martedì 30 ottobre 2012

Artisti,... come padroni assassini



Mega palchi alti come grattacieli. Li vuole lo show, sono pericolosissimi


Si chiamano ground support, sono i modelli di ultime generazione. Si montano come un gigantesco tavolo, sulle cui gambe, ad altezze di alcune decine di metri, uomini ragno specializzati appoggiano un mostro metallico pesante svariate tonnellate. Dopo le morti di Trieste e Reggio Calabria e alcuni incidenti meno noti anche all'estero, sta emergendo quanto sia rischioso costruirli
ROMA - Quando crolla un palco di un concerto, e magari ci scappa il morto com'è successo a distanza di appena tre mesi uno dall'altro a Trieste e a Reggio Calabria ai tour di Jovanotti e della Pausini, è facile dare la colpa agli operai che quel palco lo stanno costruendo. Accusandoli, magari, di fare uso di cocaina per stare svegli. Per reggere la fatica dei turni massacranti di lavoro. Per fare in fretta. È talmente diffusa questa convinzione che sul cadavere di Matteo Armellini, morto il 5 marzo 2012 sotto il crollo del palco della Pausini al PalaCalafiore di Reggio Calabria, la procura ha disposto la perizia tossicologica, quasi a dire che avrebbe potuto essere colpa di una sniffata di coca se gli sono piombate addosso alcune tonnellate di acciaio. Ma quell'esame ha avuto esito negativo. Matteo non si drogava. Perché allora i palchi crollano?

Dalle perizie della magistratura, quelle tecniche, stanno emergendo le vere cause di quegli incidenti. Cause che tutti sanno nel mondo dello spettacolo, ma che tutti tacciono. Il male oscuro del mondo dei montatori dei palchi è ben noto agli addetti ai lavori, dagli artisti ai promoter, dalle produzioni ai service fino alle ultime cooperative di facchini. E quel killer del cantiere concertistico ha un nome e cognome preciso: si chiama ground support. Si tratta del modello di palco di ultima generazione. Tutti lo sanno, ma nessuno lo dice: è pericolosissimo. Rischia di crollare e implodere su se stesso come le Torri Gemelle, o come un castello di carte, sia per difetti di progettazione, come avvenuto a Trieste, sia per errori di costruzione, come avvenuto a Reggio Calabria. Oltre a quelli di Trieste e Reggio Calabria, ne sono precipitati anche all'estero: il 12 giugno in Canada al tour dei Radiohead (un morto e tre feriti). E nel 2010 tre crolli, ma senza feriti, avevano scandito il concerto di Eros Ramazzotti, due in Spagna e uno nella Repubblica Ceca.

Di questi ultimi 3 incidenti non c'è traccia sui giornali o sui siti. Ma di quei crolli mai denunciati spunta ora un testimone postumo, Matteo Armellini. Lui era un foto-crash, "amava documentare il suo lavoro con tutte le sue criticità", ricorda la madre Paola. Matteo aveva fotografato il crollo al concerto di Ramazzotti a Madrid, per fortuna avvenuto in piena notte mentre tutti erano a dormire, e per questo fortunatamente senza vittime. Foto che la madre ha ritrovato per caso nel suo computer e che ha messo a disposizione di Repubblica. It. Matteo aveva riferito agli amici anche degli incidenti di Barcellona e della Repubblica Ceca. Un destino beffardo e crudele ha voluto che lui, documentarista dei crash (aveva fotografato anche quello di Trieste), sia rimasto vittima di un crollo. Ma per capire cos'è cambiato nel mondo dei concerti musicali, e dello spettacolo in genere, bisogna fare un po' di storia.

Per 40 anni, lo ha confermato anche il cantautore Eugenio Finardi, si sono usati palchi "a scatola"  costruiti con pareti simili ai ponteggi dell'edilizia, mettendo al centro del concerto la musica. E l'artista. Anche eventi di altra natura, come la manifestazione della Cgil che compare nel video, usano questi palchi.

Quei palchi tradizionali dall'aspetto musicale prevalente su quello scenografico avevano un vantaggio: non crollavano mai. Ma anche un difetto: le pareti laterali e quella posteriore di tubi d'acciaio oscuravano la vista alle fasce laterali e posteriori della location, e dunque riducevano il numero di spettatori che potevano essere ospitati dall'evento. In un'epoca, la nostra, nella quale la fama dell'artista non si misura più dal numero di dischi venduti (complice la concorrenza sleale di Internet), ma dal numero di spettatori che partecipano ai suoi concerti, s'è reso necessario rivoluzionare la filosofia di tutto il business dell'evento. E così, per attirare il maggior numero di persone, alla componente musicale è stata aggiunta prepotentemente quella dello show.

Ma per fare questo s'è dovuta modificare l'ingegneria dei palchi per consentire la visibilità a 360 gradi, e dunque la fruibilità per il massimo numero di fan. Questa equazione più-partecipanti-più-ricavi è la vera causa, per così dire il movente, dei crolli mortali dei palchi. Altro che la droga.

Archiviata la fase dei sicuri, ma meno redditizi palchi a "scatola", è iniziata da qualche anno quella dei ground support. Sempre più grandi. Sempre più spettacolari come se il palco fosse la misura della fama dell'artista. Sempre più pericolosi. Oggi arrivano a essere alti fino a 50 metri (U2, Madonna), come un grattacielo di 15 piani.

Per capire cos'è un ground support bisogna immaginarsi un gigantesco tavolo con le sue 4 gambe. Le "gambe", o antenne, sono dei pilastri di tubi d'acciaio che si montano come un enorme lego incastrando uno sull'altro moduli reticolari prefabbricati. Sopra queste gambe, ad altezze di alcune decine di metri, si appoggia il tavolo, un mostro metallico pesante svariate tonnellate al quale alcuni uomini-ragno super specializzati (gli spericolati rigger) appendono tutti i macchinari - anch'essi pesantissimi - del concerto: impianti per luci, audio, ed effetti scenografici.

Quel che nessuno dice, ma che sta emergendo nelle inchieste di Trieste e Reggio Calabria, è che questi palchi di ultima generazione non sono affatto sicuri, soprattutto nella fase della costruzione.

Le perizie dell'incidente mortale al concerto di Jovanotti, avvenuto il 21 dicembre 2011 nel corso del quale è morto Francesco Pinna e sono rimasti feriti altri dodici operai, hanno svelato un errore di calcolo da parte dell'ingegnere Andrea Guglielmo, di Como. Il tour, dopo una sospensione di un paio di mesi, è proseguito. Ma quali garanzie di sicurezza sono state adottate dagli organizzatori per scongiurare il rischio di ulteriori crolli, visto che l'errore di calcolo sarebbe stato accertato dalle consulenze della procura molto più tardi, solo nel maggio di quest'anno?

Risponde a questo interrogativo Maurizio Salvadori, tour manager di Jovanotti, il cui nome figura tra gli indagati per l'incidente mortale di Trieste. "Sarà stata disattenzione, sarà stato quel che è stato, purtroppo il crollo è stato causato da un evidente errore di calcolo sui pesi da appendere. Così dicono le perizie. Questi calcoli sono stati fatti da un ingegnere che se ne assume la responsabilità. Abbiamo proseguito il tour senza più usare il ground support, ad eccezione di una sola occasione. Ma in quella occasione abbiamo fatto rifare da un altro ingegnere i calcoli. Questa volta, li ha fatti giusti". "Siamo controllati dalla Commissione Provinciale di Vigilanza - ha aggiunto - non facciamo nulla di illegittimo, affronto con grande serenità il processo in corso perché ho la coscienza a posto".

