giovedì 20 gennaio 2011

Volantino iniziativa all'università La Sapienza 22 gennaio

Costruiamo insieme il Comitato per la verità

sulla morte di Mohammed Bannour

(deceduto il 22 dicembre 2010 nel cantiere

presso Scienze Politiche – La Sapienza)


INCONTRO PUBBLICO A ROMA
il 22 gennaio dalle 10.00 alle 13.00
presso l'aula XIII della facoltà di Scienze Politiche
dell'Università La Sapienza di Roma


NON SIAMO MERCE, NON SI PUO' MORIRE PER LAVORARE


Coordina: Daniela Cortese RLS del Coordinamento Lavoratori/trici autoconvocati/e di Roma

Intervengono: Comitato Immigrati Italia di Roma,

Enzo Diano della Rete Nazionale sulla Sicurezza sul Lavoro,

Serenetta Monti (già Rls) RSU USI ZETEMA

Gianmaria Venturi Rls appalto 3^ Università

Rls e Rsu di altri settori di lavoro di Roma,

Roberto Martelli Rls per il Comitato 5 Aprile di Roma,
Associazione Giuristi Democratici,

rappresentanze degli studenti e delle studentesse,

lavoratori/trici dell'Università,

Esperti in materia di sicurezza sul lavoro

Sarà presentato e distribuito il Quaderno di In/Formazione

sulla sicurezza nell'Edilizia a cura del Comitato 5 aprile


per adesioni: circolotlc@hotmail.com

info generali sulle mobilitazioni sulla sicurezza sul lavoro a livello nazionale e-mail: bastamortesullavoro@gmail.com


PROCESSO THYSSENKRUPP: UDIENZA DEL 19 GENNAIO

La seduta odierna, che si apre alle ore 9:30, prevede gli interventi di tutte le parti civili che devono ancora fare le proprie richieste di risarcimento danni.
Il primo ad intervenire è l'avvocato Sergio Bonetto, a nome della parte di sua competenza dei 48 lavoratori Thyssenkrupp costituitisi parte civile per aver rischiato la vita lavorando in condizioni di tale abbandono e assoluto degrado, con gravissime carenze sul piano della sicurezza, tali da configurare i reati di pericolo per la pubblica incolumità che costituiscono oggetto dell'articolo 437 del cp.
Al termine dell'arringa, le richieste sono - uguali per tutti, e tenendo conto di tutti i fatti processuali compresa la valutazione del comportamento degli imputati durante il procedimento - di una somma non inferiore ad Euro 128.999,90 per danni non patrimoniali (morali) subiti - articolo 2087 del cc, oltre ad associarsi alle richieste del pm per quel che concerne le condanne penali.
A seguire prendono la parola tutti gli atri avvocati del gruppo che lavora con Bonetto: tutti concordano sulle stesse richieste, con alcune aggiunte.
Maria Grazia Napoli chiede ulteriori Euro 69.722 a favore di Roberto Di Fiore, componente della squadra di emergenza presente al momento dell'incendio che ha avuto da questo evento conseguenze fisiche e morali.
Roberto Lamacchia chiede, in subordine, una provvisionale immediatamente esecutiva di Euro 65 mila.
Elena Poli domanda alla Corte altri Euro 49.481 per Giovanni Pignalosa per le conseguenze fisiche e non solo; in subordine, qualora non fosse accertata la piena responsabilità degli imputati, chiede una provvisionale immediatamente esecutiva di Euro 80 mila.
Giovanni Bonino chiede, in subordine, una provvisionale immediatamente esecutiva di Euro 60 mila.
Esaurito provvisoriamente il 'gruppo Bonetto', tocca all'avvocato Rossini, il quale - al termine della lunghissima trattazione, che prevede anche la riproposizione della drammatica telefonata di Barbetta al 118, formula le sue richieste; purtroppo non sono in grado di precisarle, a causa della poco comprensibile parlata, molto veloce e piuttosto biascicata.
A ruota riprende la parola Elena Poli, che fa le richieste per le sue ultime parti civili, cinque parenti di due delle vittime - Roberto Scola e Bruno
Santino: per tutti vale la richiesta di Euro 73.467, con in subordine la somma di Euro 50 mila; soltanto per il signor Gattuso le cifre sono diverse:
Euro 56.513, ed in subordine Euro 40 mila.
A seguire tocca all'avvocato Emanuele Crozza, legale dei familiari di Rosario Rodinò: questi richiede una provvisionale provvisoriamente esecutiva di Euro 150 mila, ed in subordine una somma che la Corte vorrà quantificare.
Conclude la giornata l'avvocato Gargiulo, legale dell'On. Antonio Boccuzzi costituitosi parte civile solo in relazione all'omissione dolosa di cautele antinfortunistiche; le sue richieste sono: 300 mila Euro di danni biologici permanenti, ed in subordine una provvisionale provvisoriamente esecutiva di Euro 150 mila.
Con oggi, sono le ore 15:30, si sono concluse le arringhe delle parti civili; dalla prossima udienza - martedì 25 gennaio - la parola passa agli schifosi servi delle difese dei padroni assassini.
Torino, 19 gennaio 2011

Stefano Ghio - Rete sicurezza Torino

mercoledì 19 gennaio 2011

altro morto a paderno

Comunicato
CRONACA DI UNA MORTE ANNUNCIATA, LA TERZA, SARA’ L’ULTIMA?

