giovedì 30 settembre 2010

Il caso Marlane

MARLANE/MARZOTTO DI PRAIA A MARE: OLTRE 100 MORTI AMMAZZATI DI CANCRO COL COMPLICE SILENZIO DEI SINDACATI CONFEDERALI E DELLE ISTITUZIONI LOCALI


Una vera a propria strage di lavoratori, proseguita per decenni, nonché un territorio irreparabilmente inquinato, compreso le falde acquifere, dal sistematico sversamento abusivo di pericolosi inquinanti industriali: il tutto è stato reso possibile da sindacati ed istituti di prevenzione "complici e consenzienti" - e dalla collegata e colpevole elusione degli obbligatori controlli - e dall'intero quadro politico-istituzionale locale la cui unica azione, in questi decenni, è consistita nell'omertoso tentativo di "coprire e rendere invisibile" il sistematico e crescente stillicidio di un centinaio di omicidi cosiddetti "bianchi" facendo di tutto per nascondere le precise responsabilità aziendali.


Inquietanti figure di sindacalisti-dirigenti aziendali e sindacalisti-capireparto hanno fatto da corollario, in questi anni, al complice silenzio che ha tentato di isolare e vanificare la tragica e forte lotta operaia a tutela della propria vita e della salute delle popolazioni del territorio. Oggi si è rotto l'isolamento e comincia il processo: ciò è stato possibile solo grazie alle famiglie degli operai morti in questi anni e di quelli che nel frattempo si sono a loro volta ammalati, e grazie allo Slai cobas, che è stato di fatto l'unico sindacato - nella colpevole latitanza dei sindacati confederali tutti - ad attivare e dar forza, negli anni scorsi, al procedimento giudiziario.


Dopo aver beneficiato di ingentissimi finanziamenti pubblici e aver chiuso gli impianti e delocalizzato nell'est europeo, Marzotto lascia centinaia di morti ed un cimitero industriale: un sinistro monumento al malaffare industriale ed alla concertazione sindacale che oggi si vorrebbe rilanciare con la filosofia del 'Piano Marchionne' per relegare in moderna schiavitù gli operai. Se fosse passata negli anni scorsi la deregolamentazione autoritaria del Diritto del lavoro chiesta oggi dalla Fiat, oggi Marzotto si sarebbe salvato dal processo!


Domani all'udienza, assistito dall'avv. Bartolo Senatore, lo Slai cobas - che ha già prodotto e depositato in Tribunale una dettagliata perizia di parte - si costituirà parte civile. Saranno presenti il coordinatore nazionale Corrado Delledonne, e Mara Malavenda, del coordinamento nazionale dell'organizzazione sindacale e già deputato nella XIII legislatura, che all'epoca attivò numerose interrogazioni ed iniziative istituzionali di supporto alla lotta dei lavoratori della Marlane, iniziative che, con quelle di questi decenni dello Slai cobas, hanno impedito i ripetuti tentativi di insabbiamento, passati e recenti, e consentono oggi l'avvio del processo.



SLAI COBAS COORDINAMENTO NAZIONALE
29/9/2010

mercoledì 29 settembre 2010

Appello per ritiro spot del Ministero del Lavoro dal titolo "Sicurezza sul lavoro.La pretende chi si vuole bene"




Per favore, aderite, e giratelo a tutti i vostr contatti email, invitandoli ad aderire.
Per aderire, inserire, nominativo, azienda, qualifica e città ed inviare l'adesione a: bazzoni_m@tin.it
Infine, se qualcuno ha un blog o un sito web lo pubblichi per cortesia.
Saluti.
Marco Bazzoni.




La Campagna per la sicurezza sul lavoro, promossa dal Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali recita “ Sicurezza sul lavoro. La pretende chi si vuole bene”. Un messaggio e due spot rivolti solo al lavoratore:

http://www.lavoro.gov.it/Lavoro/AreaComunicazione/CampagneComunicazione/2010/20100727_Campagna_Comunicazione_salute_sicurezza.htm

e non a tutti gli “attori” coinvolti. Dopo aver frantumato il Dlgs 81 del 2008 del Governo Prodi, hanno ben pensato di correggerlo con il decreto correttivo Dlgs 106/09 (sanzioni dimezzate ai datori di lavoro, dirigenti, preposti, arresto in alcuni casi sostituito con l'ammenda, salvamanager, ecc).

