lunedì 30 settembre 2013

Processo Marlene: udienza del 27/9/2013

PAOLA: UDIENZA DEL PROCESSO CONTRO MARLENE - MARZOTTO DEL 27.9.2013


magistratura democratica

Si e' svolta in data odierna l'ennesima udienza del processo contro Marlane al Tribunale di Paola, il processo e' iniziato dopo 3 richieste di archiviazioni da 7 anni.

Si doveva verificare   se allo stato e' configurabile l'ipotesi  di disastro ambientale, il giudice allo scopo ha annunciato che verranno nominati alcuni periti per verificare tale ipotesi.

Sembra inoltre  che vi siano in corso trattative su richieste delle parti private e degli imputati delle 240 parti costituite ed ammesse che porterebbero ad un risarcimento assolutamente esiguo consistenti - sembra -
in 20/30.000 comprese le spese legali per ogni parte civile.

Ci troviamo ancora una volta come e' gia' accaduto a Napoli, a Taranto  ed in moltissime altre situazioni:  si muore di cancro ma la colpa non e' mai di nessuno.
Al sud tutto e' piu' difficile anche ottenere giustizia
In effetti gli imputati hanno gia' presentato  una lunghissima lista di consulenti tecnici che potrebbero allungare ancora per molto i tempi del processo.

Una giustizia che non arriva mai per oltre un centinaio di lavoratori morti.
La salute e la vita degli operai non puo' essere considerata un effetto del progresso

La giustizia deve  costringere possessori di industrie o di potere economico e gli enti pubblici ad intervenire per  prevenire gli infortuni le malattie professionali e disastri ambientali

Slai Cobas e Medicina Democratica uniche associazioni costantemente presenti, assistite dagli avvocati Natalia Branda e Giuseppe Senatore  alle varie fasi del processo, quali associazioni che difendono il diritto alla salute costituzionalmente garantito, esprimono la loro ferma opposizione a qualsiasi forma di accordo ribadendo la necessita che si arrivi a stabilire responsabilita' e colpevoli.

I soldi non cancellano sofferenze e morti!

Paola, 27 settembre 2013



Fulvio Aurora, M.D. Nazionale

martedì 24 settembre 2013

GOVERNARE IN BUONA FEDE





In due occasioni stampa e tv hanno acceso i riflettori sull'intervento della
Magistratura sulla Sanità Toscana coinvolgendo (come persona informata dei
fatti) Enrico Rossi. In entrambe le occasioni il governatore ha
pubblicamente precisato di ritenere di non avere responsabilità nelle
vicende richiamate, che eventuali responsabilità fanno capo direttamente ad
altri soggetti (Revisori dei Conti e altri Controllori nella vicenda "buco
all'ASL di Massa", Notizie 23 maggio 2012 - Notizie 24 maggio 2012 ;
decisione autonoma della Direzione Generale Regionale nel trasferimento del
funzionario Fabio Zita nell'inchiesta relativa alla stazione dell'alta
velocità di Firenze, giornali e tv).

Clamori di stampa e tv (e interesse della magistratura) sono assenti nel
"caso Mancuso".

Aldo Mancuso è stato trasferito dal Servizio di Igiene Pubblica e del
Territorio al Servizio PISSL dopo due inchieste relativi a smaltimento
illecito di acque e rifiuti industriali entrambi conclusi (i processi) con
sentenza definitiva (condanna dei responsabili con obbligo di bonifica dei
siti inquinati, Lettera al datore di lavoro ing. dr. Luigi Marroni).

Nel Servizio PISSL ha realizzato l'intervento di controllo nell'Edilizia
tradizionale e nelle Grandi Opere con professionalità, lealtà ed efficacia
unanimemente riconosciuti (lettera al datore di lavoro ing. dr. Luigi
Marroni - lettera a Martini CGIL, lettera a Martini CISL, lettera a Martini
medico UPG).

