sabato 31 dicembre 2011

Casale: dal sito del giornale 'il piccolo' di Alessandria

Alessandria, 31/12/2011 —

Il ministro della Salute, Renato Balduzzi, incontrerà domani, domenica 1° gennaio, in prefettura ad Alessandria il sindaco di Casale, Giorgio Demezzi, e l'associazione Familiari Vittime dell'Amianto. Alle 16 toccherà alla giunta monferrina, guidata dal primo cittadino, mentre alle 17 si confronteranno con Balduzzi i membri dell'Afeva e i rappresentanti sindacali di Cgil, Cisl e Uil.
«Abbiamo apprezzato la tempestività con cui il ministro ha risposto al nostro appello - spiega Demezzi – Ci aspettiamo degli impegni concreti sia sul fronte delle bonifiche ancora da effettuare, sia riguardo il potenziamento dei finanziamenti per la ricerca sul mesotelioma. Un intervento in questo senso del governo potrebbe portare a rivedere la posizione della giunta riguardo l’offerta dell’imputato svizzero Schmidheiny»

MARLANE : PROCESSO SENZA FINE

----- COMUNICATO STAMPA



Non si contano più le udienze preliminari e non di quello che dovrebbe essere il processo alla Marlane Marzotto, rea di aver prodotto uno dei più grossi misfatti consumatisi sul territorio nazionale.
Eppure non c´è verso perché l´iter proceda spedito, né induce all´ottimismo la decisione scaturita oggi al termine di una giornata spesa a discutere di cavilli procedurali e quant´altro.

Ma davvero ci voleva una giornata intera - si è conclusa alle 17. 00 - per decidere il rinvio al prossimo 24 febbraio?

Nell´aula del tribunale di Paola assistiamo ogni volta alla passerella dei cinquanta è più avvocati - oggi se ne è aggiunta un´altra mezza dozzina - tutti intenti a recitare un copione forse già scritto se ancora assistiamo alle solite incorrette notifiche ai responsabili civili nonché agli enti e alle istituzioni trascinati in causa quali l´ENI - già proprietaria dell´azienda con la Lanerossi - e la Presidenza del Consiglio che ha censurato la liceità della convocazione non essendo stata inoltrata a persona dalla certa identificazione.
Ed il balletto continua tra ricerche via Web sul sito delle Poste per verificare l´avvenuto inoltro con relativa consegna delle notifiche e cervellotiche interpretazioni delle norme contenute nel codice di procedura penale.

Notevole l´intervento della giovane P.M. Roberta Carotenuto che ha chiesto con forza di mettere un freno allo stillicidio dei cavilli procedurali e di trovare una soluzione atta a consentire senza ritardi e rallentamenti l´avvio di questo importantissimo processo.

Ovviamente per lo SLAI Cobas e per i pochi ricorrenti presenti la delusione era davvero cocente, né aiutava l´assistere alle esercitazioni verbali di tanti patrocinatori spesso ignari.

E mentre il "carrozzone" tenta di avviarsi la gente muore, un altro lavoratore è deceduto proprio a Natale per tumore al cavo orale: aveva 55 anni. Aveva lavorato per lunghi anni in filatura pettinata e dopo la dismissione di questa avvenuta nel ´96 era stato trasferito in tessitura.
Biagio era stato assunto in seguito al decesso del padre già addetto al carbonizzo, dal triste primato di essere stato la prima vittima della Marlane di Praia a Mare.
Padre e figlio accomunati dallo stesso destino, in tribunale intanto si disserta...

Paola, 30 dicembre 2011
Alberto Cunto
coordinatore prov. Slai Cobas Cosenza











_____________________

mercoledì 28 dicembre 2011

SICUREZZA SUL LAVORO: KNOW YOUR RIGHTS ! “LETTERE DAL FRONTE” DEL 27/12/11

Da: sp-mail@libero.it

INDICE

Samanta Di Persio samantadipersio@virgilio.it
UNA, DIECI, CENTO VOLTE VITTIME

Carlo Soricelli carlo.soricelli@gmail.com
RAZZISMO ANCHE SUI MORTI SUL LAVORO ?

Assemblea 29 giugno assemblea29giugno@gmail.com
LETTERA APERTA AL PROF. VANGI, PERITO DEL GIP PER LA STRAGE DI VIAREGGIO

Marco Bazzoni bazzoni_m@tin.it
MILLECENTO MORTI SUL LAVORO NEL 2011

Marco Bazzoni bazzoni_m@tin.it
LETTERA APERTA DI GRAZIELLA MAROTA AL MINISTRO FORNERO

-----------------------

From: Samanta Di Persio samantadipersio’ s Blog
To:
Sent: Tuesday, December 20, 2011 4:23 PM
Subject: UNA, DIECI, CENTO VOLTE VITTIME

Voglio concludere quest’ anno con la sintesi di alcune vite che mi hanno colpita più di altre per la loro tragicità. Ho avuto la possibilità di raccontare le loro storie di malagiustizia nei miei libri e penso alle loro festività spezzate.
Una, dieci, cento volte vittime italiane dell’ indifferenza, dell’ avidità, dell’ ingiustizia.

ANDREA GAGLIARDONI ha 23 anni, lavora ad Ortezzano, è stato assunto con un contratto di formazione e lavoro. Il 19 giugno 2006 comincia il suo turno presto, alle 5.00. Dopo un’ ora dal suo arrivo la pressa tampografica sulla quale sta lavorando incomincia a dare dei problemi. Il ragazzo è solo e mette in stand by il macchinario che riparte spezzandogli l’ osso del collo.
Muore sul colpo, due indagati per omicidio colposo, due colpevoli condannati ad 8 mesi con la condizionale. La madre Graziella Marota denuncia: "E’ inconcepibile perdere un figlio per colpa del profitto. Tutto ciò è accaduto perché quella macchina assassina era priva di mezzi di sicurezza: doveva avere tre leve a garanzia, ma in base alle perizie ce n’ era solo una e, quell’ unica, è stata tolta per velocizzare la produzione"

PIETRO MIRABELLI è un calabrese di 51 anni, è un RLS (rappresentante dei lavoratori per la sicurezza), lavora nel Mugello per la realizzazione della TAV Bologna-Firenze. Ha denunciato il ricatto a cui sono sottoposti i lavoratori: “Sulle procedure di sicurezza presenti sui piani operativi c’ è scritto ciò che si può fare e ciò che non si può fare. Un lavoratore consapevole del rischio cha va ad affrontare, volendo potrebbe rifiutarsi di eseguire un incarico pericoloso. Ma a pericolo identificato si pensa alla famiglia, non si vuole mettere a rischio il posto di lavoro considerando quanto è difficile trovarne uno”. Pietro è morto sul lavoro in Svizzera il 22 settembre 2010.

RUGGERO TOFFOLUTTI è il simbolo di una morte e una nascita. Dopo l’ incidente che gli è costato la vita la madre Valeria Parrini ed il suo papà Roberto Toffolutti hanno dato vita all’ associazione nazionale Ruggero Toffolutti contro gli infortuni sul lavoro, Valeria grida con forza: "E facciamo del nostro meglio per ricordare alle istituzioni, agli organi di controllo, a politici e sindacati che le loro grida di sdegno sempre pronte a levarsi quando un altro lavoratore ci lascia la pelle, hanno il valore delle classiche lacrime di coccodrillo senza un impegno adeguato e costante a carattere preventivo e repressivo nei confronti delle aziende e delle loro ragioni economiche, che restano gli imputati principali di questa strage continua e silenziosa"

GIUSTINO PARISSE nel terremoto che ha colpito L’ Aquila il 6 aprile 2009 ha perso i suoi figli, il suo papà e la sua abitazioni. Giustino è un giornalista. Dalla sua testimonianza emerge il significato di sentirsi dieci, cento, mille volte vittima: "Aspettavamo il risultato della riunione del 31 marzo con la Commissione Grandi Rischi, il sindaco, gli assessori. Il giornale aveva preparato un paginone con il numero delle scosse, l’ intensità, quando e dove c’ erano state.
Loro dissero: E’ tutto a posto (...). Gli esperti dovevano dire che questo sciame sismico può presupporre una forte scossa. Se state in una casa in cemento armato: potete stare tranquilli; in una in pietre: fate attenzione. Se io fossi stato messo in allarme in quel modo, forse mi sarebbe venuto in mente di uscire fuori, di dormire in auto. Come operatore dell’ informazione venivo informato male, e di conseguenza informavo male. Il paradosso è che la prima vittima sono stato io"

DAVIDE CENTOFANTI è uno studente, la notte del 6 aprile dorme nella casa dello studente insieme agli altri 7 ragazzi che rimarranno sotto le macerie dell’ edificio. Antonietta Centofanti, zia di Davide e presidente del Comitato vittime della casa dello studente, ricorda suo nipote: "Era rimasto a L’ Aquila perché doveva dare un esame, gli mancavano sei crediti per raggiungere quelli che gli occorrevano per il rinnovo della borsa di studio. Così, altri ragazzi, non sono tornati a casa perché dovevano studiare, se avessero perso la borssa di studio non avrebbero potuto continuare gli studi. La cosa più terribile è che hanno interrotto questo cammino a questi ragazzi. Non sapremo mai che donne e uomini sarebbero diventati"

NIKI APRILE GATTI lavora a San Marino, viene arrestato per presunta frode informatica insieme ad altre diciassette persone. E’ un ragazzo incensurato, ma viene portato in un carcere di massima sicurezza: Sollicciano. Dopo cinque giorni è stato trovato impiccato nel bagno della cella. Ci sono ancora molte ombre nella sua morte, archiviata dalla magistratura come suicidio.
"Hanno voluto farmi credere al suicidio, ma non l’ ho creduto nemmeno per un attimo. Niki era consapevole della sua genialità, del suo riuscire a districarsi in ogni occasione, Niki non aveva mai avuto problemi con la giustizia, Niki non era mai entrato nemmeno in visita a un carcere, Niki non doveva essere trattato in questo modo" sono le parole della madre Ornella Gemini
Tutti gli altri non sono meno importanti, per motivi di spazio ho ricordato Andrea, Pietro, Ruggero, Giustino, Davide e Niki. In queste parole penso che si rispecchino tutti coloro che ho intervistato in questi tre anni e coloro che purtroppo non hanno voce, ma in silenzio soffrono.

-----------------------

From: Carlo Soricelli carlo.soricelli@gmail.com
To:
Sent: Thursday, December 22, 2011 5:52 PM
Subject: RAZZISMO ANCHE SUI MORTI SUL LAVORO ?

Cari amici, ormai si è tracciata bene la situazione complessiva delle morti sui luoghi di lavoro del 2011 in Italia. Su questo fronte, in tutto il paese, partendo dal Trentino Alto Adige, fino alla punta estrema della Sicilia, c’ è la stessa tragica situazione. Siamo già a oltre il 10% sull’ intero 2010.

Si può dire con amarezza che sulle morti sul lavoro l’ Italia è un paese unito. Amministrazioni di centro-sinistra o di centro-destra, regionali e provinciali, al centro-nord come al sud hanno la stessa mancanza d’ attenzione verso categorie che non hanno una forte organizzazione sindacale che esercita controlli sui luoghi di lavoro.
Si muore per oltre il 60% in agricoltura e in edilizia (sub-appalto) e spesso in nero in eguali percentuali sia al centro-nord sia al sud, e per un altro 30% nelle altre categorie.

L’ industria, con oltre un milione di lavoratori con lo Statuto dei Lavoratori e Articolo 18, ha pochissimi morti sul lavoro. La Camusso e Landini, come del resto anche Bonanni e Angeletti hanno ben evidente che l’ Articolo 18 ha un valore straordinario anche sotto questo aspetto: sulla tutela dell’ integrità fisica e psicologica dei lavoratori, che senza il "18" i lavoratori diventerebbero solo una variabile del mercato, come la merce. Cosa che interessa poco a tantissimi parlamentari di sinistra che vogliono “modificarlo” e che sono stati eletti coi tanti voti di chi vogliono poi "fregare". Ichino ha detto ieri sera che la maggioranza dei senatori ha firmato la sua proposta di legge.

