sempre tardivamente, omettendo di dare risposte alle istanze che vengono dalla base, sino a quando poi non e’ troppo tardi. Infatti viceversa si danneggerebbe la causa operaia e proletaria in maniera incredibilmente irresponsabile.



E la AEA di Venezia ha condotto quasi da sola, con il nostro aiuto in questi ultimi due anni, con la partecipazione della neonata Rete per la sicurezza sui posti di lavoro al sit in del 27 maggio, senza l’aiuto “militante” di queste altre associazioni e “sindacati”, come quelli che si erano opposte allo sciopero in Fincantieri nel 1995 raccontando agli operai che l’AEA faceva “terrorismo allarmista” dicendo cio’ che diceva sull’amianto che ancora si utilizzava in Fincantieri. O come coloro che oggi aspirano a poter “gestire” attivita’ istituzionali in materia sempre senza il processo di autorganizzazione degli operai, che devono continuare a morire sul lavoro ed a delegare ad altri la propria sicurezza.





Hanno disquisito gli avvocati difensori anche su questo, ma non e’ nostro compito rispondere loro, difensori di persone che portano responsabilita’ ben maggiori di quelle che giuridicamente la Giudice ha ritenuto di poter riconoscere.



Parrebbe appunto dalla quantificazione delle pene, lo vedremo alla sentenza, che non sia stata accolta la tesi accusatoria del pm Pipeschi circa la colpevolezza delle omissioni. I dirigenti NON potevano NON sapere cosa rischiavano i lavoratori. Sono del resto ingegneri e laureati per qualcosa. Parrebbe non riconosciuto questo aspetto. Ma nell’ambito della distribuzione delle responsabilita’ gli italiani si sa sono maestri nello scaricabarile, per cui non e’ escluso che la sentenza non assolva da cio’ i dirigenti, solo non ne abbia ritenuto di averne raggiunto la piena prova.



In ogni caso la sentenza e’ importante ed e’ un vittoria dell’autorganizzazione degli operai, che sin dalla fine degli anni ’60 a Marghera, NON delegano ai revisionisti ed ai bonzi sindacali la propria vita ed i propri diritti.



Una parte significativa della nostra storia, che molti vorrebbero avere uccisa con la repressione del 1982 e successiva, insieme ai dirigenti uccisi dalle BR, che invece continua a vivere nella classe operaia di Marghera, e che NON e’ criminalizzabile, mentre oggi inizia a prefigurarsi la possibile criminalizzazione della concertazione, come corresponsabile delle morti in fabbrica !!!



Lo ripetiamo quindi, come sindacato di classe in costruzione dal basso e nella discriminante degli interessi del proletariato ed internazionalisti che ci caratterizzano a statuto: CONCERTAZIONE + PRECARIETA’ = STRAGE DI OPERAI. AUTORGANIZZIAMOCI E’ L’UNICA SOLUZIONE !



Coordinamento provinciale

SLAI Cobas per il sindacato di classe

province di Venezia e Padova

mercoledì 23 luglio 2008

processo thyssenkrupp: seconda udienza

PROCESSO THYSSENKRUPP: SECONDA UDIENZA

Torino, mercoledì 23 luglio: nell'aula grande del Tribunale
di corso Vittorio Emanuele II si celebra la seconda
udienza - l'ultima prima della pausa estiva - del processo
contro i vertici del colosso mondiale dell'acciaio
Thyssenkrupp Acciai Speciali Terni; in questa occasione il
giudice deve convalidare la costituzione delle parti civili.
L'inizio della seduta è previsto per le ore 10:00, e come
in occasione dell'apertura del processo - avvenuta martedì
1° luglio, è convocato - a partire dalle ore 9:30 - un
presidio per chiedere alla magistratura giustizia per le
vittime della strage alla linea 5 dello stabilimento di
corso Regina Margherita.
Sono presenti gli ex lavoratori della fabbrica, riuniti
nella associazione Legami d'acciaio con alcuni familiari
delle vittime, il segretario provinciale della Fiom Giorgio
Airaudo, il parlamentare del partito sedicente democratico
Antonio Boccuzzi - ex operaio della linea 5 - ed una
rappresentanza dei lavoratori torinesi della Rete nazionale
per la sicurezza sui luoghi di lavoro.
Esattamente come in occasione della prima udienza brillano
per la loro assenza sia le formazioni della falsa sinistra
forzatamente extraparlamentare - Rc-Se, Pdci, Sc, Pcl - sia
i sindacati - sia quelli confederali sia Cub,
Confederazione Cobas, SdL - che evidentemente hanno altro a
cui pensare: ci chiediamo con quale diritto osino ancora
definirsi i difensori dei lavoratori, dopo che disertano
appuntamenti, come quello di oggi, ai quali chiunque si
definisca in qualche modo di sinistra dovrebbe quantomeno
fare presenza.
E' proprio vero: tra il dire ed il fare c'è di mezzo il
mare... dell'opportunismo, del voler coltivare il proprio
orticello evitando di presenziare a manifestazioni - anche
sacrosante - che non sono convocate dalla propria
organizzazione.
A questo proposito vedremo come si comporteranno gli
assenti di oggi nel prosieguo, anche in relazione all'altro
processo - per lesioni colpose - che coinvolge i vertici
torinesi della Thyssenkrupp: si tratta di quantificare il
danno esistenziale subito dagli operai della linea 4 in
seguito all'incendio della vicina linea 5 (furono i primi
ad accorrere in soccorso dei compagni ed il ricordo di
quella tragica notte non li abbandonerà mai); attualmente
il procedimento è allo stato delle indagini preliminari.
Per parte nostra, come Rete per la sicurezza sui luoghi di
lavoro, continueremo a seguire il processo con tutta la
attenzione che merita.
L'appuntamento per le prossime udienze è fissato per i
giorni 26 settembre, 6 e 13 ottobre; il rinvio è stato
richiesto dagli avvocati della azienda per studiare la
linea difensiva anche in relazione alle venti nuove
costituzioni di parte civile.

Torino, 23 luglio 2008


Stefano Ghio - Torino

Senza farsi notare stanno rendendo il lavoro meno sicuro

Senza farsi notare stanno rendendo il lavoro meno sicuro





(23 luglio 2008)

Si era capito fin dall'inizio del mandato, che questo governo fosse poco incline (forse ho ecceduto nell'uso dell'eufemismo) a prendere provvedimenti seri contro le morti sul lavoro.
Il ministro Sacconi non ha mai nascosto di non digerire le sanzioni a carico delle imprese, previste in violazione degli adempimenti dettati dal Testo Unico sulla sicurezza sul lavoro. Le imprese, per bocca dei loro massimi esponenti hanno sbraitato contro quelle norme ed il governo, di chiara matrice padronale, si è fatto carico di modificare gli aspetti normativi non graditi alle imprese.

