sabato 29 settembre 2012

Ilva fine dei blocchi .. per ora


ieri sera alle 20.10 è stato sopeso il blocco delle strade contigue all'ilva, mentre lo sciopero continuava fino a questa mattina.

i sindacalisti hanno spiegato che vi è una accellerazione dell'AIA, che prevede altri passaggi fino al 16 ottobre conferenza dei servizi, dopo di che la palla dovrebbe ripassare all'azienda, le cui dichiarazioni finora sono contradditorie e non positive

lo slai cobas ritiene che questo sciopero e questi blocchi necessari che hanno visto la partecipazione della maggioranza degli operai presenti in fabbrica - purtroppo la Fiom dice bugie sull'argomento - ma chiaramente la linea fim-uilm aaffida tutto all'aia e al governo come soluzione possibile

noi pensiamo invece che padron Riva, governo e stato siano le controparti che ancora bisogna piegare
con la lotta per la messa a norma degli impianti e con la bonifica del territorio

da lunedì la lotta di posizione, lo scontro tra le due linee tra gli operai riprende in fabbrica

lo slai cobas per il sindacato di classe promuove due presidi alle 15 e alle 16 di lunedì alla port. 6
e presidi martedi' mattina alle 6 a port D, port imprese, tubificio

slai cobas per il sindacato di classe

cobasta@libero.it

29-9-2012

per informazione

 "Il prefetto ha consegnato ai sindacalisti promotori dello sciopero il documento ufficiale del Ministero,
Questa nuova Aia è di 30 pagine, con una sintesi di una pagina, dove vien scritto l'essenziale.

L'Ilva da subito deve fare interventi per le cokerie e parchi minerali e applicare le BAT, anche queste da subito e non nel 2014.

Successivamente il Ministero e la commissione ha preso l'impegno per un documento anche su discariche e acque reflue.

Sui tempi e date. Oggi è stato emanato il documento ufficiale; il 9 ottobre vi è il passaggio con istruttoria regionale per integrare leggi regionali;
l'11 ottobre dovrebbe essere definito e il 16 ottobre vi sarà la Conferenza di servizi, con cui il documento diventa esecutivo.

Comunicato udienza Eureco


Comunicato stampa

Oggi è iniziato il processo per lo scoppio all' Eureco.
Nell' udienza, a porte chiuse, sono state definite le parti civili.
Ricordiamo che, a carico di Merlino, è stato riconosciuto il dolo e non la colposità. Insieme a questo, ancora oggi il giudice ha ribadito di auspicare che si arrivi ad un accordo economico tra le parti, il che ci sembra una anomalia, l'esprimersi in merito.

Ma questa udienza è stata concomitante, tra gli altri, al processo Ruby e, per l'ennesima volta, abbiamo assistito all'osceno spettacolo di stampa e TV che si sono presentati in massa per intervistare, fotografare i protagonisti del processo. Quella che si definisce informazione e che da destra a sinistra si compatta per difendere il “guerriero” Sallusti, non si è degnata di riprendere il presidio davanti al Tribunale e dare voce sia per la vicenda Eureco che, in generale, sugli infortuni e morti sul lavoro. Fatto che conferma che anche per la stampa, così come per i padroni e il governo -vedi la bozza di decreto semplificazioni bis- la vita degli operai vale meno di niente.

Sottolineiamo anche con estremo dispiacere, ma anche rabbia, l' assenza di organizzazioni sindacali, associazioni, movimenti contro le devastazioni dei territori ai presidi a sostegno della difficile battaglia per avere giustizia e lavoro sicuro che si sta combattendo per lo scoppio all' Eureco, come all' Ilva di taranto.

La prossima udienza si terrà il 23 novembre

Milano, 28-9-12
Rete Nazionale per la sicurezza sui luoghi di lavoro-nodo di Milano
cell: 3387211377

Ilva Taranto - il manifesto deforma le cose


Tra i compiti che ci tocca assolvere c'è quello di denunciare anche l'attività di cattiva informazione che viene svolta sulla questione Ilva da Il Manifesto, che sposando in pieno il punto di vista ambientalista, unisce a buone informazioni sull'inchiesta una disinformazione su quello che accade realmente all'Ilva e tra gli operai in questi giorni.
Sono grottesche la prima pagina e gli articoli fatti per la giornata di ieri.
3000 operai e divenuti 5000 nel pomeriggio che attuano blocchi da un giorno e mezzo per tutta la giornata, diventano nell'ignobile titolo de Il Manifesto "decine di operai che aderiscono allo sciopero aziendale di cisl e uil e bloccano la città contro la chiusura dell'altoforno".
A parte il fatto, come farebbero decine di operai a bloccare la città?, neanche nei peggiori momenti della stampa padronale nei confronti delle lotte operaie si sono lette simili "stronzate".
Tutto per esaltare invece l'iniziativa, con aspetti giusti e sbagliati, come abbiamo già commentato di un cinquecento manifestanti tra cui un centinaio di operai Ilva racco,lti intorno al Comitato liberi e pensanti.
Nel titolo si spara un'assemblea per oggi in fabbrica della Fiom che non c'è stata né ci poteva essere, sia perchè oggi più di ieri gli operai erano in sciopero e ai blocchi, sia perchè la Fiom era impegnata in un convegno nazionale sulla siderurgia nel chiuso del Salone della Provincia.

Questo è ingannare chi legge Il Manifesto! Costruire un immagine della situazione dell'Ilva e a Taranto del tutto deformata che cancella gli operai veri, tuttora, certo, pieni di divisioni, confusioni, per offrire un'immagine che contrappone operai e città e che sostiene a spada tratta la chiusura della fabbrica come unica soluzione. Una visione che deforma i rapporti di forza e impedisce alle avanguardie operaie di affrontare i problemi, trattare contraddizioni per vincere la partita contro padron Riva, governo e Stato.
Un'azione profondamente dannosa perchè impedisce ai compagni e al movimento in tutto il paese di avere una giusta informazione e una chiara visione dei problemi e che possa permettere anche a distanza di valutare questa partita decisiva per la sorte della più grande fabbrica del paese e della più grande concentrazione operaia che si vuole smantellare e distruggere, con il risultato, non certo del risanamento dell'ambiente e della fine dei morti da inquinamento, ma esattamente il contrario: trasformare Ilva e Taranto in una nuova Bagnoli.

Ma perchè Il Manifesto scrive tutto questo, dato che anche noi pensiamo che a parte gli eccessi filo Fiom di questo giornale, in generale sulle questioni della fabbriche dà una informazione più attinente alla realtà?
Perchè ormai il giornale nella parte Ilva è fatto da un giornalista tarantino, Gianmario Leone, che scrive quotidianamente su un giornale minore di Taranto, "Taranto Oggi" che è impegnato, come è noto a tutti a Taranto, in una sorta di crociata per la chiusura dell'Ilva e che agisce ogni giorno come portavoce della Procura e dei notabili ambientalisti operanti in città, dal Verde Bonelli ad altri.
Questo giornalista e questo giornale locale, peraltro, tende ad usare il 'Comitato di cittadini e lavoratori liberi e pensanti' come una sorta di "organismo di massa" della Procura e dei notabili Verdi sostenitori dell'ambientalismo antifabbrica; naturalmente il Comitato non è questo, ma le cronache de Il Manifesto lo utilizzano in questa maniera.
Gianfranco Leone non è mai appartenuto alla sinistra cittadina in tutte le sue varianti, e il giornale locale su cui scrive è collocato in un area certo non di sinistra.

slai cobas per il sindacato di classe taranto

Ilva TA - 2^ giornata di blocchi


Dopo una notte in cui i blocchi sono stati mantenuti da folti gruppi di operai, questa mattina, 2° giorno di sciopero, ai blocchi gli operai sono aumentati. Il clima è stato più combattivo di ieri. L'estensione della partecipazione dimostra che gli operai volevano una risposta di lotta alle decisioni della Procura e alla staticità delle posizioni dell'azienda.
Durante la mattinata le notizie che via via sono pervenute non spingevano all'ottimismo e accendevano lo spirito di lotta.
Ferrante, per conto di padron Riva, è tornato ad agitare l'opposizione alla Procura, sollevando l'argomento che ci sarebbero altre perizie  "scientifiche" che smentirebbero l'emergenza ambientale. Si tratta di posizioni che dimostrano che l'azienda fa estrema resistenza, non solo alle decisioni della Procura verso la quale la sua guerriglia giudiziaria è scontata, ma ad assumersi le sue responsabilità nel rispondere alla denuncia di forte inadeguatezza dei fondi e delle misure annunciate, e questo, peraltro, è sostenuto anche dalle OO.SS. che hanno promosso lo sciopero di questi due giorni. La stessa questione dell'AIA su cui gli operai pongono fiducia e aspettativa perchè possa comunque autorizzare a produrre, attesa da un momento all'altro, in realtà il governo fa sapere che il lavoro procede ma che bisognerà attendere almeno l'11 ottobre.
Queste risposte obiettivamente negative richiedono che la lotta continui e diventi più incisiva.
Le intenzioni di Fim e Uilm vanno nell'organizzazione di una manifestazione nazionale a Roma per il 15 o il 17 ottobre; anche gli operai spingono per una manifestazione a Roma.
I compagni e lavoratori dello Slai cobas, invece sostengono che è meglio lavorare per uno sciopero generale unitario e di massa in città che unisca operai e masse popolari e che sia in grado di esercitare moplta più pressione, costringendo governo e tutte le altre parti a venire a Taranto e a presentare una soluzione che salvaguardi lavoro, salario e faccia avanzare radicalmente una reale messa a norma dello stabilimento.


Tra gli operai resta molta confusione, in parti seminata dalle componenti aziendaliste, in parte proveniente dai livelli di coscienza sindacale che restano arretrati rispetto alla partita in gioco.
Altri motivi di divisione e di contrasto tra gli operai nascono dalla posizione della Fiom che ha scelto di non disturbare il manovratore, di non rispondere alle spinte presenti tra la massa operaia, di non contrastare sul campo nella lotta e nello sciopero le posizioni aziendaliste tra i lavoratori e nelle altre OO.SS. Restare in fabbrica a lavorare quando c'è da lotta su posizioni di classe, è una scelta profondamente sbagliata.
Le proposte provenienti dal Convegno nazionale sulla siderurgia della Fiom, a porte chiuse, fatte a Taranto oggi, al di là del merito che tratteremo in altra nota, nascono morte proprio perchè non si misurano col calore di una tensione e di una mobilitazione che gli operai riversano nei blocchi di questi due giorni.

In questa situazione difficile cammina, con piccoli passi ma determinati, l'azione dello Slai cobas per il sindacato di classe. Già da ieri pomeriggio al blocco della 106 le cose cominciavano a cambiare, capannelli, discussioni accese, ma anche sostegno aperto.
Questa mattina, prima al blocco della 106, in cui è presente e attiva la componente aziendalista, quindi anche capi e ingegneri, i focolai di discussione sono diventati grandi capannelli coinvolgendo circa un centinaio di operai. E qui gli argomenti usati hanno riguardato l'impegno e l'azione dello Slai cobas che in generale in questi anni sono stati nascosti e ostacolati, denigrati da azienda e sindacalismo confederale, quando invece attraverso numerosi esempi di azione concreta essi sono stati la vera alternativa di proposta e di azione, prevalentemente esterna, contro padron Riva, le collusioni del sindacalismo confederale e il clima generale di timore in fabbrica tra la massa degli operai.
Le forti discussioni emerse hanno spostato l'attenzione e favoriscono la continuazione del lavoro di chiarimento e organizzazione, nel quadro necessariamente unitario di questa lotta contro padron Riva, Stato e governo.
Al blocco della via Appia, il più grande, i capannelli si sono accesi, uno dietro l'altro con l'arrivo dello Slai cobas. Vi sono state approfondite discussioni di denuncia della politica di Riva, del ruolo complice sulla questione sicurezza e salute delle direzioni sindacali, ma anche dei delegati e Rls - su questo vi è stato un forte accordo da parte degli operai - sulla battaglia specifica su questo terreno fatta negli anni dallo Slai cobas anche con la Rete per la sicurezza sui posti di lavoro; altre discussioni positive sono state sul problema dell'unità necessaria lavoratori/cittadini, qui lo Slai cobas ha anche chiarito che molte volte vien presentata dalla stampa, in internet, una contrapposizione che nei fatti non c'è tra i cittadini dei quartieri, e che viene alimentata strumentalmente da ambientalisti, che si fanno passare per "cittadini".
Oggi il tentativo di settori sindacali o aziendalisti di isolarci, basato spesse volte su disinformazione e menzogne sono stati smontati, l'attenzione e i consensi sono cresciuti.
Intorno alle 13 l'apparato sindacale di fim e uilm fortemente presente oggi a questo blocco è intervenuto decisamente sollecitando i suoi rappresentanti che partecipavano alle discussioni a interromperle immediatamente, una mossa difensiva per ridimensionare e isolare lo slai cobas, per toglierci l'acqua in cui stavamo nuotando, e un segno di debolezza.
Lo Slai cobas nel suo volantino, letto con crescente attenzione, richiesto da tanti operai, fa delle proposte concrete che sono unitarie e si rivolgono a tutti gli operai, che tengono conto dell'emergenza e della fase dello scontro di classe all'Ilva.
E su questo il lavoro e la battaglia continua.

Il Comitato liberi e pensanti questa mattina non si è visto ai blocchi, la linea che i blocchi danneggiano la città ha portato in mattinata a disertarli, per una presenza molto vivace ma abbastanza innocua alla portineria dei camion delle merci,dove l'attività è estremamente ridotta; una presenza che non poteva andare oltre una buona discussione con qualche autotrasportatore.

venerdì 28 settembre 2012

OPERAI DALMINE SOLIDALI CON OPERAI ILVA



27-09-2012
COMUNICATO STAMPA

SI E' TENUTA IERI AI CANCELLI DELL'ACCIAIERIA, E PROSEGUIRA OGGI  CON PRESIDI E VOLANTINAGGI ALLA PORT. CENTRALE DELLA TENARIS DALMINE, LA CAMPAGNA DI MOBILITAZIONE NAZIONALE PER COSTRUIRE UNA MANIFESTAZIONE NAZIONALE A TARANTO IN SOLIDARIETA' CON GLI OPERAI ILVA E LA POPOLAZIONE DI TARANTO, IN STRETTO LEGAME CON L'INIZIATIVA DELLO SLAI COBAS ILVA APPALTO DI CUI RIPORTIAMO SOTTO IL COMUNICATO DIFFUSO OGGI .