Ciò malgrado (pur essendo l'operatore del Dipartimento di Prevenzione di
Firenze con più esperienza e conoscenze nel controllo delle Gallerie
ferroviarie)

- è stato emarginato nei controlli delle gallerie TAV:

- la Regione Toscana ha dettato direttamente  (imposto) all'Organo di
Vigilanza e Controllo le condizioni per l'esecuzione dei sopralluoghi in
Edilizia ("alternativi" alle modalità usate dal Mancuso).


A seguito dell'intervento imposto dall'U.E. al legislatore nazionale
(obbligo di modificare l'articolo 4/626 rendendo obbligatorio la prevenzione
e valutazione dei rischi da Organizzazione del Lavoro), dopo aver disposto
l'aggiornamento obbigatorio del Mancuso sui "rischi psico-sociali
organizzativi" (lettera al datore di lavoro ing. dr. Luigi Marroni)  e dopo
l'avvio dei controlli sul rischio lavorativo organizzativo del "nuovo"
articolo 4/626, Mancuso è stato privato del lavoro e messo a guardare i muri
per 6 ore al giorno (lettera al datore di lavoro ing. dr. Luigi Marroni).

Il Procuratore Aggiunto ha preteso (e ottenuto) addirittura il suo
allontanamento dall'incontro degli operatori PISSL  con il pubblico
ministero responsabile del pool della Procura di Firenze (Editto Bulgaro in
Toscana?).

A nulla è valso chiedere ai diversi responsabili amministrativi e politici
la rimozione degli illeciti rilevati (il Direttore il Governatore
l'Assessore il Controllore, Rinnovo richieste 2010, Tosi 2009, Programma
2009).

__________________________________________________________



AI SOSTITUTI PROCURATORI GIULIO MONFERINI E GIANNI TEI

Dichiaro l'ampia disponibilità a fornire testimonianza sui fatti di cui sono
a conoscenza

Aldo Mancuso

Firenze 21 settembre 2013

lunedì 23 settembre 2013

50° Anniversario Vajont - solidarietà Vittime del profitto

la Rete nazionale per la salute e sicurezza sui posti di lavoro e sul
territorio, dà la sua adesione alla notte bianca indetta per il 5-6 ottobre
faremo in questa occasione una informazione sulla iniziativa con dei
manifesti in tutte le fabbriche e quartiere in cui operiamo e in particolare a Taranto al quartiere Tamburi, se riusciamo vi mandiamo un messaggio più lungo sottoscritto
intanto i nostri fraterni saluti solidali per la riuscita della importante
iniziativa

rete nazionale per la sicurezza e salute sui posti di lavoro e sul
territorio
bastamortesullavoro@gmail.com
settembre 2013



Ogg: 50° Anniversario Vajont - solidarietà Vittime del profitto


Chiedo scusa vi invio di nuovo il documento perchè abbiamo dovuto fare alcune rettifiche.
grazie
Tacco Lorena

Salve

Quest’anno si celebrerà il 50° triste anniversario della tragedia del
Vajont, la terribile tragedia “annunciata”
che ha causato la morte di 2.000 persone, la distruzione di intere famiglie
e di interi paesi.
2000 Vittime del profitto, perchè pur sapendo che la frana sarebbe caduta
non si è fatto nulla per salvare la vita delle persone,
gli interessi economici hanno prevalso rispetto al valore delle vite umane.

Come ogni anno,  ci sarà un presidio, la notte tra sabato 5 e domenica 6
ottobre, nei pressi della frana per una “NOTTE BIANCA PER NON DIMENTICARE”.
Il comitato dei Superstiti del Vajont ha invitato varie associazioni a
partecipare e a condividere quel momento in cui - come d’abitudine -
la sera verrà acceso un falò ai piedi della diga e si raccoglieranno vari
gruppi e associazioni per raccontare e condividere le diverse memorie ed
esperienze.

La nostra associazione ,che rappresenta le vittime del profitto
dell'amianto, parteciperà all'evento insieme a molte altre associazioni.
In preparazione della Notte Bianca per non dimenticare abbiamo organizzato a
Paderno Dugnano ,insieme ad altre associazioni del territorio, alcune
iniziative per "lavorare sulla memoria" e raccontare soprattutto alle nuove
generazioni, la storia della diga del Vajont, la tragedia, e la
ricostruzione .

