giovedì 28 febbraio 2013

Oscena sentenza al processo Thyssen

la rete nazionale per la sicurezza e salute sui posti di lavoro e
territorio
fa appello a una immediata reazione di solidarietà ai familiari che occupano
l'aula giudiziaria e come ha già fatto in occasione  del processo di primo
grado
costruisce un ponte Thissenkrupp _ILVA Taranto per una mobilitazione
nazionale organizzata
taranto direzione  ilva iniziativa nazionale 22 marzo ore 13.30 direzione
ilva- portinerie - quartiere tamburi
nell'assemblea che si terrà alla fine sarà decisa una nuova manifestazione
nazionale a torino in sintonia collaborazione con tutti gli operai e
familiari impegnati in questo processo

rete nazionale
bastamortesullavoro@domeus.it
347-1102638


Thyssen, non fu omicidio volontario pene ridotte, i parenti occupano l'aula
La Corte d'Appello ha modificato il giudizio di primo grado, riducendo le
pene: da 16  10 anni per l'ad  Espenhahn, ora accusato di omicidio colposo.
Il rogo alla Thyssen non fu un omicidio volontario, ma omicidio colposo con
colpa cosciente. E’ stata modificata questa mattina la storica condanna per
dolo eventuale all’amministratore delegato Harald Espenhahn, al quale in
primo grado furono inflitti 16 anni e mezzo di carcere, ridotti adesso a 10
anni. Urla e disperazione al verdetto, alla fine i familiari delle vittime
hanno occupato l'aula.

La corte d’Assise d’appello presieduta dal giudice Gian Giacomo Sandrelli
ha modifcato anche le altre pen:  7 anni agli altri dirigenti del consiglio
d’amministrazione Gerald Priegnitz e Marco Pucci. Per il direttore dello
stabilimento Raffaele Salerno, otto anni.  Uno sconto di pena, peraltro già
chiesto dall’accusa, è stato concesso al responsabile della sicurezza Cosimo
Cafueri (che in aula qualche settimana fa si era commosso leggendo delle
dichiarazioni spontanee):8  anni. Per Daniele Moroni la pena era già stata
più bassa in primo grado (10 anni e 10 mesi): ridotta a 9 anni.

La sentenza è stata accolta con urla di disperazione dai familiari delle
vittime. In aula anche i parenti delle vittime dell'Eternit, l'altra grande
tragedia dell'amianto che ha causato migliaia di vittime.  Dai familiari
delle vittime si sono levate grida "maledetti". Dal pubblico fanno eco:
"Questa è la giustizia italiana, che schifo". I parenti delle vittime del
rogo alla Thyssenkrupp hanno deciso di occupare la maxi aula del Palazzo di
Giustizia incui è stata da poco letta la sentenza d'appello. L'iniziativa è
una protesta contro le riduzioni di pena decise dalla Corte.  "Non lo
accetto - dice una ragazza - mio fratello e altri sei ragazzi sono morti e
queste pene sono troppo basse". Nell'aula, che è ancora molto affollata,
sono entrati dei carabinieri. Una donna ha lanciato insulti contro gli
avvocati difensori. Parzialmente soddisfatto l'avvocato Ezio Audisio, legale
dell'amministratore delegato della Thyssen Harald Espenhahn,"Sono
soddisfatto per la parte in cui è stata accolta la tesi dell'insussistenza
del dolo" dice prima di lasciare l'aula.Una sentenza pilota, quella inflitta
per l’incendio che scoppiò la notte del 6 dicembre 2007 lungo la linea 5 in
cui morirono sette operai: Antonio Schiavone, Roberto Scola, Angelo Laurino,
Bruno Santino, Rocco Marzo, Rosario Rodinò, Giuseppe Demasi. L’accusa
portata avanti dal procuratore Raffaele Guariniello, e dai sostituti Laura
Longo e Francesca Traverso aveva sostenuto che lo stabilimento di corso
Regina era stato abbandonato dalla dirigenza in vista della chiusura e del
trasferimento degli impianti a Terni. L’ad Espenhahn si sarebbe dunque
rappresentato il rischio, e lo avrebbe accettato, che potesse capitare un
infortunio, anche grave e mortale, preferendo non investire nella sicurezza
per ragioni di risparmio economico. In particolare non erano stati messi gli
impianti di rilevazione e spegnimento antincendio che la stessa
assicurazione aveva indicato come interventi necessari dopo che un analogo
incendio (per fortuna senza conseguenze) si era verificato in Germania nello
stabilimento di Krefeld.

La sentenza del primo grado era arrivata il 15 aprile del 2011: la corte d’assise
presieduta da Maria Iannibelli, aveva condannato Harald Espenhahn,
amministratore delegato della Thyssen, a 16 e sei mesi; Gerald Priegnitz,
Marco Pucci, Raffaele Salerno e Cosimo Cafuerri a 13 anni e 6 mesi e Daniele
Moroni a 10 anni e 10 mesi.

La difesa della Thyssen (il pool di legali è guidato da Ezio Audisio, e la
Thyssen come persona giuridica è assistita dagli avvocati Franco Coppi e
Cesare Zaccone) aveva puntato a sostenere che la responsabilità dell’incendio
fu in parte degli operai, che esisteva un sistema di deleghe da parte di
espenhahn verso i suoi collaboratori, che non vi era alcun obbligo di
installazione di impianti di rilevazione fumo in quel tratto della linea, e
che in ogni caso Espenhahn non avrebbe potuto immaginare la situazione di
degrado e sporcizia dello stabilimento visto che in occasione delle sue
visite questo veniva tirato a lucido.



(28 febbraio 2013) 

All'Ilva la morte non si ferma mai

ancora una vita operaia persa all'ILVA padroni assassini - sciopero generale immediato

questa mattina  Ciro Noccia di 42 anni  operaio Ilva è morto alla batteria 9 della cokeria
e un altro operaio antonio  liti di una ditta dell'appalto è gravemente ferito

in questa fabbrica la morte non si ferma mai

3 operai morti nel breve arco di pochi mesi


lo slai cobas per il sindacato di classe ilva taranto si unisce al dolore della famiglia e dei compagni di lavoro e invita tutte le organizzazioni sindacali allo sciopero immediato di 24 ore


slai cobas per il sindacato di classe taranto

347-5301704


22 marzo manifestazione nazionale a taranto ore 13.30 direzione ilva

rete nazionale per la sicurezza e la salute sui posti di lavoro e sul
territorio
bastamortesullavoro@gmail.com
347-1102638

PROCESSO SOLVAY: UDIENZA DEL 27 FEBBRAIO



Alla vigilia della sentenza del processo in Corte d'Assise di Appello di Torino, per l'omicidio di sette lavoratori - avvenuto il 6 dicembre 2007, all'interno della fabbrica della multinazionale tedesca dell'acciaio Thyssenkrupp - riprende, dopo una pausa di due mesi, in aula di Corte d'Assise al Tribunale di Alessandria, il processo contro otto manager di due aziende del polo chimico di Spinetta Marengo: Solvay Solexis e Ausimont.
La seduta è monopolizzata dagli avvocati difensori dei responsabili civili che si rimpallano la responsabilità - in merito ai reati di avvelenamento doloso ed omessa bonifica - a causa del fatto che uno degli imputati, l'ingegner Carlo Cogliati, è stato presidente ed ad dell'Ausimont, ex società del gruppo Montedison (oggi Edison S.p.A.) che dal 2002 è di proprietà della Solvay Solexis.
Conseguentemente a questa confusione di cariche, ognuna delle due parti richiede - secondo ricostruzioni che, a detta del pm Riccardo Ghio, sono definibili come "fantasiose" - la propria esclusione dal procedimento a danno dell'altra.
La Corte, dopo una breve Camera di Consiglio, produce un'ordinanza con la quale respinge le richieste di esclusione dal procedimento dei responsabili civili, ritenendo contemporaneamente inammissibile la costituzione di parte civile del comune di Alessandria nei confronti degli stessi.
Nella prossima udienza, che si terrà mercoledì 13 marzo, saranno discusse tutte le ulteriori questioni preliminari.
Alessandria, 27 febbraio 2013

Stefano Ghio - Rete sicurezza Alessandria

SABATO 2 MARZO PRESIDIO NO INCENERITORI


massimo sostegno da parte della rete nazionale per la salute e sicurezza sui
posti di lavoro e sul territorio
invito all'iniziativa nazionale di Taranto-ilva 22 marzo ore 13.30 direzione
ilva taranto
bastamortesullavoro@gmail.com
347-1102638
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Subject: SABATO 2 MARZO PRESIDIO NO INCENERITORI


PARTECIPA E DIFFONDI!!!!

