venerdì 25 luglio 2008

Libro: Morti Bianche

Vi consiglio di non leggere il libro: "Morti Bianche". E’ un libro pericoloso. Le testimonianze dei famigliari delle vittime sul lavoro, assassinati sul lavoro, sono così sconvolgenti che dopo non sarete più gli stessi. Dopo, se il vostro padre, figlio, fratello. Se la vostra madre, figlia, sorella si recheranno al lavoro conterete le ore che vi separano dal loro ritorno. Forse, vi verrà spontaneo chiedergli di accompagnarli, per proteggerli.
Quando una persona muore, la parola più usata è fatalità. Quando una persona muore, l’aggettivo più usato è tragico. Tragica fatalità. 1300 tragiche fatalità ogni anno, cinquantamila invalidi ogni anno. Migliaia di famiglie sul lastrico, vedove con figli piccoli da educare, sfamare, amare trattate come delle questuanti. Liquidate con qualche migliaio di euro.
Non siamo nel Medio Evo, siamo nel Nuovo Evo Italiano. In un punto del tempo e dello spazio dove se un rumeno stupra una donna il Paese si indigna, ma se muoiono cinque operai al massimo, e comunque per poche ore, il Paese si rattrista. Una lacrima scende dal Palco delle Autorità. Il nostro Evo Moderno non nasce dal nulla, ha un’origine chiara, solare: il lucro. La morte di un uomo è un rischio di impresa. Quanto costa mettere in sicurezza un impianto, la formazione per i propri dipendenti, le attrezzature per la loro incolumità? Molto di più, enormemente di più, dell’eventuale risarcimento per la morte di una persona. Le aziende lo sanno, lo mettono in conto. Può succedere. In quel caso, sfortunato, si paga il minimo necessario. Gli studi legali della società contro l’avvocato della vedova o della madre. Dovrebbe essere lo Stato a tutelare legalmente le famiglie dei caduti. Se la morte di un dipendente costasse alle aziende più degli investimenti in sicurezza, non morirebbe quasi nessuno. E’ l’economia della morte. Se vale poco, si può rischiare. E’ il prezzo della vita, che vale meno della produzione. Il trionfo dell’autoregolazione del mercato. La mancanza di regole. La classifica del sangue. Un militare ferito in Afghanistan merita la prima pagina del giornale. Tre morti sul lavoro un riquadro in quindicesima pagina.
La legge Maroni (fatta quando lui era ministro del Lavoro),detta 30, detta Biagi ha una grande responsabilità nelle morti bianche. Un precario è un candidato naturale a morire sul lavoro. I motivi sono due. Il primo è che non può lamentarsi per le condizioni in cui si trova, sarebbe subito licenziato. Un sopravvissuto al rogo della Thyssen Krupp ha dichiarato che gli estintori erano vuoti, i turni massacranti, ma non si poteva dire se si voleva conservare il proprio lavoro. Chi ha una famiglia pensa ai figli, china la testa e spera che non tocchi a lui. Il secondo motivo è che un precario non ha tempo per essere istruito, formato. E’ assunto per pochi mesi o anche per qualche settimana. Non è economico investire su qualcuno che è di passaggio.Molte morti bianche avvengono nei primi giorni di lavoro, tra i precari, tra gli extracomunitari assunti in sub-sub-appalto al cui vertice della catena ci sono le amministrazioni pubbliche.
“Morti Bianche” è il seguito di “Schiavi Moderni”, un libro che descriveva lo sfruttamento totale delle persone, ma le lasciava in vita. “Schiavi Moderni” era, a suo modo, un libro ottimista. La sera, con pochi euro, senza pensione, senza un’idea del futuro, si tornava comunque a casa con le proprie gambe. Forse anche “Morti Bianche” è un libro ottimista. Il proprietario della Umbria Olii, dove sono morte quattro persone sul lavoro in un’esplosione, ha citato le loro famiglie per 35 milioni di euro per i danni causati allo stabilimento. E’ la nuova via del capitalismo italiano, assistito dallo Stato e supportato dai sindacati. I dipendenti li sfrutti, li uccidi e chiedi il risarcimento. Del lavoratore, come del maiale, non si butta via niente.

giovedì 24 luglio 2008

comunicato Fincantieri

COMUNICATO STAMPA



Ora che un importante processo, quello a sette dirigenti della Fincantieri di Marghera accusati di omicidio colposo, si e’ concluso ieri 22 luglio con un parziale accoglimento delle richieste del pm di Venezia, Pipeschi, dopo che lo scorso 3 aprile un analogo processo si era svolto con analogo esito nei confronti di un dirigente della Fincantieri di Monfalcone, a Trieste, in attesa di poter leggere la sentenza della giudice monocr. Barbara Lancieri, possiamo dire la nostra, come e’ stato per il promotore delle prime indagini di questo stesso processo, il compagno Franco Bellotto presidente dell’AEA di Venezia, certi di non ricevere, le stesse attenzioni che i media hanno ovviamente riservato alle “parti civili” tardivamente scese in campo in questo stabilimento, in occasione del processo, con la scelta opinabile di chiedere cifre abnormi, in presenza peraltro di riconoscimenti economici assai modesti, per la vita umana perduta, per i familiari degli operai e delle mogli di operai deceduti-e di cui a questo processo.



Franco Bellotto, come molti altri compagni, ed alcuni di noi, riteniamo che sia corretta la costituzione di parte civile di quelle associazioni e sindacati che hanno portato avanti la lotta prima che giungessero segnali di attenzione giuridica da parte degli organi predisposti a tutelare la vita dei cittadini e loro stessi dalla commissione di gravi reati da parte di terze persone, in genere per motivi di profitto economico.



L’AEA si costitui’ in tutta Italia nei primi anni ’90, a Venezia nel 1993, e tra i suoi promotori a Venezia vi erano appunto Franco Bellotto, tecnico operaio discriminato politicamente dai confederali e dalla Enichem che continuo’ a tenerlo fuori dalla fabbrica, stipendiato, sino all’andata in pensione, pur di non averlo in stabilimento, e Luciano Mazzolin. Entrambi, con molti altri compagni, appunto sin dagli anni ’70 si era gli unici a lottare insieme a studenti e realta’ autonome, contro la nocivita’ in fabbrica e territori circostanti, contro il nucleare, contro la morte da lavoro, per uno sviluppo diverso.



Dopo trent’anni, forze che storicamente si muovono ben di rado su questi temi, e che comunque si muovono solo in maniera mediatica e speculativa nei momenti importanti, ma che sono di fatto parte di quella irresponsabile concertazione che ha parte delle responsabilita’ della strage quotidiana sui posti di lavoro.



Personalizziamo, perche’ personalizzano i media dando spazio a chi si compatibilizza, ma non ci asteniamo dalla critica.



Lo ha fatto Franco Bellotto con la sua lettera aperta alla Giudice Lanceri, criticando giustamente l’atteggiamento di chi si reca a contribuire alla giustizia chiedendo un risarcimento abnorme, mentre alle famiglie delle Vittime toccano cifre non particolarmente adeguate sia alla perdita di vita umana sia alle sofferenze subite da chi e’ morto sul lavoro o dopo lunghissimi giorni e mesi e anni di malattia professionale.



Infatti alle famiglie delle Vittime sono state riconosciute cifre di risarcimento che vanno dai 136.000 ai 301.000 euro.



E giustamente i risarcimenti alle associazioni ed enti sono stati ben piu’ moderati di quelli richiesti. Ma con una notazione. L’AEA di Venezia ha avuto il riconoscimento maggiore proprio per il ruolo che ha avuto in questo processo come in molti altri.



Vediamoli in dettaglio, con beneficio di inventario alla sentenza depositata:

Provincia di Venezia, avv.Giacomini, richiesta 1.250.000 euro, risarcimento 20.000 euro

Medicina democratica di Milano, avv.Mara, richiesta 250.000 euro, ris. 30.000 euro

Rdb-CUB di Milano, avv.Mara, richiesta 150.000 euro, Nessun risarcimento

AEA di Venezia, avv.Marin, richiesta 150.000 euro, risarcimento 40.000 euro

INAIL, avv.Menegatti, richiesta oltre 2.000.000 di euro (500.000 per immagine il resto per prestazioni gia’ date), risarcimento 790.000 euro

CGIL-FIOM, avv.Pozzan, richiesta 335.000 euro, risarcimento 30.000 euro

CISL, avv.Zaffalon, richiesta 400.000 euro, risarcimento 20.000 euro

AEA nazionale (Padova), avv.Zamboni, richiesta 200.000 euro, Nessun risarcimento

Regione Veneto, richiesta 850.000 euro, risarcimento 250.000 euro

Comune di Venezia, richiesta 250.000 euro, risarcimento 20.000 euro

Ministero dell’Ambiente, richiesta oltre 1.000.000 di euro, risarcimento 200.000 euro



Riteniamo che sia corretto che il riconoscimento della valenza di parte civile dei sindacati ed associazioni sia effettivamente corrispondente all’impegno dato, sempre che questo non diventi il “movente” per dar battaglia a parole e sempre tardivamente, omettendo di dare risposte alle istanze che vengono dalla base, sino a quando poi non e’ troppo tardi. Infatti viceversa si danneggerebbe la causa operaia e proletaria in maniera incredibilmente irresponsabile.



E la AEA di Venezia ha condotto quasi da sola, con il nostro aiuto in questi ultimi due anni, con la partecipazione della neonata Rete per la sicurezza sui posti di lavoro al sit in del 27 maggio, senza l’aiuto “militante” di queste altre associazioni e “sindacati”, come quelli che si erano opposte allo sciopero in Fincantieri nel 1995 raccontando agli operai che l’AEA faceva “terrorismo allarmista” dicendo cio’ che diceva sull’amianto che ancora si utilizzava in Fincantieri. O come coloro che oggi aspirano a poter “gestire” attivita’ istituzionali in materia sempre senza il processo di autorganizzazione degli operai, che devono continuare a morire sul lavoro ed a delegare ad altri la propria sicurezza.





Hanno disquisito gli avvocati difensori anche su questo, ma non e’ nostro compito rispondere loro, difensori di persone che portano responsabilita’ ben maggiori di quelle che giuridicamente la Giudice ha ritenuto di poter riconoscere.



Parrebbe appunto dalla quantificazione delle pene, lo vedremo alla sentenza, che non sia stata accolta la tesi accusatoria del pm Pipeschi circa la colpevolezza delle omissioni. I dirigenti NON potevano NON sapere cosa rischiavano i lavoratori. Sono del resto ingegneri e laureati per qualcosa. Parrebbe non riconosciuto questo aspetto. Ma nell’ambito della distribuzione delle responsabilita’ gli italiani si sa sono maestri nello scaricabarile, per cui non e’ escluso che la sentenza non assolva da cio’ i dirigenti, solo non ne abbia ritenuto di averne raggiunto la piena prova.



In ogni caso la sentenza e’ importante ed e’ un vittoria dell’autorganizzazione degli operai, che sin dalla fine degli anni ’60 a Marghera, NON delegano ai revisionisti ed ai bonzi sindacali la propria vita ed i propri diritti.



Una parte significativa della nostra storia, che molti vorrebbero avere uccisa con la repressione del 1982 e successiva, insieme ai dirigenti uccisi dalle BR, che invece continua a vivere nella classe operaia di Marghera, e che NON e’ criminalizzabile, mentre oggi inizia a prefigurarsi la possibile criminalizzazione della concertazione, come corresponsabile delle morti in fabbrica !!!



Lo ripetiamo quindi, come sindacato di classe in costruzione dal basso e nella discriminante degli interessi del proletariato ed internazionalisti che ci caratterizzano a statuto: CONCERTAZIONE + PRECARIETA’ = STRAGE DI OPERAI. AUTORGANIZZIAMOCI E’ L’UNICA SOLUZIONE !