Portare la solidarietà delle Vittime dell'Amianto ai Familiari e Superstiti
del Vajont e delle altre tragedie provocate dall’uomo in nome del profitto,
presidiare con loro sulla diga nella ricorrenza di quella tragedia, ci
sembra un'ottima occasione per "sentirci" meno soli e portare comunque alla
ribalta storie che si tende a voler dimenticare.

 Facendo nostre le parole di Paolo Cacciari dalla prefazione del libro
“Vajont l’onda lunga” di Lucia Vastano:
“la domanda fondamentale che dobbiamo porci è : ma i nostri figli, tutti
coloro che sono venuti dopo, cosa sanno di tutte queste tragedie? Cosa hanno
capito? Lavorare sulle memorie, quindi, per riacquisire una memoria
collettiva è una sorta di dovere morale che abbiamo nei confronti delle
vittime innocenti.”

Partecipate numerosi e fate girare le iniziative.


grazie Lorena Tacco



domenica 22 settembre 2013

Cremona, 27 settembre. Moratoria subito per le discariche di amianto. Gli scenari dopo l'audizione di Cittadini contro l'amianto in commissione ambiente


 BASTA CON TENTENNAMENTI E RITARDI
MORATORIA SUBITO PER LE DISCARICHE DI AMIANTO
IN LOMBARDIA E IN ITALIA
LO SCENARIO DOPO L’AUDIZIONE DI CITTADINI CONTRO L’AMIANTO
IN COMMISSIONE AMBIENTE DEL CONSIGLIO REGIONALE LOMBARDO

CREMONA - VENERDÌ 27 SETTEMBRE 2013 - ORE 21
PRESSO IL CISVOL IN VIA SAN BERNARDO, 2

LA COMMISSIONE AMBIENTE E IL CONSIGLIO REGIONALE LOMBARDO POSSONO FARE UN ATTO RESPONSABILE ACCOGLIENDO LA NOSTRA PETIZIONE POPOLARE. TECNICAMENTE SI PUO’, BASTA LA VOLONTA’ POLITICA! Non è più un tabu invocare la moratoria quando si parla di discariche di rifiuti urbani e di inceneritori. Noi diciamo che è necessario ora e subito una moratoria anche per le discariche di amianto, non solo per tutelare la nostra salute ed il nostro territorio , ma anche per scongiurare il pericolo di infiltrazioni mafiose e n’dranghetiste nella gestione dello smaltimento del rifiuto amianto.

La d.ssa Mariella Megna di Cittadini contro l’amianto spiegherà nel dettaglio i contenuti dell’audizione dello scorso luglio, le posizioni politiche emerse e gli scenari futuri

FACCIAMO SENTIRE TUTTI INSIEME LA NOSTRA VOCE PER DIRE:
NO AL CONSUMO DI SUOLO
NO ALL’UTILIZZO DI CAVE DISMESSE E VECCHIE MINIERE PER STOCCARE L’AMIANTO
NO A LOGICHE DI MERCATO PER SMALTIRE L’AMIANTO
SI ALLA RICERCA SULLE NUOVE TECNOLOGIE DI MODIFICAZIONE DELLA FIBRA DI AMIANTO E CONSEGUENTE RICICLO
SI AI CONTROLLI AMBIENTALI FATTI DA ENTI TERZI INDIPENDENTI
SI ALLA PIENA PARTECIPAZIONE DEI CITTADINI A TUTTI I PROCESSI DECISIONALI

Partecipate numerosi all’assemblea, è in gioco il nostro futuro!
Sono invitati i cittadini, i comitati, le associazioni, le organizzazioni politiche e sindacali, gli amministratori ed esponenti politici locali e nazionali. Durante la serata sarà possibile firmare la nostra petizione.
Per conoscere la petizione e per sottoscriverla on line vai al nostro blog cittadinicontroamianto.blogspot.com