Se a Trieste c'è stato un errore di calcolo, a Reggio Calabria, il 4 marzo del 2012 al tour della Pausini, c'è stata una serie clamorosa di errori di costruzione. Li spiega l'ingegnere Massimo Guarascio, docente della Sapienza, uno dei periti di parte nell'indagine sulla morte di Matteo Armellini. "Al PalaCalafiore - ha spiegato il professore - il montaggio è stato fatto in modo difforme dal progetto. Progettisti e responsabili del cantiere, inoltre, non hanno potuto avvalersi dei dati sulla portanza del pavimento perché non erano disponibili, essendo stati sequestrati alcuni mesi prima dalla procura per un precedente cedimento del pavimento avvenuto durante una partita di pallavolo". Dai problemi di progettazione e calcolo, agli errori di costruzione. "I tiranti per la stabilizzazione della struttura rispetto a possibili oscillazioni - ha aggiunto Guarascio - non sono stati montati. Alla base delle "antenne"non erano stati aperti gli stabilizzatori, quattro piedini che hanno il compito di distribuire il peso sul pavimento. Sotto la base delle antenne, infine, non era stata messa una lastra di acciaio con lo stesso compito. Il risultato è stato che la colonna, con tutto il suo peso concentrato in un solo punto, ha sfondato (termine tecnico, punzonato) il pavimento, provocando il crollo di tutta la struttura". Più in generale, ha aggiunto il docente della Sapienza, "quando si monta un ground support, prima di appendere al "tetto" della struttura gli impianti, va fatta una certificazione dell'avvenuto corretto montaggio del palco. Ma questo è il punto dolente dei tour musicali: il ponteggio in 3 giorni viene montato in una città, smontato e rimontato in un'altra città. Impossibile predisporre i certificati di corretto montaggio".

Perché gli organizzatori dei tour, sapendo questi problemi, predispongono una scaletta dei concerti a distanze così ravvicinate, accettando il rischio di incidenti e costringendo progettisti, responsabili della sicuezza, e gli stessi lavoratori a una fretta che mette a repentaglio la loro stessa vita? Più sono ravvicinate le date dei concerti, minori sono i costi di affitto delle location (stadi e palasport). Meno dura il tour, minori sono i costi del personale e della locazione delle attrezzature. Minori sono i costi, più alti sono i profitti. È per questo che si muore nel mondo dei concerti

Ilva ..una altra giovane vita operaia stroncata al Porto - Ilva paralizzata dallo sciopero



Schiacciato da locomotore  muore giovane operaio all'Ilva
tutte le organizzazioni sindacali hanno indetto
lo sciopero da questa mattina fino alle 7 di domattina
 lo slai cobas per il sindacato di classe da giorni propone
lo sciopero generale  per difendere la sicurezza sul posto di lavoro e
 la salute in fabbrica e in città contro padron riva e lo stato dei padroni
la rete nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro ha deciso
un convegno nazionale sull'ilva a taranto il 7 dicembre


TARANTO – Un giovane operaio dell’Ilva, Claudio Marsella di 29 anni, locomotorista, è morto mentre era al lavoro nello stabilimento di Taranto. Il corpo è stato trovato ai piedi di un locomotore nei pressi di uno dei moli interni al recinto dello stabilimento. Sono in corso accertamenti sulle cause della morte, ma probabilmente l'uomo è rimasgto schiacciato dal locomotore. Uno sciopero immediato è stato proclamato dai sindacati all’Ilva di Taranto dopo che si è diffusa la notizia della morte di un giovane operaio locomotorista. Rappresentanti sindacali incontreranno a breve la dirigenza aziendale. L'azienda ha bloccato le attività in segno di lutto


L'OPERAIO SCHIACCIATO DAL LOCOMOTOREL'operaio dell’Ilva morto questa mattina nel reparto Mof (Movimento ferroviario) è rimasto schiacciato durante le operazioni di aggancio della motrice ai vagoni, riportando lesioni al torace e la frattura del femore. A soccorrere il 29enne Claudio Marsella sono stati alcuni colleghi. Le sue condizioni erano già molto gravi all’arrivo dell’ambulanza del 118, che ha trasportato l’operaio in ospedale. Marsella è deceduto poco dopo il ricovero.




Ilva, operaio muore nell’area portuale.
 Lavori sospesi, sindacati in agitazioneUn operaio dell'Ilva addetto al movimento ferroviario è morto questa mattina in un incidente avvenuto nell'area portuale di Taranto.
L'infortunio, la cui notizia è stata confermata da fonti sindacali, è avvenuto al 5° sporgente del porto. Secondo le prime informazioni, la vittima, Claudio Marsella, di 29 anni, di Oria (Br), sarebbe rimasta schiacciata durante le operazioni di aggancio di un carro ferroviario, riportando lesioni al torace. A soccorrere l'uomo sono stai alcuni compagni di lavoro, ma le sue condizioni erano già gravi, e Marsella è deceduto all'arrivo in ospedale.

Giovane operaio muore
all'Ilva di Taranto
Sospesa l'attività
L'Ilva sospende le attività del primo turno nello stabilimento  
Rilasciata l'Aia per l'Ilva  Commenti
Tragedia sul lavoro all'Ilva di Taranto: operaio trovato morto ai piedi di un locomotore





Taranto, 30 ottobre 2012 - Tragedia a Taranto riporta l'Ilva all'attenzione della cronaca. Un giovane operaio dell'Ilva, Claudio Marsella di 29 anni, locomotorista, e' morto mentre era al lavoro nello stabilimento di Taranto. Il corpo e' stato trovato ai piedi di un locomotore nei pressi di uno dei moli interni al recinto dello stabilimento. Sono in corso accertamenti sulle cause della morte.

L'Ilva ha confermato che intorno alle 8,45 in prossimita' del 5 sporgente dell'area portuale, si e' registrato un incidente che ha causato la morte di un operaio in forza al reparto movimento ferroviario.
" E' l'ennesima giovanissima vittima di un sistema produttivo che considera il lavoro un costo e gli operai carne da macello''. Ad affermarlo in una nota e' il segretario nazionale di Rifondazione comunista - Fds, Paolo Ferrero, commentando l'incidente sul lavoro a Taranto.


LA TRAGEDIA
Ilva, muore un operaio di 29 anni
sciopero immediato nello stabilimento
L'episodio nell'area portuale del colosso di Taranto. Il ragazzo è stato immediatamente soccorso dai colleghi, ma è deceduto poco dopo. I sindacati hanno proclamato il blocco delle attività, l'azienda esprime "piena vicinanza alla famiglia della vittima"

Un operaio addetto al movimento ferroviario è morto intorno alle 8,45 in un incidente nell'area portuale dell'Ilva di Taranto. La tragedia è avvenuta al quinto sporgente del porto. La vittima è Claudio Marsella, di 29 anni,originario di Mesagne ma residente a Oria e dipendente diretto dell'Ilva. Il ragazzo sarebbe rimasto schiacciato durante le operazioni di aggancio di un carro ferroviario, riportando lesioni al torace.
A soccorrere l'uomo sono stai alcuni compagni di lavoro, ma le sue condizioni erano già gravi, e Marsella è deceduto all'arrivo in ospedale. Uno sciopero immediato nello stabilimento è stato proclamato dai sindacati dopo che si è diffusa la notizia della morte. La direzione aziendale dell'Ilva ha espresso "piena vicinanza ai parenti della vittima" e ha deciso di sospendere le attività dello stabilimento, relative al primo turno, in segno di cordoglio. Le effettive dinamiche dell'incidente e le cause sono in fase di accertamento.

Non è la prima tragedia sul lavoro nello stabilimento Ilva di Taranto. Nel 2008 ci fu scosso da un'altra morte: quella di Jan Zygmunt Paurovicz, operaio polacco di 54 anni. Per la sua morte sono state rinviate a giudizio otto persone). L'uomo, che era assunto da un'azienda esterna, precipitò da un ponteggio costruito nell'altoforno 4. Mancavano solo pochi minuti alla fine del suo turno, quando un movimento falso lo fece precipitare sul fondo dell' altoforno. Anche in quell'occasione furono i compagni di lavoro a prestare i primi soccorsi, pochi secondi dopo l'incidente. Ma le ferite alla testa non gli diedero scampo.



Taranto, tragedia all'Ilva
Incidente al quinto sporgente
Muore operaio 29enne di Mesagne


Aperta un'inchiesta, sequestrato il locomotore. L'azienda: attività sospese per lutto. I sindacati: sciopero


TARANTO - Incidente mortale all'Ilva, nei pressi del quinto sporgente dell'area portuale. La vittima è un giovane operaio: Claudio Marsella di 29 anni, locomotorista, originario di Mesagne ma residente a Oria.
Il corpo è stato trovato ai piedi di un locomotore nei pressi di uno dei moli interni al recinto dello stabilimento. Sono in corso accertamenti sulle cause della morte.