Salvatore Catalano, 55 anni, si è spento nel reparto Rianimazione e Grandi Ustionati dell’Ospedale Niguarda di Milano. Salvatore è il terzo operaio che muore a causa dello scoppio alla Eureco di Paderno Dugnano del 4 novembre 2010. E ancora siamo in ansia per la sorte di Leonard Shehu, 37 anni, anche lui in condizioni in “stabili, ma disperate”, come cita il comunicato dell’equipe del Niguarda. Il giorno dopo lo scoppio tanta era l’ansia e tante erano le speranze che l’Eureco non fosse una nuova Thyssen, ma dopo due mesi e 15 giorni abbiamo tre nomi Sergio Scapolan – 63 anni -, Harun Zekiri – 44 anni -, e Salvatore Catalano, che ci dicono che la realtà è un’altra cosa. La realtà è il disprezzo della vita operaia da parte un sistema, fondato sul profitto padronale, che ritiene “fisiologico” e “compatibile” uno-due-sette lavoratori che bruciano, che cadono, o che vengono schiacciati dal peso del loro profitto. La realtà è un sistema di partiti che, come ha detto Tremonti, ritiene “la 626 un lusso che (questo sistema,ndr) non può permettersi”. Una tesi che possiamo leggere nelle dichiarazioni del Sindaco di Paderno, Marco Alparone, subito dopo la notizia della morte di Salvatore Catalano, che ha detto: “è una tragedia che si perpetua”, appunto come diciamo noi una necessità di questo sistema. Nel resto delle sue parole, Alparone, mostra anche l’ipocrisia e la falsità che permea questi “signori”, infatti dice: “siamo stati vicini a Salvatore con un sentimento che nasceva più dal cuore che dalla ragione, ma il buon Dio se l’è preso dopo un lunghissimo calvario. Adesso il mio primo pensiero è quello di far sentire ai familiari l’affetto della città”.
Esatto “ragionevolmente” anche la sorte di Salvatore era già stata prevista; e senza citare potenze divine, Salvatore non se l’è preso Dio ma ci è stato rubato da questo sistema; così come la “vostra vicinanza”
ai familiari l’abbiamo già vista quando avete indetto un Consiglio straordinario per discutere dell’Eureco, liquidando il tutto in 15 minuti, o come nel “cercare di coronare il sogno il sogno di una vita”, quello di Salvatore e della sua compagna, Antonello Riunno, cioè di sposarsi dopo una lunga convivenza, consapevoli (voi si intende Sindaco Alparone)che le leggi di questo Stato negano il diritto alla convivenza, che per i famigliari dei lavoratori si traduce in negazione di ricevere i risarcimenti (che di certo non gli ridanno l’affetto dei propri cari, ma sempre un diritto e una giustizia negata sono). Ma non vogliamo soltanto denunciare questo schifo, non vogliamo continuare ad asciugare le nostre lacrime, non vogliamo continuare a contenere il nostro dolore-la nostra rabbia per questi nostri fratelli assassinati dal vostro profitto, NO cari signori vogliamo giustizia: la stessa che chiedono i tanti, troppi, lavoratori che quotidianamente, 4 al giorno, muoiono sui luoghi di lavoro; i loro cari, i loro compagni di lavoro.
Come andare avanti c’è l’hanno indicato gli studenti che si sono mobilitati contro la Riforma Gelmini. L’equazione è la stessa : AI GIOVANI RUBANO IL FUTURO – AI LAVORATORI RUBANO LA VITA. E per i giovani per cambiare veramente, per riprendersi il futuro significa andare allo scontro diretto con questo governo, assediando le sedi istituzionali dove si blindano con la complicità della cosiddetta opposizione, come hanno mostrato il 14 dicembre; e per i lavoratori riprendersi le loro vite, per avere giustizia non ci sono altre alternative. Per questo dopo l’iniziativa del 4 dicembre che la Rete ha fatto a Paderno, facciamo appello a tutte le realtà che erano presenti, ma anche a quelle che non c’erano, a costruire nuove iniziative a Paderno, ma anche collegandosi con le altre, a livello nazionale, già indette, come quella di Torino in occasione della sentanza per il Processo Thyssen.
“PER QUANTO VI SENTITE – CI SENTIAMO – ASSOLTI SIETE – SIAMO – LO STESSI COINVOLTI”.
Milano 19-01-2011
Gaglio Giuseppe
Rete
nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro Nodo Milano/Bergamo