Ora il governo cerca di rifarsi la “verginità” con spot inutili che costano alle nostre tasche ben 9 milioni di euro . Questi spot sono inutili , anzi dannosi , per l’immagine di chi ogni giorno rischia la vita, non perché gli piaccia esercitarsi in sport estremi, ma colpevolizzando sottilmente il lavoratore stesso , nascondendo una realtà drammatica : l’attuale organizzazione del lavoro offre ben poche possibilità al lavoratore di ribellarsi a condizioni di lavoro sempre più precarie in tema di sicurezza .E’ una campagna vergognosa perché oggi il lavoratore ha ben poche possibilità di rispettare lo slogan “SICUREZZA SUL LAVORO.LA PRETENDE CHI SI VUOLE BENE “, quasi che se non c’è sicurezza la colpa è imputabile al fatto che il lavoratore non vuole bene a se stesso ed ai suoi familiari .
Non dice nulla di chi deve garantire la sicurezza per legge , ovvero i datori di lavoro, sottovaluta i rapporti di forza nei luoghi di lavoro, non accenna minimamente al fatto che i lavoratori, specialmente di questi tempi, sono sempre più ricattabili e non hanno possibilità di scegliere di fronte ad una lavoro in nero , un lavoro precario, un lavoro a tempo determinato.
I lavoratori devono sottostare a ritmi da Medio Evo.
La campagna deve avviare un processo di comunicazione diffusa, in modo da rendere nota a tutti la necessita’ di un impegno costante da parte di tutti gli “attori” coinvolti, soprattutto di chi deve garantire la sicurezza .
Questi spot devono essere sostituiti da una campagna di comunicazione che dovrà puntare sulla responsabilità civile, penale e non ultima anche etico-morale che l’imprenditore deve assumere per tutelare l’integrita’ delle persone che lavorano per lui.
Via questi spot vergognosi, pretendiamo più ispettori ASL e più risorse , affinchè la mattanza quotidiana di lavoratori abbia finalmente fine, per l'obiettivo irrinunciabile che non si raggiunga il profitto a tutti i costi e soprattutto non con il sacrificio di vite umane innocenti.
Marco Bazzoni-Operaio metalmeccanico e Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza-Firenze.
Andrea Bagaglio-Medico del Lavoro-Varese.
Leopoldo Pileggi-Rappresentante dei lavoratori per La Sicurezza-Correggio.
Daniela Cortese- RSU/RLS Telecom Italia Sparkle-Roma

N.B Chi vuole aderire all'appello, invii il proprio nominativo, azienda, qualificà e Città al seguente indirizzo email: bazzoni_m@tin.it


Hanno aderito all'appello:

1)Ceccarelli Antonietta,dirigente della FILT-CGIL di Firenze
2)Medici Vincenza-Impiegata amministrazione provinciale La Spezia.
3)Medici Sabina-Fisioterapista, lavoratore autonomo con contratto presso istituto don gnocchi.
4)Ilaria Orlandini-studentessa DAMS Bologna
5)Carlo Pino-Operaio Commercio-Empoli
6)Ing Marco Spezia, libero professionista-Sarzana (SP)
7)Andrea Spisni-Coordinatore S.I.R.S. Servizio Informativo Rappresentanti Sicurezza-Regione Emilia Romagna e del SIRS di Bologna
8)Leonildo Morisi; Libero professionista; Formatore sulla sicurezza; Bologna
9)Marco Manneschi, avvocato, vicecapogruppo IDV nel consiglio regionale toscano
10)Alessio MANETTI RSU/RLS Dipendenti Amministrazione Provinciale di Siena
11)Ing. Massimiliano Pratelli, libero professionista, Cascina (PI)
12)Alessandro Pratelli, titolare di AP Publishing, manualistica tecnica, Cascina (PI)
13)Roberto Rizzo-Aderiamo come Gruppo Consiglio Regionale dell'Italia dei Valori Toscana e partito regionale dell'Italia dei Valori Toscana
14)Raffaele Raimondo-Libero Professionista-Impruneta (FI).
15)Alessandra Valentini-Giornalista-Velletri
16)Andrea Coppini-lavoratore metalmeccanico di Prato
17)Renato Pompei, "per la sicurezza dei lavoratori" - Firenze
18)Fabio Di Valentino-Tecnico della Prevenzione-ASl RM G -Roma
19)Luca Cardellini Esselunga (pizzicagnolo) / Filcams CGIL FIRENZE

martedì 28 settembre 2010

Per gli infortuni e la morte sul lavoro di un operaio, assolto a Ravenna Steno Marcegaglia!