Certo che in questo periodo il governo sembra abbia altro a cui pensare: c'è il lodo Alfano; c'è il blocca-processi; ci sono le impronte digitali da prendere ai rom per ora e da organizzare la schedatura per tutti dal 2010. E comunque ci sono stati drammatici incidenti sul lavoro negli ultimi tempi (come quello di Mineo), che avevndo fatto notizia a livello nazionale, forse non consentivano di mettere mano al Testo Unico senza il rischio di fare spostare i consensi.
Perciò sembrerebbe che le imprese debbano attendere, per vedere accolte le loro richieste di eliminazione di sanzioni per inadempienze in materia di salute e sicurezza sul lavoro. Sembrerebbe, appunto.

Innanzitutto il governo, con l'articolo 4 del Decreto Legge 97 del 3 giugno, ha rinviato al prossimo gennaio l'obbligo per le imprese di valutare i rischi aziendali (la scadenza nel TU era fissata al 29 luglio). Soprattutto però, nel cosiddetto Decreto Brunetta (per intenderci quello con il quale il ministro vuole fare guerra ai "fannulloni"), si introducono modifiche alla normativa sulla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. E non sono di poco conto: eliminazione delle visite mediche preventive per gli apprendisti (art. 23); eliminazione della sanzione prevista per la mancata predisposizione di tesserini di riconoscimento per i lavoratori nei casi di lavori in sub-appalto (art. 39); eliminazione della causa delle reiterate violazioni sul mancato rispetto degli orari di lavoro per la sospensione dell'attività imprenditoriale (art. 41).

Eliminare la visita medica preventiva per gli apprendisti, significa non considerare importante la tutela della salute di un giovane lavoratore. Ma significa un risparmio di poche decine di euro per le imprese. Così poco pare valere per il governo e la Confindustria la salute di un lavoratore apprendista, che spesso è poco più che un adolescente. Mentre eliminare le sanzioni per mancata esposizione del tesserino di riconoscimento, vuol dire favorire quel lavoro nero a cui molte imprese hanno già in passato fatto ricorso, in modo da ridurre i costi di mano d'opera a favore dei sempre crescenti profitti.
Non prevedere più la sospensione dell'attività per il mancato rispetto degli orari di lavoro, consente alle imprese di avere mano libera in tal senso. E credo sia inutile ricordare come la stanchezza dovuta a turni massacranti, sia una delle cause che più incidono sulla probabilità di infortuni sul lavoro. Possibile che la vicenda della Thyssekrupp sia già stata cancellata dalla memoria di lor signori, dopo soli sette mesi da quel tragico giorno? Non credo. Solo che questo governo è permeato di cultura d'impresa che risponde solo alla logica del profitto a tutti costi, anche al prezzo della vita delle persone.

Come detto in altre occasioni, i provvedimenti che attirano maggiormente l'attenzione dei media, fungono da specchietto per le allodole per permettere intanto di adottare provvedimenti a dir poco impopolari. Provvedimenti che favorendo uno specifico soggetto sociale, quello più forte ed in questo caso le imprese, incidono in modo subdolo nella vita delle persone comuni.
Non serve mandare in onda nelle reti nazionali, spot di sensibilizzazione al tema delle morti dul lavoro, se poi di fatto vengono adottati provvedimenti che favoriscono le cause di quelle morti. Risulta essere, in questo modo, solo una ignobile e strumentale propaganda.



Crocco1830
rubicondo.blogspot.com

martedì 22 luglio 2008

Denunciati attivisti della Rete per la sicurezzasul lavoro di Ravenna per l'occupazione di un'agenzia interinale

7 attivisti della Rete per la salute e sicurezza sul lavoro di Ravenna sono stati denunciati per l'occupazione dell'Agenzia di caporalato Intempo avvenuta il 13 marzo di quest'anno.

L'occupazione è avvenuta nell'anniversario della strage di 13 operai della Mecnavi del 1987, ancora vivo nella memoria di chi lotta per migliori condizioni di lavoro e simbolo dello sfruttamento padronale che produce vittime e infortuni ancora oggi in questa provincia, dal Porto ai cantieri all'Enichem alla Marcegaglia .

Non è un caso che sull'onda emotiva dell'attuale strage quotidiana di 4 lavoratori al giorno, i confederali abbiano scelto proprio la città di Ravenna per la manifestazione nazionale del 1° Maggio 2008.

Una vignetta satirica dice: "scoperta una banda di trafficanti di esseri umani, si chiama agenzia interinale". Nessuno può smentire questa verità: tutti i governi succedutesi, sia di centrosinistra che di centrodestra, hanno mantenuto in piedi il caporalato per legge attraverso il lavoro "in affitto", umiliando i lavoratori con il ricatto della precarietà, cancellando diritti, compreso quello a un'adeguata formazione, fornendo ai padroni operai come carne da macello da sfruttere sugli impianti. E con i confederali, in questo caso la CGIL in testa, seduti nei cda delle Compagnie e delle agenzie di lavoro in affitto a garantire la produttività al primo posto.

Con l'occupazione di questa agenzia volevamo -e vogliamo- la chiusura di quest'attività di caporalato all'interno del Porto di Ravenna e in altri porti su scala nazionale che ha mandato a morire 2 giovani a Ravenna e Marghera.

Luca Vertullo è morto al suo primo giorno di lavoro dopo solo un'ora di lavoro e per questo crimine ci sono 16 rinviati a giudizio, tra cui il boss della Compagnia Portuale, Rubboli. La denuncia parte proprio da lui che già dovrebbe pagare con la galera (ma si sa che le leggi sono piume per i padroni e mannaie invece per gli operai e le loro famiglie, per questo è necessario cancellarle o modificarle a favore dei lavoratori), che, non solo già si era lanciato contro il nostro presidio-occupazione, aggredendo fisicamente qualche partecipante, ma adesso chiede pure i danni agitando gli articoli del C.P.: artt. 110-610-633-635 c.p. (concorso delle persone nel reato-violenza privata-invasione di terreni o edifici-danneggiamento) per 2 attivisti e artt. 110-633 c.p. (concorso delle persone nel reato-invasione di terreni o edifici) per altri 5.

Il caporalato è illegale, non chi lotta per abolirlo!