retesicurezzamilano@gmail.com

martedì 18 gennaio 2011

PROCESSO ETERNIT: UDIENZA DEL 17 GENNAIO


L'udienza odierna si apre alle 9:30 con la pretesa dell'avvocato Zaccone, della difesa Schmidheiny, di escludere - sulla base della correzione del capo di imputazione, avvenuta la scorsa udienza su richiesta del pm, che sposta la data di inizio dei reati contestati al 27 giugno 1966 - ben 974 parti civili poiché i suddetti soggetti hanno terminato il proprio rapporto lavorativo in data antecedente; contestualmente sostiene che la Corte dovrebbe assolvere gli imputati, in relazione al periodo escluso dal processo, per non aver commesso il fatto.
Richiesto di un parere da parte del giudice, il pm Guariniello si riserva di prendere posizione nelle sue conclusioni, mentre Casalbore annuncia un'ordinanza per la prossima seduta.
Esaurita questa parte, si ascolta la ct del professor Cavallo - della difesa del barone belga Jean Louis Marie Ghislain de Cartier de Marchienne - igienista industriale e tossicologo professore di Medicina del lavoro all'Università di Milano, che riferisce circa la storia delle conoscenze circa la pericolosità dell'amianto.
Lo schifoso servo sostiene che fino alla fine degli anni 70 non esistevano sufficienti e precise conoscenze sulle malattie asbesto-correlate, in particolare il mesotelioma, e successivamente si è compreso che la latenza di queste malattie è compresa tra i trenta ed i sessant'anni.
Quella messa in piedi dal Cavallo è un'operazione truffaldina, come è peraltro facilmente comprensibile ricordando che è stato dimostrato che la pericolosità del minerale era ben nota sin dagli anni trenta, e che quindi questa pantomima è stata messa in atto soltanto per cercare di alleggerire la posizione del decrepito padrone belga.
Dopo una pausa di circa trentacinque minuti, la seduta riprende con la esposizione della seconda parte della ct dell'ingegner Nano, della difesa Schmidheiny: questi riferisce circa l'attendibilità dei dati di esposizione alle fibre di amianto raccolti con misurazioni effettuate con i conimetri, raffrontandoli con i dati ottenuti dalle misurazioni con filtri a membrana.
Dalle sue analisi, lo schifoso servo arriva a definire i due dati sostanzialmente simili, per ordine di grandezza, ritenendo ambedue attendibili: c'è da chiedersi come si faccia a ritenere ugualmente attendibili dati di concentrazione che in un caso sono pari a venti, mentre nell'altro arrivano a quaranta; è pur vero che si tratta del medesimo ordine di grandezza - le decine - ma non si può sostenere che ambedue sono attendibili, soprattutto nel momento in cui si sa che i conimetri non misuravano le fibre con diametro inferiore ai 0,8 micron, sottostimando pertanto in modo notevole la concentrazione.
Per concludere, viene sentita la dottoressa Bissolini - ct della parte civile (Cgil) rappresentata dall'avvocato Bonetto - docente di chimica organica presso l'Università di Torino, che punta i fari sulla patogenicità delle fibre di amianto in rapporto alle loro dimensioni, e successivamente sui tempi e modalità di smaltimento spontaneo delle stesse da parte dell'organismo.
La prossima udienza, lunedì 24 gennaio, sarà dedicata all'ascolto del ct statunitense della difesa, il dottor Marsh, che sarà supportato da un interprete.
Successivamente, lunedì 31 gennaio, verrà recuperata la consulenza del dottor Romano, che avrebbe dovuto essere ascoltato oggi ma è stato ricoverato in ospedale, ed inoltre quelle dei due ct di Medicina Democratica.

Torino, 17 gennaio 2011

Stefano Ghio - Rete sicurezza Torino

domenica 16 gennaio 2011

PROCESSO THYSSENKRUPP: UDIENZA DEL 14 GENNAIO

(Di seguito la cronaca scritta per Facebook da Elena del gruppo dell'Agenda Rossa, che ringrazio per la
gentile concessione)