Cittadini contro l'amianto



25-9: Presidio NO ELCON in Regione Lombardia (Milano)

Cari tutti e tutte,
l'Assemblea popolare NO ELCON è nata poco più di un anno fa e si batte contro l'insediamento a Castellanza (VA) di un impianto di smaltimento di rifiuti chimici industriali, pericolosi e non pericolosi, proposto dalla società israeliana Elcon.
Per maggiori info http://assembleanoelcon.blogspot.it/

Il progetto Elcon sta seguendo l'iter regionale per la VIA e l'AIA. 
La procedura di VIA sta terminando e il 25 settembre ci sarà la riunione finale della commissione regionale.

Vi informiamo che faremo un presidio e invitiamo chi è disponibile a partecipare.

Qui sotto potete leggere il testo del volantino.

ciao

Assemblea popolare NO ELCON
--------

AFFINCHE' ABBIANO UNA SOLA SCELTA: BOCCIARE IL PROGETTO!

In concomitanza con la riunione della Commissione Istruttoria Regionale 
25 settembre 2013 ore 9.30
PRESIDIO
al palazzo della Regione
P.zza Città di Lombardia 1
Milano

Per chi vuole: ritrovo c/o stazione di Castellanza h 7.30 

La procedura regionale giunge al termine, nonostante i continui rinvii, i vari tentativi di estrometterci e nascondere alla popolazione le tappe definite dalla legge in merito a queste procedure, i silenzi assordanti della stampa e delle amministrazioni locali.

E' dal luglio scorso che la decisione doveva essere presa, l'ultima conferenza dei servizi è stata il 18 giugno. Apparentemente questi signori possono fare il buono e il cattivo tempo.

Esistono dei termini precisi?
Bho! Non l'abbiamo mai capito.

Quante persone decidono?
La commissione istruttoria che deciderà è composta da 20 dirigenti, funzionari, ecc ma a dicembre - per la richiesta delle integrazioni alla Elcon- i presenti erano 9, gli assenti 11!

Questo è il modo di decidere della Regione Lombardia, sono più serie le assemblee condominiali dove è richiesta una maggioranza dei presenti altrimenti si riconvoca la seconda seduta e si deve delegare qualcuno affinchè le decisioni siano prese da una maggioranza! E di certo sono decisioni che non minacciano la vita di 250.000 persone e un vastissimo territorio già pesantemente inquinato.

Come finirà? Saranno possibili altri rinvii o altri modi per temporeggiare?
Indipendentemente dalle sorti dell’iter burocratico che la Elcon sta percorrendo, la popolazione ha già deciso: NOI LA ELCON NON LA VOGLIAMO.

Dal 5 luglio 2012, nascita dell'Assemblea Popolare NO ELCON, ribadiamo che le persone che abitano nella zona non sono per niente disponibili a vivere a contatto con un impianto ad "elevata tecnologia" e sotto una ciminiera di 40 metri che esala inquinanti 7 giorni su 7 e che riversa veleni nell'Olona (p. es: diossina, furani, arsenico, mercurio, ecc ecc)

Nelle assemblee abbiamo scelto di seguire l’evolversi della situazione dal punto di vista delle decisioni regionali, ma è stato anche ribadito di non voler subire passivamente le decisioni calate dall’alto.

Abbiamo sempre lottato contro questo meccanismo burocratico che trincerandosi dietro "la procedura regionale" ha permesso alla Elcon di giungere qui, di avere la certezza di insediarsi e di raddoppiare l'impianto entro il 2016, ha cercato di impedirci di accedere alla documentazione pubblica, e quando tutto ciò non è più bastato sono arrivati i soccorsi delle "forze dell'ordine".

TUTTO INUTILE! 
La mobilitazione popolare, nei presidi e manifestazioni, ha dimostrato di non volere la Elcon, ha abbattuto il muro di gomma della burocrazia, le informazioni sono circolate, le complicità sono state smascherate e i burocrati regionali non hanno potuto far altro che rinviare, tacere, far calmare le acque nella speranza (vana) che ci si scordasse di loro e dei loro affari.