La Rete per la salute e sicurezza sul lavoro si mobiliterà anche su scala nazionale perchè l'azione repressiva dei padroni non deve passare, non possono, lorsignori, rimanere impuniti per i loro crimini contro i lavoratori e invocare le leggi del loro Stato contro chi lotta per un lavoro in sicurezza. Anche da questa lotta passa l'affermazione della superiore "civiltà", quella del lavoro e dei lavoratori sulla barbarie "incivile" dello sfruttamento padronale!

Invitiamo i lavoratori ad unirsi sempre di più nell'attività della Rete per la salute e sicurezza sul lavoro.

Riportiamo di seguito la piattaforma rivendicativa di quell'iniziativa.

Vogliamo:

-che l’amministrazione comunale dedichi ogni 13 marzo una “giornata della memoria” per tutti i lavoratori caduti nei luoghi di lavoro

-la chiusura di tutte le sedi dell’agenzia interinale INTEMPO

-la cancellazione delle leggi per la precarietà: la L. Treu e la L. Biagi

- una pesante condanna per i 16 indagati al Porto di Ravenna per la morte di Luca Vertullo (dai rappresentanti ai massimi vertici della Compagnia Portuale ai caporali) per la violazione delle norme sulla sicurezza

-una legge di iniziativa popolare che sanzioni come "crimine" l'inosservanza delle norme sulla sicurezza e che porti all'esproprio dell'azienda che le viola sistematicamente

-inasprimento, nel TU sulla sicurezza, delle sanzioni per i padroni che non ottemperano gli obblighi sulla sicurezza (nonostante il quotidiano bollettino di guerra, con l’ultimo dlgs del Consiglio dei Ministri i padroni potranno evitare la galera mettendosi in “regola” e pagando un’ammenda!)

-postazione fissa dell'ispettorato del lavoro e delle AUSL

-elezione diretta degli Rls e non la loro nomina da parte dei confederali all’interno delle RSU e il divieto del loro licenziamento durante il mandato

-corsia preferenziale per i processi per infortuni o morti sul lavoro

-fondo di sostegno ai famigliari e accettazione come parte civile delle associazioni famigliari e dei sindacati effettivamente impegnati sulla sicurezza nei luoghi di lavoro

-risarcimenti immediati per gli infortuni e aumento delle prestazioni dell’INAIL (devono essere ancora liquidati i 9 operai delle ditte di manutenzione dell’Enichem, ustionati per l’incendio dell’ottobre 2006)

- controlli senza preavviso da parte degli organi di controllo e prevenzione nelle aziende a partire da quelle più grandi (Enichem e Marcegaglia), nei cantieri e al Porto





Rete Nazionale per la sicurezza sul lavoro- Ravenna

tel. 339/8911853

e mail: cobasravenna@ libero.it

via G. Di Vittorio, 32 (zona Bassette)

bastamortesullavoro@domeus.it

visita il blog: bastamortesullavoro.blogspot.com

mercoledì 16 luglio 2008

Gli Scarponi di Amadori

Gli Scarponi di Amadori



Denunciamo agli operai dell'Amadori di Cesena e ai lavoratori il comportamento squadrista del sindacalista Scarponi nei confronti degli attivisti della Rete per la salute e sicurezza sul lavoro al cancello 4. Mentre diffondevamo un questionario alle operaie e operai si è rivolto in tono minaccioso e provocatorio, senza mantenere le distanze, nei confronti di un attivista della Rete, urlando che non dovevamo più volantinare e fare intervento in quella fabbrica. Come non bastasse ha pensato di intimidirci chiamando i carabinieri per reprimere un esercizio del legittimo diritto sindacale.

Evidentemente i confederali all'Amadori hanno cominciato a capire che soffia anche per loro una brutta aria nei loro confronti, ormai delegittimati dai lavoratori che non intendono più subire passivamente i monologhi alle assemblea, negando il diritto di parola agli operai. Questo diritto alla fine oggi i lavoratori se lo sono ripreso e un operaio gli ha strappanto il microfono dalle mani dopo 1 ora e 20 di monopolio assoluto chiedendo la parola.

Evidentemente l'attività della Rete per la salute e sicurezza sul lavoro in questa fabbrica è la risposta all'inattività complice del padrone dei confederali in questa Azienda: invece che rilanciare la mobilitazione degli operai per denunciare padron Amadori, mettere in sicurezza gli impianti, mettere in campo una lotta per non subire il ricatto occupazionale ("o lavorate in queste condizioni o sposto la produzione altrove!"), il sindacalista Scarponi cerca di fare quadrato a difesa degli interessi aziendali.

Ovviamente non ci siamo fatti intimidire, abbiamo continuato a volantinare, spiegato l'accaduto agli operai che ci sostenevano e che criticavano pesantemente il ruolo dei confederali in quella fabbrica. Domani continueremo con altre iniziative.

L'accaduto verrà denunciato anche con un esposto.

Il vento sta cambiando all'Amadori ed evidentemente i dirigenti confederali stanno perdendo la testa, dimostrando nei fatti da quale parte sono stati fino adesso!



Rete Nazionale per la sicurezza sul lavoro- Ravenna

tel. 339/8911853

e mail: cobasravenna@ libero.it

via G. Di Vittorio, 32 (zona Bassette)

Taranto: lavorare uccide

antonio scarci operaio della ditta fonseca è morto folgorato questa mattina,
una tragica vita spezzata per portare un tozzo di pane a casa
nel lavoro precario e a rischio come stato permanente per tanti lavoratori
nei cantieri come nell'appalto ilva

ma per noi dello slai cobas questa morte è straziante Antonio scarci lo
conosciamo bene e neanche una settimana fa era nella sede di via rintone 22
non è iscritto allo slai cobas, ma lo era la moglie la combattiva anna
camassa lavoratrice ex-ecopolis oggi all'amiu nominata rappresentante
sindacale dello slai cobas all'amiu settore spazzamento stradale il 26
giugno scorso
antonio e anna erano molto legati ed erano sempre insieme, perfino nelle
assemblee dei lavoratori e lavoratrici quando anna era all'ecopolis c'era
sempre
era lui sempre pronto a chiedere diritti e a spingere anna a impegnarsi
nella lotta nelle vertenze e anche lui ora stava pensando di organizzare una
assemblea
nella ditta dove potevano esserci problemi di lavoro e sicurezza

oggi siamo vicinissimi ad anna e la figlia e siamo straziati - l'idea di non
vedere più antonio in sede non riusciamo ad accettarla

non riusciamo ad accettare questa ennesima morte sul lavoro, un giorno dopo
in cui era morto un altro operaio anch'esso folgorato e si continua a morire

vogliamo giustizia vera
vogliamo sapere perchè Antonio è morto, vogliamo seguire passo passo
l'inchiesta per stare vicini ad anna camassa