E' possibile che il reato per lesioni colpose ed omicidio colposo per la morte sul lavoro degli operai debba essere prescritto? Che giustizia è mai questa se i padroni possono evitare i processi?
La prescrizione evita il rinvio a giudizio per Steno Marcegaglia per i quale il gup Anna Mori del
Tribunale di Ravenna ha emesso la sentenza del "non luogo a procedere" al termine dell'udienza
preliminare. La lunga scia d'infortuni nel sito di Ravenna della Marcegaglia dal 1996 al 2003, un
operaio morto sul lavoro nel 2003, Antonio Rauso di 28 anni di Santa Maria Capua Vetere (Caserta), sono senza colpevoli! O, meglio, non è stato sufficiente che un direttore di stabilimento, Zangaglia, sia stato pluricondannato e, nonostante questo, fosse stato riconfermato da Steno Marcegaglia alla direzione del sito di Ravenna. Invece che un processo e una condanna esemplari, è bastato il risarcimento di padron Marcegaglia per il "non luogo a procedere". Vergogna!
L'indagine preliminare della pm D'Aniello aveva dato seguito agli atti inviati in Procura nella primavera del 2005 in cui il giudice di allora diceva chiaramente: "neppure l'omicidio colposo
verificatosi il 14 gennaio 2003 sembra avere intaccato un sistema rivelatesi inadeguato rispetto al dovere di protezione della incolumità dei lavoratori".
Ma anche chi "predica bene ma razzola male" ha le sue responsabilità in questa ennesima ingiustizia. Ci riferiamo alla Fiom che aveva dato indicazione, a livello nazionale, di costituirsi parte civile nei processi per la morte degli operai, invece niente, anzi non ha trovato di meglio da fare che polemizzare con la Rete per la sicurezza sul lavoro perchè avevamo denunciato l'emergenza sicurezza nel sito di Ravenna.
Senza una partecipazione attiva degli operai e l'unità autoorganizata nella Rete per la sicurezza sul lavoro non è possibile ottenere giustizia.



Rete Nazionale per la sicurezza sul lavoro- Ravenna
c/o Slai Cobas per il sindacato di classe via G. Di Vittorio, 32 (Bassette)
tel. 339/8911853
e mail: cobasravenna@ libero.it

bastamortesullavoro@domeus.it
visita il blog: bastamortesullavoro.blogspot.com

ULTERIORI RINVII PER IL DECRETO 81/08

Dalla newsletter di Marco Spezia


ULTERIORI RINVII PER IL DECRETO 81/08

Ormai il Governo sta prorogando tutto il prorogabile del Testo Unico sulla sicurezza. A breve la sua cancellazione definitiva, insieme allo Statuto dei lavoratori !

Oltre a non voler emettere tutti i decreti attuativi richiamati nel testo originale, lasciando così un vuoto legislativo su molte questione organizzative e tecniche, con la Finanziaria 2010 proroga al 31/12/10 il termine per l’ esecuzione della valutazione del rischio da stress lavoro correlato già prorogato una prima volta con il D.Lgs.106/09 al 01/08/10).

Oltre a ciò la Finanziaria rimanda di un ulteriore anno i termini per l’ adeguamento di numerose realtà lavorative pubbliche (scuole, forze dell’ ordine, Vigili del Fuoco, ecc.) a quanto previsto dal D.Lgs.81/08.

Ciliegina sulla torta, la soppressione di ISPESL e IPSEMA.
Particolarmente grave l’ ulteriore differimento della valutazione del rischio da stress lavoro correlato. Si tratta di un bel regalo a Confindustria e organizzazioni datoriali, in quanto consente di omettere ogni considerazione relativamente allo stress sul lavoro e per il lavoro.

La valutazione riguarda infatti sia i danni alla salute causati dalle particolari condizioni di lavoro (ritmi di lavoro, subordinazione a preposti, rischi insiti in certe lavorazioni), sia in generale tutte le condizioni di disagio psicofisico legato al proprio lavoro, compreso il timore di perderlo.

In una fase in cui i datori di lavoro mettono in cassa integrazione gli operai, pretendono di riscrivere le norme del diritto del lavoro a loro uso e consumo alla faccia dello Statuto dei lavoratori, minacciano la chiusura degli stabilimenti se i lavoratori non accettano i loro ricatti, licenziano chi si permette di protestare, parlare di stress lavoro correlato non è consigliabile.

Marco

Taranto: con un blitz il Governo salva la grande industria e condanna i cittadini




lo slai cobas per il sindacato di classe ilva appalto Taranto si unisce alla denuncia della giornalista Valentina D'amico


----- Original Message -----
From: "Valentina D Amico"
To:
Sent: Monday, September 27, 2010 12:32 PM
Subject: Con un blitz il Governo salva la grande industria e condanna i cittadini


Il Ministero dell'Ambiente salva l'Ilva e condanna i cittadini ad un inquinamento senza limiti.