Ma voglio parlare del rapporto nord- sud che si manifesta anche in questo campo.
Il sud ha in edilizia e agricoltura e anche complessivamente, meno morti sul lavoro che nel resto del paese, anche se poi delle 20 regioni italiane ben 15 hanno già eguagliato o superato i morti sul lavoro dell’ intero 2010, comprese molte del sud.
Al sud solo la Puglia e la Campania hanno meno morti sui luoghi di lavoro dell’ anno scorso, mentre al nord, il Veneto e il Trentino Alto Adige, che però hanno come termine di paragone un 2010 disastroso.
Anche la Lombardia ha qualche vittima in meno, però c’ è da dire che essendo molti morti sui luoghi di lavoro concentrati sopratutto in agricoltura, ed avendo questa regione la stessa estensione coltivata delle altre regioni, gli agricoltori sono percentualmente la metà rispetto al numero d’ abitanti.
Occorre ricordarsi che la Lombardia ha il doppio degli abitanti di qualsiasi altra regione italiana.

Ho voluto fare queste premesse per sfatare alcuni luoghi comuni: che il sud è arretrato in ogni campo rispetto al resto del paese, compreso anche quello delle morti sui luoghi di lavoro. Oggi, io e mia moglie, siamo andati a vedere una mostra con una coppia d’ amici bolognesi di vecchia data e di sinistra. Con loro c’ è un rapporto d’ amicizia che risale addirittura all’ infanzia. Ho parlato della situazione italiana delle morti sul lavoro e di quello che veniva fuori dal monitoraggio dell’ Osservatorio Indipendente di Bologna, di cui sono orgogliosamente l’ ideatore, spiegando loro che al sud in definitiva, si muore sul lavoro come al nord e addirittura di meno, e che essendo queste vittime concentrate nella stragrande maggioranza in agricoltura e in edilizia (sub appalto) e nei servizi, il livello d’ industrializzazione e l’ indice occupazionale di una regione o di una provincia non ha nessun valore statistico in questo campo.
Non l’ avessi mai detto: al sud i morti sul lavoro non vengono dichiarati, finiscono nei piloni di cemento, che quelli che muoiono in nero vengono fatti sparire o abbandonati per le strade, e altre amenità di questo genere. Hai voglia a dire che se leggi la cronaca ti accorgi che anche in Veneto, come in Lombardia, ci sono già diversi morti sul lavoro in nero, o che vengono regolarizzati mezz’ ora dopo che sono morti. Che la provincia di Brescia a guida leghista degli "attenti al territorio" è da diversi anni prima in questo triste classifica. Hai voglia a spiegare che i blog e le testate on-line è impossibile occultare notizie così “forti” sotto il punto di vista mediatico anche nel profondo sud. E siamo qui a Bologna, in una regione civilissima, che è progressista da sempre, e che però ha il maggior numero di morti sui luoghi di lavoro in rapporto agli abitanti.

La propaganda razzista è riuscita a penetrare anche in strati sociali da sempre di sinistra, ed è difficile far capire che almeno su questo fronte il sud non ha niente da invidiare al centro-nord.
E che anche il nord si dovrebbe vergognare di questa situazione, senza scaricare le responsabilità, anche in questi casi indirettamente sul sud, che tra l’ altro paga anche qui al nord un grande tributo di sangue essendo per la maggioranza edili meridionali. Il sud deve essere per forza peggiore in ogni campo, così si "elevano" le virtù del nord. Vent’ anni di razzismo e di attacchi all’ Unità del Paese tollerati anche dalle Istituzioni dello Stato hanno procurato macerie che saranno difficili da rimuovere.

-----------------------

From: Assemblea 29 giugno assemblea29giugno@gmail.com
To:
Sent: Friday, December 23, 2011 1:33 AM
Subject: LETTERA APERTA AL PROF. VANGI, PERITO DEL GIP PER LA STRAGE DI VIAREGGIO

Da far circolare

Lettera aperta al prof. Vangi, perito del GIP per la strage di Viareggio

Lei sa, parli nel rispetto delle 32 vittime.

Lei, prof. Vangi, è stato indicato in qualità di perito dal GIP (Giudice per le indagini preliminari), dott. Silvestri, il 10 febbraio 2011. L’ incarico Le è stato conferito il 7 marzo.
Il 4 novembre scorso (giorno conclusivo dell’ incidente probatorio) a Lucca Le ho posto la seguente domanda: “In quanto perito dell’ incidente probatorio ha informato chi di dovere del clima intimidatorio instaurato dal Gruppo ferrovie dello Stato italiane nei confronti dei ferrovieri consulenti di parte tanto da indurre il collega Filippo Cufari, rappresentante per i lavoratori alla sicurezza, ad abbandonare questo incarico ?”

A questa precisa domanda non ha risposto. La radiazione di questo consulente ha contribuito a penalizzare la ricerca della verità nell’ incidente probatorio. Tra l’ altro, questo passaggio non è stato neppure riportato nel verbale del 4 novembre.
Ma non è la sola domanda che intendo farLe.

Lei, prof. Vangi, è a conoscenza del perché e di quando Le è stato affiancato il perito, ing. Licciardello. Può rispondere ?
Lei, prof. Vangi, può dire quando la (sua) convinzione che il picchetto abbia forato la cisterna ha “virato” sulla tesi della piegata a zampa di lepre. Può dire perché ciò è avvenuto ?
Lei, prof. Vangi, sapeva dell’ incompatibilità dei ruoli svolti dall’ ing. Licciardello (perito del Gip con contratto di programma retribuito da RFI, Rete ferroviaria italiana) ? Se sì, perché non ha informato chi di dovere ?

L’ ing. Licciardello, a precise domande del PM (“i suoi rapporti poc’ anzi delineati con Trenitalia, piuttosto che con il Gruppo Ferrovie hanno ad oggetto una qualche prestazione di tipo professionale, che sia di consulenza, che sia di prestazione d’ opera, che sia di studio o di partecipazione a convegni come relatore su questo”), ha dichiarato (come da verbale): “Ora è difficile dirle … da che io ricordo no, è difficile ricordare in tanti anni . . . ”.
Si trattava di ricordare Convegni e corsi tenuti il 4 novembre 2010 ed il 18 febbraio scorso o addirittura ricordare il Contratto di programma 2007-11 con incarico di consulenza del 13 maggio di questo anno e retribuito da Rfi (Società Fs indagata per la strage di Viareggio).

Lei, prof. Vangi, era a conoscenza di tutto ciò. Troppe domande che ancora non hanno avuto riposte.
Prof. Vangi, Lei sa. Dica quello di cui è a conoscenza nel rispetto delle sofferenze e dei dolori provocati dal disastro ferroviario del 29 giugno 2009.
Di fronte ad una strage come quella di Viareggio troverà sicuramente almeno un motivo per farlo. Le 32 vittime non avranno più vita ma si possono “ricompensare”, almeno, guardando in faccia i vivi.

In attesa, La saluto cordialmente.

Viareggio, 23 dicembre 2011

Riccardo Antonini
licenziato dalle ferrovie
il 7 novembre 2011

-----------------------

From: Marco Bazzoni bazzoni_m@tin.it
To:
Sent: Sunday, December 25, 2011 10:36 PM
Subject: MILLECENTO MORTI SUL LAVORO NEL 2011

Il giorno di Natale lo dedico ai lavoratori che hanno perso la vita nel 2011. Più di 1000 non sono tornati a casa dalle loro famiglie. E’ una guerra senza tregua cha va avanti da decenni, ma sembra che non interessi a nessuno. Il profitto viene sempre prima della sicurezza dei lavoratori. La sicurezza costa, la morte di un dipendente costa meno, talvolta, grazie alle leggi italiane, quasi nulla. I parenti delle vittime di un’ economia e di una società malate passeranno il primo Natale senza un padre, un figlio, un marito. A loro vanno il mio cordoglio e un abbraccio.

Caro Beppe Grillo,

oltre 1.100 morti su lavoro nel 2011, il 15% di questi lavoratori erano "in nero" o già in pensione: sono i dati che fornisce l’ Osservatorio Indipendente di Bologna di Carlo Soricelli, (http://cadutisullavoro.blogspot.com/) un operaio in pensione, che fa un lavoro enorme con il suo blog, aggiornando ogni giorno le morti sul lavoro in Italia.
Voglio ricordare quello che aveva detto l’ INAIL, che per l’ anno 2010, le morti sul lavoro erano scese per la prima volta dal dopoguerra, sotto quota 1.000, per l’ esattezza 980.

Evidentemente c’ è qualcosa che non va nei dati INAIL, e viene da sé che sono dati fortemente sottostimati, perché non tengono conto di tutti i lavoratori che muoiono "in nero". Sono ancora in troppi che prendono questi dati come "oro colato".

I dati dell’ ‘ Osservatorio dimostrano che moltissimo resta da fare sulla sicurezza sul lavoro. Siamo di fronte a un’ ecatombe. Come si può definire civile un Paese con tutti questi morti sul lavoro quando l’ art 1 della Costituzione dice che "l’ Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro" e non sulle morti sul lavoro !!!

Lo Stato, oltre a chiederci di lavorare fino alla vecchiaia, dovrebbe garantire di tornare a casa vivi la sera, dopo una dura giornata di lavoro.

Mi rivolgo al Ministro dell’ Istruzione Profumo: faccia un decreto, perché la sicurezza sul lavoro sia inserita come materia di insegnamento dal prossimo anno scolastico, a partire dalle scuole elementari come in Francia.

Mi rivolgo al Ministro Fornero: ripristini le norme per la sicurezza sul lavoro, volute dal Governo Prodi con il testo unico per la sicurezza sul lavoro (D.Lgs.81/08) e stravolte dall’ ex Ministro del Lavoro Sacconi, con il D.Lgs.106/09 (decreto correttivo), che tra le tante cose negative ha dimezzato le sanzioni ai datori di lavoro, ai dirigenti, ai preposti, in alcuni casi ha sostituito l’ arresto con l’ ammenda, ha introdotto la "salva-manager".

Mi rivolgo al Ministro Cancellieri: aumenti le pene per i responsabili delle morti sul lavoro. Per il reato di omicidio colposo, la pena varia da 2 a 7 anni, ma spesso i datori di lavoro se la cavano con pene molto più basse o con la prescrizione.

Un invito vorrei rivolgere alle associazioni, ai sindacati, ai partiti politici, alle Istituzioni e ai mezzi d’ informazione: si smetta di chiamare queste morti, con il termine "morti bianche" e "tragiche fatalità". Queste morti non hanno nulla di bianco, e non sono fatalità, ma dovute al non rispetto delle minime norme di sicurezza sul lavoro .

Marco Bazzoni
Operaio metalmeccanico e Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza
Firenze

http://www.beppegrillo.it/2011/12/millecento_morti_sul_lavoro_nel_2011.html#comments

-----------------------

From: Marco Bazzoni bazzoni_m@tin.it
To:
Sent: Sunday, December 25, 2011 11:20 PM
Subject: LETTERA APERTA DI GRAZIELLA MAROTA AL MINISTRO FORNERO

Lettera aperta di Graziella Marota al Ministro Fornero

Faccia qualcosa, altrimenti ogni giorno 4 famiglie continueranno ad essere distrutte!!!

Nel giorno di Natale, mentre tutti sono a festeggiare con le proprie famiglie, voglio portarVi all’ attenzione questa lettera aperta di Graziella Marota al Ministro del Lavoro Elsa Fornero, pubblicata oggi sulla sua bacheca Facebook.
Una lettera che ci dovrebbe invitare alla riflessione tutti quanti.
Graziella, ha perso un figlio di soli 23 anni, il 20 giugno del 2006, con la testa schiacciata in una macchina tampografica, che gli ha spezzato l’ osso del collo!!!
Una morte orribile......
Marco Bazzoni


Lettera aperta al Ministro Fornero
pubblicata da Graziella Marota il giorno domenica 25 dicembre 2011 alle ore 19.08

Ill.mo Ministro Fornero,

oggi è Natale e in questo giorno così gioioso per tutti ho deciso di scriverLe perché per me è un giorno di grande dolore.
Mi presento: mi chiamo Graziella Marota, abito a Porto Sant’ Elpidio (FM) e ho 58 anni. Il 6 Dicembre del 1982 ho dato alla luce un bambino bellissimo, Andrea e da quel giorno ho dedicato tutta la mia vita a mio figlio, come fanno tutte le mamme del mondo perché un figlio è il bene più prezioso per ogni donna. Andrea, con il passare degli anni, cresceva e con tutto il mio amore e la mia protezione è diventato un bel ragazzo: il mio orgoglio, la mia gioia, la mia felicità.

