venerdì 26 aprile 2013

Lunedì 29 aprile alle ore 9.30 al Polo fieristico di Lucca, riprende l'udienza preliminare per la strage ferroviaria di Viareggio

Riceviamo da "assemblea 29 giugno"


La prossima udienza preliminare è fissata per lunedì 29 aprile alle ore 09.00 presso il Tribunale di Lucca in via Galli Tassi 61, aula 1 davanti al
(Gup) giudice Dr. Alessandro Dal Torrione.
Per essere a quell'ora a Lucca l'appuntamento è alle ore 08.00 nel piazzale del parcheggio Pam. La partenza per Lucca alle ore 08.00 con le auto.
Come il 29 di ogni mese, dal 29 luglio 2009, ci ritroviamo alla Casina dei ricordi alle ore 23.30  in attesa dell'ora dell'esplosione e della strage alle ore 23.52.


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    Lunedì 29
              aprile alle ore 9.30 al Polo fieristico di Lucca

              riprende l'udienza preliminare per la strage ferroviaria
              di Viareggio




      Dopo il fallimento degli avvocati di Ferrovie e Gatx sulle
      costituzioni di parte civile (117 ammesse su 120), l'avvocato di
      Moretti e del Gruppo ferrovie dello Stato italiane, A. D'Apote,
      prosegue nella sua offensiva giudiziaria e mediatica.

      Dopo aver fatto di tutto per tentare di limitare le costituzioni
      (pletora ... pulizia ...) ora punta il dito sul fatto che il
      processo subisca l'effetto mediatico, si basi su accuse
      artificiose ed esagerazioni e (udite udite) sia oggetto di " ...
      istanze che giungono dall'esterno ...". Come si suol dire, la
      migliore difesa è l'attacco.

      L'avvocato ci riprova. Dopo quanto aveva detto e fatto
      nell'incidente probatorio (a Viareggio non c'è il clima per questo
      processo ... c'è chi strumentalizza ... è ipotizzabile la
      richiesta dello spostamento ...). L'avvocato ancora non ha capito
      cosa è accaduto il 29 giugno 2009 a Viareggio e non ne vuole
      sapere; i suoi pensieri sono diretti in altra ... direzione.

      Continua a ripetere che i suoi assistiti (Moretti e ferrovie) non
      hanno alcuna responsabilità.

      Negando la realtà sul 29 giugno si uccidono una seconda volta le
      Vittime.

      Se fosse vero quanto sostiene l'avvocato (" ... istanze che
      giungono dall'esterno"), questa dichiarazione appare come un
      invito a proseguire la battaglia per la sicurezza, la verità, la
      giustizia con maggiore forza e determinazione. Con questa uscita
      ha pensato bene di condizionare i giudici, ma il risultato
      potrebbe (e dovrebbe) essere, invece, di stimolare familiari,
      ferrovieri, cittadini e la città di Viareggio a mobilitarsi
      maggiormente rispetto a quanto avvenuto fino ad ora.

      Sull'affermazione dell'avvocato di Moretti che "l'Ad delle
      ferrovie è il vero obiettivo di questo processo ...", ricordiamo
      che a Viareggio sono state raccolte 10.000 firme per le dimissioni
      di Moretti. E come ogni cosa seria e responsabile, questa raccolta
      popolare è stata cestinata da coloro ai quali furono consegnate:
      presidenti di Camera e Senato (Fini e Schifano) e ministro delle
      Infrastrutture (Matteoli).

      Anzi, da questa pletora istituzionale, l'Ad è stato nominato
      cavaliere del lavoro (Napolitano), inserito a pieno titolo nella
      giunta di Confindustria (Squinzi), rinnovata la carica di Ad delle
      ferrovie, di presidente delle ferrovie europee, insignito di
      onorificenze, premi e attestati. Solo al pensiero che è imputato
      per una strage ferroviaria che ha provocato 32 Vittime e numerosi
      feriti, c'è da rabbrividire.

giovedì 25 aprile 2013

Bangladesh, crolla palazzo-fabbrica: oltre 300 morti.



Testimone: "Sembrava un terremoto"
All'interno del Rana Plaza c'erano un mercato, fabbriche tessili e la succursale di una banca. I feriti sono almeno 700. Gran parte delle esportazioni del settore abbigliamento (l'80% di tutto l'export) è destinata ai mercati dell'Occidente e gli incidenti legati alla poca sicurezza sono sempre più numerosi

DACCA - Almeno 300 persone hanno perso la vita e altre centinaia sono rimaste ferite nel crollo di un edificio nel villaggio di Savar, a 24 chilometri da Dacca, la capitale del Bangladesh. Lo ha riferito Hiralal Roy, medico dell'ospedale Enam.  All'interno del Rana Plaza, c'erano un mercato, varie fabbriche tessili e la filiale di una banca. Le stime parlano di tremila lavoratori presenti nel palazzo al momento del crollo. Degli otto piani è rimasto intatto solo quello più basso.

L'edificio è collassato "per un difetto strutturale", ha detto il ministro degli Interni Muhiuddin Khan Alamgir, che ha annunciato l'apertura di un'inchiesta.

Dopo il crollo, nel sobborgo di Dacca sono accorse ambulanze, vigili del fuoco, esercito e migliaia di persone in cerca dei propri familiari. Il ministro della Salute, A.F.M. Ruhal Haque, ha reso noto che 600 persone sono state salvate. "Abbiamo inviato due soccorritori all'interno dell'edificio e abbiamo estratto almeno 20 sopravvissuti. Ci hanno anche detto che tra 100 e 150 altri sono feriti, mentre una cinquantina di persone è morta sotto i detriti", ha dichiarato Mohammad Humayun, supervisore di una delle aziende che avevano sede nell'edificio.

Secondo il capo della polizia locale, Mohammad Asaduzzaman, i proprietari dei laboratori avevano ignorato un'allerta che ieri intimava loro di non consentire l'accesso degli operai perché era stato avvertito un cedimento nella struttura ed erano state notate larghe crepe sulla facciata dell'edificio.

"Sembrava un terremoto", ha raccontato un testimone, lavoratore di una delle fabbriche di abbigliamento che si trovano all'interno. "Ero al lavoro al terzo piano, poi improvvisamente ho sentito un boato assordante, ma non riuscivo a capire cosa stesse succedendo. Sono stato colpito alla testa", ha aggiunto.

Non è prima tragedia di questo tipo a Dacca. Cinque mesi fa un incendio in una fabbrica (FOTO) aveva provocato 112 vittime, quasi tutte ragazze. Cinquecento lavoratori sono morti in cinque anni per incidenti negli impianti industriali del Bangladesh. Gran parte delle esportazioni del settore abbigliamento (che rappresenta l'80 per cento di tutto l'export) è destinata ai mercati dell'Occidente e gli incidenti legati alla poca sicurezza sono sempre più numerosi.

A febbraio invece un violento incendio aveva distrutto un centinaio di baracche di una bidonville alla periferia di Dacca. I vigili del fuoco avevano ingaggiato una dura lotta con le fiamme, che erano state riportate sotto controllo soltanto dopo alcune ore.

Un anno fa ci sono state drammatiche proteste contro i salari bassi e le condizioni di lavoro in oltre 300 delle 4.500 fabbriche di capi di vestiario del Paese. Gli scioperi finirono dopo la minaccia dei rappresentanti di 19 marche del mercato mondiale tra cui Wal-Mart, H&M, Gap, Carrefour e Marks & Spencer, di spostare le produzioni altrove. "I continui disordini – scrissero in una nota al governo - ostacolano la produzione e questo causa ritardi nella consegna degli ordini".
(24 aprile 2013)



Sicurezza sul lavoro: dalla Cassazione una brutta sentenza


Prestazione obbligatoria anche senza presìdi

Il mancato rispetto delle norme antinfortunistiche non esime il dipendente
dal lavorare. Lo ha precisato la Cassazione con la sentenza 7318 dello
scorso 22 marzo.
La vicenda coinvolge due macchinisti di treni, sospesi dal servizio per
aver causato un disservizio ai passeggeri non osservando l'ordine scritto
con il quale si imponeva la conduzione del treno. Nei fatti, i dipendenti
si sono rifiutati di partire perché sul treno mancava la cassetta di pronto
soccorso. Per i dipendenti, l'ordine impartito era illegittimo ed
eseguendolo avrebbero commesso un reato per la violazione della normativa
antinfortunistica. Di diverso avviso la Corte di appello che, ritenendo
legittima la sanzione disciplinare, ha sostenuto che la partenza del
convoglio in assenza del presidio sanitario non sarebbe stata condotta
penalmente rilevante.
La vicenda approda così in Cassazione, che conferma la decisione del
giudice di appello. In sostanza, se di condotta penalmente rilevante si
deve parlare essa sarebbe imputabile solo al datore di lavoro e non al
dipendente. Dunque, il lavoratore deve eseguire l'ordine scritto e il
rifiuto di adempiere la propria obbligazione contrattuale può costituire
illecito disciplinare.