Il 13 agosto scorso, mentre tutti noi eravamo al mare a goderci le meritate vacanze, che ti combina il Governo, il Ministero dell’Ambiente? Emana un decreto, ormai dagli ambientalisti battezzato “decreto salva Ilva” che fa slittare al 2013 il rispetto del limite massimo previsto per l’emissione nell’aria di un inquinante pericoloso e cancerogeno, il benzoapirene, capace di
modificare anche il patrimonio genetico e provocare danni all’organismo di generazione in generazione.
Quello che è peggio, stando alle dichiarazioni del senatore Roberto Della Seta, è che il tutto sarebbe frutto di un blitz orchestrato ad arte per salvaguarda gli interessi della grande industria.

A farne le spese, come sempre, i cittadini. Non solo di Taranto. La normativa interessa tutte le città italiane con popolazione superiore ai 150mila abitanti.

Il decreto doveva avere l’obiettivo di darci un’aria più pulita. Veniva emanato infatti per recepire la direttiva europea 2008/50/CE per la “qualità dell’aria ambiente e per un’aria più pulita in Europa”. Di fatto invece “il governo si riuniva per garantire chi inquina” denuncia Alessandro Marescotti, presidente di Peacelink, che ricostruisce la vicenda.

sul blog del documentario "La Svolta. Donne contro l'Ilva" la ricostruzione
della vicenda:
http://lasvoltadonnecontroilva.wordpress.com/2010/08/31/il-ministero-dellambiente-salva-lilva/


Il documentario "La Svolta. Donne contro l'Ilva", presentato alla 67 Mostra del Cinema di Venezia", racconta il difficile rapporto tra grande industria e popolazione, in una città, Taranto, che ha pagato e continua a pagare il prezzo di un sistema politico-economico votato al profitto a scapito della salute e del benessere dei cittadini.



+39 329 7152379
skype: vale_dmc
http://valentinadamico.wordpress.com
http://lasvoltadonnecontroilva.wordpress.com

Convegno: 23-24 ottobre a Viareggio

alla rete nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro

Vi informiamo che il prossimo 23-24 ottobre (sabato e domenica) 2010, aViareggio c/o la Croce Verde in via Garibaldi, si terrà un Convegno sulla strage di Viareggio. Il tema sarà: sicurezza, verità e giustizia. Una sessione sarà dedicata alla sicurezza, un'altra ad un incontro con i familiari di altre stragi su verità e giustizia.
Saremmo grati della vs. presenza e del vostro contributo.
Per l'Assemblea 29 giugno e l'Associazione dei familiari delle vittime un caro saluto, riccardo antonini

Muggiò, a fuoco una fabbrica muoiono marito e moglie cinesi



Muggiò, incendio nella fabbrica dormitorio: morti due operai cinesi

Attenzione: apre in una nuova finestra. PDFStampaE-mail


Le vittime sono state trovate carbonizzate dai vigili del fuoco. Uno aveva cercato rifugio nella docciaMILANO - Incendio nella notte in una fabbrica di Muggiò (Monza e Brianza) nella quale lavoravano operai di nazionalità cinese: due di questi hanno perso la vita. L'incendio, che ha completamente distrutto due ditte che lavoravano pellami e tessuti, si è sviluppato intorno a mezzanotte nella zona industriale a margine del paese, in via Baracca 9. Un operaio tra i 35 e i 40 anni sarebbe deceduto per asfissia, mentre cercava riparo dentro la doccia. Il suo collega, probabilmente un 44enne parente dei titolari della fabbrica, è stato trovato completamente carbonizzato. I vigili del fuoco hanno appurato che la struttura ospitava due diverse aziende di proprietà di altrettante coppie di origine cinese: i titolari sono riusciti a mettersi in salvo prima che le fiamme avvolgessero tutto. Al piano terra c’era un laboratorio per il trattamento di rivestimenti in pelle per salotti, al secondo una fabbrica di abbigliamento. Secondo i primi controlli, le aziende sarebbero state in regola. Accanto al capannone una palazzina di due piani con alcuni appartamenti, utilizzati dai proprietari delle aziende.L'ALLARME - Un cittadino che abita in zona è stato il primo a dare l’allarme ai vigili del fuoco, dieci minuti dopo la mezzanotte di domenica. Data l’intensità delle fiamme, sul posto sono stati inviati una decina di mezzi antincendio. I due cadaveri sono stati scoperti proprio dai vigili del fuoco che, spento il rogo, hanno proceduto a «smassare» i materiali presenti nel capannone e a fare le verifiche sulla stabilità della struttura, parzialmente crollata, oltre che a fare gli accertamenti per capire l’origine dell’incendio. Le indagini sono condotte dai carabinieri di Desio (Milano). Il calore dell'incendio ha sciolto anche le tapparelle delle case vicine al capannone. I SOCCORSI - All'esterno del capannone una bambina e una donna sono state medicate da alcuni soccorritori del 118. Secondo alcuni vivevano proprio lì dentro, e sarebbero sfuggite alle fiamme. I vicini raccontano di aver sentito urla disperate durante la notte. Aiutati dai pompieri, alcuni cinesi hanno poi provveduto a portare via valigie ed effetti personali recuperati tra le macerie, mentre durante l'intervento dei carabinieri sono saltati fuori diversi materassi e letti. I carabinieri hanno intanto sentito i titolari dell'attività, anche per capire se, oltre a far lavorare e a dormire i dipendenti, magari per motivi di turn-over, la struttura venisse utilizzata anche come dormitorio per clandestini.

