mercoledì 30 aprile 2014

1 Maggio con il lutto al braccio

http://cadutisullavoro.blogspot.it/
Dall'inizio dell'anno sono morti 176 lavoratori sui luoghi di lavoro e oltre 350 se si aggiungono i lavoratori morti sulle strade e in itinere. Oggi 28 aprile siamo a +16% di morti sui luoghi di lavoro in più rispetto allo stesso giorno del 2013

Noi il 1° maggio porteremo il lutto al braccio contro le morti sul lavoro


martedì 29 aprile 2014

La Rete-nodo di Milano a Sesto S.Giovanni



Comunicato
La Rete Nazionale per la Sicurezza e Salute sui posti di Lavoro e Territorio Nodo/Milano alla Manifestazione di Sesto San Giovanni contro le Vittime d’Amianto, indetta dal Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e Territorio, a sostegno di questa battaglia e ribadire le proposte emerse dall’infame sentenza della Cassazione sulla Strage della ThyssenKrupp.
Come ogni anno ieri si è svolta la manifestazione in occasione della Giornata Mondiale, 28 aprile, Vittime Amianto, che quest’anno è la prima di una tre giorni che prosegue oggi con una notte bianca sotto la sede della Regione Lombardia e si concluderà lunedì sempre sotto la sede regionale.
A precedere la manifestazione vi è stata in mattinata un intervento di un rappresentante del Comitato di Sesto davanti la Scala di Milano dove vi era un presidio/sciopero dei lavoratori dello spettacolo, indetto dalla CUB,  per denunciare la presenza e i danni dell’amianto presenti nel teatro milanese. Una delegazione dei lavoratori del teatro, militanti della Banda degl’Ottoni, ha partecipato al corteo suonando canzoni di lotta dall’Internazionale a Bella Ciao passando per Malarazza, dando un impronta di Classe Resistenza e Lotta.
Il corteo partito dal CIP “Tagarelli” ha percorso le vie della ex Stalingrado d’Italia per raggiungere il Monumento dedicato a tutte le vittime dell’amianto. Tante le presenze di associazioni, operai e familiari vittime amianto: dagli organizzatori all’AIEA di Paderno Dugnano; dal Comitato di Broni all’Osservatorio esposti Amianto; dagli operai della Breda Fucine alla Falk, tutti quanti a testimoniare e denunciare la strage continua causata dalla sete di profitto capitalista, che miete 4000 persone l’anno –da operai alle loro mogli che lavavano le tute, a tutta la popolazione che è stata “beneficiata” dalla dispersione della polvere d’amianto-.
Ma con la loro presenza, dalla delegazione della Rete al Comitato Operai e Familiari Vittime Eureco e l’Associazione 29 Giugno di Viareggio, hanno posto una visione più generale su salute e sicurezza, dicendo che se è necessario squarciare il velo di silenzio sulla strage silenziosa dell’amianto, la logica assassina dei padroni colpisce a 360° e quindi la Battaglia è Una sola.
Il corteo giunto al monumento ha osservato un minuto di silenzio per i nostri morti –Eroi loro malgrado del Popolo e del Proletariato, e sulle note di Bella Ciao ha rilanciato la parola d’ordine di una nuova Resistenza.
Tornati da dove era partito, il corteo si è concluso con un’assemblea popolare, dove si sono posti una serie di proposte e denunce: 1) la necessità di unire le varie lotte dei comitati per una più incisiva azione; 2) sostegno ai familiari lasciati da soli dalla politica e dalle istituzioni e dai sindacati confederali; 3) la denuncia e indignazione per il verdetto della Cassazione sulla Thyssen; 4) l’impunità e la promozione per i dirigenti, come nel caso di Moretti e della Marcegaglia; 4) l’infame situazione a cui sono costretti gli operai scampati al rogo dell’Eureco, che sono senza lavoro e sfrattati, mentre il criminale Merlino è libero e sotto altra veste continua a fare quello che ha sempre fatto –arrichhirsi sulla pelle e il sangue degli operai-; 5) la fine dell’impunità di questi assassini e l’istituzione del reato di “crimine contro l’umanità” –visto che le cifre di questa strage sono cifre di una guerra-.
Nelle conclusione è emersa forte la prospettiva che per avere Giustizia per gli operai, le loro famiglie, per la popolazione, per i giovani è l’abbattimento di questo sistema.
Come Rete condividiamo quete proposte, ma come abbiamo ribadito nel nostro intervento, questo va costruito da subito portando nelle varie iniziative o presidi a venire, a partire dal processo a Riva, un assedio a chi calpesta i nostri diritti dentro e fuori i tribunali. Sottolineamo anche un pensiero che, oltre la rabbia,  arroventa le menti di alcuni familiari, che abbiamo sentito a Roma il 24 e anche ieri: “ma per avere giustizia, forse dobbiamo sparagli a questi padroni”. Forse la risposta potrebbe venire da una canzone di Pietrangeli degli anni 70 –Mio caro padrone domani…..”.

Rete Sicurezza e Salute sui Posti di Lavoro e Territorio, Nodo/Milano
27-04-2014

Thyssenkrupp: la Rete e gli altri



Noi non dimentichiamo!

Non accettiamo colpi di spugna! Nessuna impunità per i padroni assassini
della Thyssenkrupp!

Con queste parole gridate al microfono di fronte alla Cassazione di Piazza
Cavour a Roma, si è aperto stamattina il presidio indetto in occasione della
sentenza del processo Thyssenkrupp.

Un presidio indetto dalla Rete Nazionale per la sicurezza e la salute sui
posti di lavoro e territori che ha raccolto l'appello di familiari e operai
della Thyssen, portando delegazionialtre delegazioni da Taranto, Milano,
Ravenna, L'Aquila. e del comitato 5 aprile di Roma,  Erano presenti
delegazioni di associazioni di familiari e altri comitati di vittime da
lavoro e nocività venute da Torino, Casale Monferrato, Viareggio, Taranto,
organizzazioni sindacali di base, USB, SLAI COBAS per il sindacato di
classe, USI, della Cgil di Torino, e l'Associazione Esposti Amianto.

Udienza dopo udienza, la Rete ha seguito questa udienza come tutto lo
svolgimento dei processi come parte della guerra di classe tra operai e
padroni, presenziando e dando sistematica controinformazione delle varie
udienze in primo grado e in appello, organizzato manifestazioni e presidi.