GLI OPERAI DELLA DALMINE HANNO RISPOSTO CON INTERESSE ALLA PAROLA D'ORDINE LANCIATA AL PRESIDIO: NO ALLA CHIUSURA DELLE FABBRICHE, GLI OPERAI LAVORANO PER VIVERE E NON PER MORIRE, LE FABBRICHE VANNO MESSE A NORMA E IN SICUREZZA DAI PADRONI CON I PROFITTI CHE HANNO FATTO IN QUESTI ANNI.
DIRANTE L'INIZIATIVA SI E' CRITICATO APERTAMENTE LA PRESENZA DELLA UILM CHE DIFFONDEVA IL PROPRIO PERIODICO PROVINCIALE, IN QUANTO IL SEGRETARIO DEI METALMECCANICI DI QUESTA ORGANIZZAZIONE PALOMBELLA E' TRA I CONNIVENTI DELLA SITUAZIONE VENUTASI A CREARE ALL'ILVA E TRA I PRINCIPALI CAMERIERI DI PADRON RIVA.

INOLTRE SI E' PRESO L'OPPORTUNITA' VISTA LA PRESENZA DEI DELEGATI FIOM CHE PARTECIPERANNO A TARANTO DOMANI ALL'ASSEMBLEA NAZIONALE DELLA SIDERURGIA, PER INVITARLI A SCHIERARSI E AD ESPRIMERE COME RSU FIOM DALMINE LA PROPRIA SOLIDARIETA' ALLA LOTTA DEGLI OPERAI ILVA......VEDREMO.

NEL FRATTEMPO NOTIAMO LA COMPLETA MANCANZA DI INTERESSE DA PARTE DELLA STAMPA, SEMPRE PRONTA POI A CORRERE AI CANCELLI, NELLE OCCASIONI IN CUI SI VERIFICANO INFORTUNI ALLA DALMINE.
SENZA PRENDERE L'OCCASIONE PER CAPIRE QUELLO CHE SUCCEDE REALMENTE IN FABBRICA IN TERMINI DI SFRUTTAMENTO, AD ESEMPIO SULLE LINEE DI OCTG3 DOVE SONO STATI FATTI INVESTIMENTI LAVORANO A VOLTE SENZA PAUSA QUANDO MANCA ORGANICO GIOVANI APPRENDISTI CHE SONO I NUOVI SCHIAVI IN CATENE LEGALIZZATI DALLA RIFORMA FORNERO.

NEI PROSSIMI GIORNI METTEREMO AL CORRENTE L'OPINIONE PUBBLICA DELLE ARGOMENTAZIONI ESPRESSE NELL'INCONTRO CON I DEPENDENTI SETTIMANA SCORSA DALL'AMMINISTRATORE DELEGATO DELLA DALMINE SIG. ZANOTTI IN MERITO ALLA QUESTIONE ILVA CHE GUARDA CASO ERA TRA UNA DELLE DOMANDE CHE SONO PERVENUTE VIA EMAIL DURANTE L'INCONTRO, PER ORA CI BASTA DIRE CHE COME UNA FOTOCOPIA HA RIPETUTO IN MERITO AD UN INFORTUNIO MORTALE NEGLI STABILIMENTI TAMSA DI MESSICO, LE ARGOMENTAZIONI CHE RIVA ALL'ILVA HA ESPRESSO QUANDO SONO MORTI GIOVANI OPERAI PER UNA GRU SPEZZATA OSSIA IL FATTO CHE IN SIDERURGIA NON SI PRODUCONO GOMME DA MASTICARE (RIVA A VEVA DETTO CIOCCOLATINI), DICIAMO QUESTO PERCHE' LAVORANDO OGNI GIORNO NEI REPARTI CONOSCIAMO BENE LA SITUAZIONE CHE SI CELA DIETRO TUTTO L'APPARATO DI SICUREZZA AZIENDALE CHE HA COME RISULTATO, INSIEME A PREMI LEGATI AL NUMERO DI INFORTUNI, CHE MOLTI INFORTUNI NON VENGONO DENUNCIATI DAI LAVORATORI.....E CHE NEANCHE I DELEGATI SINDACALI E GLI RLS SI PERMETTANO DI METTERE COMUNICATI AI LAVORATORI QUANDO SUCCEDONO GLI INFORTUNI .



 ILVA taranto oggi

la posizione dello slai cobas per il sindacato di classe ilva Taranto

noi siamo per lo sciopero  e la mobilitazione unitaria e di massa degli operai Ilva e indotto

ma esso deve essere CONTRO padron Riva e il governo Monti-Clini  che non vogliono mettere i soldi necessari al vero risanamento della fabbrica e del territorio

lo SCIOPERO va fatto i lavoratori lottano per tenere aperta la fabbrica con una vera messa a norma e difendere il LAVORO E IL SALARIO di tutti gli operai e LA SALUTE dei lavoratori e della città.

Noi siamo contro aziendalismo pro Riva

noi siamo contro “ambientalismo antioperaio” che vuole la chiusura della fabbrica
nocivo è il capitale e non la fabbrica.

oggi siamo presenti a scioperi e blocchi  per stare dentro i lavoratori ma siamo  senza bandiere, perchè nessuna delle iniziative in corso si muovono su posizioni giuste da noi condivise

1 - noi chiediamo che intanto non si proceda a nessuna chiusura di impianti,
senza aver fatto un cronoprogramma graduale che mantenta il ciclo produttivo e il lavoro degli operai
2 - noi chiediamo l'immediata convocazione di un tavolo di emergenza in Prefettura per trovare le soluzioni a tutela di lavoro e reddito degli operai
tavolo a cui sia presente anche lo slai cobas ilva

noi vogliamo uno sciopero generale che unisca operai e masse popolari della città e lavoriamo perchè questo avvenga il 19 ottobre,
se si costruiscono le condizioni per una data più ravvicinata, vi aderiremo
slai cobas per il sindacato di classe ilva
cobasta@libero.it
347-1102638


-09-2012
COMUNCATO STAMPA

ILVA, DALMINE, SIDERURGIA….gli operai lavorano per vivere non per morire
una questione di tutta la classe operaia e dell'intera società in cui viviamo.

MERCOLEDI' 26 settembre 2012
PRESIDIO alla TENARIS DALMINE
0RE13-14 PORTINERIA FTM-ACCIAIERIA
SI INVITA LA STAMPA AD ESSERE PRESENTE

Questa iniziativa si inserisce nel quadro della campagna nazionale lanciata dal coordinamento nazionale dello slai cobas s.c, che ha visto una prima iniziativa il 21 settembre alla sede legale dell'ILVA di Milano, ma che proseguirà coinvolgendo sindacati di base, organismi che si occupano della sicurezza e tutte le forze politiche che affermino con chiarezza che nocivo è il capitale e non le fabbriche e gli operai,  attraverso assemblee, mozioni, incontri nazionali, con particolare attenzione verso le fabbriche siderurgiche del paese, e attivando con un assemblea a Roma il 6 ottobre la rete nazionale della  sicurezza (già protagonista il 18 aprile del 2009 di un grande corteo di  migliaia di cittadini e operai che partito dal quartiere Tamburi ha invaso la città di Taranto), per arrivare alla costruzione di una manifestazione nazionale e ad un convegno nazionale a Taranto, per approfondire tutti gli aspetti della questione Ilva all'interno della lotta più generale contro padroni e governo.

Lo Slai Cobas Dalmine, terrà un presidio informazione e denuncia a sostegno della lotta degli operai ILVA e della popolazione di Taranto, per affermare in fabbrica e città una importante battaglia: NON PER CHIUDERE LE FABBRICHE MA PER PRETENDERE SALUTE E LAVORO CONTRO LA LOGICA DEL PROFITTO DI PADRON RIVA E DI TUTTTI I PADRONI, SOSTENUTI DAL GOVERNO.

Quello che sta avvenendo a Taranto, nel più grande polo siderurgico d'Europa, riguarda tutta la società perché: gli operai vanno in fabbrica per vivere non per morire, quindi la nostra salute e quella della popolazione  non possono essere messe in contrapposizione al lavoro e alla chiusura delle fabbriche (come vorrebbe l'ecologismo ambiguo), né alle tendenze aziendaliste (sostenute dai sindacati confederali, fim e film in testa) che vorrebbero far pagare agli operai i costi della messa a norma della fabbrica e dell'ambiente con cassaintegrazione o continuando a lavorare a rischio.

QUESTA BATTAGLIA E' CONDOTTA A TARANTO IN MANIERA CHIARA E DECISA SOLO DALLO SLAI COBAS PER IL SINDACATO DI CLASSE, che sta lavorando per far emergere la voce autonoma  degli operai, (ogni giorno in balia di due terrorismi: ricatto occupazionale o chiusura della fabbrica), attraverso l'organizzazione sindacale della propria forza in fabbrica, unico modo per tutelare i propri interessi: per una fabbrica messa a norma e per unire tutta la popolazione nella lotta per una città risanata e salvaguardata.


PER LO SLAI COBAS S.C 
LAMERA SEBASTIANO 335-5244902
COORDINATORE REGIONALE 

Slai COBAS per il sindacato di classe
Sede regionale: Dalmine Viale Marconi ,1 24044 (Bergamo)
Cell. 335/5244902 Fax 035/19968666 cobasdalmine@infinito.it





 

ILVA, DALMINE, SIDERURGIA: DIFENDERE LAVORO, SALARIO E SALUTE





volantino in distribuzione alle portinerie:


Lo Slai Cobas Dalmine invita tutti gli operai a sostenere la lotta degli operai ILVA e della popolazione di Taranto, per affermare in fabbrica e in città una importante battaglia: NON PER CHIUDERE LE FABBRICHE MA PER PRETENDERE SALUTE E LAVORO CONTRO LA LOGICA DEL PROFITTO DI PADRON RIVA E DI TUTTTI I PADRONI, SOSTENUTI DAL GOVERNO.


Quello che sta avvenendo a Taranto, nel più grande polo siderurgico d'Europa, riguarda tutta la società perché gli operai vanno in fabbrica per vivere non per morire, quindi la nostra salute e quella della popolazione  non possono essere messe in contrapposizione al lavoro e alla chiusura delle fabbriche (come vorrebbe l'ecologismo ambiguo), né alle tendenze aziendaliste (sostenute dai sindacati confederali, Fim e Uilm in testa) che vorrebbero far pagare agli operai i costi della messa a norma della fabbrica e dell'ambiente con cassaintegrazione o continuando a lavorare a rischio.



QUESTA BATTAGLIA E' CONDOTTA A TARANTO IN MANIERA CHIARA E DECISA SOLO DALLO SLAI COBAS PER IL SINDACATO DI CLASSE, che sta lavorando per far emergere la voce autonoma degli operai, (ogni giorno in balia di due terrorismi: ricatto occupazionale o chiusura della fabbrica), attraverso l'organizzazione sindacale della propria forza in fabbrica, unico modo per tutelare i propri interessi, all’ILVA e in ogni posto di lavoro: per una fabbrica messa a norma e per unire tutta la popolazione nella lotta per una città risanata e salvaguardata.



Questa iniziativa si inserisce nel quadro della campagna nazionale lanciata dal coordinamento nazionale dello slai cobas s.c, che ha visto una prima iniziativa il 21 settembre alla sede legale dell'ILVA di Milano, ma che proseguirà coinvolgendo sindacati di base, organismi che si occupano della sicurezza e tutte le forze politiche che affermino con chiarezza che nocivo è il capitale e non le fabbriche e gli operai,  attraverso assemblee, mozioni, incontri nazionali, con particolare attenzione verso le fabbriche siderurgiche del paese, e attivando con un assemblea a Roma il 6 ottobre la rete nazionale della sicurezza (già protagonista il 18 aprile del 2009 di un grande corteo di migliaia di cittadini e operai che partito dal quartiere Tamburi ha invaso la città di Taranto), per arrivare alla costruzione di una manifestazione nazionale e ad un convegno nazionale a Taranto, per approfondire tutti gli aspetti della questione Ilva all'interno della lotta più generale contro padroni e governo.



MOBILITIAMOCI LA QUESTIONE ILVA RIGUARDA TUTTI GLI OPERAI

PER INVIARE SOLIDARIETA’: cobasta@libero.it

PER INFORMAZIONE QUOTIDIANA: http://tarantocontro.blogspot.it/

Slai COBAS Dalmine per il sindacato di classe Sede viale Marconi,1

Cell. 335/5244902 Fax 035/19968666 cobasdalmine@infinito.it http://cobasperilsindacatodiclasse.blogspot.it/




LICENZIAMENTO MACCHINISTA DE ANGELIS: 1° OTTOBRE UDIENZA D'APPELLO A ROMA, ORE 9,30





                    ancora
IN MARCIA !
GIORNALE DI CULTURA, TECNICA E INFORMAZIONE POLITICO SINDACALE, DAL 1908
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LICENZIAMENTO MACCHINISTA DE ANGELIS: 1° OTTOBRE UDIENZA D'APPELLO A ROMA, ORE 9,30
UDIENZA ORE 9,30 PRESSO CORTE D'APPELLO
DI ROMA, VIA R. ROMEI ANGOLO VIA V. VARISCO


PER TESTIMONIARE VICINANZA E SOLIDARIETA':
APPUNTAMENTO ALLA STAZIONE TERMINI, ALLE 8,450 AL BINARIO 1


SI TERRÀ LUNEDÌ 1° OTTOBRE 2012 ALLE ORE 9,30 L'UDIENZA CONCLUSIVA SUL RICORSO
PRESENTATO DA TRENITALIA, PRESSO LA CORTE D'APPELLO DI ROMA, CONTRO LA SENTENZA
 DEL TRIBUNALE DI ROMA CHE IL 26 OTTOBRE 2009 HA REINTEGRATO  IL 'NOSTRO' MACCHINISTA
 DANTE DE ANGELIS AL SUO POSTO DI LAVORO,  DOPO IL CLAMOROSO LICENZIAMENTO
DI FERRAGOSTO DEL 2008, RELATRICE LA DOTT.SSA DONATELLA CASABLANCA
UN LICENZIAMENTO CHE HA ASSUNTO UN RILIEVO SIMBOLICO ENORME SIA PER LA SICUREZZA
 SUL LAVORO ED IL RUOLO DEGLI RLS CHE PER  LA LIBERTÀ DI ESPRESSIONE DEI LAVORATORI
 PER QUESTO RIGUARDA TUTTI I CITTADINI INTERESSATI ALLA SICUREZZA FERROVIARIA,
 I VIAGGIATORI, UTENTI DEL TRASPORTO FERROVIARIO E IL MONDO DELL'INFORMAZIONE

COME SI RICORDERÀ IL PROVVEDIMENTO ERA STATO MOTIVATO DALLE DICHIARAZIONI CHE EGLI AVEVA
RILASCIATO A SEGUITO DEI RIPETUTI INCIDENTI ACCADUTI AI TRENI EUROSTAR IN QUEL PERIODO

SECONDO L'AZIENDA GLI ALLARMI LANCIATI RISULTAVANO
NON VERITIERI E DANNOSI PER LA SUA IMMAGINE (... LEGGI TUTTO)