SI APRE IL PROCESSO PER LA MORTE DI VITO SCAFIDI



Venerdì 17 settembre, nella maxi aula due di Palazzo di Giustizia a Torino, si apre il processo per il crollo del soffitto della IV G del liceo Darwin di Rivoli, la cui conseguenza fu la morte del 17enne Vito Scafidi.
I reati contestati ai sette imputati sono: omicidio colposo e lesioni colpose, quest'ultimo dovuto al fatto che un altro studente ha riportato seri danni agli arti inferiori.
Alla sbarra vanno: i responsabili della sicurezza del liceo, negli anni 2005-2008, Fulvio Trucano, Paolo Pieri e Diego Sigot; il responsabile - all'epoca dei fatti - del servizio Edilizia scolastica della Provincia, che era anche direttore dei lavori nell'ala est dell'edificio, Michele Del Mastro; l'attuale dirigente dell'Edilizia scolastica della Provincia, Enrico Marzilli, ed il suo predecessore Sergio Moro; il geometra che seguiva i lavori per conto della Provincia, Massimo Masino.
A rispondere per quella che fu una tragedia assurda, causata dall'incuria nel verificare le condizioni di sicurezza della scuola e dall'imperizia nell'esecuzione dei lavori - il cedimento del soffitto fu causato da un tubo di metallo 'dimenticato' nel controsoffitto - è chiamato anche, ma soltanto in termini di risarcimento civile, il ministero dell'Istruzione.
La speranza è che la giustizia borghese faccia il suo corso in tempi brevi, condannando i responsabili alla massima pena possibile in ordine ai reati contestati loro: questo perché serva da monito a chi della mancanza di sicurezza se ne frega perché intanto sa di non rischiare nulla.
Torino, 16 settembre 2010


Stefano Ghio - Rete sicurezza Torino

PROCESSO THYSSENKRUPP: UDIENZA DEL 21 SETTEMBRE



Ricomincia martedì 21 settembre il processo alla Thyssenkrupp; la ripresa avviene il giorno dopo che la stampa reazionaria cittadina dà la notizia che il Comune ha presentato una offerta non vincolante di acquisto dell'area dell'ex acciaieria di corso Regina Margherita 400 per la cifra di tredici milioni, per farne un Parco tecnologico in modo da salvaguardare l'occupazione in quella zona di Torino.
La sensazione è che, invece, l'intento dell'amministrazione comunale - di concerto con la direzione dell'azienda - sia quello di mandare nell'oblio la faccenda, per far dimenticare alla popolazione quella che è stata una delle peggiori stragi perpetrate dai padroni in nome del profitto, e magari preparare una sentenza molto mite nei confronti dei macellai tedeschi, in primis l'ad Harald Espenhan, e dei loro servi italiani, in primis il direttore dello stabilimento Raffaele Salerno ed il responsabile del servizio di prevenzione e protezione Cosimo Cafueri.
L'udienza odierna dura meno di un quarto d'ora, il tempo che la Corte dichiari di non ritenere di assumere ulteriori prove, e per le parti di produrre nuovi documenti - il pm e le parti civili - e memorie - la difesa, in risposta a quelle presentate dai consulenti del pm l'ultima udienza.
Alle ore 9:55, la presidente Maria Iannibelli sospende la seduta e la aggiorna a martedì 5 ottobre, dato che le due udienze previste per il 29 settembre ed il 1° ottobre saltano per "motivi tecnici".
All'uscita di Palazzo di Giustizia, gli attivisti della Rete per la sicurezza sui posti di lavoro hanno la sorpresa di un concomitante presidio formato da ben sette fascisti della Gioventù italiana, accompagnati dal consigliere comunale della Destra - Giuseppe Lonero, che polemizzano per il mancato arresto della ragazza, che ha tirato un fumogeno alla festa nazionale del Pd contro Raffaele Bonanni l'8 settembre scorso, solo perché figlia di un magistrato.
Nonostante i due presidi siano molto vicini, non succede assolutamente nulla, anche per la presenza massiccia di 'forze dell'ordine'; mi chiedo solo chi abbia dato il permesso ai sedicenti giovani italiani di svolgere il proprio presidio proprio nelle stesse ore in cui ha luogo quello della Rete:
forse si cercava di creare tensione per poi criminalizzare i compagni della Rete che sarebbero stati fatti passare per facinorosi, ma se è così il tentativo è andato a vuoto.