Coordinamento provinciale

SLAI Cobas per il sindacato di classe

province di Venezia e Padova

mercoledì 23 luglio 2008

processo thyssenkrupp: seconda udienza

PROCESSO THYSSENKRUPP: SECONDA UDIENZA

Torino, mercoledì 23 luglio: nell'aula grande del Tribunale
di corso Vittorio Emanuele II si celebra la seconda
udienza - l'ultima prima della pausa estiva - del processo
contro i vertici del colosso mondiale dell'acciaio
Thyssenkrupp Acciai Speciali Terni; in questa occasione il
giudice deve convalidare la costituzione delle parti civili.
L'inizio della seduta è previsto per le ore 10:00, e come
in occasione dell'apertura del processo - avvenuta martedì
1° luglio, è convocato - a partire dalle ore 9:30 - un
presidio per chiedere alla magistratura giustizia per le
vittime della strage alla linea 5 dello stabilimento di
corso Regina Margherita.
Sono presenti gli ex lavoratori della fabbrica, riuniti
nella associazione Legami d'acciaio con alcuni familiari
delle vittime, il segretario provinciale della Fiom Giorgio
Airaudo, il parlamentare del partito sedicente democratico
Antonio Boccuzzi - ex operaio della linea 5 - ed una
rappresentanza dei lavoratori torinesi della Rete nazionale
per la sicurezza sui luoghi di lavoro.
Esattamente come in occasione della prima udienza brillano
per la loro assenza sia le formazioni della falsa sinistra
forzatamente extraparlamentare - Rc-Se, Pdci, Sc, Pcl - sia
i sindacati - sia quelli confederali sia Cub,
Confederazione Cobas, SdL - che evidentemente hanno altro a
cui pensare: ci chiediamo con quale diritto osino ancora
definirsi i difensori dei lavoratori, dopo che disertano
appuntamenti, come quello di oggi, ai quali chiunque si
definisca in qualche modo di sinistra dovrebbe quantomeno
fare presenza.
E' proprio vero: tra il dire ed il fare c'è di mezzo il
mare... dell'opportunismo, del voler coltivare il proprio
orticello evitando di presenziare a manifestazioni - anche
sacrosante - che non sono convocate dalla propria
organizzazione.
A questo proposito vedremo come si comporteranno gli
assenti di oggi nel prosieguo, anche in relazione all'altro
processo - per lesioni colpose - che coinvolge i vertici
torinesi della Thyssenkrupp: si tratta di quantificare il
danno esistenziale subito dagli operai della linea 4 in
seguito all'incendio della vicina linea 5 (furono i primi
ad accorrere in soccorso dei compagni ed il ricordo di
quella tragica notte non li abbandonerà mai); attualmente
il procedimento è allo stato delle indagini preliminari.
Per parte nostra, come Rete per la sicurezza sui luoghi di
lavoro, continueremo a seguire il processo con tutta la
attenzione che merita.
L'appuntamento per le prossime udienze è fissato per i
giorni 26 settembre, 6 e 13 ottobre; il rinvio è stato
richiesto dagli avvocati della azienda per studiare la
linea difensiva anche in relazione alle venti nuove
costituzioni di parte civile.

Torino, 23 luglio 2008


Stefano Ghio - Torino

Senza farsi notare stanno rendendo il lavoro meno sicuro

Senza farsi notare stanno rendendo il lavoro meno sicuro





(23 luglio 2008)

Si era capito fin dall'inizio del mandato, che questo governo fosse poco incline (forse ho ecceduto nell'uso dell'eufemismo) a prendere provvedimenti seri contro le morti sul lavoro.
Il ministro Sacconi non ha mai nascosto di non digerire le sanzioni a carico delle imprese, previste in violazione degli adempimenti dettati dal Testo Unico sulla sicurezza sul lavoro. Le imprese, per bocca dei loro massimi esponenti hanno sbraitato contro quelle norme ed il governo, di chiara matrice padronale, si è fatto carico di modificare gli aspetti normativi non graditi alle imprese.

Certo che in questo periodo il governo sembra abbia altro a cui pensare: c'è il lodo Alfano; c'è il blocca-processi; ci sono le impronte digitali da prendere ai rom per ora e da organizzare la schedatura per tutti dal 2010. E comunque ci sono stati drammatici incidenti sul lavoro negli ultimi tempi (come quello di Mineo), che avevndo fatto notizia a livello nazionale, forse non consentivano di mettere mano al Testo Unico senza il rischio di fare spostare i consensi.
Perciò sembrerebbe che le imprese debbano attendere, per vedere accolte le loro richieste di eliminazione di sanzioni per inadempienze in materia di salute e sicurezza sul lavoro. Sembrerebbe, appunto.

Innanzitutto il governo, con l'articolo 4 del Decreto Legge 97 del 3 giugno, ha rinviato al prossimo gennaio l'obbligo per le imprese di valutare i rischi aziendali (la scadenza nel TU era fissata al 29 luglio). Soprattutto però, nel cosiddetto Decreto Brunetta (per intenderci quello con il quale il ministro vuole fare guerra ai "fannulloni"), si introducono modifiche alla normativa sulla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. E non sono di poco conto: eliminazione delle visite mediche preventive per gli apprendisti (art. 23); eliminazione della sanzione prevista per la mancata predisposizione di tesserini di riconoscimento per i lavoratori nei casi di lavori in sub-appalto (art. 39); eliminazione della causa delle reiterate violazioni sul mancato rispetto degli orari di lavoro per la sospensione dell'attività imprenditoriale (art. 41).

Eliminare la visita medica preventiva per gli apprendisti, significa non considerare importante la tutela della salute di un giovane lavoratore. Ma significa un risparmio di poche decine di euro per le imprese. Così poco pare valere per il governo e la Confindustria la salute di un lavoratore apprendista, che spesso è poco più che un adolescente. Mentre eliminare le sanzioni per mancata esposizione del tesserino di riconoscimento, vuol dire favorire quel lavoro nero a cui molte imprese hanno già in passato fatto ricorso, in modo da ridurre i costi di mano d'opera a favore dei sempre crescenti profitti.
Non prevedere più la sospensione dell'attività per il mancato rispetto degli orari di lavoro, consente alle imprese di avere mano libera in tal senso. E credo sia inutile ricordare come la stanchezza dovuta a turni massacranti, sia una delle cause che più incidono sulla probabilità di infortuni sul lavoro. Possibile che la vicenda della Thyssekrupp sia già stata cancellata dalla memoria di lor signori, dopo soli sette mesi da quel tragico giorno? Non credo. Solo che questo governo è permeato di cultura d'impresa che risponde solo alla logica del profitto a tutti costi, anche al prezzo della vita delle persone.

Come detto in altre occasioni, i provvedimenti che attirano maggiormente l'attenzione dei media, fungono da specchietto per le allodole per permettere intanto di adottare provvedimenti a dir poco impopolari. Provvedimenti che favorendo uno specifico soggetto sociale, quello più forte ed in questo caso le imprese, incidono in modo subdolo nella vita delle persone comuni.
Non serve mandare in onda nelle reti nazionali, spot di sensibilizzazione al tema delle morti dul lavoro, se poi di fatto vengono adottati provvedimenti che favoriscono le cause di quelle morti. Risulta essere, in questo modo, solo una ignobile e strumentale propaganda.



Crocco1830
rubicondo.blogspot.com

martedì 22 luglio 2008

Denunciati attivisti della Rete per la sicurezzasul lavoro di Ravenna per l'occupazione di un'agenzia interinale

7 attivisti della Rete per la salute e sicurezza sul lavoro di Ravenna sono stati denunciati per l'occupazione dell'Agenzia di caporalato Intempo avvenuta il 13 marzo di quest'anno.

L'occupazione è avvenuta nell'anniversario della strage di 13 operai della Mecnavi del 1987, ancora vivo nella memoria di chi lotta per migliori condizioni di lavoro e simbolo dello sfruttamento padronale che produce vittime e infortuni ancora oggi in questa provincia, dal Porto ai cantieri all'Enichem alla Marcegaglia .

Non è un caso che sull'onda emotiva dell'attuale strage quotidiana di 4 lavoratori al giorno, i confederali abbiano scelto proprio la città di Ravenna per la manifestazione nazionale del 1° Maggio 2008.

Una vignetta satirica dice: "scoperta una banda di trafficanti di esseri umani, si chiama agenzia interinale". Nessuno può smentire questa verità: tutti i governi succedutesi, sia di centrosinistra che di centrodestra, hanno mantenuto in piedi il caporalato per legge attraverso il lavoro "in affitto", umiliando i lavoratori con il ricatto della precarietà, cancellando diritti, compreso quello a un'adeguata formazione, fornendo ai padroni operai come carne da macello da sfruttere sugli impianti. E con i confederali, in questo caso la CGIL in testa, seduti nei cda delle Compagnie e delle agenzie di lavoro in affitto a garantire la produttività al primo posto.

Con l'occupazione di questa agenzia volevamo -e vogliamo- la chiusura di quest'attività di caporalato all'interno del Porto di Ravenna e in altri porti su scala nazionale che ha mandato a morire 2 giovani a Ravenna e Marghera.

Luca Vertullo è morto al suo primo giorno di lavoro dopo solo un'ora di lavoro e per questo crimine ci sono 16 rinviati a giudizio, tra cui il boss della Compagnia Portuale, Rubboli. La denuncia parte proprio da lui che già dovrebbe pagare con la galera (ma si sa che le leggi sono piume per i padroni e mannaie invece per gli operai e le loro famiglie, per questo è necessario cancellarle o modificarle a favore dei lavoratori), che, non solo già si era lanciato contro il nostro presidio-occupazione, aggredendo fisicamente qualche partecipante, ma adesso chiede pure i danni agitando gli articoli del C.P.: artt. 110-610-633-635 c.p. (concorso delle persone nel reato-violenza privata-invasione di terreni o edifici-danneggiamento) per 2 attivisti e artt. 110-633 c.p. (concorso delle persone nel reato-invasione di terreni o edifici) per altri 5.

Il caporalato è illegale, non chi lotta per abolirlo!

La Rete per la salute e sicurezza sul lavoro si mobiliterà anche su scala nazionale perchè l'azione repressiva dei padroni non deve passare, non possono, lorsignori, rimanere impuniti per i loro crimini contro i lavoratori e invocare le leggi del loro Stato contro chi lotta per un lavoro in sicurezza. Anche da questa lotta passa l'affermazione della superiore "civiltà", quella del lavoro e dei lavoratori sulla barbarie "incivile" dello sfruttamento padronale!

Invitiamo i lavoratori ad unirsi sempre di più nell'attività della Rete per la salute e sicurezza sul lavoro.

Riportiamo di seguito la piattaforma rivendicativa di quell'iniziativa.

Vogliamo:

-che l’amministrazione comunale dedichi ogni 13 marzo una “giornata della memoria” per tutti i lavoratori caduti nei luoghi di lavoro

-la chiusura di tutte le sedi dell’agenzia interinale INTEMPO

-la cancellazione delle leggi per la precarietà: la L. Treu e la L. Biagi

- una pesante condanna per i 16 indagati al Porto di Ravenna per la morte di Luca Vertullo (dai rappresentanti ai massimi vertici della Compagnia Portuale ai caporali) per la violazione delle norme sulla sicurezza

-una legge di iniziativa popolare che sanzioni come "crimine" l'inosservanza delle norme sulla sicurezza e che porti all'esproprio dell'azienda che le viola sistematicamente

-inasprimento, nel TU sulla sicurezza, delle sanzioni per i padroni che non ottemperano gli obblighi sulla sicurezza (nonostante il quotidiano bollettino di guerra, con l’ultimo dlgs del Consiglio dei Ministri i padroni potranno evitare la galera mettendosi in “regola” e pagando un’ammenda!)