lo slai cobas indice per la giornata di lunedì una protesta in tutti i
settori in cui siamo presenti, ma vogliamo questa volta che la forma sia
ricordare e conoscere Antonio e le circostanze inaccettabili di questa
morte e un ora di lavoro devolta alla famiglia

per i lavoratori e lavoratrici dello slai cobas amiu
carmela garavelli e carlo bonsignore
per i lavoratori e lavoratrici dello slai cobas provinciale
i coordinatori provinciali
ernesto palatrasio e margherita calderazzi
via rintone 22 taranto
tel. 0994792086
347 1102638
cobasta@fastwebnet.it

martedì 15 luglio 2008

Gravissimo incidente sul lavoro all'ILVA di Genova

Gravissimo incidente sul lavoro all'ILVA di Genova


Taciuto fino ad oggi un gravissimo infortunio occorso ad un operaio
all'ILVA di Genova. Hanno taciuto i padroni, ma anche la ASL ed i
sindacati, che pure giorni fa si erano presentati sereni al TG Regionale
per confermare un altro anno di cassa integrazione per più di 500
lavoratori dello stabilimento. E chiamando la moglie le hanno parlato di
"un piccolo incidente, un braccio rotto".

Commenti all'articolo sul blog del Secolo XIX di alcuni lavoratori ILVA
e non


15/07/2008 10:18Poveri operai

Inanzitutto i migliori auguri al collega Pastorino, ma chiedo scusa se
dico che mi viene da sorridere quando leggo: "Si tratta ora di capire se
i regolamenti interni siano lacunosi o insufficienti oppure se siano
stati violati".... perchè? secondo voi là dentro, anche se ci fossero
delle regole, si potrebbero rispettare? Non è sicuramente il caso di
Giuseppe, ma il Sig. Riva e i suoi leccapiedi, da quando è stata chiusa
l'area a caldo, con conseguente messa in cassa integrazione degli operai
in esubero, hanno ancor di più di prima, il coltello dalla parte del
manico, ti trovi in condizioni di dover "osare" per non rischiare di
rimanere a casa!! Se ti va bene è così, sennò.....

5/07/2008 08:42babi, genova

mi vien quasi da piangere..il mio fidanzato lavora nello stesso turno
con quest'uomo ed era li con lui quando è successo..poteva esserci lui
al suo posto.. quello è un posto di m... non c'è niente che funziona..
come fanno a lavorare questi operai in una situazione del genere?!?
spero che qualcuno faccia qualcosa.. anche se ho forti dubbi..dato che
non è il primo incidente che accade li dentro

15/07/2008 08:42su, ge

certo che è strano come quando c'è la volontà di impedire una fuga di
notizie, ci si riesca benissimo!!! auguri per una guarigione totale al
signor giuseppe e complimenti alla signora lorella per non aver lasciato
che un infortunio del genere (non certo di poco conto) passasse come
routine...

mercoledì 9 luglio 2008

IL POLLO VALE DI PIU' DELLA SALUTE DI UNA OPERAIA?





No, padron Amadori, lei non ha alcun diritto di continuare a peggiorare la salute delle operaie, di minimizzare la situazione, di ricattarle, di lasciarle a casa se denunciano malori.

Questi operai, di cui la grande maggioranza sono donne, si alzano alle 4 del mattino per uno straccio di salario che serve a mantenere le loro famiglie e sono stanche di essere sfruttate in quell'inferno di esalazioni nocive da fabbrica da “Terzo mondo” e stanche pure di essere prese in giro dai medici dell'Ausl che coprono le responsabilità del padrone.

Operaie e operai, il padrone dei polli vi ha messo in condizione di perdere la vostra salute, giorno per giorno. Più i suoi profitti aumentano più aumentano le vostre malattie sia fisiche che psichiche legate al processo produttivo.

Rivendicare diritti in questa Azienda significa subire il terrorismo padronale e l'umiliazione di medici che vi addossano la responsabilità di tutto, negando legame tra il peggioramento delle vostre condizioni di salute con il processo lavorativo, addirittura arrivando ad affermare che le patologie di cui soffrite sono imputabili ai vostri stili di vita!

Tanta è la rabbia e l'indignazione che adesso si deve trasformare in iniziative a tutela della salute delle operaie e degli operai. Chi dovrebbe fare il suo mestiere non lo fa, dimostrando di avere più a cuore gli interessi padronali: quando le operaie non ce la fanno più a lavorare in ambienti nocivi e per i carichi di lavoro i sindacati confederali e gli Rls sono completamente assenti e gli organi di vigilanza e controllo dell’Ausl danno ragione all'Azienda.

Quindi:
noi della Rete Nazionale per la sicurezza e salute nei luoghi di lavoro faremo una perizia indipendente per dimostrare che le malattie sono dovute alle condizioni di lavoro. Pertanto invitiamo le operaie a contattarci anche in forma anonima.
Vogliamo conoscere e informarvi sugli elementi nocivi che mettono a rischio la vostra salute.

Vogliamo la messa in sicurezza degli impianti
Vogliamo le dimissioni dei medici dell'Ausl di Cesena e il ripristino delle competenze dell’Ispettorato del Lavoro.
Vogliamo le dimissioni delle RSU ed Rls

E'necessaria l'elezione diretta da parte degli operai di nuovi Rls, non nominati dalle burocrazie confederali.

E’ necessario uno sciopero autorganizzato che blocchi la produzione a sostegno di questa vertenza

Art. 9 dello Statuto del Lavoratori:
“i lavoratori, mediante le loro rappresentanze, hanno diritto di controllare l’applicazione delle norme per la prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali e di promuovere la ricerca, l’elaborazione e l’attuazione di tutte le misure idonee a tutelare la loro salute e la loro integrità fisica”