 *Al contrario, la Cassazione, nella sentenza 18921/ 2012, aveva affermato
che il dipendente può rifiutarsi di svolgere la prestazione se il datore di
lavoro non ha predisposto un ambiente di lavoro che tuteli la salute e
l'integrità fisica.*






http://www.ilsole24ore.com/art/norme-e-tributi/2013-04-15/prestazione-obbligatoria-anche-senza-064441.shtml?uuid=AbgFrLnH



http://retesicurezzalavorosicilia.blogspot.it/2013/04/prestazione-obbligatoria-anche-senza.html

Processo Eureco: "questa non è giustizia". Comunicato su l'udienza del 23 aprile


Buonasera
in allegato vi invio il comunicato stampa del Comitato a Sostegno dei Familiari delle Vittime e dei lavoratori Eureco dopo la sentenza emessa dal giudice ,  nell'udienza che si è svolta ieri 23 aprile, che ha condannato Giovanni Merlino (titolare dell'azienda) a cinque anni.
Solo cinque anni per aver causato la morte di 4 lavoratori, il ferimento di altri 3, questa non è giustizia.


saluti

Lorena Tacco


Paderno Dugnano, 23/04/2013
COMUNICATO STAMPA PROCESSO EURECO:
Ancora uno sconto di pena, perché?
Tribunale di Milano 23 aprile 2013, in primo grado, 5 anni di carcere per Giovanni Merlino, proprietario dell'Eureco.
Non ci sono motivazioni o giustificazioni per comprendere la riduzione di pena di già miti richieste del Pubblico Ministero.
Grande è la preoccupazione dei familiari delle vittime e dei superstiti per il forte rischio che, nonostante le 4 morti, il condannato non faccia che pochi giorni di carcere, questo è giusto?
Non ci sono motivi eticamente ammissibili per un ulteriore sconto di pena rispetto alla richiesta di 6 anni e mezzo del PM ed è per questo che non ci riteniamo soddisfatti!
Ricostruendo la storia del processo, molte scelte della Giudice non ci sono
piaciute:
- ha subito escluso da Parti Civili associazioni come Medicina Democratica, A.I.E.A., Anmil sempre ammesse nei numerosi processi di uccisione di lavoratori. Stessa sorte per il nostro Comitato.
Esclusione motivata dalle scarse disponibilità del Merlino, senza effettuare alcun sequestro preventivo.
- ha chiaramente tentato di monetizzare il delitto, ma ancora dopo il secondo anniversario della tragedia nessun risarcimento era avvenuto.
- ha accolto il il rito abbreviato, che concede automaticamente la riduzione di un terzo della pena per un imputato già recidivo per lo stesso reato di omicidio di un dipendente ed inquinamento ambientale.
- non si è intimato all'Assicurazione di elargire i risarcimenti dovuti, in particolar modo per i lavoratori della cooperativa (TNT) che lavorava esclusivamente per l'Eureco.
Sono tutti indici di come non si sia voluta fare una Giustizia rispettosa dei 4 morti e di 2 feriti gravi.
Le sofferenze fisiche, psicologiche subite e quelle attuali a cui si sommano quelle economiche, gli sfratti, la mancanza di lavoro sono incommensurabilmente più grandi rispetto ad una pena ridotta ad una persona che, come evidenziato dal PM, ha pervicacemente voluto mettere a rischio la vita dei propri operai e inquinare l'ambiente, miscelando delle sostanze pericolose che non andavano toccate, per poi smaltirle in ignote discariche come rifiuti normali.
Questa riduzione di pena ci avvilisce!
"Comitato a sostegno dei familiari delle vittime e dei lavoratori Eureco"
COMITATO A SOSTEGNO DEI FAMILIARI DELLE VITTIME E DEI LAVORATORI EURECO http://cveureco.altervista.org - comitatovittime.eureco@gmail.com - Tel:
335.6863489
per solidarietà: IBAN IT71P0760101600000009791656 - causale "PRO LAVORATORI EURECO"
Comitato a sostegno dei familiari delle vittime e dei lavoratori Eureco
----- Original Message -----
From: "a.i.e.a. paderno dugnano" <a.i.e.a.padernodugnano@fastwebnet.it>
To: <Undisclosed-Recipient:;>
Sent: Wednesday, April 24, 2013 8:15 PM
Subject: Sentenza Eureco C.Stampa Comitato a sostegno delle Vittime



LA SENTENZA


    Rogo alla Eureco di Paderno Dugnano,
    il titolare condannato a cinque anni


      /Il 4 novembre 2010 vi fu un'esplosione e morirono 4 operai.
      «Violazioni della normativa sulla sicurezza»/


 Il gup di Milano, Antonella Bertoja, ha condannato in abbreviato a cinque anni di reclusione Giovanni Merlino, il titolare della Eureco,  dove _il 4 novembre 2010 vi fu un'esplosione in seguito alla quale
 morirono 4 operai_
 <http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/10_novembre_4/esplosione-azienda-chimica-1804096831075.shtml.
I pubblico ministero Manuela Massenz aveva chiesto la condanna a 6 anni 5 mesi e 20 giorni. «Faremo appello, andava approfondito il tema relativo alla causa dell'incendio». È quanto ha detto l'avvocato  Giuseppe Fiorella, legale di Giovanni Merlino, condannato oggi per 5 anni di reclusione dal gup di Milano Antonella Bertoja.



 *sANZIONI *- Il gup di Milano Bertoja ha inoltre disposto
 l'interdizione per 5 anni dai pubblici uffici per Giovanni Merlino e
 condannato la Eureco, società di smaltimento rifiuti, alla sanzione
 pecuniaria di 300 quote da 600 euro ciascuna. Stabilite inoltre
 provvisionali per le parti civili comprese tra i 30 mila e i 200 mila
 euro. In particolare 500 mila euro per Inail, 20 mila euro per Cgil e
 48 mila euro circa per il Comune di Paderno Dugnano.

 *VIOLAZIONI *- «È una sentenza soddisfacente, è stata riconosciuta la
 responsabilità per delle gravissime e spregiudicate violazioni della
 normativa sulla sicurezza dei lavoratori», ha commentato l'avvocato
 Tomaso Pisapia, legale di due delle parti civili costituite per
 Salvatore Catalano (deceduto) e uno dei lavoratori rimasto ferito.
 Giovanni Merlino (finito in carcere un anno dopo il rogo, poi ai
 domiciliari e ora libero) era accusato di omicidio colposo plurimo
 aggravato (dal numero delle vittime e dalla violazione delle normative
 sulla sicurezza), lesioni colpose e incendio colposo. Nelle settimane
 successive allo scoppio erano morti Harun Zeqiri, 44 anni, e Sergio
 Scapolan, di 63; il 18 gennaio 2011 era deceduto Salvatore Catalano,
 di 55, e poi il 4 febbraio Leonard Shepu, 38 anni.

 *Redazione Milano online***23 aprile 2013







PROCESSO SOLVAY: UDIENZA DEL 24 APRILE



Mentre si scopre che, fino a gennaio di quest'anno, l'acqua che ha servito l'abitato di Spinetta Marengo è stata attinta ad un pozzo adiacente Cascina Bolla - vicino al polo chimico, che si trova poco più a sud, e vulnerabile all'inquinamento proveniente dal sito industriale - ora sganciato "per precauzione" dalla rete idrica, va in scena la seconda parte dell'interrogatorio del dottor Alberto Maffiotti, responsabile dell'Arpa di Alessandria.
Questi riprende, per meglio precisarla, la questione dell'interesse strategico della falda acquifera di Spinetta Marengo, affermando che essa - insieme con quelle torinese, novarese, biellese, e cuneese - è una delle cinque più importanti di tutto il Piemonte.
Esaurita questa specificazione, continua nell'esplicitazione delle questioni inerenti la bonifica del sito industriale; precisa che, nella falda sottostante il polo chimico, si trova un forte circolo di sostanze tossico-nocive tra la superficie ed il fondo: questo ha portato la conferenza dei servizi del Comune di Alessandria a richiedere una valutazione del rischio, propedeutica alle procedure - molto ben esplicitate tramite il minuzioso esame, e la produzione alla Corte, di documenti ufficiali (alcuni dei quali redatti - per nascondere il reale stato del sito, le cui acque a tutt'oggi sono inutilizzabili per qualunque motivo - in maniere differente in base al fatto se lo scritto era originariamente destinato ad uso interno oppure se lo stesso doveva essere divulgato anche agli organi esterni preposti al controllo della situazione) - da mettere in atto per attuare la bonifica del sito e della falda sottostante.
A seguire uno degli avvocati delle parti civili, il dottor Lanzavecchia, chiede al geologo ulteriori precisazioni a proposito dei documenti prodotti che riguardano le misurazioni effettuate sulle acque destinate al consumo umano: questo al fine di far meglio valutare alla Giuria l'interesse delle parti civili al merito del processo.
Per finire tocca alle difese, e precisamente agli avvocati Baccaredda Boi (responsabile civile Solvay) e Santa Maria (De Laguiche) che cercano di mettere in difficoltà il Maffiotti, per screditarlo agli occhi della Corte, anche attraverso un atteggiamento palesemente intimidatorio; non solo non riescono nel loro intento, ma il secondo subisce in più occasioni la reprimenda della presidente Casacci: questa, infatti, gli contesta il fatto di ripetere domande già fatte prima, e di chiedere al testimone opinioni che ovviamente rappresentano domande inammissibili.
Alle ore 15:00 termina il controesame delle difese, e la presidente sospende la seduta rinviandola al prossimo lunedì sei maggio.
Alessandria, 24 aprile 2013

Stefano Ghio - Rete sicurezza Al/Ge
http://pennatagliente.wordpress.com

martedì 23 aprile 2013

29 aprile alle ore 9.30 al Polo fieristico di Lucca, riprende l'udienza preliminare per la strage ferroviaria di Viareggio


 Riceviamo da "assemblea 29 giugno"

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    Lunedì 29 aprile alle ore 9.30 al Polo fieristico di Lucca riprende l'udienza preliminare per la strage ferroviaria di Viareggio




      Dopo il fallimento degli avvocati di Ferrovie e Gatx sulle
      costituzioni di parte civile (117 ammesse su 120), l'avvocato di
      Moretti e del Gruppo ferrovie dello Stato italiane, A. D'Apote,
      prosegue nella sua offensiva giudiziaria e mediatica.