Ora vorrei che leggesse questa lettera poi Le spiegherò il motivo per cui Le scrivo:

“Caro Andrea,
sono già passati più di 5 anni da quel giorno orribile, quel giorno che mi ha cambiato definitivamente la vita, privandomi di tutto.
Te l’ avevo promesso e mi sono battuta affinché il tuo ricordo non svanisse nel giro di pochi mesi. Televisione, giornali, interviste… ho fatto più di quanto potessi immaginare, ma il dolore è stabile, anzi, più passa il tempo e più mi lacera il cuore. Il suono della chitarra, la tromba, le tue risate, i tuoi abbracci, i tuoi baci… tutto manca dentro casa; ora regna il silenzio più assoluto. Eri un figlio perfetto, Andrea, fin troppo buono, rispettoso, allegro, onesto e pieno di vitalità; amavi la vita più di qualsiasi altra cosa al mondo, ma essa ti è stata strappata brutalmente in un giorno d’ inizio d’ estate ed io non riesco a capacitarmene, non sono in grado di capire perché tu, un ragazzo così dedito al lavoro, hai dovuto chiudere i tuoi splendidi occhi in una fabbrica. Non ha senso morire a ventitré anni, tanto più mentre si sta lavorando. Tutto ciò è capitato a te, figlio mio,io non mi darò mai pace e continuerò a tenere vivo il tuo ricordo, perché rimarrai sempre come tutti ti ricordiamo; ora sei un angelo, ma lo eri anche prima, un angelo che viveva aiutando gli altri, sempre pronto a dare una mano in qualsiasi situazione.
Nel corso della tua vita mi hai teso la mano infinite volte, al punto che tra noi c’ era e c’ è tuttora, un legame speciale, più forte di quello che si instaura, fin dalla nascita, fra mamma e figlio: il nostro era anche un rapporto d’ amicizia che si era andato a creare superando i vari ostacoli che la vita ci ha messo di fronte. Insieme abbiamo affrontato gioie e dispiaceri, ma ora che tu non ci sei più, mi sembra di affogare in questo mare di dolore che la tua morte ha creato. Ora la nostra famiglia sembra vuota, tutti cerchiamo di farci forza l’ un con lì’ altro, ma il fatto è che ci manchi troppo, la tua era una figura essenziale, infatti, come un albero ha bisogno di svariati elementi per vivere, così a noi è stato tolto l’ ossigeno, l’ acqua e anche se la pianta è una quercia secolare, piano piano appassisce come un piccolo germoglio.
Sembrava che quel tanto atteso momento di serenità fosse arrivato, che finalmente avrei vissuto una vita tranquilla e felice, ma non potevo immaginare ciò che stavo per vivere: la perdita di un figlio, la cosa più orribile e straziante al mondo. Una volta accaduta la tragedia, non riuscivo a rendermi completamente conto di quello che stavo passando, ma, ora, a distanza di tempo, lo capisco eccome; ed è questa la cosa più brutta: realizzare quanto è accaduto.
Vorrei dirti molte altre cose, amore mio, ma non basterebbe tutta una vita per scriverle; mi limito a ripetere una cosa che tu, da lassù, avrai ascoltato ed ascolterai tantissime volte: ti voglio un bene dell’ anima, angelo mio.”

Ora Ministro comprenderà la ragione di questo mio scritto.
Ogni anno muoiono circa 1.200 lavoratori per la mancanza di sicurezza nei luoghi di lavoro e ci sono circa un milione di infortuni più o meno gravi. E’ inconcepibile e inaccettabile che in un paese “civile” succedano ancora questi “omicidi” per risparmiare sulla sicurezza mettendo a repentaglio la vita dei lavoratori.

I lavoratori ,Caro Ministro, sono esseri umani e non macchine di produzione, hanno la loro vita, i loro affetti e il sacrosanto diritto di uscire la mattina per andare a lavorare e avere la certezza di tornare la sera con le proprie gambe e non dentro una bara come è successo al mio Andrea che era appena sbocciato alla vita … aveva solo 23 anni ed è morto con il cranio schiacciato da una macchina tampografica priva di sistemi di sicurezza all’ Asoplast di Ortezzano (FM) per 900 euro al mese come precario.

Faceva parte di quella grande schiera di italiani che oggi sono chiamati a fare numerosi sacrifici, non crede che sia giunto il momento di prendere seriamente in considerazione questa grande piaga del nostro paese? Cosa facciamo? Aspettiamo inesorabilmente che le statistiche fatte ogni anno si avverino?
Ogni sette ore muore un lavoratore e Lei ,Ministro, cosa farà affinché tutto ciò non avvenga più?

La ringrazio per l’ attenzione che vorrà prestare a questo scritto e non dimentichi che chi Le scrive è una mamma rimasta orfana del proprio figlio e distrutta dal dolore sia nello spirito che nel fisico.

Faccia qualcosa altrimenti ogni giorno 4 famiglie continueranno ad essere distrutte !!

La saluto cordialmente e aspetto quanto prima una Sua risposta.

Graziella Marota

martedì 27 dicembre 2011

Confermati sequestro area di Cappella Cantone ( CR) e detenzione Locatelli e Nicoli Cristiani.

Comunicato stampa


Cremona, 26 dicembre 2011


oggetto: confermati sequestro area di Cappella Cantone ( CR) e detenzione Locatelli e Nicoli Cristiani.


Discarica di Cappella Cantone: ormai un caso nazionale. Su RAI 3, il giorno 24 dicembre dalle 13.00 alle 14.00 nel programma “ Ambiente Italia” è stato trasmesso un servizio sulla discarica, nel corso del quale è stato intervistato Giorgio Riboldi, uno dei portavoce di Cittadini contro l'amianto.


La magistratura nei giorni scorsi ha confermato il sequestro dell'area di Cappella Cantone destinata a discarica di amianto. Evidentemente gli elementi acquisiti dalle autorità inquirenti, e da noi più volte denunciati anche nell'esposto del novembre 2009, sono stati verificati e confermati. L'affare della discarica nasconde manovre per ora ancora non rese pubbliche, ma che verranno sicuramente chiarite sia dalla nostra contro-informazione, sia dalle autorità competenti. Locatelli, Nicoli Cristiani e Formigoni non hanno ancora risposto alle nostre 5 domande, ed in particolare alla prima che è la madre di tutti i “misteri”: “ Qual'è, o meglio, CHI E' il trait d'union fra Nicoli Cristiani e la giunta Formigoni-Rossoni? Infatti come poteva Nicoli-Cristiani, non essendo in giunta, garantire a Locatelli che tutte le autorizzazioni sarebbero state concesse con celerità? E' chiaro che quando sarà reso noto questo nome ( o questi nomi ) molta più chiarezza sarà fatta su tutta la vicenda e finalmente i cittadini saranno informati di uno dei più gravi episodi di corruzione degli ultimi 30 anni, rispetto ai quali tangentopoli rischia di impallidire. Nei prossimi mesi l'inchiesta in corso rischia di smontare poteri forti trasversali ai partiti politici e Compagnia, che hanno condizionato l'economia lombarda, e non solo, in questi ultimi 30 anni
Nel frattempo, dopo “ Servizio Pubblico” di Santoro, la vicenda della discarica di Cappella Cantone si è confermata ormai di interesse nazionale come noi avevamo fortemente voluto. A conferma di questo, un'altra trasmissione diffusa in tutto il territorio nazionale si è occupata dell' “affaire discarica”, si tratta di “Ambiente Italia”, su RAI 3 dalle 13.00 alle 14.00 il giorno 24 dicembre 2011. In questa occasione è andata in onda un' esaustiva intervista a Giorgio Riboldi uno dei portavoce di “ Cittadini contro l'amianto”.



Cittadini contro l'amianto della provincia di Cremona



***********************************************************
richiedi il nostro dossier sullo smaltimento dell'amianto
scrivi a nodiscaricadiamianto@yahoo.it
telefona a: 3389875898
***********************************************************
visita il nostro blog: http://cittadinicontroamianto.blogspot.com
iscriviti alla nostra mailing list
manda una mail a cittadinicontroamianto-subscribe@yahoogroups.com

lunedì 26 dicembre 2011

Morti sul lavoro, allarme da Torino: lo Stato smantella i pool specializzati

La normativa sulle rotazioni decennali obbliga i sostituti più esperti in materia a cambiare settore o sede. Decimato il gruppo che ha ottenuto risultati importanti nei casi Thyssen e Eternit. La richiesta di una Procura nazionale ad hoc. Oltre mille vittime nel 2011 di MASSIMO RAZZI


ROMA - Lo Stato sembra abdicare nella difficilissima battaglia per la sicurezza sui posti di lavoro. Non lo dice esplicitamente, ma, di fatto, agisce "come se" nel momento in cui, l'applicazione delle sue stesse norme porta praticamente a smantellare pool di provata esperienza come quello di Torino impegnato nelle delicatissime questioni della Thyssen 1e della Eternit 2. La norma in questione è quella cosiddetta della "decennalità" (dl
160/2006) in base alla quale i magistrati, ogni dieci anni devono "ruotare"
e cambiare settore d'impegno. Norma che, ovviamente, ha una sua ratio e dovrebbe impedire il "fossilizzarsi" dei magistrati in un campo d'attività e far affluire forze nuove nei settori di maggiore specializzazione. Tutto bene salvo il fatto che, a Torino, entro la fine dell'anno, sei sostituti procuratori su nove che fanno parte del pool che si occupa di sicurezza sul lavoro saranno costretti a cambiare attività o sede (in totale gli spostamenti sono 13), a Milano sono 17, a Roma 11, a Padova 9, a Reggio Emilia 7. Ad essi subentreranno, tutti in una volta, colleghi che, evidentemente, non hanno conoscenza adeguata della materia e impiegherebbero mesi per formarsi una certa esperienza. Il tutto a scapito di tecniche e procedure consolidate che hanno permesso

al gruppo torinese che si è raccolto intorno al procuratore Raffaelle Guariniello di ottenere brillanti successi portando a sentenza con rapidità ed efficacia casi di estrema delicatezza e di grande rilevanza come, appunto, la Thyssen e la Eternit.

Da qui la protesta del pool (che più di ogni altro, in Italia, ha lavorato nella logica della squadra specializzata), la richiesta di una modifica della legge e la proposta di una Procura Nazionale per la Sicurezza sui luoghi di Lavoro per fronteggiare un'emergenza che, ormai, non è seconda a quella della malavita organizzata. Per rendersene conto bastano i numeri forniti dall'Osservatorio indipendente di Bologna diretto da Carlo Soricelli che ha "censito", nell'anno che sta per concludersi, oltre 1.100 vittime di cui il 15% almeno lavoravano in nero o erano pensionati. Per risolvere la questione basterebbero poche righe di modifica all'articolo all'articolo 19 del dl 160 che potrebbero recitare così: "le disposizioni dei commi 1,2 e 2-bis del presente articolo non si applicano ai magistrati che esercitano funzioni giudicanti e requirenti di primo e secondo grado addetti alle sezioni e ai gruppi di lavoro specializzati nella trattazione dei procedimenti penali aventi per oggetto reati commessi con violazione delle norme sulla tutela della salute e sicurezza durante l'attività lavorativa".
In materia esistono anche iniziative parlamentari come quella dell'on.
Giuseppe Giulietti.

Scrivono i magistrati torinesi: "Le leggi italiane offrono strumenti potenzialmente efficaci a tutela della sicurezza e della salute nei luoghi di lavoro. Perché allora tanti infortuni sul lavoro e tante malattie professionali? Il fenomeno che più caratterizza è la concreta disapplicazione delle leggi. Una causa è la carenza nei controlli. Sotto questo angolo visuale, occorre, in particolare, porre in risalto senza falsi pudori le lacune che minano l'intervento della magistratura nel settore della sicurezza del lavoro. In alcune parti del nostro Paese, i processi in materia di sicurezza del lavoro proprio non si celebrano; in altre, si celebrano, ma spesso con tale lentezza da arrivare alla prescrizione del reato. La conseguenza è devastante: si sviluppa l'idea che le regole esistono, ma possono essere violate senza incorrere in effettive responsabilità. Pressante è l'esigenza di dare finalmente una concreta risposta alle istanze di giustizia che provengono dal mondo del lavoro, e, a questo scopo, di pensare una nuova organizzazione giudiziaria che valga a garantire interventi sistematici e coerenti su tutto il territorio nazionale a protezione anche in fase preventiva della sicurezza sul lavoro. Una organizzazione altamente specializzata, e non quindi frammentata nelle tante procure della repubblica (sovente di ridotte dimensioni) attualmente istituite in Italia". In sostanza, secondo il pool torinese, la differenza tra un contrasto efficace al fenomeno delle vittime del lavoro e l'attuale "tirare a campare" che sembra caratterizzare la maggior parte delle situazioni, sta proprio nella formazione di una Procura Nazionale che vorrebbe dire: applicazione delle tecniche migliori e più avanzate su tutto il territorio, centralizzazione e facile utilizzo delle esperienze raccolte, dei materiali esistenti, delle tecniche d'indagine consolidate, censimento dei fenomeni che si ripetono e osservazione dei reati più comuni in materia.
Insomma, un patrimonio inestimabile che, come dimostra l'esperienza di Torino può portare a buoni risultati e a tempi finalmente accettabili dell'iter processuale.