La mobilitazione permanente ai processi aveva portato a ottenere una
condanna senza precedenti, fino ad oggi, per i responsabili della strage dei
sette operai bruciati vivi nell'incendio alla linea 5 dello stabilimento
Thyssenkrupp di Torino il 7 dicembre 2007. Senza precedenti era stata anche
l'imputazione per padroni e dirigenti della fabbrica, omicidio volontario,
per la deliberata e dolosa inosservanza delle procedure e norme di sicurezza
in uno stabilimento che ormai avevano già deciso chiudere e che è costata la
vita degli operai.

L'imputazione però era poi stata derubricata in appello a omicidio colposo,
con sensibile riduzione delle pene. Oggi la Cassazione  si è pronunciata sui
ricorsi sia della procura di Torino che della difesa.  e si è pronunciata
come peggio non poteva
checchè se ne dice ha ridemensionato le risultanze effettive del processo di
primo grado e ha riportato il processo ai processi ordinari che non hanno
mai realmente punito i padroni assassini per i loro crimini I padroni
assassini della Thissenkrupp non pagheranno realmente per le loro colpe
Le parole di rabbia e proteste dei familiari  -anche verso le infami
deformazioni e provocazioni degli avvocati dei padroni - il quotidiano on
line La Repubblica preoccupato di finire in galera e non potere così vedere
crescere la propria nipotina!-sono ben giustificate, non altrettanto le loro
speranze stante i tempi della giustizia, la natura della giustizia borghese.
Così le parole del procuratore Guariniello sono solo purtroppo di continuità
di un impegno giudiziario ma che non porterà alle effettive condanne che il
processo richiedeva.
Ora - senza se e senza ma - si deve levare alta la protesta - la rete
nazionale per la sicurezza e salute sui posti di lavoro e sul territorio
farà la sua parte come referente  collettivo, unitario e trasversale di
questa battaglia, - ma dobbiamo rilevare che siamo i soli a farla
coerentemente -  sindacati confederali da sempre con i padroni non si sono
mai impegnati realmente in questo e le bandiere della CGILpresenti al
presidio avrebbero innanzitutto da familiari e associazioni essere tolte e
respinte al mittente -ma anche i sindacati di base fanno poco - i familiari
e associazioni realmente impegnate da torino a viareggio, eureco ecc, sono
sempre lasciate sole nella lotta , ma ci mettono anche troppi formalismi e
troppo autorappresentatività, utile nella denuncia ma non a cambiare le cose
e il tipo di mobilitazione.
Ci vuole una più ampia mobilitazione di massa, ma  anche chiarezza!
Non accettare che i tribunali siano solo  testimonianza di presidi piccoli e
rispettosi delle regole
I padroni assassini hanno calpestato tutte le regole e hanno fatto morti e
stragi, oltre che disastri ambientali e non hanno pagato niente finora.
Questo non va accettato e vanno costruite altri tipi di mobilitazione e
azioni. Così come tutti devono far propria la prospettiva della Rete che non
lavora solo per processi e leggi più giuste, ma per una rivoluzione di massa
politica e sociale che metta fine al sistema che afferma il primato del
profitto sulla vita degli operai e delle popolazioni.
Al presidio sono stati annunciati i prossimi passi della lotta  della RETE
contro i padroni assassini. Primi fra tutti una nuova mobilitazione speriamo
più ampia ma anche più aggressiva alla Cassazione per la prossima pronuncia
della Cassazione per il processo Eternit, già calendarizzata in maggio, e,
ancora più importante, la campagna contro il processo a padron RIVA che
inizia a Taranto il prossimo 19 giugno, che prevede anche la  costituzione
di operai lavoratori del cimitero e cittadini dei tamburi autorganizzati
pcome di parte civile al processo
Su questo c'è da registrare l'interesse a prendere parte in qualche modo
alla mobilitazione di alcuni familiari degli operai Thyssen e
dell'associazione
esposti amianto di Casale Monferrato.

info e adesioni
rete nazionale per la sicurezza e salute sui posti di lavoro e sul
territorio
bastamortesullavoro@gmail
347-102638

mercoledì 9 aprile 2014

Comunicato Comitato 5 Aprile di Roma per presidio a piazza cavour il 24 aprile ore 10 sentenza cassazione Thyssenkrupp

Comitato 5 Aprile di Roma – nodo locale della RETE nazionale salute e sicurezza sul lavoro e sui territori

Riferimento
Comitato 5 aprile circolotlc@hotmail.com, usicons.roma@gmail.com, sede presso Associazione Usicons onlus Largo G. Veratti 25 Roma fax 06 77201444
Email riferimento RETE NAZIONALE bastamortesullavoro@gmail.com,
sito bastamortesullavoro@domeus.it

Roma, 9 aprile 2014

Comunicato
radio stampa – per pubblicazione, diffusione e divulgazione, grazie


24 APRILE DALLE ORE 10, A ROMA PRESIDIO A PIAZZA CAVOUR
(davanti alla Corte di Cassazione) IN CONCOMITANZA CON LA SENTENZA SUL CASO
THYSSENKRUPP, promosso da RETE NAZIONALE SALUTE E SICUREZZA SUL LAVORO E SUI
TERRITORI, dal COMITATO 5 APRILE di Roma e da ex lavoratori Thyssenkrupp.
APPELLO A DELEGATI-E DI POSTO DI LAVORO, RLS,
ASSOCIAZIONI DI GIURISTI, ASSOCIAZIONI E ORGANIZZAZIONI SINDACALI, FORZE
POLITICHE E MOVIMENTI DI LOTTA A PARTECIPARE AL PRESIDIO - ASSEMBLEA E A
SOSTENERE LE MOBILITAZIONI SU SALUTE E SICUREZZA.


Noi non dimentichiamo nulla, giustizia per le vittime della strage operaia della Thyssenkrupp di Torino e le loro famiglie.