ILVA TARANTO: UNA GIORNATA DI LOTTA E CONTRADDIZIONI




Dopo la decisione da parte della giudice Todisco di marciare verso il fermo degli impianti, era inevitabile una forte reazione dei lavoratori, a fronte del pericolo effettivo di fermo della produzione e conseguenti ricadute sul lavoro.
Alle reazioni delle prime ore, ispirate principalmente dalla componente aziendalista filo Riva, con presidi alla Direzione della fabbrica e lavoratori saliti sulla passerella del camino, Fim e Uilm hanno fatto seguire sulla spinta di molti operai, la dichiarazione 48 ore di sciopero, con blocchi stradali per oggi e domani. La Fiom invece ha assunto una decisione filo-giudici ma ha anche dichiarato di 'ritenere che le assicurazioni date da Ferrante, di non immediati riflessi sull'attività e sui posti di lavoro, sufficienti per non promuovere alcuna iniziativa di lotta'.
Una posizione quindi altrettanto aziendalista.
Questa mattina 3mila operai hanno scioperato al primo turno e bloccato via Appia e la SS 106 nelle prossimità dello stabilimento. Una partecipazione quindi abbastanza maggioritaria tra gli operai del 1° turno.Mentre si sviluppava questo blocco è arrivato uno spezzone molto folto di alcune centinaia di manifestanti raccolti intorno al Comitato cittadini e lavoratori liberi e pensanti, di questi circa un centinaio erano operai Ilva guidati dai leader naturali di questo comitato; Ranieri, Battista, ecc.
Lo spezzone ha raggiunto il blocco con due obiettivi giusti e uno totalmente sbagliato:
1- realizzare un confronto con gli operai presenti al blocco
2- lottare insieme perchè l'avversario sia padron Riva e che si faccia di più per bloccare la produzione;
3- ostentato in maniera arrogante e aggressiva, è stato quello di pretendere l'immediato scioglimento del blocco stradale perchè “danneggerebbe la città e i cittadini”.
Quest'ultima posizione è apparsa di stampo reazionario, antisciopero e antiblocco. Spesso e volentieri gli operai quando hanno attuato scioperi hanno bloccato le strade vicino alla fabbrica per renderlo più visibile e incisivo; inoltre, il blocco vicino alla fabbrica incide poco sulla città. La pretesa, quindi, di parlare a nome dei cittadini e di usare questo argomento contro il necessario blocco in occasione dello sciopero rappresenta una posizione di destra, per così dire di “ben pensanti” piuttosto che di “liberi e pensanti”.
La posizione di contrapporre cittadini a operai è una posizione dannosa e reazionaria alla lotta per il lavoro e la salute. Una cosa è sostenere e battersi perchè gli scioperi e i blocchi siano contro Riva e il governo, altra cosa è invece usare argomenti sbagliati, quali quelli usati dal Comitato in questa occasione.
Il confronto, invece, sviluppatosi a livello di base a volte in forme aspre,tra operai presenti al blocco e operai del Comitato è stato comunque utile, anche se l'argomento sottointeso a questa discussione, e che gran parte del Comitato sostiene, quello della chiusura dell'Ilva, così come l'altro argomento altrettanto sbagliato che la colpa dei danni prodotti da padron Riva sarebbe anche degli operai che si dovrebbero “scusare” con la città, in questo confronto sono stati tenuti in sordina.
Nel corso del presidio ha parlato dall'Apecar anche il segr. della Uilm che ha ribadito la posizione attuale del sindacato che domanda maggiore impegno a Riva e chiede maggior tempo alla Procura, e in ultima analisi si affida alle decisioni del governo, proponendo per questo una manifestazione a Roma.
Lo Slai cobas per il sindacato di classe presente ai blocchi, come da comunicato che segue, ha vissuto insieme a molti operai con difficoltà questo confronto-scontro; se si contrappongono aziendalismo e ambientalismo, faticano ad affermarsi le necessarie posizioni di classe che sono indispensabili per condurre e vincere questa battaglia.
la posizione dello slai cobas per il sindacato di classe ilva Taranto

Noi siamo per lo sciopero e la mobilitazione unitaria e di massa degli operai Ilva e indotto

ma esso deve essere CONTRO padron Riva e il governo Monti-Clini che non vogliono mettere i soldi necessari al vero risanamento della fabbrica e del territorio

Lo SCIOPERO va fatto per tenere aperta la fabbrica con una vera messa a norma e difendere il LAVORO E IL SALARIO di tutti gli operai e LA SALUTE dei lavoratori e della città.

Noi siamo contro l'aziendalismo pro Riva,
noi siamo contro “ambientalismo antioperaio” che vuole la chiusura della fabbrica nocivo è il capitale e non la fabbrica.

Oggi siamo presenti a scioperi e blocchi per stare con i lavoratori ma siamo senza bandiere, perchè nessuna delle iniziative in corso si muovono su posizioni giuste da noi condivise1 - noi chiediamo che intanto non si proceda a nessuna chiusura di impianti, senza aver fatto un cronoprogramma graduale che mantenta il ciclo produttivo e il lavoro degli operai
2 - noi chiediamo l'immediata convocazione di un tavolo di emergenza in Prefettura per trovare le soluzioni a tutela di lavoro e reddito degli operai - tavolo a cui sia presente anche lo slai cobas ilva


noi vogliamo uno sciopero generale che unisca operai e masse popolari della città e lavoriamo perchè questo avvenga il 19 ottobre, - se si costruiscono le condizioni per una data più ravvicinata, vi aderiremo

Slai cobas per il sindacato di classe Ilvacobasta@libero.it347-1102638 - 347-5301704


TA 27-9-2012

giovedì 27 settembre 2012

ALL' EURECO COME ALLA THYSSEN: SI BRUCIANO LE VITE OPERAIE. Presidio venerdì 28 invito a partecipare


ALL' EURECO COME ALLA THYSSEN: SI BRUCIANO LE VITE OPERAIE IN NOME DEL PROFITTO E DELL' ILLEGALITA' DEI PADRONI, COPERTE DALLE CONNIVENZE POLITICHE!

Con queste parole d'ordine, a un mese dallo scoppio alla Eureco- il 4 dicembre 2010-, la rete nazionale per la sicurezza sui luoghi di lavoro ha dato vita a una mobilitazione nazionale e a un presidio a Paderno Dugnano, per affermare la VERITÀ: non di incidenti, non di morti bianche bisogna parlare, ma di morti annunciate, di omicidi commessi in nome del profitto e del malaffare.
Intorno alla Eureco abbiamo assistito alla solita serie di affermazioni, ma anche di fatti, che tendono a sminuire, a definire fatalità, fatti non prevedibili, errore umano.

Finalmente, a quasi due anni dallo scoppio e dalla morte di quattro operai: SERGIO SCAPOLAN, HARUN ZEQIRI, SALVATORE CATALANO, LEONARD SHEHU, e il ferimento di tre operai, il 9 luglio si è tenuta l'udienza preliminare- proseguita, poi, il 16 luglio-, presso il Tribunale di Milano, a carico di Giovanni Merlino, il titolare della Eureco, società di smaltimento rifiuti, per: omicidio colposo plurimo, incendio e altre 23 imputazioni tra cui: imprudenza negligenza, imperizia, stoccaggio, traffico e smaltimento illecito di rifiuti pericolosi.
Il GUP ha accolto la costituzione di parte civile per i familiari di Sergio, Harun, Salvatore, Leonard e per i tre operai gravemente infortunati che hanno subito lesioni gravissime solo per i primi due capi di imputazione (omicidio e incendio); sono, inoltre, stati ammessi il Comune di Paderno Dugnano, ma solo per l'incendio e la CGIL, ma solo per il danno all'immagine e l'INAIL, tralasciando le imputazioni relative al mancato rispetto delle norme sul trattamento/smaltimento di materiali pericolosi, sulla mancata informazione ai lavoratori dei rischi cui erano, loro malgrado, esposti, e non considerando in nessun modo la recidività di Merlino, già condannato per la morte di un operaio avvenuto in precedenza in un altro suo impianto. Sono state respinte, invece, le costituzioni di parte civile di MD, AIEA, Comitato a sostegno dei familiari delle vittime e dei lavoratori Eureco, Anmil, Allca Cub Chimici.

Ancora più grave riteniamo il fatto che, nel rinviare la discussione al 28 settembre 2012, il giudice abbia auspicato che, prima di quella data, le vittime parti civili e la società Eureco trovino un accordo monetario, come se la vita, la salute degli operai valga una manciata di euro e mortificando la sete di giustizia dei familiari e degli operai feriti che chiedono che Merlino passi i suoi giorni in galera e a cui nessuna cifra potrà restituire i loro cari.

Facciamo appello a sostenere i familiari, gli operai rimasti feriti nello scoppio partecipando ai presidi che la Rete organizzerà davanti al tribunale, ma anche alle iniziative di informazione sui fatti della Eureco, aderendo alla Rete stessa. Perchè per la Eureco sia come per la Thyssen, con le condanne esemplari che in quel processo si sono avute.

La Rete è stata l'unica alternativa praticata al sindacalismo confederale in generale complice e inefficace contro le politiche di padroni e governo su questo terreno, tranne qualche rara eccezione, la Rete è stata ed è alternativa unitaria al vuoto lasciato dall'attività ristretta e puramente episodica dei sindacati di base su questi temi e una linea e una pratica e metodo contro il settarismo autoreferenziale con partiti, gruppi e organizzazioni che agitano questa battaglia solo come autopropaganda non come battaglia generale per farla avanzare nell'interesse dei lavoratori.

Ma le forze sono ancora insufficienti, per questo c'è bisogno che le altre energie che si vogliono veramente impegnare nella lotta contro le morti sul lavoro si uniscano nella Rete per sviluppare quel movimento operaio, popolare, sociale, politico e culturale necessario per incidere in questa battaglia, nel quadro della lotta per una rivoluzione politica e sociale che affermi la vita degli operai sul profitto dei padroni e del sistema del capitale.

Presidio Venerdì 28 settembre h. 9.00 davanti al Tribunale di Milano, corso di Porta Vittoria, in concomitanza con l'udienza Eureco
Per aderire, organizzare, proporre iniziative: cell: 3387211377;mail:retesicurezzamilano@gmail.com

ILVA Taranto oggi


la posizione dello slai cobas per il sindacato di classe ilva Taranto

noi siamo per lo sciopero  e la mobilitazione unitaria e di massa degli operai Ilva e indotto

ma esso deve essere CONTRO padron Riva e il governo Monti-Clini  che non vogliono mettere i soldi necessari al vero risanamento della fabbrica e del territorio

lo SCIOPERO va fatto
 i lavoratori lottano per tenere aperta la fabbrica con una vera messa a norma e difendere il LAVORO E IL SALARIO di tutti gli operai e LA SALUTE dei lavoratori e della città.

Noi siamo contro aziendalismo pro Riva
noi siamo contro “ambientalismo antioperaio” che vuole la chiusura della fabbrica nocivo è il capitale e non la fabbrica.

oggi siamo presenti a scioperi e blocchi  per stare dentro i lavoratori ma siamo  senza bandiere, perchè nessuna delle iniziative in corso si muovono su posizioni giuste da noi condivise

1 - noi chiediamo che intanto non si proceda a nessuna chiusura di impianti, senza aver fatto un cronoprogramma graduale che mantenta il ciclo produttivo e il lavoro degli operai
2 - noi chiediamo l'immediata convocazione di un tavolo di emergenza in Prefettura per trovare le soluzioni a tutela di lavoro e reddito degli operai tavolo a cui sia presente anche lo slai cobas ilva

noi vogliamo uno sciopero generale che unisca operai e masse popolari della città e lavoriamo perchè questo avvenga il 19 ottobre, se si costruiscono le condizioni per una data più ravvicinata, vi aderiremo

slai cobas per il sindacato di classe ilva cobasta@libero.it
347-1102638



notizie dall'Ilva di Taranto
il gip ribadisce lo stop alla produzione. Sciopero di due giorni I Riva restano agli arresti


TARANTO  - Il gip di Taranto patrizia Todisco ha detto no al piano formulato dall'Ilva di interventi immediati per il risanamento degli impianti inquinanti. No anche al mantenimento di un minimo di produzione chiesto dall'azienda.
La decisione è contenuta nel provvedimento depositato poco fa dal giudice in cancelleria.

«Non c'è spazio per proposte al ribasso da parte dell'Ilva circa gli interventi da svolgere e le somme» da stanziare. È scritto nel provvedimento col quale il gip di Taranto Patrizia Todisco ha respinto il pianto presentato dall'azienda di interventi immediati per il risanamento degli impianti.

La decisione del Gip, in qualche modo prevista ma anche temuta dagli operai e dall'azienda, potrebbe dare il via allo spegnimento dell'impianto. «I beni in gioco - salute, vita e ambiente, ma anche il diritto ad un lavoro dignitoso ma non pregiudizievole della salute di un essere umano - non ammettono mercanteggiamenti».

"Sconcertante" e "inaccettabile": così il gip Patrizia Todisco definisce la richiesta dell'Ilva di proseguire l'attività produttiva. L'Ilva "ha sostanzialmente richiesto - scrive - l'autorizzazione all'attività produttiva non quantitativamente precisata, finalizzata alla sostenibilità e alla realizzazione del risanamento", ipotizzando una "inesigibilità economica", problema che, secondo il giudice, spetta alla stessa azienda risolvere perchè rientra tra i suoi impegni.


AZIENDA A SINDACATI, NON AVVIATO SPEGNIMENTO "Ci hanno detto dall'azienda che non è in fase di spegnimento alcun impianto, questa voce ricorrente di questa mattina non corrisponde a verità".
Lo sottolinea il segretario provinciale della Fim Cisl di Taranto, Mimmo Panarelli, a proposito delle voci che avevano fatto montare la protesta degli operai da ieri sera.
"Ovviamente - ha aggiunto Panarelli - c'è grande preoccupazione tra i lavoratori. Io continuo a sostenere che l'obiettivo è comune, il problema è il metodo. C'e chi sostiene che per bonificare bisogna fermare contestualmente tutti gli impianti, e c'e chi, come noi, sostiene che è possibile raggiungere l'obiettivo agendo in maniera graduale. Ne fermo uno, lo metto a norma, riprende la marcia e fermo l'altro". "Questo ci permetterebbe di impedire il blocco totale che - spiega Panarelli - sarebbe la morte dell'Ilva".