I presidi e le iniziative sono proseguite ininterrottamente, ora serve il contributo di tutti e tutte per risolvere la situazione a nostro favore.

Facciamo sentire il nostro NO ELCON una volta per tutte
AFFINCHE' ABBIANO UNA SOLA SCELTA: 
BOCCIARE IL PROGETTO!

PROCESSO SOLVAY: UDIENZA DEL 18 SETEMBRE


Dopo la lunga pausa estiva - l'udienza precedente si è tenuta mercoledì diciassette luglio - riprende, presso il Tribunale di corso Crimea ad Alessandria, il processo alle aziende del polo chimico del quartiere di Spinetta Marengo: il reato loro contestato è avvelenamento doloso della falda acquifera sottostante lo stabilimento.
Per oggi sono previste le deposizioni dei testimoni chiamati in causa dal responsabile civile Ausimont: in totale si tratta di undici persone, di cui cinque con posizioni soggettive e sei oggettive, anche se un paio - vista la 'minaccia', da parte della presidente Sandra Casacci, di impedirne l'audizione in due sedute distinte, onde evitare ulteriori perdite di tempo - potrebbero essere oggetto di rinuncia all'audizione da parte della difesa.
Purtroppo, però, a causa di due fattori concomitanti - l'astensione dal lavoro degli avvocati (ne sono presenti, invece della solita pletora, soltanto otto, pur essendo quasi tutti in possesso di regolare delega da parte dei loro colleghi assenti), e l'impossibilità ad essere presenti da parte di due giudici popolari per motivi di salute - l'udienza viene rinviata.
Alle ore 9:50, la Corte entra in aula e la presidente annuncia il rinvio del dibattimento al prossimo lunedì quattordici ottobre.
Genova, 18 settembre 2013

Stefano Ghio - Proletari Comunisti Genova

martedì 17 settembre 2013

Imperdonabile Solvay che non smette di inquinare

Solvay che non smette di inquinare



La multinazionale attende la nuova autorizzazione ambientale, ma è molto in
ritardo con gli impegni. E minaccia di andarsene
Dietro la formula ufficiale delle «valutazioni positive» nel primo incontro
di ieri al ministero dell'Ambiente, il nodo resta ancora tutto da
sciogliere. Del resto il rinnovo dell'autorizzazione integrata ambientale
per la Solvay di Rosignano, che è l'unica sodiera italiana ma ha il vizio di
inquinare in lungo e in largo l'ambiente, non poteva arrivare in un momento
peggiore per la multinazionale belga della chimica.
Il caso dell'Ilva di Taranto sta scuotendo l'opinione pubblica, che a furia
di scandali è diventata un po' più sensibile sul tema degli «effetti
collaterali» delle produzioni industriali. In aggiunta il management Solvay
ci ha messo del suo. A luglio la procura di Livorno, dopo quattro anni di
indagini, non ha sequestrato gli impianti solo «per il particolare momento
storico» - parole del procuratore De Leo - ma ha dettato precise
prescrizioni per abbattere entro il 2014 gli scarichi a mare della sodiera.
Quelli che hanno reso le «spiagge bianche» di Rosignano un tradizionale set
di servizi fotografici para-caraibici. Ma anche, secondo il programma Unep
delle Nazioni Unite per l'ambiente, uno dei 15 tratti costieri più inquinati
del Mediterraneo.
Il problema è che la Solvay non ha ancora voglia di venire a patti, anche
con le sue stesse promesse. Un accordo di programma che la multinazionale
aveva sottoscritto nel 2003 con il ministero e gli enti locali, prevedeva di
ridurre progressivamente del 70% lo scarico a mare dei fanghi di
lavorazione. In altre parole si doveva raggiungere nel 2007 la soglia delle
60 mila tonnellate l'anno. Una pia illusione: nel 2008 lo stabilimento ne
versava in mare ancora 120 mila, l'anno scorso poco meno. Per giunta le
indagini della Guardia di finanza hanno anche rilevato la pratica di
«annacquare» i fanghi prima che arrivassero nei punti di scarico. In quel
«fosso bianco» dove questa estate il limite del divieto alla balneazione è
stato raddoppiato, passando da 100 a 200 metri nelle due direzioni.
La risposta della multinazionale, affidata in questi ultimi giorni al nuovo
direttore dello stabilimento Daniele Papavero, ha dello sconcertante.
Secondo Solvay, le direttive Ue sulle «migliori tecniche disponibili» (le
Bat, best avaible tecniques) sarebbero meno stringenti dell'accordo di
programma. Permetterebbero addirittura lo scarico a mare di 200 mila
tonnellate annue di fanghi. Quindi la colpa sarebbe del governo italiano,
che non le ha ancora recepite. Quanto all'accordo di programma, sarebbe
ormai roba vecchia.
Quella firma invece non è per niente sbiadita, ribattono le realtà
ambientaliste e i movimenti sociali dell'area livornese, che insieme a
Medicina democratica denunciano da anni la Solvay. Dati alla mano. Nel mezzo
le istituzioni e i sindacati, stretti fra il muro della realtà e l'uscio che
il colosso della chimica, se a ottobre non arriverà il rinnovo dell'Aia,
minaccia invariabilmente di varcare. Anche se, in realtà, ancora non gli
conviene.