Torino, 21 settembre 2010



Stefano Ghio - Rete sicurezza Torino

PROCESSO ETERNIT: UDIENZE DEL 20 e 27 SETTEMBRE


PROCESSO ETERNIT: UDIENZA DEL 20 SETTEMBRE

Riprende lunedì 20 settembre, dopo la lunga pausa estiva, il processo contro la multinazionale svizzero-belga dell'amianto, che vede imputati il barone belga Jean Louis Marie Ghislain de Cartier de Marchienne ed il magnate svizzero Stephan Schmidheiny con l'accusa di 'disastro doloso ed omissione di cautele nella lavorazione dell'amianto'.
La seduta si apre alle ore 9:30 con l'intervento di un avvocato del responsabile civile che solleva un'eccezione di nullità di alcuni atti a causa del ritardo nella notifica degli stessi alla sede belga della società; il giudice, Giuseppe Casalbore, dispone l'acquisizione dei documenti relativi a questo nuovo tentativo della difesa di perdere tempo - nell'attesa dell'approvazione, da parte del parlamento borghese, della norma denominata 'processo breve' che manderebbe tutto in prescrizione - e si riserva di valutarli, non prima di aver fatto notare che la verifica dei tempi di notifica è già stata fatta, non riscontrando alcuna irregolarità.
Successivamente si entra nel vivo della giornata, con l'audizione di due consulenti tecnici del pm: il dottor Rivella e la dottoressa Fizzotti; questi illustrano alla Corte, con l'aiuto di diapositive, le varie fasi di vita della società Eternit, con l'intento di accertare - attraverso l'esame di documenti prodotti dal pm e dagli avvocati di parte civile - chi fossero i responsabili di fatto delle scelte operate da Eternit Italia S.p.A..
Dall'attività svolta emerge in modo inconfutabile come i soggetti in questione non siano altro che gli imputati, i quali agivano in stretta sinergia, alternandosi come azionisti di maggioranza: dal 1952 al 1972 lo erano i belgi, mentre successivamente - e fino al 1986 - il controllo passò nelle mani degli svizzeri.
Di tutta la lunghissima esposizione - durata circa due ore e mezza, a cui va aggiunta una pausa intermedia di circa un'ora - è particolarmente interessante la parte che concerne la lettura della traduzione dal francese del verbale di una riunione, tenutasi a Bruxelles il 26 ottobre 1972, dal quale emerge pacificamente come Eternit Italia S.p.A. fosse subordinata a belgi e svizzeri: questa cosa rende particolarmente nervoso l'avvocato difensore Alleva il quale prende ad interrompere continuamente l'esposizione del documento adducendo pretestuose differenze tra la traduzione presentata - effettuata da un insegnante madrelingua dell'Università - e quella che dovrebbe essere nella realtà; peccato per lui che, nel momento in cui il giudice lo invita a specificare quali siano tali differenze, tentenni vistosamente, palesando una notevole ignoranza della lingua e dimostrando la pretestuosità dei rilievi.
Al termine di questa parte dell'esposizione, la Corte decide che la seconda - che riguarda la gestione dei rischi legati all'amianto e dovrebbe avere una lunghezza espositiva simile a quella appena terminata - verrà affrontata nella prossima udienza di lunedì 27 settembre.