OPERAIO A CLINI, QUANTO VALE LA MIA VITA?
«Vorrei sapere dal ministro Clini e da Riva: quanto vale la mia vita e quanto vale quelle dei miei figli?». Lo chiede Cataldo Ranieri, un operaio dell'Ilva componente del Comitato cittadini e lavoratori liberi e pensanti che, insieme con un gruppo di compagni di lavoro, si trova davanti allo stabilimento.
«Noi non siamo contro la magistratura, vogliamo che lo Stato - chiarisce - ci dia risorse per fare acciaio pulito come accade nel resto d'Europa, e non bastano 400 milioni di euro. Non siamo noi di certo - aggiunge - a volere la chiusura dello stabilimento, è Riva che vuole la chiusura se non mette i soldi. E chi non mette i soldi per far si che i nostri colleghi, che noi tutti, non si muoia a 50 anni: ogni giorno noi qui, vediamo davanti alla fabbrica manifesti listati a lutto. Questo è giusto?».

FIOM: C'E' MOLTA ESASPERAZIONE IN FABBRICA «Quello che è accaduto, con la decisione di alcuni operai, di salire sull'altoforno e il camino è l'espressione della esasperazione che c'è in fabbrica». Lo ha detto, poco fa, il segretario provinciale della Fiom, Donato Stefanelli, uscendo dall'Ilva. «Si tratta - ha aggiunto - di manifestazioni incontrollate. Poco fa, alcuni operai sono saliti anche sulle passerelle della batterie e poi sono scesi, e siamo preoccupati, siamo preoccupati per la situazione di pericolo in cui si possono trovare questi operai».

«E' arrivato il momento - ha detto Stefanelli - di fare le assemblee e decidere insieme ai lavoratori cosa fare. Non è più rinviabile». Secondo il segretario provinciale della Fiom, inoltre, «non bisogna bloccare la città, tra i lavoratori e la città bisogna costruire ponti del dialogo». Di qui un appello forte alla città: «Non bisogna lasciare soli questi lavoratori. È il momento di parlarsi e non di contrapporsi; occorre il dialogo e non bisogna scavare le trincee».

Sono previsti scioperi? «Dobbiamo attendere. Se ci fossero risposte insufficienti da parte dell'azienda, so che il mio interlocutore diventa la mia controparte e ci saranno conseguenze». Così il segretario provinciale della Fiom, Donato Stefanelli, parlando poco fa con i giornalisti che sono davanti all'Ilva.

«L'Ilva ci deve dire cose serie, importanti, ci deve parlare di un vero piano degli interventi da fare e non di annunci di intenzioni. L'Ilva - ha continuato Stefanelli - sa cosa deve fare ma ancora non lo annuncia e vuole prendere tempo perchè vuole attendere l'Aia ma questo - ha detto ancora - è un termine che non coincide con l'esigenza dell'oggi».
«Non siamo nelle condizioni di attendere. L'azienda oggi ci deve dire davvero - ha continuato il dirigente Fiom - davvero qual è il suo impegno economico; deve dire alle organizzazioni sindacali, impianto per impianto, quali sono gli interventi e gli investimenti in programma e quali sono i tempi e ci deve anche dire qual è il piano di gestione del personale: quanti sono i lavoratori e quale impiego avranno nel risanamento per la messa a norma degli impianti». «Se così non fosse - ha concluso il sindacalista - sarebbe un vero problema».

ALLE 16 INCONTRO AZIENDA, SINDACATI, CONFINDUSTRIA Si terrà nella sede di Confindustria, a Taranto, l'incontro fissato per le16 di oggi tra il presidente dell'Ilva, Bruno Ferrante, e sindacati e Confindustria. La riunione era stata convocata ieri. Il segretario provinciale della Fiom, Donato Stefanelli, ha informato i giornalisti del fatto che le organizzazioni sindacali hanno incontrato poco fa, per breve tempo, i rappresentanti aziendali con i quali "c'è stato solo un breve scambio di notizie".

FIM E UILM, SCIOPERO DOMANI E DOPODOMANI La Fim e la Uilm hanno indetto per domani e venerdì scioperi dei dipendenti dello stabilimento Ilva di Taranto. Fim Cisl e Uilm Uil prendono atto - è detto in una nota - «del forte clima di tensione sviluppatosi nelle ultime ore tra i dipendenti dell'Iva, che vedono a serio rischio la tutela del proprio posto di lavoro».

Lo sciopero di due giornate comincerà dalle 9 di domani e terminerà alle 7 di 29 settembre. Secondo Fim e Uilm, occorre «far prevalere il buon senso cercando di trovare un giusto equilibrio che miri al concetto di ecosostenibilità». Secondo i due sindacati, «arrestare la produzione vuol dire spegnere le speranze e il futuro dei lavoratori». Occorre quindi «trovare una convergenza tra le istanze del rispetto ambientale, il diritto dei cittadini alla salute e attività produttiva».

Fim e Uilm dunque auspicano «che si faccia il possibile per salvaguardare i livelli occupazionali per evitare che il Mezzogiorno, che si trova a vivere una fase già molto critica, venga travolto da una vero e proprio disastro occupazionale». «Anche se alcuni pensano erroneamente che la nostra controparte sia la magistratura - si conclude nella nota dei sindacati - non abbiamo mai contrastato nè messo in discussione le prerogative della magistratura e abbiamo sempre considerato un valore la sua autonomia di intervento, la cui portata tuttavia deve tener conto dei riflessi sociali che può determinare». I sindacati, infine, chiedono che si arrivi al più presto al rilascio dell' aggiornamento dell'Aia.

CLINI,CHIEDEREMO AZIENDA SUBITO RISPETTO AIA «Chiederemo a Ilva di cominciare a rispettare adesso, con 4 anni di anticipo, quanto sarà stabilito nell'Autorizzazione Integrale Ambientale, per l'adeguamento degli impianti di Taranto, che stiamo completando in questi giorni». Lo ha detto il ministro dell'Ambiente Corrado Clini al question time alla Camera.

"In base alla legge italiana in applicazione della direttiva europea - ha aggiunto Clini - il ministro dell'Ambiente è l'autorità competente per l'AIA, che rappresenta il documento di autorizzazione all'esercizio degli impianti industriali nel rispetto delle norme per la tutela dell'ambiente e la  salute". L'Aia, ha aggiunto, "avrà le prescrizioni puntuali per l'adeguamento degli impianti di Taranto agli standard stabiliti dalla commissione Ue e che dovranno essere rispettati a partire del 2016 ma che noi chiederemo all'Ilva di applicare da subito".

"Stiamo lavorando in modo responsabile. Mi auguro che tutte le istituzioni abbiano lo stesso senso di responsabilità". Lo afferma il ministro dell'Ambiente Corrado Clini a Montecitorio a margine del question time sulla vicenda Ilva.
"Siamo impegnati - osserva Clini - ormai da più di due mesi senza sosta per cercare di dare tecnicamente, e che sia poi certificabile, una risposta alla domanda di salute della città di Taranto, garantendo la continuità della produzione".

PNEUMOLOGO,OK RIDURRE MA CONTA GIUNGERE INQUINANTI ZERO "La situazione sanitaria di Taranto è complessa e i fattori di rischio epidemiologici possono esser legati non solo alla presenza dell'Ilva, ma anche di una raffineria e altri impianti industriali. In questo contesto, ridurre le fonti inquinanti è importante, ma solo l'eliminazione di queste fonti diventa fondamentale". Lo ha detto, a margine della presentazione del 13/mo Congresso nazionale della Pneumologia, Giuseppe Di Maria, presidente Simer (Società Italiana di Medicina Respiratoria) dell'università di Catania ricordando "il successo nel debellare malattie professionali come la silicosi legate proprio all'approccio ecoterritoriale volto all'azzeramento degli inquinanti".

GIP, NO A LIBERTA' PER EMILIO E NICOLA RIVA Il gip del tribunale di Taranto Patrizia Todisco ha respinto anche le richieste di rimessione in libertà avanzate dai legali di Emilio e Nicola Riva, ex presidenti dell'Ilva, e di Luigi Capogrosso, direttore fino allo scorso mese di giugno dello stabilimento siderurgico tarantino. I tre sono agli arresti domiciliari dal 26 luglio scorso.

Restano dunque ai domiciliari in Lombardia il patron Emilio Riva, presidente dell'Ilva Spa fino al maggio 2010, il figlio Nicola Riva, che gli è succeduto nella carica e si è dimesso il 10 luglio scorso, e l'ex direttore dello stabilimento di Taranto, Luigi Capogrosso, anche lui dimessosi poco prima di essere arrestato, il 26 luglio scorso, giorno in cui venne anche eseguito il decreto di sequestro degli impianti dell'area a caldo dell'Ilva, ritenuti inquinanti.

Con loro furono arrestati altri cinque tra dirigenti ed ex dirigenti dell'Ilva
 - il dirigente capo dell'area del reparto cokerie, Ivan Di Maggio, il responsabile dell'area agglomerato, Angelo Cavallo, il capo area parchi minerali, Marco Andelmi, il capo area acciaieria 1 e 2 e capo area Crf Salvatore D'Alò, e Salvatore De Felice, capo area altoforno - per i quali la misura restrittiva è stata annullata dal tribunale del Riesame per la mancanza delle sole esigenze cautelari il 7 agosto scorso. Il riesame in quella circostanza confermò invece la detenzione ai domiciliari per i due Riva e per Capogrosso.
L'accusa per tutti gli indagati, a vario titolo, è di disastro ambientale colposo e doloso, avvelenamento di sostanze alimentari, omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro, danneggiamento aggravato di beni pubblici, getto e sversamento di sostanze pericolose e inquinamento atmosferico.

BONANNI, NESSUNO PUO' PENSARE A CHIUSURA "Spero ci sia la possibilità di non arrivare a questa situazione davvero dolorosa di spaccatura. Serve più responsabilità da tutti, nessuno può pensare alla chiusura dell'attività. Non esiste attenzione alla salute se c'è un degrado economico". Il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni, commenta così la decisione del gip di bocciare il piano di risanamento dell'Ilva di Taranto.

SINDACO TARANTO: FARE PRESSIONI SU PROPRIETA' E GOVERNO "Se da un lato la proprietà ha bisogno di certezze sulla continuità della produzione, dall' altro bisogna mettere pressione al governo per far sì che ci siano le condizioni per poter stendere un piano industriale". Lo ha detto il sindaco di Taranto, Ippazio Stefano, sul caso Ilva, dopo l'odierna decisione del gip.

Su un'ipotesi di via d'uscita dal problema, Stefano aggiunge: "L'Ilva è messa male su alcuni impianti e non sul guadagno. Chiudiamo quello che va chiuso e continuiamo a lavorare dove è possibile. Si deve continuare a lavorare per mettere in sicurezza gli impianti siderurgici. Taranto è vicina ai lavoratori. Tutte le istituzioni devono essere insieme per difendere il lavoro e la vita. Bisogna fare pressioni sulla proprietà per spingerli a investire e sul governo per far sì che ci siano le condizioni".

GIP: SCONCERTANTE E INACCETTABILE LA RICHIESTA DELL'ILVA "La richiesta dell'Ilva è sconcertante". Lo scrive il gip del Tribunale di Taranto, Patrizia Todisco, che oggi ha emesso un decreto in cui sostanzialmente rigetta il piano di interventi proposto dall'azienda siderurgica alla quale era allegata una richiesta della società di poter mantenere una minima capacità produttiva, nonostante il sequestro dell'area a caldo. Per i pm questa istanza rappresentava una vera e propria richiesta di facoltà d'uso, sia pur ridotta, in modifica dell'ordinanza di sequestro dello stesso gip. Per questo la Procura ha espresso solo un parere obbligatorio ma non vincolante e poi ha passato la parola al giudice. Il decreto del gip ricalca sostanzialmente il parere espresso dai pm (ma riporta anche molti passaggi della decisione del Tribunale del Riesame del 7
agosto) che si erano espressi confortati dalle relazioni dei custodi amministratori giudiziari, e dà atto che le disposizioni del pm per l'attuazione del provvedimento sono perfettamente in linea con quanto affermato dal Tribunale del Riesame. "E' inaccettabile", secondo il gip, il ragionamento dell'Ilva che "ha chiesto l'autorizzazione all'attività produttiva, non quantitativamente precisata, finalizzata sostanzialmente alla sostenibilità e alla realizzazione del risanamento, come se ci fosse una inesigibilità economica". Sostanzialmente la posizione dell'Ilva si configurava in questo modo: non si possono attuare gli interventi di ambientalizzazione se non si continua a produrre e si faceva intendere, secondo i pm e il gip, che c'è una ragione economica alla base di questa posizione.
 Il gip condivide sostanzialmente quanto evidenziato dalla Procura nel suo parere dove "con amarezza" si rilevava che l'Ilva si impegna a fare adesso gli interventi e i lavori, "comunque non risolutivi", che erano già stabiliti da atti di intesa stipulati alcuni anni fa. La Procura aveva definito questi atti di intesa "una colossale presa in giro".

FERRANTE: PROGRAMMA SCONCERTANTE? MI SORPRENDE «Il nostro programma di interventi era serio e responsabile. È stato giudicato viceversa sconcertante. Il che mi sorprende». Lo ha detto poco fa il presidente dell'Ilva, Bruno Ferrante, parlando con i giornalisti all'interno dell'azienda dove erano radunati anche gli operai i quali lo hanno accolto con un applauso.

"Mi sorprende che in un atto di giustizia - ha continuato Ferante - si senta questa parola, sconcertante". "Davanti ad un impegno veramente serio da parte nostra - ha aggiunto - io ripeto che quelli erano dei primissimi interventi, non era il piano definitivo ed erano degli interventi che in grande misura coincidevano con quello che ci chiedeva la stessa autorità giudiziaria e gli stessi custodi. Il fermo dell'altoforno 1 era nel nostro programma ma era anche ed è una richiesta che ci è stata rivolta dai custodi. In questa perfetta coincidenza - ha concluso - ci sorprende quindi che il gip e l'autorità giudiziaria non abbiano giudicato soddisfacente il nostro piano".

«Quelli previsti dal nostro piano erano i nostri primissimi interventi al di là dei quali ce ne sono altri molto più importanti che sono collegati alla applicazione in Italia della 'Bat Conclusions', cioè le direttive europee non ancora applicate in Italia che entreranno in vigore solo nel 2016 e che noi abbiamo detto che vogliamo applicare subito, nel 2012: in questo stiamo lavorando con il ministero dell'Ambiente per l'Aia».

Ferrante ha sottolineato, tra l' altro, che non si possono "rincorrere le decisioni delle varie autorità". "Noi - ha sottolineato - non possiamo inseguire tutti. Noi abbiamo bisogno di certezze normative perchè quando una azienda fa degli investimenti, assume degli impegni, deve avere chiarezza normativa e certezze".

Le 'Bat Conclusions' sono state stabilite dalla Commissione europea nel marzo scorso per la produzione di vetro, ferro e acciaio, secondo la Direttiva sulle emissioni industriali: questa prevede che entro quattro anni dall'emanazione delle 'conclusioni delle Bat' (Best Available Techniques, le migliori tecniche disponibili) le autorità nazionali debbano riesaminare le condizioni dell'Aia, eventualmente aggiornarle, e le imprese debbano adeguarsi ad esse.