domenica 15 settembre 2013

Padroni assassini -esplosione a Lamezia Terme

Un silos di un'industria per la trasformazione di oli combustibili è esploso nel pomeriggio nell'area industriale di Lamezia Terme. Secondo le prime notizie fornite dalle forze dell'ordine, due operai sono morti ed un terzo è rimasto ferito.

L'esplosione è avvenuta all'interno dello stabilimento di San Pietro Lametino della Ilsap Biopro, un'azienda che produce oli raffinati, biomasse, glicerina e biodiesel. Sono intervenuti, oltre alle forze dell'ordine, i vigili del fuoco, che stanno accertando la natura di vapori che si sono liberati nell'aria.

E' molto grave l'operaio rimasto ferito nell'esplosione. L'uomo ha ustioni su tutto il corpo. Nel momento dell'esplosione, secondo le prime notizie raccolte dagli investigatori, nel silos erano in corso lavori di manutenzione. Una gru con un cestello per fare salire gli operai è ancora vicino alla struttura.

Sono Daniele Gasbarrone di Latina e Alessandro Panella di Velletri, entrambi di 32 anni, le due vittime dell'esplosione. La sede legale della Ilsap Bipro, l'azienda in cui è avvenuto l'incidente, è a Latina, mentre quella operativa è a Lamezia Terme. Le due vittime, secondo quanto si è appreso, lavoravano come saldatori e non è escluso fossero impegnati nella manutenzione della cisterna. Una donna che ha assistito all'incidente ha detto di avere sentito uno scoppio e di avere visto una fiammata e qualcosa che volava in aria.

Sono stati investiti da una fiammata improvvisa, mentre stavano facendo lavori di saldatura, i due operai morti e quello rimasto ferito Il ferito è Enrico Amati, di 47 anni, della Val di Chiana, in Toscana. Uno dei cadaveri, completamente carbonizzato, si trova nel cestello di una gru posizionata a fianco del silos e sulla quale lavoravano gli operai. Al momento, comunque, le cause dell' esplosione non sono state ancora accertate. Carabinieri e polizia stanno facendo i rilievi per ricostruire ciò che è successo. Gli investigatori non escludono che si possa essere formata una nuvola di gas derivante dalla lavorazione degli oli.


mercoledì 11 settembre 2013

Lecce - operaio morto padrone assassino

Operaio morto nel salumificio arrestato il re dei wurstel Scarlino
L'incidente nel salumificio


Compra i macchinari con i dispositivi di sicurezza, poi li fa rimuovere per
velocizzare la produzione. E' stato arrestato a dieci giorni dalla tragedia
consumata nel suo salumificio di Taurisano, costata la vita all'opera io
53enne Mario Orlando, l'amministratore dell'azienda Scarlino, uno dei
fratelli alla guida dell'azienda leader in Italia e all'estero nella
produzione di wurstel.