I  cittadini  di  Borgo  Rivo, Villa  Palma, Campitello  e  Gabelletta
invitano  tutti  gli  abitanti  dei  loro  quartieri  a  partecipare  al
presidio,  organizzato  in  collaborazione  con  il  Comitato  No
Inceneritori,  contro  la  riaccensione

dell’ impianto  di  Maratta gestito  da  Aria  SpA



*SABATO 2 MARZO ALLE ORE 10:00 *

*PRESIDIO SOTTO LA SEDE DELL’ARPA DI TERNI *

*Via C.A. Dalla Chiesa (sotto il Tulipano)*



I  nostri  quartieri,  come  asserito  dall’ARPA  stessa,  sono  stati  per
anni  l’area  di  massima  ricaduta  delle  polveri  provenienti  dal  polo
di  incenerimento  di  Maratta  e  torneranno  ad  esserlo  con  la
riaccensione  dell’ impianto  Aria  SpA  che  si  appresta  a  bruciare
pulper, un  rifiuto  industriale  proveniente  per  la  quasi  totalita'  da
fuori  regione.



E’  fondamentale  la  presenza  di  ognuno  di  noi  per  la  salute  nostra
e delle  future  generazioni!



*noinceneritoritr@gmail.com facebook”Comitato No Inceneritori Terni”*

Appello al nuovo Parlamento per la sicurezza sui luoghi di lavoro


Iniziative Da Articolo 21

Appello al nuovo Parlamento per la sicurezza sui luoghi di lavoro

di Carlo Soricelli
sicurezzalavoro
Avremo finalmente un nuovo parlamento che avrà altri parlamentari, i quali, speriamo, dimostrino maggiore sensibilità verso le tragedie delle morti per infortuni sul lavoro. Non esiste una maggioranza al senato, ma credo che su temi come le morti sul lavoro si possa trovare un’ampia maggioranza. Grillo aveva detto poco tempo fa in un suo intervento che la lotta in parlamento contro queste tragedie sarebbe stata prioritaria. Ci auguriamo che questa promessa venga mantenuta, e nelle poche cose che si potranno fare prima di tornare alle elezioni, se non si troverà un accordo, ci siano anche interventi legislativi per queste tragedie che con un po’ di buona volontà si possono dimezzare, anche Sel e lo stesso PD non sono insensibili sulle morti sul lavoro. Si può trovare un accordo almeno su questo?
L’Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro, da oltre 5 anni, da quando ci fu la tragedia della ThyssenKrupp di Torino, si occupa di fare il monitoraggio dei morti sul lavoro. Tutti gli anni, analizzando i dati accuratamente e separando le morti sui luoghi di lavoro da quelli in itinere e sulle strade, che l’INAIL considera giustamente morti sul lavoro, ci si accorge che non c’è stato nessun miglioramento anzi, la situazione peggiora di anno in anno e questo nonostante la crisi pesantissima che ha creato milioni di disoccupati. Tutto ciò è dovuto anche al peggioramento delle normative sulla Sicurezza che il Governo Berlusconi ha introdotto attraverso il pessimo ministro del lavoro Sacconi, che ha cercato in tutti i modi di smantellare gli “impedimenti burocratici” che le aziende indicavano, senza mai consultare i Sindacati.
Ricordiamo che dove i sindacati sono presenti, soprattutto con un rappresentante sulla Sicurezza, i morti sono praticamente  inesistenti. Anche gli ispettori addetti ai controlli sono diminuiti drasticamente in questa ultima legislatura che per fortuna è finita. Tra l’altro l’Europa vuole entro due mesi l’adeguamento delle normative ai parametri europei, pena multe giornaliere salatissime allo Stato Italiano. Gli innumerevoli appelli dell’Osservatorio susseguitesi nel corso degli anni per una maggiore sensibilità della politica verso queste tragedie sono sempre rimasti inascoltati. Basterebbero pochi accorgimenti e leggi dai costi quasi nulli per i contribuenti, per dimezzare queste morti che ci vedono primi in Europa tra i grandi paesi. Anche la legge del Ministro Fornero che ha allungato indistintamente l’età della pensione, anche per chi svolge lavori pericolosi, creerà moltissimi morti in più: i morti sui luoghi di lavoro che hanno più di 60 anni sono tutti gli anni oltre il 20%, e questo per la salute spesso malferma e i riflessi poco pronti degli anziani lavoratori.  Ad oggi 25 febbraio sono già 54 i morti sui luoghi di lavoro dall’inizio dell’anno e se si aggiungono i morti sulle strade si arriva a superare le 100 vittime in totale.
Cari Deputati, Cari Senatori, questo è un appello affinché il tema della sicurezza sui luoghi di lavoro sia prioritario nelle vostre agende. Le morti sul lavoro sono tragedie immense che portano il lutto in oltre mille famiglie l’anno. Basta leggere le due lettere qui sotto: di una madre e di un figlio che perdono i propri cari per un infortunio sul lavoro per commuoversi e indignarsi. Speriamo davvero saprete impegnarvi a fondo per alleviare questo triste e incivile fenomeno.
L’Osservatorio con la sua  enorme massa di dati sulle “morti sul lavoro” è a disposizione di tutti per farvi comprendere meglio queste tragedie e per aiutarvi a cercare le soluzioni migliori per ridurre drasticamente questi infortuni mortali.
*metalmeccanico in pensione e curatore dell’Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro. Per approfondimenti httt://cadutisullavoro.blogspot.com
Di Graziella Marota, mamma di Andrea Gagliardoni
Andrea aveva 23 anni quando, il 20 giugno 2006, è rimasto con il cranio schiacciato da una macchina tampografica non a norma. Andrea voleva imparare a suonare la tromba, come se la chitarra da sola gli andasse stretta. Perché a quell’età la taglia dei desideri si allarga e non stai più nei tuoi panni dalla voglia di metterti alla prova, conoscere, guardare avanti. Da li a quattro giorni pure la metratura della sua vita sarebbe lievitata di colpo: dalla sua camera da ragazzo, in casa dei genitori,a un mini appartamento, acquistato dai suoi con un mutuo, a metà strada tra Porto Sant’Elpidio e la fabbrica Asoplast di Ortezzano, dove aveva trovato lavoro come precario per 900 euro al mese. Andrea voleva imparare a suonare la tromba, ma non ha fatto in tempo: una tromba che, rimasta la dov’era in camera sua, suona un silenzio assordante. E neppure l’appartamento è riuscito ad abitare: doveva entrare nella nuova casa sabato 24 giugno 2006, se ne è andato il 20 giugno di 4 anni fa. Oggi Andrea avrebbe 28 anni ma è morto in fabbrica alle sei e dieci dell’ultimo mattino di primavera. E suonerebbe ancora la chitarra con i Nervous Breakdwn e non darebbe il suo nome a una borsa di studio. Sarebbe la gioia di sua mamma Graziella e non la ragione della sua battaglia da neo cavaliere della Repubblica, per cultura sulla sicurezza. Una battaglia finita con una sconfitta dolorosa: nel nome del figlio e a nome dei tanti caduti sul lavoro, senza giustizia: Umbria-Olii, Molfetta, Thyssenkrupp, Mineo….Sono solo le stazioni più raccontate di una via Crucis quotidiana, che per un po’ chiama a raccolta l’indignazione italiana, che poi guarda altrove. Le morti si fanno sentire, ma le sentenze molto meno, quando passano sotto silenzio anche per una sorta di disagio nell’accettarle e comunicarle. I responsabili di questa orrenda morte sono stati condannati a otto mesi di condizionale con la sospensione della pena, anche se il Procuratore generale del tribunale di Fermo aveva parlato «di un chiaro segnale perché questi reati vengano repressi con la massima severità». Andrea è stato ucciso per la seconda volta. La tragedia è finita nel dimenticatoio, con alcune frasi fatte e disfatte, tipo non deve più accadere, basta con queste stragi, lavoreremo per migliorare la sicurezza.