Rete Nazionale per la sicurezza sul lavoro- Ravenna
tel. 339/8911853 e mail: cobasravenna@ libero.it
via G. Di Vittorio, 32 (zona Bassette)

bastamortesullavoro@domeus.it
visita il blog: bastamortesullavoro.blogspot.com

martedì 8 luglio 2008

ennesimo incidente nell'appalto ilva TA

un altro operaio all'appalto ilva vittima di un grave infortunio in prognosi
riservata
eugenio cianci della Comsider 29 anni, caduto da una passerella di 1,5 metri
nel reparto laminatoio a freddo urtando la testa violentemente non è in
pericolo di vita
gli ispettori del lavoro hanno subito riscontrato dell'assenza di un
passamani sulla passerella, anche se non si esclude un malore dell'operaio
per il caldo


comunicato

l'ennesimo incidente nell'appalto ilva lascia sgomenti, così come lascia
sgomenti l'incomprensione da parte di tutti dei passi necessari e urgenti
che la situazione richiede

abbiamo chiesto
le dimissioni delle segreterie delle organizzazioni sindacali confederali ,
dei
delegati rsu e rls palesemente non in grado di contrastare l'azienda su
questo tema e di attivare una azione continua e una credibilità tra i
lavoratori
una risposta non generica " sciopero generale" ma uno scontro
permanente una guerriglia per la vita che ogni giorno e in ogni impresa
controlli e verifichi le condizioni di sicurezza e blocchi il lavoro prima
che succeda il peggio che si affidi
ai cobas da estendere con adesioni di massa
a un sistema di rls per ogni reparto e ditta, legge o non legge, che
responsabilizi i lavoratori e gli offra un punto di riferimento certo
questo richiede un modo di far sindacato non consociativo e sopratutto non
improntato alla logica di scambio

una decisione concertata e d'emergenza che possa scaturire dal tavolo in
prefettura, dal Ministero del lavoro , La Magistratura o da qualsiasi altro
di
una postazione interna all'ilva, come è stato fatto per l'inutile INAIL,
dell'ispettoratodel lavoro o congiunta ispettoratodel lavoro/ASL che abbia
locali e strumenti numero verde come deterrenza denuncia da parte dei
lavoratori e delegati rls e pronto intervento

su questo lo slai cobas per il sindacato di classe è solo
la stessa grande stampa non sostiene queste richieste che sono le uniche
emergenziali e ragionevoli, applicabili a costo zero che possono invertire
la tendenza

su questo per forza tutti dovranno convenire
solo che quanti infortuni e morti dobbiamo ancora contare ?

slai cobas per il sindacato di classe ilva appalto
cobasta@libero.it
347 1102638

domenica 6 luglio 2008

Altro grave infortunio ilva ta

«Una anomalia», operaio si ustiona all'Ilva di Taranto

Non sarebbe in pericolo di vita anche se le ferite sono profonde.
L'incidente è avvenuto nell'Acciaieria, nel reparto colata continua. L'uomo
si chiama Piero Viesti ed ha 29 anni

TARANTO - Un operaio è rimasto ustionato in un incidente sul lavoro avvenuto
stamane nello stabilimento Ilva di Taranto. L'uomo ha riportato ustioni sul
torace, la sua vita - a quanto si è saputo per ora - non sarebbe in
pericolo.
L'incidente è avvenuto nell'Acciaieria, nel reparto colata continua.

Il primo luglio scorso nello stabilimento tarantino vi fu un altro incidente
nel quale un operaio di una azienda appaltatrice morì schiacciato da un
carico sospeso.

L'operaio ustionato ha 29 anni, si chiama Piero Viesti, è di Taranto ed è un
dipendente dell'Ilva. Ha riportato - a quanto si è saputo - ustioni di primo
e secondo grado al viso, alle mani e alle braccia per un'esplosione avvenuta
nel reparto colata continua 5 dell'Acciaieria 1.
Il giovane è stato ricoverato nel Centro Grandi ustionati dell'ospedale
'Perrino' di Brindisi, dove è stato giudicato guaribile in 60 giorni.

Sono stati alcuni compagni di lavoro a prestargli i primi soccorsi prima del
trasporto in ospedale con un'ambulanza. Dopo l'incidente sono intervenuti i
tecnici dello Spesal e gli ispettori del lavoro. Un'inchiesta è stata aperta
anche dalla magistratura.

LA RICOSTRUZIONE DELL'AZIENDA
L'incidente sul lavoro nello stabilimento Ilva di Taranto nel quale è
rimasto ustionato gravemente un operaio «è stato provocato dalla proiezione
di acciaio fuso in conseguenza del contatto accidentale di acqua sul
materiale all'interno della lingottiera».

Lo rende noto l'Ilva per la quale «la segnalazione dell'anomalia al processo
di raffreddamento era stata segnalata dal sistema ma veniva erroneamente
addebitata ad un errore strumentale dal capoturno in servizio, che dava
disposizioni di continuare le attività di colaggio» dell'acciaio fuso.

«L'anomalia al sistema di raffreddamento, invece, produceva - si aggiunge
nella nota aziendale - l'accidentale contatto tra l'acqua del circuito e l'acciaio
fuso in fase di colaggio provocando la proiezione di schizzi di quest'ultimo
verso le braccia e il torace dell'operaio».

6/7/2008

giovedì 3 luglio 2008

Ma quale errore umano ?

le prime indiscrezioni parlano di errore umano per quanto riguarda la morte
di antonio alagni
avrebbe tirato troppo la fune anche quando era giunta al termine ...
le cose non stanno così
"
la gru, il cavo e le braghe erano logore sfilacciate
le pratiche operative di quel lavoro prevedevano che non ci fossero operai
sotto i carichi sospesi

la gru - secondo testimonianze - non era dotata di 'fine corso che è una
specie di blocco che quando
c'è -incontra il il bozzello e ferma l'ingranaggio per impedire che il
carico si sganci,

l'ilva è responsabile della qualità della impresa appaltatrice, questa come
molte altre , non sono
all'altezza, appalti presi a basso costo e operai non attrezzati
adeguatamente, tempi e modalità di lavoro che non tutelano salute e diritti
dei lavoratori

nelle ditte dell'appalto la situazione è
abbastanza ingovernabile, manod'opera usa e getta, difficilmente operano in
sicurezza

il sistema dell'assegnazione dell'appalto al massimo
ribasso produce inevitbilmente questi effetti

lo sciopero del giorno dopo non è la soluzione, serve lo sciopero del giorno
prima, serve aprire uno scontro prolungato con padron riva e padroni e
padroncini dell'appalto sulla sicurezza, sui contratti, sui diritti
sindacali, sugli
orari ecc:
lo slai cobas per il sindacato di classe ivita i lavoratori e tutti i
sindacati confederali