Il Comitato 5 Aprile di Roma, nodo locale della Rete nazionale per la salute e la sicurezza sui posti di lavoro e sui territori, fa propria la necessità di un momento di presenza con un presidio pubblico, con riunione e “microfono aperto” per interventi e testimonianze, in occasione della sentenza della Corte di Cassazione sul caso della strage operaia con 7 morti della Thyssen di Torino, soprattutto per segnalare il forte rischio di un “colpo di spugna” degli neffetti della sentenza di primo grado, già ridotta in appello, che potrebbe portare a conclusioni di parziale impunità per i reali responsabili di questa ennesima e grave strage sul lavoro e del lavoro

Il Comitato 5 aprile e la stessa Rete nazionale sostengono e fanno proprie gli appelli alla MOBILITAZIONE IL 24 APRILE A ROMA, lanciato dal comitato ex lavoratori della Thyssenkrupp, che in molte occasioni assieme all’Associazione “Legami d’Acciaio” dei familiari  della strage di Torino, hanno fermamente denunciato che in caso di ulteriore riduzione dei capi di imputazione nei gradi di merito di giudizio e di sentenza favorevole in Cassazione agli imputati, si creerebbe un pessimo precedente non solo giudiziario, ma un rischio per altre sentenze rilevanti, come quella sempre in Cassazione sul caso ETERNIT di Casale Monferrato o come nei processi in corso per la strage ferroviaria di VIAREGGIO o dell’ILVA di TARANTO…


PRETENDIAMO VERITA’ E GIUSTIZIA ANCHE NEI PROCESSI, NESSUNA IMPUNITA’ PER I PADRONI ASSASSINI e chi protegge il profitto, sulla pelle di chi lavora e sulle loro famiglie.


La Rete nazionale e il Comitato 5 Aprile di Roma, continuano a battersi per ottenere la piena applicazione di tutte le disposizioni di tutela della salute e della sicurezza sui posti di lavoro e sui territori “inquinati”, per la corretta applicazione delle disposizioni comunitarie di miglior favore rispetto alle tante e troppe deroghe e modifiche in materia, con lo svuotamento progressivo del decreto legislativo 81 del 2008 nei suoi effetti sostanziali di tutela e di deterrente da condotte e atti di inadempienza dei datori di lavoro pubblici e privati, per potenziare le agibilità, funzioni e ruolo dei rappresentanti dei lavoratori (e delle lavoratrici) per la sicurezza RLS, la cui attività è sempre più limitata e circoscritta rispetto
alla sua funzione originaria.


Il comitato 5 Aprile, esprime la sua piena solidarietà ai ferrovieri oggetto di continue contestazioni e sanzioni disciplinari (Testa, Dante de Angelis tra i casi più eclatanti), ai licenziamenti effettuati dalle Ferrovie (Riccardo Antonini, Sandro Giuliani), la Rete nazionale prosegue la sua attività di informazione e segnalazione sulla IN-SICUREZZA NELLE SCUOLE e nei posti di lavoro, anche a seguito delle altre
2 morti sul lavoro a Molfetta e a Ravenna dei giorni scorsi.

Marcegaglia - padroni assassini, sindacati confederali complici! Dalla Rete di Ravenna


ANCORA UN OPERAIO MORTO SUL LAVORO ALLA MARCEGAGLIA

Ennesimo infortunio mortale nello stabilimento Marcegaglia in cui e’ morto sul lavoro, schiacciato da un coils, l’operaio Lorenzo Petronici dalla cooperativa di facchinaggio Co.Fa.Ri.
Ci stringiamo al dolore della sua famiglia e vogliamo giustizia.
Le morti sul lavoro non sono una tragica fatalità. La morte di Lorenzo è stata preannunciata dagli ultimi infortuni che si sono verificati nello stabilimento negli ultimi giorni. I continui infortuni sono dovuti dal continuo ricorso di appalti al ribasso, dove per poter sfruttare e fare profitti, le aziende appaltanti non si fanno scrupolo delle condizioni in cui gli operai sono costretti a lavorare.
Da anni come SLAI COBAS per il sindacato di classe chiediamo l'istituzione di presidi permanenti dell'Ispettorato del lavoro, sia in questa fabbrica che al Porto.
Non abbiamo bisogno delle lacrime di coccodrillo dei politicanti istituzionali di turno e dei sindacati che hanno cogestito lo sfruttamento in questa fabbrica, sempre “vicini” nelle disgrazie alle famiglie e ai colleghi delle vittime, ma sempre più coesi e ben pronti a difendere gli interessi padronali con le deregolamentazioni ed il precariato “per legge”, gli accordi al massimo ribasso.
Il pacchetto Treu, la legge Biagi, il jobs act renziano hanno dato come risultato più precarietà e più morti sul lavoro. Tutto ciò è avvenuto nell'arco degli ultimi anni, e l'unica certezza che abbiamo è che i luoghi di lavoro sono più insicuri.
A TUTTO QUESTO DICIAMO BASTA

CHIEDIAMO
Istituzione delle postazioni fisse dell'ispettorato del lavoro
Elezione degli rls svincolata dai mandati sindacali confederali
L'abolizione totale degli appalti al ribasso
Rete nazionale per la sicurezza e salute sui posti di lavoro e territorio 
nodo di Ravenna

Ancora morti operaie per gli stadi in Brasile




un altro operaio , che lavorava all'installazione delle tribune provvisorie dello stadio di Itaquerao di San paolo è morto dopo essere caduto da una altezza di 10 metri.
E' l'ottava vittima 'ufficiale' tra gli operai dei cantieri mondiali in Brasile 

Si sviluppa una forte protesta anche su questo
La rete nazionale per la sicurezza e salute sui posti di lavoro e sul territorio - in contatto con i compagni brasiliani della LIGA OPERARIA - stà approntando una iniziativa a roma anche su questo

info bastamortesullavoro@gmail.com

Giustizia per gli operai della Thyssenkrupp- Presidio in Cassazione a Roma il 24 aprile


Alla Marcegaglia di Ravenna, operaio muore travolto da un coil - padroni assassini!


Rete nazionale per la sicurezza e salute sui posti di lavoro e territorio -nodo di ravenna

Tragedia nella notte alla Marcegaglia, operaio muore travolto da un coil


La tragedia si è consumata intorno alle 3. Soccorso dai sanitari del "118", intervenuti con un'ambulanza e l'auto col medico a bordo, è stato rianimatoa lungo sul posto ...
manifestazione degli operai

Dramma nel cuore della nottata tra lunedì e martedì allo stabilimento della Marcegaglia di via Baiona, a Ravenna. Lorenzo Petronici, un operaio di 58 anni dell'impresa di facchinaggio Cofari ha perso la vita dopo esser travolto da un coil. La tragedia si è consumata intorno alle 3. Soccorso dai sanitari del "118", intervenuti con un'ambulanza e l'auto col medico a bordo, è stato rianimato a lungo sul posto. Ma il cuore del paziente si è spento durante la disperata corsa all'ospedale.