      Dopo aver fatto di tutto per tentare di limitare le costituzioni
      (pletora ... pulizia ...) ora punta il dito sul fatto che il
      processo subisca l'effetto mediatico, si basi su accuse
      artificiose ed esagerazioni e (udite udite) sia oggetto di " ...
      istanze che giungono dall'esterno ...". Come si suol dire, la
      migliore difesa è l'attacco.

      L'avvocato ci riprova. Dopo quanto aveva detto e fatto
      nell'incidente probatorio (a Viareggio non c'è il clima per questo
      processo ... c'è chi strumentalizza ... è ipotizzabile la
      richiesta dello spostamento ...). L'avvocato ancora non ha capito
      cosa è accaduto il 29 giugno 2009 a Viareggio e non ne vuole
      sapere; i suoi pensieri sono diretti in altra ... direzione.

      Continua a ripetere che i suoi assistiti (Moretti e ferrovie) non
      hanno alcuna responsabilità.

      Negando la realtà sul 29 giugno si uccidono una seconda volta le
      Vittime.

      Se fosse vero quanto sostiene l'avvocato (" ... istanze che
      giungono dall'esterno"), questa dichiarazione appare come un
      invito a proseguire la battaglia per la sicurezza, la verità, la
      giustizia con maggiore forza e determinazione. Con questa uscita
      ha pensato bene di condizionare i giudici, ma il risultato
      potrebbe (e dovrebbe) essere, invece, di stimolare familiari,
      ferrovieri, cittadini e la città di Viareggio a mobilitarsi
      maggiormente rispetto a quanto avvenuto fino ad ora.

      Sull'affermazione dell'avvocato di Moretti che "l'Ad delle
      ferrovie è il vero obiettivo di questo processo ...", ricordiamo
      che a Viareggio sono state raccolte 10.000 firme per le dimissioni
      di Moretti. E come ogni cosa seria e responsabile, questa raccolta
      popolare è stata cestinata da coloro ai quali furono consegnate:
      presidenti di Camera e Senato (Fini e Schifano) e ministro delle
      Infrastrutture (Matteoli).

      Anzi, da questa pletora istituzionale, l'Ad è stato nominato
      cavaliere del lavoro (Napolitano), inserito a pieno titolo nella
      giunta di Confindustria (Squinzi), rinnovata la carica di Ad delle
      ferrovie, di presidente delle ferrovie europee, insignito di
      onorificenze, premi e attestati. Solo al pensiero che è imputato
      per una strage ferroviaria che ha provocato 32 Vittime e numerosi
      feriti, c'è da rabbrividire.

lunedì 22 aprile 2013

Seveso: nessun risarcimento per mancata bonifica


La Cassazione rigetta il ricorso di numerosi cittadini che avevano contestato la sentenza contraria al risarcimento danni per la mancata bonifica da parte della Icmesa. "Prescrizione, perché gli effetti sono iniziati nel momento stesso dell'esplosione"

di rassegna.it


Nessun risarcimento. E' questa la decisione della Cassazione che ha rigettato il ricorso di numerosi cittadini di Seveso. I cittadini avevano contestato la sentenza con cui la Corte d'Appello di Milano aveva negato il risarcimento danni per la mancata bonifica da parte della società Icmesa. La mancata bonifica riguarda l'area colpita dagli effetti inquinanti del disastro ambientale avvenuto il 10 luglio del 1976, quando il reattore chimico della fabbrica era esploso diffondendo nel territorio circostante un'ingente quantità di diossina.

Il processo aveva preso il via nell'aprile 2005, quando oltre mille abitanti di Seveso avevano convenuto in giudizio davanti al Tribunale di Monza la società Icmesa, la cui "condotta omissiva", in merito alla bonifica della zona, "coniugata con il carattere permanente del danno conseguente al disastro del 1976 aveva senz'altro perpetuato una situazione lesiva delle loro posizioni soggettive, cagionandogli un indiscutibile danno morale conseguente ai continui controlli sanitari cui erano obbligati a sottoporsi".


 Il giudice di primo grado, però, respinse la domanda di risarcimento per "intervenuta prescrizione del diritto fatto valere", escludendo che quello inerente la mancata bonifica fosse "autonomo e diverso" rispetto a quello già risarcito relativo al disastro del 1976.

Dello stesso parere, poi, fu la Corte d'Appello di Milano, che ritenne infondata la tesi dei cittadini secondo cui la prescrizione del diritto andava calcolata tenendo conto del fatto che solo nel 2003, con la pubblicazione di un'"analisi di rischio" si era, a loro parere, acquisita la conoscenza degli effetti dannosi dell'inerzia della Società per la bonifica.

La terza sezione civile della Cassazione, ora, ha rigettato i ricorsi degli abitanti, dichiarando corretta la decisione dei giudici del merito, poiché, "vertendosi in tema di illecito istantaneo con effetti permanenti, la condotta lesiva si esauriva in un fatto destinato ad esaurirsi in una dimensione unitaria di concreta realizzazione, a prescindere dalla eventuale diacronia dei relativi effetti".

Per questo, la prescrizione del diritto al risarcimento del danno, si legge nella sentenza depositata oggi, "non poteva che iniziare a decorrere dal momento del fatto" e le "lamentate lesioni dell'integrità psichica di un danno morale da patema d'animo non costituivano, pertanto, manifestazione di una lesione nuova ed autonoma rispetto a quella manifestatasi con l'esaurimento dell'azione del responsabile, bens^ un mero sviluppo e un aggravamento del danno già insorto".

Amianto, Sesto San Giovanni: locandina corteo 27 aprile


 Sabato 27 aprile 2013 – ore 16.00 corteo
partenza dal Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli” di via Magenta 88,
Sesto San Giovanni, fino alla lapide di via Carducci


Giornata Mondiale contro l’amianto
Il 28 aprile di ogni anno si celebra la giornata mondiale contro l’amianto.
Ogni 5 minuti, una persona nel mondo muore a causa dell’amianto: 120.000 persone ogni anno nel mondo ne sono vittime. I danni provocati all’ambiente e agli esseri umani sono giganteschi. Questa strage avrà il suo picco massimo attorno al 2020 – 2030. In Italia ci sono circa 4.000 morti all'anno.

La strage provocata dall’amianto è uno dei più grandi “crimini di pace” del XX° secolo e in Italia sono ancora molte le questioni aperte. Le bonifiche delle coperture in cemento-amianto (si stima in circa 32 milioni di tonnellate), la bonifica delle reti degli acquedotti con migliaia di km. di tubazioni in cemento/amianto per l'acqua "potabile", delle scuole, degli edifici pubblici e dei siti industriali dismessi è un problema non più rinviabile e una vera emergenza.

Una società civile non può accettare che l’unico diritto riconosciuto sia quello di fare profitti a scapito di tutti gli altri “diritti umani”. Contro le morti sul lavoro, gli infortuni e le malattie professionali si deve alzare forte la voce di tutti i lavoratori e dei cittadini, perché la salute viene prima del profitto.

Sono centinaia le vittime dell’amianto che hanno lavorato nei cantieri e in fabbrica, alla Breda, alla Falck, alla Pirelli, all’Ansaldo e alla Marelli. Per ricordare i lavoratori morti e impedire che altri continuino a morire dobbiamo alzare forte la nostra voce. Basta morti sul lavoro e di lavoro!
Le fibre d’amianto non guardano in faccia nessuno. Manifestare insieme alle vittime e alle loro famiglie per onorare tutti i morti d’amianto e dello sfruttamento è difendere la propria salute e la propria vita.

