sabato 22 dicembre 2007

A proposito di morti sul lavoro

A proposito di morti sul lavoro
La tragedia che si è consumata in questi giorni a Torino, ha colpito e indignato l'Italia intera.
I giornali ne hanno riempito le prime pagine, le televisioni le edizioni dei tg, scavando nella rabbia e nel dolore dei protagonisti, i quali hanno urlato a gran voce che i riflettori non devono spegnersi su questa vicenda.
E' stata aperta una sottoscrizione in tutta Italia a sostegno delle famiglie.
E' stato chiesto che le rendite inail vengano corrisposte al più presto e che sia dato un posto di lavoro alle vedove, trattandosi di nuclei monoreddito.
Che delle figure professionali supportino psicologicamente i familiari per elaborare la perdita.
Che si avvii una rapida inchiesta per un rapido processo.
Come tutti, anch'io ho provato indignazione, anche più di altri; anch'io ho provato pena, così tanta che ho dovuto spegnere il televisore per non sentirne più parlare. Per sensibilità ci si può immedesimare nel dolore altrui, ma viverlo sulla propria pelle è tutt'altra cosa.
Non è facile accettare la morte, mai. Ancora meno se si tratta di una morte improvvisa. Ancora peggio se è una morte ingiusta: come ingiusta è quella che si trova sul posto di lavoro.
Come ingiusta è quella che hanno trovato in questi giorni i cinque operai della Thyssen , avvolti dalle fiamme. Come ingiusta è quella che ha trovato mio marito il 18aprile 2006 nell'Ilva di Taranto, avvolto in una nube di gas, che ha stravolto la mia vita e quella dei miei figli.
Per noi non c'è stato nessun supporto psicologico.
Per noi la sottoscrizione l'hanno fatta i suoi colleghi, che hanno sostenuto lo sciopero più lungo mai registrato in Ilva, 32 ore, con l'80% di adesione. Ma i giornali e le televisioni nazionali non se ne sono accorti,impegnati a raccontare i dettagli della celebrazione di un'importante anniversario della monarchia inglese.
Hanno scioperato perché gli volevano bene e perché non ne potevano più dei continui incidenti che avvengono in quello che è il più grande stabilimento siderurgico d'Europa.
Perché l'Ilva da sola ha mietuto 40 MORTI dal '93 ad oggi e i feriti non si contano. E non fanno notizia.

La rendita che percepisco è ancora parziale, l'Inail non ha ancora aggiornato i calcoli.
Io non ho un posto di lavoro, la nostra era una famiglia monoreddito.
La situazione processuale, dopo 20 mesi, è ancora in un limbo che si chiama "fase d'inchiesta".
Vittime e familiari di Torino hanno la mia solidarietà e li abbraccio idealmente tutti,compresi i compagni di lavoro che si battono per i diritti di chi non c'è più.
L'unica polemica che vorrei sollevare è nei confronti degli organi d'informazione, che "cavalcano l'onda" delle notizie, sfruttando il dolore di chi lo vive per stimolare l'attenzione di chi ascolta.
E il dolore e la rabbia inducono a raccontare. E queste storie sono per certi versi simili, accomunate dall'impossibilità di trovare un lavoro diverso,più a misura umana. E tante storie sono sconosciute, come quella di Vito Antonio, di Natale,di Andrea e di Domenico, tutti deceduti
in Ilva dopo mio marito, e che non hanno avuto voce per essere raccontate.
Ed é per il rispetto di tutti coloro che sono morti sul posto di lavoro(non solo in Ilva) che ho pudore a scendere in particolari toccanti, quando mi viene chiesto di raccontare la storia che mi riguarda.
Lo scorso giovedì sono stata invitata nella trasmissione di rai2 "AnnoZero", incentrata sulla vicenda di Torino.
Oltre a parlare dell'incidente di mio marito, non mi è stato permesso di parlare dell'Associazione12giugno, che abbiamo costituito con altri familiari di vittime Ilva e che intendiamo estendere su tutto il territorio nazionale per tutte le vittime sul lavoro. Per noi è uno
strumento per reagire collettivamente al dolore e cercare di scongiurare altre morti.Ci proponiamo di sensibilizzare in modo sistematico l'opinione pubblica su questa piaga che riguarda tutti.
Ci sosteniamo a vicenda nelle udienze durante il lungo iter processuale.

