giovedì 30 giugno 2011

No Tav: appello per la manifesazione di domenica 3 luglio




Dalla Valle che Resiste e non si arrende
Appello per la manifestazione nazionale del 3 luglio
Il coordinamento dei comitati notav riunito a Bussoleno il 29 Giugno indice per domenica 3 luglio dalle ore 9 una manifestazione di carattere nazionale in seguito allo sgombero del presidio della Maddalena.
La manifestazione avrà carattere popolare con l’obbiettivo di assediare le zone di accesso alla Maddalena occupate illegittimamente dalle forze di polizia e dalle ditte incaricate di costruire un immenso campo militare, e non un cantiere, distruggendo il territorio senza alcuna considerazione per l’ambiente, la storia e la civiltà della nostra Valle e non solo.



Saremo un popolo in movimento, pacifico e determinato per difendere i beni comuni, la nostra terra e il futuro di tutti e tutte.
Non siamo mai stati un movimento Nimby. La solidarietà di questi giorni ci dice che combattiamo una lotta che riguarda tutti.
Per questo invitiamo, quanti hanno a cuore la democrazia del nostro paese, chi ancora ha coraggio d’indignarsi, a partecipare all'assedio.
(Attraverso i siti internet e un numero telefonico dedicato faremo circolare le informazioni necessarie per raggiungere la manifestazione).
No TAV! No mafia! No alla militarizzazione!
Si al rispettodella Valle! Si alla volontà di riscatto di tutta l'Italia!

Il coordinamento dei comitati delle Valli No Tav, Torino e Cintura
Bussoleno 29 giugno 2011

mercoledì 29 giugno 2011

PROCESSO ETERNIT: UDIENZE DEL 27 E 28 GIUGNO

La settimana che inizia lunedì 27 giugno vede due udienze del processo all'Eternit.
La seduta di lunedì 27 giugno, che si apre alle ore 9:20, vede la terza parte della requisitoria, che viene preceduta da una disquisizione del giudice Giuseppe Casalbore sul fatto che le registrazioni del procedimento risultano di difficile comprensione a causa di problemi persistenti all'impianto audio.
Ad incaricarsi della trattazione degli argomenti all'ordine del giorno è il sostituto pm Gianfranco Colace: conclude la parte concernente i reati di cui all'articolo 437 del c.p., parlando degli elementi soggettivi del reato di omissione dolosa di cautele antinfortunistiche.
Con l'ausilio dela citazione delle testimonianze raccolte nel corso del dibattimento, l'oratore riesce a palesare come in tutti i siti produttivi italiani ci fosse carenza, e/o inidoneità, dei dispositivi di protezione individuale - le mascherine erano utili soltanto per la polvere grossa, mentre non erano adeguate a filtrare quella sottile: in sostanza si trattava poco più di un palliativo psicologico - di quelli di protezione collettiva (gli aspiratori sulle postazioni di lavoro, ma anche la lavanderia aziendale, la cui mancanza ha contribuito pesantemente alla propagazione delle malattie asbesto-correlate al di fuori della fabbrica), e della informazione su di esse a dipendenti e popolazione.
Al termine della lunghissima trattazione, il Colace conclude che "tutti gli ambiti di prevenzione sono stati consapevolmente violati dai vertici aziendali"; questo soprattutto per la sistematica violazione - fino a tutto il 1985 - delle prescrizioni in materia effettuate dall'Ispettorato del Lavoro di Alessandria.
Alle ore 14:00 il giudice sospende la seduta e la rinvia al giorno successivo.
Questa volta l'udienza si apre alle ore 9:25, e consta dell'esposizione della quarta, e penultima, parte della requisitoria; al termine di questa, la parola verrà data alle parti civili, nell'ordine concordato tra di esse:
in mancanza di accordo provvederà il Tribunale, tenendo conto che gli avvocati dei fori stranieri parleranno alla seduta del 18 luglio prossimo.
La trattazione odierna si concentra esclusivamente sul delitto di cui all'articolo 434 del c.p., quello che si occupa del "crollo di costruzioni ed altri disastri dolosi"; il procuratore Raffaele Guariniello si incarica di ilustrare i diversi elementi che integrano il reato, facendo riferimento a decine di sentenze della suprema Corte di Cassazione.
Dalla loro lettura si evince che, come per il reato di omissione dolosa di cautele antinfortnistiche, siamo in presenza di un delitto di pericolo
presunto: pertanto esso si configura indipendentemente se l'evento si verifichi o meno, basta che ve ne sia la possibilità: il pm alessandrino argomenta come "nel nostro caso abiamo altro che un pericolo: un danno immane", derivante da attività pericolose ed illecite.
Successivamente prende la parola il sostituto Colace, che tratta - attraverso la citazione di decine di testimonianze ascoltate nel corso del dibattimento - le fonti di inquinamento presenti, sia all'interno sia all'esterno dei siti produttivi, dalla cui presenza deriva la contestazione del reato di cui all'articolo 434 del c.p.
Alle ore 13:40 il giudice sospende la seduta e la rinvia a lunedì 4 luglio.Torino, 28 giugno 2011 Stefano Ghio - Rete sicurezza Torino