-postazione fissa dell'ispettorato del lavoro e delle AUSL

-elezione diretta degli Rls e non la loro nomina da parte dei confederali all’interno delle RSU e il divieto del loro licenziamento durante il mandato

-corsia preferenziale per i processi per infortuni o morti sul lavoro

-fondo di sostegno ai famigliari e accettazione come parte civile delle associazioni famigliari e dei sindacati effettivamente impegnati sulla sicurezza nei luoghi di lavoro

-risarcimenti immediati per gli infortuni e aumento delle prestazioni dell’INAIL (devono essere ancora liquidati i 9 operai delle ditte di manutenzione dell’Enichem, ustionati per l’incendio dell’ottobre 2006)

- controlli senza preavviso da parte degli organi di controllo e prevenzione nelle aziende a partire da quelle più grandi (Enichem e Marcegaglia), nei cantieri e al Porto





Rete Nazionale per la sicurezza sul lavoro- Ravenna

tel. 339/8911853

e mail: cobasravenna@ libero.it

via G. Di Vittorio, 32 (zona Bassette)

bastamortesullavoro@domeus.it

visita il blog: bastamortesullavoro.blogspot.com

mercoledì 16 luglio 2008

Gli Scarponi di Amadori

Gli Scarponi di Amadori



Denunciamo agli operai dell'Amadori di Cesena e ai lavoratori il comportamento squadrista del sindacalista Scarponi nei confronti degli attivisti della Rete per la salute e sicurezza sul lavoro al cancello 4. Mentre diffondevamo un questionario alle operaie e operai si è rivolto in tono minaccioso e provocatorio, senza mantenere le distanze, nei confronti di un attivista della Rete, urlando che non dovevamo più volantinare e fare intervento in quella fabbrica. Come non bastasse ha pensato di intimidirci chiamando i carabinieri per reprimere un esercizio del legittimo diritto sindacale.

Evidentemente i confederali all'Amadori hanno cominciato a capire che soffia anche per loro una brutta aria nei loro confronti, ormai delegittimati dai lavoratori che non intendono più subire passivamente i monologhi alle assemblea, negando il diritto di parola agli operai. Questo diritto alla fine oggi i lavoratori se lo sono ripreso e un operaio gli ha strappanto il microfono dalle mani dopo 1 ora e 20 di monopolio assoluto chiedendo la parola.

Evidentemente l'attività della Rete per la salute e sicurezza sul lavoro in questa fabbrica è la risposta all'inattività complice del padrone dei confederali in questa Azienda: invece che rilanciare la mobilitazione degli operai per denunciare padron Amadori, mettere in sicurezza gli impianti, mettere in campo una lotta per non subire il ricatto occupazionale ("o lavorate in queste condizioni o sposto la produzione altrove!"), il sindacalista Scarponi cerca di fare quadrato a difesa degli interessi aziendali.

Ovviamente non ci siamo fatti intimidire, abbiamo continuato a volantinare, spiegato l'accaduto agli operai che ci sostenevano e che criticavano pesantemente il ruolo dei confederali in quella fabbrica. Domani continueremo con altre iniziative.

L'accaduto verrà denunciato anche con un esposto.

Il vento sta cambiando all'Amadori ed evidentemente i dirigenti confederali stanno perdendo la testa, dimostrando nei fatti da quale parte sono stati fino adesso!



Rete Nazionale per la sicurezza sul lavoro- Ravenna

tel. 339/8911853

e mail: cobasravenna@ libero.it

via G. Di Vittorio, 32 (zona Bassette)

Taranto: lavorare uccide

antonio scarci operaio della ditta fonseca è morto folgorato questa mattina,
una tragica vita spezzata per portare un tozzo di pane a casa
nel lavoro precario e a rischio come stato permanente per tanti lavoratori
nei cantieri come nell'appalto ilva

ma per noi dello slai cobas questa morte è straziante Antonio scarci lo
conosciamo bene e neanche una settimana fa era nella sede di via rintone 22
non è iscritto allo slai cobas, ma lo era la moglie la combattiva anna
camassa lavoratrice ex-ecopolis oggi all'amiu nominata rappresentante
sindacale dello slai cobas all'amiu settore spazzamento stradale il 26
giugno scorso
antonio e anna erano molto legati ed erano sempre insieme, perfino nelle
assemblee dei lavoratori e lavoratrici quando anna era all'ecopolis c'era
sempre
era lui sempre pronto a chiedere diritti e a spingere anna a impegnarsi
nella lotta nelle vertenze e anche lui ora stava pensando di organizzare una
assemblea
nella ditta dove potevano esserci problemi di lavoro e sicurezza

oggi siamo vicinissimi ad anna e la figlia e siamo straziati - l'idea di non
vedere più antonio in sede non riusciamo ad accettarla

non riusciamo ad accettare questa ennesima morte sul lavoro, un giorno dopo
in cui era morto un altro operaio anch'esso folgorato e si continua a morire

vogliamo giustizia vera
vogliamo sapere perchè Antonio è morto, vogliamo seguire passo passo
l'inchiesta per stare vicini ad anna camassa

lo slai cobas indice per la giornata di lunedì una protesta in tutti i
settori in cui siamo presenti, ma vogliamo questa volta che la forma sia
ricordare e conoscere Antonio e le circostanze inaccettabili di questa
morte e un ora di lavoro devolta alla famiglia

per i lavoratori e lavoratrici dello slai cobas amiu
carmela garavelli e carlo bonsignore
per i lavoratori e lavoratrici dello slai cobas provinciale
i coordinatori provinciali
ernesto palatrasio e margherita calderazzi
via rintone 22 taranto
tel. 0994792086
347 1102638
cobasta@fastwebnet.it

martedì 15 luglio 2008

Gravissimo incidente sul lavoro all'ILVA di Genova

Gravissimo incidente sul lavoro all'ILVA di Genova


Taciuto fino ad oggi un gravissimo infortunio occorso ad un operaio
all'ILVA di Genova. Hanno taciuto i padroni, ma anche la ASL ed i
sindacati, che pure giorni fa si erano presentati sereni al TG Regionale
per confermare un altro anno di cassa integrazione per più di 500
lavoratori dello stabilimento. E chiamando la moglie le hanno parlato di
"un piccolo incidente, un braccio rotto".

Commenti all'articolo sul blog del Secolo XIX di alcuni lavoratori ILVA
e non


15/07/2008 10:18Poveri operai

Inanzitutto i migliori auguri al collega Pastorino, ma chiedo scusa se
dico che mi viene da sorridere quando leggo: "Si tratta ora di capire se
i regolamenti interni siano lacunosi o insufficienti oppure se siano
stati violati".... perchè? secondo voi là dentro, anche se ci fossero
delle regole, si potrebbero rispettare? Non è sicuramente il caso di
Giuseppe, ma il Sig. Riva e i suoi leccapiedi, da quando è stata chiusa
l'area a caldo, con conseguente messa in cassa integrazione degli operai
in esubero, hanno ancor di più di prima, il coltello dalla parte del
manico, ti trovi in condizioni di dover "osare" per non rischiare di
rimanere a casa!! Se ti va bene è così, sennò.....

5/07/2008 08:42babi, genova

mi vien quasi da piangere..il mio fidanzato lavora nello stesso turno
con quest'uomo ed era li con lui quando è successo..poteva esserci lui
al suo posto.. quello è un posto di m... non c'è niente che funziona..
come fanno a lavorare questi operai in una situazione del genere?!?
spero che qualcuno faccia qualcosa.. anche se ho forti dubbi..dato che
non è il primo incidente che accade li dentro

15/07/2008 08:42su, ge

certo che è strano come quando c'è la volontà di impedire una fuga di
notizie, ci si riesca benissimo!!! auguri per una guarigione totale al
signor giuseppe e complimenti alla signora lorella per non aver lasciato
che un infortunio del genere (non certo di poco conto) passasse come
routine...

mercoledì 9 luglio 2008

IL POLLO VALE DI PIU' DELLA SALUTE DI UNA OPERAIA?





No, padron Amadori, lei non ha alcun diritto di continuare a peggiorare la salute delle operaie, di minimizzare la situazione, di ricattarle, di lasciarle a casa se denunciano malori.

Questi operai, di cui la grande maggioranza sono donne, si alzano alle 4 del mattino per uno straccio di salario che serve a mantenere le loro famiglie e sono stanche di essere sfruttate in quell'inferno di esalazioni nocive da fabbrica da “Terzo mondo” e stanche pure di essere prese in giro dai medici dell'Ausl che coprono le responsabilità del padrone.

Operaie e operai, il padrone dei polli vi ha messo in condizione di perdere la vostra salute, giorno per giorno. Più i suoi profitti aumentano più aumentano le vostre malattie sia fisiche che psichiche legate al processo produttivo.

Rivendicare diritti in questa Azienda significa subire il terrorismo padronale e l'umiliazione di medici che vi addossano la responsabilità di tutto, negando legame tra il peggioramento delle vostre condizioni di salute con il processo lavorativo, addirittura arrivando ad affermare che le patologie di cui soffrite sono imputabili ai vostri stili di vita!

Tanta è la rabbia e l'indignazione che adesso si deve trasformare in iniziative a tutela della salute delle operaie e degli operai. Chi dovrebbe fare il suo mestiere non lo fa, dimostrando di avere più a cuore gli interessi padronali: quando le operaie non ce la fanno più a lavorare in ambienti nocivi e per i carichi di lavoro i sindacati confederali e gli Rls sono completamente assenti e gli organi di vigilanza e controllo dell’Ausl danno ragione all'Azienda.

Quindi:
noi della Rete Nazionale per la sicurezza e salute nei luoghi di lavoro faremo una perizia indipendente per dimostrare che le malattie sono dovute alle condizioni di lavoro. Pertanto invitiamo le operaie a contattarci anche in forma anonima.
Vogliamo conoscere e informarvi sugli elementi nocivi che mettono a rischio la vostra salute.

Vogliamo la messa in sicurezza degli impianti
Vogliamo le dimissioni dei medici dell'Ausl di Cesena e il ripristino delle competenze dell’Ispettorato del Lavoro.
Vogliamo le dimissioni delle RSU ed Rls

E'necessaria l'elezione diretta da parte degli operai di nuovi Rls, non nominati dalle burocrazie confederali.