-lottare per l'accorpamento delle ditte dell'appalto per ridurre il numero,
massimo una cinquantina e non oltre 200 come ora
-rivendichiamo la nascita di un consorzio delle imprese che sia soggetto
unico trattante per il sindacato perchè questo può permettere di verificare
e realizzre uno standard minimo di uniformità di -sicurezza e
diritti,eliminando progressivamente i contratti precari,
-rivendichiamo il riconoscimento del rls in ogni azienda piccola o grande
che sia con il loro coordinamento, formazione e tutela
-rivendichiamo la postazione fissa ispettiva interna all'area ilva per
deterrenza riferimento delle denunce e pronto intervento
ma invece abbiamo
piena condivisione di tutti della logica ilva nella
concorrenza sul mercato mondiale della massima e del ribasso del costo di
lavoro
estensione dei contratti precari anche in ilva come è avvenuto con un
recente accordo separato ilva con fim e uilm
le ditte dell'appalto come bacino di assunzioni pilotate spesso dal
sindacato ( è vero o no ? che la sede uilm è spesso e volentieri un ufficio
collocamento o una
sorta di agenzia del lavoro affollatissima)
gli rls pochi sono spesso dei sindacalisti trombati alle elezioni rsu
assolutamente succubi dell'azienda e quando non lo sono vengono colpiti
isolati mobbizzati e su questo anche la segreteria fiom fa la sua parte -
recentemente un delegato rls troppo attivo e indipendente è stato emarginato
proprio dalla segreteria fiom
Fim e UGL sono sindacati gialli i cultori del sindacato non conflittuale
ecollaborativo con
l'azienda
il presidente Vendola lancia lamenti alati ma firma atti di intesa con
l'Ilva che sono una sorta di lasciapassare
il sindaco Stefano scrive lettere d'amore a padron riva in cambio di
fontanine
Florido presidente della provincia è da sempre uno degli uomini di
riferimento di Padron riva

Cremaschi Fiom grande parolaio da giornali, annuncia sempre che la fiom farà
sfracelli, si costituirà parte civile ma all'ilva di taranto non avviene
mai

dobbiamo
ricostruire il sindacato di classe basato sui cobas
eleggere e formare gli rls come delegati di reparto
isolare riva e i padroni con la rete nazionale per la sicurezza sui posti di
lavoro
sostenere le famiglie realmente e non passerelle di facciata
corsia preferenziale per i processi subito

slai cobas per il sindacato di classe ilva appalto taranto
cobasta@libero.it
347 1102638

mercoledì 2 luglio 2008

Ilva taranto padroni assassini e complici

lo sciopero di oggi è pienamente riuscito alle ditte di appalto dell'ilva
per la morte di Antonio Alagni, 45 anni di taranto, sposato con una figlia,
dipendente della ditta P&P impianti di Napoli, che operava in acciaieria 1
colpito alla testa da un bozzello della gru semovente, che si era staccato
dai cavi d'acciaio che lo sostenevano, le funi che reggevano il gancio si
sono spezzate e l'operaio è stato investito da un proiettile di 50 chili che
è precipitato da una altezza di 5 metri
oltre 5.000 operai hanno riempito per oltre due ore il piazzale delle
portinerie delle imprese per assicurarsi che nessuno entrasse dopo o da
altra portineria, cosa che era successa
in occasione del precedente omicidio alle ditte d'appalto - un operaio
albanese - sono due i morti nel 2008 nell'appalto ilva
all'ilva lo sciopero è andato meno bene, ma meglio dell'ultima volta
"come mai si era staccato il carico di bozzello ? le braghe erano rovinate,
il carico era bilanciato e imbragato male ? che ci faceva l'operaio in quel
punto quando le pratiche operative di quel lavoro prevedono che non ci sia
nessuno sotto i carichi sospesi ?
la gru riverniciata diverse volte e il cavo d'acciaio sfilacciato mostrano
che si trattava di arnesi logori e non in sicurezza per un lavoro così
rischioso
la gru non era dotata di 'fine corso che è una specie di blocco che quando
c'è -incontra il il bozzello e fefrma l'ingranaggio per impedire che il
carico si sganci, quella gru -secondo i testimoni- non ce l'aveva
la qualità della impresa appaltatrice, questa come molte altre , non è
all'altezza, appalti presi a basso costo e operai non attrezzati
adeguatamente, tempi e modalità di lavoro che non tutelano
la ditta è una ditta del subappalto e in queste ditte la situazione è
abbastanza ingovernabile, manod'opera usa e getta, difficilmente operano in
sicurezza

l'ilva si scarica sempre di responsabilità in questi casi
il direttore del personale e delle relazioni industriali Pietro De Biasi nel
precedente omicidio dell'operaio albanese,aveva dichiarato ' noi creiamo le
condizioni perchè si agisca in sicurezza, verifichiamo che ci sia la
dotazione piena ed efficiente di tutti gli strumenti, ma poi come questo sia
usato e applicato è materia che spetta in primo luogo all'azienda di cui
dipendono i lavoratori, poi all'azienda appaltante, infine all'azienda
committente'
ma tutti sanno che il sistema dell'assegnazione dell'appalto al massimo
ribasso produce inevitbilmente questi effetti

lo sciopero del giorno dopo non è la soluzione, serve lo sciopero del giorno
prima, serve aprire uno scontro prolungato con padron riva e padroni e
padroncini sulla sicurezza, sui contratti, sui diritti sindacali, sugli
orari ecc:
su questo lo slai cobas per il sindacato di classe è solo nel sostenerlo, i
sindacati confederali sono la fiera della complicità e ipocrisie
rivendichiamo l'accorpamento delle ditte dell'appalto per ridurre il numero,
rivendichiamo la nascita di un consorzio come soggetto unico trattante che
permetta di verificare e realizzre uno standard minimo di uniformità di
sicurezza e diritti,eliminando progressivamente i contratti precari,
rivendichiamo la responsabilità diretta dell'ilva circa l'appalto,
rivendichiamo il riconoscimento del rls in ogni azienda piccola o grande che
sia con il loro coordinamento, formazione e tutela
rivendichiamo la postazione fissa ispettiva interna all'area ilva per
deterrenza riferimento delle denunce e pronto intervento
ma invece abbiamo
piena condivisione delle direzioni sindacali della logica ilva nella
concorrenza sul mercato mondiale della massima e del ribasso del costo di
lavoro
estensione dei contratti precari anche in ilva come è avvenuto con un
recente accordo separato ilva con fim e uilm
le ditte dell'appalto come bacino di assunzioni pilotate spesso dal
sindacato (la sede uilm è spesso e volentieri un ufficio collocamento o una
sorta di agenzia del lavoro affollatissima)
gli rls pochi sono spesso dei sindacalisti trombati alle elezioni rsu
assolutamente succubi dell'azienda e quando non lo sono vengono colpiti
isolati mobbizzati e su questo anche la segreteria fiom fa la sua parte -
recentemente un delegato rls troppo attivo e indipendente è stato emarginato
proprio dalla segreteria fiom
Fim e UGL sono sindacati gialli i cultori del sindacato non conflittuale con
l'azienda
il presidente Vendola lancia lamenti alati ma firma atti di intesa con
l'Ilva che sono una sorta di lasciapassare
il sindaco Stefano scrive lettere d'amore a padron riva in cambio di
fontanine
Florido presidente della provincia è da sempre uno degli uomini di
riferimento di Padron riva