Ci saranno ripercussioni per l'occupazione all'Ilva? "No. Noi avevamo previsto il fermo dell'altoforno 1 senza ripercussioni sui livelli occupazionali. Naturalmente se ci verrà chiesto di intervenire sull'altoforno 5 lo scenario cambierà completamente, ma cambierà completamente non soltanto per noi".

"Capisco sino in fondo l'ansia e la preoccupazione del lavoratori. E' un momento molto difficile e dobbiamo mantenere i nervi saldi". Lo ha detto il presidente dell'Ilva, Bruno ferrante. "Quello che ho sempre chiesto e che chiedo tutt'ora - ha aggiunto - è una capacità anche di comprensione del momento difficile che stiamo vivendo".

«E' un legittimo diritto dei lavoratori e delle organizzazioni sindacali, quindi lo rispetto in pieno». «Il momento - ha aggiunto - è certamente delicato, non è semplice, lo stiamo vivendo da diverso tempo, noi manteniamo serenità d'animo, siamo convinti che stiamo agendo con senso di responsabilità».

"Noi al governo non abbiamo chiesto niente, non ci abbiamo neanche pensato, noi al governo abbiamo chiesto di lavorare insieme e magari in un accordo di programma nel quale si definiscano gli impegni da assumere e le responsabilità di ognuno, compresi gli enti locali e le parti sociali". Lo ha detto il presidente dell'ILva, Bruno Ferrante, a Taranto, ai giornalisti che gli chiedevano se l'Ilva chiede al governo un decreto legge.



mercoledì 26 settembre 2012

Spostata sede riunione Rete


Riunione rete nazionale salute e sicurezza sul lavoro
6 OTTOBRE DALLE ORE 10 ALLE 15
causa inagibilità della sede di via Giolitti 231
la riunione è spostata, stessa data e stesso orario,
presso la sede dell'UNICOBAS in Via Tuscolana 9
a 50 metri dalla fermata METRO A - RE DI ROMA
(la quinta mi sembra da TERMINI)- direzione anagnina

NO ALLE MODIFICHE SALUTE E SICUREZZA SUL LAVORO DEL DECRETO SEMPLIFICAZIONI BIS!!!

ricordiamo a tutti invito

Riunione nazionale della rete nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro la riunione è aperta a tutti
SABATO 6 OTTOBRE dalle 10.00 alle 15.00 presso i locali del Consiglio Metropolitano via Giolitti 231 (vicino alla stazione termini)
OdG: - relazione taranto su questione Ilva di Taranto con proposta  iniziativa nazionale (manifestazione o
convegno) a Taranto (si propone 3 o 4 novembre)
          -  la lotta attuale contro le morti bianche e le nuove iniziative della RETE su scala nazionale
           - questione aggiornamento nome, struttura,bollettino, rapporti con tutte le realtà operanti su scala nazionale su salute e sicurezza in fabbrica e sul territorio

rete nazionale
bastamortesullavoro@gmail.com
bastamortesullavoro,blogspot.com
bastamortesullavoro@domeus.it


NO ALLE MODIFICHE SALUTE E SICUREZZA SUL LAVORO DEL DECRETO SEMPLIFICAZIONI
BIS!!!


Mentre nel silenzio più assoluto il Governo Monti, varerà a brevissimo (forse già dal CdM di questa settimana), il decreto semplificazioni bis:

http://www.leggioggi.it/wp-content/uploads/2012/09/bozza-pacchetto-semplificazioni1.pdf


formato da 34 articoli, di cui 8 riguardano semplificazioni per la salute e sicurezza sul lavoro, finalmente qualcuno fa sentire la propria voce.
E' di oggi la presa di posizione di Fiom Cgil, con un comunicato stampa:

http://www.fiom.cgilit/sas/comunicati/c_12_09_24-2.htm

ed il titolo di questa nota è chiarissimo "No al decreto semplificazioni". Inoltre c'è una presa di posizione anche della Cgil Nazionale, con il segretario confederale Fabrizio Soleri:

http://www.cgil.it/dettagliodocumento.aspx?ID=19810

Sia io, che l'Ing Marco Spezia ci abbiamo messo, come si suol dire, "la faccia", e abbiamo già detto la nostra, perchè non si può fare come molti che aspettano che il decreto sia approvato dal Consiglio dei Ministri e firmato da Presidente della Repubblica per esprimere la propria opinione.
Capisco che ci siano varie versioni di bozza di questo decreto, e che molti abbiano "paura" a metterci la faccia, ma voglio far notare a chi è ancora titubante ad esprimere la sua opinione in merito a questo decreto
semplificazioni bis, che quando fu approvato il DL 5/2012, che conteneva l'articolo 14 che di fatto cancellava i controlli per la salute e sicurezza sul lavoro, abbiamo fatto un fatica incredibile per far tornare il Governo Monti sui propri passi, e solo grazie alla presa di posizione di tutti è stato possibile bloccare questa vergogna!!!
Questa volta le modifiche per la salute e sicurezza sul lavoro,  sono ben peggiori del passato decreto semplificazioni e se non diamo un segnale forte e chiaro, ADESSO a questo Governo, sarà molto dura farli tornare indietro, quando questo decreto sarà approvato dal CdM.
Non si può nascondere la testa sottoterra come gli struzzi e far finta di nulla!!!
Anche Fiom Cgil e Cgil Nazionale hanno espresso le loro posizioni e li ringrazio molto.
Purtroppo la Cgil è l'unico sindacato ad avere espresso un posizione in merito!
Gli altri sindacati non hanno nulla da dire in merito???
Torno a ribadire che nessun partito di "sinistra" della maggioranza (PD), dell'opposizione (IDV) o fuori dal parlamento (SEL, PRC, 5 stelle, ecc.) ha finora espresso, non dico critiche, ma nemmeno opinioni sul testo
provvisorio del Decreto.
Inoltre, anche i mezzi d'informazione nazionali non hanno nulla da dire su queste modifiche sulla sicurezza sul lavoro?
Questo bozza del decreto semplificazioni bis, contiene:

-una riduzione della formazione e della sorveglianza sanitaria per i lavori "brevi"
-Eliminazione dell'obbligo di elaborare i dati aggregati sanitari di rischio dei lavoratori sottoposti a sorveglianza sanitaria.
-Eliminazione del DUVRI e del coordinamento per lavori brevi
-Eliminazione del Documento di Valutazione dei rischi (DVR) per le piccole aziende e per quelle a basso rischio.
-Snaturamento del piano operativo di sicurezza e coordinamento per cantieri.
-Eliminazione degli obblighi relativi ai cantieri  per "piccoli" scavi.
-Eliminazione dell'obbligo di comunicazione degli infortuni alle autorità di pubblica sicurezza
-Eliminazione delle competenze delle autorità di pubblica sicurezza e della Procura della Repubblica in caso di infortuni
-Eliminazione da parte dell'Organo di Vigilanza di richiedere prescrizioni per nuovi luoghi di lavoro o di ristrutturazione di quelli esistenti.
-Deresponsabilizzazione dell'obbligo di notifica

Per una spiegazione dettagliata di questi punti vi rimando all'allegato pdf, con la relazione dell'Ing Marco Spezia.
Per noi queste modifiche per la salute e sicurezza sul lavoro sono INACCETTABILI!!!
Come ha detto la Fiom Cgil nel suo comunicato stampa:


"dobbiamo esprimere a tutti i livelli (Rsu, Rls, strutture Fiom ) con note , dichiarazioni, ordini del giorno le nostra totale contrarietà a interventi che ancora una volta tentano solo di cancellare il Testo Unico in materia di salute e sicurezza che se ben utilizzato è, come si dimostra dalla pratica di tanti Rls uno strumento essenziale per la tutela dei lavoratori".

E questo vale per tutti, non sono per gli RLS e RSU Fiom.
Cordiali saluti.
Marco Bazzoni-Operaio metalmeccanico e Rappresentante dei lavoratori per la
sicurezza-Firenze

martedì 25 settembre 2012

FS: INCIDENTE SU PASSAGGIO A LIVELLO, MORTO MACCHINISTA SCHIACCIATO NELLA CABINA DI GUIDA DOPO SCONTRO CON TIR


ancora
IN MARCIA !
GIORNALE DI CULTURA, TECNICA E INFORMAZIONE POLITICO SINDACALE, DAL 1908
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FS: INCIDENTE SU PASSAGGIO A LIVELLO, MORTO MACCHINISTA
SCHIACCIATO NELLA CABINA DI GUIDA DOPO SCONTRO CON TIR


SENZA SCAMPO ! 

ANCORA UN MORTO SUL LAVORO NELLE FERROVIE

IL NOSTRO COMPAGNO DI LAVORO, GIUSEPPE CAMPANELLA, E' RIMASTO SCHIACCIATO
 NELLA CABINA DI GUIDA DELL'ETR 485 DEL 9351 ROMA-LECCE, A SEGUITO DELLO SCONTRO CON UN
TIR AL PASSAGGIO A LIVELLO DELLA STAZIONE DI CISTERNINO, SULLA LINEA ADRIATICA TRA BARI E LECCE

LA CABINA DI GUIDA DELL'ETR 485, FRAGILISSIMA E PRIVA DI QUALSIASI PROTEZIONE
 DAGLI URTI, COME SI VEDE DALLA FOTO, NON GLI HA LASCIATO SCAMPO

DECINI DI FERITI TRA I VIAGGIATORI, ALCUNI DEI QUALI RICOVERATI
IN OSPEDALE NESSUNO FORTUNATAMENTE IN GRAVI CONDIZIONI

I PASSAGGI A LIVELLO SI CONFERMANO UN'ELEMENTO DI ESTREMA
PERICOLOSITA' DELLA CIRCOLAZIONE STRADALE E FERROVIARIA

LA RESPONSABILITA' DELL'INCIDENTE SAREBBE DA IMPUTARE ALL'AUTISTA
DEL MEZZO CHE HA ATTRAVERSATO IL P.L. MENTRE GIUNGEVA IL TRENO

NESSUN SISTEMA DI SICUREZZA PER AVVERTIRE IL
TRENO IN ARRIVO DELLA PRESENZA DELL'OSTACOLO

MA LE RISORSE CON LE QUALI SI SAREBBERO POTUTI ELIMINARE TUTTI I PASSAGGI A
 LIVELLO E INTRODURRE APPARECCHIATURE AUTOMATICHE DI EMERGENZA SONO
STATE 'PROSCIUGATE' DAI FARAONICI PROGETTI DELL'ALTA VELOCITA'  (LEGGI TUTTO)

sabato 22 settembre 2012

Ilva: solidarietà da parte dell'USI


L'USI - Sanità del Pio Albergo Trivulzio di Milano, esprime solidarietà e vicinanza agli operai  dell'ILVA e alla popolazione di Taranto e provincia, impegnati nella lotta per la difesa del diritto al Lavoro e del diritto alla salute.

segretario aziendale USI - Sanità
       Carlo Alberto Lascaro
=======================================
                          tel.  02 4029 376    
=======================================
IMMeS e PAT  (comparto sanità)
via Marostica, 8 - Milano

Incidente sul lavoro a Portici, morto 45enne


Napoli, 20 set. - (Adnkronos) - Incidente sul lavoro a Poritici, nell'area vesuviana. In circostanze ancora da chiarire Francesco Cinquegrana di 45 anni e' morto mentrte si trovava in un cantiere situato in via Naldi. Cinquegrana e' stato portato all'ospedale Loreto Mare ma era gia' morto.

Secondo quanto si e' appreso Cinquegrana e' caduto da una impalcatura situata all'interno di un cantiere dove e' in costruzione un edificio. La polizia sta cercando di chiarire se la vittima lavorasse in nero oppure no, se nel cantiere siano osservate tutte le regole che concernono la sicurezza dei lavoratori

SALUTE E LAVORO DEVONO ESSERE INSCINDIBILI



E' criminoso da parte del padronato privato e pubblico costringere lavoratori e lavoratrici a dover scegliere tra tumore e disoccupazione, all'ILVA di Taranto, che per la sua importanza è un caso nazionale, come in
tutte le altre fabbriche che, in ogni parte d'Italia, producono morte tra operai/e e popolazione circostante. Salute e lavoro devono diventare inscindibili attraverso la bonifica dei siti inquinati e mediante piani
nazionali di settore per la riqualificazione ecologica delle attività industriali, basati sulla ricerca di nuovi materiali e nuove tecnologie.

Maria Carla Baroni
responsabile Territorio e Ambiente Partito dei Comunisti Italiani Lombardia

PAOLA (CS)_STRAGE MARLANE, PROSSIMA UDIENZA VENERDI’ 28




SLAI  COBAS
Sindacato  dei  lavoratori  autorganizzati  intercategoriale Sede
legale: via Masseria Crispi 4 / 80038 Pomigliano D'Arco  NA / Tel. 081
8037023
Sede  nazionale:  Viale Liguria, 49  20143 Milano  /  Tel.  02 8392117

STRAGE MARLANE, PROSSIMA UDIENZA VENERDI’ 28

Due scioperi degli avvocati, il primo a luglio a carattere locale e l’altro indetto per oggi a valenza nazionale, hanno fatto segnare il passo al procedimento istruito presso il tribunale di Paola e noto come “Processo Marlane-Marzotto”. Al cospetto di un’aula semivuota per le molteplici defezioni, il presidente Introcaso ha fissato per venerdì 28 settembre l’inizio della fase dibattimentale, facendo intendere che l’udienza successiva avrà una scadenza calendariale non successiva alla metà del prossimo mese. Da sottolineare la fermezza dimostrata dai giudici nei confronti della difesa, sempre pronta questa ad accampare legittimi impedimenti utili a contrattare la fissazione a proprio comodo. Ora si spera che il processo proceda spedito, anche in considerazione del gran numero di udienze tenute finora tra vizi di notifica e cavilli d’ogni genere. Con l’avvio del processo si assiste anche allo stillicidio dei morti, l’ultimo in ordine di tempo scomparso solo da pochi giorni, ma assistiamo purtroppo anche al manifestarsi di patologie in soggetti finora ritenuti immuni. Preoccupante anche l’incidenza tumorale in soggetti residenti a ridosso della fabbrica, per i quali colpevolmente non si è provveduto  allo “screening” preventivo nonostante l’ordinanza emessa dalla procura e trasmessa per competenza al sindaco  - ora ex - anch’egli rinviato a giudizio col management della Marzotto di cui faceva parte. Si rammenta che in questo processo, avviato e gestito in perfetta solitudine dallo SLAI COBAS locale e nazionale, le parti civili sono oltre trecento e tra coloro che non si sono fatti scrupolo di salire sul carro troviamo la CGIL, gli Enti da quello regionale a quelli territoriali e gli ambientalisti di varie sigle: ieri tutti contro  ed oggi  accanto a noi sgraditi compagni di viaggio senza scrupoli. Ed intanto l’elenco dei decessi si allunga, tra l’indifferenza e la disinformazione dettata dalla preoccupazione per l’impatto che potrebbe avere il caso Marlane sulle presenze turistico-balneari.