La dinamica. Marsella è rimasto schiacciato durante le operazioni di aggancio della motrice ai vagoni, riportando lesioni al torace e la frattura del femore. A soccorrere il 29enne Claudio Marsella sono stati alcuni colleghi. Le sue condizioni erano già molto gravi all'arrivo dell'ambulanza del 118, che ha trasportato l'operaio in ospedale. Marsella è deceduto poco dopo il ricovero. L'incidente è avvenuto durante la fase di aggancio della motrice ai vagoni.

L'inchiesta. La Procura di Taranto ha aperto un'inchiesta sulla morte di Marsella. Il locomotore è stato posto sotto sequestro per consentire di ricostruire la dinamica. Era dal dicembre del 2008 che non si verificava un incidente mortale all'Ilva. In quella occasione morì l'operaio polacco Jan Zygmunt Paurovicz, di 54 anni, alle dipendenze di una ditta dell'appalto, che precipito da un ponteggio allestito nell'altoforno 4.

Lavoro sospeso. La direzione aziendale dell'Ilva di Taranto ''nell'esprimere piena vicinanza ai parenti'' dell' operaio morto questa mattina, ''ha deciso di sospendere le attività dello stabilimento, relative al primo turno, in segno di cordoglio''. In una nota la direzione aziendale precisa che l'incidente è avvenuto ''intorno alle 8.45 circa, in prossimità del 5 sporgente''. L'operaio, Claudio Marsella, era in forza al reparto movimento ferroviario. Sulle dinamiche dell'incidente sono in corso accertamenti.

La protesta. Uno sciopero immediato è stato proclamato dai sindacati all'Ilva di Taranto dopo che si è diffusa la notizia della morte di Marsella. Lo sciopero durerà dalle 11 di questa mattina alle 7 di domani. ''Fim, Fiom e Uilm - è detto in una nota congiunta - chiedono a tutti gli enti preposti di fare chiarezza sull' ennesimo infortunio mortale che ha coinvolto un altro giovane lavoratore''. Le organizzazioni sindacali esprimono inoltre ''la propria vicinanza ai famigliari del lavoratore scomparso''.

Ferrero. «Stamattina un lavoratore di 29 anni è morto sul lavoro allo stabilimento Ilva di Taranto. È l'ennesima giovanissima vittima di un sistema produttivo che considera il lavoro un costo e gli operai carne da macello». Lo afferma in una nota Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione comunista-FdS. «Nell'esprimere le condoglianze alla famiglia - prosegue Ferrero - voglio denunciare una volta di più un sistema produttivo che oramai è basato sul ricatto e sulla paura, sistema aggravato pesantemente dalle leggi del governo che danno mano libera completa ai padroni nello sfruttamento dei lavoratori. La famiglia Riva, invece di cercare il modo per mettere in cassaforte i profitti degli anni scorsi, spenda quello che deve per ristrutturare lo stabilimento e renderlo sicuro per i lavoratori e per i cittadini. Anche per questo - conclude - raccogliamo le firme per abolire l'articolo 8 e ripristinare l'articolo 18».

SICUREZZA SUL LAVORO: KNOW YOUR RIGHTS! “LETTERE DAL FRONTE” DEL 29/10/12



INDICE

DA SAMBA: VECCHIE NOTIZIE “DAL FRONTE”

Fabio Gambone fabio74_1@libero.it
ARTICOLO 18

Antonio Muscolino ant.muscolino@tiscali.it
MEDICINA DEMOCRATICA ONLUS E’ OVUNQUE DALLA PARTE DEI LAVORATORI E DELLE LAVORATRICI CHE CHIEDONO DI ESSERE TUTELATI SUL LUOGO DI LAVORO

Antonio Muscolino ant.muscolino@tiscali.it
VITERBO, AUMENTANO LE MORTI PER CANCRO: SOTTO ACCUSA ANCHE L'ACQUA ALL'ARSENICO

COMUNICATO STAMPA AEROPORTO GALILEI PISA

COMUNICATO STAMPA NUOVE VITTIME  DELLA SPENDING REVIEW

Marco Bazzoni bazzoni_m@tin.it
PROPOSTA DI LEGGE RISARCIMENTI INFORTUNI

Senzapatria news anarres56@tiscali.it
CARI SINDACATI …

Senzapatria news anarres56@tiscali.it
ILVA: LA MESCHINITÀ NON HA LIMITI

A.I.E.A. Paderno Dugnano a.i.e.a.padernodugnano@fastwebnet.it
A.I.E.A. PADERNO DUGNANO E MEDICINA DEMOCRATICA NORD MILANO ADERISCONO AI REFERENDUM SUL LAVORO

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From: Aldo Mancuso aldo.mancuso@asf.toscana.it
To:
Sent: Saturday, October 27, 2012 8:27 AM
Ogg: DA SAMBA: VECCHIE NOTIZIE “DAL FRONTE”

PREMESSA
Ricevo da Aldo Mancuso alcune notizie dal fronte di guerra ai diritti dei lavoratori e dei cittadini.
Sono notizie pubblicate da SAMBA, Associazione Salute Sicurezza Ambiente di Firenze.
Da una prima lettura sembrano notizie recenti (riduzione delle pensioni, scempio ambientale) e anche l’analisi è attualissima.
Leggendole con più attenzione ci si accorge invece che sono notizie che risalgono al 1999 o addirittura prima. La storia si sta ripetendo praticamente immutata, a dimostrazione che la guerra condotta da imprenditori e dalla gran parte delle istituzioni (compresi partiti e sindacati) contro la salute e la sicurezza dei lavoratori e dei cittadini, in nome del profitto economico e del potere, va avanti ininterrotta da sempre.
Altre vecchie notizie dal “fronte” sono state pubblicate nelle mie precedenti nuove “Lettere dal fronte”.
Marco Spezia

PENSIONI E TFR, TRUFFA INFINITA
Passano gli anni, cambiano i governi ma la musica é sempre la stessa: la divisione della ricchezza è un'autostrada a senso unico con i “rifornimenti” che vanno permanentemente dai ceti deboli (lavoratori, pensionati, disoccupati, precari, stranieri, ecc.) ai ceti forti (la classe dirigente di tutte le estrazioni, politica, amministrativa, imprenditoriale, militare, istituzionale, sindacale e delle corporazioni).
“Tutti al contributivo, per salvare la patria” è l'ultimo grido di dolore dei papponi delle pensioni, altrimenti la gobba si mangia la previdenza del nostri figli. E' curioso osservare come una pletora di “conti Ugolino” si preoccupi del destino del figli. Curioso e inaffidabile, tanto da far sorgere il cattivo sospetto che non sia l'equilibrio del sistema previdenziale pubblico a stare a cuore agli amorevoli padri-custodi, ma solo il modo per rendere più succulenta la già fin troppo iniqua spartizione della ricchezza prodotta nel Bel Paese.
Questi bei furfanti hanno creato negli anni ‘80 un gigantesco debito pubblico che altro non è che l'esito di una grande truffa di tutti i privilegiati nazionali: il debito pubblico di tutti gli italiani è totalmente credito privato di una parte di italiani, gli italiani furbi.
Utilizzando allo scopo grimaldelli vari: evasione fiscale (con la complicità del fisco), speculazioni di tutti i tipi compresa quella sull'inflazione (l'età dell'oro dei bot), riciclaggio del denaro sporco, intreccio del malaffare e corruzione, tangentopoli ecc.) i forti, i furbi, i potenti, le corporazioni politiche, sindacali, amministrative, istituzionale, militari, imprenditoriali, tutta la bella classe dirigente nazionale insomma è riuscita ad abbuffarsi quanto mai (mai, infatti, la distanza tra i redditi a stata cosi elevata).
Oggi vogliono solo continuare ad alimentare i giganteschi privilegi creati dai CAF & COMPARI, comprimendo - fino all'asfissia - i ceti sociali “deboli”: i titolari del debito pagano, i titolari del credito incassano, questa è tutta la filosofia del debito pubblico. Per questo tagliano le pensioni, portano oltre ogni limite la flessibilità del lavoratori, precarizzano sempre più tutto il ceto sociale “debole”, escluso dall'aria del privilegio.
Non sarebbe stato più “umano” - dal momento che si tratta di negare diritti e favorire privilegi - azzerare d'imperio il debito pubblico (“ragazzi, diamoci una regolata, abbiamo già mangiato abbastanza, a tirare troppo la corda c'è il rischio che si spezzi”, come si suol dire in certe occasioni)? Ma, evidentemente, la voracità è una malattia incontenibile e in tempi di globalizzazione è proprio senza freni.
LA DIREZIONE GIUSTA SULLE PENSIONI E’ UNA SOLA: RIPRISTINO DEL SISTEMA RETRIBUTIVO PER TUTTI E TETTO (BASSO, MA BASSO DAVVERO) ALLE PENSIONI DEI RICCHI.
LA ZUFFA SUL TFR - Anche sul TFR danzano solo voraci appetiti che con i Fondi Pensioni si abbufferanno a sazietà: chi mette le mani sui fondi si assicura la gestione di capitali enormi, la concorrenza è aperta e banche, assicurazioni, partiti, imprese e sindacati sgomitano come non mai. Il TFR è tuttora la truffa con la quale l'impresa nazionale autofinanzia a costo zero i profitti che realizza: i soldi dei lavoratori sono utilizzati dai padroni per arricchirsi (investire senza farsi prestare i soldi dalle banche). C'e una sola scelta dignitosa, restituire il maltolto ai lavoratori: decidano da soli cosa vogliono fare.