E’ necessario uno sciopero autorganizzato che blocchi la produzione a sostegno di questa vertenza

Art. 9 dello Statuto del Lavoratori:
“i lavoratori, mediante le loro rappresentanze, hanno diritto di controllare l’applicazione delle norme per la prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali e di promuovere la ricerca, l’elaborazione e l’attuazione di tutte le misure idonee a tutelare la loro salute e la loro integrità fisica”


Rete Nazionale per la sicurezza sul lavoro- Ravenna
tel. 339/8911853 e mail: cobasravenna@ libero.it
via G. Di Vittorio, 32 (zona Bassette)

bastamortesullavoro@domeus.it
visita il blog: bastamortesullavoro.blogspot.com

martedì 8 luglio 2008

ennesimo incidente nell'appalto ilva TA

un altro operaio all'appalto ilva vittima di un grave infortunio in prognosi
riservata
eugenio cianci della Comsider 29 anni, caduto da una passerella di 1,5 metri
nel reparto laminatoio a freddo urtando la testa violentemente non è in
pericolo di vita
gli ispettori del lavoro hanno subito riscontrato dell'assenza di un
passamani sulla passerella, anche se non si esclude un malore dell'operaio
per il caldo


comunicato

l'ennesimo incidente nell'appalto ilva lascia sgomenti, così come lascia
sgomenti l'incomprensione da parte di tutti dei passi necessari e urgenti
che la situazione richiede

abbiamo chiesto
le dimissioni delle segreterie delle organizzazioni sindacali confederali ,
dei
delegati rsu e rls palesemente non in grado di contrastare l'azienda su
questo tema e di attivare una azione continua e una credibilità tra i
lavoratori
una risposta non generica " sciopero generale" ma uno scontro
permanente una guerriglia per la vita che ogni giorno e in ogni impresa
controlli e verifichi le condizioni di sicurezza e blocchi il lavoro prima
che succeda il peggio che si affidi
ai cobas da estendere con adesioni di massa
a un sistema di rls per ogni reparto e ditta, legge o non legge, che
responsabilizi i lavoratori e gli offra un punto di riferimento certo
questo richiede un modo di far sindacato non consociativo e sopratutto non
improntato alla logica di scambio

una decisione concertata e d'emergenza che possa scaturire dal tavolo in
prefettura, dal Ministero del lavoro , La Magistratura o da qualsiasi altro
di
una postazione interna all'ilva, come è stato fatto per l'inutile INAIL,
dell'ispettoratodel lavoro o congiunta ispettoratodel lavoro/ASL che abbia
locali e strumenti numero verde come deterrenza denuncia da parte dei
lavoratori e delegati rls e pronto intervento

su questo lo slai cobas per il sindacato di classe è solo
la stessa grande stampa non sostiene queste richieste che sono le uniche
emergenziali e ragionevoli, applicabili a costo zero che possono invertire
la tendenza

su questo per forza tutti dovranno convenire
solo che quanti infortuni e morti dobbiamo ancora contare ?

slai cobas per il sindacato di classe ilva appalto
cobasta@libero.it
347 1102638

domenica 6 luglio 2008

Altro grave infortunio ilva ta

«Una anomalia», operaio si ustiona all'Ilva di Taranto

Non sarebbe in pericolo di vita anche se le ferite sono profonde.
L'incidente è avvenuto nell'Acciaieria, nel reparto colata continua. L'uomo
si chiama Piero Viesti ed ha 29 anni

TARANTO - Un operaio è rimasto ustionato in un incidente sul lavoro avvenuto
stamane nello stabilimento Ilva di Taranto. L'uomo ha riportato ustioni sul
torace, la sua vita - a quanto si è saputo per ora - non sarebbe in
pericolo.
L'incidente è avvenuto nell'Acciaieria, nel reparto colata continua.

Il primo luglio scorso nello stabilimento tarantino vi fu un altro incidente
nel quale un operaio di una azienda appaltatrice morì schiacciato da un
carico sospeso.

L'operaio ustionato ha 29 anni, si chiama Piero Viesti, è di Taranto ed è un
dipendente dell'Ilva. Ha riportato - a quanto si è saputo - ustioni di primo
e secondo grado al viso, alle mani e alle braccia per un'esplosione avvenuta
nel reparto colata continua 5 dell'Acciaieria 1.
Il giovane è stato ricoverato nel Centro Grandi ustionati dell'ospedale
'Perrino' di Brindisi, dove è stato giudicato guaribile in 60 giorni.

Sono stati alcuni compagni di lavoro a prestargli i primi soccorsi prima del
trasporto in ospedale con un'ambulanza. Dopo l'incidente sono intervenuti i
tecnici dello Spesal e gli ispettori del lavoro. Un'inchiesta è stata aperta
anche dalla magistratura.

LA RICOSTRUZIONE DELL'AZIENDA
L'incidente sul lavoro nello stabilimento Ilva di Taranto nel quale è
rimasto ustionato gravemente un operaio «è stato provocato dalla proiezione
di acciaio fuso in conseguenza del contatto accidentale di acqua sul
materiale all'interno della lingottiera».

Lo rende noto l'Ilva per la quale «la segnalazione dell'anomalia al processo
di raffreddamento era stata segnalata dal sistema ma veniva erroneamente
addebitata ad un errore strumentale dal capoturno in servizio, che dava
disposizioni di continuare le attività di colaggio» dell'acciaio fuso.

«L'anomalia al sistema di raffreddamento, invece, produceva - si aggiunge
nella nota aziendale - l'accidentale contatto tra l'acqua del circuito e l'acciaio
fuso in fase di colaggio provocando la proiezione di schizzi di quest'ultimo
verso le braccia e il torace dell'operaio».

6/7/2008

giovedì 3 luglio 2008

Ma quale errore umano ?

le prime indiscrezioni parlano di errore umano per quanto riguarda la morte
di antonio alagni
avrebbe tirato troppo la fune anche quando era giunta al termine ...
le cose non stanno così
"
la gru, il cavo e le braghe erano logore sfilacciate
le pratiche operative di quel lavoro prevedevano che non ci fossero operai
sotto i carichi sospesi

la gru - secondo testimonianze - non era dotata di 'fine corso che è una
specie di blocco che quando
c'è -incontra il il bozzello e ferma l'ingranaggio per impedire che il
carico si sganci,

l'ilva è responsabile della qualità della impresa appaltatrice, questa come
molte altre , non sono
all'altezza, appalti presi a basso costo e operai non attrezzati
adeguatamente, tempi e modalità di lavoro che non tutelano salute e diritti
dei lavoratori

nelle ditte dell'appalto la situazione è
abbastanza ingovernabile, manod'opera usa e getta, difficilmente operano in
sicurezza

il sistema dell'assegnazione dell'appalto al massimo
ribasso produce inevitbilmente questi effetti

lo sciopero del giorno dopo non è la soluzione, serve lo sciopero del giorno
prima, serve aprire uno scontro prolungato con padron riva e padroni e
padroncini dell'appalto sulla sicurezza, sui contratti, sui diritti
sindacali, sugli
orari ecc:
lo slai cobas per il sindacato di classe ivita i lavoratori e tutti i
sindacati confederali

-lottare per l'accorpamento delle ditte dell'appalto per ridurre il numero,
massimo una cinquantina e non oltre 200 come ora
-rivendichiamo la nascita di un consorzio delle imprese che sia soggetto
unico trattante per il sindacato perchè questo può permettere di verificare
e realizzre uno standard minimo di uniformità di -sicurezza e
diritti,eliminando progressivamente i contratti precari,
-rivendichiamo il riconoscimento del rls in ogni azienda piccola o grande
che sia con il loro coordinamento, formazione e tutela
-rivendichiamo la postazione fissa ispettiva interna all'area ilva per
deterrenza riferimento delle denunce e pronto intervento
ma invece abbiamo
piena condivisione di tutti della logica ilva nella
concorrenza sul mercato mondiale della massima e del ribasso del costo di
lavoro
estensione dei contratti precari anche in ilva come è avvenuto con un
recente accordo separato ilva con fim e uilm
le ditte dell'appalto come bacino di assunzioni pilotate spesso dal
sindacato ( è vero o no ? che la sede uilm è spesso e volentieri un ufficio
collocamento o una
sorta di agenzia del lavoro affollatissima)
gli rls pochi sono spesso dei sindacalisti trombati alle elezioni rsu
assolutamente succubi dell'azienda e quando non lo sono vengono colpiti
isolati mobbizzati e su questo anche la segreteria fiom fa la sua parte -
recentemente un delegato rls troppo attivo e indipendente è stato emarginato
proprio dalla segreteria fiom
Fim e UGL sono sindacati gialli i cultori del sindacato non conflittuale
ecollaborativo con
l'azienda
il presidente Vendola lancia lamenti alati ma firma atti di intesa con
l'Ilva che sono una sorta di lasciapassare
il sindaco Stefano scrive lettere d'amore a padron riva in cambio di
fontanine
Florido presidente della provincia è da sempre uno degli uomini di
riferimento di Padron riva

Cremaschi Fiom grande parolaio da giornali, annuncia sempre che la fiom farà
sfracelli, si costituirà parte civile ma all'ilva di taranto non avviene
mai

dobbiamo
ricostruire il sindacato di classe basato sui cobas
eleggere e formare gli rls come delegati di reparto
isolare riva e i padroni con la rete nazionale per la sicurezza sui posti di
lavoro
sostenere le famiglie realmente e non passerelle di facciata
corsia preferenziale per i processi subito

slai cobas per il sindacato di classe ilva appalto taranto
cobasta@libero.it
347 1102638

mercoledì 2 luglio 2008

Ilva taranto padroni assassini e complici

lo sciopero di oggi è pienamente riuscito alle ditte di appalto dell'ilva
per la morte di Antonio Alagni, 45 anni di taranto, sposato con una figlia,
dipendente della ditta P&P impianti di Napoli, che operava in acciaieria 1
colpito alla testa da un bozzello della gru semovente, che si era staccato
dai cavi d'acciaio che lo sostenevano, le funi che reggevano il gancio si
sono spezzate e l'operaio è stato investito da un proiettile di 50 chili che
è precipitato da una altezza di 5 metri
oltre 5.000 operai hanno riempito per oltre due ore il piazzale delle
portinerie delle imprese per assicurarsi che nessuno entrasse dopo o da
altra portineria, cosa che era successa
in occasione del precedente omicidio alle ditte d'appalto - un operaio
albanese - sono due i morti nel 2008 nell'appalto ilva
all'ilva lo sciopero è andato meno bene, ma meglio dell'ultima volta
"come mai si era staccato il carico di bozzello ? le braghe erano rovinate,
il carico era bilanciato e imbragato male ? che ci faceva l'operaio in quel
punto quando le pratiche operative di quel lavoro prevedono che non ci sia
nessuno sotto i carichi sospesi ?
la gru riverniciata diverse volte e il cavo d'acciaio sfilacciato mostrano
che si trattava di arnesi logori e non in sicurezza per un lavoro così
rischioso
la gru non era dotata di 'fine corso che è una specie di blocco che quando
c'è -incontra il il bozzello e fefrma l'ingranaggio per impedire che il
carico si sganci, quella gru -secondo i testimoni- non ce l'aveva
la qualità della impresa appaltatrice, questa come molte altre , non è
all'altezza, appalti presi a basso costo e operai non attrezzati
adeguatamente, tempi e modalità di lavoro che non tutelano
la ditta è una ditta del subappalto e in queste ditte la situazione è
abbastanza ingovernabile, manod'opera usa e getta, difficilmente operano in
sicurezza

l'ilva si scarica sempre di responsabilità in questi casi
il direttore del personale e delle relazioni industriali Pietro De Biasi nel
precedente omicidio dell'operaio albanese,aveva dichiarato ' noi creiamo le
condizioni perchè si agisca in sicurezza, verifichiamo che ci sia la
dotazione piena ed efficiente di tutti gli strumenti, ma poi come questo sia
usato e applicato è materia che spetta in primo luogo all'azienda di cui
dipendono i lavoratori, poi all'azienda appaltante, infine all'azienda
committente'
ma tutti sanno che il sistema dell'assegnazione dell'appalto al massimo
ribasso produce inevitbilmente questi effetti

lo sciopero del giorno dopo non è la soluzione, serve lo sciopero del giorno
prima, serve aprire uno scontro prolungato con padron riva e padroni e
padroncini sulla sicurezza, sui contratti, sui diritti sindacali, sugli
orari ecc:
su questo lo slai cobas per il sindacato di classe è solo nel sostenerlo, i
sindacati confederali sono la fiera della complicità e ipocrisie
rivendichiamo l'accorpamento delle ditte dell'appalto per ridurre il numero,
rivendichiamo la nascita di un consorzio come soggetto unico trattante che
permetta di verificare e realizzre uno standard minimo di uniformità di
sicurezza e diritti,eliminando progressivamente i contratti precari,
rivendichiamo la responsabilità diretta dell'ilva circa l'appalto,
rivendichiamo il riconoscimento del rls in ogni azienda piccola o grande che
sia con il loro coordinamento, formazione e tutela
rivendichiamo la postazione fissa ispettiva interna all'area ilva per
deterrenza riferimento delle denunce e pronto intervento
ma invece abbiamo
piena condivisione delle direzioni sindacali della logica ilva nella
concorrenza sul mercato mondiale della massima e del ribasso del costo di
lavoro
estensione dei contratti precari anche in ilva come è avvenuto con un
recente accordo separato ilva con fim e uilm
le ditte dell'appalto come bacino di assunzioni pilotate spesso dal
sindacato (la sede uilm è spesso e volentieri un ufficio collocamento o una
sorta di agenzia del lavoro affollatissima)
gli rls pochi sono spesso dei sindacalisti trombati alle elezioni rsu
assolutamente succubi dell'azienda e quando non lo sono vengono colpiti
isolati mobbizzati e su questo anche la segreteria fiom fa la sua parte -
recentemente un delegato rls troppo attivo e indipendente è stato emarginato
proprio dalla segreteria fiom
Fim e UGL sono sindacati gialli i cultori del sindacato non conflittuale con
l'azienda
il presidente Vendola lancia lamenti alati ma firma atti di intesa con
l'Ilva che sono una sorta di lasciapassare
il sindaco Stefano scrive lettere d'amore a padron riva in cambio di
fontanine
Florido presidente della provincia è da sempre uno degli uomini di
riferimento di Padron riva