Il corteo, dopo la deposizione dei fiori alla lapide, terminerà alle ore 17,30 con un’assemblea aperta presso il Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli” di Via Magenta 88, Sesto San Giovanni



mail: cip.mi@tiscali.it                                                                                                                                    http://comitatodifesasalutessg.jimdo.com                                                                                             

domenica 21 aprile 2013

33 MORTI SUL LAVORO IN SOLI 12 GIORNI



domenica 21 aprile 2013


Purtroppo continua la strage annunciata dall'Osservatorio nei primi giorni di aprile che avrebbe riguardato soprattutto i lavoratori che operano all'aperto. l'Osservatorio dopo la segnalazione di http://prevenzionemeteo.blogspotcom/ che il primo aprile ci aveva comunicato che in base ai dati raccolti attraverso i nostri post e le previsioni del tempo dei giorni successivi a quella data ci aveva chiesto di mandare un allarme attraverso il blog per avvertire una probabile forte impennata delle morti sul lavoro dal 10 aprile. noi l'abbiamo fatto spedendo oltre 1000 mail. Purtroppo il blog prevenzionemeteo non si sbagliava dal 9 al 21 aprile sono morti 33 lavoratori e quasi tutti lavoravano all'aperto, tra questi 17 agricoltori, moltissimi dei quali schiacciati dal trattore. MA CHE ALTRO SI PUO' FARE PER SENSIBILIZZARE IL PARLAMENTO COSI' IMPEGNATO AD OCCUPARSI DI UNA POLITICA CHE CI FA SOLO VERGOGNARE DI ESSERE ITALIANI?
carlo soricelli curatore dell'Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro http://cadutisullavoro.blogspot.com



Sicurezza in ilva Comunicato USB


 Comunicato Sindacale

      La scrivente Organizzazione Sindacale attraverso la consultazione dei Lavoratori Ilva, impegnati nella loro attività presso il Reparto MAN/REF dell’area Acciaieria 2, è venuta a conoscenza di una drammatica realtà.  Pare che il Lavoratore Stefano Delli Ponti, le cui condizioni di salute sono ormai note, non sia l’unico dipendente del reparto suddetto ad aver contratto la gravissima malattia da cui è affetto.
     Risulta, infatti, che
almeno altri due operai dello stesso reparto siano stati colpiti da  simili mali e che anch’ essi lottano contro patologie tumorali .
      La scrivente, pertanto, temendo che tali, allarmanti, fatti possano essere riconducibili alla continua esposizione  a rilevanti  rischi per la salute derivanti, probabilmente, da agenti inquinanti e nocivi presenti nell’ambiente circostante quei luoghi di lavoro, intende porre all’attenzione degli Enti in epigrafe e della Direzione Aziendale stessa, tale, incresciosa, questione.
     L’USB-Ilva Taranto, pertanto, invita la Direzione Aziendale ad attivarsi per documentare lo stato di rischio a cui sono esposti i Lavoratori; a porre  in atto tutte le misure idonee alla tutela della salute; a quanto previsto nel D.Lgs. 81/08 in materia di prevenzione  e protezione sui luoghi di lavoro.

     Nel contempo, la scrivente Organizzazione Sindacale, esorta gli Enti in indirizzo ad intervenire con tempestività per mettere in campo tutte le energie possibili al fine di avviare una meticolosa indagine conoscitiva del problema considerando che il protrarsi di tali condizioni ambientali sui luoghi di lavoro, qualora fosse accertato il nesso  causa- effetto, porterebbe a conseguenze disastrose per la salute e per la vita  dei Lavoratori.
     L’USB-Ilva Taranto, fa presente che negli anni passati le RSU-RLS nelle persone di Francesco Rizzo, Aldo Ranieri e Massimo Battista, avevano posto all’attenzione degli enti preposti esterni e della Direzione Aziendale Ilva, il potenziale rischio  derivante dall’ insalubre ambiente in cui i Lavoratori della suddetta area operavano e che tali documenti dovrebbero essere agli atti dello SPESAL e della stessa Direzione Ilva Spa.
     La scrivente, per altro, fa osservare che il numero di 3 Lavoratori colpiti dalla grave malattia, in un reparto  che ospita  poche decine di dipendenti, dovrebbe rappresentare  un dato allarmante e meritevole della massima considerazione.
     La scrivente Organizzazione chiede, inoltre, di accertare se la Direzione Aziendale abbia ottemperato a quanto previsto dall’art. 35 comma 2 lett. a)b)c)d)  del D.Lgs. 81/08; agli artt. 4 e 5 del medesimo D.Lgs. 81/08;all’art.36 del predetto D.Lgs.
      L’USB chiede
infine che sia istituita una unità di crisi che coinvolga le Istituzioni sanitarie pubbliche, le forze politiche e sociali, al fine di pianificare interventi mirati alla prevenzione dei rischi a cui vengono esposti i Lavoratori e ad una particolare attenzione verso  coloro che in questo momento devono sottoporsi a trattamenti terapeutici  specifici.

Distinti
saluti.
Taranto,19.04.2013



Per il Coordinamento USB-Ilva Taranto

Francesco Rizzo

Amianto, perquisita Fincantieri a Palermo






Amianto, perquisita Fincantieri a Palermo I carabinieri del Nucleo operativo ecologico si sono presentati di buon mattino all'ingresso di Fincantieri. hanno mostrato agli addetti alla vigilanza un decreto di perquisizione e sequestro firmato dalla Procura di Palermo e si sono diretti velocemente verso gli uffici. In quello stesso momento altri carabinieri entravano nella sede centrale di Fincantieri, a Trieste, con lo stesso provvedimento, che è firmato dai sostituti procuratori di Palermo Claudia Ferrari e Claudia Bevilacqua nonchè dl procuratore aggiunto Vittorio Teresi.I magistrati cercano tutta la documentazione sull'amianto ai cantieri, sin dagli anni settanta.
Documentazione che Fincantieri non ha mai consegnato se non in maniera parziale, nonostante ci siano tre processi in corso al tribunale di Palermo per le morti di amianto all'interno dei bacini. Un quarto processo si è concluso già in appello con le condanne di tre ex direttori dello stabilimento dell'Acquasanta, perchè non avrebbero adottato tutte le misure di sicurezza necessarie.E'stat una strage silenziosa, dal 1970 agli anni novanta, quella che si è consumata ai cantieri navali. Sono quasi un centinaio gli operai morti: per loro si stanno celebrando i processi, con i familiari costituiti parte civile. Un quinto processo è già all'orizzonte:
perchè negli ultimi anni altri venti ex operai di Fincantieri si sono ammalati di asbestosi. Qualcuno è morto, qualcuno è in gravi condizioni.Così, la Procura ha deciso un gesto senza precedenti: la perquisizione degli uffici di Fincantieri e il sequestro di tutta la documentazione sulle lavorazioni con l'amianto e lo smaltimento della polvere di morte. I carabinieri hanno controllato documenti, ma anche computer, dove sono segnate le commesse svolte nei bacini di Palermo. Nel nuovo fascicolo, le imputazioni principali restano le stesse dei primi
processi: omicidio colposo plurimo e lesioni gravi colpose. Ma adesso i magistrati contestano anche il reato di "omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro" che prevede condanne da tre a 10 anni.Nei processi già in corso, la procura ha accusato i vertici di avere utilizzato l'amianto fino al 1999, nonostante un esplicito divieto di legge posto nel 1996.
"Eppure, sin dagli anni cinquanta, i rischi dell'amianto erano noti - hanno ribadito i pm nel corso di una delle ultime requisitorie - nonostante tutto ciò, Fincantieri ha omesso di adottare anche le più elementari misure di prevenzione per evitare l'inalazione di polveri e fibre di amianto". Nello stabilimento non c'erano tute speciali, nè mascherine, nè berretti di protezione. E neanche sistemi di aspirazione per le polveri di amianto. Con la perquisizione e il maxi-sequestro, la Procuea e i carabinieri cercano adesso le prove di quella situazione drammatica. E il braccio di ferro tra la Procura e Fincantieri continua.

tratto da La Repubblica - Palermo20/04/2013

Ancora infortuni e morti sul lavoro, una settimana tragica in Sicilia


sabato 20 aprile 2013

Resta schiacciato dal trattore, muore un agricoltore a Partanna

20/04/2013 -


Foto archivio

Giuseppe Trinceri, di 59 anni, stava arando il terreno in contrada Fartaso


PARTANNA. Un agricoltore di 59 anni, Giuseppe Trinceri, di Partanna, è morto schiacciato dal trattore sul quale si trovava mentre stava arando, in contrada Fartaso, un terreno di proprietà. Secondo quanto accertato dai carabinieri è stato un dislivello del terreno a provocare il ribaltamento del mezzo.

venerdì 19 aprile 2013

Incidente sul lavoro ferito un operaio dell'Amap, Aquedotto di Palermo


In corso vittorio emanuele

Incidente sul lavoro ferito un operaio dell'Amap

incidente sul lavoro ieri mattina a pochi passi da piazza Marina. Un operaio dell'Amap, Vincenzo Lanzetta di 45 anni, è stato trasportato al Policlinico dopo essere stato colpito da una potente scossa elettrica proveniente da un cavo di alta tensione. L'uomo, assieme ad altri colleghi di lavoro, stava scavando nei pressi di corso Vittorio Emanuele vicino alla Porta Felice – per riparare una cabina dell'azienda guasta. Secondo una prima ricostruzione, nel corso dello scavo l'operaio con il martello pneumatico avrebbe toccato un filo dell'alta tensione ed è rimasto ferito. L'operaio, per il quale il sindaco Orlando ha chiesto notizie sin dall'inizio – è stato dimesso in serata.