Poca gente tra il pubblico, vicino a me siede un ex dipendente Thyssen che
mi ha dato delle informazioni utilissime.
Ricapitolo, per memoria, quanto richiesto dalla Procura della Repubblica il
14 dicembre:
16 anni e sei mesi per l'A.D. Herald Espenhahn
13 anni e sei mesi per: Gerald Prigneitz, Marco Pucci, Giuseppe Salerno,
Cosimo Cafueri
9 anni per Daniele Moroni
La Regione Piemonte ha chiesto 6 Milioni di euro di risarcimento.
La Corte, entra alle 9.50 - il Giudice, a nome della corte, si scusa del
ritardo dovuto ad un imprevisto.
Apre l'udienza l'avvocato Vallere, come rappresentante del Sindacato
Unitario di Base, costituitosi parte civile, in quanto soggetto danneggiato.
Facendo riferimento all'art. 2043 Risarcimento per fatto illecito:
''Qualunque fatto doloso o colposo, che cagiona ad altri un danno ingiusto,
obbliga colui che ha commesso il fatto a risarcire il danno (Cod. Pen.
185)''.
L'Avv. Vallere ripercorre tutte le mancanze presenti nello stabilimento:
enormi quantità di carta imbevuta d'olio,
mancanza di pulizia - la carta NON veniva rimossa causa carenza personale
* norme anti infortunistiche non rispettate,
* mancanza della centratura automatica dei coils, con conseguente
sfregamento sulla carenatura metallica
* sfregamento che provocava surriscaldamento e ''scintille''
* flessibili oleodinamici fessurati - flessibili a 140 atmosfere!
* pulsantiere non a norma - non solo non fatte con lo standard richiesto
ma addirittura protette da ghiere metalliche, quindi, non facilmente
raggiungibili
* cartelli anti infortunistica di 20 anni fa (risalenti ancora alla
precedente proprietà Fiat)
* centralina idraulica ridotta ad un colabrodo - gli allarmi di perdita
di pressione erano costanti (ricordo che la perdita mensile era tra gli 8 e
le 12 tonnellate di olio al mese)!!! La sera stessa dell'incendio la
centralina idraulica era stata rabboccata tre volte!
* mancanza di istruzioni sui macchinari presenti
* mancanza di dispositivi di arresto d'emergenza
* pulsantiere NON a norma e difficilmente riconoscibili
* nonostante il blocco della linea l'olio continuava ad essere pompato
nei tubi aumentando la pressione con rischio esplosione
* pavimenti sdrucciolevoli e coperti da carta e residui oleosi - la
normativa di sicurezza prevede la pulizia accurata per evitare i ''carichi
fuoco''
* manutenzione difficilissima anche dovuta al fatto che gli spazi erano
troppo esigui
* i corridoio di passaggio non erano separati tra pedoni e i ''muletti''
che trasportavano materiale
* porte di sicurezza grandi azionate elettronicamente, quindi in
mancanza di corrente (come nella notte dell'incendio) NON si potevano
aprire, rinchiudendo di fatto, gli operai dentro in caso di pericolo
* porte piccole di soccorso con apertura manuale, non segnalate e spesso
intralciate da macchinari o materiale
* enorme spazio da percorrere in caso di incendio, la legge prevede
15-30 m. loro ne avevano 150-200 m con una sorta di percorso ad ''ostacoli''
e a volte il passaggio si riduceva a 30 centimetri
Per tutti i motivi sopra citati, la Federazione dei lavoratori
Metalmeccanici Uniti, sentendosi, per il comportamento tenuto dalla Thyssen,
defraudata e danneggiata in termini di perdita di credibilità - nonostante
le pressioni fatte per risolvere i problemi appena elencati - chiede agli
imputati - penalmente responsabili - in risarcimento la somma di euro 225
mila , più una nota separata cadauno. Tale denaro verrà utilizzato dalla
Federazione per progetti formativi per il lavoro in ambito di sicurezza.
Ore 12.30 inizia l'avvocato Signora Galliate come rappresentante di
''Medicina Democratica''
Ripercorre le ''anomalie'' sopra riportate dall'avvocato Signor Vellere,
stressando sulle dimensioni ridotte degli spazi di azione da parte del
personale, per interventi manutentivi.
(n.d.r. - come mi è stato detto dal Sig. Corazza - gli spazi ridotti sono
dovuti al fatto che la linea 5 è una linea ''nata zoppa''! Era un prototipo
europeo all'avanguardia per il recupero del calore, e fatta con i
contributi della Comunità Europea, in pratica , pur di prendere i contributi
dalla comunità, hanno ''creato'' lo spazio per la nuova linea 5, MA lo
spazio non era sufficiente nè in altezza nè in pianta, ma tant'è... fu
fatta ugualmente - ecco perchè gli spazi sono così ''miseri'')
L'avvocato Galliate ricorda ancora la distanza da percorrere, in caso di
pericolo, per raggiunger le uscite di sicurezza ed accedere alle ''zone
sicure'': Per zone sicure si intende l'esterno dello stabilimento invece, in
questo caso, la zona sicura era la linea 4!
Infatti i soccorsi sono potuti intervenire solo da quella porta.
Le altre due, aprendosi solo grazie all'energia elettrica, NON funzionavano.
Mentre parla non posso fare a meno di pensare alla ''fine del topo'' e mi
vengono le lacrime agli occhi...
Ricorda che giornalmente si spegnevano incendi, per cui sarebbe stata
INDISPENSABILE una revisione dei sistemi di sicurezza.
Ribadisce che la mancanza di centratura automatica dei coils, con il
risultato di sfregamento, provocava scintille, dato il carico fuoco
presente... carta e olio a pressione... non è difficile immaginare i
risultati!
Ricorda che i pavimenti avrebbero dovuto essere in pendenza per raccogliere
l'olio residuo della laminazione - altamente infiammabile - in apposite
canaline di scolo, tale olio invece rimaneva sul pavimento, rendendo
difficile sia la deambulazione normale, ma soprattutto aumentando il
''carico fuoco''!
Nessuna direttiva CEE era rispettata. Mentre in tutti gli altri stabilimenti
Thyssen, sia in Germania che a Terni lo erano!
Ricorda che i flessibili, contenenti l'olio dell'impianto idraulico,
avrebbero dovuto essere protetti da ghiere e, soprattutto avrebbero dovuto
avere dei sistemi per ''captare'' le fuoriuscite d'olio prima che si
potessero trasformare in una sorta di pulviscolo di olio ad altissima
pressione e... altamente infiammabile! (Flash Fire) (Cosa effettivamente
successa! Secondo la testimonianza di un sopravvissuto si parlava di ''muro
di fuoco'')!
Ricorda che la situazione ''estintori'' era drammatica. (Parlando con il
signor Corazza - ho appreso che gli estintori erano tenuti in un magazzino
accessibile solo dopo aver ritirato le chiavi dai guardiani - ci volevano
circa due ore per togliere i vuoti, andare a prendere quelli nuovi in
magazzino, firmare le bolle di consegna, ritornare sul posto dove
posizionare i nuovi e tornare al posto di lavoro! Semplicemente NON c'era
abbastanza personale per farlo! Ecco perchè molti estintori erano appesi al
muro semivuoti, se non peggio ancora vuoti)!
L'avvocato conclude ricordando che non esisteva un impianto di rilevazione
automatica degli incendi non esisteva un impianto di spegnimento a pioggia,
non esisteva un impianto automatico rilevazione calore, non c'era protezione
dei ''flessibili'' contenenti olio a pressione, non c'era un allarme
acustico anomalie.
Tutte queste ''anomalie'' necessarie e approvate furono semplicemente
declassate da: lavori da attuare sulla linea 5 TORINO
a lavori da attuare sulla linea 5 FROM TORINO.
Quindi lo sapevano, le avrebbero fatte... MA nella nuova allocazione della
linea. Non era quindi il caso di spendere più nulla per Torino... in quanto
stabilimento in ''dismissione''.
L'avvocato, dopo aver elencato i nomi delle vittime:
Antonio Schiavone, 36 anni,
Rosario Rodinò di 26 anni,
Rocco Marzo di 54 anni,
Roberto Scola di 32 anni,
Angelo Laurino di 43 anni,
Bruno Santino di 26 anni,
Giuseppe De Masi di 26 anni.
Chiede a nome dell'associazione Medicina Democratica - Lavoro e Salute, in
quanto frustrati e sminuiti nella loro attività di miglioramento
dell'attività lavorativa, la somma di lire 250 mila Euro.
La cosa che mi ha colpita di più è stata la frase riportata dall'avvocato
Galliate, che citando le testuali parole dell'imputato Salerno ha detto:
''Ma d'altronde... non si poteva mica fermare lo stabilimento...'' In quel
momento avrei voluto gridare SIIIIIII , SIIIIII, SI DOVEVATE FERMARLO!
Sono morti in 7! Per cosa? Per il vostro guadagno? Per i vostri profitti!
Perchè non era un ''regalo'' quello, che la Thyssen faceva a quegli operai!
Erano gli operai a fare un regalo alla Thyssen! Un regalo pagato con la
VITA!
Esco sempre da quel tribunale con le lacrime agli occhi e con un senso di
frustrazione terribile!
Mentre torno a casa penso allo stabilimento Fiat di Mirafiori... il
contratto Marchionne e mi chiedo: ''dove stiamo andando''?Torino, 15 gennaio
2011
Stefano Ghio - Rete sicurezza Torino