La dinamica dell'incidente mortale è al vaglio alla Polizia, che ha proceduto ai rilievi di legge. Secondo una prima ricostruzione dei fatti, la vittima stava movimentando i coils con il carroponte. Improvvisamente uno di questi l'ha colpito in pieno, scaraventandolo con violenza per terra.
Nell'impatto il sessantenne ha riportato numerosi traumi, che si sono rivelati poi mortali. La vittima, che lascia la moglie e due figli, tra un anno sarebbe dovuta andare in pensione. Petronici da anni lavorava per la Cofari e operava da oltre dieci anni all'interno della Marcegaglia. Viene ricordato come "operatore esperto ed attento nello svolgimento della propria mansione".
 "Nella nostra Regione nonostante i proclami trionfalistici della classe politica di governo, in materia di sicurezza sul lavoro non facciamo grandi progressi, anzi. Soltanto nei primi tre mesi del 2014, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, il numero delle morti bianche in Italia ha registrato un aumento del 25%, come riportano i dati raccolti dall'Osservatorio indipendente di Bologna. In Emilia-Romagna siamo già a quota 10 morti sul lavoro dall'inizio dell'anno".
......Tra venti giorni, il 28 aprile, è in programma la Giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul
lavoro. Sono certo che assisteremmo anche quest'anno ai soliti toni trionfalistici da parte della Giunta"."Spero che almeno questa volta  - conclude Favia - qualcuno in Regione rifletta e prenda in seria considerazione i dati dell'Osservatorio indipendente di Bologna, una voce indipendente che riesce ad elaborare statistiche in tempo praticamente reale sugli incidenti e sulle morti sul lavoro, mentre la Regio ne, nonostante l'imponente piattaforma informatica e statistica, dispone solo di dati a distanza di un anno".


Tragedia nella notte alla Marcegaglia, operaio muore travolto da un coil

La tragedia si è consumata intorno alle 3. Soccorso dai sanitari del "118",
intervenuti con un'ambulanza e l'auto col medico a bordo, è stato rianimato
a lungo sul posto
Redazione 8 aprile 2014

Dramma alla Marcegaglia, manifestazione degli operai: Fiom chiede
maggiore sicurezza

Dramma nel cuore della nottata tra lunedì e martedì allo stabilimento della
Marcegaglia di via Baiona, a Ravenna. Lorenzo Petronici, un operaio di 58
anni dell'impresa di facchinaggio Cofari ha perso la vita dopo esser
travolto da un coil. La tragedia si è consumata intorno alle 3. Soccorso dai
sanitari del "118", intervenuti con un'ambulanza e l'auto col medico a
bordo, è stato rianimato a lungo sul posto. Ma il cuore del paziente si è
spento durante la disperata corsa all'ospedale.

La dinamica dell'incidente mortale è al vaglio alla Polizia, che ha
proceduto ai rilievi di legge. Secondo una prima ricostruzione dei fatti, la
vittima stava movimentando i coils con il carroponte. Improvvisamente uno di
questi l'ha colpito in pieno, scaraventandolo con violenza per terra.
Nell'impatto il sessantenne ha riportato numerosi traumi, che si sono
rivelati poi mortali. La vittima, che lascia la moglie e due figli, tra un
anno sarebbe dovuta andare in pensione. Petronici da anni lavorava per la
Cofari e operava da oltre dieci anni all'interno della Marcegaglia. Viene
ricordato come "operatore esperto ed attento nello svolgimento della propria
mansione".

MATTEUCCI - "Esprimo il dolore di tutta la comunità ravennate per la
tragedia - afferma il sindaco, Fabrizio Matteucci -. I nostri pensieri e la
solidarietà di tutti i ravennati sono rivolti alla famiglia colpita da un
lutto cosi terribile. Chi ne ha la competenza è chiamato a fare luce sulla
dinamica della tragedia. Anche questo nuovo lutto ci impone l'imperativo di
un impegno costante, crescente e corale sulla sicurezza del lavoro, a tutela
delle persone, a tutela della loro vita e della loro salute. Regole,
controlli, formazione e cultura della sicurezza sono i quattro punti
cardinali di un impegno che non consente nessuna tregua".

CASADIO - Il presidente della Provincia di Ravenna, Claudio Casadio, ha
inviato un telegramma di condoglianze e vicinanza alla famiglia
dell'operaio: "Ogni volta che accade un incidente così tragico, di cui chi
di dovere indagherà per ricostruirne la dinamica - dichiara Casadio - il
primo pensiero va ai familiari e ai colleghi delle persone coinvolte, di cui
comprendiamo e condividiamo i sentimenti di sgomento e incredulità. A loro
voglio esprimere tutta la mia vicinanza e solidarietà umana e ribadire
l'impegno delle istituzioni locali, insieme a tutti gli altri enti preposti
alla sicurezza sul lavoro, alla continua vigilanza per il rispetto delle
norme a tutela dei lavoratori, affinché nessuno debba patire un calvario
come quello dei familiari di Petronici".

AUTORITA' PORTUALE - "In attesa che le autorità competenti chiariscano la
dinamica dei fatti che sono costati la vita a Lorenzo Petronici non posso -
dichiara il Presidente dell'Autorità Portuale di Ravenna, Galliano Di
Marco - che esprimere la mia sincera vicinanza a tutta la famiglia di questa
persona, alla moglie ed ai figli di un lavoratore che, mentre svolgeva il
suo lavoro, oggi ha perso la vita. Le indagini, in corso, diranno cosa è
accaduto ma in questo momento mi preme sottolineare la volontà e la
necessità di rafforzare, sempre e con ogni mezzo possibile, tutte le azioni
ed i procedimenti finalizzati ad innalzare strutturalmente i livelli di
sicurezza del lavoro attraverso la formazione, l'informazione, la
prevenzione, l'organizzazione ed il controllo".