Cremaschi grande parolaio da giornali, annuncia sempre che la fiom farà
sfracelli, si costituirà parte civile ma all'ilva di taranto non avviene
mai

ricostruire il sindacato di classe basato sui cobas
eleggere e formare gli rls come delegati di reparto
isolare riva e i padroni con la rete nazionale è il lavoro che facciamo e
che avanza sia pure lentamente
in questi mesi

slai cobas per il sindacato di classe ilva appalto taranto
cobasta@libero.it
347 1102638

martedì 1 luglio 2008

processo tyssenkrupp

comunicato
si apre domani il processo alla Thyssen Krupp per la strage del 6 dicembre i familiari degli operai uccisi non si costituiranno parte civile perchè accettano i 14 milioni di euro offerti dall'azienda, circa 2 milioni di euro a famiglia si è trattato di un'offerta che tutti hanno consigliato di accettare per il bene delle famiglie e anche perchè difficilmente una causa risarcitoria avrebbe potuto ottenere di più la thyssen aveva come obiettivo "nessuna vedova in aula" e può dire di averlo ottenuto a taranto abbiamo costituito l'associazione 12 giugno dei familiari delle vittime sul lavoro in particolare all'Ilva, proprio per organizzare e mantenere l'interesse collettivo e la lotta di tutti ifamiliari, al di là del fatto particolare della singola famiglia, che spesso e in condizioni che non riescde a fronteggiare
l'offensiva dei padroni assassini abbiamo chiesto due volte di costituirci parte civile indipendentemente dalla scelta dei singoli familiari stiamo rivendicando con la rete nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro "il riconoscimento automatico ai processi delle Associazioni Familiari e delle OO:SS delle aziende in cui vi sono omici bianchi o territoriali"" una rivendicazione non ancora recepita come la vogliamo noi nel TU sulla sicurezza legge 81 e insieme alla corsia prevferenziale per
processi e ricorsi aventi per oggetto salute e sicurezza fanno parte delle battaglie che la rete conduce battaglie di classe, battaglie politiche e di civiltà non solo sindacali ma volte acd aderire alle condizioni reali di lavoratori e familiari, organizzarle per lottare e farle protagoniste di questa battaglia contro i
sindacati confederali complici e contro l'insipienza e impotenza di sindacati di base e gruppi parolai naturalmente ora tocca ai lavoratori, familiari, e a tutto il movimento di lotta partecipare attaivamente al processo per farne una tribuna di accusa generale e particolare l'inchiesta come è scritto negli atti e nella stampa inchioda le repsonsabilità dei padroni della Thyssen, dei suoi dirigenti tedeschi e
italiani alle responsabilità stragiste ed è giusto pretendere che siano colpiti duramente per omicidio volontario e non colposo al massimo della pena sappiamo che difficilmente andranno in galera ma ciò non toglie che bisogna pretenderlo e rivendicare la giustizia proletaria che solo il potere proletario, potrebbe e dovrebbe comminare ed eseguire la rete nazionale assume e adotta questo processo in stretto legame con gli operai d'avanguardia della Thyssen che sono parte e spina dorsale della rete nazionale per la sicurezza e processerà i padroni thyssen come gli altri padroni assassini in tutte le piazze e iniziative dei prossimi mesi la rete con la manifestazione del 20 giugno ha già lanciato lo sciopero generale su questo tema con la data del 6 dicembre uno sciopero che richiede l'adesione di tutti e che proprio il processo di torino rilancerà, uno sciopero che si farà comunque e sarà grande ed esteso per partecipazione e incisività lo vogliano o no i sindacati confederali e a cui i sindacati di base dovranno pur scegliere non solo di farlo ma come e con chi farlo così come nascertanno sul territorio le ronde proletarie, quelle vere non quelle parolaie delle assemblee autistiche convocate da qualcuno così come si farà cruenta e alternativa la battaglia per rls eletti come delegati di reparto senza liste sindacali su tutti i posti di lavoro fatti e non parole dopo la prima fase della marcia carovana e della manifestazione del 20 giugno a roma rete nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro

bastamortesullavoro@domeus.it
tel. 347 1102638

Morti sul lavoro 2008

>> Morti sul lavoro 2008
>>
>> Luglio:
>> 1 luglio Taranto
>>
>> Giugno:
>> 30 giugno Afragola (Napoli)
>> 29 giugno Bellaccio (Como)
>> 29 giugno Cesena
>> 29 giugno Lugnano in Teverina (Viterbo)
>> 28 giugno Massarosa (Lucca)
>> 28 giugno L'Aquila
>> 26 giugno Scarlino (Grosseto)
>> 25 giugno Cogne (Aosta)
>> 25 giugno San Giovanni in Fiore (Cosenza)
>> 24 giugno Bolzano
>> 24 giugno Civitavecchia
>> 23 giugno Tortoli (Nuoro)
>> 21 giugno Menfi (Agrigento)
>> 18 giugno Oggiona Santo Stefano (Varese)
>> 18 giugno Trevignano (Treviso)
>> 15 giugno Costa Canile (Cuneo)
>> 13 giugno Donori (Cagliari)
>> 13 giugno Termini Imerese (Palermo)
>> 13 giugno Settimo Milanese
>> 13 giugno Settimo Milanese
>> 11 giugno Mineo (Catania)
>> 11 giugno Mineo (Catania)
>> 11 giugno Mineo (Catania)
>> 11 giugno Mineo (Catania)
>> 11 giugno Mineo (Catania)
>> 11 giugno Mineo (Catania)
>> 11 giugno Orani (Nuoro)
>> 11 giugno San Salvatore Monferrato (Alessandria)
>> 11 giugno Modena
>> 10 giugno Imperia
>> 9 giugno Campo Calabro (Reggio Calabria)
>> 7 giugno Prato
>> 7 giugno Francavilla al mare (Chieti)
>> 04 giugno Jesi (Ancona)
>>
>> Maggio:
>> 29 maggio Vicenza
>> 29 maggio San Marcello (Ancona)
>> 29 maggio Bergamo
>> 29 maggio Trento
>> 29 maggio Sanremo
>> 28 maggio Udine
>> 27 maggio Tordandrea di Assisi (Perugia)
>> 27 maggio Ragusa
>> 27 maggio Locorotondo (Bari)
>> 23 maggio Chiaravalle Gubbio (Perugia)
>> 23 maggio Chiaravalle (Ancona)
>> 22 maggio Bolzano
>> 21 maggio Ceprano (Frosinone)
>> 20 maggio Casalmaggiore (Cremona)
>> 19 maggio Oggiono (Lecco)
>> 19 maggio San Lucido (Cosenza)
>> 16 maggio Piombino
>> 13 maggio Lamezia Terme
>> 13 maggio Palermo
>> 11 maggio Catania
>> 10 maggio Cornedo Vicentino (Vicenza)
>> 10 maggio Montecchio Maggiore (Vicenza)
>> 10 maggio Monopoli (Bari)
>> 10 maggio Ovada (Alessandria)
>> 9 maggio Piacenza
>> 7 maggio Cascina Risaia di Villareggia (Torino)
>> 5 maggio Roma
>> 5 maggio Asti
>> 3 maggio Catania
>> 3 maggio Monopoli (Bari)
>>
>> Aprile:
>> 29 aprile Miglianico (Chieti)
>> 29 aprile Reggio Emilia
>> 24 aprile Lecco
>> 23 aprile Roma
>> 23 aprile Modena
>> 23 aprile Sondrio
>> 22 aprile Ferrara
>> 22 aprile Padova
>> 22 aprile Padova
>> 22 aprile Costa Masnaga (Lc)
>> 22 aprile Taranto
>> 22 aprile Villa Santo Stefano (Frosinone)
>> 19 aprile Agrate Brianza (Monza)
>> 18 aprile Legnano
>> 17 aprile Custonaci (Trapani)
>> 16 aprile Cornate D'Adda (Milano)
>> 16 aprile Cornate D'Adda (Milano)
>> 13 aprile Terni
>> 12 aprile Basilicagoiano (Parma)
>> 12 aprile Treviso
>> 12 aprile Castelbelforte Mantova
>> 10 aprile Ferrara
>> 10 aprile Sant'Antonio Abate (Na)
>> 9 aprile Busto Arsizio (Va)
>> 9 aprile Monselice (Padova)
>> 9 aprile Portovesme (Cagliari)
>> 8 aprile Cagliari
>> 7 aprile Oristano
>> 6 aprile Verona
>> 2 aprile Roma
>> 2 aprile Pietrabbondante (Isernia)
>>
>> Marzo:
>> 31 marzo Napoli
>> 31 marzo Vestenanova (Verona)
>> 31 marzo Teramo
>> 31 marzo Caserta
>> 26 marzo Melfi (Po)
>> 20 marzo Sesto San Giovanni (Mi)
>> 20 marzo Tronto (Ascoli Piceno)
>> 12 marzo Lentini (Belluno)
>> 11 marzo Chivasso (Torino)
>> 10 marzo Verona
>> 10 marzo None (Torino)
>> 8 marzo Lizzanello (Lecce)
>> 6 marzo Cerano (Novara)
>> 6 marzo Milano
>> 4 marzo Molfetta (Bari)
>> 4 marzo Molfetta (Bari)
>> 4 marzo Molfetta (Bari)
>> 4 marzo Molfetta (Bari)
>> 4 marzo Molfetta (Bari)
>>
>> Febbraio:
>> 28 febbraio Nocera Umbra (Perugia)
>> 28 febbraio Genova
>> 27 febbraio Migliara (Latina)
>> 27 febbraio Candelo (Biella)
>> 25 febbraio Siderno (Reggio Calabria)
>> 23 febbraio Borgoricco (Padova)
>> 21 febbraio Cupello (Chieti)
>> 20 febbraio Cesio Maggiore (Belluno)
>> 20 febbraio Misano (Rimini)
>> 19 febbraio Catania
>> 19 febbraio Biella
>> 17 febbraio Busano (Torino)
>> 17 febbraio Sant'Agata dei Goti (Benevento)
>> 16 febbraio Travagliato (Brescia)
>> 16 febbraio Campobello di Mazara (Trapani)
>> 14 febbraio Enna
>> 14 febbraio Spinadesco (Cremona)
>> 14 febbraio Firenze
>> 13 febbraio Lutrano di Fontanelle (Treviso)
>> 13 febbraio Reda (Faenza)
>> 13 febbraio Raffadali (Agrigento)
>> 12 febbraio Torino
>> 12 febbraio Guidonia
>> 11 febbraio Salemi (Trapani)
>> 11 febbraio Felettis di Bicinicco (Udine)
>> 11 febbraio Orte (Viterbo)
>> 10 febbraio None (Torino)
>> 9 febbraio Roma
>> 7 febbraio Pratola Serra (Avellino)
>> 7 febbraio San Martino di Lupari (Padova)
>> 6 febbraio Castiglione in Teverina (Terni)
>> 6 febbraio Castiglione in Teverina (Terni)
>> 6 febbraio Castiglione in Teverina (Terni)
>> 6 febbraio Castiglione in Teverina (Terni)
>> 5 febbraio Genova
>> 5 febbraio Ferrara
>> 2 febbraio Novafeltria (Pesaro)
>> 2 febbraio San Giacomo di Guastalla (Reggio Emilia)
>>
>> Gennaio:
>> 31 gennaio Messina
>> 28 gennaio Toscanella di Dozza (Bologna)
>> 28 gennaio Napoli
>> 26 gennaio Torbole Casaglia (Brescia)
>> 25 gennaio Venezia
>> 24 gennaio Val Bormida (Savona)
>> 24 gennaio Sommariva del Bosco (Cuneo)
>> 24 gennaio Vazzola (Treviso)
>> 23 gennaio Custonaci (Trapani)
>> 23 gennaio Ragusa
>> 22 gennaio Bolzano
>> 21 gennaio contrada Terrepupi (Ragusa)
>> 20 gennaio Castel Bolognese (Ravenna)
>> 18 gennaio Venezia
>> 18 gennaio Venezia
>> 17 gennaio Cosenza
>> 16 gennaio San Giovanni in Marignano (Rimini)
>> 16 gennaio Rosolini (Ragusa)
>> 16 gennaio Castelgomberto (Vicenza)
>> 15 gennaio Firenze
>> 14 gennaio Sassari
>> 11 gennaio San Giorgio di Nogaro (Udine)
>> 11 gennaio Cuneo
>> 9 gennaio Catania
>> 8 gennaio Leverano (Lecce)
>> 7 gennaio Peschiera Borromeo (Milano)
>> 7 gennaio Massa Marittima (Grosseto)
>> 7 gennaio Varese (Milano)
>> 5 gennaio Porzano di Leno (Brescia)
>> 4 gennaio Gissi (Chieti)
>> 4 gennaio Treviso
>> 3 gennaio Tito (Potenza)
>> 2 gennaio Torino
>> 1 gennaio Treviso