martedì 28 giugno 2011

Viareggio 2 anni dopo


Sicurezza, verità e giustizia per Viareggio e per tutte le vittime per il
profitto dei padroni



Il 29 Giugno è il 2° anniversario della strage di Viareggio, un'altro dei crimini contro la sicurezza dei cittadini nel nome del profitto, un'altra battaglia di civiltà portata avanti con determinazione dai comitati dei famigliari e cittadini dell' Associazione "IL MONDO CHE VORREI" e dell' Assemblea 29 GIUGNO.

La mobilitazione unitaria dal basso, le denunce, la controinformazione, la riuscita e commovente manifestazione organizzata dell'anno scorso che ha portato 20 mila persone in corteo, sono stati gli strumenti messi in campo in questi anni dai comitati che ha impedito l'insabbiamento delle
responsabilità da parte dell'amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato, Mauro Moretti, (oggi pure indagato nell'indagine sulla P4), di presidenti e dirigenti, degli organismi di controllo della sicurezza nelle ferrovie.

L'unità con i familiari delle vittime di altre stragi (L'Aquila, Moby Prince, Casale Monferrato, Thyssen Krupp) ha rafforzato questa battaglia che si è misurata sulla questione del processo breve, cioè l'impunità per i padroni assassini voluta da questo governo, sulle corsie preferenziali per questo genere di reati, sui risarcimenti e sulla costituzione parte civile nei processi.

La Rete nazionale per la sicurezza sul lavoro non riesce ad essere presente alla manifestazione per il 2° anniversario ma faremo la nostra parte per sostenere la vostra battaglia per la verità e la giustizia contro l'arroganza di chi, nel nome del profitto, non ha alcun rispetto per la vita
umana.

Hanno costruito un sistema di potere per proteggere i loro interessi, hanno avuto un governo che li ha protetti: ora basta! Tutti i responsabili dei crimini contro la salute e sicurezza delle popolazioni devono pagarla cara!





Rete nazionale per la sicurezza nei posti di lavoro

bastamortesullavoro@gmail.com

martedì 21 giugno 2011

film denuncia sulla fincantieri

PROCESSO ETERNIT: UDIENZA DEL 20 GIUGNO

La seduta odierna inizia alle ore
9:30, e prevede la seconda parte della requisitoria del pm Raffaele
Guariniello.
Il procuratore della Repubblica elenca gli elementi soggettivi e quelli
oggettivi dei reati contestati: disastro doloso (articolo 434 c.p.) ed
omissione dolosa di cautele antinfortunistiche (articolo 437 c.p.).
Cita decine di sentenze di condanna, emesse dalla suprema Corte di
Cassazione, contro padroni accusati dei medesimi delitti.
Ricorda che il reato di cui all'articolo 437 del c.p. si configura anche in
caso di pericolo anche solo presunto per l'incolumità pubblica: non c'è
bisogno che l'evento si verifichi - il che è soltanto un'aggravante - è
sufficiente che il reo abbia accettato il rischio che, a causa del suo
comportamento, possa verificarsi una situazione pericolosa; inoltre è
ininfluente se vi fosse o meno l'intenzione di arrecare un danno.
Dopo una breve pausa, la parola passa al sostituto pm Gianfranco Colace:
questi si occupa di ricostruire minuziosamente - citando le testimonianze
ascoltate nel corso del dibattimento - il ciclo produttivo degli
stabilimenti italiani, e le condizioni nelle quali veniva svolto dai
lavoratori.
Questo per dimostrare che i reati contestati sono riferiti ad eventi non
sporadici, ed a carenze strutturali di cautele antinfortunistiche; inoltre,
si intende palesare come essi non fossero addebitabili ai dirigenti
italiani, in quanto questi erano in sotanza meri esecutori di ordini che
venivano loro impartiti dalla direzione belga prima, svizzera dopo.
Alle ore 15:10, il giudice Giuseppe Casalbore sospende la seduta e la rinvia
a lunedì 27 giugno, a cui ne farà seguito un'altra il giorno
successivo.Torino, 20 giugno 2011
Stefano Ghio - Rete sicurezza Torino