ABBASSO L'ORA LEGALE
Abbasso chi la mette e chi la subisce passivamente. Hanno fatto mercato di tutto, anche del tempo, si sono venduti le Stagioni per l'idiota ossessione di Potere e Ricchezza e...li stiamo ancora ad ascoltare?
Chi può ormai dubitare che i mutamenti climatici del pianeta siano la diretta conseguenza delle azioni dei padroni-papponi-scemi della terra? Chi può far finta di non capire che la “LEGALITA' DEL TEMPO” serve solo gli interessi imbecilli di industriali, ministri, giudici, ricchi, potenti, preti, poliziotti, assessori, portaborse, ruffiani, presidenti, di tutti i compagnuzzi, amici e camerati della classe dirigente? E' legate solo fin che fa l'interesse dei FORTI-SCEMI, il resto è niente.
L'infanzia, le nuove generazioni? Sono di per sé fuori legge, hanno senso solo “se si rapportano correttamente con il mercato” e con la gerarchia dei mercanti. Negano tutto ciò che non è mercato, e non possono fare diversamente.
Sono i veri disgraziati di sempre, con l'ideuzza unica e fragile che solo arricchendosi e facendosi più potenti degli altri sia possibile sfuggire al terrore di vivere che li attanaglia. La Forza, la Ricchezza, il Potere sono le droghette squallide che li aiutano a tirare avanti.
A QUESTI SCEMI DOBBIAMO QUASI TUTTO IL DOLORE DEL MONDO. L'oppressione, lo sfruttamento, la schiavitù, le miserie della carne e dell'animo, la fame, lo sterminio, le guerre, il genocidio, la NATO, gli stati, la feroce ipocrisia delle guerre umanitarie, il WTO, le città camere a gas, le frane, le alluvioni, il traffico, le case brutte, gli sfrattati, Nord e Sud, i disoccupati, l'odio per lo straniero, la Banca, i morti ammazzati dal lavoro, l'inquinamento di aria, acqua e terra, la mucca pazza, il vino al metanolo, gli inceneritori, il cancro assassino, il commercio del sesso, il Medico, gli ospedali lazzaretto, i manicomi, i crimini in carriera, lo sfruttamento senza limiti dei bambini, la diossina, i polli in batteria, la guerra al lardo di Colonnata e a tutta la produzione non-industriale di cibo, le morti di amianto, la perdita di senso, la depressione, le stragi umanitarie, lo sterminio dei cormorani, l'uranio arricchito o impoverito...
Bisogna salvarli, facendoli smettere, perché LA VITA E’ BELLA senza violenza, gerarchia, oppressione, sfruttamento, senza il domino della paura che arma il braccio e la mente dei poveri di spirito.
E’ il modo per salvarli c'è: lottandoci contro; contro il loro stupido traffico, ad esempio, manifestando contro queste scatolette di latta, plastica e profitto che sacrificano al guadagno imbecille di industriali dell'automobile, del petrolio e dell'asfalto 9.000 tra ragazzi ed adulti ogni anno solo con gli incidenti, senza contare quelli ammazzati dai veleni, dai rumori e dai fetori della libera circolazione sulle strade delle città. Lottarci contro fino a bloccarlo definitivamente.
Cambiare la vita, privarla dell'imbecillità è possibile. Perche non farlo?

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From: Fabio Gambone fabio74_1@libero.it
To:
Sent: Friday, October 26, 2012 6:21 PM
Subject: ARTICOLO 18

A settembre il Comitato promotore composto da IDV, FIOM, SEL, PRC, PDCI, VERDI e dai giuristi Pier Giovanni Alleva e Umberto Romagnoli e sostenuto da ALBA, COMITATO NO DEBITO, LAVORO E SOCIETA’ CGIL e altri ha presentato in Cassazione i quesiti di due referendum: uno per abrogare l’art. 8 della manovra del governo Berlusconi dell’agosto 2011 che consente accordi aziendali e territoriali in deroga ai CCNL e alle leggi vigenti in tema di lavoro e l’altro per abrogare le norme della Riforma del mercato del lavoro del governo Monti che hanno cancellato l’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori.
Il 13 ottobre è iniziata la raccolta delle firme ed entro fine dicembre bisogna raccoglierne 500mila; i referendum si terranno tra la fine del 2013 e l’inizio del 2014.
Siamo onesti e realistici. L’esito del referendum del giugno scorso sull’acqua pubblica e gli altri beni comuni, la volontà espressa con il voto da 27 milioni di persone, non solo non ha ancora avuto attuazione, ma viene aggirato apertamente dal governo Monti. I casi Lusi, Belsito e compagnia mostrano al di là di ogni dubbio che ne è stato di un altro referendum, quello del 1993, con cui la maggioranza dei cittadini italiani aveva votato contro il finanziamento pubblico ai partiti.
Il governo Monti è stato formato e opera calpestando la sostanza e la forma della Costituzione, la banda Berlusconi la violava in modo aperto, Prodi e gli altri governi di centro-sinistra aggiravano quello che non violavano.
Non aboliremo la riforma Fornero e la Finanziaria con un referendum.
Allora è inutile? No, se la mobilitazione per il referendum diventa uno strumento per rafforzare la lotta per costruire l’alternativa politica a Monti e a ogni altro governo dei poteri forti nostrani e della comunità internazionale degli speculatori.
Con questa premessa ADERIAMO ALLA CAMPAGNA REFERENDARIA PER IL CCNL E L’ART. 18, invitiamo innanzitutto i lavoratori, ma anche chi oggi è disoccupato o precario, le donne, i pensionati, gli studenti a partecipare ai comitati referendari, a firmare per i due quesiti relativi al lavoro, a recarsi presso i banchetti presenti nella loro zona.
Difendere e creare posti di lavoro utili e dignitosi per tutti: il punto da cui partire per invertire la rotta; il metro di misura di ogni intervento, progetto e programma!
Creare le condizioni per instaurare un governo d’emergenza delle organizzazioni operaie e popolari che lanci un Piano generale del Lavoro, elimini le attività dannose per l’uomo e l’ambiente riconvertendo le aziende, abolisca il debito pubblico (tutelando i piccoli risparmiatori), metta sotto controllo pubblico le banche, nazionalizzi la FIAT e le altre grandi aziende, stringa relazioni di solidarietà, collaborazione e scambio con gli altri paesi disposti a stabilirle con noi.
Chi governa, chi dovrebbe assicurare per tutti un lavoro utile, la salute, la sicurezza, una vita dignitosa e il futuro del pianeta stesso, non è adeguato: il sistema economico, politico, culturale e ambientale su cui si regge è in crisi a livello mondiale, più si va avanti e più i nodi vengono al pettine!
Al suo posto va instaurato un sistema di produzione e di scambio in cui l’intesa, la pianificazione e la decisione collettiva prendono il posto del mercato e del profitto, un sistema in cui tutti i beni e servizi necessari a una vita sicura e dignitosa non siano venduti come merce e a disposizione solo di chi ha i soldi per pagarli, ma siano gestiti pubblicamente e liberamente disponibili. Dobbiamo fare dell’Italia un nuovo paese socialista!
Il governo di emergenza popolare è il primo passo in questa direzione.
Solo un governo simile può abolire il debito pubblico, far fronte alle ritorsioni degli organismi internazionali e della borghesia e del clero “nostrani” e provvedere all’attività economica del paese con misure d’emergenza:
1. Assegnare a ogni azienda compiti produttivi (di beni o servizi) utili e adatti alla sua natura, secondo un piano nazionale (nessuna azienda deve essere chiusa).
2. Distribuire i prodotti alle famiglie e agli individui, alle aziende e ad usi collettivi secondo piani e criteri chiari, universalmente noti e democraticamente decisi
3. Assegnare ad ogni individuo un lavoro socialmente utile e garantirgli, in cambio della sua scrupolosa esecuzione, le condizioni necessarie per una vita dignitosa e per la partecipazione alla gestione della società (nessun lavoratore deve essere licenziato, ad ogni adulto un lavoro utile e dignitoso, nessun individuo deve essere emarginato).
4. Eliminare attività e produzioni inutili o dannose per l’uomo o per l’ambiente, assegnando alle aziende altri compiti.
5. Avviare la riorganizzazione delle altre relazioni sociali in conformità alla nuova base produttiva e al nuovo sistema di distribuzione.
6. Stabilire relazioni di solidarietà, collaborazione o scambio con gli altri paesi disposti a stabilirle con noi.
Partito dei Comitati di Appoggio alla Resistenza - per il Comunismo - Sezione di Firenze
via Rocca Tedalda 277, Firenze
telefono 338 57 09 034
website www.carc.it