La Sicilia 19/4/13


venerdì 12 aprile 2013

Infortuni: precipita da 6 metri morto muratore nel trapanese



Palermo, 12 apr. (Adnkronos) - Infortunio mortale sul lavoro a Gibellina, in provincia di Trapani. Un muratore di 66 anni Luigi Cirrincione, e' morto dopo essere precipitato da un'altezza di circa 6 metri. Secondo una prima ricostruzione dei fatti, l'uomo che stava lavorando nel vano scala di una abitazione in costruzione, avrebbe perso l'equilibrio precipitando nel vuoto La Procura ha disposto l'autopsia. Sull'episodio indagano i carabinieri.
(12 aprile 2013 ore 20.48)
http://palermo.repubblica.it/dettaglio-news/20:42-20:42/4330159

giovedì 18 aprile 2013

PROCESSO SOLVAY: UDIENZA DEL 17 APRILE



L'udienza odierna si apre, sono le ore 10:00, con l'avvocato dell'imputato Giorgio Canti che porge alla Corte le proprie osservazioni sulle prove documentali presentate nel corso delle fasi preliminari, per poi chiedere - in base al criterio di pertinenza - l'esclusione di una parte di queste, da questa fase del dibattimento.
Al termine dell'esposizione, l'avvocato ferrarese Dario Bolognesi - uno dei servi del collegio difensivo - chiede di esaminare quanto appena prodotto:
la presidente Sandra Casacci gli concede dieci minuti di tempo, che poi inopinatamente diventano la bellezza di sessanta; al suo rientro, la stessa spiega di aver tardato per un problema riguardante le trascrizioni del processo in corso.
Subito appresso concede la parola all'avvocato romagnolo che ritiene quelle prove, di cui colui che è intervenuto in precedenza chiede la non ammissione, di vitale importanza per gli imputati da lui rappresentati, e pertanto domanda di respingere le richieste.
Dopo aver ascoltato le ragioni del Bolognesi, ed a seguito di un altro quarto d'ora di pausa, la Corte legge la decisione sulle ultime questioni
presentate: non ammette i documenti di cui al discorso di inizio seduta, non ritenendoli rilevanti per il processo, definisce le prove testimoniali che vengono ammesse, circoscrive a due i consulenti tecnici di ogni parte, ed infine esclude molte delle parti civili costituite, suscitando chiari segni di approvazione da parte dei servi degli avvelenatori.
A seguire inizia l'esame dei testimoni della lista del pm; il primo è il dottor Alberto Maffiotti, geologo, direttore del dipartimento dell'Agenzia Regionale per la Protezione dell'Ambiente di Alessandria dal 2006 ad oggi:  questi effettua una minuziosa ricostruzione degli eventi che hanno portato a questo procedimento.
Tutto nasce nel 2007 da una richiesta (inoltrata da Coopsette ed Esselunga) di costruire un ipermercato nell'area dell'ex zuccherificio che si trova alle porte di Spinetta Marengo; l'autorizzazione - da parte della conferenza comunale dei servizi - è subordinata ad una riqualificazione dell'area, da effettuarsi previa Valutazione di Impatto Ambientale susseguente all'effettuazione di campionamenti della sottostante falda acquifera, che è una delle più importanti dell'intero Piemonte.
Le analisi in questione portano alla conoscenza di elevate concentrazioni di una serie di veleni: cromo esavalente, nichel, cobalto, mercurio, selenio, vanadio, piombo, cadmio, solventi aromatici, solventi clorurati.
In seguito alle denunce presentate dalle suddette aziende - effettuate in tempi diversi, ma sostanzialmente identiche - l'Arpa effettua una serie di sedici controanalisi in pozzi sia a nord sia a sud del polo chimico, ad esito delle quali giunge alla conclusione che, non essendo queste sostanze tipiche della lavorazione dello zucchero, e avendo riscontrato concentrazioni anomale soprattutto verso nord, i responsabili non possono che essere le aziende del polo chimico, anche perché non è stata trovata alcuna corrispondenza con nessuna delle soluzioni alternative prospettate.
Tutto questo è provato anche dal fatto che, come risulta dalle indagini successive effettuate su documenti precedenti, nelle discariche di rifiuti speciali presenti all'interno delle aziende chimiche, sono state rilevate - almeno a partire dal 1992 - a più riprese concentrazioni di rifiuti tossico-nocivi come quelli sopra menzionati: ma le aziende in questione si sono ben guardate dal segnalarli come ivi contenuti.
Alle ore 14:30, la Corte - data l'ora tarda - sospende la seduta, aggiornandola a mercoledì ventiquattro aprile: nell'occasione sarà terminato l'esame del testimone, e sarà dato spazio al controesame delle parti civili e delle difese degli imputati che potranno avvalersi del supporto dei propri consulenti tecnici.Alessandria, 17 aprile 2013 Stefano Ghio - Rete Sicurezza Al/Gehttp://pennatagliente.wordpress.com

Casale MonferratoLunedì prossimo parte il Master sull'amianto


MONFERRATO - Sarà inaugurato lunedì 22 aprile, alle 10.30, nella sede universitaria di Casale, via Oliviero Capello 3, il master universitario  di primo livello in  "Analisi e gestione dei rischi da rifiuto contenente amianto per l'ambiente e la salute". Gli iscritti sono stati
52 e si sono presentati in 44, in modo che la commissione esaminatrice potesse stilare le graduatorie dei 16 studenti idonei a frequentare il corso. "Sapevamo che il progetto sarebbe stato accolto positivamente - dice il sindaco Giorgio Demezzi - il fatto che oltre 50 persone, provenienti da percorsi di studi tanto eterogenei abbiano fatto richiesta per poter essere ammessi al corso dimostra quanto i problema dell'amianto sia sentito dai giovani laureati. Inoltre, grazie a questo master, abbiamo la possibilità di mantenere viva la presenza universitaria a Casale". Il Master, finanziato dall''Unione Europea attraverso la Regione Piemonte è organizzato all'Università degli studi del Piemonte Orientale in collaborazione con il Consorzio Univer. Avrà una durata complessiva di 1550 ore, con una prima parte didattica di 1000 ore ed una parte di stage aziendale di 550.17/04/2013

A.Z. - redazione@alessandrianews.it

martedì 16 aprile 2013

RITO ABBREVIATO AL PROCESSO FIBRONIT


*COMUNICATO STAMPA*

Si e' svolta in data odierna l'udienza Fibronit di Broni  presso i il Tribunale di Voghera davanti al giudice dell'udienza preliminare il procedimento contro due imputati, dirigenti della Fibronit di Broni. I suddetti hanno chiesto di essere giudicati con rito abbreviato che prevede la riduzione di un terzo della pena.

Cio' considerato il PM ha chiesto per gli imputati  per l'imputazione di omicidio colposo la pena di 7 anni di detenzione.

Da parte delle parti civili, in particolare l'avv Laura Mara che difende Medicina Democratica e Ass. Italiana Esposti Amianto (A.I.E.A.) è' stato ribadito che nei periodi in cui gli imputati erano dirigenti  era arcinota a livello scientifico la pericolosita' dell'amianto e il rapporto di relazione fra esposizione e mesotelioma (Conferenza di New Jork 1964).

Senza alcun dubbio come ribadisce il piano nazionale amianto (1) non vi sono valori limite per l'amianto e maggiore e' la dose e la continuita' di esposizione maggiore e' il rischio.

L'Avv. Mara difende anche gli eredi di Costanza Pace recentemente scomparsa che era responsabile per la sezione AIEA di Broni. Ancora deve essere sottolineato il danno ambientale che e' stato prodotto nei confronti del comune di Broni e dei suoi abitanti considerati i morti e i malati fra persone che mai hanno lavorato all'interno di Fibronit

A.I.E.A. NazionaleM.D. Nazionale

Voghera, 15 aprile 3013
INFO: Fulvio Aurora - 339.2516050
AIUTA ASSOCIAZIONE ITALIANA ESPOSTI AMIANTO ONLUS DEVOLVENDO IL TUO 5 PER MILLE FIRMANDO NELLA TUA DICHIARAZIONE DEI REDDITI NEL SETTORE VOLONTARIATO E INDICANDO IL CODICE FISCALE
97430780151
www.associazioneitalianaespostiamianto.org
<http://www.associazioneitalianaespostiamianto.org>

APERTURA DAL 23 APRILE 2013 DALLE 19 ALLE 20.30 DI SPORTELLO SPECIFICO SU SALUTE E SICUREZZA SUL LAVORO, da COMITATO 5 APRILE -RETE NAZ.SALUTE E SICUREZZA VIA GIOLITTI 231 ROMA


COMUNICATO - AVVISO per diffusione e pubblicazione, grazie

DAL 23 APRILE 2013 a ROMA APRE UFFICIALMENTE UNO SPORTELLO - INFO E CONSULENZE (gratuito) SU SALUTE E SICUREZZA SUL LAVORO, AUTOGESTITO DAL COMITATO 5 APRILE - nodo locale della RETE NAZIONALE SALUTE E SICUREZZA SUL LAVORO E SUI TERRITORI, in VIA G. GIOLITTI 231 (vicino Stazione Termini)
IL MARTEDI' DALLE 19 ALLE 20.30 (con cadenza ogni 15 giorni).