lunedì 30 giugno 2008

senteza tenaris dalmine

Dalmine L´incidente nel piazzale della Tenaris: morì 21enne di Brembo

Operaio travolto in ditta, tre condanne

DALMINE Sono stati condannati ieri i tre imputati di omicidio colposo in relazione alla morte di Pierpaolo Testa, operaio ventunenne di Brembo di Dal- mine che, il 2 ottobre del 2004, mentre in bicicletta stava percorrendo un piazzale interno della Tenaris Dalmine per cominciare il turno di lavoro, era stato investito e ucciso da un camion.


il giudice ilaria Sanesi ha condannato ieri a un anno di reclusione S. F., all´epoca del fatto responsabile della sicurezza per la Tenaris Dalmine, assistito dagli avvocati Enrico Matropietro e Giuseppe Carbone; dieci mesi di reclusione invece per E. G., la legale rappresentante della ditta proprietaria deI camion che aveva travolto il giovane, assistita a processo dagli avvocati Giovanni Ponte e Perla Sciretti;

un anno infine la condanna inflitta al conducente del mezzo, L. G., difeso dall´avvocato Nicola Offredi Geddo. Ai primi due, in ragione dell´incensuratezza, il giudice ha concesso i benefici della sospensione condizionale e della non menzione della pena, mentre la condanna dell´autista è stata condonata per effetto dell´indulto.

il giudice ha anche stabilito un risarcimento in favore della parte civile costituita, la sigla sindacale Slal Cobas con l´avvocato Massimo Rocchi: a fronte di una richiesta di 100 mila euro di risarcimento, in via equitativa, il risarcimento è stato fissato in 10 mila euro complessivi, oltre alle spese legali.



L´episodio risale al 2004: Pierpaolo Testa [la cui famiglia è stata risarcita circa due anni dopo il fatto dalle assicurazioni della Dalmine e della ditta di au totrasporti) doveva cominciare il suo turno di lavoro ed era arrivato allo stabilimento in bicicletta. Mentre attraversava un piazzale diretto verso gli spogliatoi, era stato colpito da un camion che stava uscendo da un capannone.

il giovane ha riportato ferite molto gravi ed era morto. Le successive indagini avevano individuato come presunti responsabili dell´accaduto i tre imputati, che hanno sempre respinto le accuse: l´allora responsabile della sicurezza per la Dalmine e la legale rappresentante della ditta di autotrasporti sostenendo tra l´altro la mancata osservanza da parte dell´autista delle norme viabilistiche interne, e questi invece spiegando di aver correttamente seguito quelle a sua conoscenza e di non aver potuto far nulla per evitare l´impatto.

Eco di bg 26 giugno 2008

giovedì 26 giugno 2008

Clamorosa decisione del procuratore Deidda «per l'inerzia» dei magistrati

Clamorosa decisione del procuratore Deidda «per l'inerzia» dei magistrati
isontini. Gli esposti al minerale killer sono centinaia nella Bassa e nel
Monfalconese

Morti per amianto, tolta l'inchiesta a Gorizia

La Procura generale avoca le indagini, chiede gli atti e crea un pool. I
familiari: è una svolta



CERVIGNANO. L'aveva già annunciato qualche mese fa ed ora la notizia è stata
ufficializzata: il Procuratore Generale della Repubblica presso la Corte
d'Appello di Trieste, Beniamino Deidda, ha avocato a sè le indagini relative
alle morti di operai esposti all'amianto alla Fincantieri di Monfalcone. Una
notizia importantissima per la Bassa e Monfalcone, dove sono ormai centinaia
i decessi causati dalla fibra killer.
La decisione è stata presa di fronte «all'inerzia della Procura di Gorizia
nell'affrontare le inchieste sulle "morti bianche" per mesotelioma pleurico
ai cantieri navali», con decine di fascicoli mai giunti a dibattimento o
richieste di archiviazione respinte dal Gip. Secondo i dati diffusi
dall'Aea, associazione esposti all'amianto, la Procura di Gorizia ha
dichiarato di aver aperto circa 600 fascicoli d'indagine; solo per circa una
decina di decessi è stata avanzata la richiesta di rinvio a giudizio per il
reato di omicidio colposo. In tutti i casi il Gip ha disposto la
restituzione degli atti alla Procura per un supplemento di indagine o per la
riunione dei fascicoli per il reato di omicidio colposo plurimo. Una
situazione di assurdo stallo, che era stata recentemente segnalata anche da
una commissione di controllo del Ministero, ma che infinite volte era stata
denunciata proprio dall'Aea, che aveva segnalato l'assenza di "passi" verso
una risoluzione dei processi, ma sopratutto l'assenza di rispetto di chi è
morto d'amianto e delle famiglie provate da una tragedia senza fine. Oltre
alla decisione di avocare a sè i fascicoli, il Procuratore generale, come
già annunciato nell'apertura dell'anno giudiziario del 2007, ha previsto di
realizzare un "pool" d'indagine specializzato nella trattazione delle
inchieste sulle morti correlate all'esposizione all'amianto. Si tratterà di
una squadra di consulenti e di Polizia giudiziaria, che completeranno le
indagini preliminari, in collaborazione con le medicine del lavoro delle
Aziende sanitarie competenti. È stata inoltre decisa l'applicazione presso
la Procura generale, per questo tipo di indagini, del sostituto procuratore
della repubblica di Pordenone, Federico Facchin, che avrà il compito di
istruire i fascicoli che saranno esaminati anche dal nuovo Procuratore della
repubblica di Gorizia, Caterina Aiello. «Esprimiamo tutta la nostra
soddisfazione per la notizia - afferma la responsabile delle questioni
legali dell'associazione Aea di Monfalcone, Chiara Paternoster - Da tempo
avevamo denunciato i ritardi e le lungaggini nei processi segnalando
ufficialmente il problema anche al dottor Deidda. Ora questa svolta con la
costituzione di un pool ad hoc per affrontare la questione amianto viene
incontro in pieno alle nostre istanze di un lavoro celere e ad alta
specificità della magistratura sul problema amianto». Particolarmente
colpite dalla notizia le vedove dell'Amianto, che cercando un riconoscimento
di dignità e giustizia per i mariti, morti a causa dell'esposizione alla
fibra killer, non hanno esitato a presentare denuncia per omicidio colposo
nei confronti di Fincantieri.

fonte messaggero veneto

sabato 26 aprile 2008

28 a napoli

28 aprile a napoli manifestazione basta morti sul lavoro ore 1030 piazza matteotti