FIAMMENGHI - "Alla famiglia del lavoratore morto questa notte alla
Marcegaglia - afferma il consigliere regionale PD, Miro Fiammenghi - va
tutta la mia vicinanza in un momento di così profondo dolore. Nulla
giustifica la perdita di una vita umana Per questo ribadisco ancora una
volta, che la sicurezza sui luoghi di lavoro deve essere una priorità.
Neanche un mese fa abbiamo ricordato la tragedia della Mecnavi. Quel ricordo
ci deve accompagnare ogni giorno, affinché non si abbassi mai la guarda
rispetto alla sicurezza. Investire in sicurezza deve essere una priorità. E
dobbiamo ribadirlo ancora una volta con forza. Per questo motivo sono a
fianco dei lavoratori e dei sindacati che manifestano rivendicando maggiori
tutele".

PD - Anche Michele de Pascale e Gianandrea Baroncini hanno espresso il
cordoglio di tutto il Partito Democratico. "Gli infortuni e le morti sul
lavoro - hanno dichiarato il segretario provinciale e il segretario comunale
del PD - rappresentano una tragica e insopportabile realtà. Anche se non
esistono parole che possono alleviare il dolore dei familiari e dei colleghi
di lavoro, riteniamo doveroso, anche in questi momenti così drammatici in
cui prevale lo sconcerto per la tragica perdita di una vita umana,
manifestare la nostra solidarietà"

Sono giunte anche dall'onorevole Alberto Pagani le condoglianze alla
famiglia dell'operaio. " E' una tragedia terribile che ci richiama al
massimo impegno nella difesa della sicurezza sul lavoro. Dobbiamo respingere
con forza la logica della assuefazione agli incidenti e alle morti sul
lavoro come elemento fisiologico. Alla sua famiglia e ai suoi cari - ha
affermato Pagani - esprimo il mio profondo cordoglio. Le parole ora non
devono rimanere pura retorica ma lasciare spazio a riflessioni serie ed
approfondite sull'efficacia dei sistemi che devono garantire sicurezza."

PRI - Il PRI di Ravenna, attraverso il segretario Eugenio Fusignani,
"esprime cordoglio per il tragico incidente sul lavoro. Al di là della
dinamica che lascia aperte ipotesi riconducibili ad un errore umano o ad un
malore, quello che colpisce è che ancora una volta il lavoro, che per sua
natura dovrebbe essere fonte di vita, troppo spesso diviene fonte di
tragedia. Quello della sicurezza sul lavoro resta un tema drammaticamente
sempre presente e nei confronti del quale non bisogna mai abbassare la
guardia. Auspico che le autorità competenti riescano quanto prima a far luce
su questo dramma. Il pensiero mio personale e quello di tutti i repubblicani
ravennati va alla famiglia così duramente colpita e alla quale va tutto il
nostro più profondo cordoglio".

FAVIA - Sulla vicenda sono arrivate le condoglianze anche del consigliere
regionale indipendente Giovanni Favia: "Ogni incidente sul lavoro, ogni
morte bianca, rappresenta una sconfitta per tutti i soggetti impegnati a
prevenire, a controllare e diffondere la cultura della sicurezza sui luoghi
di lavoro". "Nella nostra Regione - spiega Favia - nonostante i proclami
trionfalistici della classe politica di governo, in materia di sicurezza sul
lavoro non facciamo grandi progressi, anzi. Soltanto nei primi tre mesi del
2014, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, il numero delle morti
bianche in Italia ha registrato un aumento del 25%, come riportano i dati
raccolti dall'Osservatorio indipendente di Bologna. In Emilia-Romagna siamo
già a quota 10 morti sul lavoro dall'inizio dell'anno".

"Sono ormai anni che mi batto affinché la Regione prenda coscienza di questo
trend negativo e che decida seriamente di mettere in campo azioni,
strategie, provvedimenti che possano in qualche modo limitarlo - aggiunge il
consigliere regionale -. Quella stessa Regione che dal 2010 risponde
costantemente ai miei appelli con toni rassicuranti che non corrispondono
però mai alla realtà con la quale ci confrontiamo. Tra venti giorni, il 28
aprile, è in programma la Giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul
lavoro. Sono certo che assisteremmo anche quest'anno ai soliti toni
trionfalistici da parte della Giunta".

"Spero che almeno questa volta  - conclude Favia - qualcuno in Regione
rifletta e prenda in seria considerazione i dati dell'Osservatorio
indipendente di Bologna, una voce indipendente che riesce ad elaborare
statistiche in tempo praticamente reale sugli incidenti e sulle morti sul
lavoro, mentre la Regio ne, nonostante l'imponente piattaforma informatica e
statistica, dispone solo di dati a distanza di un anno".

A Molfetta ancora morte nelle cisterne assassine dopo la strage della Truck center... le cui responsabilità tenute al riparo erano di una catena che faceva capo all'ENI di Taranto.. per questa chi sono i veri responsabili?

Rete nazionale per la sicurezza e salute sui posti di lavoro e sul territorio  Taranto-Puglia

Molfetta due morti come nella strage del 3 marzo 2008 alla Truck center


Incidenti sul lavoro: padre e figlio morti a Molfetta, pulivano una cisterna Due operai sono morti stamane, probabilmente annegati, all'interno di una vasca per la raccolta dei liquami in Puglia. Una terza persona, fratello e figlio delle vittime, è ricoverata in ospedale.
Le vittime sono Nicola Rizzi, di 50 anni, e suo figlio Vincenzo, di 28. Un secondo fratello, Alessio, 21 anni, è sopravvissuto ed è ora ricoverato a
Corato con riserva di prognosi.

Stando ad una prima ricostruzione dei fatti i tre, titolari della ditta 'Ecologia Rizzi' di Bitonto (Bari) dovevano svuotare con il loro camion-autospurgo un tombino per la raccolta della acque reflue dell'azienda
ittica 'Di Dio' in via Olivetti nella zona industriale di Molfetta. Alessio ha sollevato il coperchio del tombino che è precipitato all'interno della cisterna sottostante profonda circa tre metri. Nel tentativo di recuperare
il pesante coperchio Alessio è caduto nella cisterna. Il padre, per tirare fuori il figlio è quindi caduto a sua volta, e così anche Vincenzo nel disperato tentativo di salvare il padre e il fratello. Nicola e Vincenzo
Rizzi - stando a questa ricostruzione al vaglio dei carabinieri - sono probabilmente morti per annegamento, mentre Alessio è riuscito ad uscire dal tombino e si è quindi salvato.
Il sindaco di Molfetta, Paola Natalicchio, ha proclamato il lutto cittadino per la morte dei due operai.  "Ci sentiamo addosso l'orrore della TruckCenter - ha detto - sgomento, senso di ingiustizia, fragilita'".