giovedì 13 gennaio 2011

PER INIZIATIVA DEL 22 ALL'UNIVERSITA' PER MORTE MOHAMMED BANNOUR

RESOCONTO RIUNIONE 10 GENNAIO 2011 PER INIZIATIVA DEL 22 ALL'UNIVERSITA'
PER MORTE MOHAMMED BANNOUR



-->Resoconto riunione del 10 Gennaio 2011 - promossa dal Comitato 5
-->aprile
di Roma
Rete nazionale sulla salute e sicurezza sui posti di lavoro

Si è svolta lunedì 10 Gennaio 2011 la riunione, promossa dal Comitato 5 Aprile e dalla Rete Nazionale per la Sicurezza sul Lavoro, per organizzare una iniziativa pubblica il prossimo 22 gennaio in occasione del primo anniversario/mese del tragico evento della morte sul lavoro dell'operaio tunisino Mohammed Bannour, di soli 35 anni e padri di bambini piccoli, accaduta il 22 Dicembre 2010 presso il cantiere nei pressi della facoltà di Scienze Politiche dell'Università La Sapienza di Roma.
Erano presenti delegazioni del Comitato 5 Aprile nelle sue varie componenti, del coordinamento autoconvocati/e, degli studenti/studentesse degli atenei di La Sapienza e Tor Vergata, lavoratori dell'Università, coordinamento migranti di Roma.
Oggetto della riunione, le iniziative per mantenere viva l'attenzione sulla morte del lavoratore, per ottenere giustizia e verità, preparare le inizaitve di sostegno per una campagna specifica, anche con la costituzione di un Comitato per la verità sulla morte di Mohammed Bannour, la preparazione dell'iniziativa del 22 gennaio a un mese dalla sua morte sul lavoro che si svolgerà all'Università di Roma La Sapienza la mattina del 22, la presentazione del "quaderno di in/formazione sulla sicurezza nell'edilizia" elaborato dal comitato 5 aprile e dalla rete nzionale, il deposito di un esposto denuncia agli organi di vigilanza e alla Procura della Repubblica a cura delle strutture che fanno parte dellla rete nazionale e del comitato 5 aprile.
All'iniziativa del 22 gennaio (chiesta aula XIII di solito aula studio alla Facoltà di Scienze Politiche) ha dato la sua adesione e interverrà all'incontro pubblico un avvocato dell'Associazione Giuristi Democratici E' stato dato incarico di preparare una locandina da fotocopiare e distribuire per la pubblicizzazione dell'iniziativa che faccia anche da volantino da diffondere all'Università nei giorni precedenti l'incontro pubblico del 22 gennaio, da inviare in rete telematica, da affiggere nei luoghi di lavoro o nei luoghi di passaggio della cittadinanza.
E' stato anche deciso, che nel corso dell'incontro pubblico, si lanci una iniziativa per coinvolgere l'intera città a rispondere ed a collaborare, quindi una iniziativa aperta a chiunque voglia contribuire alla sua riuscita, con modalità che definiremo nei prossimi giorni, che raccolga il grido di allarme e di indignazione sulle morti sul lavoro, vite sacrificate sull'altare del profitto a tutti i costi e della precarietà, affinchè più nessuno debba morire per lavorare.
E' uno degli obiettivi del 2011 del comitato 5 aprile a Roma, quello di sviluppare iniziative che pongano con forza nella città di Roma, la questione della salute e della sicurezza sul lavoro come parte integrante delle mobilitazioni su condizioni di lavoro e di vita, anche con la collaborazione di tutte le forze e situazioni che siano interessate a questo percorso.
Alcuni compagni si stanno incaricando di rintracciare la famiglia di Mohammed Bannour, affinchè non restino soli, nella speranza che le Istituzioni italiane si siano già fatte carico di assisterli anche economicamente.
Di seguito una prima bozza del testo del volantino, da perfezionare, che sottoponiamo al contributo di tutti/e:
(i nominativi di chi interviene saranno indicati nella versione definitiva, anche per motivi di ..sicurezza non sono qui elencati, ma le situazioni che sono previste intervengono e saranno presenti) Questa è la versione "spartana"...
Costruiamo insieme il
Comitato per la verità sulla morte di Mohammed Bannour