Tutto questo senza contare la necessità di profonde modifiche all'attuale legislazione in materia di sicurezza sul lavoro, soprattutto per quanto riguarda i decreeti attuativi dell'ex ministro Sacconi alla legge 81 (uno degli ultimi atti del governo Prodi). I decreti sacconiani, infatti, hanno decisamente allargato gli spazi discrezionali a disposizione dei datori di lavoro, reso molto più complicato l'accertamento delle responsabilità e aumentata la sensazione dei datori di lavoro che violare le regole sia abbastanza facile e che, anzi, certe norme sembrano quasi un invito a farlo Il risultato è il numero delle vittime che non riesce a scendere sotto il migliaio all'anno e il numero sempre altissimo degli infortuni meno gravi ma che, spesso, lasciano conseguenze gravissime per molti lavoratori e costi sociali altissimi.
(26 dicembre 2011)

Thyssen - una decisione sbagliata

Familiari delle viittime al sindaco "Accetta l'assegno Thyssen"
Via libera alla rinuncia del Comune a presentrasi come parte civile e a incassare un milione come risarcimento da usare in iniziative per la sicurezza


Via libera dei familiari delle vittime ThyssenKrupp alla rinuncia del Comune di Torino a presentarsi come parte civile nel processo d´appello nei confronti dei vertici della multinazionale tedesca. In cambio Palazzo Civico incasserà dall´azienda il risarcimento deciso dalla sentenza di primo grado:
un milione di euro. Ed è probabile che anche gli altri enti - la Regione, che deve ricevere un milione, e la Provincia, che ha diritto a un risarcimento di 500 mila euro - seguiranno l´esempio dell´amministrazione comunale .
Come annunciato dal sindaco Fassino, prima di qualsiasi decisione, il Comune ha incontrato i parenti delle sette vittime del rogo del 2007 nella acciaieria di corso Regina Margherita. Una riunione in cui i legali dell´amministrazione hanno illustrato la situazione ai familiari, hanno spiegato come Palazzo Civico intenda usare i soldi che arriveranno dalla multinazionale e hanno chiesto ai parenti se avessero richieste particolari rispetto all´utilizzo del risarcimento. «Il milione di euro - hanno spiegato gli avvocati del Comune - sarà impegnato per contribuire al miglioramento della sicurezza sui luoghi di lavoro, come già annunciato quando ci siamo costituiti parte civile al processo». Un punto caro anche all´ex sindaco, Sergio Chiamparino, che considerava la costituzione di parte civile dell´amministrazione «una scelta politica per arrivare ad un riconoscimento del danno morale patito da Torino».

Le famiglie hanno apprezzato la proposta di finanziare con la somma fissata dalla sentenza della Corte d´Assise (che ha condannato i vertici della società tedesca a un totale di 81 anni di carcere, di cui sedici e mezzo solo per l´amministratore delegato Harald Espenhahn, ritenuto responsabile di omicidio volontario con dolo eventuale) borse di studio sul tema della sicurezza sul lavoro.
I parenti, che prima dell´inizio del processo hanno accettato dalla ThyssenKrupp 12 milioni di euro come risarcimento, hanno però chiesto ai legali che le borse di studio vengano dedicate agli operai morti nel rogo del 6 dicembre 2007. Assegni con lo scopo di finanziare progetti sulla sicurezza che porteranno il nome delle vittime: Antonio Schiavone, Roberto Scola, Angelo Laurino, Bruno Santino, Rocco Marzo, Rosario Rodinò e Giuseppe De Masi. «I familiari chiedono iniziative mirate a diffondere e radicare nella società e nelle imprese una forte cultura della sicurezza sui luoghi di lavoro», spiegano a Palazzo Civico. E in più saranno creati luoghi della memoria. Il Comune assicurerà comunque la vicinanza alle famiglie attraverso la presenza alle udienze del processo di appello di un proprio rappresentante delegato dal sindaco.

(24 dicembre 2011

venerdì 23 dicembre 2011

Razzismo anche sui morti sul lavoro?

Cari amici, ormai si è tracciata bene la situazione complessiva delle morti sui luoghi di lavoro del 2011 in Italia. Su questo fronte, in tutto il paese, partendo dal Trentino Alto Adige, fino alla punta estrema della Sicilia, c’è la stessa tragica situazione. Siamo già a oltre il 10% sull'intero 2010. Si può dire con amarezza che sulle morti sul lavoro l’Italia è un paese unito. Amministrazioni di centro-sinistra o di centro-destra, regionali e provinciali, al centro-nord come al sud hanno la stessa mancanza d’attenzione verso categorie che non hanno una forte organizzazione sindacale che esercita controlli sui luoghi di lavoro. Si muore per oltre il 60% in agricoltura e in edilizia (sub-appalto) e spesso in nero in eguali percentuali sia al centro-nord sia al sud, e per un altro 30% nelle altre categorie. L’industria, con oltre un milione di lavoratori con lo Statuto dei Lavoratori e Articolo 18, ha pochissimi morti sul lavoro. La Camusso e Landini, come del resto anche Bonanni e Angeletti hanno ben evidente che l’Articolo 18 ha un valore straordinario anche sotto questo aspetto: sulla tutela dell’integrità fisica e psicologica dei lavoratori, che senza il "18" i lavoratori diventerebbero solo una variabile del mercato, come la merce. Cosa che interessa poco a tantissimi parlamentari di sinistra che vogliono “modificarlo” e che sono stati eletti coi tanti voti di chi vogliono poi "fregare". Ichino ha detto ieri sera che la maggioranza dei senatori ha firmato la sua proposta di legge. Ma voglio parlare del rapporto nord- sud che si manifesta anche in questo campo. Il sud ha in edilizia e agricoltura e anche complessivamente, meno morti sul lavoro che nel resto del paese, anche se poi delle 20 regioni italiane ben
15 hanno già eguagliato o superato i morti sul lavoro dell’intero 2010, comprese molte del sud. Al sud solo la Puglia e la Campania hanno meno morti sui luoghi di lavoro dell’anno scorso, mentre al nord, il Veneto e il Trentino Alto Adige, che però hanno come termine di paragone un 2010 disastroso. Anche la Lombardia ha qualche vittima in meno, però c’è da dire che essendo molti morti sui luoghi di lavoro concentrati sopratutto in agricoltura, ed avendo questa regione la stessa estensione coltivata delle altre regioni, gli agricoltori sono percentualmente la metà rispetto al numero d’abitanti. Occorre ricordarsi che la Lombardia ha il doppio degli abitanti di qualsiasi altra regione italiana. Ho voluto fare queste premesse per sfatare alcuni luoghi comuni: che il sud è arretrato in ogni campo rispetto al resto del paese, compreso anche quello delle morti sui luoghi di lavoro. Oggi, io e mia moglie, siamo andati a vedere una mostra con una coppia d’amici bolognesi di vecchia data e di sinistra. Con loro c’è un rapporto d’amicizia che risale addirittura all’infanzia. Ho parlato della situazione italiana delle morti sul lavoro e di quello che veniva fuori dal monitoraggio dell’Osservatorio Indipendente di Bologna, di cui sono orgogliosamente l’ideatore, spiegando loro che al sud in definitiva, si muore sul lavoro come al nord e addirittura di meno, e che essendo queste vittime concentrate nella stragrande maggioranza in agricoltura e in edilizia (sub appalto) e nei servizi, il livello d’industrializzazione e l’indice occupazionale di una regione o di una provincia non ha nessun valore statistico in questo campo. Non l’avessi mai detto: al sud i morti sul lavoro non vengono dichiarati, finiscono nei piloni di cemento, che quelli che muoiono in nero vengono fatti sparire o abbandonati per le strade, e altre amenità di questo genere. Hai voglia a dire che se leggi la cronaca ti accorgi che anche in Veneto, come in Lombardia, ci sono già diversi morti sul lavoro in nero, o che vengono regolarizzati mezz’ora dopo che sono morti. Che la provincia di Brescia a guida leghista degli "attenti al territorio" è da diversi anni prima in questo triste classifica. Hai voglia a spiegare che i blog e le testate on-line è impossibile occultare notizie così “forti” sotto il punto di vista mediatico anche nel profondo sud. E siamo qui a Bologna, in una regione civilissima, che è progressista da sempre, e che però ha il maggior numero di morti sui luoghi di lavoro in rapporto agli abitanti. La propaganda razzista è riuscita a penetrare anche in strati sociali da sempre di sinistra, ed è difficile far capire che almeno su questo fronte il sud non ha niente da invidiare al centro-nord. E che anche il nord si dovrebbe vergognare di questa situazione, senza scaricare le responsabilità, anche in questi casi indirettamente sul sud, che tra l'altro paga anche qui al nord un grande tributo di sangue essendo per la maggioranza edili meridionali. Il sud dev’essere per forza peggiore in ogni campo, così si "elevano" le virtù del nord. Vent’anni di razzismo e di attacchi all’Unità del Paese tollerati anche dalle Istituzioni dello Stato hanno procurato macerie che saranno difficili da rimuovere.

--

giovedì 22 dicembre 2011

Anche alla Thyssen, Comune con il padrone ?

Come per il processo Eternit di Casale Monferrato,lo stesso anche anche per la Thyssen ?


l'azienda tedesca propone a Torino di ritirarsi dal processo d'appello in cambo di un milione di euro, la somma decisa in primo grado. Il sindaco si è riservato di sentire prima il parere dei familiari .. ma è chiaro che Chiamparino e Fassino vogliono accettare UN MILIONE di euro subito in cambio della rinuncia da parte del Comune di Torino a costituirsi parte civile nel processo di appello contro la ThyssenKrupp. L'offerta da parte dei vertici dell'acciaieria tedesca è arrivata sulla scrivania del vicesindaco Tom Dealessandri e del primo cittadino Piero Fassino. Tecnicamente non si tratterebbe di una transazione, ma del riconoscimento immediato di quello che i giudici hanno decretato in primo grado, condannando i vertici della società per omicidio volontario con dolo eventuale, a partire dall'ad Harald Espenhahn: 16 anni e mezzo di carcere per il rogo del 2007 nell'acciaieria di corso Regina Margherita che costò la vita a sette operai.

L'ex sindaco Sergio Chiamparino ha ricordato in questi giorni, dopo che il Comune di Casale ha rinunciato a costituirsi parte civile nel processo in cambio di 18 milioni, che quella di Torino "fu una scelta politica". Scelta che portò al riconoscimento di un danno quantificato in un milione di euro.
Ora ci sarà l'appello. E i legali si sono messi al lavoro. L'azienda è pronta a liquidare la somma decisa in primo grado, non appellandosi, quindi, contro il risarcimento nei confronti del Comune che dovrà rinunciare a ripresentarsi al processo.

In appello condanne e cifre potrebbero anche essere ridimensionate. Cosa su cui il vicesindaco Tom Dealessandri invita tutti a riflettere. Nell'ultima riunione di giunta Fassino ha discusso della questione con gli assessori e le posizioni sono diverse, tra chi sostiene che è meglio accettare, impegnando poi le risorse, come promesso, in borse di studio e corsi per la sicurezza sul lavoro, e chi dice che l'assenza del Comune in giudizio indebolirebbe l'accusa. Non è stata presa una decisione, anche perché il sindaco si è riservato di sentire prima il parere dei familiari delle vittime del rogo del 2007. Torino, come la Provincia, aveva deciso di stare nel processo anche per stare accanto ai parenti degli operai morti

mercoledì 21 dicembre 2011

Cappella Cantone, consegnate firme contro la discarica

Comunicato stampa

Bruxelles, 20 dicembre 2011

Oggetto:
consegnate firme contro la discarica di Cappella Cantone (Cremona) all'on. Erminia Mazzoni, presidente commissione petizioni del Parlamento Europeo

Oggi una delegazione di Cittadini contro l'amianto composta da Mariella Megna e Giorgio Riboldi, ha consegnato le 1200 firme raccolte alla Presidente della Comissione Petizioni. Con questa iniziativa si chiude un´altra importante fase della nostra mobilitazione, che ha l´obiettivo di far verificare a una delegazione della Commissione Europea la non idoneità dell´ex cava di Retorto ad essere adibita a discarica di amianto.