Per appuntamenti per lavoratori e lavoratrici, Rls, Rsa-Rsu di posto di lavoro, cittadine e cittadini (oltre agli orari di apertura il martedì) sulle questioni della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, mandare e mail a
usiait1@virgilio.it, circolotlc@hotmail.com,

 Nell'ambito delle attività sia dello sportello specifico, il primo a Roma su queste tematiche a livello autorganizzato, autogestito da Rsa-Rls e tecnici ed esperti che fanno riferimento al Comitato 5 Aprile e alla RETE NAZIONALE,  autofinanziato, che delle attività del Comitato stesso, oltre a consulenze, consigli utili, informazioni sono in cantiere degli incontri di approfondimento - seminari autogestiti su questioni specifiche, uno sarà sugli effetti dello "stress da lavoro correlato", un altro su effetti e tutele per chi lavora (anche nel c.d. "terzo settore"...) con videoterminali, cme prevede anche il D. Lgs. 81 del 2008.

A fine maggio è previsto dopo l'incontro fatto ieri su "IN-SICUREZZA NELLE FERROVIE, rischi per chi viaggia e per chi ci lavora" il terzo incontro su IN-SICUREZZA NELLE SCUOLE, come momento di approfondimento e collegamento tra il personale docente e non docente del comparto scuola statale e dei servizi educativi - scolastici gestiti da enti locali e la miriade di persone dei servizi esternalizzati, tra i quali molte coop sociali, consorzi, cooperative che erogano servizi alla cittadinanza (servizi di assistenza di base e specialistica sulla disabilità, servizi integrativi e di mediazione culturale per rom, immigrati, servizi a alunni-e con disagio sociale o familiare, laboratori scolastici integrati...) e genitori-trici.

Nota a cura del Comitato 5 Aprile di Roma sede operativa presso Usicons Largo G. Veratti 25 00146 Roma    

fax 06 77201444  e mail per contatti usiait1@virgilio.it, circolotlc@hotmail.com,

e mail della RETE NAZIONALE SALUTE E SICUREZZA SUL LAVORO E SUI TERRITORI

bastamortesullavoro@gmail,com




lunedì 15 aprile 2013

Biomasse e tumori: quale relazione?





Secondo Giuseppe Serravezza, oncologo e presidente provinciale della Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori, parlare ancora di centrali a biomasse non ha senso, anche perché l’Europa impone oggi degli standard, in materia di ambiente e salute, contrari all’idea delle biomasse stesse

Guarda la puntata di Report sulle biomasse

“Le centrali a biomasse oltraggiano l’intelligenza delle persone”. Così il presidente della Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori, Giuseppe Serravezza(nella foto), chiosa su questo argomento di attualità. E sì che la Lilt da anni conduce campagne di sensibilizzazione e informazione su tutto ciò che potrebbe nuocere alla nostra salute, su tutto ciò che potrebbe provocare il cancro (in particolare ai polmoni), un male da cui sempre più raramente si guarisce nonostante i progressi della scienza medica.

Dottor Serravezza, quanto è più dannosa una grande centrale a biomasse (come erano i progetti di quella che dovevano essere realizzata a Lecce o Cavallino) rispetto a una piccola?

Le centrali a biomasse, sia grandi che piccole, comportano emissioni di gas inquinanti. Sappiamo che questi gas posseggono differenti sostanze cancerogene, come i più noti ossidi di carbonio e di azoto, ma anche idrocarburi aromatici, formaldeide e metalli pesanti. Naturalmente, più grande è l‘impianto, più forte è l’impatto sull’ambiente. Si tratta di nozioni acclarate, e che si parli ancora dell’eventualità di una centrale a biomasse mi amareggia, perché trovo sia una violenza alle persone, provocata da faccendieri che cercano di imporre impianti che loro dicono essere puliti, ma si tratta solo di furberie che oltraggiano l’intelligenza delle persone. La questione è anche grave dal punto di vista politico: il nostro territorio è già fortemente provato dall’inquinamento delle emissioni. Non è un caso se quotidianamente la Commissione Ambiente dall’Europa ci intima di ridurre le emissioni, e noi che facciamo? Ci inventiamo, invece, impianti che comporteranno nuove emissioni. Non c’è bisogno di grandi menti per comprendere un imbroglio che il Salento non può permettersi.



Com’è la situazione relativa alla diffusione dei tumori nel Salento?

Gli ultimi dati Istat in nostro possesso sulla mortalità risalgono al 2007, mentre quelli sull’incidenza  tumorale vengono da uno studio del Registro Tumori del 2004. La situazione, secondo chi li ha commentati, trasmetteva un senso di tranquillità, poiché saremmo in media con i dati nazionali. Ma secondo quello che noi abbiamo rilevato, in un arco di tempo che copre gli ultimi 15 anni, è che i dati sono molto allarmanti, perché prima avevamo un 20% in meno di mortalità rispetto al Settentrione, ma ora abbiamo le stesse cifre. Peraltro, mentre al Nord la curva inizia a scendere, anche perché si stanno attuando sempre più scelte di sviluppo sostenibile, la mortalità dei tumori qui segue una curva verticalizzata e temiamo che la situazione peggiorerà.

Ma se si conoscono tutte questi dati, perché si continua a ipotizzare la costruzione di impianti a biomasse?

Si continua a ipotizzare centrali a biomasse perché prevale in ogni ambito, comprese le istituzioni, la logica degli affari, in cui ci sono dei faccendieri che la fanno da padrone. Non si capisce perché in Italia non si arriva a realizzare quello che, ormai, è un imperativo in tutta Europa. La differenziata spinta potrebbe essere una soluzione, ma viene ogni volta sabotata, perché arrivano le solite emergenze e dietro l’angolo c’è il solito faccendiere, ossia qualcuno furbo che è intervenuto anche a livello istituzionale con campagne di informazione, attraverso sistemi che anche la Magistratura conosce bene.

Ma la Lilt continua a informare…

Noi informiamo, perché il mondo, quello vero, quello avanzato, ha fatto altre scelte: guardiamo in casa d’altri, nei paesi come Gran Bretagna o Danimarca, perché queste nazioni si sono trovate a vivere quello che viviamo noi oggi. Dobbiamo puntare a fonti rinnovabili, come in Germania, dove le scelte sono orientate verso  il fotovoltaico che non ruba neppure un metro quadro all’agricoltura, e lo stesso vale per l’eolico, altra fonte di energia politica. Lì accade questo perché le istituzioni sono in prima linea, lì c’è gente libera dal condizionamento mentre qui, a volte, il mondo politico è disponibile alla clientela. Lo denunciamo da sempre: non si può rendere la gente vittima del ricatto occupazionale, dire che verranno licenziate duecento persone è una bugia grossa, che viene usata sapendo di impattare sulla sensibilità delle persone. Su questo si innesta l’interesse di una classe politica poco attenta, se non addirittura collusa.

Angela Leucci

tratto http://trevinellazio.wordpress.com

aprile 2013

Bari Bridgestone, operai vittime dell'amianto


Bridgestone, operai vittime dell'amianto Il gip: "No all'archiviazione, si indaghi"


"Si stabilisca con sufficiente certezza il nesso di condizionamento tra le
malattie e l'esposizione lavorativa presso Bridgestone". Il gip del
Tribunale di Bari Giulia Romanazzi ha rigettato la richiesta di
archiviazione di una delle due indagini sui decessi per asbestosi di ex
lavoratori dello stabilimento Bridgestone di Bari. Il pm Patrizia Rautiis
aveva chiesto nell'aprile 2011 l'archiviazione del fascicolo in cui sono
indagati per otto episodi di omicidio colposo e quattro di lesioni personali
colpose e per violazione delle norme sulla prevenzione degli infortuni sul
lavoro, il direttore generale della Bridgestone Italia Spa ex Firestone
Brema di Modugno (Bari), Raoul Bernardo Bluhn, e Antonio Mazzei,responsabile
della sicurezza sul lavoro.