Forse sarebbe stata una notizia utile per qualcuna di quelle famiglie "senza voce".
Appoggiamo dunque le richieste fatte a gran voce dagli amici di Torino, ma vorremmo fossero adottate automaticamente per tutti i casi di morti e invalidati gravi sul lavoro, senza misure straordinarie, perché ogni vittima ha la sua dignità ed ogni famiglia il suo dolore.
Franca Caliolo dell'associazione 12 giugno Taranto Brindisi

morte alla fiat sata. quanta ipocrisia

morte alla fiat sata. quanta ipocrisia

lo slai cobas per il sindacato di classe puglia basilicata esprime la
sua solidarietà alla famiglia del'operaio Simeone
"ucciso" dentro i cancelli della fiat sata e il suo appoggio alle
iniziative di lotta dichiarate
ma nello stesso tempo non possiamo che esprimere tutta la nostra
indignazione per le ipocrite reazioni che assistiamo da parte della
Fiat,delle istituzioni e delle OO:SS presenti attualmente in fabbrica
anche in questo caso come è avvenuto alla Tyssen, come avviene nelle
fabbriche in cui siamo presenti dall'Ilva alla dalmine dall'enichem si
tratta non di tragica fatalità ma di una sorta di morte annunciata
la verità è che ora si muore anche alla Fiat, si era rischiato alcune
settimane fa a mirafiori, è morto un operaio alla fiat cassino non più
di due settimane fa
ritmi, precarietà lavoro in ogni condizione, ricatto dei capi massima
produzione, inosservanza delle norme della 626 sono diventae la regola e
non l'eccezione anche alla fiat sata
alla tragedia della morte, si aggiunge la morte lenta delle malattie
professionali provocate dal ciclo produttivo
dove sono gli organi ispettivi ?
quante ispezioni sono state fatte nell'ultimo anno nella fiat e
nell'appalto ? come e da chi sono state fatte ? con quali risultati ?
che dire della asl - abbiamo recentemente denunciato come e con quale
esito ad esempio la asl di Venosa ha fatto
le ispezioni sul tmc 2, comminando una multa di 1032 euro alla fiat
laddove per le stesse cose a torino giudice guariniello abbiamo avuto 68
condanne di dirigenti - quali controlli ha mai realmente fatto in sata,
appalto ecc.?
e la tanto invocata magistratura ? stendiamo un velo pietoso per non
ripetere argomenti fortemente denunciati in queste ultime settimane da
più parti - ma in maniera organica da noi e solo da noi
ma lamentarsi non basta se non si mette il dito nella piaga dell'assenza
di un reale sindacato di classe combattivo e determinato o di rls capaci
di contrastare sul campo i pericoli e gli attacchi costanti
ma alla fiat sata vigono altri modo di far sindacato (concorrenza anche
sporche tra sigle) dilagante uso del sindacato per privilegi personali e
di gruppo, personalismo esasperato che contagia anche il cosiddetto
sindacalismo autonomo e alternativo e potremmo continuare :::
noi da parte nostra il 26 ottobre abbiamo fatto una assemblea nazionale
a roma sulla sicurezza con partecipazione di operai e delegati di
diverse fabbriche e posti di lavoro, stiamo costituendo una rete e la
proposta di una carovana nazionale che a questo punto toccherà anche la
Fiata sta melfi per costruire un movimento reale capace di abolire lo
stato di cose esistente anche in materia di sicurezza sul lavoro
compreso con una proposta di legge di iniziativa popolare che sancisca
- definizione delle morti bianchi e delle violazioni della sicurezza
del lavoro come crimini e non contravvenzioni
- postazioni ispettive interne alla fabbriche medie e grandi
- aumento del numero dei rappresentanti lavoratori per la sicurezza -
rls -eletti da tutti i lavoratori, senza liste sindacali (la sicurezza
non ha sigle9
- estensione della procedura d'urgenza a tutte le cause del lavoro
aventi per oggetto la sicurezza sul lavoro
- costituzione automatica ai processi come parti civili delle
associazioni familiari e delle 00sindacali effettivamente sul campo
a sostegno di queste richieste chiameremo tutti a un convegno sin da
gennaio - sempre se solerti magistrati
ce lo permetteranno - si sa per loro noi siamo "una associazione
sovversiva con finalità di terrorismo", mentre la fiat sata è "la
fabbrica del benessere del sig.marchionne !
saremmo su 'scherzi a parte' se la tragedia del 18 dicembre non ci
richiamasse a una dura, dolorosa e inaccettabile realtà anche alla fiat
sata BASTA MORTI PER IL PROFITTO, LA VITA OPERAIA VA DIFESA !

slai cobas per il sindacato di classe puglia basilicata
cobasta@libero.it 347-1102638
22-12-07

venerdì 12 ottobre 2007

Sul processo Fincantieri e la demagogia di Panorama (SLAI Cobas psdc e AEA)