Torino, 20 settembre 2010

PROCESSO ETERNIT: UDIENZA DEL 27 SETTEMBRE

L'udienza odierna si apre alle ore 9:30 con l'ascolto del pm Guariniello, e delle parti civili interessate, sull'eccezione di nullità presentata dall'avvocato Fornari nella scorsa seduta; tutte le parti chiedono il rigetto dell'istanza perché la posizione è stata sanata dalla rinuncia de facto della difesa ad avvalersene.
La Corte si riserva, per la prossima volta, di decidere nel merito, dopo un'attenta lettura dei documenti e delle memorie presentati.
A seguire si procede all'audizione della seconda parte della consulenza del dottor Rivella, quella che concerne l'analisi della strategia svizzera per la gestione dell'informazione su amianto e Eternit; da questa si dimostra come sia sempre il padrone svizzero - Stephan Schmidheiny - a dettare le strategie societarie ai propri sottoposti, anche quelli italiani.
Per questo motivo, sapendo molto bene che a questo si sarebbe arrivati, la difesa - tramite l'avvocato Alleva - chiede preliminarmente l'inammissibilità delle parti della perizia di parte per le quali non sia strettamente necessaria una consulenza tecnica: il giudice - Renato Casalbore - correttamente risponde che per sapere se è necessaria o meno occorre ascoltarne l'esposizione.
"Faccio il mio mestiere" dichiara l'avvocato, ma è sempre più evidente che i difensori degli imputati, non avendo nessun argomento serio da opporre, si siano convertiti alla professione di 'arrampicatori sugli specchi', come neanche tanto tra le righe fa notare il pm.
Ciò non toglie che, in effetti, più che una consulenza - che dovrebbe permettere l'acquisizione di prove utilizzando elementi ottenuti grazie alle competenze specifiche del perito di parte - si tratti di un'analisi per la maggior parte basata sulla lettura e valutazione dei documenti già a disposizione; questo porta il pm a proporre alla Corte addirittura il non utilizzo della stessa, per evitare le continue interruzioni e contestazioni della difesa.
Nonostante il palese intento provocatorio della proposta, la Corte si ritira per decidere come comportarsi: al suo rientro, dopo circa trenta minuti, comunica la possibile utilità della continuazione dell'esposizione, pregando il consulente di attenersi alla parte contabile, quella che costituisce l'oggetto del suo incarico.
Al termine della lunga deposizione, viene ascoltato - sull'analisi dei bilanci dell'azienda dal 1973 al 1982 - il dottore commercialista professor Pelini, consulente della regione Piemonte; in questo caso, essendo la consulenza circoscritta all'approfondimento di una sola parte di quella precedente, non sorgono tutti i problemi visti per l'altra, ma l'evidenza finale è sempre la stessa: Schmidheiny ed il gruppo svizzero controllavano la Eternit Italia S.p.A.
Nella prossima udienza, in programma lunedì 4 ottobre, verranno ascoltati i due consulenti della difesa che affronteranno gli stessi temi.

Torino, 27 settembre 2010


Stefano Ghio - Rete sicurezza Torino



Viareggio: presidio davanti alla Procura di Lucca e mobilitazione cittadina

29 giugno 2009: la strage di Viareggio

A 15 mesi ancora non si conoscono i nomi degli indagati di questa strage.
La Procura di Lucca, ad oggi, ha passato ai mass media il numero 18.
La prima cosa che pretendiamo è la verità: chi sono i veri responsabili di quanto avvenuto quel maledetto 29 giugno. E' un nostro diritto !
Come familiari, parenti, amici, cittadini abbiamo il diritto di sapere quanto prima.
15 mesi trascorsi sono tanti per noi, ogni giorno che passa non attenuano né il dolore, né la sofferenza, anzi .
Chiedere di conoscere i nomi degli indagati è chiedere troppo ???

Da quando abbiamo presidiato la Procura per 32 ore continuative (29-30 marzo 2010), sono trascorsi altri 6 mesi ed ancora NULLA.
Il 29 settembre 2010 (dopo 15 mesi !) siamo costretti a ritornare in Procura per far sentire la nostra voce ed il nostro dolore.
Un giorno in Procura con le foto dei nostri cari, con striscioni, documenti, comunicati, volantini, che rivendicano sicurezza, verità e giustizia.

29 settembre 2010:
dalle ore 09.00 alle ore 13.00 in Procura ed esporremo il materiale in Piazzale San Donato; dalle ore 14.00 alle ore 18.00 in Piazza per informare la cittadinanza.

La mattina del 29 settembre '10 saremo disponibili ad incontrare il dottor Cicala. Ci aspettiamo interessanti novità; in mancanza di queste saremo noi a comunicare al dottor Cicala le "novità" sull'inchiesta, alle ore 11.30 'scopriremo' i volti dei VERI responsabili. Il tutto per accelerare i tempi.

Invitiamo cittadini, lavoratori, giovani, studenti, a partecipare all'iniziativa a sostegno dei familiari delle vittime e della mobilitazione affinché quanto accaduto il 29 giugno non abbia a ripetersi mai più.