mercoledì 15 giugno 2011

PROCESSO ETERNIT: UDIENZA DEL 14 GIUGNO


Dopo più di due mesi di pausa, ed a pochi giorni dall'accettazione, da parte del comune di Cavagnolo, della transazione proposta dall'imputato svizzero Stephan Schmidheiny (pervenuta tramite il suo avvocato, il servo Astolfo Di Amato) - che ha liquidato alla parte civile la somma di due milioni di Euro, a detta dell'avvocato Sergio Bonetto circa la somma che avrebbe comunque percepito l'amministrazione suddetta - ricomincia il processo alla multinazionale svizzero-belga dell'amianto, l'Eternit, imputata per disastro doloso e omissione dolosa di cautele antinfortunistiche.

La seduta, che il giudice Giuseppe Casalbore dichiara aperta - e nuovamente fruibile in streaming su Internet, essendosi concluso il dibattimento - alle ore 9:30, prevede la prima parte della requisitoria del pm alessandrino Raffaele Guriniello.

Il procuratore della Repubblica, nell'elencare - seppur interrotto alle ore 10:00 dal trambusto provocato dal soccorso di una persona del pubblico che si sente male e deve essere accompagnata fuori dall'aula a braccia - i capitoli di prova che saranno oggetto della sua lunga trattazione, effettuata con l'ausilio dei sostituti Sara Panelli e Gianfranco Colace, precisa: "la natura dolosa dei delitti non è stata il frutto di una reazione emotiva, ma un'evidenza affiorata nel corso delle indagini; in prima battuta ci si era limitati alla contestazione della sola colpa" dei vertici aziendali.

Il pm cita alcune sentenze della suprema Corte di Cassazione dalle quali si evince la responsabilità diretta, in questo processo, dei due padroni: lo svizzero già citato ed il barone belga Jean Louis Marie Ghislain de Cartier de Marchienne.

Va ricordato infatti come fossero costoro, in ultima istanza, a prendere le decisioni definitive circa l'organizzazione aziendale; la delega da loro fornita ad alcuni sottoposti in merito a precise funzioni, non può considerarsi assoluta: sussiste sempre l'obbligo di vigilanza da parte del datore di lavoro, ossia di colui o coloro che hanno potere decisionale effettivo.

A seguire questa introduzione, prende la parola la dottoressa Panelli che ricostruisce, in maniera puntuale, le strategie di comunicazione e di difesa lobbystica del mercato da parte dei produttori mondiali di amianto; inoltre ricorda, a più riprese, la loro reiterata schifosa reticenza nel fornire in pubblico informazioni circa la pericolosità del minerale: cosa che, negli ambienti scientifici, si conosceva almeno dalla metà degli anni cinquanta del novecento.

Alle ore 13:40, la Corte sospende la seduta e l'aggiorna a lunedì 20 giugno.

Torino, 14 giugno 2011


Stefano Ghio - Rete sicurezza Torino

sabato 11 giugno 2011

la Rete nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro invita a votare SI al referendum antinucleare e anche agli altri tre



ENERGIA NUCLEARE. CONTRO IL PROFITTO SULLA PELLE DEI LAVORATORI E DEI CITTADINI !


Penso che di condivisibili argomentazioni contro il ritorno all' energia nucleare in Italia ne siano state formulate in questi ultimi mesi una quantità più che sufficiente.

Credo di cuore che qualunque persona di buon senso e di sincera onestà debba essere contraria al nucleare come fonte energetica del futuro e di conseguenza non possa che votare SI' al referendum del 12 e 13 giugno per abrogare le norme volute dal governo Berlusconi che prevedono la costruzione di nuove centrali nucleari in Italia.

Il recentissimo incidente alla centrale nucleare di Fukushima ha posto di fronte a tutta l' opinione pubblica l' evidenza che il nucleare "intrinsecamente sicuro", di cui parlano molti politici e, purtroppo anche molti tecnici, non esiste e non potrà mai esistere.

Prima di Fukushima qualcuno aveva ben provato a dimostrare che la tecnologia dell' energia nucleare non è più quella dei tempi di Chernobyl e che quindi la paura di incidenti con rilascio di nubi radioattive era del tutto infondata.