L'inchiesta, avviata nel 2006, secondo la Procura non avrebbe trovato
riscontri alle denunce delle associazioni e dei singoli operai che, nel
corso degli anni, si sono ammalati di patologie asbesto-correlate e molti
sono deceduti. Sciogliendo la riserva dopo l'udienza per discutere
l'opposizione all'archiviazione presentata dai legali delle 12 parti offese,
gli avvocati Ezio Bonanni, Maria Emanuela Sborgia e Patrizia Di Bari, il
giudice ha disposto 180 giorni di indagini suppletive.
In particolare, per il gip è necessario stabilire "se il riscontrato
utilizzo di talco industriale nel reparto camere abbia ricevuto la
contaminazione da asbesto"; "se sui soggetti fumatori si sia verificato un
effetto moltiplicativo esponenziale del rischio"; se vi sia "sussistenza tra
l'omessa adozione da parte del datore di lavoro di idonee misure di
protezione e il decesso e/o patologia dei lavoratori, in conseguenza della
protratta esposizione alle microfibre cancerogene". Il giudice ha infine
disposto l'acquisizione, per i lavoratori affetti da patologia, di "tutta la
documentazione sanitaria, per una compiuta analisi delle rispettive vicende
cliniche, precisando con esattezza le epoche di aggravamento della patologia
in atto".

domenica 14 aprile 2013

ROMA UN ALTRO MORTO NELLE FERROVIE, LAVORATORE SOCIETA' IN APPALTO INVESTITO A ROMA TIBURTINA...SOLIDARIETA' A FAMILIARI E COLLEGHI DI LAVORO, IL 15 APRILE ORE 16.30 ASSEMBLEA PUBBLICA A VIA GIOLITTI 231


COMUNICATO RADIO STAMPA DEL COMITATO 5 APRILE DI ROMA
RETE NAZIONALE SALUTE E SICUREZZA SUL LAVORO E SUI TERRITORI

ROMA TIBURTINA: SOLIDARIETA' AI FAMILIARI DEL MORTO SUL LAVORO E AI COLLEGHI,

IL 15 APRILE DALLE ORE 16,30 VIA GIOLITTI 231 ASSEMBLEA PUBBLICA SU

IN-SICUREZZA IN FERROVIE: RISCHI PER CHI VIAGGIA E PER CHI CI LAVORA

Promuove COMITATO 5 APRILE di Roma e mail comitato5aprile.lavorosicuro@gmail.com,

e mail nazionale bastamortesullavoro@gmail.com,



Il Comitato 5 Aprile di Roma, nodo locale della Rete Nazionale salute e sicurezza sul lavoro e sui territori, nell'esprimere la propria vicinanza ai familiari dell'ennesimo morto sul lavoro a Roma Tiburtina (le circostanze sono in via di accertamento sulla dinamica, ma il fatto è che il lavoratore della Roma Multiservizi è morto sul
lavoro nei pressi della stazione di Roma Tiburtina) e la solidarietà ai colleghi di lavoro, sia dei servizi in appalto che delle ferrovie, ribadisce che anche nel comparto del trasporto ferroviario, le condizioni di sicurezza e di tutela della salute non sono pienamente rispettate, ne sono penalizzati i ferrovieri e tutti coloro che, nella miriade di appalti, sub appalti, convenzioni e servizi esternalizzati, lavorano gomito a gomito con i ferrovieri e che per le condizioni del servizio una volta "pubblico", rischiano a loro volta come passeggeri e come cittadini-e.

Coloro che provano a fare informazione e denunciare pubblicamente questo stato di cose non degno di un Paese civile, subiscono pesanti forme di repressione, che arrivano a continue sanzioni disciplinari o al licenziamento, come i casi di Riccardo Antonini, Sandro Giuliani, Dante De Angelis stanno purtroppo a dimostrare...mai motto come quello di "NON DISTURBARE IL MANOVRATORE" è adatto per chi fa parte della dirigenza delle Ferrovie e dei servizi collegati.

Il Comitato 5 aprile di Roma proprio sulla questione della IN-SICUREZZA NELLE FERROVIE, RISCHI PER CHI VIAGGIA E PER CHI LAVORA, AVEVA INDETTO E CONFERMA L'ASSEMBLEA PUBBLICA DEL 15 APRILE 2013 DALLE ORE 16,30 IN VIA GIOLITTI 231 (vicino alla Stazione Termini) presos il Consiglio Metropolitano di Roma, invita le varie realtà sindacali presenti nel comparto del trasporto, le situazioni sociali e di movimento a partecipare attivamente, non solo sulle tematiche di intervento generale, ma anche per promuovere iniziative di protesta per una strage continua sul
lavoro e ...da lavoro, nelle ferrovie e nel mondo del lavoro.

LA SALUTE NON E' UNA MERCE, LA SICUREZZA NON PUO' ESSERE RIDOTTA A UN "COSTO" DA SOPPORTARE DI MALAVOGLIA
DA PARTE DI PADRONI E PADRONCINI.

Comitato 5 aprile di Roma - 14 Aprile 2013





Risate sulla bonifica di Bagnoli


Repubblica Napoli


Risate sulla bonifica di Bagnoli:
"E' un classico come il presepe napoletano"
Intercettazioni shock nell'inchiesta che ha portato al sequestro dell'intera area per gli interventi mancati. Il dialogo tra l'ex dirigente del ministero dell'Ambiente, Mascazzini e il subcommissario regionale alle bonifiche, Cesarano
di DARIO DEL PORTO

Le aree ex Italsider ed ex Eternit, ritenute contaminate o non bonificate, dovevano essere "sottratte urgentemente" alla disponibilità di Bagnolifutura anche per tutelare possibili acquirenti dei suoli, che avrebbero potuto in buona fede avviare opere edilizie nella zona. Con questo obiettivo, il 12 dicembre scorso, la Procura ha trasmesso la richiesta di sequestro preventivo accolta giovedì dall'ufficio gip in composizione collegiale. Un passo ritenuto non più rinviabile dagli inquirenti a seguito della recente decisione di attribuire a Bagnolifutura il compito di redigere un nuovo progetto di bonifica, il sesto dal 2003.
Molte pagine dell'inchiesta vengono dedicate a quello che gli investigatori definiscono come un "corto circuito istituzionale, derivante dalla sovrapposizione tra controllori e controllati". Agli occhi del pm Stefania Buda, che con i pm Francesco Greco e Nunzio Fragliasso ha firmato la richiesta di sequestro, appare "sintomatica" di questo contesto una telefonata del 7 agosto 2007 tra l'allora alto dirigente del ministero dell'Ambiente Gianfranco Mascazzini e il subcommissario alle bonifiche della Regione Campania Arcangelo Cesarano (estraneo all'inchiesta). I due parlano di alcuni aspetti della bonifica. "Bagnolifutura avrebbe richiesto di essere incaricata di completare l'intervento sulle spiagge", dice Cesarano. E Mascazzini chiede: "Ma poi, ce le ha le iscrizioni?". E il suo interlocutore replica: "Noi che iscrizioni, Gianfranco... quali iscrizioni".

Poco dopo, tra le risate, Mascazzini commenta: "È un classico napoletano, un classico come il presepe. Però il presepe è più bello".

Il pm Buda, che ha coordinato il lavoro dei carabinieri del comando provinciale e del Noe, configura presunti "accordi preventivi sotto banco" oppure presunti "anomali contatti" tra l'ex vice sindaco Mario Santangelo, presidente di Bagnolifutura fino al 2006, i dirigenti di Bagnolifutura Mario Hubler (oggi presidente di America's Cup Napoli) e Gianfranco Caligiuri, la dirigente della Provincia Maria Teresa Celano e il dirigente del Comune Giuseppe Pulli che sarebbero stati finalizzati "a velocizzare e procedere alla fase autorizzativa".

In questo quadro gli investigatori citano alcune telefonate. Come quella del 10 gennaio 2008 in cui la dottoressa Celano, "organo pubblico di controllo", rileva il pm, informa Caligiuri, che come direttore tecnico di Bagnolifutura sarebbe il soggetto "controllato", di problemi emersi dalle analisi. "Mi sembrava di doverla informare di questo in cui si mettevano in evidenza le discordanze riscontrate... va bene, poi magari ne possiamo parlare", dice la dirigente della Provincia, indagata di disastro ambientale colposo. In una conversazione dell'8 gennaio 2008, invece Hubler comunica a Santangelo: "Caligiuri ha concordato con Mascazzini che facciamo la bonifica con la categoria B... quella un po' più leggera... e Mascazzini ha detto voi chiedetelo insieme al Comune come avete già fatto e io vi autorizzo immediatamente". Mascazzini è indagato di concorso in truffa e disastro ambientale come Hubler, Caligiuri e Santangelo. Pulli deve rispondere di favoreggiamento reale. Tutti gli indagati, complessivamente 21, respingono le accuse e si preparano a replicare alle contestazioni. Sui ruoli e le responsabilità dei singoli dovranno pronunciarsi i giudici all'esito dei diversi gradi di giudizio. Gli avvocati (Claudio Botti, Giuseppe Fusco, Riccardo Polidoro, Angelo e Giovambattista Vignola, Giovanni Siniscalchi) valutano la possibilità di impugnare al Riesame il sequestro.


(13 aprile 2013)



2° morto sul lavoro in ex Sirma


Alla ex Sirma una attività di bonifica ambientale NON autorizzata
(prelevamente di rame) ha portato alla morte a causa di una
cabina ENEL misteriosamente NON spenta nonostante
la fabbrica chiusa da anni.
La vicenda introduce un argomento interessante
Il lavoro ilegale o meglio il furto, in caso di decesso dell'attore
o meglio del lavoratore che stava "rubando", dà diritto ad indennizzi
per la famiglia del deceduto ?
Recentemente in provincia di Venezia infatti è avvenuto un altro
episodio simile e crediamo si potrebbe costruire una "storia"
anche di Queste morti sul lavoro:
1) un uomo durante un tentativo di minamento di un bancomat ha perso la vita per
l'esplosione prematura della carica
2) un uomo durante un tentativo di furto di rame è rimasto folgorato
per un guasto od una forzatura nella cabina Enel della struttura industriale
SICCOME gli industriali pagano le tasse all'INAIL e SONO LADRI,
potrebbe l'INAIL pagare i danni anche di questi "incidenti sul lavoro" ?