Associazione "Il mondo che vorrei"
Assemblea 29 giugno

Riprende il blog della Rete nazionale per la sicurezza




La Rete nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro con il sostegno alla manifestazione di Viareggio e il mantenimento della sua testimonianza in rete e a Viareggio stesso, ha di fatto concluso un primo ciclo attuale della sua attività.
Le forze che su proposta dello slai cobas per il sindacato di classe di Taranto si sono aggregate dall'assemblea nazionale del 26 ottobre 2008 sono però attualmente poco disponibili a mobilitarsi, perchè frantumate o da visioni assolutamente strumentali e ristrette della rete o nel rifluire della loro attività in ipotesi politiche in verità distoglienti spesso da un impegno serio e continuativo per la rete per la sicurezza sui posti di lavoro (( o con spirito di gruppo vedi quella ad esempio di gruppi comunisti che vedono la rete solo come luogo per leggere e portare loro volantini e proclami;un ruolo importante nella rete lo hanno avuto le associazioni familiari sia pure in maniera contraddittoria vista la costante ricerca da pafrte di esponenti di queste associazioni di protagonismi istituzionali e di legami organici con i sindacati confederali, che invece vanno considerati complici della situazione che ha portato a tante morti in fabbrica e all'affermarsi dell'insicurezza sistemica sui posti di lavoro...
Gli stessi Rls hanno dato spesso un attivo contributo, ma abbastanza episodico e ci sono state difficoltà a farne protagonisti effettivi di questa impresa nazionale.
Il ruolo dei ferrovieri rispetto alla rete è stato sempre autonomo e questo va rispettato, ma il progetto della rete è e rimane un valore aggiunto anche rispetto a questa battaglia...
Oggettivamente è sulle sedi, sui compagni e i lavoratori dello slai cobas per il sindacato di classe e su pochi altri compagni e realtà come l'USI Roma - comitato 5 aprile roma - operai thyssenkrupp torino che è caduto il maggior carico di lavoro ed è sopratutto ad esse che si deve la riuscita nazionale delle più importanti manifestazioni della rete in questi anni la manifestazione nazionale a torino della Thyssen Krupp a un anno dalla strage la manifestazione del 18 aprile 2009 a taranto sulla questione Ilva le importanti iniziative contro il governo del 20 giugno a Roma le delegazioni al parlamento in occasione della discussione del testo unico le innumeroli iniziative ai processi Thyssen e Ilva sopratutto la campagna per salvo palumbo della Fincantieri di palermo e il sostegno ad altre campagne importanti De angelis, Andrea Pianeta fino a Viareggio.
Questa fase ha concluso il suo ciclo, ora la rete ha necessità di riorganizzarsi e riprendere il suo percorso con nuovi metodi e nuovi interlocutori.
Va certo continuato l'impegno e il sostegno alle iniziative di altre realtà, vedi associazioni familiari, associazioni amianto, le lotte per salute sul territorio ecc. ma non è questo il terreno principale della attività della rete nella nuova fase.
Il nostro terreno di lavoro sono innanzitutto le fabbriche con l'importante questione degli RLS ..il loro sistema di elezioni e il loro ruolo, la lotta contro la repressione di chi si batte per la sicurezza sui posti di lavoro, il nesso precarietà-morti e sicurezza sui posti di lavoro - messo al centro di un riuscito convegno a ravenna il 13 marzo scorso - il nesso attacco allo statuto dei lavoratori e sicurezza sui posti di lavoro, la questione degli immigrati divenute le prime vittime delle morti sul lavoro che è già terreno di proposta verso le associazioni e il movimento degli immigrati.. la denuncia della giustizia negata nei processi.
tutto questo come parte di un lavoro per una rivoluzione politica e sociale che metta fine al sistema capitalistico che mette il profitto al primo posto e la vita operaia all'ultimo da questo deriva la riorganizzazione della rete sulla base di un nucleo stabile operativo e una rete di legami appartenenti alle diverse realtà impegnate sui posti di lavoro o sul tema, siano esse politiche e sindacali, siano esse tecniche, culturali- operanti nelle e verso le fabbriche, nella precarietà e nell'immigrazione noi chiediamo e ci battiamo affinchè queste realtà partecipino alla rete non sulla base della loro appartenenza politico sindacale, ma sulla base loro lavoro concreto sul tema , qualunque sia la sigla sindacale o politica con cui operino- fuori da proclami, passerelle, autopropaganda ecc un convegno in autunno frutto dell'attività e della riattivazione della proposta rilancerà l'azione della rete e deciderà iniziative locali, tematiche e nazionali

Intanto sono importanti gli opuscoli già prodotti dal 26 ottobre 2008 in poi il bollettino nazionale di informazione giunto al 4° numero strumenti che vanno sistematicamente ripresi e diffusi l'iscrizione e l'uso della mailing list bastamortesullavoro@domeus.it un sito e un blog saranno attivati da settembre per rafforzre questo lavoro sul piano informativo, propositivo, organizzativo

rete nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro bastamortesullavoro@gmail.com