Cremaschi grande parolaio da giornali, annuncia sempre che la fiom farà
sfracelli, si costituirà parte civile ma all'ilva di taranto non avviene
mai

ricostruire il sindacato di classe basato sui cobas
eleggere e formare gli rls come delegati di reparto
isolare riva e i padroni con la rete nazionale è il lavoro che facciamo e
che avanza sia pure lentamente
in questi mesi

slai cobas per il sindacato di classe ilva appalto taranto
cobasta@libero.it
347 1102638

martedì 1 luglio 2008

processo tyssenkrupp

comunicato
si apre domani il processo alla Thyssen Krupp per la strage del 6 dicembre i familiari degli operai uccisi non si costituiranno parte civile perchè accettano i 14 milioni di euro offerti dall'azienda, circa 2 milioni di euro a famiglia si è trattato di un'offerta che tutti hanno consigliato di accettare per il bene delle famiglie e anche perchè difficilmente una causa risarcitoria avrebbe potuto ottenere di più la thyssen aveva come obiettivo "nessuna vedova in aula" e può dire di averlo ottenuto a taranto abbiamo costituito l'associazione 12 giugno dei familiari delle vittime sul lavoro in particolare all'Ilva, proprio per organizzare e mantenere l'interesse collettivo e la lotta di tutti ifamiliari, al di là del fatto particolare della singola famiglia, che spesso e in condizioni che non riescde a fronteggiare
l'offensiva dei padroni assassini abbiamo chiesto due volte di costituirci parte civile indipendentemente dalla scelta dei singoli familiari stiamo rivendicando con la rete nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro "il riconoscimento automatico ai processi delle Associazioni Familiari e delle OO:SS delle aziende in cui vi sono omici bianchi o territoriali"" una rivendicazione non ancora recepita come la vogliamo noi nel TU sulla sicurezza legge 81 e insieme alla corsia prevferenziale per
processi e ricorsi aventi per oggetto salute e sicurezza fanno parte delle battaglie che la rete conduce battaglie di classe, battaglie politiche e di civiltà non solo sindacali ma volte acd aderire alle condizioni reali di lavoratori e familiari, organizzarle per lottare e farle protagoniste di questa battaglia contro i
sindacati confederali complici e contro l'insipienza e impotenza di sindacati di base e gruppi parolai naturalmente ora tocca ai lavoratori, familiari, e a tutto il movimento di lotta partecipare attaivamente al processo per farne una tribuna di accusa generale e particolare l'inchiesta come è scritto negli atti e nella stampa inchioda le repsonsabilità dei padroni della Thyssen, dei suoi dirigenti tedeschi e
italiani alle responsabilità stragiste ed è giusto pretendere che siano colpiti duramente per omicidio volontario e non colposo al massimo della pena sappiamo che difficilmente andranno in galera ma ciò non toglie che bisogna pretenderlo e rivendicare la giustizia proletaria che solo il potere proletario, potrebbe e dovrebbe comminare ed eseguire la rete nazionale assume e adotta questo processo in stretto legame con gli operai d'avanguardia della Thyssen che sono parte e spina dorsale della rete nazionale per la sicurezza e processerà i padroni thyssen come gli altri padroni assassini in tutte le piazze e iniziative dei prossimi mesi la rete con la manifestazione del 20 giugno ha già lanciato lo sciopero generale su questo tema con la data del 6 dicembre uno sciopero che richiede l'adesione di tutti e che proprio il processo di torino rilancerà, uno sciopero che si farà comunque e sarà grande ed esteso per partecipazione e incisività lo vogliano o no i sindacati confederali e a cui i sindacati di base dovranno pur scegliere non solo di farlo ma come e con chi farlo così come nascertanno sul territorio le ronde proletarie, quelle vere non quelle parolaie delle assemblee autistiche convocate da qualcuno così come si farà cruenta e alternativa la battaglia per rls eletti come delegati di reparto senza liste sindacali su tutti i posti di lavoro fatti e non parole dopo la prima fase della marcia carovana e della manifestazione del 20 giugno a roma rete nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro