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From: Antonio Muscolino ant.muscolino@tiscali.it
To:
Sent: Saturday, October 27, 2012 8:55 AM
Subject: MEDICINA DEMOCRATICA ONLUS E’ OVUNQUE DALLA PARTE DEI LAVORATORI E DELLE LAVORATRICI CHE CHIEDONO DI ESSERE TUTELATI SUL LUOGO DI LAVORO

Dal sito di Medicina Democratica
MEDICINA DEMOCRATICA ONLUS E’ OVUNQUE DALLA PARTE DEI LAVORATORI E DELLE LAVORATRICI CHE CHIEDONO DI ESSERE TUTELATI SUL LUOGO DI LAVORO
Forlì - Presidio in Piazza Saffi: Medicina Democratica ONLUS è ovunque dalla parte dei lavoratori e delle lavoratrici che chiedono di essere tutelati sul luogo di lavoro
26 ottobre 2012
Comunicato: Medicina Democratica ONLUS è ovunque dalla parte dei lavoratori e delle lavoratrici che chiedono di essere tutelati sul luogo di lavoro.
Medicina Democratica Onlus è venuta a conoscenza della organizzazione del presidio previsto in Piazza Saffi a Forlì promosso da un “gruppo di lavoratori licenziati e invalidi dell’azienda Mengozzi” ed esprime piena solidarietà alla lotta condotta dai lavoratori per veder riconosciuti i propri diritti al lavoro e alla salute nei luoghi di lavoro.
Medicina Democratica, come ha fatto per migliaia di lavoratori, intende inoltre mettersi a disposizione di questo gruppo di lavoratori per sostenerli anche sotto l’aspetto tecnico affinché si accerti compiutamente e rigorosamente le cause delle malattie professionali, delle invalidità e degli infortuni. In altri termini per l’accertamento nel rispetto o meno delle norme vigenti in materia di sicurezza e igiene del lavoro da parte del datore di lavoro Mengozzi.
Siamo infatti convinti che le malattie professionali e gli infortuni siano sempre prevenibili e devono essere evitati a partire dalla organizzazione e dalla gestione dei luoghi di lavoro da parte dei datori di lavoro.
Rammentiamo che esponenti di Medicina Democratica hanno svolto negli anni scorsi attività di consulenza tecnica di parte nell’incidente probatorio relativo agli impatti ambientali degli inceneritori Hera e Mengozzi per i cittadini e le associazioni (Clan-Destino e WWF) che hanno presentato esposti sulla attività dei suddetti impianti. Vicende come queste mostrano la correlazione inscindibile tra condizioni lavorative che determinano malattie professionali e infortuni con gli elevati impatti dovuti all’incenerimento dei rifiuti come per altre attività produttive ad elevata insalubrità.
La lotta per condizioni di lavoro migliori e per un ambiente salubre sono inscindibili.
Ci auguriamo che l’iniziativa di questo gruppo di lavoratori trovi sostegno da parte dei cittadini nonché stimoli indagini e risposte chiare e complete da parte delle istituzioni e degli organi di vigilanza preposti alla tutela della salute e dell’ambiente (Sindaco, USL, Provincia, Regione, Arpa).
Per Medicina Democratica Onlus
Il Vicepresidente
Marco Caldiroli

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From: Antonio Muscolino ant.muscolino@tiscali.it
To:
Sent: Saturday, October 27, 2012 8:55 AM
Subject: VITERBO, AUMENTANO LE MORTI PER CANCRO: SOTTO ACCUSA ANCHE L'ACQUA ALL'ARSENICO

Dal sito di Medicina Democratica
VITERBO, AUMENTANO LE MORTI PER CANCRO: SOTTO ACCUSA ANCHE L'ACQUA ALL'ARSENICO
Il Messaggero - Viterbo, aumentano le morti per cancro. Sotto accusa anche l'acqua all'arsenico
23 ottobre 2012
Sabato 20 Ottobre 2012 Il Messaggero
Viterbo, aumentano le morti per cancro sotto accusa anche l’acqua all’arsenico.
I dati si riferiscono a tutta la provincia e in particolare ai tumori del polmone e della vescica
ROMA - Si muore per colpa dell’arsenico contenuto nell’acqua potabile della Regione Lazio. “Dal 1990 al 2009 la contaminazione superiore ai 20 microgrammi/litro ha causato plausibili effetti sulla salute nelle popolazioni residenti. Con un eccesso di mortalità per tutte le cause, soprattutto tumori del polmone e della vescica negli uomini per i cittadini della provincia di Viterbo”. A stabilirlo sono i dati della prima indagine “Valutazione epidemiologica degli effetti sulla salute in relazione alla contaminazione da arsenico nelle acque potabili nelle popolazioni residenti nei comuni del Lazio”, realizzata dal Dipartimento di epidemiologia del Servizio sanitario della Regione Lazio (Ssr).
Lo studio ha registrato gli effetti nel tempo dell’arsenico sulla salute delle popolazioni residenti in 91 comuni della Regione, sottoposti negli ultimi 10 anni a regime di deroga per i livelli di arsenico nelle acque destinate a consumo umano. “Nella provincia di Latina - riporta l’indagine - si osserva un eccesso significativo della mortalità per tutti i tumori (+12%). Per quanto riguarda la singole cause tumorali c’è un eccesso per il tumore del polmone e per quello della vescica negli uomini”. La ricerca è stata presentata oggi a Viterbo da Antonella Litta, referente dell’Associazione italiana medici per l’ambiente (Isde Italia) per la zona di Viterbo e da Luciano Sordini, segretario della Federazione italiana medici di medicina generale (Fimmg) di Viterbo.
“La ricerca - afferma Antonella Litta - risale ad aprile 2012 ma non è mai uscita, mette finalmente nero su bianco quello che denunciamo da anni che l’arsenico è legato ad un aumento delle morti e della malattie correlate”. L’arsenico è da decenni considerato un cancerogeno di “classe 1” dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro. Eppure è presente nelle acque potabili in Italia, da oltre dieci anni, è “fuori controllo, arrivando a superare in alcune zone di ben 5 volte il limite previsto dall’Europa dei 10 microgrammi/litro. Un rischio elevato per la salute - avverte Litta - e il nostro Paese non è ancora riuscito a bonificare dall’arsenico le reti idriche in molte zone della penisola”.
L’analisi del dipartimento del Ssr è stata effettuata per un gruppo selezionato di patologie per le quali in letteratura è stata evidenziata un’associazione con l’esposizione ad arsenico. Nei comuni della Provincia di Roma tra le cause tumorali non si osservano eccessi significativi per il tumore del polmone e della vescica. Ma alcuni risultati indicano un aumento di rischio di ipertensione e di incidenza di patologie ischemiche. Se pur gli effetti registrati si riferiscono ad esposizioni croniche relative ai decenni passati, nelle conclusioni gli esperti indicano “la necessità di un continuo monitoraggio dei livelli di contaminazione da arsenico nelle acque e di interventi di sanità pubblica per assicurare - concludono - il rispetto dei limiti previsti dalla legislatura attualmente in vigore, la direttiva Ue del 98 che stabilisce il limite in 10 microgrammi/litro”.