Alberto CUNTO    
SLAI COBAS Cosenza
21.09.2012

venerdì 21 settembre 2012

SICUREZZA SUL LAVORO – KNOW YOUR RIGHTS ! – NEWSLETTER N.116 DEL 20/09/12


In allegato e a seguire la newsletter n.116 del 20/09/12 di “Sicurezza sul lavoro ! - Know Your rights !”.

In questo numero:
-         Morti sul lavoro, un’altra vergogna italiana
-         Corso base di sicurezza nei luoghi di lavoro
-         Antenne televisive e emissioni elettromagnetiche
-         L’emergenza amianto, le vittime dell’uranio impoverito, le scuole a rischio sismico
-         Movimentare i carichi e stress da lavoro correlato: che fare?
-         Manuale illustrato per lavori in ambienti confinati
-         Ambienti confinati: rischi di esplosione e gestione delle emergenze
-         Agenti chimici: i dispositivi di protezione individuale

Invito ancora tutti i compagni della mia mailing list che riceveranno queste notizie a diffonderle in tutti i modi.

La diffusione è gradita e necessaria. L’ obiettivo è quello di diffondere il più possibile cultura della sicurezza e consapevolezza dei diritti dei lavoratori a tale proposito.
L’ unica preghiera, per gli articoli firmati da me, è quella di citare la fonte:
Marco Spezia - sp-mail@libero.it.

CON PREGHIERA DI MASSIMA DIFFUSIONE!

Marco Spezia
SICUREZZA SUL LAVORO – KNOW YOUR RIGHTS!

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MORTI SUL LAVORO, UN’ALTRA VERGOGNA ITALIANA

Da: Articolo 21
http://www.articolo21.org

Marco Bazzoni
Operaio metalmeccanico e Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza
E-mail: bazzoni_m@tin.it

Oggi assistiamo all’ennesima vergogna tutta italiana, Bruno Cavicchi, padre di Nicola Cavicchi, 35 anni, morto al lavoro sotto le macerie dello stabilimento della Ceramica Sant’Agostino, nel Ferrarese, si è visto consegnare dall’Inail, un assegno una tantum di 1.936,80 euro, come rimborso spese funerarie. 

L’Inail si difende dicendo di aver applicato la legge, e dice aver chiesto più volte che fosse modificato il TU 1124/65, che regola i risarcimenti Inail per gli infortuni e le morti sul lavoro. Una legge vecchia di ben 47 anni (è del 30 Giugno 1965), che in questi anni non è stata cambiata neanche di una virgola.
L’articolo 85 del Testo unico 1124/1965, che regola il risarcimento per gli infortuni e le morti sul lavoro, prevede infatti che hanno diritto alla rendita a superstite, in caso di infortuni mortali, coniugi e figli e, se assenti, gli ascendenti viventi e a carico del defunto, che contribuiva quindi al loro mantenimento.
Tradotto, non hanno diritto alla rendita, ad esempio quei genitori delle vittime del lavoro che non risulti ricevessero contributi al mantenimento, dal loro caro ammazzato dall’insicurezza nei luoghi di lavoro.
Nessun risarcimento per chi ad esempio ha visto il proprio figlio sfiancarsi per mantenere il proprio posto di lavoro precario, umiliarsi con il proprio “padrone” per non rischiare di perdere il lavoro, ed infine essere ucciso da quello stesso lavoro che non voleva o non poteva permettersi di lasciarsi sfuggire.

Si tratta di una vergogna che non può continuare ad esistere. Sembrerà assurdo, ma nonostante l’Inail dica di aver richiesto più volte che questa legge fosse cambiata, io non sono riuscito a trovare comunicati stampa in cui l’Inail chiedesse esplicitamente al Parlamento e al Governo che questa legge venga cambiata quanto prima.
Anzi, faccio una proposta, visto che l’Inail dice di aver richiesto più volte che Il TU 1124/65 venga modificato, perchè non lo chiede anche al Governo Monti e in particolar modo al Ministro del Lavoro Elsa Fornero???

Io a differenza dell’Inail c’ho messo la faccia, perché è troppo facile, dire come fa l’Inail, di aver applicato la legge, e ho fatto una petizione, perché il Parlamento modifichi quanto prima il TU 1124/65.
Questa petizione ha raccolto oltre 3.000 firme online, e chi vuol aderire lo può fare a questo link: 
http://firmiamo.it/non-derubate-i-morti
e altre 400 adesioni tramite email, quindi siamo ad oltre 3.400 adesioni alla Petizione.

La petizione è stata inviata anche a tutti i gruppi parlamentari, invitandoli a modificare il TU 1124/65 alla svelta. A parte qualche risposta individuale di qualche deputato, che mi ha scritto dicendomi che avrebbe fatto qualcosa per modificare questa legge, nulla, zero!!!

Io voglio esprimere tutta la mia solidarietà alla famiglia Cavicchi, che prima si è vista privare di un figlio, morto sul lavoro, per il sisma del 20 Maggio 2012 , e adesso gli arriva la beffà dell’Inail, con un assegno di soli 1.936,80 euro per la morte del figlio. E’ vero, non è un risarcimento, ma un rimborso spese funerarie, ma io continuo a domandarmelo, ma possibile che la vita di un operaio morto sul lavoro venga valutata, in modo vergognoso, solo 1.936,80 euro e NESSUNO, ripeto, NESSUNO, faccia qualcosa per cambiare tutto ciò??? Ci fosse stato un mezzo d’informazione che ha dato spazio a questa petizione.

Dopo la morte di Andrea Gagliardoni la cui famiglia ha ricevuto dall’Inail 1.600 euro, dopo la morte di Roberto Scavo, la cui famiglia ha ricevuto dall’Inail 1.700 euro, dopo la morte di Matteo Armellini, la cui famiglia ha ricevuto dall’Inail 1.936,80 euro, dopo la morte di Nicola Cavicchi, la cui famiglia ha ricevuto dall’Inail, 1.936,80 euro, quante altre famiglie di morti sul lavoro, devono ricevere ancora questo assegno una tantum beffa di rimborso spese funerarie, perché il Parlamento e il Governo si diano una mossa a modificare il Testo Unico 1124/65?

E badate bene, questi sono i casi che sono venuti sulla stampa, chissà quanti altri familiari di morti sul lavoro hanno ricevuto un assegno beffa di rimborso spese funerarie dall’Inail, ma non hanno trovato la forza o il coraggio di denunciare questa ingiustizia sui mezzi d’informazione.

19 settembre 2012

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CORSO BASE DI SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO

Da: Cobas Pisa
http://www.cobaspisa.it/

18 settembre 2012 10:02

Forniamo ai lavoratori e alle lavoratrici una documentazione utilissima per la sicurezza nei luoghi di lavoro: praticamente un corso base.

I due documenti (realizzati da SICUREZZA SUL LAVORO - KNOW YOUR RIGHTS!) sono scaricabili agli indirizzi:
http://www.cobaspisa.it/wp-content/uploads/2012/09/11-05-21-corso-base-sicurezza-per-lavoratori-base.pdf
http://www.cobaspisa.it/wp-content/uploads/2012/09/11-05-21-corso-base-sicurezza-per-lavoratori.pdf

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ANTENNE TELEVISIVE E EMISSIONI ELETTROMAGNETICHE

Da: Contropiano
http://www.contropiano.org
Segnalato da Fabio Gambone

Nel decreto “Sviluppo 2” il governo Monti ha inserito una norma che impedisce a condomini e proprietari di opporsi all'installazione di antenne e ripetitori telefonici nei palazzi. Una dittatura delle compagnie telefoniche che avrà conseguenze tragiche sulla salute dei cittadini.

Ci aveva provato senza riuscirci Silvio Berlusconi, mandando avanti il fido mastino Gasparri, quando si proponeva di rendere meno stringenti i limiti alle emissioni elettromagnetiche truccando le modalità di rilevazione delle onde radio. E ora ci è riuscito Mario Monti.

Scrive oggi il quotidiano montiano “La Repubblica” ironizzando sulle conseguenze dell’ultima gravissima norma approvata dal governo dei tecnici (e degli amministratori delegati):
“Nessuna lite possibile se arriva una compagnia telefonica e piazza un'antenna o un ripetitore non graditi sul proprio palazzo. Almeno non più. Nel decreto Sviluppo 2 (per ora solo una bozza) all'articolo 29, nella sezione dedicata al ‘digital divide’ da azzerare per rendere gli italiani ancora più ‘connessi’, spunta una norma che non farà molto piacere ai cittadini. Il proprietario o il condominio - si legge nel testo che modifica il Codice delle comunicazioni elettroniche - non possono opporsi all'accesso dell'operatore di comunicazione al fine di installare, collegare o manutenere gli elementi di rete quali cavi, fili, riparti, linee o apparati. Antenne nuove incluse. Addio dunque alle interminabili e fumose assemblee di condominio, ma anche alle carte bollate. D'ora in poi, sempre che la norma resista, l'appartamento o le parti comuni dell'edificio saranno territorio libero per i giganti delle telecomunicazioni. In cambio, un'indennità al proprietario stabilita dal ministero dello Sviluppo economico, in base all'effettiva diminuzione del valore del fondo”.

Peccato che le indennità concesse d'ufficio ai proprietari non siano in grado di contrastare le gravissime conseguenze delle emissioni elettromagnetiche sulla salute delle persone che vivono intorno alle antenne e ai ripetitori.
L’articolo di Repubblica affronta la questione in modo folkloristico, sorvolando sul fatto che la norma, se sopravviverà, causerà una moltiplicazione incontrollata dell’installazione di antenne di telefonia mobile sui palazzi delle nostre città e una conseguente moltiplicazione esponenziale dei casi di tumore causati dall’inquinamento elettromagnetico.
Proprio mentre comitati, associazioni, gruppi spontanei e parenti di persone morte a causa del “nemico invisibile” chiedono alle amministrazioni locali e al governo nazionale di limitare la diffusione delle antenne nei centri abitati, il governo confidustrial-vaticano lascia campo libero alla dittatura delle compagnie telefoniche.

In nome della crescita e dello sviluppo, naturalmente… Dei profitti delle compagnie telefoniche, in particolare. Ed in barba alla sacra difesa della proprietà privata che tanto dovrebbe stare a cuore ai liberal-liberisti bocconiani.

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L’EMERGENZA AMIANTO, LE VITTIME DELL’URANIO IMPOVERITO, LE SCUOLE A RISCHIO SISMICO

Da: Articolo 21
http://www.articolo21.org

di Valter Vecellio

Molti di noi erano molto preoccupati per l’attentato al decoro e al buon nome della casa reale inglese, posto in essere con la pubblicazione delle fotografie a seno nudo della principessa Kate; molti di noi sono certamente molto sollevati per il fatto che la magistratura francese ha condannato il settimanale che le aveva pubblicate riparando così al grave vulnus che quelle fotografie avevano comportato; molti di noi avevano certamente seguito passo passo, con trepidazione, il dipanarsi della vicenda attraverso le quotidiane e dettagliate corrispondenze da Londra e da Parigi di giornali e televisioni. Ora che il caso delle tette e delle natiche “rubate” dell’albionica Kate sembra essere chiuso, molti di noi sicuramente possono tornare a notizie molto più banali e di interesse ridotto.

Per esempio. In Italia ci sono 34.148 siti con potenziale contaminazione da amianto e 32 milioni di tonnellate di cemento amianto ancora da bonificare. Sono le cifre che si possono ricavare dal 15esimo “Quaderno del ministero della Salute sull’amianto”.
Sul totale dei siti, spiega Giovanni Simonetti, direttore scientifico del Quaderno, “373 sono classificati di priorità uno, ossia come più pericolosi”. A questo conteggio mancano i dati relativi a Sicilia e Calabria. Con un completamento della mappatura si potrebbe arrivare a 500 siti di massimo rischio.
Dal dopoguerra alla messa al bando del 1992, in Italia sono stati prodotti oltre 3,7 milioni di tonnellate di amianto grezzo, e il Cnr evidenzia che l’amianto cemento ancora da bonificare ammonta a 32 milioni di tonnellate. Se venissero rimosse 380 mila tonnellate all’anno, occorrerebbero più o meno 85 anni per liberare il paese dall’amianto.
L’archivio del Registro nazionale dei mesoteliomi, la più grave delle malattie asbesto-correlate, comprende fino al dicembre 2011 informazioni relative a 15.845 casi di mesotelioma maligno, principalmente alla pleura, diagnosticati tra 1993 e 2008. La latenza della malattia, oltre 40 anni, potrebbe far salire ulteriormente il numero dei malati, il cui picco è atteso fra il 2015 e il 2020; e si calcola che siano circa 680 mila le persone esposte al rischio.

Altra bazzecola: l’altro giorno si è celebrato a Catania il funerale di Salvo Cannizzo, un militare con alle spalle le cosiddette “missioni internazionali umanitarie”dal 1999 al 2001, in Balcani martoriati e preda di una feroce guerra fratricida.
Per vent’anni Cannizzo ha indossato una divisa per finire penosamente inchiodato su una sedia a rotelle, fino a quando il tumore al cervello lo ha ucciso; come in precedenza, sempre un tumore aveva colpito altri suoi commilitoni. Padre di tre bambine, è morto ad appena 36 anni.
Un sacrificio, il suo, ripagato con 769 euro al mese, una pensione di invalidità neppure sufficiente per le sedute di terapia. Vittima, l’ennesima, di un tremendo veleno, l’uranio 238, utilizzato negli armamenti in dotazione alle forze NATO. Armamenti che uccidono non solo il nemico, ma anche, ormai, l’ “amico”.
Secondo l’Associazione delle vittime, sono almeno 200 i militari morti in seguito all’esposizione di questo letale veleno e 2500 i casi di tumore ancora in corso. Si usa il condizionale perché di notizie sicure non ce ne sono. Un fatto è comunque sicuro: tra i soldati che hanno prestato servizio in Kosovo e in Bosnia si registra una inquietante aumento dei tumori, un aumento decisamente fuori la “norma”.
La questione si trascina da almeno 15 anni. Riguarda anche i militari di altri paesi della NATO che hanno prestato servizio in Kosovo e in Bosnia; e non sappiamo, non potremo mai sapere quante vittime questo veleno ha provocato tra le popolazioni civili di questi paesi, esposte
anche loro all’uranio impoverito. Eppure ancora non esiste un trattato internazionale che metta al bando i proiettili all’uranio impoverito. E i vertici delle nostre Forze Armate, tacciono; e si capisce.