bastamortesullavoro@domeus.it
tel. 347 1102638

Morti sul lavoro 2008

>> Morti sul lavoro 2008
>>
>> Luglio:
>> 1 luglio Taranto
>>
>> Giugno:
>> 30 giugno Afragola (Napoli)
>> 29 giugno Bellaccio (Como)
>> 29 giugno Cesena
>> 29 giugno Lugnano in Teverina (Viterbo)
>> 28 giugno Massarosa (Lucca)
>> 28 giugno L'Aquila
>> 26 giugno Scarlino (Grosseto)
>> 25 giugno Cogne (Aosta)
>> 25 giugno San Giovanni in Fiore (Cosenza)
>> 24 giugno Bolzano
>> 24 giugno Civitavecchia
>> 23 giugno Tortoli (Nuoro)
>> 21 giugno Menfi (Agrigento)
>> 18 giugno Oggiona Santo Stefano (Varese)
>> 18 giugno Trevignano (Treviso)
>> 15 giugno Costa Canile (Cuneo)
>> 13 giugno Donori (Cagliari)
>> 13 giugno Termini Imerese (Palermo)
>> 13 giugno Settimo Milanese
>> 13 giugno Settimo Milanese
>> 11 giugno Mineo (Catania)
>> 11 giugno Mineo (Catania)
>> 11 giugno Mineo (Catania)
>> 11 giugno Mineo (Catania)
>> 11 giugno Mineo (Catania)
>> 11 giugno Mineo (Catania)
>> 11 giugno Orani (Nuoro)
>> 11 giugno San Salvatore Monferrato (Alessandria)
>> 11 giugno Modena
>> 10 giugno Imperia
>> 9 giugno Campo Calabro (Reggio Calabria)
>> 7 giugno Prato
>> 7 giugno Francavilla al mare (Chieti)
>> 04 giugno Jesi (Ancona)
>>
>> Maggio:
>> 29 maggio Vicenza
>> 29 maggio San Marcello (Ancona)
>> 29 maggio Bergamo
>> 29 maggio Trento
>> 29 maggio Sanremo
>> 28 maggio Udine
>> 27 maggio Tordandrea di Assisi (Perugia)
>> 27 maggio Ragusa
>> 27 maggio Locorotondo (Bari)
>> 23 maggio Chiaravalle Gubbio (Perugia)
>> 23 maggio Chiaravalle (Ancona)
>> 22 maggio Bolzano
>> 21 maggio Ceprano (Frosinone)
>> 20 maggio Casalmaggiore (Cremona)
>> 19 maggio Oggiono (Lecco)
>> 19 maggio San Lucido (Cosenza)
>> 16 maggio Piombino
>> 13 maggio Lamezia Terme
>> 13 maggio Palermo
>> 11 maggio Catania
>> 10 maggio Cornedo Vicentino (Vicenza)
>> 10 maggio Montecchio Maggiore (Vicenza)
>> 10 maggio Monopoli (Bari)
>> 10 maggio Ovada (Alessandria)
>> 9 maggio Piacenza
>> 7 maggio Cascina Risaia di Villareggia (Torino)
>> 5 maggio Roma
>> 5 maggio Asti
>> 3 maggio Catania
>> 3 maggio Monopoli (Bari)
>>
>> Aprile:
>> 29 aprile Miglianico (Chieti)
>> 29 aprile Reggio Emilia
>> 24 aprile Lecco
>> 23 aprile Roma
>> 23 aprile Modena
>> 23 aprile Sondrio
>> 22 aprile Ferrara
>> 22 aprile Padova
>> 22 aprile Padova
>> 22 aprile Costa Masnaga (Lc)
>> 22 aprile Taranto
>> 22 aprile Villa Santo Stefano (Frosinone)
>> 19 aprile Agrate Brianza (Monza)
>> 18 aprile Legnano
>> 17 aprile Custonaci (Trapani)
>> 16 aprile Cornate D'Adda (Milano)
>> 16 aprile Cornate D'Adda (Milano)
>> 13 aprile Terni
>> 12 aprile Basilicagoiano (Parma)
>> 12 aprile Treviso
>> 12 aprile Castelbelforte Mantova
>> 10 aprile Ferrara
>> 10 aprile Sant'Antonio Abate (Na)
>> 9 aprile Busto Arsizio (Va)
>> 9 aprile Monselice (Padova)
>> 9 aprile Portovesme (Cagliari)
>> 8 aprile Cagliari
>> 7 aprile Oristano
>> 6 aprile Verona
>> 2 aprile Roma
>> 2 aprile Pietrabbondante (Isernia)
>>
>> Marzo:
>> 31 marzo Napoli
>> 31 marzo Vestenanova (Verona)
>> 31 marzo Teramo
>> 31 marzo Caserta
>> 26 marzo Melfi (Po)
>> 20 marzo Sesto San Giovanni (Mi)
>> 20 marzo Tronto (Ascoli Piceno)
>> 12 marzo Lentini (Belluno)
>> 11 marzo Chivasso (Torino)
>> 10 marzo Verona
>> 10 marzo None (Torino)
>> 8 marzo Lizzanello (Lecce)
>> 6 marzo Cerano (Novara)
>> 6 marzo Milano
>> 4 marzo Molfetta (Bari)
>> 4 marzo Molfetta (Bari)
>> 4 marzo Molfetta (Bari)
>> 4 marzo Molfetta (Bari)
>> 4 marzo Molfetta (Bari)
>>
>> Febbraio:
>> 28 febbraio Nocera Umbra (Perugia)
>> 28 febbraio Genova
>> 27 febbraio Migliara (Latina)
>> 27 febbraio Candelo (Biella)
>> 25 febbraio Siderno (Reggio Calabria)
>> 23 febbraio Borgoricco (Padova)
>> 21 febbraio Cupello (Chieti)
>> 20 febbraio Cesio Maggiore (Belluno)
>> 20 febbraio Misano (Rimini)
>> 19 febbraio Catania
>> 19 febbraio Biella
>> 17 febbraio Busano (Torino)
>> 17 febbraio Sant'Agata dei Goti (Benevento)
>> 16 febbraio Travagliato (Brescia)
>> 16 febbraio Campobello di Mazara (Trapani)
>> 14 febbraio Enna
>> 14 febbraio Spinadesco (Cremona)
>> 14 febbraio Firenze
>> 13 febbraio Lutrano di Fontanelle (Treviso)
>> 13 febbraio Reda (Faenza)
>> 13 febbraio Raffadali (Agrigento)
>> 12 febbraio Torino
>> 12 febbraio Guidonia
>> 11 febbraio Salemi (Trapani)
>> 11 febbraio Felettis di Bicinicco (Udine)
>> 11 febbraio Orte (Viterbo)
>> 10 febbraio None (Torino)
>> 9 febbraio Roma
>> 7 febbraio Pratola Serra (Avellino)
>> 7 febbraio San Martino di Lupari (Padova)
>> 6 febbraio Castiglione in Teverina (Terni)
>> 6 febbraio Castiglione in Teverina (Terni)
>> 6 febbraio Castiglione in Teverina (Terni)
>> 6 febbraio Castiglione in Teverina (Terni)
>> 5 febbraio Genova
>> 5 febbraio Ferrara
>> 2 febbraio Novafeltria (Pesaro)
>> 2 febbraio San Giacomo di Guastalla (Reggio Emilia)
>>
>> Gennaio:
>> 31 gennaio Messina
>> 28 gennaio Toscanella di Dozza (Bologna)
>> 28 gennaio Napoli
>> 26 gennaio Torbole Casaglia (Brescia)
>> 25 gennaio Venezia
>> 24 gennaio Val Bormida (Savona)
>> 24 gennaio Sommariva del Bosco (Cuneo)
>> 24 gennaio Vazzola (Treviso)
>> 23 gennaio Custonaci (Trapani)
>> 23 gennaio Ragusa
>> 22 gennaio Bolzano
>> 21 gennaio contrada Terrepupi (Ragusa)
>> 20 gennaio Castel Bolognese (Ravenna)
>> 18 gennaio Venezia
>> 18 gennaio Venezia
>> 17 gennaio Cosenza
>> 16 gennaio San Giovanni in Marignano (Rimini)
>> 16 gennaio Rosolini (Ragusa)
>> 16 gennaio Castelgomberto (Vicenza)
>> 15 gennaio Firenze
>> 14 gennaio Sassari
>> 11 gennaio San Giorgio di Nogaro (Udine)
>> 11 gennaio Cuneo
>> 9 gennaio Catania
>> 8 gennaio Leverano (Lecce)
>> 7 gennaio Peschiera Borromeo (Milano)
>> 7 gennaio Massa Marittima (Grosseto)
>> 7 gennaio Varese (Milano)
>> 5 gennaio Porzano di Leno (Brescia)
>> 4 gennaio Gissi (Chieti)
>> 4 gennaio Treviso
>> 3 gennaio Tito (Potenza)
>> 2 gennaio Torino
>> 1 gennaio Treviso