L'incidente ricorda - come sottolineato dalla Natalicchio - un altro infortunio mortale avvenuto sempre a Molfetta sei anni fa. Era il tre marzo 2008 quando cinque operai dell'azienda "Truck center" morirono soffocatidall'acido solfidrico che inalarono all'interno di una cisterna in cui si calarono per tentare di salvare i colleghi rimasti vittime dello stesso acido.

venerdì 4 aprile 2014

SPAVENTOSA SEQUENZA DI MORTI SUI LUOGHI DI LAVORO, 9 MORTI IN 48 ORE

Con i 9 morti sui luoghi di lavoro nelle ultime 48 ore siamo a + 27%

rispetto al 4 aprile del 2013

SINDACATI FATE SENTIRE LA VOSTRA VOCE ALLA POLITICA CHE NON S'INTERESSA DI QUESTE TRAGEDIE

MORTI SUL LAVORO IN ITALIA NEL 2014.

4 aprile

Sono 132 i morti per infortuni sui luoghi di lavoro dall'inizio dell'anno. Se si aggiungono i morti sulle strade, in itinere e di categorie con assicurazioni proprie pensiamo si superino già i 260 morti complessivi (stima minima), ma per molte ragioni è impossibile avere un numero certo di vittime, soprattutto di lavoratori con Partita IVA individuale che muoiono sulle strade e che sono classificati come "morti per incidenti stradali" mentre invece stanno lavorando o sono in itinere. Ma le morti sui luoghi di lavoro che segnaliamo sono tutte documentate.

Dal 9 di marzo aspettiamo gli interventi del Primo Ministro Renzi e dei Ministri Poletti e Martina

Come tutti gli anni con l’arrivo del bel tempo ricomincia la strage di agricoltori schiacciati dal trattore e di edili che cadono dall’alto. Non ci risultano interventi mirati da parte di nessuna istituzione. Aspettiamo dal Primo Ministro Renzi, dai Ministri del Lavoro Poletti e delle Politiche Agricole Martina, d'intervenire immediatamente per far cessare questa carneficina dovuta all'indifferenza. Non abbiamo ottenuto nessuna risposta. Da quell'appello del 9 marzo sono morti 22 agricoltori schiacciati dal trattore.

Ad oggi a guidare questa triste classifica è la Lombardia con 14 morti, seguono Lazio e Piemonte con 13 morti. Veneto 12 morti. Sicilia 11 morti, Toscana 10 morti. Emilia Romagna 9 morti, Puglia 7 morti. Trentino Alto Adige e Marche 6 morti. Campania 5 morti. Friuli Venezia Giulia e Umbria 4 morti. Liguria, Abruzzo e Calabria 3 morti. Sardegna e Molise 1 morto. Non sono segnalati a carico delle province le morti di autotrasportatori sulle autostrade. 
Carlo Soricelli osservatorio indipendente di Bologna morti sul lavoro http://cadutisullavoro.blogspot.com 

Thyssen Cassazione: l'appello dei famigliari

La Rete nazionale per la sicurezza e salute sui posti di lavoro e sul territorio organizza la partecipazione

24 aprile Roma

presidio alle ore 9 davanti al palazzo della Cassazione a piazza Cavour


Thyssen, chiediamo garanzie
Scritto da Familiari vittime Thyssen

Mercoledì 02 Aprile 2014

Sottolineiamo l'inopportunità della designazione del Relatore nel processo che si terrà alla Cassazione a Sezioni Unite, in considerazione delle opinioni apertamente manifestate e delle posizioni assunte in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro

Siamo le madri di cinque operai deceduti a seguito del terribile incendio avvenuto alla Thyssen Krupp di Torino, il 6 dicembre 2007. Abbiamo seguito, pur se ciò rinnovava ogni volta il nostro dolore, tutte le udienze, nessuna esclusa, dei processi di I e di II grado, abbiamo sentito le raccapriccianti deposizioni dei testimoni che hanno visto i corpi in fiamme dei nostri figli, abbiamo assistito alle false e tendenziose deposizioni testimoniali di alcuni dipendenti e dirigenti di Thyssen Krupp, che la stessa Corte d'Assise ha ritenuto tali da richiedere l'apertura di un fascicolo per falsa testimonianza ed abbiamo con soddisfazione accolto la lettura della sentenza di I grado che ha condannato l'Amministratore Delegato di Thyssen Krupp per omicidio volontario con dolo eventuale, e gli altri imputati per omicidio colposo con previsione dell'evento in danno dei nostri figli.


Con dolore abbiamo, poi, accolto la sentenza di II grado che, pur confermando la responsabilità degli imputati, li ha accomunati tutti nella responsabilità per omicidio colposo, riducendo le pene irrogate.

Ora, sui ricorsi proposti dal Procuratore Generale di Torino e dagli imputati, il Primo Presidente della Corte di Cassazione ha assegnato la decisione alle Sezioni Unite, per la delicatezza del caso in esame, e su questa decisione concordiamo; ma ciò che ci ha preoccupato é stato il fatto che é stato nominato come Relatore del processo un Giudice che più volte, in passato, si era espresso in pubbliche occasioni quali convegni, e con scritti, proprio su alcuni dei temi in discussione, assumendo una posizione, in tema di determinazione dei confini della colpa nei processi per infortunio sul lavoro e per malattie professionali che certamente non garantisce una serena e non prevenuta partecipazione di quel Giudice a un giudizio così delicato, per i risvolti che certamente avrà non solo sul processo in corso, ma anche su future situazioni analoghe, in cui si verterà su identiche questioni.

Preoccupate da una simile scoperta, abbiamo pensato di segnalare la situazione al Presidente della Repubblica ed al Primo Presidente della Corte di Cassazione, sollecitando un loro intervento che evitasse che su quel processo potessero addensarsi delle ombre; il Presidente della Repubblica ci ha onorato della sua risposta, attraverso una lettera del Segretario Generale Dott.  Carbone che, pur spiegando che il Presidente della Repubblica non aveva competenze sulla questione, ci informava di avere anch'egli trasmesso al Primo presidente della Cassazione la nostra richiesta di intervento; viceversa, nessuna risposta ci é pervenuta dal Primo Presidente.