La scuola, per finire. La rivista “Wired”, rivela che almeno la metà degli istituti scolastici italiani sarebbe soggetto a rischio sismico, e richiederebbe una perizia; nonostante ciò, a dieci anni dalla tragedia della scuola “Francesco Jovine” di San Giuliano di Puglia, dove morirono 27 alunni e una maestra, solo un istituto su dieci sarebbe stato effettivamente controllato.
Secondo il ministero delle infrastrutture e la protezione civile le scuole ad alto rischio in caso di terremoto sono oltre 22mila, circa la metà di tutte le 57mila scuole italiane dall’infanzia alle superiori. Il Consiglio nazionale dei geologi parla di quasi trentamila edifici potenzialmente a rischio; quelle verificate, tuttavia, sono meno di 5mila. Delle 4048 scuole del Lazio, solo 583 sono state controllate; e 292 sono risultate a rischio alto o altissimo. Nulla fa pensare che nelle altre regioni la situazione sia diversa.

19 settembre 2012

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MOVIMENTARE I CARICHI E STRESS DA LAVORO CORRELATO: CHE FARE?

Da: Cobas Pisa
http://www.cobaspisa.it/

13 settembre 2012 01:17

MMC sta per movimentazione manuale dei carichi e si intende quell’insieme di operazioni di trasporto e/o di sostegno di un carico ad opera di uno o più lavoratori.
Questa definizione tecnica ci aiuta capire come tutte le azioni lavorative che includono il sollevare, deporre, tirare, portare oggetti, lo spostare uno o più carichi rientrano nel complesso delle movimentazioni
Se queste operazioni sono condotte in modo errato possono determinare rischi e pericoli per la salute del lavoratore, infatti lo sforzo muscolare può comportare problemi alle articolazioni, specie colonna vertebrale, e anche all’apparato cardio respiratorio.

Ogni medico competente deve prendere in seria considerazione la tipologia della movimentazione dei carichi, predisporre una accurata visita che accerti lo stato di salute del dipendente e la sua abilità a determinate operazioni

Ma il datore di lavoro a sua volta è tenuto a predisporre corsi di formazione atti a prevenire infortuni, a valutare i luoghi di lavoro e le caratteristiche degli stessi nonché la idoneità ad ospitare le attività lavorative.

Il ruolo dei rappresentanti dei lavoratori alla sicurezza in questi anni è stato poco incisivo ai fini della difesa della salute e sicurezza perché il sindacato non è mai entrato nel merito della organizzazione del lavoro, dei tempi, dei ritmi.

Lo stesso ragionamento oggi viene fatto sull’ analisi dello stress da lavoro correlato la cui valutazione e gestione non è un fatto statistico, ma parte integrante della organizzazione del lavoro, di quel processo di sfruttamento e di alienazione che non può ridursi ad uno sforzo congiunto (del RLS e del datore di lavoro) per limitare gli squilibri e i fattori di stress.

Occorre pertanto andare oltre alla interpretazione letterale dei testi di legge, oltre all’adempimento formale di norme e regole che alla fine scaricano le responsabilità verso il basso, in nome di una organizzazione aziendale che deresponsabilizza la proprietà e la classe dirigenziale limitando il ruolo del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza a una pura formalità, fuori insomma da ogni rivendicazione di classe e conflittuale.

Conoscere e interpretare le normative per servirsene, non per rimanerne schiavi. La sicurezza o diventa parte integrante della rivendicazione complessiva dei lavoratori oppure è un’arma che si ritorce contro i lavoratori stessi per aumentarne i tempi e i ritmi di lavoro, per assoggettarli alla catena gerarchica dello sfruttamento.

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MANUALE ILLUSTRATO PER LAVORI IN AMBIENTI CONFINATI

Da: PuntoSicuro
http://www.puntosicuro.it

numero 2855 di lunedì 14 maggio 2012

Approvato dalla Commissione consultiva il “Manuale illustrato per lavori in ambienti sospetti di inquinamento o confinati ai sensi dell’art. 3 comma 3 del DPR 177/2011”.

A seguito della pubblicazione del Decreto del Presidente della Repubblica n. 177 del 14 settembre 2011, recante norme per la qualificazione delle imprese e dei lavoratori autonomi operanti in ambienti sospetti di inquinamento o confinati, la Commissione consultiva permanente per la salute e sicurezza sul lavoro ha colto la necessità, al fine di fornire soluzioni tecniche, organizzative e procedurali per i lavori da realizzare nelle diverse tipologie di ambienti sospetti di inquinamento o confinati, di realizzare un manuale pratico che, come previsto dall’articolo 3, comma 3, del D.P.R. n.177/2011, rappresenti i contenuti di una procedura di sicurezza per lavori in ambienti sospetti di inquinamento o confinati, rivolto a quanti operano a vario titolo in tale settore e, soprattutto, a tutte quelle micro e piccole imprese che si occupano di bonifiche e/o manutenzione in ambienti confinati. Il documento è stato approvato nella seduta del 18 aprile 2012.

Il manuale, che prende come esempio una cisterna interrata, rappresenta il primo volume di una serie che avrà l’obiettivo di approfondire e fornire soluzioni tecniche, organizzative e procedurali per i lavori da realizzare nelle diverse tipologie di ambienti sospetti di inquinamento o confinati, al fine di mettere a disposizione degli operatori un catalogo di soluzioni validate ed efficaci.
Si evidenzia che nel manuale ogni volta che si parla di ambienti confinati ci si riferisce anche a quelli sospetti di inquinamento.

Il manuale si apre con l’illustrazione dei punti chiave da prendere in considerazione qualora ci si appresti a lavorare in un luogo sospetto di inquinamento o confinato, ossia quei punti irrinunciabili per operare in sicurezza come analisi del rischio, appropriata sorveglianza sanitaria, procedure di lavoro e di emergenza, formazione, informazione ed addestramento degli operatori.

A seguire, allo scopo di rendere il manuale uno strumento pratico e “reale”, si è scelto di illustrare una “storia tipo”, che ovviamente va adattata alle diverse realtà lavorative. I protagonisti riproducono alcune delle attività tipiche che possono verificarsi preliminarmente e durante lo svolgimento di lavori in ambienti confinati. La storia è strutturata in modo tale da fornire le principali prassi da seguire nelle diverse fasi lavorative: scelta di imprese “qualificate”, valutazione dei rischi, affidamento dei lavori, organizzazione della squadra di lavoro. Accanto all’illustrazione della storia, relativa a una realtà specifica, è affiancato un testo per la generalità dei casi, in cui vengono riportati i principali rischi, soluzioni tecniche, organizzative e procedurali, DPI da utilizzare, procedure di emergenza e soccorso.

Per quanto la “storia tipo” si riferisca ad una specifica attività lavorativa svolta all’interno di una cisterna interrata, il testo riporta informazioni di carattere generale applicabili nei diversi ambienti sospetti di inquinamento.

È fondamentale tenere presente che il manuale si propone quale utile documento di riferimento, ma non può sostituirsi ad una valutazione e gestione del rischio che va calata in ogni specifica realtà.

L’indice del documento:
1. Punti fondamentali per l’elaborazione delle procedure di sicurezza
1.1 Misure e precauzioni preliminari
1.2 Segnaletica
1.3 Esecuzione dei lavori
1.4 Informazione, formazione, addestramento e idoneità sanitaria per la mansione specifica
2. Storia illustrata
2.1 Qualificazione dell’impresa
2.2 Analisi dei rischi e procedura operativa
2.2.1 Rischi da interferenza
2.2.2 Analisi dei rischi e procedura operativa
2.3 Individuazione del rappresentante del Datore di Lavoro Committente e informazione ai lavoratori dell’impresa appaltatrice
2.4 Rischio da sostanze pericolose o da carenza di ossigeno
2.5 Dispositivi di Protezione Individuale
2.5.1 Protezione delle vie respiratorie
2.5.2 Dispositivi per la protezione dalle cadute dall’alto
2.5.3 Imbragature
2.6 Rischio incendio ed esplosione
2.7 Procedure di emergenza e salvataggio
2.7.1 Piano di emergenza
2.7.2 Mezzi e dispositivi di salvataggio
2.7.3 Gestione dell’emergenza
Allegato 1a – Modulo di autorizzazione per l’ingresso in ambienti confinati in caso di affidamento dei lavori ad imprese appaltatrici o a lavoratori autonomi
Allegato 1b – Modulo di autorizzazione per l’ingresso in ambienti confinati
Allegato 2 – Elenco esemplificativo di fattori di rischio
Allegato 3 – Aspetti tecnici che devono essere conosciuti/valutati prima dell’inizio dei lavori
Allegato 4 – Esempio di lista di controllo
Allegato 5 – Sostanze tossiche e asfissianti e incidenti tipo
Allegato 6 – Cartellonistica
Allegato 7 – Principali riferimenti legislativi

La Nota del 9 maggio 2012 del ministero del Lavoro è scaricabile all’indirizzo:
http://www.puntosicuro.info/documenti/documenti/120509_Min_Lav_nota_manuale_ambienti_confinati.pdf

Il “Manuale illustrato per lavori in ambienti sospetti di inquinamento o confinati ai sensi dell’art. 3 comma 3 del DPR 177/2011” è scaricabile all’indirizzo:
http://www.puntosicuro.info/documenti/documenti/120514_Min_Lav_manuale_ambienti_confinati.pdf

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AMBIENTI CONFINATI: RISCHI DI ESPLOSIONE E GESTIONE DELLE EMERGENZE

Da: PuntoSicuro
http://www.puntosicuro.it

Anno 14 - numero 2924 di lunedì 10 settembre 2012

Informazioni e buone prassi per affrontare i rischi di incendio, i rischi di esplosione e la gestione delle emergenze in ambienti sospetti di inquinamento o confinati. Gli esplosimetri, i piani di emergenza e le procedure di soccorso.

Nei mesi scorsi PuntoSicuro ha presentato il “Manuale illustrato per lavori in ambienti sospetti di inquinamento o confinati ai sensi dell’articolo 3, comma 3 del D.P.R.177/2011”, un manuale prodotto dalla Commissione consultiva permanente che raccoglie le buone prassi richiamate nell’articolo 3 del Decreto del Presidente della Repubblica n.177 del 14 settembre 2011, recante norme per la qualificazione delle imprese e dei lavoratori autonomi operanti in ambienti sospetti di inquinamento o confinati.

Il manuale contiene una storia illustrata che riporta adempimenti e prassi da mettere in atto per la bonifica di una cisterna, ad esempio soffermandosi sui rischi di asfissia e intossicazione e sui dispositivi di protezione individuale.

Presentiamo ora gli eventuali rischi di incendio e di esplosione e la corretta gestione delle emergenze negli ambienti confinati; gestione che in questi anni non solo è stata spesso inefficace, ma in molti casi ha portato addirittura ad un aumento del numero delle vittime dell’emergenza.

I lavori in ambienti confinati in cui sono presenti atmosfere con potenziale rischio di incendio ed esplosione devono essere eseguiti adottando specifiche misure di prevenzione e protezione.
Le misure consistono ad esempio:
-         nell’eliminazione delle sostanze e miscele infiammabili, ove possibile;
-         nell’impiego di attrezzature protette;
-         nell’applicazione di procedure tecniche ed organizzative (ad esempio chiusura di tutte le linee di comunicazione con l’ambiente confinato, valvole od altro).
Questi i principali parametri da conoscere per la prevenzione di questi rischi:
-         intervallo di esplosione: intervallo di concentrazione di una sostanza infiammabile in aria entro il quale si può verificare un’esplosione;
-         LEL: limite inferiore dell’intervallo di esplosione;
-         temperatura d’infiammabilità: temperatura al di sopra della quale dalla superficie di un liquido infiammabile si liberano vapori in concentrazione tale da incendiarsi.

Il documento indica che si può valutare la concentrazione di miscela tramite l’impiego di strumenti portatili, detti esplosimetri, dotati di una soglia di allarme fissa o regolabile. È necessario che questi apparecchi funzionino in continuo e che siano utilizzati in modo corretto da parte di persone addestrate. Il livello di protezione di un esplosimetro (cioè la categoria, secondo la Direttiva ATEX), così come avviene per tutti i prodotti destinati ad essere impiegati in atmosfere potenzialmente esplosive, deve essere compatibile con la probabilità prevista di presenza di atmosfera esplosiva.

In particolare vi sono strumenti che campionano il gas dall’esterno dell’ambiente confinato, per esempio mediante una sonda a tubicino e lo analizzano in un luogo sicuro. Il prelievo dall’esterno localizzato o meno consente di operare con una certa sicurezza.
Le attrezzature di lavoro (ad esempio lampade, aspiratori, ventilatori, ecc.) devono essere rispondenti al D.P.R. 126/98 (recepimento Direttiva ATEX), di categoria scelta dal responsabile dei lavori in relazione alla probabilità e durata dell’atmosfera esplosiva e con marcatura specifica (il documento riporta diversi esempi).

Anche riguardo al vestiario, i lavoratori che devono accedere a zone con rischio di incendio ed esplosione devono essere dotati di indumenti (scarpe, guanti, tute) antistatici.

Si ricorda poi che la messa a terra costituisce una protezione efficace per le parti di apparecchiature ed attrezzature di lavoro che possono essere caratterizzate da accumulo di cariche elettrostatiche.
Utensili in acciaio che possono generare singole scintille, come cacciaviti e chiavi, possono essere utilizzati solo se la presenza di atmosfera esplosiva non è prevista durante il funzionamento normale.
E’ consigliabile l’impiego di attrezzi di tipo antiscintilla, normalmente in lega di berillio, ottone, da usare in ogni caso con estrema cautela. Gli utensili che generano una pioggia di scintille (ad esempio levigatrici) non devono essere usati in presenza di atmosfera esplosiva.

Dunque in ambienti con rischio di incendio e di esplosione non possono essere utilizzati macchine, strumenti, utensili, vestiario, sistemi di comunicazione e strumentazione di rilevamento che non siano stati autorizzati e verificati attraverso il modello di autorizzazione per l’ingresso in ambiente sospetto di inquinamento o confinato: potrebbero non avere le adeguate caratteristiche e provocare gravi incidenti.