Nel corso della giornata, come previsto, abbiamo incontrato l'europarlamentare Andrea Zanoni dell'Italia dei Valori che é anche presidente di Paeseambiente, un'associazione che si é sempre impegnata contro la discarica di amianto di Paese in provincia di Treviso e per il riciclo del rifiuto amianto. Con l'on. Zanoni abbiamo concordato di operare per presentare un'ulteriore interrogazione volta a denunciare le responsabilità politiche della giunta regionale lombarda che vorrebbe a tutti i costi mantenere valida l'autorizzazione per la discarica di Cappella Cantone.
Abbiamo assunto, inoltre, l'impegno reciproco di continuare la lotta contro le discariche nocive e pericolose in tutta italia e in tutta Europa, intrecciando le iniziative istituzionali con quelle sociali.

Cittadini contro l'amianto

d.ssa Mariella Megna
Giorgio Riboldi

p.s. ci sono dei problemi tecnici per recuperare le fotro che saranno inviate appena posssibile




Cittadini contro l'amianto della provincia di Cremona


***********************************************************
richiedi il nostro dossier sullo smaltimento dell'amianto
scrivi a nodiscaricadiamianto@yahoo.it
telefona a: 3389875898
***********************************************************
visita il nostro blog: http://cittadinicontroamianto.blogspot.com
iscriviti alla nostra mailing list
manda una mail a cittadinicontroamianto-subscribe@yahoogroups.com

martedì 20 dicembre 2011

Francesco Pinna: lavorare e morire all'ombra dei riflettori

Francesco Pinna: lavorare e morire all'ombra dei riflettori
Lunedì 19 Dicembre 2011 00:18 Clash City Workers . 12 dicembre, Trieste,
Palasport: la struttura del palco sul quale sta lavorando Francesco Pinna, ragazzo, studente, operaio di 22 anni, cede e cade. Francesco resta ucciso sotto tonnellate di layer e altri sette operai feriti.

Sono passati 6 giorni da quando è morto. Morto mentre stava montando il palco su cui si sarebbe esibito Jovanotti (all'anagrafe Lorenzo Cherubini), in giro con il tour "Ora". La notizia rimbalza velocemente dalle testate giornalistiche ai telegiornali nazionali come se fosse un evento, raccontata come un "caso limite". In realtà tragedie come questa accadono molto spesso e se la storia di Francesco è venuta alla ribalta è solo perché il palco che calpestava era quello di Jovanotti che, dopo la sua morte, si dichiara terribilmente dispiaciuto e annulla la data e il tour.

Francesco Pinna era uno studente-lavoratore. Uno come tanti che, per guadagnare qualcosa, magari per poter essere indipendente e fittare una stanza, ha scelto di fare questo tipo di lavoro. Un minuto dopo tutti si stupivano per i 5 euro all'ora che guadagnava, e si dicevano che non si può morire così, pensando che la sua sciagura era tanto più grande perché lo avrebbe fatto anche "gratis", per passione.

Ecco quindi il caso limite raccontatoci dai giornali, una versione che non rende giustizia alcuna della realtà, quella che i media main stream non raccontano, quella di moltissime persone che con queste paghe da miseria e con lavori tanto poco tutelati portano avanti famiglie; in tantissimi casi queste persone sono lavoratori immigrati, pagati, se possibile, ancora meno, perché più ricattabili, (per non parlare del fatto che se fosse stato un immigrato a fare la stessa fine di Francesco probabilmente, come spesso accade, non ne avremmo neppure sentito parlare al telegiornale) e che svolgono un lavoro per il quale non hanno la minima preparazione.

"Facchinaggio". Così Assomusica (l'associazione degli organizzatori e dei produttori di spettacoli di musica) inquadra la figura professionale di Pinna. "Era addetto a montare le casse a terra", sottolinea Tramontin. "Si trattava di un lavoro molto semplice, che non richiede particolari specializzazioni. Ha avuto la sfortuna di trovarsi al posto sbagliato nel momento sbagliato. L'impianto audio sospeso gli è caduto in testa, spaccandogli il caschetto".

Dichiarazioni tanto vergognose quanto false, utili solo a liquidare la questione come "fatalità", come se Francesco avesse avuto solo sfortuna. Ci sono, invece, delle precise responsabilità. Basta fare un giro nei backstage dei piccoli e grandi eventi, per vedere tanti giovani e meno giovani che svolgono compiti per i quali non sono pagati come nel caso di Francesco. È la "norma" nel "mondo dello spettacolo", infatti, che siano i facchini a svolgere la maggior parte del lavoro: le produzioni, anche le più importanti, girano con un team tecnico che non basta per svolgere tutte le operazioni previste prima e dopo uno spettacolo. Perché? Semplice, perché le ditte che forniscono facchinaggio, assicurano anche la manovalanza per tutte le mansioni accessorie: dal montaggio luci, dell'audio, della scenografia, al montaggio, in taluni casi, anche della struttura stessa dei palchi.

"Il suo era un lavoro a giornata ed era assunto con contratto regolare. Io personalmente pretendo sempre che tutti quelli coinvolti anche indirettamente in un lavoro che riguardi la mia musica siano sempre tutelati in ogni forma e anche in questo caso era così"... Così dichiara nella sua nota su facebook Jovanotti, ma, ci dispiace per i sui fan, è una cazzata di dimensioni epocali! Il contratto col quale si lavora in queste situazioni non è mai regolare! Se per regolare non intendiamo, banalmente e "formalmente" che sia registrato. I contratti sono per turni di 4 o 8 ore mentre si lavora anche 14 ore. Le mansioni svolte non sono previste nel contratto (a volte ci si ritrova addirittura a salire fino a 16 metri - mansione per la quale la produzione dovrebbe sborsare centinaia d'euro per tecnici con qualifiche e brevetti specifici).

Inoltre, se Francesco aveva un contratto ad ore (cioè percepiva una paga oraria), nella maggior parte dei casi, soprattutto nel Sud Italia, quella che viene percepita è una paga giornaliera che va dai 30 ai 50 euro, per un numero di ore che può arrivare anche a 16 negli spettacoli per i quali è previsto il montaggio e lo smontaggio a fine spettacolo nella stessa giornata. Per capirci meglio, dare un po' di cifre e essere un po'
populisti, ci basta ricordare che, in molti casi, un singolo biglietto d'ingresso equivale all'intera paga giornaliera di un facchino: secondo il rapporto annuale di Assomusica, infatti, i ricavi dell'industria dei concerti, nonostante la crisi, nel 2010 è stata pari a circa 180 milioni di euro e il costo medio di un biglietto è di 36 euro.

Questo accade perché le produzioni danno gli incarichi di fornire materiali e personale all'agenzie di facchinaggio che gli garantiscono il rapporto qualità/prezzo migliore. Quindi le ditte giocano a ribasso per assicurarsi le "date" e i tagli, per permettersi prezzi bassi e guadagni consistenti, sono sui salari. La paga giornaliera che si dichiara (quando c'è un contratto, attenzione!) alla produzione, è quella minima sindacale, mentre i facchini guadagnano praticamente, meno della metà. Le ore e i turni di lavoro non sono rispettati e il numero di persone richieste nemmeno. In
definitiva: queste bestie che permettono a persone come Jovanotti di ballare e cantare per migliaia di euro sul palco, guadagnano sulla pelle di chi lavora, in maniera quasi schiavistica!

Insomma, un mondo, quello dello spettacolo, che nasconde più ombre che luci.

Affrontando quindi la questione in questo modo, non si può che dire che Francesco è morto per le condizioni di lavoro assurde alle quali sono sottoposti coloro che praticano questo tipo di lavoro, eliminando qualsiasi riferimento alla tragica fatalità.

Di chi è quindi la responsabilità? Certo ci si potrebbe raccontare la favola "di questi piccoli imprenditori senza scrupoli", appellandosi a un'etica del lavoro che a molti piace ancora molto sbandierare. Noi diciamo che è sempre dei padroni, dal grande al piccolo e ci interessa anche poco ripetere banalità su quanto si pensi "solo" ai profitti, ci interessa invece sottolineare che le istituzioni avrebbero tutte le carte in regola per essere dalla parte di chi lavora: gli enti locali sono i primi interlocutori dai quali pretendere garanzie per i lavori che facciamo, hanno strumenti e organi di controllo (polizia municipale, ispettorato del lavoro ecc.) preposti a vigilare attentamente sulle condizioni di lavoro, in primis per combattere il lavoro nero e non lo fanno. Noi dobbiamo obbligarli a tutelare chi lavora!

Lavorare a nero significa morire nell'ombra. Francesco sarà ricordato e forse sarà un esempio per tutti e perché tutti cominciamo a comprendere che nessuno fa i nostri interessi e dobbiamo cominciare a pretendere che i nostri diritti di lavoratori siano rispettati; ma tanti ragazzi, soprattutto qui al sud, muoiono e si infortunano lontani dalle luci della ribalta, nella campagne, sui cantieri, sulle torri dalle quali scendono le casse per i concerti, oppure si usurano per pochi euro nelle cucine dei ristoranti, dei locali.

Non è un problema "da Jovanotti" o una "tragica casualità" la morte di Francesco! Per qualche giorno Francesco è stato un eroe, da domani sarà un ragazzo qualunque morto sul lavoro. e lo spettacolo continua

domenica 18 dicembre 2011

SICUREZZA SUL LAVORO: KNOW YOUR RIGHTS ! "LETTERE DAL FRONTE" DEL 16/12/11

da "Marco Spezia"



INDICE



AIEA sezione di Paderno Dugnano a.i.e.a.padernodugnano@fastwebnet.it

COMUNICATO STAMPA COMITATO EURECO



Unione Sindacale Italiana Rimini usirimini@libero.it

ESPLOSIONE A TRIESTE IN UN CENTRO-SALUTE: FERITA UNA DONNA


Carlo Soricelli carlo.soricelli@gmail.com

STRAGE DI LAVORATORI NEL 2011 SUPERATI OGGI ANCHE I MORTI SUL LAVORO DEL
2008



S.I. Cobas Cremona cremona@sicobas.org

"SIAMO GLI SCHIAVI DI ESSELUNGA": A PIOLTELLO LA PROTESTA DEI LAVORATORI
DELLE COOPERATIVE


Associazione Voci della Memoria info@vocidellamemoria.org

APPELLO DA CASALE MONFERRATO: AIUTATECI !



Federico Giusti f.giusti@comune.pisa.it

ALTO TASSO DI SFRUTTAMENTO NEI CENTRI COMMERCIALI



Macchinisti Sicuri filippocufari@macchinistisicuri.info

LICENZIAMENTO DI SANDRO GIULIANI


Macchinisti Sicuri filippocufari@macchinistisicuri.info

PROSSIMA RIUNIONE DEL COMITATO PER IL REINTEGRO DI SANDRO GIULIANI



-----------------------



From: AIEA sezione di Paderno Dugnano a.i.e.a.padernodugnano@fastwebnet.it

To:

Sent: Thursday, December 01, 2011 1:05 PM

Subject: Comunicato Stampa Comitato Eureco



Buongiorno

vi invio il comunicato stampa a seguito dell' arresto di Giovanni Merlino
(titolare dell' Eureco di Paderno Dugnano) del Comitato a sostegno dei
Familiari delle Vittime e dei Lavoratori Eureco di cui fa parte anche AIEA.

Saluti

Lorena Tacco



"Comitato a sostegno delle famiglie delle vittime e dei lavoratori Eureco"

Comunicato stampa:

A seguito dell' arresto di Giovanni Merlino, titolare della Eureco, avvenuto
martedì scorso ad opera dei carabinieri del Nucleo operativo ecologico di
Milano e della Compagnia di Desio, a poco più di un anno di distanza dalla
tragedia in cui morirono quattro operai e tre rimasero gravemente ustionati,
il "Comitato a sostegno delle famiglie delle vittime e dei lavoratori
Eureco" esprime apprezzamento per le iniziative della Magistratura, nella
speranza che sia fatta piena e effettiva giustizia nei confronti di chi deve
rispondere di omicidio colposo e di traffico illecito di rifiuti e
violazioni in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro.

Il Merlino infatti, oltre ad aver avuto un altro morto in una sua azienda di
San Nazzaro di Burgundi (PV), sarebbe stato pienamente consapevole delle
gravi carenze di sicurezza nel suo impianto di Paderno Dugnano, aggravate da
un' opera di smaltimento illecito di rifiuti a fini di lucro.

Elementi questi che rendono gli omicidi Eureco simili a quelli della
ThyssenKrupp.