8 APRILE 2013 PRESENTAZIONE DEL PIANO NAZIONALE AMIANTO


COMUNICATO STAMPA:


A Casale Monferrato è stato presentato dal Ministro della Salute Renato Balduzzi, il Piano Nazionale Amianto (PNA), al seguito delle decisioni prese alla fine della Conferenza Nazionale Amianto del 22/24 novembre 2012 a Venezia.

E' stato scelto il luogo più significativo in Italia per le esposizioni all'amianto, per le morti da amianto, per le lotte contro l'amianto. Luogo simbolico, ma non esaustivo, perché l'Italia è piena di siti in cui l'amianto è presente, non meno in cui si sono verificate e si verificano malati e morti da amianto. Oltre le varie fabbriche che finiscono il IT dove è stato manipolato (ETERNIT, FIBRONIT, CEMAMIT, MATERIT) ve ne sono molte altre di tutti i tipi: l'amianto è stato estratto dalla miniera di Balangero, è stato usato in edilizia, nella siderurgia, tantissimo nei cantieri navali.. e non solo.

Il PNA si propone di affrontare in modo organico tutti i problemi relativi alla presenza di amianto: quello sanitario, quello ambientale e quello risarcitorio. Le associazioni, i sindacati, gli esperti (1) presenti all'iniziativa ministeriale hanno accolto con soddisfazione le decisioni che sono state e dovrebbero essere assunte anche se non tutte le proposte di modifica avanzate da sindacati ed associazioni sono state accolte. La situazione di crisi economica, politica e sociale in cui ci si trova non promette bene. Il PNA dovrà essere nei prossimi giorni approvato dalla Conferenza Unificata (Stato, Regioni, Provincie e Comuni): ci si aspetta che dopo la sua veloce approvazione venga emanato con un atto governativo certo, che impegni obbligatoriamente tutte le amministrazioni pubbliche, tutti i privati a qualunque titolo coinvolti, ad attuarlo entro 3÷5 anni come lo stesso piano precede, non solo, ma che venga attuato quanto affermato dal Ministro Balduzzi in conclusione dell'iniziativa di Casale dell'8 aprile: che vi sia una verifica semestrale con le associazioni e i sindacati sull'attuazione del piano.

Le formazioni sociali presenti, al seguito della emanazione definitiva del provvedimento preventivato, studieranno nei prossimi giorni (2) il PNA, faranno le loro rilevazioni, quindi indirizzeranno alle autorità nazionali, regionali e comunali il loro apprezzamento e le loro critiche, al fine di raggiungere gli obiettivi stabiliti di cura, ricerca, indagine per quanto riguarda la parte sanitaria; di conoscenza dettagliata dei siti in cui l'amianto è presente, quindi di bonifica e smaltimento in sicurezza dell'amianto presente; di risarcimento previdenziale e giudiziario delle persone colpite siano esse ex lavoratori o cittadini; non ultimo, auspicano, anche in relazione a quanto proposto dal Procuratore della Repubblica di Torino, intervenuto alla presentazione del PNA, una migliore e maggiore risposta di giustizia da parte dei Tribunali sottolineando la necessità di istituire la Procura Nazionale sulla salute e sicurezza sul lavoro.

Ed ancora che al più presto il Parlamento assuma il suo ruolo per la soluzione di tutti i più gravi ed emergenti problemi che la popolazione italiana ha di fronte, fra cui quello dell'amianto iniziando, fra l'altro, a discutere il progetto di legge n. 8 (Casson e altri) presentato in Senato il
15 marzo 2013.

Milano, 9 aprile 2013

1. - Presenti alla presentazione del PNA:
Il Coordinamento nazionale delle associazioni delle vittime e degli ex esposti all'amianto: AFEVA -Casale Monferrato, AIEA nazionale - Milano, ARASIS - Mondovì, AVANI - Broni, Comitato Amianto - Sicilia, Comitato per la difesa della salute nei luoghi di lavoro e sul territorio- Sesto San Giovanni, COPAL- Milano, EARA - Trieste, ISDE - Milano, Lega Ambiente - Roma, Medicina Democratica nazionale, Milano I sindacati: CGIL nazionale, CGIL Milano, CGIL-CISL-UIL Alessandria Il CIV (Comitato di Indirizzo e vigilanza) dell'INAIL Vari esperti nel campo dell'epidemiologia, della clinica, dell'ambiente 2. - La riunione è prevista alla Camera del Lavoro di Milano il 19 aprile a Milano - Camera del Lavoro, Corso di Porta Vittoria, 43 alle ore 14.


PRESIDIO 50ESIMO ANNIVERSARIO VAJONT




Cara Lorena, come ti ho detto al telefono, anche quest'anno noi Cittadini per la memoria del Vajont organizzeremo il week end precedente all'anniversario del Vajont, esattamente sabato/domenica 5/6 ottobre, un presidio nei pressi della frana del Vajont, una "Notte bianca per non dimenticare".
Come d'abitudine la sera verrà acceso un falò sulla frana ai piedi della diga e ci raccoglieremo con vari gruppi a raccontare storie per fare memoria insieme (negli anni passati abbiamo raccontato Beslan, Bhopal, la guerra nei Balcani ecc.).


Abbiamo pensato quest'anno di invitare anche le famiglie delle vittime dell'amianto, i familiari delle vittime di Ustica, e altre associazioni con le quali ancora stiamo prendendo contatto.


Ti spiego come si svolge il presidio.


La protezione civile allestisce le tende sulla frana, il Comune di Erto ci fornisce un gruppo elettrogeno. La sera di sabato e la domenica si pranzerà insieme (grazie alla collaborazione della Pro Loco di Erto e a nostri volontarie).
Per la notte saranno messe a disposizione le tende della protezione civile sulla frana e brandine presso la Canonica di Erto (con possibilità di fare la doccia).


Il programma della domenica prevede tra l'altro la liberazione di 490 palloncini da parte dei bambini per ricordare le piccole vittime sotto i 15 anni.


Quest'anno pensiamo anche di innalzare sulla frana un palo (alto circa 10
metri) con bandierine colorate (come quelle di preghiera tibetane) per ricordare tutte le vittime del Vajont (abbiamo già collocato da anni quelle in ricordo dei bambini lungo il camminamento che porta dal parcheggio alla frana).


Questo è grandi linee il programma, per più precise informazioni ci sentiamo prossimamente. Siamo ancora aperti a proposte da voi eventualmente suggerite e da altre associazioni da invitare per partecipare con noi alla memoria di tutte le vittime dei disastri industriali causati dall'uomo.


Grazie per l'attenzione e un caldo abbraccio,


Lucia Vastano

venerdì 12 aprile 2013

ASSEMBLEA PUBBLICA CON DIBATTITO SU IN-SICUREZZA NELLE FERROVIE rischi per chi viaggia e per chi ci lavora 15 APRILE VIA GIOLITTI 231, ORE 17 promuove COMITATO 5 APRILE DI ROMA SALUTE E SICUREZZA SUL LAVORO


COMUNICATO – AVVISO PER DIVULGAZIONE – DIFFUSIONE - AFFISSIONE (ex art. 25 L. 300/70) 
INVITO A PARTECIPARE
                                                 LUNEDI’ 15 APRILE 2013 DALLE ORE 16.30 A VIA GIOLITTI 231
  c/o CONSIGLIO METROPOLITANO DI ROMA (vicino Stazione Termini)
ASSEMBLEA PUBBLICA (con dibattito e interventi)
IN-SICUREZZA NELLE FERROVIE
 rischi per chi viaggia e per chi ci lavora

Promuove il COMITATO 5 APRILE DI ROMA – snodo romano della RETE NAZIONALE SALUTE E SICUREZZA
SUL LAVORO E SUI TERRITORI
Interventi di DANTE DE ANGELIS (detto Dante, RLS plurilicenziato e plurireintegrato, ferroviere)
RICCARDO ANTONINI (ferroviere, licenziato per aver prestato a titolo gratuito la sua consulenza tecnica all’Assemblea 29 giugno e ai familiari della strage di Viareggio)
Contributo di SANDRO GIULIANI (capotreno, licenziato per aver chiesto l’applicazione di regole a tutela di chi lavora e di chi viaggia sui treni regionali)
ROSALBA RIZZUTO (Comitato pendolari FR8)
ROBERTO TESTA (Usb Trasporti)
FEDERICO EVANGELISTI (ORSA Trasporti)
Coordinano l’iniziativa pubblica DANIELA CORTESE (Comitato 5 Aprile) e
ROBERTO MARTELLI (USI – Comitato 5 aprile)
nterventi dal pubblico e dibattito
Si ricorda che dal mese di Aprile 2013, il Comitato 5 Aprile di Roma svolgerà presso lo spazio di Via Giolitti 231, dalle ore 19 alle ore 20.30 ogni 15 giorni (anche previo appuntamento) uno SPORTELLO INFORMATIVO, DI CONSULENZA E DI SOSTEGNO SULLE TEMATICHE DELLA SALUTE E DELLA SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO.
Riferimenti e mail per contatti e info: comitato5aprile.lavorosicuro@gmail.com
circolotlc@hotmail.com, usiait1@virgilio.it,
e mail nazionale della Rete nazionale: bastamortesullavoro@gmail.com
Comitato 5 aprile di Roma c/o Usicons Largo G. Veratti 25 00146 Roma