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From: COBAS Pisa confcobaspisa@alice.it
To:
Sent: Saturday, October 27, 2012 7:03 PM
Subject: COMUNICATO STAMPA AEROPORTO GALILEI PISA

COMUNICATO STAMPA
Cassa integrazione per gli operai delle cooperative in appalto alla Sat.
Ma il Galilei non era una risorsa occupazionale?
L'aumento dei profitti rende precario il lavoro.
Il 40% degli ADDETTI  alle pulizie degli aerei e  allo smistamento bagagli in cassa integrazione? E che fine hanno fatto gli impegni per abbattere l'inquinamento nei quartieri limitrofi al Galilei?
Ogni giorno leggiamo dell'aeroporto come grande opportunità turistica e occupazionale. Ma a guardare bene si capiscono altre cose visto che l'associazione temporanea di impresa vincitrice dell'appalto ha provato, da subito (un anno fa)  ad imporre condizioni lavorative e retributive insostenibili (tanto per i lavoratori migranti quanto per tutti gli altri), a ridurre il numero della forza lavoro e il salario (pagamento non a volo, ma a bagaglio).
Ovviamente la Sat ha molte responsabilità nella vicenda perché sarebbe stato sufficiente scrivere precise condizioni nel capitolato di appalto  a salvaguardia di quella tutela integrale dei lavoratori prevista dal CCNL di categoria.
In molti scali la situazione è analoga a quella di Pisa: si  mettono sotto pressione i lavoratori creando un disagio intollerabile tra contratti atipici, orari spezzati  per altro inadeguati alle stesse esigenze degli utenti. In questa situazione cosa fa il committente (SAT)?
Il Galilei è in piena espansione ma nel potenziamento dello scalo i lavoratori e le lavoratrici non possono essere una variabile dipendente  dai profitti aziendali,  piuttosto il pilastro su cui reggere tutte le attività .
“Un record storico per l'aeroporto di Pisa che ha superato per la prima volta il tetto dei 2 milioni di passeggeri in sei mesi. A rivelarlo è stata una nota di Sat spa, la società di gestione del ‘Galilei’, riferendo la relazione finanziaria semestrale che ha registrato anche un utile in aumento del 36%.”
Ma allora come mai l' Ati (Arca, Cooplat) continua a volere la cassa integrazione per quasi la metà degli addetti, una soluzione per altro scartata al tavolo con il Prefetto?
E cosa intendono fare Isttituzioni e Sat di fronte a questo inqualificabile atteggiamento?Non sarà che all'aumento dei profitti corrispondano appalti al ribasso? 
I Cobas lavoro privato chiedono il rispetto delle regole e dei diritti, ma soprattutto denunciano che alla continua crescita dei profitti aziendali corrispondano condizioni lavorative sempre più insicure e precarie?
A chi giova allora questa situazione?

Cobas lavoro privato Pisa

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From: COBAS Pisa confcobaspisa@alice.it
To:
Sent: Saturday, October 27, 2012 7:03 PM
Subject: COMUNICATO STAMPA NUOVE VITTIME  DELLA SPENDING REVIEW

NUOVE VITTIME  DELLA SPENDING REVIEW
Si taglia perfino su igiene e pulizie negli ospedali nonostante l'emergenza sanitaria per il diffondersi di infezioni.
ANCORA UNA VOLTA, GRAZIE ALLA SPENDING REVIEW ED IN NOME DEL RISANAMENTO DEI BILANCI, SI SCARICA SULLE LAVORATRICI PIU DEBOLI E MENO TUTELATE I COSTI DEL DEBITO E DEL RISANAMENTO DEI BILANCI.
Giusto in questi giorni, la ASL5 di Pisa ha diminuito del 5% l’ investimento stanziato per l’appalto del servizio di pulizia ospedaliero gestito da “Sodexo Italia spa” (azione obbligata dalla spending review che autorizza gli enti a ridurre l'importo degli appalti).
Sodexo e Dussmann, le due aziende che hanno rispettivamente in appalto la gestione dei servizi di pulizia e sanificazione e il servizio mensa, hanno già aperto una procedura di licenziamento collettivo rispettivamente per 73 e 20 addetti. Fatti due conti, i licenziamenti colpiscono una buona parte del'attuale forza lavoro e le conseguenze si ripercuoteranno sui servizi, sui pazienti e sul personale ospedaliero oltre a gettare sul lastrico decine di famiglie
I COBAS CHIEDONO:
-         a Sodexo italia spa e Dussmann una spiegazione formale di come a fronte di una riduzione di valore dell’appalto del 5% sia necessario licenziare il 25% dei lavoratori (non si approfitterà per caso della situazione per attuare dei licenziamenti di comodo?);
-         alla direzione ASL5 di Pisa chiediamo quale sia il criterio adottato perché si va ad indebolire il settore pulizie in un’ azienda ospedaliera, un settore nevralgico per la salute di pazienti e operatori: non dovrebbero essere proprio gli ospedali a garantire il massimo dell’igiene possibile a tutela della salute dei cittadini che oltretutto sono anche contribuenti ed hanno diritto assoluto ad avere un servizio di qualità?
Per ultimo ma non meno importante, nell’era degli accordi a tutela della salute e sicurezza sul lavoro, e’ logico togliere risorse proprio negli ospedali visto il diffondersi di infezioni e malattie?
I Cobas sono al fianco delle lavoratrici per scongiurare tagli occupazionali e salariali.

CONFERAZIONE COBAS PISA
Contatti
via san lorenzo38
telefono 349 84 94 727

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From: Marco Bazzoni bazzoni_m@tin.it
To:
Sent: Sunday, October 28, 2012 12:07 AM
Subject: PROPOSTA DI LEGGE RISARCIMENTI INFORTUNI

Sarebbe davvero una bella cosa se questa proposta di legge fosse approvata quanto prima dal Parlamento.
Comunque sia, io non mollerò e continuerò a raccogliere le firme con la mia petizione:
http://firmiamo.it/non-derubate-i-mortie a stare con il “fiato su collo” al Parlamento fino a quando il T.U. 1124/65 non sarà modificato.
Ancora nessuno ha pensato a far si, che il tesoretto Inail, che ammonta a 18,5 miliardi di euro, non venga più utilizzato dallo Stato Italiano per ripianare i debiti: è uno scandalo che ancora questo accada.
Ma intanto se passa questa proposta di legge, è già un passo avanti rispetto al passato.
E non sarà per nulla facile farla approvare.
Infine, ringrazio molto il PD per averla proposta: è stato l'unico partito in Parlamento a farlo.
A seguire il testo della proposta di legge presentata dal deputato Amalia Schirru del PD.
Saluti.
Marco Bazzoni
Operaio metalmeccanico e Rappresentante dei Lavoratori per la sicurezza