INCONTRO PUBBLICO A ROMA
il 22 gennaio dalle 10.00 alle 13.00
presso la facoltà di Scienze Politiche
dell'Università La Sapienza di Roma

NON SIAMO MERCE, NON SI PUO' MORIRE PER LAVORARE

Coordina lavoratrice con funzioni di RLS e
del Coordinamento Lavoratori/trici autoconvocati/e Intervengono esponenti del Comitato Migranti di Roma
della Rete Nazionale sulla Sicurezza sul Lavoro
RLS ferroviere e Rls e Rsu di altri settori di lavoro di Roma
Comitato 5 Aprile di Roma,
Associazione Giuristi Democratici
rappresentanze degli studenti e delle studentesse
lavoratori/trici dell'Università
Esperti in materia di sicurezza sul lavoro

per adesioni utilizzare la mail di riferimento del comitato 5 aprile - rete nazionale sulla salute e sicurezza sul lavoro circolotlc@hotmail.com info generali sulle mobilitazioni sulla sicurezza sul lavoro a livello nazionale bastamortesullavoro@gmail.com

Sostegno al NO degli operai di Mirafiori

la rete nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro esprime il suo massimo sostegno agli operai fiat mirafiori che oggi voteranno NO al referendum sul piano marchionne e annuncia che nelle prossime settimane realizzerà un presidio nazionale a torino sul tema 'sicurezza del lavoro e piano marchionne'
sin da ora sono invitati tutti a dare la loro adesione all'indirizzo della rete bastamortesullavoro@gmail.com l'iniziativa sarà presentata in tutte le sedi e realtà della rete nel corso di questo mese secondo un calendario che sarà comunicato in seguito

l'iniziativa assume a base il testo realizzato da Marco spezia qui pubblicato

IL RICATTO DI MIRAFIORI E LA SALUTE DEI LAVORATORI

Del famigerato accordo che Marchionne, complici CISL e UIL, vuole imporre ai lavoratori dello stabilimento FIAT di Mirafiori se ne sta giustamente parlando in abbondanza in questi giorni.

Da tecnico della sicurezza sul lavoro voglio mettere in evidenza gli aspetti decisamente negativi che i contenuti dell' accordo avrebbero anche sulla salute dei lavoratori delle linee di produzione.

Lo faccio riportando un interessantissimo articolo ripreso da Il Punto Rosso dal quotidiano Il Fatto Quotidiano, a cui rimando per le considerazioni di carattere generale, aggiungendo alcune mie valutazione sulle questioni puramente normative.

Relativamente alla tutela della salute dei lavoratori relativamente alla movimentazione manuale dei carichi, gli obblighi per il datore di lavoro sono sanciti, all' interno del Titolo VI "Movimentazione manuale dei carichi" del D.Lgs.81/08, dall' articolo 168, che recita:

"1. Il datore di lavoro adotta le misure organizzative necessarie e ricorre ai mezzi appropriati, in particolare attrezzature meccaniche, per evitare la necessità di una movimentazione manuale dei carichi da parte dei lavoratori.
2. Qualora non sia possibile evitare la movimentazione manuale dei carichi ad opera dei lavoratori, il datore di lavoro adotta le misure organizzative necessarie, ricorre ai mezzi appropriati e fornisce ai lavoratori stessi i mezzi adeguati, allo scopo di ridurre il rischio che comporta la movimentazione manuale di detti carichi, tenendo conto dell' allegato XXXIII, ed in particolare:
a) organizza i posti di lavoro in modo che detta movimentazione assicuri condizioni di sicurezza e salute;
b) valuta, se possibile anche in fase di progettazione, le condizioni di sicurezza e di salute connesse al lavoro in questione tenendo conto dell'
allegato XXXIII;
c) evita o riduce i rischi, particolarmente di patologie dorso-lombari, adottando le misure adeguate, tenendo conto in particolare dei fattori individuali di rischio, delle caratteristiche dell' ambiente di lavoro e delle esigenze che tale attività comporta, in base all' allegato XXXIII;
d) sottopone i lavoratori alla sorveglianza sanitaria di cui all' articolo 41, sulla base della valutazione del rischio e dei fattori individuali di rischio di cui all' allegato XXXIII.
3. Le norme tecniche costituiscono criteri di riferimento per le finalità del presente articolo e dell' allegato XXXIII, ove applicabili. Negli altri casi si può fare riferimento alle buone prassi e alle linee guida."

Il richiamato allegato XXXIII riporta le seguenti indicazioni.