presentazione

La Rete nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro, con una delegazione di venti rappresentanti di tutte le realtà che l'hanno promossa (vedi Atti del 26 ottobre '07) e che è cresciuta nei mesi successivi con nuove adesioni, ha presentato la marcia/carovana che toccherà fabbriche, posti di lavoro, città nei prossimi mesi e che si vuole concludersi con una manifestazione nazionale a Roma a metà giugno.La presentazione si è tenuta nella sala stampa del Senato della Repubblica, raccogliendo la proposta dell'importante realtà della Rete, il Comitato 5 aprile di Roma, che con molto impegno ne ha curato tutti gli aspetti organizzativi, con l'ausilio tecnico di Salvatore Bonadonna senatore del gruppo di Rifondazione Comunista. Si è voluto anche in questo modo dare risalto e valore alla proposta e valorizzare attraverso essa il ruolo di operai, delegati e Rls, familiari, organizzazioni sindacali di base, operatori, artisti, ecc. che stanno sostenendo l'iniziativa, che, naturalmente, è autonoma da sindacati e partiti ma che richiede il contributo di chi voglia impegnarsi su questo terreno.La presentazione è stata fatta da Ernesto Palatrasio dello Slai Cobas per il sindacato di classe di Taranto, Ciro Argentino Rsu Fiom Thyssenkrupp, Franca Caliolo dell'Associazione 12 Giugno familiari vittime operai Ilva/appalto Taranto.Nella presentazione è stata spiegata la genesi dell'iniziativa e le esigenze che essa vuole raccogliere e mobilitare: una Rete che unisce per un movimento permanente e una lotta prolungata innanzitutto dei lavoratori e dei delegati attivi, che vuole combattere la tendenza alle grandi mobilitazioni immediate e al silenzio che poi copre queste vicende, come è stato chiesto a gran voce dagli operai della Thyssen, così come vuole dare risalto e voce a tutte le realtà di fabbriche e iniziative che sono già state sepolte e dimenticate, come è stato richiesto dagli operai Ilva e dalle associazioni familiari.La marcia non è una 'marcia per la pace', ma è un percorso di guerra sociale e politica a fronte della quotidiana guerra contro i lavoratori; una guerra di civiltà che vogliamo combattere per affermare la civiltà del lavoro e dei lavoratori, contro la inciviltà dello sfruttamento e del profitto.E' un 'movimento per la vita', a difesa delle condizioni di vita e della salute dei lavoratori contro la morte in fabbrica sia attraverso gli omicidi bianchi sia la morte lenta e prolungata delle malattie professionali e dei sistemi di lavorazioni invalidanti.La marcia è un sostegno permanente a tutti i coordinamenti, reti che già lottano da tempo - basti pensare ai Ferrovieri del Conarls - su questo fronte.E' anche una carovana perchè parte da iniziative anche piccole per raccogliere dietro di esse in maniera crescente tutte le forze disponibili ad unirsi e scendere in campo.La marcia è, come è stato detto, un working progress e, nella sua definizione finale, più un puzzle che un giro, perchè da tanti posti di lavoro e da tante città italiane ognuno ci mette il suo pezzo in unità e autonomia per riflettere, come risultato finale, un movimento di denuncia, lotta e ribellione; infatti, nel suo percorso prevede assemblee, scioperi, manifestazioni, presidi, occupazioni e concerti, teatro, video, mobilitazione nelle scuole, nelle università, impegno specifico di artisti e giornalisti nel sostenerla e documentarla.Sono previste,complessivamente 50 assemblee e 20 luoghi di lavoro e città simbolo dove si svolgeranno le principali iniziative.Nell'elenco attuale ci sono la ThyssenKrupp, l'Ilva di Taranto, le fabbriche di Porto Marghera, i porti di Ravenna e Marghera, l'Istituto tumori di Milano, la Dalmine di Bergamo, Napoli con due iniziative, la Basilicata con la Fiat Sata, la Marlane di Praia a Mare in Calabria, i Cantieri Navali a Palermo, le iniziative dei Ferrovieri, le iniziative in Toscana, nel Veneto, Brindisi, Manfredonia, ecc.Nel corso della marcia si parteciperà allo scontro in atto intorno al Testo Unico sulla sicurezza e si generalizzeranno le esperienze avanzate che lavoratori, associazioni familiari stanno costruendo e realizzando anche sul piano dei processi e delle vertenze legali.Ciro Argentino nel suo intervento come Rsu Fiom della ThyssenKrupp, ha evidenziato tutta la giustezza dell'iniziativa e disponibilità a svilupparne un sostegno per evitare che essa venga ristretta e ghettizzata, partendo dall'ultima morte al porto di Genova ha evidenziato che si continua a morire come in una guerra e che in questa guerra ci sono più morti che in Irak; che la legislazione va rivista; che si tratta di uno scontro anche culturale e che tutti devono fare uno scatto su questo terreno; che c'è bisogno che i sindacati, sia come fiom che come sindacati di base, tornino ad interloquire facendosi autocritica; che gli Rls siano veri difensori, esperti; che i corsi di formazione non devono essere fatti dalle aziende; e che la vicenda della Thyssen deve servire a tutti i lavoratori italiani, alle loro famiglie, perchè i riflettori restino accesi. Argentino ha apprezzato la rapidità della chiusura dell'inchiesta sulla Thyssen e la pesantezza dei capi di imputazione. Ha valorizzato, infine, l'apporto che c'è stato da parte di tanti, purchè non diventi un 'circo mediatico'.Franca Caliolo dell'Associazione 12 Giugno ha rinnovato il "lamento"/denuncia verso la stampa, le istituzioni; ha espresso tutta la indignazioni perchè i morti e le realtà non vengono trattati nella stessa maniera "a Taranto si muore e non c'è neanche il 'circo mediatico'", "Guariniello ha chiuso l'inchiesta sulla Thyssen in tre mesi; mio marito è morto da circa tre anni all'Ilva di Taranto e l'inchiesta preliminare non si è ancora chiusa".I tempi contingentati della permanenza nel Senato - 1 ora - hanno impedito che tutte le realtà presenti potessero parlare e dicessero forte e chiaro le ragioni per cui sono nella Rete e stanno lavorando per questa marcia/carovana, ma la loro voce sarà forte in tutto il percorso della marcia.L'ultima parte dell'incontro in Senato è stata riservata alla esposizione di Augusto Rocchi della Commissione Lavoro, reduce dall'approvazione, appena avvenuta, della prima parte del T.U. sulla sicurezza che su vari campi porta un po' più avanti la legislazione: appalti, Rls, inasprimento delle pene, ecc., ma che proprio per questo viene, in queste ore, contrastata attivamente dalla confindustria capeggiata dalla Fiat che ne boicotta l'approvazione.La rappresentanza della Rete con un O.d.G. fa appello a contrastare l'azione della Confindustria su questo tema, pur sapendo che i lavoratori e la lotta su questo fronte richiedono che le leggi vengano poi realmente applicate e che su alcuni punti si vada oltre l'attuale stesura, ben sapendo che questo dipende essenzialmente dai rapporti di forza.La Rete e la marcia ora partono. E' importante che si allarghino in partecipazione e iniziative.Alcune iniziative sono in corso sin da questi giorni. Segnaliamo, tra le principali.la presentazione della marcia a Torino, le iniziative del 13 marzo a Ravenna e la grossa iniziativa a Roma del 15 marzo.Roma 29.2.2008RETE NAZIONALE PER LA SICUREZZA SUI POSTI DI LAVORObastamortesullavoro@domeus.itper comunicazioni immediate: cobasta@libero.it - 3471102638

martedì 12 febbraio 2008

relazione fincantieri Palermo

SLAI COBAS PER IL SINDACATO DI CLASSE PALERMO
RETE NAZIONALE BASTA MORTE SUL LAVORO



RELAZIONE SULLE CONDIZIONI DI SALUTE E DI SICUREZZA DEI LAVORATORI SUI LUOGHI DI LAVORO IN OTTEMPERANZA DEL DECRETO LEGISLATIVO N.626 DEL 19-9-1994.

SABBIATURA E PITTURAZIONE

Le fasi di sabbiatura e di pitturazione dei blocchi delle navi in costruzione, continuano a svolgersi senza alcuna precauzione in tutto in territorio dello stabilimento e senza alcuna limitazione e precauzione.

La particolare natura di dette lavorazioni, svolte nell'atmosfera, rendono quasi impossibile la salvaguardia del lavoratore che non usi quegli strumenti indispensabili di tutela.
Nonostante i reiterati solleciti, inoltrati da parte delle ditte che operano in questo settore, l'azienda Fincantieri, si ostina a non stabilire delle aree ben precise e delimitate da adibire funzionalmente a tale uso. Cosicché, il luogo ove si svolgono sabbiatura e pitturazione è improvvisato o affidato al caso. In questo modo l'intero cantiere si è ridotto totalmente ad un'area a rischio, non più monitorabile, come è appunto previsto dagli accordi.
I preposti Fincantieri non tengono conto delle indicazioni tecniche da rispettare affinché l'emissioni siano meno pericolosi per la salute umana. E questo è assolutamente inammissibile, poiché non dovrebbero ignorare quei fattori termici ed atmosferici, che giocano un fattore determinante sui livelli d'inquinamento prodotto. Spesso la ditta, che ha puntualizzato tecnicamente, è costretta a lavorare in fasce orarie in cui il livello termico dell'atmosfera, ha raggiunto un gradiente tale da rendere altamente nociva la pittura nebulizzata.

Sabbia e pittura volatile, assorbiti in quantità rilevanti, a lungo andare producono intossicazione e silicosi, il cui esito è mortale.

Da non dimenticare, che si può fin da ora intervenire su questo problema, utilizzando sabbie meno scadenti e meno polverose. Una sabbia con un maggior grado di metallicità, senz'altro diminuirà notevolmente il pulviscolo atmosferico.

Ho rilevato, soprattutto nelle più calde settimane di agosto c.a., che i lavoratori che svolgevano la loro attività nelle aree di sabbiatura e di pitturazioni, operavano immersi in nuvole di sabbia e di pittura del tutto sprovvisti degli idonei mezzi di tutela. Non so come si possa sorvolare su tali inadempienze. Ho fatto notare tali episodi ai responsabili della Fincantieri, ma questi rispondevano che gli ordini erano tassativi e che per alcun motivo potevano interrompere o rinviare le operazioni, anche nei momenti termicamente più critici in cui l'aria si era trasformata in una fitta nube tossica si polvere e pittura nebulizzata.

E' bene ricordare a chi se ne fosse dimenticato, che la sicurezza è la parte fondamentale dei patti di legalità sottoscritti in Prefettura, tra le parti sociali e la Fincantieri.

Sino ad oggi l'azienda ha trascurato di affrontare nella sua complessità tale problema.

Non va dimenticato, come recita art.19 D.P.R. 303/56, CHE LE OPERAZIONI DI SABBIATURA DEVONO ESSERE ISOLATE DALLE ALTRE LAVORAZIONI, PER ESEMPIO, CON L'APPLICAZIONE DI ORARI DIFFERITI RISPETTO AL RESTO DELLE OPERAZIONI.
E che: TUTTI I LAVORATORI CHE OCCASIONALMENTE SI TROVINO AD ENTRARE NELLA ZONA DI SABBIATURA, DEVONO ESSERE ADEGUATAMENTE PROTETTI (CON MEZZI ANALOGHI A QUELLI UTILIZZATI DALL'OPERATORE CHE ESEGUE LA SABBIATURA). E CHE E' COMUNQUE OPPORTUNO EVITARE ESPOSIZIONI INDEBITE DI ALTRI LAVORATORI.

SCALO DI COSTRUZIONE

Nelle aree scalo di costruzione ed a bordo della stessa, la situazione è assolutamente caotica. Cumuli di materiali di scarto non vengono rimossi e dappertutto le condizioni di sicurezza sono quasi azzerati. Manca il personale della manutenzioni, e dovunque ci sono cavi elettrici senza protezioni, manichette d'aria e linee di saldatura abbandonati al caso. Scale, passerelle, appena appena appuntati e sempre in procinto di precipitare. Le linee elettriche non vengono controllate e primo o poi, qualche sventurato finirà male. Al caos si aggiungano cumuli di sabbia usata per la sabbiatura delle strutture e detriti di varia natura. Servizio pompieristico inadeguato. Gru in cattive condizioni, gruisti costretti ad operare a diretto contatto con polveri e vernici, non essendo le cabine dotate di un sistema di condizionamento d'aria interno, sono costretti, per non morire asfissiati, a lavorare con gli sportelli aperti. Chi protesta viene spesso minacciato dai preposti. Più di un operatore è ridisceso dalla gru in condizioni pietose, completamente "primerizzato". Spesso, per mancanza di personale sono costretti a prolungare pericolosamente il loro turno, con accumulo di stress, che di certo non favorire la buona efficienza dell'operatore. Blocchi pesantissimi, passano sopra le teste dei lavoratori che stanno lavorando.

BACINI

Analoghe considerazioni, vanno ripetute per queste aree di lavoro costantemente a rischio. Le gru sono mal funzionanti, le aree sono intasate, le attrezzature obsolete, le condizioni di sicurezza sono zero o quasi.
Per troppi anni queste strutture sono state sfruttate e trascurate, sino al punto da renderle un ammasso di ferro vecchio ai limiti dell'utilizzo.
Eppure capitali regionali in questa direzione ne sono stati più del dovuto con scarsi risultati che ora sono sotto gli occhi di tutti.

BANCHINE E PONTILI

Una ad una queste strutture andrebbero rivisitate e risistemate opportunamente, eseguendo controlli scrupolosi su gru, impianti ed altre infrastrutture necessarie ad un buon funzionamento del cantiere.
Ho notato, che un po' dappertutto vengono scaricati alla rinfusa materiali, che rendono intransitabile alcune aree nel caso di necessità. Lo stesso dicasi dei blocchi sistemati in passaggi che impediscono il passaggio degli automezzi, ed eventualmente il transito dei mezzi di soccorso.


MENSA AZIENDALE

Non va trascurato il fatto che tale mensa è stata costruita a ridosso del bacino in muratura e che quindi è inevitabile che i prodotti che derivano dalle lavorazioni navali, finiscono con il depositarsi all'interno dei suddetti locali. Sarebbe opportuno, dopo anni di colpevole negligenza, che la mensa fosse trasferita in zona più salubre per evitare ai lavoratori cibi conditi con sabbia, pittura, ed altre scorie nocive.
Derattizzazione e controlli igienico sanitari non sono più richiesti dalla Fincantieri, con buona pace dei roditori...

Non va dimenticato di sottolineare la presenza del canalone fognario di Passo di Rigano, che da più di venticinque anni riversa i suoi terribili effluvi nelle narici dei poveri lavoratori.
Questa vergogna degli anni settanta, in quale millennio sarà eliminata?
Quanti altri capitali pubblici devono essere dissipati per porre rimedio a questo insulto?

SERVIZIO INFERMERIA

Il servizio infermieristico deve essere assicurato, per come prevede la legge, in tutto l'arco delle 24 ore. Sino a quando un solo operaio o un solo addetto alla vigilanza aziendale, opera nello stabilimento, l'azienda non può e non deve privarsi di questo indispensabile servizio.

venerdì 25 gennaio 2008

CAUSE E RESPONSABILITA’ GENERALI NON SOLO SPECIFICHE !