CAMERA DEI DEPUTATI
PROPOSTA DI LEGGE
D’iniziativa dei Deputati
SCHIRRU
Modifiche degli articoli 4 e 85 del D.P.R. 30-6-1965 n. 1124,
Testo unico delle disposizioni per l’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le
malattie professionali
Onorevoli colleghi!
Il Decreto del Presidente della Repubblica del 30 giugno 1965, n. 1124, “Testo unico delle disposizioni per l’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali”, al tempo della sua approvazione ha rappresentato un grande passo in avanti nel campo delle tutele assicurative nei confronti dei lavoratori vittime di infortuni e malattie, contribuendo a dare organicità a una materia assai vasta e differenziata, la quale necessitava di una revisione sistematica e omogenea.
Tale provvedimento, però, pur modificato nel corso del tempo mostra con sempre maggiore evidenza segni di inadeguatezza rispetto alle esigenze della società contemporanea, caratterizzata da una pluralità e molteplicità di fattori che cinquanta anni fa, epoca di approvazione del Decreto, non potevano essere prese in considerazione..
Alcune norme contenute nel DPR n. 1124/1965 appaiono ormai antiquate, inefficaci e a volte ingiuste, poiché non tengono conto della complessità della società attuale, fortemente evolutasi nel corso dei decenni.
Si pensi all’istituzione familiare, un tempo quasi esclusivamente incentrata nell’istituto del matrimonio, in riferimento al quale è stato imperniata l’intera struttura dell’ordinamento giuridico dello Stato italiano, e ora sempre più contrassegnata da una diversità di situazioni non più riconducibili esclusivamente a tale istituto.
Allo stesso tempo si consideri la metamorfosi avvenuta nel mondo del lavoro, caratterizzato da una progressiva difficoltà a trovare un’occupazione e da rapporti sempre più instabili e precari che hanno profondamente inciso nel tessuto del nucleo familiare, all’interno del quale sono spesso costretti a rimanere i figli giovani e meno giovani.
Il clima di incertezza ormai prevalente in fasce estese di popolazione ha profonde e potenzialmente pericolose ricadute sulla collettività, provocando un senso di distacco e sfiducia nei confronti delle istituzioni e nei loro rappresentanti, che è compito della politica cercare di ricucire, intervenendo per rimediare alle storture prodottosi nel corso del tempo.
Nello specifico, allo scopo di rendere la normativa disciplinata dal DPR in oggetto più attuale e conforme alle reali esigenze della società italiana contemporanea, la presente proposta di legge si pone l’obiettivo di apportare minime ma significative modifiche al Testo unico, intervenendo sull’articolo 4 e sull’articolo 85.
L’articolo 4, nel quale vengono elencate le categorie di persone comprese nell’Assicurazione, individua, al comma 1 numero 5), gli insegnanti e gli alunni delle scuole o istituti di istruzione di qualsiasi ordine e grado, anche privati, che attendono ad esperienze tecnico-scientifiche od esercitazioni pratiche, o che svolgano esercitazioni di lavoro.
La modifica è volta a estendere la copertura assicurativa, eliminando i limiti posti dalla lettera 5), e consentire cosi di usufruirne non solo nei casi suddetti ma nella complessità delle situazioni che possono verificarsi durante l’attività scolastica. In questo modo si contribuirebbe a restituire un margine di serenità a un ambiente che negli ultimi anni, anziché essere supportato come meriterebbe, è stato posto in difficili condizioni operative.
La seconda correzione, come detto, riguarda l’articolo 85, disciplinante il risarcimento dovuto ai superstiti di persone decedute a seguito di infortunio sul lavoro. L’obiettivo è quello di modernizzare la norma e renderla più “civile” e al passo coi tempi, equiparando il convivente more uxorio al coniuge superstite, consentendogli di usufruire degli stessi diritti spettanti a quest’ultimo.
Inoltre, si prevede di consentire ai genitori delle vittime che non abbiano coniugi, conviventi o figli, di usufruire della rendita loro spettante anche se non a carico del defunto.
Onorevoli colleghi, le proposte contenute nel presente atto di iniziativa legislativa ci paiono semplici misure di buon senso che, se approvate, concorrerebbero a colmare vuoti normativi non più accettabili e, allo stesso tempo, a ricostruire, anche se in minima parte, quel clima di fiducia tra società civile e politica imprescindibile per un corretto e più favorevole svolgimento di una democrazia compiuta.
PROPOSTA DI LEGGE
ART. 1
Modifica dell’articolo 4 della legge 30 giugno1965, n. 1124
1. All’articolo 4, comma 1, numero 5) della legge 30 giugno 1965 n. 1124, sono abrogate le parole da “che attendono” a “esercitazioni di lavoro”.
ART. 2
Modifica dell’articolo 85 della legge 30 giugno1965, n. 1124
1. All’articolo 85, comma 1, della legge 30 giugno 1965 n. 1124, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al numero 1) dopo le parole “coniuge superstite” sono inserite le seguenti “o al convivente more uxorio”;
b) al numero 1) dopo le parole “nuovo matrimonio” sono inserite le seguenti “o nuova convivenza more uxorio”;
c) al numero 3) le parole “se viventi a carico del defunto esono abrogate.

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From: Senzapatria news anarres56@tiscali.it
To:
Sent: Sunday, October 28, 2012 6:48 AM

Subject: CARI SINDACATI …


Da Senzapatria news
23 ottobre 2012
A tutti i sindacati.
Avete letto i dati del Ministro della salute? Avete ancora dubbi? Dunque sono certo darete seguito a quelle che fino ad oggi si sono dimostrate solo chiacchiere sulla sbandierata tutela della salute dei lavoratori e dei cittadini.
Organizzate uno sciopero con blocco della produzione per chiedere chiarezza di intenti da parte dei Riva? O siete ancora troppo assoggettati e incatenati al volere di chi muove i vostri fili? Oppure credete che Riva metterà a disposizione dai 3 ai 10 miliardi per risanare lo stabilimento?
Il comitato lo dice dal 26 luglio, quando eravate impegnati a contarci e a offenderci. Peccato che non eravate presenti al tavolo col ministro, ho parlato del fatto che non facciamo lastre ai polmoni da almeno 5 anni, che la macchina della spirometria non funziona da un anno e l’azienda consegna un biglietto al lavoratore con su scritto “richiama quando vuoi, se l’abbiamo aggiustata vieni a fare l’esame, altrimenti riprova, sarai piu fortunato”. Ho denunciato che in 4 ore, visitano 80 lavoratori. Voi lo sapevate?
Non importa, perché se voi foste stati a quel tavolo, probabilmente non lo avreste chiesto, pur essendo un diritto sancito dalle leggi vigenti e dal contratto, ma voi avreste barattato ancora.
Ho chiesto, visto che di fronte avevo il ministro della salute, l’impegno personale affinché i lavoratori svolgano gratuitamente accertamenti completi in strutture attrezzate e specifiche, immediatamente e gratuitamente.
Poi nelle conclusioni sono rimasto deluso, perché il Ministro ha parlato di fondi da reperire nel 2013 per dar seguito a questo impegno. Forse lui non sarà più ministro e a noi, rimarrà come al solito l’ennesimo impegno in “buona fede”.
Nessuno ha il coraggio di chiedere i soldi a Riva per i danni che ha fatto! Nemmeno il Governo italiano.
Menomale che ci siete e che ci avete sempre tutelati cari sindacati, di voi in fabbrica si parla sempre, non vi dico cosa pensano i lavoratori, mi sentirei in imbarazzo per voi.
Perché non vi dimettete in blocco e lasciate le chiavi di piazza Bettolo? Dimostrate proprio all’ultimo un briciolo di coerenza.
Tanto alla fine dei giochi, farete come sempre: il lavoratore si ammala? Chiederete per lui un bel risarcimento danni. E così quando siamo vivi paghiamo la vostra tessera, quando moriamo, prendete la percentuale sulle cause di risarcimento, ma noi nel frattempo siamo ammalati, o peggio, morti.
E bravi i sindacati che ci danno il lavoro, menomale che voi non eravate al tavolo del ministro, altrimenti avreste contrattato la nostra pelle.
Cataldo Ranieri