"ALLEGATO XXXIII MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI La prevenzione del rischio di patologie da sovraccarico biomeccanico, in particolare dorso-lombari, connesse alle attività lavorative di movimentazione manuale dei carichi dovrà considerare, in modo integrato, il complesso degli elementi di riferimento e dei fattori individuali di rischio riportati nel presente allegato.
ELEMENTI DI RIFERIMENTO
1. Caratteristiche del carico.
La movimentazione manuale di un carico può costituire un rischio di patologie da sovraccarico biomeccanico, in particolare dorso-lombari nei seguenti casi:
il carico è troppo pesante;
è ingombrante o difficile da afferrare;
è in equilibrio instabile o il suo contenuto rischia di spostarsi; è collocato in una posizione tale per cui deve essere tenuto o maneggiato a una certa distanza dal tronco o con una torsione o inclinazione del tronco; può, a motivo della struttura esterna e/o della consistenza, comportare lesioni per il lavoratore, in particolare in caso di urto.
2. Sforzo fisico richiesto.
Lo sforzo fisico può presentare rischi di patologie da sovraccarico biomeccanico, in particolare dorso-lombari nei seguenti casi:
è eccessivo;
può essere effettuato soltanto con un movimento di torsione del tronco; può comportare un movimento brusco del carico; è compiuto col corpo in posizione instabile.
3. Caratteristiche dell' ambiente di lavoro.
Le caratteristiche dell' ambiente di lavoro possono aumentare le possibilità di rischio di patologie da sovraccarico biomeccanico, in particolare dorso-lombari nei seguenti casi:
lo spazio libero, in particolare verticale, è insufficiente per lo svolgimento dell' attività richiesta; il pavimento è ineguale, quindi presenta rischi di inciampo o è scivoloso il posto o l' ambiente di lavoro non consentono al lavoratore la movimentazione manuale di carichi a un' altezza di sicurezza o in buona posizione; il pavimento o il piano di lavoro presenta dislivelli che implicano la manipolazione del carico a livelli diversi; il pavimento o il punto di appoggio sono instabili; la temperatura, l' umidità o la ventilazione sono inadeguate.
4. Esigenze connesse all' attività.
L' attività può comportare un rischio di patologie da sovraccarico biomeccanico, in particolare dorso-lombari se comporta una o più delle seguenti esigenze:
sforzi fisici che sollecitano in particolare la colonna vertebrale, troppo frequenti o troppo prolungati; pause e periodi di recupero fisiologico insufficienti; distanze troppo grandi di sollevamento, di abbassamento o di trasporto; un ritmo imposto da un processo che non può essere modulato dal lavoratore.
FATTORI INDIVIDUALI DI RISCHIO
Fatto salvo quanto previsto dalla normativa vigente in tema di tutela e sostegno della maternità e di protezione dei giovani sul lavoro, il lavoratore può correre un rischio nei seguenti casi:
inidoneità fisica a svolgere il compito in questione tenuto altresì conto delle differenze di genere e di età; indumenti, calzature o altri effetti personali inadeguati portati dal lavoratore; insufficienza o inadeguatezza delle conoscenze o della formazione o dell'
addestramento
RIFERIMENTI A NORME TECNICHE
Le norme tecniche della serie ISO 11228 (parti 1-2-3) relative alle attività di movimentazione manuale (sollevamento, trasporto, traino, spinta, movimentazione di carichi leggeri ad alta frequenza) sono da considerarsi tra quelle previste all' articolo 168, comma 3. "

Giova ricordare che la non osservanza dei commi 1 e 2 dell' articolo 168 del
D.Lgs.81/08 è punito penalmente dall' articolo 170 del medesimo Decreto con l' arresto da tre a sei mesi o con l' ammenda da 2.500 a 6.400 euro.

Ovviamente, se dalla non osservanza degli obblighi sopra citati derivano danni alla salute dei lavoratori, il reato diventa quello di lesioni personali colpose, come sancito dall' articolo 590 del Codice Penale:
"Chiunque cagiona ad altri, per colpa, una lesione personale è punito con la reclusione fino a tre mesi o con la multa fino a 309 euro. Se la lesione è grave la pena è della reclusione da uno a sei mesi o della multa da 123 a
619 euro; se è gravissima, della reclusione da tre mesi a due anni o della multa da 309 a 1.239 euro. Se i fatti di cui al secondo comma sono commessi con violazione delle norme sulla disciplina della circolazione stradale o di quelle per la prevenzione degli infortuni sul lavoro la pena per le lesioni gravi è della reclusione da tre mesi a un anno o della multa da 500 a 2.000 euro e la pena per le lesioni gravissime è della reclusione da uno a tre anni".

E' evidente che quanto proposto nell' accordo, cioè di adottare la metodologia ERGO-UAS per aumentare le cadenze produttive è in palese violazione con quanto stabilito dall' articolo 168 e dall' allegato XXXIII del Testo Unico.

Innanzitutto la metodologia ERGO-UAS proposta (a proprio uso e consumo) da FIAT non rientra tra quelle previste dal comma 3 dell' articolo 168 e indicate nell' allegato XXXIII, che sono invece le norme della famiglia ISO
11228 (parti 1-2-3), all' interno delle quali rientra la metodologia OCRA richiamata dall' articolo de Il Fatto Quotidiano.

A parte l' aspetto formale, da un punto di vista sostanziale la metodologia ERGO-UAS sottostima il rischio da movimentazione ripetuta degli arti superiori rispetto al metodo OCRA.