Parole piene di buone intenzioni, che lo spillo della smemoratezza buca in un momento. Parole al vento! Alla fine anche Andrea si è perso tra i morti da stabilimento e da cantiere: martiri del lavoro che fanno notizia il tempo di commuovere, che non promuovono ronde per la sicurezza, spesso rimossi pure nei processi. Tragedie quotidianamente dimenticate da un Paese ignavo e incurante. Questo è quanto accade a tutti i morti sul lavoro; di loro restano solo dolore e angoscia dei familiari ma giustamente questo non fa notizia: una mamma che piange tutti i giorni, che guarda sempre la porta di casa aspettando che il suo Andrea rientri perché spera che tutta la sofferenza che sta vivendo sia solo un brutto sogno… Ma tutto ciò non importa a nessuno!!! Questa è la tragica realtà, di chi rimane e si rende conto di essere emarginato e dimenticato da tutti. Forse ciò che gli altri non conoscono è la realtà del “dopo” di queste tragedie…La vita per i familiari viene stravolta dal dolore e dalla mancanza della persona cara, ti ritrovi a lottare giorno per giorno per sopravvivere e se sei forte riesci in qualche modo a risollevare la testa da quel baratro di depressione in cui sei caduta, altrimenti sprofondi sempre di più!!! Ti accorgi che sei lasciato solo a te stesso….manca il sostegno psicologico, sono assenti tutte le istituzioni e nessuno è disposto ad ascoltare il tuo dolore perché il dolore fa paura a tutti!!! Speri nella giustizia ma questa si prende beffa di te perché otto mesi e sospensione della pena per chi ha ucciso tuo figlio mi sembra una vergogna per un paese che si definisce civile… Vogliamo parlare dell’Inail, questo ente che ogni anno incassa milioni di euro? Ebbene la morte di Andrea è stata calcolata 1.600 euro e cioè rimborso spese funerarie, allora mi chiedo ma la vita di mio figlio che è stato ucciso a soli 23 anni, per la società non valeva nulla? Eppure io quel figlio l’ho partorito, l’ho amato, curato e protetto per 23 anni, era il mio orgoglio e la mia felicità e quindi tutto diventa assurdo e inaccettabile!!! Nemmeno l’assicurazione vuole pagare il risarcimento e a distanza di 4 anni e mezzo dovrò subire ancora violenze psicologiche tornando di nuovo in tribunale e ripercorrere ancora una volta questa tragedia… descrivere come è morto Andrea, come lo hanno trovato i colleghi di lavoro, come ho vissuto dopo e come continuo a vivere oggi… Credetemi una pressione che non riesco a sopportare più. Per terminare, anche l’amministrazione comunale di Porto Sant’Elpidio si rifiuta di dare una definitiva sepoltura al mio angelo!!!
Allora mi chiedo e lo chiedo a voi che state leggendo questa lettera: la vita di un operaio vale così poco? E’ un essere umano come tutti e se per i soldati morti in “missione di pace” si fanno funerali di Stato, per i 1300 operai che muoiono ogni anno per la mancanza di sicurezza, cosa viene fatto? Nulla perché non sappiamo nemmeno nome e cognome… sono solo numeri che fanno parte di una statistica. Termino questa lettera con un appello disperato: fermiamo questa strage che serve solo a far arricchire gli imprenditori e a distruggere le famiglie!!! Ogni essere umano ha diritto alla propria vita e non si può perderla per 900 euro al mese!
Di Giuseppe marchese
Lettera di un figlio distrutto dal dolore….
A te, padre, morto per non farci mancare un pezzo di pane; a te, che hai preferito sin da fanciullo la strada del lavoro a quella del malaffare; a te, che hai costruito una famiglia ed hai permesso che noi fossimo; a te, che sei partito da casa stretto dal dovere, che hai svolto con onestà e dedizione totale il lavoro in cui credevi e sei tornato nella stessa… casa in una fredda bara; a te, dotato di una forza leonina nel servire alla buona causa della professione e ridotto a corpo esanime; a te, che non hai risparmiato sacrifici per la tua azienda anche nei giorni festivi; a te, vittima sacrificale dell’altare dell’insicurezza, di un sistema perverso che ha adorato il denaro; a te, che avrai digrignato i denti in una espressione di dolore estremo e così hai salutato la terra; a te, spesso maltrattato da coloro ai quali hai donato tutto e non gratificato per le tue fatiche; a te, vittima di colpevoli distrazioni e valutazioni superficiali; a te, caduto nella trappola della disonestà troppo giovane e reso schiavo di preoccupazioni per un tetto; a te, che piangevi perché non arrivavamo a fine mese; a te, padre che ha garantito la sua presenza a costo di viaggi defatiganti; a te, marito che ci ha dato l’esempio della fedeltà coniugale; a te, che hai rinunziato ad ogni divertimento per il necessario; a te, capace di salutare ogni piccola gioia come una grande sorpresa della vita; a te, che hai preferito alla piazza ed alle sue chiacchiere il lettone di casa e un po’ di musica folk con i tuoi figli; a te che hai fatto coincidere la tua felicità con la realizzazione scolastica ed umana dei tuoi figli; a te, che hai condiviso con noi la tua insoddisfazione con lacrime di sincera amarezza; a te, che ci hai insegnato a superare le offese ricevute per riconciliarci con noi stessi; a te, capace di coltivare amicizie genuine e disinteressate; a te, vissuto nell’ombra della quotidianità e sconosciuto ai più; a te, esempio luminoso per i giovani di paternità, intessuta di gesti feriali; a te, che hai praticato la giustizia le cui ossa, forse, non otterranno mai una vera giustizia; a te, che quest’anno non hai potuto festeggiare con noi il tuo cinquantesimo compleanno: GRAZIE!
26 febbraio 2013