Ben sapendo che i giudici torinesi hanno indicato una nuova strada per la
Giurisprudenza, confidiamo che anche per la sentenza Eureco si possa
procedere col reato di "omicidio volontario".

Dolosamente e in nome del profitto, si continua a condannare a morte tanti,
troppi esseri umani utilizzando la crisi per ricattare i lavoratori più
deboli ed indifesi, come i precari e gli immigrati.

Inoltre nel settore dello smaltimento dei rifiuti, corruzioni e mafie
alimentano i fenomeni di inquinamento ambientale e di distruzione della
natura che avrà ripercussioni non solo nell' immediato ma soprattutto per le
future generazioni.

Ormai è evidente che le morti sul lavoro non sono una fatalità, ma hanno
precise responsabilità, ed i richiami del Presidente della Repubblica
manifestano il disagio di una nazione che, in Europa primeggia solo per l'
elevato numero delle morti sul lavoro.

I famigliari delle vittime ed i lavoratori coinvolti nella tragedia del 4
novembre 2010, oltre chiedere una "Giustizia Giusta", continuano a segnalare
il loro continuo dramma, infatti, da oltre un anno, non hanno nessun
sostentamento, licenziati dopo l' incendio, senza ammortizzatori sociali,
alcuni con problemi di sfratto, sono pressoché abbandonati dalle
istituzioni; i soli aiuti giungono dalla solidarietà di molti lavoratori e
da parte di cittadini legati ad alcune Associazioni e Comitati come il
nostro.

Cogliamo l' occasione per chi volesse contribuire a sostenere famigliari e
lavoratori Eureco di

inviare liberamente un bonifico presso il seguente IBAN postale, scrivendo
in causale: "solidarietà per lavoratori Eureco"

IT71P0760101600000009791656



Paderno Dugnano 30/11/2011

Per contatti: Mario 335 68 63 489



-----------------------



From: Unione Sindacale Italiana Rimini usirimini@libero.it

To:

Sent: Monday, December 12, 2011 12:22 AM

Subject: Esplosione a Trieste in un centro-salute: ferita una donna


Esplosione a Trieste in un centro-salute: ferita una donna
Una decina di persone è stata sentita dai carabinieri del comando di
Aurisina (Trieste) e dal PM

Matteo Tripani che indagano sull' esplosione avvenuta l' altra sera al
centro benessere Avalon, sul Carso triestino, che ha causato 13 feriti, fra
cui una donna in gravi condizioni.

La 37enne triestina, ancora ricoverata in rianimazione, è Sonia Pugnetti,
bagnina-istruttrice del centro benessere triestino.

Fra gli interrogati dai carabinieri, il titolare del welness center, il
manutentore dell' impianto di disinfezione dell' acqua della piscina e
diversi testimoni oculari.

Gli interrogatori proseguiranno e saranno sentite anche le persone rimaste
intossicate.

Stando agli investigatori saranno necessarie delle perizie tecniche e degli
approfondimenti specializzati per definire con chiarezza la causa dell'
esplosione delle due bombole di cloro, collocate in un locale esterno alla
piscina a poca distanza dalla vasca dove ieri stavano nuotando una decina di
clienti del centro benessere.

Certamente qualcosa è andato storto nell' impianto di miscelazione che
garantisce l' immissione del giusto mix di disinfettanti all' interno della
piscina del centro benessere.

Lo scenario che si è schiuso davanti agli operatori del 118 e ai vigili del
fuoco, accorsi per un' esplosione nell' esclusivo Centro Benessere triestino
Avalon, era raccapricciante.

"Non ho mai visto nulla del genere negli ultimi trent' anni", ha commentato
un vigile del fuoco, visibilmente scosso.

Poi, fortunatamente, a dispetto di quanto si poteva ritenere inizialmente,
il bilancio dell' esplosione di alcune bombole di cloro nel Centro benessere
Avalon, frequentato dalla Trieste bene, è stato più leggero: 13 feriti
complessivamente, una donna in maniera grave alle gambe e che ha riportato
una sub amputazione, un paio di persone intossicate in modo serio, altri
otto in modo più blando e altri due che non hanno nemmeno fatto ricorso alle
cure mediche.

Come ha fatto sapere il responsabile dei Pronto soccorso in città, Walter
Zalukar, Sonia Pugnetti, di 37 anni, di Trieste, sedeva a bordo vasca di una
delle piscine del complesso quando è stata investita dall' esplosione.

Era la persona più vicina al ripostiglio speciale dove vengono custodite le
bombole che rilasciano nell' acqua quantità misurate di cloro.

fonte: http://messaggeroveneto.gelocal.it


Esplosione all' Avalon, tre gli indagati
I due amministratori Paparo e Quinto e il manutentore Furlan accusati di
disastro colposo e lesioni gravissime.

Per queste ipotesi di reato riguardanti l' esplosione avvenuta mercoledì
sera nel centro benessere Avalon di Borgo Grotta Gigante in cui è rimasta
gravemente ferita l' istruttrice di nuoto Sonia Pugnetti, il PM Matteo
Tripani ha iscritto nel registro degli indagati i nomi dei due
amministratori della società proprietaria del centro: Michele Quinto, 50
anni, l' imprenditore-medico di Ronchi dei Legionari e il notaio di Trieste
Massimo Paparo, 59 anni.

Indagato anche il tecnico Stefano Furlan, titolare della ditta Acquatecnica
con sede in via Cologna 73/B, che fino all' altro pomeriggio ha gestito la
manutenzione della piscina e dell' impianto di purificazione delle acque. E
che due ore prima dell' esplosione era nel locale tecnico dell' Avalon per
un intervento di rabbocco delle sostanze.

I due amministratori che si sono rivolti agli avvocati Roberto Corbo e
Giorgio Borean, sono in pratica accusati di non aver posto in essere tutte
le misure preventive per evitare che l' esplosione si verificasse, mentre
Furlan avrebbe, secondo la procura, una responsabilità più diretta, in
quanto come manutentore è entrato nel locale tecnico due ore prima dell'
esplosione, ma anche nel corso della mattinata di mercoledì.

Intanto oggi saranno disposte dallo stesso magistrato inquirente due
perizie.

Gli accertamenti tecnici non ripetibili riguarderanno le cause dell'
esplosione, ma anche l' analisi sulle acque della piscina.

Acque che erano mantenute pure proprio attraverso il sistema che faceva
riferimento all' impianto posto all' interno del locale tecnico dove si è
verificata l' esplosione.

Insomma si cercherà di capire se prima dell' esplosione c' è stata una
fuoriuscita anomala di cloro il cui odore era stato percepito in tutta l'
area del centro benessere.

Solo in un secondo momento, così emerge dagli accertamenti dei vigili del
fuoco, si è diffuso il vapore di cloro dall' odore pungente e nauseabondo.

Fatto questo, che secondo la ricostruzione, aveva indotto Sonia Pugnetti ad
andare a verificare nel locale tecnico l' esistenza di eventuali guasti.

Ma proprio in quel momento c' è stata l' esplosione: una bomba che ha
sfondato le finestre e la porta del locale tecnico. Il gas bollente ha
investito la donna che è stata, così risulta dagli atti, colpita a una gamba
anche dalla porta metallica.

"Da parte della società Avalon non c' è alcuna responsabilità. Le iscrizioni
nel registro degli indagati rappresentano un atto dovuto per poter
effettuare gli accertamenti tecnici non ripetibili", ha dichiarato l'
avvocato Borean.

Si è intanto saputo che nelle prossime ore il PM Tripani acquisirà la
documentazione clinica relativa alle persone che mercoledì sera e anche l'
altra mattina si sono rivolte al pronto soccorso a causa dell'
intossicazione provocata dai vapori di cloro.

Anche loro verranno indicate come parti offese nel procedimento avviato a
carico dei due amministratori e del tecnico.

Ma sono in corso altri accertamenti.

Infatti ieri mattina alcuni carabinieri della stazione di Prosecco hanno
effettuato un nuovo sopralluogo nel centro benessere di Borgo Grotta
Gigante.

Sono stati acquisiti altri documenti ritenuti essenziali all' inchiesta.

La Avalon è una società a responsabilità limitata. Nel mese di marzo del
1998 è stata iscritta nei registri della Camera di commercio. Oggetto
sociale, così emerge dalla visura, è la fornitura di servizi alla persona
nel campo del fitness e la gestione di impianti sportivi e ricreativi oltre
alla conduzione di palestre, centri di estetica, medici e di riabilitazione.

Il capitale sociale versato ammonta a 33mila 600 euro.

I dipendenti registrati sono 15.

I due amministratori, con identici poteri, sono Michele Quinto e Massimo
Paparo.

Entrambi risultano essere stati nominati nel mese di novembre del 2007.

fonte: http://ilpiccolo.gelocal.it

dicembre 2011



-----------------------



From: Carlo Soricelli carlo.soricelli@gmail.com

To:

Sent: Monday, December 12, 2011 6:38 PM

Subject: Strage di lavoratori nel 2011 superati oggi anche i morti sul
lavoro del 2008



Nel Comunicato, sono a darvi la terribile situazione delle morti sul lavoro:
oggi sono stati superati i morti dell' intero 2008. E' dalla sua nascita nel
1 gennaio 2008 che l' Osservatorio non registra tanti morti sul lavoro.

Carlo Soricelli

Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro

Attivo dall' 1 gennaio 2008 in ricordo dei sette lavoratori della
Thyssenkrupp

e di tutti i lavoratori morti sul lavoro



COMUNICATO STAMPA del 12/12/2011



SUPERATI ANCHE I MORTI DELL' INTERO 2008



Oggi 12 dicembre 2011 con 638 morti sui luoghi di lavoro e 1.110 (stima
minima) se si sommano i lavoratori morti in itinere e sulle strade,
registriamo + 7,4% sull' intero 2010, alla fine dell' anno arriveremo ad un'
aumento di oltre 10%, e su un dato certo, quello dei morti sui luoghi di
lavoro rilevati e archiviati giornalmente dall' Osservatorio dall' 1 gennaio
2008. Alla fine dell' anno si stimano complessivamente oltre 1.160 morti
contro i 1.080 del 2010. Un andamento veramente sconsolante, anche rispetto
al pessimo 2010 dove a fine anno registrammo +5,5 rispetto al 2009. Si torna
così indietro di 4 anni in quest' autentica emergenza sociale: il 20
novembre sono stati superati i morti sui luoghi di lavoro dell' intero 2010,
il 2 novembre quelli dell' intero 2009.

In questo momento 12 regioni hanno già eguagliato o superato, alcune con
percentuali superiori al 100%, i morti sui luoghi di lavoro dell' intero
2010. Le altre regioni stanno avendo un calo molto contenuto rispetto ad un
pessimo 2010.

Su queste tragedie non è possibile nessuna distinzione tra amministrazioni
di Centro-Destra o di Centro-Sinistra. Dai dati raccolti dall' Osservatorio
emerge in modo molto evidente che il calo sulle morti sul lavoro che le
statistiche ufficiali registrano (ma non l' Osservatorio) è dovuto
soprattutto al calo delle morti nell' itinere e dei lavoratori che lavorano
sulle strade e questo senza merito di alcuno ma solo ai mezzi di trasporto
tecnologicamente più sicuri.

Per fortuna anche i lavoratori acquistano automobili più sicure una volta
rottamate le vecchie: quando le statistiche ufficiali parlano di calo
occorre pensare soprattutto a quest' aspetto.

E questo cosa significa ? Che nessuna Istituzione nazionale o locale si è
occupata in modo continuativo e articolato delle morti sul lavoro che
portano il lutto in tantissime famiglie.

Solo la presenza del Sindacato in un luogo di lavoro sembra produrre effetti
positivi sugli infortuni sul lavoro.

Il tanto vituperato sud ha complessivamente un andamento migliore del
centro-nord. E non si parli di "indice occupazionale" per giustificare la
differenza tra le regioni. "L' indice occupazionale" è una "balla" da
spendere verso l' opinione pubblica per giustificare un cattivo andamento
locale su questo fronte. Regioni del centro-nord considerate civilissime
sotto molti altri aspetti, compresa quella dell' Osservatorio, con
amministrazioni di destra o di sinistra, hanno un numero incredibile di
morti sul lavoro, non nelle Fabbriche come si è portati a credere, ma in
agricoltura, in edilizia e nei servizi alle imprese.

Anche in una provincia altamente industrializzata come quella di Brescia,
che guida da diversi anni la triste classifica delle morti sui luoghi di
lavoro, gli infortuni mortali sono soprattutto tra edili e agricoltori. E
edili e agricoltori ci sono in eguali misure in tutto il paese.