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From: Senzapatria news anarres56@tiscali.it
To:
Sent: Sunday, October 28, 2012 6:48 AM

Subject: ILVA: LA MESCHINITÀ NON HA LIMITI


Da Senzapatria news

ILVA: LA MESCHINITÀ NON HA LIMITI

21 ottobre 2012
Oggi ho ricevuto un’altra contestazione disciplinare. Sono donatore di sangue e, da sempre, chi dona il sangue risulta in permesso retribuito il giorno della donazione e fino alle 11,00 del giorno successivo, 12 ore di permesso. Da sempre...in automatico, l’azienda aggiunge 4 ore di ferie, non c’è bisogno di farne richiesta, avviene per routine. Questa volta invece, chissà com’è, mi hanno contestato tale gravosa mancanza.
Ho deciso che questa volta voglio “contestare” anche io, chissà se avranno validi motivi di giustificazione. Vi riporto a seguire la mia contestazione disciplinare inviata all’azienda che partirà oggi per raccomandata.
Ora prendete i provvedimenti che volete, ormai le catene sono spezzate.
OGGETTO: CONTESTAZIONE DISCIPLINARE
Ai sensi e per gli effetti delle Vigenti disposizione di Legge e di contratto, oltre che dell’art. 32 della Costituzione Italiana, Vi contesto formalmente quanto segue.
Ho rilevato che l’azienda ILVA, dal 03/02/1998 a tutt’oggi, mi ha esposto a sostanze del tipo fumi e polveri, sulle quali non sono mai stato informato della loro nocività.
In specie, cito qualche esempio: per 4 (quattro) anni, dal 1998, al 2002, sono stato impegnato in attività lavorativa finalizzata al ripristino lance ossigeno, eseguita al quarto piano dell’acciaieria nr. 2 e, per effetto di ripetuti slopping di natura DOLOSA e COLPOSA, sono stato esposto continuamente a fumi e polveri provenienti dai convertitori.
In data 24/08/2012. Riguardo le sostanze nocive alle quali mi esponete per 8 ore al giorno (loppa, minerale, carbone, olivina, carajas, bricchette), ho inviato una lettera all’attenzione del presidente Ferrante e al SIL, ma anche in questa circostanza, non ho ricevuto alcuna informazione, qualora lo desideriate, posso fornirvi copia delle lettere e delle ricevute.
Sovente, sollecito i responsabili aziendali del reparto in cui eseguo la mia attività lavorativa, sulle condizioni di sicurezza e ambientali in cui opero, sulla dispersione di polvere sul territorio, nell’aria, e nel mare, ma di riscontro ricevo solo risposte evasive e intimidazioni. A tal proposito, In data 20/08/2012, ho inviato un fax finalizzato a intervenire sull’inquinamento del mare in atto. Seppure avessi avvisato della situazione già dal mattino. Solo dopo il fax da me inviato, i responsabili sono intervenuti.
Per anni, ho visto in fabbrica i cosiddetti “fiduciari” girare sugli impianti impartendo ordini pur non essendo specificamente inquadrati nell’organigramma aziendale e non avendo dunque responsabilità civili e penali nei miei confronti, qualora lo vogliate, posso farvi i nomi e cognomi di ognuno di loro, anche se da un paio di mesi, sono spariti dalla circolazione.
In riferimento alle 3 ore di multa della nota CDL/cm/490 del 13/07/2012, nonostante le tre pagine di ragioni da me inviatevi, avete ritenuto opportuno formulare il provvedimento. Vi segnalo che nei due cedolini successivi, non mi avete ancora defalcato le 3 ore di retribuzione, vi invito a provvedere.
Non intendo giustificarmi per il provvedimento del 17 ottobre 2012, dichiaro a tal proposito che avevo ore di ferie disponibili a coprire l’assenza e che ho effettuato decine di donazioni negli ultimi anni e, in ogni occasione, le 4 ore di ferie del giorno successivo alla donazione, sono state un automatismo consolidato. Mi tormento se penso a questa mia mancanza, non immagino il dolore dei responsabili riguardo alle loro.
Inoltre, vi segnalo che nei 7 anni della mia attività sindacale, ho denunciato attraverso centinaia di comunicati e denuncie le condizioni di sicurezza e disagio ambientale a cui ponete me e tutti i lavoratori dello stabilimenti ilva e dell’indotto, oltre ovviamente l’intera cittadinanza di Taranto.
Nel contestarvi quanto sopra, Vi preciso che, se ritenete di aver motivo di giustificazione, potete farli presenti direttamente ai lavoratori e ai cittadini di Taranto entro il 31 dicembre 2015.
Distinti saluti.
Cataldo Ranieri

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From: A.I.E.A. Paderno Dugnano a.i.e.a.padernodugnano@fastwebnet.it
To:
Sent: Sunday, October 28, 2012 12:02 PM
Subject: A.I.E.A. PADERNO DUGNANO E MEDICINA DEMOCRATICA NORD MILANO ADERISCONO AI REFERENDUM SUL LAVORO

Buongiorno
L’A.I.E.A. di Paderno Dugnano e Medicina Democratica Nord Milano hanno aderito al comitato per il Referendum per l'abrogazione
dell'articolo 8 e le modifiche dell'art. 18 dello Statuto dei Diritti dei Lavoratori che si è costituito in questi giorni a Paderno Dugnano.
SENZA DIRITTI E' PIU' DIFFICILE PRETENDERE LA SICUREZZA, DI CONSEGUENZA  AUMENTERANNO LE VITTIME SUL LAVORO E PER IL LAVORO.
A seguire comunicato stampa
Lorena Tacco

COMUNICATO STAMPA
Giovedì 18 ottobre 2012 si è svolta la prima riunione del costituendo comitato REFERENDUM LAVORO “lotto per il diciotto”.
I promotori dei quesiti referendari sul lavoro, depositati in Cassazione lo scorso 11 settembre, sono IDV, Sel, PRC, Pdci, Verdi, FIOM, alcune aree della CGIL ("Lavoro e Società" e "CGIL che vogliamo") e Associazioni della società civile come ALBA, Articolo 21, Ass. Nazionale Giuristi democratici, Ass. Forum Diritti del Lavoro.
Lo scopo primario dei "REFERENDUM LAVORO" è quello di:
-         "... ripristinare i diritti minimi e universali previsti dal contratto nazionale..." abolendo l'art. 8 della finanziaria del Governo Berlusconi dell’8 agosto dello scorso anno (Legge 138 bis/2011)
-         "... difendere l'art. 18 dello Statuto dei Lavoratori garantendo la riassunzione dei lavoratori ingiustamente licenziati e abrogare diverse modifiche introdotte dal Ministro del Welfare e quelli sui temi della “PRECARIETA' ”.
A Paderno Dugnano le prime adesioni sono arrivate da semplici cittadini, da delegati RSU, dalle organizzazioni sindacali FIOM e USB, dalle Associazioni: Medicina Democratica, Comitato a sostegno dei familiari delle vittime e dei lavoratori Eureco", AIEA (Associazione Italiana Esposti Amianto) Circolo EcoCulturale La Meridiana, Punto Rosso e da partiti e movimenti locali (IDV, PRC, PDCI, Rete Ecocivici, Sinistra Critica).
Il costituendo Comitato Padernese REFERENDUM LAVORO organizzerà all'inizio di novembre un evento pubblico di presentazione dei quesiti referendari per dar vita formalmente al Comitato Locale REFERENDUM LAVORO "LOTTO PER IL DICIOTTO" augurandosi la massima adesione da parte di tutti e, come come avvenuto per i comitati referendari sull'acqua pubblica e il nucleare da tutti i cittadini che hanno a cuore la difesa dei DIRITTI dei LAVORATORI e dei PRECARI.
Nel frattempo la raccolta firme è iniziata e, durante l'Ecofesta 2012 presso il Parco Toti, sono state raccolte più di un centinaio di firme che lasciano ben sperare sul prosieguo della campagna referendaria.
Il costituendo Comitato referendario padernese REFERENDUM LAVORO “lotto per il diciotto”.
Paderno Dugnano, 23 ottobre 2012
telefono: 335 68 63 489