martedì 26 febbraio 2013

22 marzo all'Ilva e ai Tamburi di Taranto



la Rete nazionale per la sicurezza e salute in fabbrica e sul territorio come già annunciato nell'assemblea nazionale del 7 dicembre a Taranto e trovato conferma negli incontri e assemblee che si sono tenuti e si vanno tenendo in tutta italia promuove una iniziativa nazionale all'Ilva di Taranto e al quartiere Tamburi per venerdì 22 marzo per la difesa del lavoro e della salute in fabbrica e il territorio a all'Ilva come in tutte le fabbriche e i siti inquinanti, a Taranto come in tutte le città in lotta contro la devastazione ambientale e territoriale, contro padron riva, il governo dei padroni e lo stato dei padroni non si tratta di un corteo di sabato, non ci interessa un corteo nel centro della città
ma quello che la RETE organizza  in un giorno normale in cui gli operai sono in fabbrica e saranno chiamati ad aaderire in massa all'iniziativa è un 'assedio politico-sociale' alla direzione ilva e incontro di massa con gli
operai Ilva che comincerà alle 13.30 dalla Direzione ilva e toccherà le portinerie A e D e alle 16.30-17 l'iniziativa si trasferirà -. anche qui in un pomeriggio-sera normale - ai tamburi nella zona più inquinata della città al Cimitero di san brunone, nel cui piazzale si terrà un saluto agli operai e i cittadini morti sul lavoro da lavoro e inquinamento e un incontro con i lavoratori cimiteriali in lotta per poi trasferirsi in una grande assemblea sempre ai tamburi dove potranno intervenire tutte le realtà partecipanti, operai, famigliari, organismi precari e disoccupati avvocati, ispettori, medici, rls impegnati su questo fronte dalla Thissen Eternit, a paderno Dugnano, da Marghera a Ravenna, da napoli a Palermo
alla manifestazione sono invitate delegazioni di tutte le città, di fabbriche e territori, senza discriminazione alcuna e con le loro bandiere e parole d'ordini, sia politiche che sindacali e sociali tutte parleranno e potranno portare le loro proposte agli operai ilva e agli incontri con i proletari del quartiere.
chiamiamo tutti ad aderire in mille forme alla iniziativa promossa e organizzata dalla Rete - di tutte le adesioni sarà data comunicazione e inserite nella lista- sin da ora, fino al giorno della manifestazione tutti possono richiederci volantini e locandine della rete per circolazione,diffusione, affissioni ecc
tutti possono chiederci dossier e documenti su ilva e taranto e sulle altre realtà della Rete
tutti possono realizzare loro volantini e locandine di adesione e sostegno all'iniziativa

info
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bastamortesullavoro@domeus.it
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non siamo su facebook e twitter, anche se invitiamo tutti a pubblicizzare
l'iniziativa

26 febbraio 2013

lunedì 25 febbraio 2013

I morti sul lavoro per la politica non esistono


Sono già 50 dall’inizio dell’anno i morti sui *luoghi di lavoro* in Italia,
e questo nonostante la crisi. La “civile” Lombardia da solo raggiunge il
25% di tutti morti sul lavoro. E questo nonostante una crisi devastante che
colpisce il Paese. Ho mandato mail a tutti i partiti ma nessuno ha parlato
in questa campagna elettorale su cosa intende fare per queste tragedie che
colpiscono ogni anno più di 1000 famiglie. Tutti strumentalizzano i
lavoratori ma alla fine nessuno ha fatto, o propone di fare cose concrete
per arginare questo fenomeno che ci vede tutti gli anni primi in Europa in
questo triste primato. Per queste vittime non vale neppure “fingere”
d'interessarsi e di  sprecare parole con un finto interessamento. Del resto
in parlamento non ci sono lavoratori che sono solo utilizzati come “utili
idioti” da ricordare solo al momento del voto, in questa legislatura che
sta per finire solo 4 venivano dal lavoro dipendente, nel prossimo
probabilmente ancora meno.  

Carlo Soricelli curatore dell'Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro http://cadutisullavoro.blogspot.com

Cementir di Arquata Scrivia - diossina

Cementir, preoccupano le elevate emissioni di diossina

ARQUATA SCRIVIA - Sono nella norma ma preoccupano le elevate emissioni di
diossina riscontrate dalle analisi dell’Arpa dal camino e nei materiali
della Cementir di Arquata. Una situazione che si somma ai già pesanti disagi
provocati da polveri, rumori e odori emessi dal cementificio. Il dato è
emerso nella seduta di ieri della conferenza dei servizi sul rinnovo dell’autorizzazione
integrata ambientale (Aia).
Verso la fine del 2012 i livelli della pericolosa sostanza sono stati
trovati, seppure nei limiti di legge, in quantità definite preoccupanti
dal comitato dei residenti intorno allo stabilimento. “Da quello che è
emerso ieri ad Alessandria – dicono i cittadini – la
Cementir è in regola con la presenza della diossina, rilevata al camino e
nelle scaglie di laminazione utilizzate per produrre il cemento. È
stato detto che, essendo lo stabilimento un sito di recupero materiali, i
livelli di diossina consentiti dalla normativa sono di molto maggiori
rispetto a un cementificio che funzioni con il coincenerimento, cioè che
brucia i rifiuti o altri materiali considerati tali.
Noi siamo però davvero preoccupati. La situazione, se sommata oltretutto ai
disagi alla vivibilità causati dalle emissioni già oggetto di
procedimenti penali, ci inquieta non poco, sia perché le case e il paese
sono vicini alla fabbrica sia perché la diossina può finire nell’erba e
nel grano, entrare nella catena alimentare e provocare gravi malattie.
Questa sostanza non ci deve essere, punto e basta”. Il comitato ritiene di
non essere tutelato, in questo caso, dalla legge.
Anche gli altri enti rappresentanti in conferenza dei servizi hanno, in
sostanza, chiesto alla Cementir di limitare il più possibile l’emissione
della diossina. Soprattutto l’Asl ha chiesto garanzie su questa nuova
situazione nonché rispetto all’utilizzo del matrix nella produzione del
cemento, processo che dovrà essere sottoposto a una valutazione di
incidenza sulla salute, per il quale occorrerà un periodo non breve. La
Cementir, pur non rilasciando dichiarazioni sulla seduta della
conferenza dei servizi, evidenzia come le emissioni contestate
rispettino la legge.

Elezioni e boicottaggio - il caso Taranto


ringraziamo Gianmario Leone per le osservazioni, con qualche piccolo chiarimento l'impianto sociologico che critichiamo non è rivolto all'articolo sull'ilva di G.leone, come al solito invece puntuale e informato, quanto alla pagina del giornale 'il manifesto'di ieri e all'articolo principale su 'l'astensionismo puro e duro' in essa contenuto quello che volevamo sottolineare è che l'astensionismo a taranto è precedente alla vicenda ilva e ha un suo nucleo strutturato e programmato che punto a modificare non con mezzi elettorali lo stato di cose esistente
infine su Riondino è chiaro a tutti che si tratta di una provocazione 'lo  0%' di votanti' ed è invece è la richiesta a chi scende in piazza e si oppone a quello che a taranto succede di essere coerenti in occasione delle elezioni,- non è giusto poi come dire sminuire il suo messaggio con il discorso " Ma ha i soldi e può permettersi di dire quello che vuole. E vive lontano da qui" Michele è di qui e ci tiene a Taranto, e poi questi argomenti non sono stati usati quando li ha affermati spendendosi in piazza a Tamburi e in tante
occasioni... ricambiamo gli abbracci e il buon lavoro
----- Original Message -----
From: "g.leone" <g.leone@tarantooggi.it
To: <slaicobasta@gmail.com
Sent: Sunday, February 24, 2013 6:03 PM
Subject: Re: Fw: elezioni e boicottaggio - il caso taranto


In poche righe non era possibile fare un'analisi politica di ampio respiro.
La mia non era e non voleva essere un'analisi sociologica. Ma raccontare i fatti e dire che l'astensionismo é colpa dei politici e dei sindacati per come non hanno lavorato per decenni. A questo si aggiunge la vicenda Ilva.
Sapete come la penso e lavoro da anni. Anch'io, sul gionale e in pubblico ho sostenuto che Taranto non sarebbe dovuta andare a votare facendo registrare un'affluenza dello 0%. Ma questa resta pura utopia se continuiamo ad andare ognuno per la propria strada.

ps: Riondino é un ottimo attore e un bravo ragazzo. Ma ha i soldi e può permettersi di dire quello che vuole. E vive lontano da qui.