"L"indice occupazionale" non ha neppure un valore statistico: a morire per
oltre il 60% sono anziani agricoltori e edili che lavorano in nero o grigio
In agricoltura, che registra da sola il 33% di tutte le morti sul lavoro,
tantissime vittime sono pensionati, schiacciati dal trattore che si ribalta
e li travolge. Sono 131 in Italia dall' inizio dell' anno gli agricoltori
uccisi dalla bara in movimento che è il trattore. Questi lavoratori non sono
neppure considerati morti sul lavoro perché già in pensione: spesso,
lavorando sui campi, cercano solo di arrotondare le loro magre pensioni e
che hanno il merito di coltivar tantissime aree del paese che altrimenti
sarebbero abbandonate e in preda all' incuria e ai disastri ambientali. Ma
la cosa che fa indignare di più è che basterebbe poco per salvare loro la
vita con interventi mirati sulla cabina per evitare che siano sbalzati fuori
dal trattore, nel caso di manovre sbagliate.

In edilizia a morire sono giovani edili meridionali e stranieri anche nei
cantieri del centro-nord: in aziende piccolissime, che lavorano spesso con
commesse ottenute in sub appalto in nuove costruzioni, o in ristrutturazioni
di case e appartamenti. Alcuni edili lavorano in nero e talvolta il
"padrone" neppure esiste: ci sono pensionati o lavoratori che svolgono altre
attività autonomamente, e senza responsabilità di terzi, mettendosi a fare
lavori pericolosi in agricoltura, edilizia, giardinaggio, ecc. Molti s'
improvvisano giardinieri e muoiono travolti dall' albero che segano o
cadendo dall' albero che stanno potando. Altri s' improvvisano elettricisti,
o muratori che vanno sui tetti senza impalcature a dare una mano ad un
familiare, o all' amico e cadono al suolo sfracellandosi. Tutte queste
tragedie non hanno nessuna copertura assicurativa.

E si potrebbe continuare con una casistica molto corposa. La mancata
esperienza e della dotazione di strumenti sicuri, in lavori rischiosi,
provocano delle autentiche carneficine.

E' un aspetto controverso, ma è giusto denunciarlo se si vogliono salvare
vite umane e far comprendere che ci sono lavori pericolosissimi che non si
possono improvvisare, e che chi li fa, o li fa fare, si assume tutte le
responsabilità del caso quali denunce penali e pagamento dei danni ai
familiari delle vittime. Noi consideriamo anche queste vittime "morti sul
lavoro".

Anche in questi casi l' INAIL, non essendo assicurati all' Istituto, non li
annovera tra i propri "morti sul lavoro": come del resto non lo sono gli
anziani agricoltori e i militari e in tantissime altre situazioni che non
stiamo ad elencare.

Altra cosa sono i tantissimi "sfruttatori" che speculano su poveri immigrati
e italiani bisognosi di lavorare, artigiani o piccole imprese che hanno
lavoratori in nero, in grigio, o assunti regolarmente con contratti precari
e stipendi da fame, ma che lavorano anche 10 o 12 ore al giorno mettendo
così a rischio la propria vita. Lavorano col ricatto del licenziamento, mai
esplicitato, ma che incombe sulle loro teste per tantissimi aspetti
lavorativi, comprese le contestazioni sulla mancanza di "Sicurezza". A volte
sono proprio i proprietari della piccola impresa a morire per infortuni sul
lavoro. Se si esclude l' agricoltura che ha aspetti particolari, si muore
per la maggior parte nelle piccole e piccolissime aziende, nei servizi alle
imprese e nei cantieri. Nelle aziende sindacalizzate, nonostante gli
occupati siano milioni, le morti sui luoghi di lavoro sono pochissime,
intorno al 2-3% sul totale.

In questi giorni si parla di un aumento dell' età della pensione: vorrei
ricordare che oltre il 25% di tutti i morti sui luoghi di lavoro ha oltre 60
anni: è disumano far continuare a lavorare persone in età avanzata che
svolgono lavori faticosi e pericolosi. Vuol dire far aumentare in modo
vertiginoso le morti sul lavoro.

Anche i giovani lavoratori precari senza il diritto di contestare la mancata
"Sicurezza" pena il licenziamento, pagano un prezzo elevatissimo di sangue.
Poi ci sono le morti in itinere e sulle strade che ogni anno sono
percentualmente dal 50 al 55% di tutte le morti sul lavoro e anche in questo
caso sono possibili interventi mirati per prevenirle.

Qui sotto l' andamento regionale e provinciale delle morti sui luoghi di
lavoro.



Carlo Soricelli

Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro.

per approfondimenti http://cadutisullavoro.blogspot.com

Sostieni L' Osservatorio su Facebook



SITUAZIONE SUL TERRITORIO

Qui sotto la situazione in ogni regione comparata con i morti sui luoghi di
lavoro di tutto il 2010.

Piemonte: 48 morti +71,4% rispetto a tutto il 2010 (28)

Liguria: 15 morti pari a tutto il 2010 (15)

Val d' Aosta: 3 morti pari a tutto il 2010

Lombardia: 73 morti -9,8% rispetto a tutto il 2010 (81)

Trentino Alto Adige: 22 morti -31,2% rispetto a tutto il 2010 (32)

Friuli Venezia Giulia: 12 morti +71,4% rispetto a tutto il 2010 (7i)

Veneto: 47 morti -11,3% rispetto a tutto il 2010 (53)

Emilia Romagna: 53 morti +32,5% rispetto a tutto il 2010 (40)

Toscana: 41 morti +41,3% rispetto a tutto il 2010 (29)

Marche: 18 morti +28,5% rispetto a tutto il 2010 (14)

Umbria: 17 morti +142% rispetto a tutto il 2010 (7)

Abruzzo: 27 morti +28,5% rispetto a tutto il 2010 (21)

Lazio: 42 morti pari a tutto il 2010

Molise: 4 morti +33% rispetto a tutto il 2010 (3)

Campania: 38 morti -20,8% rispetto a tutto il 2010 (48)

Puglia: 38 morti -15,5 % rispetto a tutto il 2010 (45)

Calabria: 20 +11% rispetto a tutto il 2010 (18)

Basilicata: 5 morti -16,6% rispetto a tutto il 2010 (6)

Sicilia: 42 morti pari a tutto il 2010

Sardegna: 22 morti -8,3% rispetto a tutto il 2010 (24)



LE PROVINCE CON PIÙ DI 5 MORTI SUI LUOGHI DI LAVORO

Brescia 20, Torino 17, Roma 15, Bolzano e Milano 14, Bologna e Frosinone 12,
Chieti 11, Vicenza, Venezia L' Aquila, Bergamo, Catania,
Barletta-Andria-Trani, Perugia, Napoli e Reggio Emilia 10, Savona e
Benevento 9, Ragusa, Lecce, Foggia, Macerata, Arezzo, Trento, Padova e Cuneo
8, Salerno, Treviso, Avellino, Firenze, Cosenza, Viterbo e Latina 7, Terni,
Trapani, Piacenza, Parma, Como, Catanzaro, Oristano 6, Rovigo, Messina,
Palermo, Bari, Alessandria, Brindisi, Nuoro, Cagliari, Caserta, Grosseto,
Livorno, Forlì-Cesena, Mantova, Varese, Asti, Udine 5.


NOTA

Nel numero totale delle vittime segnalate mancano i lavoratori morti sulle
strade, autostrade, IN itinere e i militari morti in Afghanistan, con questi
si arriva a sfiorare I 1.100 morti sul lavoro dall' inizio dell' anno (stima
minima).



-----------------------



Inviato da: S.I. Cobas Cremona cremona@sicobas.org

Data: Lun 12 Dic 2011 7:19 pm

Oggetto: "Siamo gli schiavi di Esselunga": a Pioltello la protesta dei
lavoratori delle cooperative


da il Fatto Quotidiano

http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/12/11/siamo-schiavi-esselunga-pioltello



"Siamo gli schiavi di Esselunga": a Pioltello la protesta dei lavoratori
delle cooperative


Molta fatica, nessun diritto, e chi si ribella rischia il licenziamento.

Nella cittadina dell' hinterland milanese sfilano i dipendenti del consorzio
Safra, che gestisce il magazzino centrale della catena di supermercati
creata da Bernardo Caprotti

Lingue di Paesi lontani. Unite in un solo messaggio: basta sfruttamento. Gli
operai delle cooperative del consorzio Safra che lavorano ai magazzini
Esselunga di Pioltello lo gridano più volte, mentre percorrono le strade
della cittadina a est di Milano. In un corteo partito dalla stazione. Poche
centinaia di metri più in là dei capannoni dove ogni giorno si spaccano la
schiena a caricare tir diretti verso i supermercati di tutto il Nord Italia.

Per qualche ora, ieri pomeriggio, lasciano il presidio che da due mesi sta
fisso davanti ai cancelli. Per chiedere condizioni di lavoro più umane e il
reintegro di 15 operai licenziati. Che negli ultimi giorni sono diventati
20. Più altri tre a rischio, visto l' avvio delle procedure disciplinari.
Una cinquantina i lavoratori del consorzio Safra, in testa al corteo. Tutti
stranieri. C' è Arslan che viene dal Pakistan. Sayem invece arriva dal
Bangladesh. Luis è peruviano. Woryonwon della Liberia. Ci sono anche gli
operai dell' Alma Group e di altre cooperative che lavorano per l' azienda
di Bernardo Caprotti. Con loro altre mille persone. I lavoratori della
Jabil, industria elettronica che a Cassina de' Pecchi sta per chiudere, con
oltre 300 dipendenti che verranno lasciati a casa. E gli operai di
cooperative che hanno appalti in altre aziende della zona. Finte
cooperative, le chiamano.

Perché dovresti essere socio, ma finisci per essere schiavo. Con loro gli
attivisti della sinistra radicale milanese e gli esponenti del centro
sociale Vittoria che, insieme al sindacato Si Cobas, sostengono la lotta sin
dall' inizio.

Le forze dell' ordine controllano il corteo. Perché non si ripetano gli
incidenti di due settimane fa, quando davanti all' ingresso dei magazzini se
le sono suonate. Operai in presidio che picchettavano. Contro operai che
volevano entrare a lavorare. Questa volta gli agenti non devono intervenire
Il corteo sfila pacifico. "Unità" è una delle parole più urlate.

Sui balconi delle case vicino alla stazione le parabole intercettano i
segnali tv di altre parti del mondo. Qualcuno si affaccia alla finestra per
fare una foto. Anche lui immigrato. Il corteo passa per Pioltello vecchia.

Poi arriva al Satellite. Casermoni dei primi anni Sessanta che allora
accoglievano chi veniva dal Meridione per un posto in fabbrica. E che oggi
sono affollati di stranieri. Palazzi fatiscenti, dove gli immigrati sono il
60-70% degli inquilini. Tre volte la media di Pioltello, il secondo Comune
in Italia per percentuale di residenti provenienti da altri Paesi. Fuori dal
suo negozio il fruttivendolo all' angolo osserva la manifestazione. Anche
lui arriva da lontano. Pachistano, come Ahmed, 25 anni, uno dei licenziati
che in testa al corteo prende in mano il megafono: per un istante
sostituisce l' italiano stentato con la sua lingua, così incita i colleghi.

Dal bordo della strada un gruppo di italiani non più giovani guarda
striscioni e bandiere. Dicono che a Pioltello la convivenza con gli
stranieri non crea particolari problemi. Nessun fastidio nemmeno per la
protesta. Ci rivedono le lotte di tanti anni fa, quando erano loro a
sentirsi sfruttati.

Due ragazzi fanno avanti e indietro, veloci con in mano secchio e
scopettone. Appiccicano manifesti contro il caporalato e a favore del
boicottaggio di Esselunga. L' azienda finora si è tenuta fuori dalla
vicenda.

Ha continuato a ripetere: sono affari che riguardano Safra e i suoi operai,
non noi. Ma chi manifesta non la pensa così. "Questa gente fa un servizio a
Esselunga. L' azienda deve intervenire per garantire condizioni lavorative
migliori ed evitare i licenziamenti", dice Diana De Marchi, membro Pd del
Consiglio provinciale di Milano. Che dieci giorni fa ha approvato
all' unanimità una mozione che chiede al presidente Guido Podestà e all'
assessore a Industria e Lavoro Paolo Giovanni Del Nero di attivarsi per
predisporre un tavolo di confronto a cui si siedano, oltre ai rappresentanti
di Safra e dei lavoratori, anche i dirigenti del gruppo di Caprotti.
L' accordo, però, è ancora lontano. Anzi, il timore è che nei prossimi
giorni il numero dei licenziati salga a 23. Una ritorsione contro le
proteste, dicono gli operai. Vanno tutti reintegrati, altrimenti non si leva
il presidio. Il corteo finisce lì, alla tenda di fronte ai cancelli. Ormai è
buio. Un tè bollente per riscaldarsi. Prima che l' assemblea decida le
prossime mosse.