In un estremo tentativo di giungere al processo in condizioni di serenità, senza timori o sensazioni di dubbio, abbiamo pensato di rivolgerci direttamente al Consigliere Relatore, cui abbiamo indirizzato una lettera nella quale nel dare atto delle sue riconosciute doti di professionalità e di correttezza, abbiamo tuttavia sottolineato la nettezza delle posizioni da lui assunte in tema di responsabilità dei datori di lavoro in processi per infortuni sul lavoro e/o per malattie professionali, e proprio per questo, lo abbiamo pregato di volersi astenere dal partecipare a quel giudizio, per di più in un ruolo così importante come quello del Relatore.

Nemmeno in questo caso abbiamo avuto risposta alcuna.

A questo punto, non ci resta che segnalare la situazione agli organi di stampa, perché l'opinione pubblica possa valutare la situazione.

Ci teniamo a fare chiarezza su un punto.

Abbiamo sempre nutrito e continuiamo a nutrire la massima fiducia nella giustizia, nella capacità di giudizio del Collegio e nemmeno contestiamo, ovviamente, la libertà di giudizio del Consigliere Relatore; riteniamo, però, che il Giudice debba essere ed apparire neutrale e trasparente, senza nemmeno un'ombra di possibile sbilanciamento verso una delle parti; viceversa, la lettura di pubblicazioni del Consigliere Relatore e l'esame di suoi interventi in pubblici convegni destano in noi forti  perplessità e preoccupazioni; ricordiamo solo, sul punto, come quel Giudice sia sostenitore di quella tesi detta del "danno consentito", vale a dire di un danno insito in un'attività produttiva, in tutto  o in parte ineliminabile; quel Giudice, poi, ha sostenuto l'esigenza di un atteggiamento meno rigorista, in tema di responsabilità per colpa del datore di lavoro, criticando anche la giurisprudenza prevalente della Suprema Corte di Cassazione accusata di una visione in cui "penetrano le esigenze di tutela, le istanze risarcitorie, il moralismo che per definizione ha tanta parte nel concetto stesso di colpa. Penetra forse la voglia dei giudici di condannare".

Ripetiamo: Non è in discussione, ovviamente, il diritto del Consigliere Relatore di sostenere le proprie posizioni e di battersi perché le stesse si affermino; ciò che vogliamo, con forza, sottolineare è l'inopportunità della sua designazione a Relatore nel processo che si terrà avanti la Corte di Cassazione a Sezioni Unite e di futuro estensore della sentenza, e ciò in considerazione delle opinioni apertamente manifestate e delle posizioni costantemente assunte in materia di responsabilità nella specifica materia della sicurezza sui luoghi di lavoro; proprio la delicatezza del processo, segnalata dallo stesso Primo Presidente della Corte di Cassazione sconsigliava e sconsiglia, a nostro modesto, ma convinto, parere, una simile scelta che appare contraria a quei principi di neutralità, terzietà e trasparenza dei giudici che devono caratterizzare lo svolgimento dei processi.

Noi abbiamo la massima fiducia nella giustizia e proprio per questo chiediamo un processo equo, celebrato da Giudici che siano ed appaiano imparziali anche nei confronti delle vittime.

Delle nostre perplessità e preoccupazioni desideriamo che sia informata l'opinione pubblica.

giovedì 3 aprile 2014

Ferrovie Moretti via! Testa resta!

la rete nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro e sul territorio si unisce alla solidarietà
LA SOLIDARIEITA' DELL'UNIONE SINDACALE ITALIANA A DOMENICO TESTA, RUS E RLS
FERROVIE COLPITO DA ATTACCO DISCIPLINARE DALLE FERROVIE...



La nostra solidarietà attiva al compagno e RSU E RLS Domenico Testa, colpito per le sue legittime critiche al sistema Moretti  e fatto oggetto, come già Dante De Angelis, di attacco sotto forma di contestazioni disciplinari...la solita storia di utilizzo dello strumento disciplinare per tenete sotto tensione chi si batte dalla parte giusta, con coerenza e rispetto di diritti e materiali condizioni di lavoro nelle ferrovie, per le condizioni su salute e sicurezza e quella degli utenti e passeggeri.
ORA E SEMPRE RESISTENZA
(ricordiamo che il Comitato 5 aprile di Roma, si vede l'8 aprile alle 18 a largo veratti 25 presso sede Usicons, per preparare iniziativa del 24 aprile sentenza cassazione su thyssenkrupp e per prosecuzione
inizitive su IN-SICUREZZA NELLE SCUOLE E IN-SICUREZZA NELLE FERROVIE).

Saluti trasmette Roberto Martelli per segreteria confederale generale Unione
Sindacale Italiana USI fondata nel 1912

Contestazione al congresso della CGIL dei familiari delle vittime della strage di Viareggio


Moretti e Lupi hanno poi scelto di non andare al Congresso della FILT CGIL, la Cgil ha giustificato l'assenza "per evitare di creare tensioni locali"...cioè la presenza dei familiari delle vittime della strage di Viareggio e del ferroviere licenziato e dirigente Filt Riccardo Antonini. Dopo lunghe trattative al presidio, una delegazione di familiari è stata ammessa ai lavori congressuali, si è posta sotto il palco con i cartelli e le foto dei loro cari morti nel disastro ferroviario e due di loro hanno potuto fare un intervento, mentre al compagno ferroviere Riccardo Antonini (che pure è dirigente di quel sindacato e delegato nazionale al congresso CGIL a Maggio...) non è stata permessa la presenza ai lavori congressuali e nemmeno un intervento...Il presidio assemblea fuori dal congresso, si è svolto regolarmente ...senza nessuna "tensione",
se non quella umana ed emotiva, di persone e di lavoratori di fronte all'ennesima strage di cittadini-e e di lavoratori, di chi comunque sta conducendo una dura lotta da annai per la verità, la giustizia, la dignità. 