Un abbraccio e buon lavoro
Gianmario Leone

Da: "cobasta" slaicobasta@gmail.com
A: Undisclosed-Recipient:,
Cc:
Data: Sun, 24 Feb 2013 12:25:24 +0100
Oggetto: Fw: elezioni e boicottaggio - il caso taranto


 dal blog
 http://tarantocontro.blogspot.it


 1
 Su Il Manifesto di oggi, in una pagina dedicata ai "duri e puri  dell'astensione", una pagina che si butta più sulla sociologia che sulla politica, vi è una foto degli operai Ilva di Taranto e un articolo di Gianmario Leone sul fenomeno dell'astensionismo a Taranto.

Scrive Leone: "E' molto probabile che i tarantini che si recheranno ai seggi per votare saranno pochi, se non pochissimi. Anzi, a guardare i dati delle amministrative 2012 c'è il rischio concreto di registrare un record
storico dell'astensionismo. Lo scorso maggio al 1° turno votò poco più del 60%... e al ballottaggio, vinto dal rieletto Stefano appoggiato da tutto il centrosinistra (e non solo, diciamo noi), votò invece soltanto il 43%; su
 174mila aventi diritto, se ne presentarono 74.997, in 100mila preferirono "andare al mare" (espressione volgare e insultante, stia tranquillo Leone al mare non ci andarono più di quanto ci andassero gli altri giorni)".

 Dopo di che l'articolo si dilunga sull'Ilva, riprendendo l'attuale vicenda e la lunga tematica che l'attraversa, sulle responsabilità dei partiti politici e delle istituzioni nella vicenda tragica dell'inquinamento e sull'attuale allineamento a Riva e al governo - vedi decreto Aia - dei partiti, cercando di stabilirvi una sorta di causa/effetto.

 Qui Leone si sbaglia. Il primato e la crescita dell'astensionismo si sviluppa a Taranto molto prima, ed è un'astensionismo operaio e popolare che nasce sui problemi del lavoro innanzittutto, della povertà, dei diritti
 negati in fabbrica e in città, nella discarica del dissesto finanziario sulla povera gente, e naturalmente della sicurezza e salute in fabbrica e sul territorio. Ma esso trova il suo radicamento anche nel fatto che una forza politica e sindacale precisea, lo slai cobas per il sindacato di classe e Proletari comunisti, conducono in forma organizzata e sistematica la linea e la pratica del non voto e del boicottaggio elettorale, organizzando negli anni iniziative e forme di lotta quali riconsegna collettiva di certificati elettorali, proteste e forme di rivolta nei giorni di campagna elettorale - vedi in particolare negli anni scorsi quelle delle lavoratrici e lavoratori delle ditte di pulizia delle scuole, degli appalti comunali e più recentemente quella dei disoccupati organizzati - che unitamente alla campagna esplicita con volantini all'Ilva e appalto di Taranto, hanno fatto del non voto e perfino della minaccia credibile di blocco delle scuole dove stavano i seggi elettorali, una costante arma di
 lotta.

 A questo, oggi certamente si è aggiunta la vicenda Ilva, ma non nel senso che ne parla Leone. Perchè qui i sostenitori più spinti della chiusura dell'Ilva si sono sempre presentati alle elezioni e anche in queste elezioni esponenti di essi votano e sono candidati. Perfino nelle fila del Comitato liberi e pensanti, sono non pochi coloro che votano per 'Rivoluzione civile' o 'Grillo'.
 Se fosse tutto un fenomeno "spontaneo e sociologicamente determinato", come mai non si registra in altre regioni e in altre provincie vicine che sono toccate dagli stessi problemi di lavoro,precarietà povertà? Come mai non si registra nelle altre città dove esistono analoghi disastri ambientali? Come mai Grillo viene a Taranto e non riempie la piazza?

 Anche se questa volta anche a Taranto, trainato da tv e Mass media, Grillo prenderà parecchi voti a Taranto anche tra gli operai dell'Ilva. Ma certamente anche questi signori non sono in grado di ricucire il distacco tra masse e Stato borghese che trova le sue ragioni nei problemi sociali e politici dei proletari e delle masse popolari, e che qui a Taranto ha trovato una precisa sponda politica e sindacale di classe che contribuisce ad alimentarla, orientarla e si sforza di trasformarla nel tempo in coscienza e organizzazione.
 E non si tratta di 'puri e duri' dell'astensionismo, come si dice con superficialità, ma di comunisti, classisti e antagonisti che lavorano quotidianamente per trasformare questo rifiuto del voto in rivolta popolare organizzata e che operano perchè il rifiuto del voto sia embrione di coscienza da "deviare", indirizzare verso l'unica strada vera e concreta la rivoluzione (non quella "civile", ma proletaria) per porre fine a un sistema
che nega salute, lavoro, salari, vita dignitosa. Una strada ancora lunga e tortuosa, ma che avanza determinata

 In questo senso, pensiamo che l'altra Taranto, la tarantocontro, farà la sua parte anche in questa elezione


 dal blog tarantocontro


 2
 Noi sul voto la pensiamo come Michele Riondino..

 sul 'quotidiano' di oggi Michele Riondino dichiara

 "che bello sarebbe se lunedì, tra i risultati che indicheranno il
 vincitore di queste elezioni politiche , tra i titoli che documenteranno l'Italia al
 voto ci fosse un servizio, un articolo sull'unica città astenuta TARANTO,
 Un  servizio che parli dei suoi cittadini che rifiutando il bieco gioco e
 traditore di falsi rappresentanti politici, rifiutano di prestarsi ancora
 una volta alla farsa e recandosi ai seggi si avvalgono di un sacrosanto
 diritto, ovvero quello di farsi annullare la scheda "

 purtroppo alcuni o molti non lo sappiamo attivi nel 'Comitato liberi e
 pensanti' la pensano diversamente, pur avendo nei mesi scorsi sostenuto
 Michele nei comizi e assemblee, pure avendo il 15 dicembre attaccato tutti
 i partiti e le istituzioni, nell'avvicinarsi delle elezioni non li abbiamo
 molto sentiti sulla questione e sappiamo per certo che alcuni sono corsi a
 votare Ingroia, altri Grillo..
 purtroppo solo noi abbiamo fatto una campagna esplicita e visibile per il
 boicottaggio delle elezioni.. nel silenzio e censura reale di stampa e
 televisioni...abituati a seguire, mode e folclore mediatico... piuttosto
 che argomenti attività militanti costanti, serie e determinate...

Pensioni e sicurezza: convegno a Firenze


Pensioni e sicurezza
Sconfitte inaccettabili. Bisogna reagire!
Convegno a Firenze
organizzato da "
ancora In Marcia!" - Rivista di lotta dei macchinisti dal 1908

il 18 marzo 2013 - ore 9:30 - 17:00
presso la Sala DLF in Firenze SMN (via Alamanni)

Scarica e diffondi la locandina!

Interverranno, fra gli altri:

PENSIONI
- dott. Riccardo Simoni
    geriatra e ricercatore sull'invecchiamento dei macchinisti;
- prof. Giovanni Mazzetti
    Università di Cosenza, esperto di pensioni e scrittore de "Il pensionato futuro".

Sicurezza, stress, ruolo dei RLS
Interverrà il dott. Vito Totire, medico del Lavoro.

Interverranno anche alcuni neodeputati di diversi schieramenti.
Siete tutti invitati!