Per noi non si tratta solo di ricercare le cause specifiche degli incidenti che accadono sempre più spesso, e che per noi sono omicidi o tentati omicidi sull’altare del profitto dei padroni e dei loro servi.

Si tratta di individuare e lottare anche contro le cause generali, in termini di massa e di partecipazione dei lavoratori, che uniti possono essere una forza enorme, contro la quale si muovono in ogni modo i “poteri forti”. Basta quindi con lo svolgimento dei lavori a rischio. MA minimo salariale generale alla categoria più bassa di ogni contratto, di 1.500 euro al mese per 35 ore a settimana. MA basta anche con gli straordinari, e lotta generale contro la precarietà, forse la prima causa delle morti sul lavoro, fatta a legge dei potenti dalla legge Treu in poi.

18 dicembre: in un cantiere dell’Iccem all’Arsenale di Venezia ci lascia la vita per la caduta di una pila di travi da un’altezza di sei metri, durante operazioni con muletto e pala meccanica, Marcello Michielon di 55 anni.

1 gennaio a Follina Giampietro De Conto di 50 anni, cade tra gli ingranaggi di una impastatrice agricola alla Corazzin.

14 gennaio Centro Intermodale Adriatico. Una manovra con doppio muletto, di ben 7 lunghe e pesanti barre metalliche, porta quasi alla morte di un operaio, Claudio Favaretto.

17 gennaio in una stiva priva di ossigeno e piena di soia, in una nave panamense al Porto di Marghera, due operai Paolo Ferrara di Brugine dipendente di una impresa e Denis Zanon di Mestre della Nuova Compagnia Lavoratori Portuali, muoiono asfissiati. Un operaio accorso deve tornare indietro per la mancanza di ossigeno nella bombola.

21 gennaio, ancora al Porto, una nave carica di container sfonda la banchina ed un portuale finisce in mare mentre era addetto ad operazioni di pulizia automatizzata.

22 gennaio, in un ex reparto Syndial un contenitore di grandi dimensioni di acido solforico, non ancora bonificato, ha avuto uno sbocco, ed un operaio di 25 anni della Idromacchine, Marco Bologna di Cavarzere, ha ricevuto ustioni di 2° e 3° grado anche al volto.

In questa situazione i portuali hanno dichiarato delegittimato il presidente dell’autorita’ portuale. Per noi hanno perso ogni legittimita’ anche il presidente di confindustria che dice che non servono leggi nuove basta applicare le vecchie (ed i cui associati non le applicano), e tutti i politici che individuano nella “portualita’” l’alternativa, la nuova dimensione (di schiavitu’ secondo noi) entro cui trasportare la classe operaia chimica ed i disoccupati prima impegnati a Marghera !

BASTA MORTE SUL LAVORO

E’ NATA LA RETE NAZIONALE PER LA SICUREZZA SUI POSTI DI LAVORO, CHE PROPONE UNA SERIE DI INIZIATIVE AL MOVIMENTO OPERAIO, AI DELEGATI RSU ED RLS, A TUTTI I LAVORATORI E LE LAVORATRICI. COMPAGNI, DELEGATI RSU, LAVORATORI. Il 26 ottobre si è svolta a Roma l’Assemblea Nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro. Promossa da SLAI Cobas per il sindacato di classe, dalla Associazione 12 Giugno dei Familiari delle Vittime del Lavoro dell’ILVA di Taranto, dall’Assemblea Lavoratori Autoconvocati, dal Comitato 5 aprile di Roma, dal Sindacato Lavoratori in Lotta di Napoli, cui hanno partecipato numerosi operai, strutture sindacali di classe e di base, provenienti da tutta Italia. È poi stata avviata la mail-list nazionale allo scopo di permettere un coordinamento delle iniziative a livello nazionale senza alcun settarismo e con delle discriminanti di classe evidenti a tutti i lavoratori allo scopo comune di combattere contro la situazione intollerabile, di cui la strage di Torino è solo l’ultimo e più grave esempio, di incidenti spesso mortali sul lavoro, le cui responsabilità vertono sul padronato e sulla concertazione e monetizzazione del rischio sulla salute e la vita dei lavoratori. Il 12 gennaio si è ancora tenuta a Roma. La prima proposta che è emersa è di costruire insieme una serie di iniziative, una specie di carovana operaia e proletaria, di denuncia e di mobilitazione contro la intollerabile situazione attuale, di cui i giornali iniziano parzialmente a dare conto ogni giorno.Facciamo appello a partecipare il più possibile, lasciando da parte divisioni esistenti e paure e timori reciproci nel movimento operaio, allo sciopero generale provinciale del 28 gennaio, e facciamo appello a che sia di 24 ore e non di sole 4 ore diveramente articolate.

BASTA MORTE SUL LAVORO rete nazionale - Aderisce SLAI Cobas per il sindacato di classe – province di Venezia e Padova - Per contatti ed info: locale 334-3657064 nazionale 347-1102638 Email: bastamortesullavoro@libero.it mailing list: bastamortesullavoro@domeus.it

http://www.slaicobasmarghera.org info@slaicobasmarghera.org - fip Via Pascoli 5 MIRA VE

lunedì 21 gennaio 2008

IGNOBILE E VILE AFFRONTO DAVANTI L'ISTITUTO TUMORI DI MILANO

IGNOBILE E VILE AFFRONTO DAVANTI L'ISTITUTO TUMORI DI MILANO

Lo Slai COBAS per il sindacato di classe presente in Istituto e che tra le tante lotte si batte per la salute e sicurezza sui posti di lavoro e che aderisce alla Rete nazionale : bastamortesullavoro@domeus.it, dopo l'orrenda strage padronale alla ThyssenKrupp aveva riempito una parte della cancellata d'ingresso con striscioni con, pannelli informativi e di denuncia della strage continua di vite operaie, "sacrificate" sull'altare del profitto capitalista. Dopo più di un mese che questi striscioni, la cui parola d'ordine era BASTA MORTI, e che ricordavano a tutti, lavoratori, parenti, malati, passanti, che ora di dire basta alla barbarie che costringe i lavoratori a morire di lavoro, mani furtive nella notte tra il 19 e 20 gennaio 2008 hanno fatto "sparire" l'ultimo striscione salvatosi dalle intemperie. E' chiaro che non è accettabile, e non accetteremo, questo gesto infame e nostro primo
compito sarà quello di riempire in maniera più massiccia la facciata dell'Istituto.
Ma da questa offesa trarremo uno slancio in più per ampliare le iniziative decise dalla Rete.

Slai COBAS Fondazione INT (via Venezian,1 Milano) per il sindacato di classe
21/01/08

martedì 15 gennaio 2008

BASTA MORTE SUL LAVORO

BASTA MORTE SUL LAVORO

E’ NATA LA RETE NAZIONALE PER LA SICUREZZA SUI POSTI DI LAVORO, CHE PROPONE UNA SERIE DI INIZIATIVE AL MOVIMENTO OPERAIO, AI DELEGATI RSU ED RLS, A TUTTI I LAVORATORI E LE LAVORATRICI

COMPAGNI, DELEGATI RSU, LAVORATORI

Il 26 ottobre si è svolta a Roma l’Assemblea Nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro. Promossa da SLAI Cobas per il sindacato di classe, dalla Associazione 12 Giugno dei Familiari delle Vittime del Lavoro dell’ILVA di Taranto, dall’Assemblea Lavoratori Autoconvocati, dal Comitato 5 aprile di Roma, dal Sindacato Lavoratori in Lotta di Napoli, cui hanno partecipato numerosi operai, strutture sindacali di classe e di base, provenienti da ILVA di Taranto, Tenaris Dalmine di Bergamo, Marcegaglia Building di Milano, Telecom di Roma, Sirti Telecom di Roma, Cantieri Navali di Palermo, Raffineria di Ravenna, Raffineria di Marghera, Ceme spa Poste, Cantieri Megaride Roma, Appalti comunali di Taranto, Enel Napoli, Comune di Palermo, precari scuola, Istituto Tumori di Milano, Edili di Roma, e a cui hanno aderito anche diversi lavoratori RLS delle ferrovie, del sindacato ORSA delle ferrovie, del Coordinamento nazionale lavoratori RLS, l’Associazione Esposti Amianto di Venezia, dell’Autoservizi Gherra di Torino, dell’Ispesl di Roma, dell’Ispettorato del Lavoro di Taranto, dell’AVae-m, di Red Block dell’Università di Palermo, ed altri, anche artisti, impegnati al fianco del movimento dei lavoratori, di diverse città.

È poi stata avviata la mail-list nazionale Bastamortesullavoro@domeus.it allo scopo di permettere un coordinamento delle iniziative a livello nazionale senza alcun settarismo e con delle discriminanti di classe evidenti a tutti i lavoratori allo scopo comune di combattere contro la situazione intollerabile, di cui la strage di Torino è solo l’ultimo e più grave esempio, di incidenti spesso mortali sul lavoro, le cui responsabilità vertono sul padronato e sulla concertazione e monetizzazione del rischio sulla salute e la vita dei lavoratori.

Il 12 gennaio si è ancora tenuta a Roma, nella sede gentilmente prestataci per l’occasione dalla direzione nazionale del PRC, la prima riunione della nostra rete.

A questa riunione hanno partecipato anche lavoratori di alcune città non presenti all’assemblea del 26 ottobre.

La prima proposta che è emersa è di costruire insieme una serie di iniziative, una specie di carovana operaia e proletaria, di denuncia e di mobilitazione contro la intollerabile situazione attuale, di cui i giornali iniziano parzialmente a dare conto ogni giorno.

Per quanto riguarda la particolare condizione di Porto Marghera, noi stiamo proponendo ai compagni di varie realtà, di superare steccati e divisioni di altra natura per organizzare insieme una di queste iniziative cittadine (una giornata di mobilitazione con più iniziative) su questo tema, anche a Marghera, prendendo ad esempio la Fincantieri, con il suo carico di morti per amianto (di cui il processo che riprende il 17 gennaio e 15 febbraio è una tappa importante, processo costruito sulle denunce della Associazione Esposti Amianto relativamente a 14 omicidi bianchi) e di gravissimi incidenti sul lavoro, disaffezione alle regole contrattuali dei padroncini dei subappalti e delle grandi imprese di appalto, rispetto a cui la piccola vittoria del rientro al lavoro di Luigi Shpati, operaio parzialmente invalido permanente a causa di un incidente qui nel 2005 ed iscritto a SLAI Cobas per il sindacato di classe, è un piccolo ma significativo esempio di quante siano le cose da fare su questo terreno.

È per questo motivo che facciamo appello a partecipare il più possibile, lasciando da parte divisioni esistenti e paure e timori reciproci nel movimento operaio, paure e timori che fanno solo il gioco di Confindustria e loro associati, alle seguenti iniziative, nonché a costruire insieme la presenza di Marghera a questa carovana.

17 gennaio ripresa del processo Fincantieri in viale San Marco a Mestre alle ore 10

28 gennaio sciopero generale provinciale indetto dai sindacati confederali avente al primo punto la sicurezza sul lavoro

30 gennaio ripresa del processo di 62 lavoratori-lavoratrici ex Feltrificio Veneto per esposizione amianto

31 gennaio giornata nazionale di lotta contro la criminalizzazione delle avanguardie delle lotte operaie in diverse fabbriche in particolare alla FIAT di Melfi, Pomigliano, Termoli, ed altre.

BASTA MORTE SUL LAVORO rete nazionale

Aderisce SLAI Cobas per il sindacato di classe – province di Venezia e Padova

Per contatti ed info:

locale 334-3657064

nazionale 347-1102638

Email: bastamortesullavoro@libero.it mailing list: bastamortesullavoro@domeus.it