Ho letto con interesse articoli di esperti del settore, anche "colleghi" ingegneri, che osannavano il ritorno al nucleare "sicuro" come la panacea dei problemi energetici del nostro paese, con affermazioni del calibro seguente (le riporto integralmente dalla rivista "Ingegneri della Liguria"
numero 1/11):

"Ci sembra opportuno quindi estendere ad un numero sempre maggiore di cittadini una conoscenza sufficiente di alcune nozioni fondamentali, affinché possano capire l' unicità di quel tragico evento [Chernobyl] ed acquisire la consapevolezza almeno della sicurezza intrinseca dei reattori nucleari in funzione o in costruzione nel mondo".

"La sicurezza [delle centrali nucleari] è quella delle più sicure realizzazioni industriali, mentre il solo incidente catastrofico di Chernobyl del 1986 è un fantasma del passato, irripetibile in quanto dovuto a imperizia, irresponsabilità e incredibile trascuratezza dei più elementari dispositivi di sicurezza , già allora in uso".

Ho scoperto poi che tali autorevoli affermazioni erano state scritte da "tecnici del settore" e quindi con tutto l' interesse (cioè consulenze pagate a peso d' oro) a difendere il nucleare.

La falsità di tali affermazioni e la scarsa attendibilità dei "tecnici del settore" (visto che sono pagati dagli imprenditori del nucleare) è, purtroppo sotto gli occhi di tutti.

Non sono un esperto del settore nucleare, ma come ingegnere e tecnico della sicurezza, mi permetto di dire anch' io la mia in merito.

La storia dell' uso pacifico dell' energia nucleare, da Three Mile Island a Fukushima, dimostra, con i fatti e non con le teorie, che esso comporta rischi non eliminabili ed elevatissimi per i lavoratori delle centrali e per la popolazione che abita nel raggio di decine, se non centinaia di
chilometri, dalle centrali.

Al di là dell' intrinseca pericolosità di una reazione nucleare di fissione che di sua natura tende, se non controllata, a propagarsi a catena, occorre considerare che nella costruzione e nella gestione di una centrale nucleare vengono privilegiati prima di tutto i soli aspetti del profitto economico e
di conseguenza vengono considerati solo marginalmente aspetti tecnici di serietà e rigorosità.

Come al solito l' obiettivo è fare profitto, al di là di qualunque considerazione di salvaguardia dei lavoratori e dei cittadini.

Fare profitto vuol dire ridurre i costi e ridurre i costi porta a scelte tecniche e gestionali che aumentano ulteriormente i fattori di rischio.

Se in Italia contiamo ogni giorno quattro morti per infortunio sul lavoro non è perché mancano consolidate soluzioni tecniche ed organizzative per ridurre la probabilità e la gravità degli infortuni, ma perché precise scelte imprenditoriali, dettate sempre dalla logica del profitto, rifiutano l' applicazione di tali soluzioni tecniche ed organizzative, semplicemente perché hanno un costo e quindi riducono il profitto.

Se questo succede nella gestione delle aziende, con una quantità di infortuni non giustificabile e che non accenna a diminuire, perché non dovrebbe succedere lo stesso nella gestione delle centrali nucleari ?

Mi permetto di riformularvi le domande che ho posto, provocatoriamente, agli autori degli articoli sopra riportati (i quali, ovviamente, si sono ben guardati dal rispondermi: brutta razza gli ingegneri . . . ).

Visto che in Italia non siamo in grado di gestire lo smaltimento nemmeno dei RSU, cioè della normale spazzatura (vedi Napoli, ma non solo) e visto che il traffico dei rifiuti è risaputamente in mano, almeno in parte, alla malavita organizzata, come pensiamo di gestire in maniera sicura per tutta la popolazione le scorie radioattive delle future nuove centrali ?

Visto che l' Italia è piena di discariche abusive (vedi, qui in Liguria, quella ben nota di Pitelli) piena di rifiuti tossici, come possiamo garantire che le scorie radioattive non finiscano in tali discariche abusive a poche centinaia di metri dai centri abitati (a proposito, che fino hanno
fatto le scorie radioattive di Trino Vercellese, Caorso, Montalto di Carso, ecc.) ?

Visto che in Italia, risaputamente paese con notevole estensione di aree ad elevato rischio sismico, abbiamo il vizio di non progettare e costruire i nuovi edifici secondo rigorosi criteri antisismici (vedi la Casa dello Studente dell' Aquila), come possiamo essere certi che le strutture di eventuali nuove centrali saranno costruite secondo tali criteri e soprattutto con tutto il cemento e tutto il ferro necessario ?