“NON C'E' MAI SILENZIO”- La strage della stazione di Viareggio


Riceviamo dall'Associazione DLF di Livorno
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LIVORNO, Ex Cinema Aurora, viale Ippolito Nievo 28
6 marzo 2013 ore 21.15


L’Associazione Dopolavoro Ferroviario di Livorno
in collaborazione con "Ex Cinema Aurora"
presenta
per la prima volta a Livorno
“NON C'E' MAI SILENZIO”
La strage della stazione di Viareggio
di e con
ELISABETTA SALVATORI
al violino: MATTEO CERAMELLI

L’iniziativa si inserisce nel ‘cartellone eventi 2013 DLF&AURORA’ promossi e organizzati dall’associazione Dopolavoro ferroviario Livorno, in collaborazione col collettivo dell’Ex Cinema Aurora nell’ambito degli impegni istituzionali per la valorizzazione della attività culturali nel nostro territorio che DLF Livorno da anni porta avanti con passione.

Dopo l'ormai celebre monologo “Scalpiccii sotto i platani”, sulla strage nazifascista di Sant'Anna di Stazzema, e dopo essersi misurata con le vite di grandi personaggi della storia e dell'arte come Ligabue, Dino Campana, Caterina da Siena e Beatrice di Pian degli Ontani, Elisabetta Salvatori torna a raccontare storie di impegno civile, riferendosi stavolta a una terribile vicenda del recentissimo passato: “Non c'è mai silenzio”. E' il 29 giugno 2009, e alla stazione di Viareggio passa velocissimo un treno merci, che deraglia: il gas GPL uscito da una cisterna esplode e infiamma la stazione e le vie circostanti, distruggendo intere esistenze, case, strade, e portandosi via le vite di 32 persone. Un disastro che ha cause precise e dei colpevoli, una strage su cui si aspetta ancora di fare giustizia. Elisabetta Salvatori racconta quelle strade, quelle esistenze, e una città ferita che ha saputo trasformare il dolore in forza, non sta ferma ad aspettare: si muove, si unisce ad altre realtà, denuncia, e non permette che questa vicenda sia dimenticata.
Presentato in anteprima a Seravezza il 14 e 15 dicembre 2012, “Non c'è mai silenzio” è approdato in Prima Nazionale anche al teatro Puccini di Firenze l'8 gennaio 2013 e per la prima volta a Livorno andrà in scena mercoledì 6 marzo alle 21:15, nei locali dell’Ex Cinema Aurora, in viale Ippolito Nievo 28.
“L'ho chiamato "Non c'è mai silenzio" pensando che le nostre giornate sono piene di voci e rumori, a tanti dei quali non facciamo neanche più caso. Ma se uno è legato a un ricordo, sentirlo lo rievoca. Il fischio di un treno, per tutta la città di Viareggio, a soli tre anni dalla strage, è una lama che ogni volta riapre il cuore, porta ricordi, e chiede giustizia. Raccontare questa storia è stato come entrare nelle case di via Ponchielli, poco prima delle 23.50 del 29 giugno 2009. Conoscerli. Due ragazze che giocavano a carte sul letto, cinque ragazzi a tavola, con le birre davanti, due sposi sul divano, i bimbi a letto, un lavandino che gocciola e l'odore delle lavatrici stese. Ho cercato di raccontare la poesia che c'è nella vita di tutti i giorni, mi pareva che la tristezza non onorasse la memoria di quelle 32 vittime. Di loro racconto la vita, e dopo di loro la storia di un treno che correva troppo forte, che trasportava gas e che non era stato revisionato correttamente, e unisco la mia voce, a quella di tutta Viareggio, perché anche il palco di un teatro serva a chiedere giustizia”. (E.S.)
Informazioni e prenotazioni:
Valentina Pozzi cell: 3391319776 - 3138216415 mail: pozzivalentina@gmail.it
Associazione DLF Livorno segreteria (lun-ven 9-12/17-19; sab 9-12) V.le Ippolito Nievo 32 tel 0586402069 fax 0586410618
Associazione culturale Ex Cinema Aurora, Viale Ippolito Nievo, 28 Livorno mail: excinemaaurora@gmail.com
Lo spettacolo è prodotto dalla Fondazione Terre Medicee
“Da ognuna delle interviste di amici e familiari delle 32 vittime di quella notte è sbocciata, con la rabbia e col dolore, anche la poesia”. Laura Zangarini, Corriere della Sera
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Diffondi il materiale relativo all'evento scaricandolo da qui

mercoledì 20 febbraio 2013

Genova, Novi, Torino - da Rete Nazionale

COMUNICATO DELLA RETE NAZIONALE PER LA SICUREZZA E LA SALUTE SUI POSTI DI  LAVORO E SUI TERRITORI, SU INCONTRI DEL 16,17,18 FEBBRAIO.

I rappresentanti di Taranto e dell'Ilva della Rete nazionale per la sicurezza e la salute sui posti di lavoro e territori, nel quadro della campagna di incontri e assemblee per preparare l'iniziativa nazionale a Taranto in marzo, sono stati a Genova, a Novi Ligure e a Torino nei giorni 16, 17 e 18 marzo.
A Genova ci sono stati due momenti. Uno ai cancelli dell'Ilva di Cornigliano, dove i rappresentanti della Rete hanno incontrato alcuni operai. Qui la cosa positiva è stata vedere che non è vero che gli operai Ilva di Cornigliano siano tutti "allineati e coperti" dietro le direzioni 
sindacali e pronti a mobilitarsi solo per sostenere l'Aia del governo e la sopravvivenza dell'Ilva di padron Riva contro la magistratura di Taranto e a danno degli operai delle masse popolari tarantine che stanno lottando per la salute e il lavoro.
Anche a Cornigliano gli operai si misurano con sindacati confederali che di fatto soffocano il dibattito e la discussione in fabbrica per non far emergere le posizioni di quegli operai che vogliono una lotta unitaria per il lavoro e la salute tra gli stabilimenti Ilva; così come avanza, anche se ancora non riesce a manifestarsi, la solidarietà tra operai verso il disastro ambientale e sanitario in corso a Taranto. Certo, la Rete ha rilevato anche, nella discussione con questi operai, come sia sostanzialmente assente l'azione del sindacalismo di base e di classe, della sinistra di classe e del movimento antagonista, dentro e ai cancelli dell'Ilva di Cornigliano, perchè questa dialettica si esprima e avanzi una vera battaglia nazionale.
Per questo è stato molto positivo, il secondo momento: l'incontro pubblico tenutosi subito dopo, presente un numero ristretto ma rappresentativo di compagni militanti in Sinistra popolare e in organizzazioni sindacali.
I compagni della Rete di Taranto hanno fatto una lunga relazione per dare un quadro molto preciso e articolato della situazione attuale e della storia che ha portato ad essa, partendo dalla battaglia già fatta dalla Rete negli anni passati contro le morti sul lavoro, che aveva già reso la vicenda Ilva una questione nazionale e aveva stabilito un ponte diretto tra Thyssen e 
Ilva di Taranto, attraverso due manifestazioni nazionali, una tenutasi a Torino nell'anniversario della strage della Thyssen e l'altra a Taranto il 18 aprile 2009. Hanno raccontato di come questa battaglia abbia trovato oggi nuovo vigore in seguito all'inchiesta della magistratura che ha inchiodato le responsabilità dell'Ilva e della famiglia Riva nell'inquinamento cittadino; di come si sia sviluppato il movimento contro l'inquinamento in città; di come l'azienda abbia reagito cercando di mobilitare gli operai al suo fianco con la collaborazione dei sindacati confederali, di come, invece, si sia sviluppato poi il contrasto in fabbrica su questo. La Rete ha parlato della lotta degli operai del Mof in occasione della morte di Claudio Marsella e della sua importanza in questo scontro.
Nello stesso tempo la Rete ha esaminato anche criticamente la posizione e l'azione delle forze in campo, e sottolineato che il ruolo della Rete è di lavorare per l'unità tra gli operai dell'Ilva di tutti gli stabilimenti, tra gli operai e le masse popolari di Taranto e di arrivare sulla base di questo lavoro per l'unità a una manifestazione nazionale a Taranto che dia forza e chiarezza a questa battaglia a difesa del lavoro e della salute.
Tutti i compagni intervenuti hanno molto apprezzato il quadro informativo e analitico portato dalla Rete e hanno deciso, al di là delle differenti appartenenze, di impegnarsi seriamente sull'Ilva e su Genova, rivolgendo un appello alle altre forze genovesi, sindacali e politiche, e stabilendo un rapporto con la Rete a Taranto contribuendo alla costruzione dell'appuntamento nazionale.