La storia illustrata presenta poi una caratteristica situazione di emergenza con attivazione della procedura di emergenza sul posto e l’arrivo dei soccorsi.
Per poter affrontare adeguatamente un incidente in ambienti confinati è fondamentale che la procedura contenga uno specifico piano di emergenza che permetta di attivare un pronto allarme e un soccorso idoneo e tempestivo. La struttura del piano dipende dalla natura dell’ambiente confinato, dal rischio identificato e dal tipo di soccorso da effettuare, e deve riportare le misure da attuare in caso di incidente. Inoltre tale piano, oltre a essere periodicamente aggiornato, deve essere reso disponibile, deve considerare tutte le eventuali imprese presenti e le attività svolte, essere trasmesso a tutte le imprese a cui stato affidato il lavoro, essere a disposizione eventualmente delle squadre di soccorso esterne (Vigili del Fuoco, addetti al 118, ecc.).
Si sottolinea che la formazione/sensibilizzazione sul potenziale pericolo di anossia o intossicazione è fondamentale sia per gli addetti che devono accedere ad un ambiente confinato, sia per chi si potrebbe trovare a dover intervenire in soccorso di infortunati. Chi tenta di prestare soccorso senza sapere come si deve procedere, può diventare a sua volta una vittima. In particolare i soccorritori possono tentare di salvare una possibile vittima di asfissia o intossicazione solo se dispongono delle idonee attrezzature, sono stati addestrati in merito, dispongono dell’assistenza e del supporto necessari.
Il documento suggerisce inoltre di pre-allertare gli addetti al primo soccorso designati per quell’area in merito alle lavorazioni in corso.

Dopo aver elencato presidi e equipaggiamenti di soccorso e rianimazione, dipendenti dal tipo di emergenza cui si deve far fronte, il manuale indica infine che la gestione dell’emergenza prevede il controllo di tre fasi fondamentali:
-         Fase di allarme: se il lavoratore all’interno di un ambiente confinato avverte un malessere, perde i sensi o subisce un trauma, colui che sovraintende deve dare immediato allarme chiamando la squadra di emergenza interna, qualora prevista. Il sorvegliante non deve entrare nel luogo confinato senza prima organizzare l’intervento con altri soccorritori; ove previsto e secondo la procedura aziendale, deve immediatamente avvisare i Vigili del Fuoco e il Servizio 118. Nel documento della Commissione Consultiva, che vi invitiamo a leggere, sono riportati gli elementi minimi da fornire ai soccorritori esterni. Si ricorda poi che può risultare necessario, prima di attivare il soccorso, procedere all’arresto degli impianti collegati alla situazione di emergenza che possano creare pericolo per gli operatori.
-         Fase di recupero: le persone che eseguono il salvataggio devono indossare DPI adeguati al tipo di intervento; è fondamentale essere provvisti di respiratori indipendenti dall’aria circostante o autorespiratori d’emergenza. Nel caso risulti impossibile estrarre il lavoratore dall’ambiente confinato, è necessario fargli respirare aria pulita prelevata dall’esterno del locale. Va prestata particolare attenzione ai passi d’uomo verticali perché nelle fasi di salvataggio può risultare difficile “estrarre” una persona non collaborante; pertanto le modalità di imbragatura dovranno evitare il basculamento del corpo e garantire l’estrazione in posizione verticale dell’operatore infortunato.
-         Fase di trasporto: una volta estratto l’infortunato dall’ambiente confinato, si procede al suo trasporto con l’utilizzo dei mezzi di movimentazione opportuni. Nell’attesa dei soccorsi, in casi estremi di cessazione delle funzioni vitali, può essere necessario ricorrere alla rianimazione cardiorespiratoria da parte di persone addestrate con apposito corso di formazione sul Primo Soccorso, designate dal datore di lavoro ai sensi delle norme vigenti.

La storia, raccontata per immagini, mostra come la conoscenza delle procedure e la rapidità dell’esecuzione delle operazioni di soccorso siano essenziali per risolvere positivamente le emergenze negli ambienti confinati.

Il “Manuale illustrato per lavori in ambienti sospetti di inquinamento o confinati ai sensi dell’art. 3 comma 3 del D.P.R.177/2011” è scaricabile all’indirizzo:
http://www.puntosicuro.info/documenti/documenti/120514_Min_Lav_manuale_ambienti_confinati.pdf

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AGENTI CHIMICI: I DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE

Da: PuntoSicuro
http://www.puntosicuro.it

Anno 14 - numero 2925 di martedì 11 settembre 2012

Informazioni sui dispositivi di protezione della cute e di protezione delle vie respiratorie. Le tipologie di DPI, le indicazioni sulla scelta dei guanti e sulle adeguate dotazioni dei laboratori di analisi.

I dispositivi di protezione individuale (DPI) non sono certo la panacea per risolvere i problemi di prevenzione nei luoghi di lavoro, ma una risorsa fondamentale e obbligatoria quando non sia possibile evitare o ridurre in modo adeguato i rischi lavorativi con misure tecniche di prevenzione, con sistemi di protezione collettiva o con una differente organizzazione del lavoro (articolo 75, Decreto legislativo 81/2008).

Perché siano una risorsa effettiva, i dispositivi devono essere scelti attraverso valutazioni e verifiche che tengano conto di efficacia, efficienza e degli aspetti ergonomici. E devono essere utilizzati e mantenuti correttamente e in condizioni igieniche appropriate.
Per dare qualche informazione sui dispositivi adatti alla protezione da agenti chimici, con particolare riferimento all’attività nei laboratori, ci soffermiamo su uno specifico capitolo del documento “Linee Guida per la Valutazione del Rischio da esposizione ad agenti chimici pericolosi e ad agenti cancerogeni e mutageni”, documento elaborato dal Centro Interagenziale “Igiene e Sicurezza del Lavoro” di ISPRA, con la collaborazione dell’Università Politecnica delle Marche, della Environment Agency (England), della Scottish Environmental Protection Agency (SEPA) e di diverse Arpa regionali.

Dopo aver proposto informazioni e indicazioni relativi ai requisiti, alle categorie e alla marcatura dei DPI, il documento ricorda che in presenza di sostanze pericolose si può focalizzare l’attenzione su due tipologie di DPI:
-         protezione della cute nel caso di agenti chimici allo stato solido, liquido o gassoso che, per contatto, possono determinare un pericolo per la cute dell’utilizzatore o essere assorbiti tramite essa (si può parlare di protezione del corpo, del viso, degli occhi, delle mani ecc.);
-         protezione delle vie respiratorie quando gli agenti chimici, respirabili, risultano dannosi per l’apparato respiratorio.

Per proteggere la cute è necessario considerare una innumerevole casistica di dispositivi di protezione che interessano le parti del corpo esposte, ad esempio guanti, tute protettive, scarpe, stivali, visiere, grembiuli, ecc. .
In tutti i casi la loro caratteristica principale consiste nella capacità di resistere adeguatamente all’azione dello specifico agente chimico il quale deve essere valutato nelle condizioni d’uso (concentrazione, temperatura, condizioni di operatività, ecc.).

In particolare i dispositivi per la protezione chimica si suddividono in due categorie:
-         traspiranti: destinati alla protezione da agenti chimici non particolarmente pericolosi: devono avere una buona resistenza all’azione delle sostanze chimiche ed avere caratteristiche di idrorepellenza ed essere confortevoli per un impiego durante tutto il turno di lavoro;
-         impermeabili: destinati a proteggere da agenti chimici particolarmente pericolosi; data la loro natura possono essere indossati per tempi relativamente brevi; le caratteristiche principali dei protettori impermeabili sono rappresentate dalla resistenza a penetrazione (passaggio attraverso le porosità del tessuto o le aperture dell’indumento) e permeazione (diffusione a livello molecolare attraverso il materiale): i tempi di penetrazione e/o di permeazione sono da tenere in considerazione nell’individuazione dei limiti d’uso del dispositivo stesso.

La scelta e l’uso dei DPI per la protezione delle vie respiratorie presuppongono una approfondita conoscenza delle problematiche legate ai dispositivi stessi e all’ambiente di lavoro dove si deve operare.
Ad esempio per impiegare apparecchi di protezione delle vie respiratorie (APVR) è necessario conoscere:
-         le caratteristiche dell’atmosfera dell’ambiente in cui si opera;
-         le caratteristiche del luogo di lavoro e dell’eventuale spazio di azione;
-         la gravosità e tipo di lavoro da svolgere;
-         eventuali problemi di adattabilità lavoratore;
-         eventuali limitazioni dei movimenti derivanti dal tipo di dispositivo;
-         la necessità di impiegare contemporaneamente altri dispositivi (compatibilità);
-         l’eventuale necessità di comunicazione tra operatori diversi.

Gli APVR si suddividono in due grandi categorie:
-         respiratori a filtro: apparecchi il cui funzionamento dipende dall’atmosfera ambiente e possono essere usati solamente se esistono le seguenti condizioni: la percentuale di ossigeno presente nell’ atmosfera inquinata deve tassativamente essere superiore al 17% in volume; si conosce la natura e la concentrazione degli inquinanti presenti in atmosfera; gli agenti chimici non devono essere immediatamente pericolosi per la vita; non possono essere impiegati in ambienti confinati; l’utilizzatore non deve avere barba e/o baffi o altro che possa compromettere la tenuta del facciale (potrebbero essere esclusi da questa prescrizione gli elettroventilatori in grado di fornire e garantire una pressione positiva all’interno del dispositivo);
-         respiratori isolanti: apparecchi il cui funzionamento è indipendente dall’atmosfera ambiente e devono essere impiegati, in modo particolare, quando: non è possibile garantire la presenza del 17% in volume di ossigeno presente nell’atmosfera inquinata; non si conosce sia la natura che la concentrazione degli inquinanti; la concentrazione degli inquinanti è troppo elevata; gli inquinanti sono immediatamente pericolosi per la vita; si opera in ambienti confinati.

Dopo aver ricordato che l’utilizzo di specifici DPI appare indispensabile in alcune fasi delle operazioni che vengono effettuate nei laboratori (i guanti, gli occhiali, i camici, sono utilizzati come buona prassi di lavoro quale misura generale di tutela per la prevenzione dei rischi), il documento riporta alcune indicazioni generali sulla scelta e l’utilizzazione dei guanti.

Nella scelta dei guanti per la protezione dagli agenti chimici pericolosi è di primaria importanza la resistenza che il materiale di cui sono costituiti offre al passaggio degli stessi. Questa resistenza è descritta dal tempo di permeazione, cioè il tempo che trascorre tra il contatto iniziale dell’inquinante con la superficie esterna del guanto ed il momento in cui tale inquinante può essere individuato sulla sua superficie interna. Il fattore che influenza principalmente il tempo di permeazione è ovviamente la natura chimica del materiale che costituisce il guanto in relazione all’agente chimico considerato.
Tuttavia hanno importanza anche i seguenti fattori:
-         spessore del materiale costituente il guanto (ad esempio raddoppiando lo spessore dei guanti, il tempo di permeazione pressappoco quadruplica);
-         concentrazione dell’agente chimico con cui il guanto viene a contatto;
-         quantità dell’agente chimico con cui il guanto viene a contatto;
-         tempo in cui il guanto è a contatto con l’agente chimico;
-         frequenza dei contatti;
-         tipo di contatto (immersione, schizzi, contatto con superficie contaminata, nebbiolina ecc.);
-         temperatura.

Se la fonte principale di informazioni per la scelta dei materiali dovrebbe essere la scheda di sicurezza dell’agente chimico impiegato, spesso le informazioni riportate su tali schede sono insufficienti, generiche ed in rari casi addirittura fuorvianti. In alternativa alle schede di sicurezza, informazioni utili alla scelta dei materiali e sui tempi di permeazione possono essere ricavate per molte sostanze dai siti internet del National Institute for Occupational Safety & Health (NIOSH) o dei produttori di guanti.

Il documento ricorda l’importanza del marchio CE e del pittogramma presente sui guanti (attesta l’esecuzione del test di permeazione previsto dalla norma UNI EN 374-3:2004) e indica che nella scelta dei guanti, oltre al tempo di permeazione, hanno rilevanza anche i seguenti fattori:
-         resistenza meccanica (all’abrasione, al taglio, alla perforazione, ecc.): in molti casi, le caratteristiche di resistenza fisica hanno maggior peso di quelle di resistenza chimica (in quanto se il guanto è perforato in qualche punto, il tempo di permeazione non è più applicabile). I guanti per cui siano state verificate le caratteristiche di resistenza meccanica, riportano anche i pittogrammi e le indicazioni relativi alla norma UNI EN 420:2010;
-         requisiti di manualità dell’operatore: per certe attività di laboratorio, l’ utilizzo di guanti troppo spessi rende difficoltosa l’esecuzione del lavoro per tale motivo è opportuno individuare il corretto livello di destrezza in accordo alla norma UNI EN 420:2010;
-         colore: se l’inquinante ha un colore particolare, il guanto di un adatto colore di contrasto lo mette immediatamente in evidenza;
-         protezione termica richiesta: nel caso si debbano maneggiare contenitori a temperature molto diverse da quella ambiente.
Nel documento sono presenti tabelle con indicazioni generali per la scelta e l’utilizzazione dei guanti.

Concludiamo riportando alcune informazioni sulla dotazione per il personale che opera con prodotti chimici all’interno dei laboratori di analisi (il documento dell’Ispra è dedicato in particolare alla tutela della salute e della sicurezza degli operatori delle Agenzie di Protezione Ambientale).
La dotazione deve prevedere di norma:
-         occhiali di sicurezza per sostanze chimiche a stanghetta e a mascherina;
-         guanti compatibili con le sostanze manipolate e con le attività svolte: per protezione da agenti chimici (anche monouso); per alte temperature; per liquidi criogenici;
-         camici con maniche lunghe e chiusure ai polsi (mediante elastici, velcro ecc).

Inoltre attività specifiche o sostanze particolarmente pericolose possono richiedere ulteriori o diversi DPI maggiormente protettivi anche quando le operazioni siano svolte all’interno delle opportune cappe di protezione. Ad esempio visiera protettiva e dispositivi di protezione delle vie respiratorie.
Esistono poi attività che possono esporre ad un elevato rischio per la sicurezza gli operatori addetti (per esempio la manipolazione o il travaso di azoto liquido, la movimentazione di elevate quantità di sostanza quali i rifiuti prodotti dalle attività di laboratorio) per cui si individuano DPI specifici quali: guanti per protezione da liquidi criogenici; grembiule per liquidi criogenici; stivali antiacido; grembiule antiacido.
Infine un’altra categoria di DPI previsti all’interno dei laboratori è relativa alla gestione delle situazioni di emergenza chimica (spandimenti, fuoriuscite ecc): tute protettive specifiche; maschere a pieno facciale; stivali.

Il documento “Linee Guida per la Valutazione del Rischio da esposizione ad agenti chimici pericolosi e ad agenti cancerogeni e mutageni”, versione 2011, documento elaborato dal Centro Interagenziale “Igiene e Sicurezza del Lavoro” di ISPRA, con la collaborazione dell’Università Politecnica delle Marche, la Environment Agency (England), la Scottish Environmental Protection Agency (SEPA), le Arpa Basilicata, Emilia Romagna, Liguria, Piemonte, Campania, Marche e Sicilia è scaricabile all’indirizzo:
http://www.puntosicuro.info/documenti/documenti/120627_Arpa_linee_guida_valutazione_rischio_esposizione.pdf