Visto che in Italia siamo famosi per avere leggi statali e norme tecniche perfette, ma che quasi nessuno applica (e questo lo posso dire con piena cognizione di causa, in quanto tecnico della salute e della sicurezza sui luoghi di lavoro), come possiamo essere sicuri che nella gestione delle
nuove centrali verranno veramente rispettate le leggi e le procedure di sicurezza ?

Le risposte di imprenditori e tecnici al loro soldo sono purtroppo scontate.

La mia e la nostra risposta deve essere diversa !

Contro le centrali nucleari e contro il profitto realizzato sulla pelle dei lavoratori e dei cittadini, votate SI' al referendum del 12 e 13 giugno.



Marco Spezia
rete nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro



P.S.

E già che ci siete (e non lo dico da tecnico, ma da compagno), votate SI' anche agli altri tre quesiti !

venerdì 10 giugno 2011

Appello URGENTE dalla Valsusa

raccogliamo e aderiamo al vostro appello e invitiamo tutte le realtà della rete a sostenerlo con tutti i mezzi

rete nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro bastamortesullavoro@gmail.com


Appello URGENTE dalla Valsusa

Carissimi
la situazione in Valsusa sta diventando veramente delicata: a questo punto è molto probabile nei prossimi giorni (o prossime notti) una prova di forza voluta dal governo, da partiti di maggioranza e di minoranza, dall'associazione degli industriali di Torino e chissà da quanti altri. Il nuovo sindaco di Torino, Fassino, incontrerà domani Maroni sul problema TAV e gli chiederà "di fare i passi necessari per l'avvio del cantiere". Quali siano questi passi è facile immaginare, viste le posizioni assunte dal PD torinese.

Vi proponiamo un appello urgente di solidarietà con la Valsusa: fatelo girare più che potete, in rete, sui giornali locali, tra i vostri contatti; dateci la vostra adesione e chiedete l'adesione di tanti singoli cittadini, associazioni, esponenti del mondo della cultura... insomma, fate voi.
Vi allego l'appello. Lo trovate anche su www.notavtorino.org con le informazioni per aderire: per il momento potete inviare un email a postmaster@notavtorino.org con oggetto"valsusa" e indicare il vostro nome (se l'adesione è a titolo personale) oppure l'associazione/comitato/movimento/ecc. per cui date l'adesione.

La Val di Susa è pronta a rispondere a questa ennesima provocazione come ha sempre fatto: con migliaia di persone, in modo pacifico ma assolutamente determinato. Impedire l'installazione di questo primo cantiere è oggi il nostro primo obiettivo, domani vedremo.
Ricevere molta solidarietà e tantissime adesioni al nostro appello ci può essere di grande aiuto.
E chi può venga al presidio della Maddalena di Chiomonte Un abbraccio
Ezio (Comitato notav Torino)


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Ezio Bertok
(011.702857 - 333.7640360)
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martedì 7 giugno 2011

Continua la strage sul lavoro di lavoratori immigrati per i profitti dei padroni. Costruiamo una mobilitazione a Roma davanti ai palazzi del governo


Da un lato padroni sempre più arroganti che arrivano ad applaudire gli stragisti della Thyssen, freschi di condanna dal Tribunale, e che l'unico "interesse" che hanno verso i lavoratori è avere mano libera per i licenziamenti e un governo che gli amministra gli affari fatti sul sangue operaio, i sindacati confederali e di base immobili assieme la stampa asservita che ripete la solita menzogna sulle morti sul lavoro che sarebbero diminuite, dall'altra continua senza tregua la strage quotidiana di lavoratori nei luoghi di lavoro.
L'Osservatorio indipendente di Bologna sui morti sul lavoro ne ha contate 266 dall'inizio dell'anno, includendo la morte di chi va o torna dal lavoro si arriva a 505. Gli operai immigrati morti sono l'11 per cento del totale e le statistiche non tengono conto di chi lavora in nero.
Solo ieri ne sono morti 6, di cui 3 operai erano immigrati rumeni.
Bassi salari, precarietà, lavoro nero, aumento dei ritmi di lavoro fanno aumentare il rischio di lasciarci la pelle nei luoghi di lavoro. E per un immigrato i rischi aumentano ancora di più.
Su questo fronte la Rete nazionale per la sicurezza sui luoghi di lavoro è l’unica realtà che insiste per l'organizzazione di un appuntamento nazionale in questo mese a Roma che preveda uno o più presidi ai ministeri e un incontro nazionale per fare uscire dall'invisibilità e conquistare diritti.

Rete nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro
bastamortesullavoro@gmail.com
347-1102638