Anche a Novi Ligure la presenza della Rete da Taranto è stata importante. I giornali locali e la stampa di Torino hanno dato risalto a questa presenza e alla novità della proposta della Rete.
I rappresentanti della Rete sono stati anche qui all'Ilva per scambiare opinioni con gli operai ai cancelli e cogliere il clima che nella fabbrica di Novi si vive. Anche qui hanno trovato espressioni di solidarietà verso la situazione di Taranto e la consapevolezza che avanza della dipendenza del futuro dello stabilimento di Novi dalla soluzione positiva della battaglia a 
Taranto, a difesa dell'importanza di tenere la fabbrica aperta per la sua messa a norma insieme alla soluzione urgente e obbligata della difesa della salute in città dall'inquinamento.
Nell'incontro successivo tenutosi nella 'Casa della sinistra', presenti militanti e dirigenti attivi delle forze operanti nella 'Casa della sinistra' e nel consiglio comunale novese, così come impegnati attivamente in termini critici nella Cgil. Il compagno responsabile della sede ha 
denunciato come si fosse stato un diktat della direzione Fiom locale verso la partecipazione di delegati e operai dell'Ilva di Novi a questa assemblea. 
Questo ha reso evidente come ci sia davvero una battaglia da fare. Perchè a parte i problemi del lavoro, anche all'interno dell'Ilva di Novi vi sono situazione in cui non c'è la risposta sindacale necessaria; all'Ilva di Novi vi è stato un operaio morto sul lavoro per il quale la fabbrica non si è fermata, vi sono state altre gravi situazioni che hanno messo a rischio gli operai e la sicurezza in fabbrica e il 17 di maggio vi è il processo per l'operaio morto nel quale i dirigenti aziendali dello stabilimento di Novi sono imputati.
Altri compagni hanno fatto domande ai rappresentanti della Rete di Taranto su come si stessero muovendo il sindaco e il consiglio comunale di Taranto, dato che anche a Novi i compagni hanno chiesto un consiglio monotematico sulla questione Ilva e non lo hanno ancora ottenuto dal sindaco e dalla giunta.
Infine è stata apprezzato e discusso lo strumento della Rete nazionale, come strumento utile a rivolgersi e unire l'insieme degli operai, del movimento sindacale all'Ilva di Novi e più in generale alla città per smuovere le acque, provare a cambiare le cose e stabilire un ponte con Taranto, anche in funzione dell'iniziativa nazionale in preparazione.

A Torino i rappresentanti della Rete hanno partecipato e seguito l'udienza del processo Eternit. Come già era avvenuto da parte dei compagni operanti a Torino facenti capo alla Rete durante il processo di 1° grado, la Rete sostiene anche in questa seconda fase i familiari, le associazioni, i lavoratori che vogliono giustizia e risarcimenti contro i padroni assassini 
che cercano tramite il processo di appello di sfuggire alla pesante condanna già ricevuta e di sottrarsi all'azione del movimento. Nelle udienze in corso si sta ricostruendo la storia dell'Eternit che ha portato alla strage di morti operaie, e ancora una volta si viene colpiti ed emozionati dal dramma e dal crimine per il profitto che l'Eternit ha perpetrato.
I rappresentanti della Rete erano in questa occasione una presenza interessata a stabilire un rapporto tra il processo Eternit e il processo che si preannuncia contro la famiglia assassina di Riva, attualmente o agli arresti domiciliari o latitanti. Perchè chiaramente la Rete farà di tutto 
perchè anche il processo di Taranto si concluda con il massimo della condanna contro i padroni e il massimo della giustizia, possibile nell'ambito di un Tribunale comunque borghese, a favore delle migliaia di lavoratori, familiari e associazioni impegnate.
Per questo è stato importante l'incontro con l'Avv. Bonetto, impegnato attivamente nel processo per organizzarne la venuta a Taranto e l'incontro con i lavoratori e i cittadini di Taranto, nel quadro dell'iniziativa nazionale in preparazione.

Genova, Novi Ligure, Torino sono tappe di un lavoro serio, tenace, rigoroso, aperto e trasversale, al servizio dell'obiettivo della Rete: la difesa della sicurezza e della salute in fabbrica e sul territorio, a partire da dove lo scontro con la logica del profitto del capitale si rivela più acuto ma anche atroce e feroce verso operai e cittadini e dove quindi più acuta e 
determinata deve essere la lotta.
In alcune realtà questa lotta continua da tempo, in altri è ancora in una fase iniziale.
E l'appuntamento di Taranto in preparazione per la seconda metà di marzo è un punto di riferimento e una tappa necessaria.

TA 20.2.13

RETE NAZIONALE per la sicurezza e la salute sui posti di lavoro e territori - nodo Taranto
bastamortesullavoro@domeus.it 

Assemblea Rete sicurezza Sicilia

Comunicato stampa 17/02/2013 

Dalla Sicilia alla Puglia e a tutta l'Italia Per la salute e la sicurezza nei posti di lavoro. Mobilitiamoci con una campagna nazionale per farla finita con gli infortuni le malattie e le morti per lavoro e da lavoro 
Assemblea e conferenza stampa Lunedì 18 febbraio ore 16,30 presso la sede dello Slai Cobas per il sindacato di classe Via g. del duca 4 Palermo 
In vista della manifestazione  nazionale di  marzo all'Ilva di Taranto perché la questione Ilva a livello nazionale è diventata il centro del dibattito dell'intero movimento interessato alla questione di salute e sicurezza in fabbrica e sul territorio, sotto diversi aspetti, politici, sindacali, culturali, tecnoscentifici. La Rete nazionale sicurezza e salute sui posti di lavoro e sui territori con l'assemblea nazionale del 7 dicembre 2012 aTaranto ha lanciato su questo un approfondimento, un dibattito e una mobilitazione nazionale. Il primo strumento di questa
mobilitazione sono gli Atti dell'assemblea messi a disposizione di operai, cittadini, realtà organizzate, a Taranto e a livello nazionale. L'assemblea nazionale del 7 dicembre aveva lanciato la proposta di costruire incontri e assemblee che portassero ad una manifestazione nazionale per i prossimi mesi.Già svolte assemblee a Napoli, Roma, Bergamo e in corso a Genova, Milano, Torino… L'Ilva non è solo Taranto ma il paradigma di tutte le battaglie che a livello nazionale si stanno facendo per la difesa del lavoro e della salute e del lavoro in fabbrica e sul territorio.