IL VIDEO DELLA PROTESTA (PRIMA PARTE)

http://www.youtube.com/watch?v=5V2qM4DFezU&feature=player_embedded



IL VIDEO DELLA PROTESTA (SECONDA PARTE)

http://www.youtube.com/watch?v=VrfzQnXfdSY&feature=player_embedded



S.I. Cobas

Coordinamento Provinciale di Cremona

Via Mazzini, 24 - 26010 Bagnolo Cremasco (CR)

Apertura sede sindacale martedì e giovedì dalle ore 17.00 alle 19.00

Per appuntamenti tel.3335986270 - 0373473214 -

cremona@sicobas.org
slaicobascremona@gmail.com
http://www.youtube.com/user/slaicobascremona
www.sicobas.org



-----------------------



From: Associazione Voci della Memoria info@vocidellamemoria.org

To:

Sent: Wednesday, December 14, 2011 9:47 PM

Subject: Appello da Casale Monferrato: aiutateci !



Siamo quelli che lottano per avere Giustizia.

Siamo quelli che hanno buona Memoria di ciò che è stato.

Siamo quelli che non sono in vendita.


Il comune di Casale Monferrato, con in testa il suo sindaco Giorgio Demezzi,
sembra voler ritirare la costituzione di parte civile nel processo Eternit,
a dibattimento concluso e a due mesi dalla sentenza in cambio del denaro
offerto (18 milioni di euro) dall' imputato per
strage Schmidheiny nel consiglio comunale che si terrà a casale Monferrato
venerdì 16 dicembre alle ore 21.00.

Il processo è sicuramente il più importante procedimento penale in materia
di lavoro (forse secondo solo al caso Union Carbide Bhopal in india) mai
celebrato al mondo.

I morti nel processo sono oltre 1.600 solo a Casale Monferrato (su 37.000
abitanti, altri 200 dovrebbero costituirsi in un eventuale Eternit bis) e
circa 3.000 in tutto, dal dicembre 2009 a oggi si registrano circa 129 nuovi
casi di mesotelioma, il picco di mortalità è previsto verso il 2020-2025.

Noi siamo diversi da chi riesce a fare transazioni con chi è imputato di
disastro ambientale doloso e permanente essendo ritenuto responsabile di una
strage, noi siamo quelli che hanno un cuore oltre che un cervello: non
lasciateci soli e aiutateci!



http://www.globalproject.info/it/in_movimento/La-tragedia-di-Casale-Monferrato-venduta-al-suo-carnefice/10284

Associazione Voci della Memoria

Sito:
http://vocidellamemoria.org/
Su Facebook:

http://it-it.facebook.com/group.php?gid=112085158810040



-----------------------



NOTA BENE

Riporto anche la seguente "lettera dal fronte" di Federico Giusti, anche se
l' assemblea citata è già avvenuta, perché ritengo molto significativo il
testo della convocazione (vedi anche mail di S.I. Cobas Cremona)

M.S.



Da: Federico Giusti f.giusti@comune.pisa.it

Data: Mer 14 Dic 2011 4:26 pm

A:
Oggetto: Alto tasso di sfruttamento nei centri commerciali


La condizione di sfruttamento dei lavoratori italiani e migranti nella
grande distribuzione il caso delle cooperative negli ipermercati denunce e
rivendicazioni


oggi, 14 dicembre ore 1715

via san lorenzo 38 pisa

sede confederazione cobas

interverranno lavoratori degli ipermercati

info 3498494727

a seguire il testo di convocazione


Alto tasso di sfruttamento nei centri commerciali


Riportiamo la lettera scritta da un lavoratore di una cooperativa che opera
per conto di un grande supermercato, la testimonianza ci fa conoscere una
realtà basata sullo sfruttamento selvaggio della forza lavoro. Cose di
ordinaria amministrazione nel commercio alle quali, almeno noi, non
intendiamo piegarci.

Per questa ragione stiamo organizzando presidi davanti ai principali centri
commerciali della provincia di Pisa in difesa dei lavoratori e delle
lavoratrici.

Cittadino\a leggi con attenzione e scopri cosa si cela dietro alle
scintillanti luci natalizie dei centri commerciali



Lavoro per una Cooperativa di carico-scarico merci ai magazzini centrali di
una grande catena di supermercati, orari e ritmi massacranti, zero diritti,
disponibilità totale, orari imposti la sera per la mattina, ... o la mattina
per il giorno stesso (o la notte).

La "produttività", misurata in numero di "colli" prelevati e caricati, e
controllata e se non raggiungi obiettivi giornalieri minimi ti riprendono
chiedendo spiegazioni e se non ubbidisci arrivano i rapporti, le multe ....

Ti inducono così a mantenere ritmi di lavoro sempre al limite della
sopportabilità , se poi ti infortuni è scontato che tu dica di esserti fatto
male altrove.

La paga, formalmente oraria, è praticamente a cottimo, in base a quanta
merce riesci a caricare sui bancali in un turno di lavoro di 6 ore.

La timbratura di entrata deve avvenire 10 minuti prima di inizio turno,
quella di uscita nei 10 minuti successivi, il tempo per cambiarsi e
indossare la divisa non viene conteggiato nell' orario di lavoro, anzi la
divisa te la devi lavare e stirare da te. Non c' è né mensa, né si ha
diritto a buoni pasto: i turni sono infatti formalmente di 6 ore, non
prevedono quindi la pausa pranzo.

Di fatto però quando c' è molto lavoro, si fanno anche doppi turni (12 ore
consecutive) e mangiare diventa un optional. Non esistono locali mensa, non
esiste il diritto al buono pasto, e se dallo scaffale prendi anche un
merendino con la data di consumazione in scadenza sei licenziato !

La forma contrattuale è quella di "socio lavoratore" di cooperativa, ma ci
sono anche gli interinali, i lavoratori a progetto, i part time a 15 ore.

A discrezione del capo turno, se c' è lavoro ti fermi ore in più (senza
neanche chiedere, te lo dicono e basta), se non c' è lavoro vai a casa prima
(perdendo così delle ore di paga).

In questo tipo di lavoro il ricambio degli operai della cooperativa è
altissimo: i lavoratori, spesso e volentieri migranti, rimangono in media
qualche mese, poi scappano o vengono "indotti" a lasciare... ma per loro la
questione principale è quella legata al permesso di soggiorno, che diventa
quasi un' arma di ricatto implicita per far accettare qualsiasi condizione.

Questa è la condizione di chi opera all' interno delle piattaforme che sono
le strutture adibite la rifornimento dei vari supermercati (ogni catena ha
una sua piattaforma che di solito organizza la distribuzione su due
regioni), piattaforme dove non operano solo dipendenti del gruppo (o del
marchio) ma cooperative in appalto e lavoratori interinali.

La SICUREZZA è pari a ZERO, pura formalità: ci sono bancali vecchi e mezzi
rotti sospesi a 7 metri di altezza, che i carrellisti caricano col muletto
ad una velocità impressionante col rischio di farli cadere su altri
lavoratori. Dove non c' è il muletto ti contano quanti pezzi porti a posto e
se scendi sotto la media sono dolori. Tutto ciò comporta elevato rischio di
incidenti e infortuni. La stessa denuncia di infortuni sul lavoro ha
comportato per alcune lavoratrici l' inizio di un calvario tra richiami
orali e scritti, rapporti disciplinari anche per semplici ritardi di un
minuto, giorni di sospensione e una pressione psicologica che ha determinato
stati di ansia, depressione e paure.



Quanto vi abbiamo appena descritto accade ogni giorno nei centri commerciali
italiani, sono i lavoratori invisibili, spesso immigrati per i quali lo
sfruttamento selvaggio equivale al permesso di soggiorno. lavoratori e
lavoratrici con una paga da fame a 6,99 euro lordi all' ora.



E per gli italiani c' è sempre qualche cartella esattoriale di Equitalia
pronta a succhiarti il sangue !


Rompiamo la gabbia dello sfruttamento nel commercio! lavoro, diritti,
dignità , condizioni di vita degne di questo nome !



-----------------------



From: Macchinisti Sicuri filippocufari@macchinistisicuri.info

To:

Sent: Thursday, December 15, 2011 11:01 AM

Subject: Licenziamento di Sandro Giuliani



Riceviamo da Sandro Giuliani e volentieri inoltriamo ...



"Vi informo che nell' udienza del 7 dicembre scorso il giudice ha disposto
un rinvio al prossimo 30 aprile. Le motivazioni sostanzialmente addotte
dall' azienda sono quelle scritte sulla sua memoria difensiva ossia che io
avrei la pretesa che le norme di sicurezza prevalgano sulle circolari dell'
impresa. Giudicate voi.

Il giudice non mi ha ammesso i testimoni (ne avevo citato 80) riferendo che
non era necessario e ciò dovrebbe essere un buon segno.

Vi informo anche che venerdì sera su LA7, nella trasmissione "Piazzapulita"
ci sarà la presidente del comitato dei pendolari che leggerà una lettera sul
servizio che riceve. Pare prometta cose interessanti.

Ciao
Sandro"



-----------------------

Da: Macchinisti Sicuri filippocufari@macchinistisicuri.info

A:
Data: 16/12/2011 10.36

Ogg: Prossima riunione del comitato per il reintegro di Sandro Giuliani



RIUNIONE DEL COMITATO PER IL REINTEGRO DI SANDRO GIULIANI

LUNEDI' 19 DICEMBRE, ORE 10:30

AL BAR "GEMELLI" DAVANTI ALLA STAZIONE DI ROMA TERMINI, IN VIA GIOLITTI

Lo scorso 7 dicembre si è svolta la prima udienza presso il tribunale di
Roma per il ricorso presentato da Sandro, assistito dal prof. Alleva, volto
ad ottenere sulla base dell' articolo 18 dello statuto dei lavoratori
(giusta causa) il reintegro sul posto di lavoro del nostro collega
assurdamente e ingiustamente licenziato il 21 gennaio 2011.

La giudice dottoressa Daniela Bracci ha convocato una nuova udienza per il
prossimo 30 aprile, ore 11.00.

Dal 1 marzo il nostro collega non percepirà più nemmeno la modesta indennità
di disoccupazione prevista per i lavoratori ultracinquantenni.

Come già concordato in precedenti riunioni, il comitato ha deciso di far
partire una raccolta di fondi per assicurare al nostro collega una
solidarietà fattiva e la possibilità di contare su un minimo di reddito.

La riunione deciderà le modalità della raccolta a cui tutti potranno
contribuire a partire da questo Natale.

Ricordiamo che le spese legali sostenute da Sandro vengono coperte grazie al
contributo della cassa di solidarietà dei ferrovieri.

Partecipate numerosi



COMITATO PER IL REINTEGRO DI SANDRO GIULIANI

Prossima riunione del comitato per il reintegro di Sandro Giuliani

*Riunione del comitato
per il reintegro di Sandro Giuliani
Lunedì 19 dicembre, ore 10:30
Al Bar "Gemelli" davanti alla Stazione di Roma Termini, in via Giolitti*

****

Lo scorso 7 dicembre si è svolta la prima udienza presso il tribunale di roma per il ricorso presentato da Sandro, assistito dal prof. Alleva, volto ad ottenere sulla base dell'articolo 18 dello statuto dei lavoratori (giusta causa) il reintegro sul posto di lavoro del nostro collega assurdamente e ingiustamente licenziato il 21 gennaio 2011.

La giudice dottoressa Daniela Bracci ha convocato una nuova udienza per il prossimo 30 aprile, ore 11.00.

Dal 1 marzo Il nostro collega non percepirà più nemmeno la modesta indennità di disoccupazione prevista per i lavoratori ultracinquantenni.

Come già concordato in precedenti riunioni, il comitato ha deciso di far partire una raccolta di fondi per assicurare al nostro collega una solidarietà fattiva e la possibilità di contare su un minimo di reddito.

La riunione deciderà le modalità della raccolta a cui tutti potranno contribuire a partire da questo natale.

Ricordiamo che le spese legali sostenute da Sandro vengono coperte grazie al contributo della cassa di solidarietà dei ferrovieri.

*Partecipate numerosi*



COMITATO PER IL REINTEGRO DI SANDRO GIULIANI