ASSOCIAZIONE ESPOSTI AMIANTO S.L.A.I. Cobas

E AD ALTRI RISCHI AMBIENTALI per il sindacato di classe

provincia di VENEZIA
COMUNICATO STAMPA

In questi mesi è in corso il processo per la morte da esposizione di amianto, di 11 operai e di 3 mogli di altri operai, che lavorando in Fincantieri sono stati esposti per molti anni a questa sostanza e ne hanno ricavato la morte come le mogli a causa del lavaggio delle tute dei mariti. Gli imputati sono diversi dirigenti dello stabilimento di Marghera, accusati processualmente di non aver adottato le necessarie misure di protezione per i lavoratori esposti sin dagli anni ’60 sino ai giorni nostri.

Oltre ad un certo silenzio mediatico, va fatta notare la gravità della posizione delle forze politiche e sociali, le nostre escluse, che con il loro silenzio hanno favorito la difesa dei padroni.

Il rischio ora è che vada a finire come per il processo al CVM del Petrolchimico, o come in altri recenti casi (processo di Rho, Brindisi, ed altri), in cui i dirigenti sono stati assolti.

Va detto che questo processo è stato istruito dalla Procura di Venezia su dati e testimonianze e denunce portate avanti dalla Associazione Esposti Amianto di Venezia, e non certo da altri, come alcune volte si afferma erroneamente sui media, riferendosi alle OO.SS. in generale (sindacati confederali) i quali invece non hanno mai promosso queste cose.

Va detto anche che negli ultimi anni decine sono state le aziende condannate dalla Magistratura su cause promosse dalla A.E.A., quasi sempre con un certo silenziamento.

ADESSO, per portare il processo a compimento, serve una certa perizia, chiesta peraltro dalla difesa dei padroni, e il bello è che NON si trovano i periti disponibili. I rinvii del processo, da luglio in poi, sorgono da questa situazione.

ORA, TEMPESTIVAMENTE VERREBBE DA DIRE, quasi a far da grancassa laterale ad una copertura dell’affossamento in atto a Marghera, il settimanale Panorama (numero del 18 ottobre 2007 n.42) riporta uno “scoop” di G.Amadori, messo in piedi con la collaborazione della UIL e di un agente marittimo, nel quale si evidenzia come a Genova in molti casi abbiano usufruito della legge sull’esposizione all’amianto, anche lavoratori che in effetti non ne erano mai stati vittime. Va detto che questi casi cui si riferisce questo settimanale, non hanno nulla a che fare con i casi dei lavoratori esposti che la A.E.A. a Genova ha portato avanti. Ma questo nostro comunicato non è per smentire, ma per avanzare un dubbio: come mai proprio ora questa grancassa, quando la A.E.A. denuncia qui a Marghera ed in altre località come Trieste, da oltre 10 anni, che i padroni sono loro a gestire la legge sull’amianto (257/1992) per mandare in prepensionamento dei lavoratori che per la loro organizzazione del lavoro sono considerati esuberi ! Per esempio, su questo, esiste anche una recente dichiarazione nel 2004 per il processo Fincantieri in cui si evidenziava che tutto taceva attorno alla morte di molti lavoratori esposti amianto, mentre spesso si assisteva a prepensionamenti, così motivati, di lavoratori che con l’amianto nulla avevano a che fare.

E QUESTE COSE I SINDACATI CONFEDERALI LE SAPEVANO ! Ma considerano sempre la mediazione sui posti di lavoro, sui prepensionamenti, sulle mobilità lunghe, sulla cassa integrazione, come il metodo corretto, quando invece si tratta di forme di cedimento ai padroni, che sfruttano a morte i lavoratori, e quando gli comoda, se ne liberano, scaricando sulla collettività un costo che invece sarebbe stato loro.

Analogamente, in questi anni A.E.A., sta denunciando molte volte il ricorso a queste misure come forme di ammorbidimento del conflitto sociale, che anziché essere risolte con l’attribuzione di responsabilità al padronato, vengono caricate sulla collettività.

Sul problema della sicurezza sul lavoro non facciamo sconti, ma intendiamo denunciare questo battage pubblicitario in questo momento, come strumentale a tacere le iniziative autonome dei lavoratori per la difesa della loro vita e condizioni di lavoro, come la prossima assemblea nazionale che si terrà a Roma il 26 ottobre prossimo, organizzata da SLAI Cobas per il sindacato di classe a livello nazionale, cui abbiamo dato adesione.



12 ottobre 2007, Marghera



Per la A.E.A. di Venezia Per lo SLAI Cobas di Venezia

Franco Bellotto Paolo Dorigo