Alessandria Rogo mortale, condannati i vertici della Comital

Il 24 giugno 2009 rimasero feriti 3 operai, 1 perse la vita con ustioni sul  90% del corpo


ALESSANDRIA - A quasi 4 anni dal terribile rogo che causò la morte di un operaio e il ferimento di altri tre alla Comital di Spinetta Marengo, azienda specializzata nella distribuzione di fogli d'alluminio, sono stati condannati in primo grado a 9 mesi di reclusione, pena sospesa, il direttore generale Giuseppe Serapica e il direttore di stabilimento Luigi Frola. Assolto il terzo indagato, Carlo Frau, presidente del consiglio di amministrazione. L’udienza si è tenuta nella mattina di martedì 19 febbraio nel tribunale di Alessandria, davanti al giudice Milena Catalano. Era il 24 giugno 2009 quando nel reparto stampa e laccatura della Comital scoppiò l’inferno. Perse la vita Idrissi Aatouf  Moulay Merouane, 31 anni, aiuto macchinista: spirò poche ore dopo il disperato trasferimento dall’ospedale di Alessandria al Centro specializzato in grandi ustioni del Cto di Torino, a causa di ustioni che gli devastarono il 90% del corpo. Stava per compiere 32 anni e da un mese e mezzo era diventato papà, assieme alla giovane moglie Fatima con cui era sposato da appena 2 anni. Proprio lei, a distanza di poche settimane, si è
rivolta alla Giesse Gestione Sinistri di Novara, società specializzata in risarcimento danni e responsabilità civile, che tramite i propri legali ha poi affiancato tutti i familiari nel lungo iter processuale, sia in sede penale che civile.
Il comunicato diffuso da Giesse Gestione Sinistri spiega:

Erano da poco passate le 10, quella mattina di giugno, quando un banale travaso di vernice da una cisterna al serbatoio della macchina stampatrice finì in tragedia. L’operazione avvenne, come di prassi, con la cisterna "inforcata" su un muletto e collegata poi tramite un raccordo a valvola al macchinario da rifornire. Qualcosa però andò storto e lo sfilamento (dovuto forse a una rottura parziale) della valvola di scarico causò una pesante fuori uscita di vernice: G81, un prodotto termosaldante al Roto, sostanza altamente infiammabile i cui vapori, mischiati all’aria, diventano esplosivi. Idrissi fu il primo ad accorgersi della copiosa perdita e tentò subito di reinserire il bocchettone nel raccordo, ma invano. Corse in suo aiuto anche Hicam Belouad, il manovratore della macchina da stampa, ma poco dopo la vernice gli schizzò su tutto il volto e dovette correre a lavarsi.

Nel frattempo in aiuto di Idrissi, ormai zuppo di combustibile dalla testa ai piedi, giunsero anche il capoturno dello stabilimento, Marco Bellotti, e Claudio Bovio, operatore addetto alle macchine di un altro reparto. Il muletto venne spostato verso un contenitore dove poter sversare il resto della vernice, ma stando alla ricostruzione dai tecnici Spresal di Alessandria, questo bastò a innescare i vapori ormai diffusi su buona parte del pavimento. Si sprigionò così una enorme fiammata che si propagò a tutta la vernice a terra e sui vestiti degli operai. Presero fuoco gli indumenti di Bovio e Bellotti, che riuscirono però a limitare i danni ai soli arti inferiori. Andò peggio a Idrissi - ormai zuppo di vernice dalla testa ai piedi - che prese fuoco
completamente, trasformandosi in una torcia umana. Nessuno riuscì ad aiutarlo fino a quando le fiamme gli procurarono danni ormai terrificanti: alcuni operai hanno in seguito testimoniato di averlo visto correre via  completamente avvolto dal fuoco.


Le motivazioni che hanno portato alla condanna di due dei tre indagati saranno rese note nei prossimi mesi, ma stando alla ricostruzione dello Spresal consegnata in Procura, il muletto utilizzato per l’operazione non sarebbe stato di tipo antideflagrante, obbligatorio in questo tipo di procedure. L’azienda non avrebbe inoltre messo a disposizione all’interno del reparto kit idonei alla raccolta di sversamenti così ampi - peraltro già verificatisi in passato -, ma solo "un paio di fusti contenenti stracci".

"Il giudice ha disposto una provvisionale di 100mila euro ciascuna per la moglie e la figlia di
Idrissi – sottolinea Andrea Rubini, responsabile dell’ufficio Giesse di Novara - e di 40mila euro per il padre e i fratelli (11 in tutto, di cui uno solo finora si è costituito). Lotteremo ora in sede civile per portare a casa il risarcimento più alto possibile per tutti loro, duramente colpiti da una morte tanto prematura quanto assurda. Il pensiero va in particolar modo a Fatima e alla piccola Hiba, rimaste entrambe sole e prive di sostegno". 

RIUNIONE 26 FEBBRAIO ORE 18 COMITATO 5 APRILE ROMA


RIUNIONE 26 FEBBRAIO ORE 18 COMITATO 5 APRILE ROMA SALUTE E SICUREZZA SUL LAVORO E SUI TERRITORI - RETE NAZIONALE 

A LARGO VERATTI 25 (USICONS)




 Vi comunichiamo che, dopo un  giro di consultazione, la riunione del COMITATO 5 APRILE, snodo romano della RETE NAZIONALE PER LA SALUTE E SICUREZZA SUL LAVORO E TERRITORI, è convocata per MARTEDI' 26 FEBBRAIO ALLE ORE 18 a LARGO VERATTI 25 presso USICONS.
L'Ordine del giorno è:prosecuzione attività su insicurezza nelle scuole e in ferrovia;manifestazione a TARANTO sul caso ILVA per il 22 marzo 2013;aggiornamento delle iniziative dagli RLS/RSA/RSU.si chiede di darne la massima diffusione e di partecipare attivamente alla riunione

GIUSEPPE MARTELLI  per l'USICONS - Comitato 5 aprile

Casale Monferrato: il coordinatore della Vertenza amianto ha partecipato all'incontro del Comitato strategico ed all'udienza per il processo Eternit




CASAL MONFERRATO - E' stata una giornata sicuramente molto intensa quella di
lunedì a Torino per Bruno Pesce. Il coordinatore della Vertenza amianto
ha infatti preso parte alla seconda udienza del processo Eternit contro
l'imputato svizzero e quello belga, condannati a 16 anni di reclusione
in primo grado. Proseguono le schermaglie preliminari in Corte d'Appello
con le diverse interpretazioni dei legali di Schmidheiny e De Cartier
De Marchienne da un lato, della parti civili e la pubblica accusa
dall'altro. Anche questa, come quella di giovedì scorso è stata
essenzialmente un tappa tecnica, in attesa che il processo entri
realmente nel vivo. A seguirlo questa volta c'erano un'ottantina di
persone, mercoledì e venerdì ci saranno delle delegazioni per fare
presenza, poi, come sottolinea Bruno Pesce "lunedì prossimo torneremo in
forze". Ma per il rappresentante di Afeva è stata anche una mattinata
nei palazzi regionali. Nella sede dell'assessorato regionale alla
sanità, presenti i titolari della sanità stessa, Paolo Monferino, a fare
gli onori di casa, e Roberto Ravello, alla guida dell'ambiente, si è
svolta la nuova riunione del Comitato strategico del Centro regionale
amianto,  convocato e presieduto dal sindaco di Casale Giorgio Demezzi.
"Il risultato questa volta è stato positivo - dice - perché tutti ci
siamo trovati d'accordo sul percorso da seguire, che è quello di
coinvolgere l'Asl Al e l'Aso di Alessandria nella redazione di un
progetto entro un arco di tempo molto breve, un mese, per ottimizzare
ogni forma di collaborazione nella lotta all'amianto sotto l'aspetto
oncologico, e poter collaborare così in rete con i diversi centri di
eccellenza che si vanno mettendo in collegamento, a livello nazionale ed
internazionale".
19/02/2013
A.Z. - redazione@alessandrianews.it