Oltre a questo, il concetto proposto da FIAT è in totale disaccordo col principio di riduzione continua del rischio grazie all' evoluzione della tecnica, richiamato dal comma 2 dell' articolo 168, che impone che "il datore di lavoro adotta le misure organizzative necessarie, ricorre ai mezzi appropriati e fornisce ai lavoratori stessi i mezzi adeguati, allo scopo di ridurre il rischio che comporta la movimentazione manuale di detti carichi".

Secondo tale principio, prima di tutto occorre valutare l' attuale situazione di rischio per la movimentazione manuale dei carichi lungo le linee di produzione degli stabilimenti FIAT, secondo metodiche consolidate e richiamate dal testo di legge Tenendo conto dei dati riportati dall' articolo de Il Fatto Quotidiano, tale rischio è evidentemente alto. Come d' altro canto è confermato da quanto affermato dall' allegato XXXIII del Testo Unico, quando afferma che "L'
attività può comportare un rischio di patologie da sovraccarico biomeccanico, in particolare dorso-lombari se comporta una o più delle seguenti esigenze: sforzi fisici che sollecitano in particolare la colonna vertebrale troppo frequenti o troppo prolungati; pause e periodi di recupero fisiologico insufficienti; un ritmo imposto da un processo che non può essere modulato dal lavoratore".
A seguito di fattori di rischio alti per la salute dei lavoratori, FIAT dovrebbe adottare tecnologie per ridurre o eliminare la movimentazione dei carichi (cioè investimenti negli impianti) o, in alternativa, ridurre la velocità della linea. Infatti è evidente che il rischio da movimentazione è direttamente proporzionale alla frequenza dei movimenti e quindi alla cadenza produttiva della linea.

Quello che propone FIAT è invece l' esatto contrario: aumentare la cadenza della linea, fino ad arrivare a raggiungere il massimo sforzo ammissibile per i lavoratori, utilizzando, tra l' altro, per valutare tale massimo sforzo, metodiche non riconosciute a livello scientifico, né normativo.

E' evidente che la filosofia FIAT di sfruttare i lavoratori fino al massimo consentito dall' organismo umano è assolutamente contrario, oltre che a ogni principio etico e morale (ma nessuno dubita che Marchionne e soci conoscano questi termini), anche a quanto previsto dalle leggi dello Stato e dalle Direttive comunitarie.

Marco Spezia
rete nazionale sicurezza sui posti di lavoro
13 gennaio 2011

domenica 9 gennaio 2011

Ad un mese dalla morte di Mohammed nel cantiere dell'Università La Sapienza la Rete lancia l'iniziativa del 22 gennaio

COMUNICATO E INVITO A STRUTTURE DI POSTO DI LAVORO COLLETTIVI STUDENTESCHI DELLA SAPIENZA, DI TOR VERGATA E DI ROMA 3 ASSEMBLEA E DELEGATI AUTOCONVOCATI-E DI ROMA MOVIMENTI UNITI CONTRO LA CRISI TUTTE LE OOSS DI CATEGORIA O CONFEDERALI INTERESSATE LE STRUTTURE SOCIALI E "IN MOVIMENTO" DI ROMA, ANCHE PER IL DIRITTO ALL'ABITARE IL COMITATO IMMIGRATI DI ROMA E LE ASSOCIAZIONI ANTIRAZZISTE

PROSEGUIAMO IL PERCORSO SULLA SICUREZZA E LA SALUTE SUI POSTI DI LAVORO NELLA CITTA' DI ROMA, PER MANTENERE VIVA L'ATTENZIONE SULL'INCHIESTA DI MOHAMMED BANNOUR, OPERAIO MORTO NEL CANTIERE VICINO A SCIENZE POLITICHE DE LA SAPIENZA IL 22 DICEMBRE 2010

RIUNIONE PER PREPARARE L'INIZIATIVA DEL 22 GENANIO 2011, A UN MESE DALLA MORTE DI MOHAMMED, LA MATTINA DEL 22 PRESSO LA SAPIENZA FACOLTA' DI SCIENZE POLITICHE E VICINO AL CANTIERE NON STIAMO PREPARANDO UNA FESTA....NON C'E' NULLA DA FESTEGGIARE CASOMAI LA "FESTA" PREPARIAMOLA PER I PADRONI PUBBLICI E PRIVATI...

APPUNTAMENTO IL 10 GENNAIOORE 19 PRESSO SPAZIO A VIA DEI RETI 25 A SAN LORENZO PRESSO LOCALE "SOTTO CASA DI ANDREA"

TUTTE LE SITUAZIONI, STUDENTESCHE E NON, SONO FERMAMENTE INVITATE A PARTECIPARE PER DARE IL LORO AIUTO E CONTRIBUTO CONCRETO PER LA MIGLIORE RIUSCITA DI QUESTO PASSAGGIO, SARA' PRESENTATO PER IL 22 GENNAIO IL "QUADERNO" DI IN/FORMAZIONE SULL'EDILIZIA DOPO IL DECRETO 81 DEL 2008 E IL TESTO DELL'ESPOSTO DENUNCIA PRESENTATO DALLE SITUAZIONI ADERENTI AL COMITATO 5 APRILE DI ROMA

ORGANIZZA PROMUOVE E INVITA IL COMITATO 5 APRILE DI ROMA ADERENTE ALLA RETE NAZIONALE SULLA SALUTE E SICUREZZA SUI LUOGHI DI LAVORO

info (e se volte mandate adesioni) e mail circolotlc@hotmail.com