Perché oggi siamo qui
- Per informare chi non sa niente della strage ferroviaria del 29 giugno 2009 a Viareggio. Strage che ha provocato 32 Vittime e numerosi feriti di cui alcuni gravissimi. Parliamo di bambini, ragazze, donne e uomini, bruciati vivi o morti dopo giorni e mesi di agonia.
- Per mostrare questa realtà a quanti, pur sapendo, continuano a voltarsi dall’altra parte ed a quanti invitano il principale imputato al processo: l’Ad di Fsi, Mauro Moretti. A 5 anni dalla strage, il processo non è ancora entrato nel vivo delle pesanti accuse rivolte a lui, agli altri 32 imputati ed alle 9 società coinvolte.
Moretti ha fatto di tutto per non affrontare il processo, per truccarlo, per rinviarlo, per spostarlo, per sfuggire, per scaricare le responsabilità su altri imputati tra cui gli A.d. di Trenitalia ed Rfi. Dovrebbe vergognarsi fino all’ultimo giorno di vita per l’arroganza, le offese, i ricatti, le minacce, le provocazioni alle Vittime, ai familiari, a ferrovieri.
L’avv. di Moretti, D’Apote, sostiene anche che il suo cliente non si occupa né di treni, né di binari?! Di cosa avrebbe dovuto parlare questo pomeriggio il cavalier Moretti, in coerenza con la sua difesa di balocchi e … babbalocchi?
Ma viene invitato ad un Congresso dove si dovrebbe parlare, invece, anche di sicurezza, di salute, di condizioni di lavoro, di occupazione … Dal 2007 ad oggi, sui binari hanno perso la vita 43 lavoratori, l’ultimo un giovane manovratore di 34 anni, schiacciato dal treno di notte e solo, morto a poche decine di metri da qui, il 12 gennaio scorso. E le vittime delle ‘porte killer’, e i ragazzi travolti dai treni a causa della chiusura e dello smantellamento di stazioni, fermate, annunci, ausiliari, personale di servizio … cioè di “anticorpi” che, in qualche misura, garantivano quella sicurezza che oggi è venuta meno.
Moretti ha esercitato una politica di abbandono della sicurezza, ha devastato il trasporto regionale e pendolare, ha tagliato decine di migliaia di posti di lavoro, ha peggiorato le condizioni di lavoro dei ferrovieri ancora in servizio, ha sospeso e licenziato ferrovieri e delegati Rls/Rsu per la ‘colpa’ di essere impegnati sulla sicurezza o, addirittura, per essersi schierati con i familiari di Viareggio. Cosa altro deve combinare per essere dimesso?
Ed invece, dopo la strage del 29 giugno 2009, è stato rinominato Ad delle Fsi: a luglio 2010 dal governo Berlusconi, ad agosto 2013 dal governo Letta.
A Viareggio sono state raccolte 10.000 firme per le sue dimissioni, ma questa sovranità popolare è stata calpestata.                                                                  
Ieri abbiamo ufficializzato per scritto la richiesta d’intervento di Daniela Rombi, presidente dell'Associazione dei familiari, e di un rappresentante dell’Assemblea 29 giugno.
Siamo qui fuori ad attendere che la richiesta sia accolta.

La nostra protesta, di familiari, lavoratori, cittadini, sindacalisti ..., vi ha “convinto” ad annullare la presenza di Moretti e del ministro Lupi per "evitare possibili tensioni". Ancora non avete capito che il vero problema è Moretti e non i familiari.
Dopo quello che abbiamo subìto dovremmo stare a casa a piangere … NO, rivendichiamo sicurezza, verità e giustizia. Voi dovreste stringervi attorno a noi, accogliere le nostre richieste, solidarizzare con noi, sostenerci, unirvi alla nostra lotta, anziché continuare a corteggiare Moretti & soci.  
Non lo capite che essere impegnati e mobilitati vuol dire “servire” nel migliore modo possibile i nostri cari; vuol dire sentirci utili affinché non siano dimenticati e perché questa immane tragedia, che ha distrutto la nostra vita, non abbia a ripetersi mai più?
Per Moretti quel disastro ferroviario è stato uno “spiacevolissimo episodio”, per noi è stata la fine del mondo …
I nostri bambini, le nostre ragazze, i nostri cari, non hanno avuto il tempo di conoscere il mondo, è nostro compito farli conoscere al mondo. Con immenso dolore e con la dignità e la volontà di essere protagonisti di questa battaglia, vi invitiamo ad unirvi alla nostra lotta per un mondo migliore.
2 aprile 2014                                                          - Associazione “Il mondo che vorrei”
                                                                               - Assemblea 29 giugno

Sul processo Ilva

Processo Riva e soci, inizia il 19 giugno - operai ilva, lavoratori cimiteriali e i cittadini dei Tamburi parte civili .

Il giudice per udienze preliminari Vilma Gilli,  ha stabilito la data per la prima udienza Un maxiprocesso che, anche nei numeri, è un evento epocale per la città eternamente divisa tra lavoro e salute. A testimoniarlo c'è anche il numero mastodontico di parti offese individuate dalla Procura: tra abitanti del quartiere Tamburi, allevatori, mitilicoltori, operai, parenti dei lavoratori morti in fabbrica come Francesco Zaccaria e Claudio Marsella, associazioni ed enti istituzionali il numero di persone, fisiche o
giuridiche, danneggiate dalle emissioni nocive della fabbrica. L'attuale Palazzo di giustizia di Taranto non ha aule in grado di accogliere un numero così elevato di persone e quindi dopo il vano tentativo di utilizzare l'ex aula bunker che ospitò i maxi processi alla mafia di Taranto a cavallo tra gli anni '80 e '90, il tribunale ionico ha dovuto cambiare strada individuando nella palestra che si trova nella caserma dei Vigili del fuoco, come luogo idoneo per celebrare le udienze".

La Rete nazionale per la sicurezza e la salute sui posti di lavoro e territori organizza la costituzione di parte civile di operai ilva-operai ditte appaltoIlva, lavoratori cimiteriali, cittadini dei tamburi in forma
associata - sull'esempio del processo Eternit,
Vogliamo che operai e cittadini pesino durante tutto il processo, perchè Riva e gli altri responsabili paghino e i lavoratori e gli abitanti vengano risarciti.

Vogliamo con la presenza compatta di centinaia di operai Ilva,  lavoratori cimiteriali , gente dei Tamburi, alle udienze che si terranno, far uscire il processo dal chiuso delle aule giudiziarie e dalla delega alla
magistratura(di cui non ci fidiamo) e far sentire in ogni momento il "fiato sul collo" a chi ha fatto ammalare e morire.

:

info rete taranto bastamortesullavoro@gmail.com - 3471102638 - o presso Slai cobas per il sindacato di classe  via Rintone, 22 Taranto