Attilio Scarlino è stato arrestato e posto ai domiciliari con l'accusa di
morte come conseguenza della rimozione dolosa di misure contro gli infortuni
sul lavoro. Indagati il fratello Antonio come responsabile della sicurezza,
e il capo reparto Luigi De Paola, cui vengono contestati i reati di
omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro e morte come
conseguenza di altro reato, mentre all'operaio Mario De Icco viene
contestata l'accusa di omicidio colposo, per avere inavvertitamente azionato
l'impastatrice che ha ucciso Orlando, nel primo pomeriggio del 30 agosto,
mentre puliva il macchinario.

LA TRAGEDIA Cade nell'impastatrice per salumi e muore
I SIGILLI Sequestrato salumificio Scarlino
"Impastatrice azionata per errore", indagato collega dell'operai morto

Da quanto ha spiegato il procuratore Cataldo Motta, nell'azienda era stato
rimosso un cancelletto che inibiva l'accesso degli operai all'impastatrice
durante le operazioni di pulizia. Allo stesso tempo però il dispositivo di
sicurezza era stato bloccato in modo tale che il cancello risultasse
esistente e chiuso adeguatamente. Mentre l'azienda era sotto sequestro,
inoltre, sono stati violati i sigilli - secondo la Procura su disposizione
di Attilio Scarlino per rimontare un cancello di sicurezza su
un'insaccatrice. L'obiettivo secondo i magistrati era dimostrare la presenza
di misure di sicurezza che secondo quando accertato dagli uomini del
commissariato di Taurisano erano invece assenti su molti macchinari.

"E' molto grave il comportamento di un imprenditore che ha acquistato
macchinari con i dispositivi di sicurezza e li ha poi fatti rimuovere", ha
dichiarato dal procuratore. Per Motta, "la rimozioine è stata fatta al fine
di velocizzare la produzione".

Orlando è caduto nella grande vasca ed è morto a causa delle gravi ferite
mentre veniva trasportato in ospedale. L'azienda è stata sequestrata a
distanza di poche ore e, lunedì pomeriggio, la Procura ha rigettato la
richiesta di dissequestro avanzata dai legali dei fratelli Scarlino.

I primi sopralluoghi negli impianti (effettuati dagli ispettori dello
Spesal, dai poliziotti del commissariato di Taurisano e dal consulente del
pm Cosimo Prontea, hanno subito  evidenziato "carenze e manomissioni"
sull'impastatrice e altre irregolarità sui macchinari, rendendo impossibile
la riattivazione. In particolare, è emerso che l'impastatrice era priva del
cancelletto di sicurezza e che dei sei sistemi di blocco almeno tre non sono
funzionanti.

I sostituti procuratori Paola Guglielmi e Carmen Ruggiero hanno quindi dato
incarico al consulente di procedere celermente con la verifica di tutti i
macchinari. L'azienda per il momento resta comunque off- limits e gli operai
restano a casa.

(10 settembre 2013)

Sicurezza sul lavoro: dibattito con Raffaele Guariniello. Viareggio, venerdì 13 settembre 2013, ore 17,00

VIAREGGIO, SALA DELLA CROCE VERDE, VIA GARIBALDI 171 (vicino stazione ferroviaria)
Venerdì 13 settembre, ore 17.00


Incontro-dibattito con il procuratore aggiunto presso la Procura della Repubblica di Torino, Raffaele GUARINIELLO,
per discutere:

  - delle sentenze Thyssen Krupp di Torino ed Eternit di Casale Monferrato;
  - di morti sul lavoro e da lavoro;
  - di sicurezza, salute ed ambiente.

Associazione “Il Mondo che vorrei”, familiari delle Vittime della strage ferroviaria di Viareggio
Assemblea 29 giugno

I lavoratori morti sotto i capannoni industriali si potevano salvare: ma a rischio crollo, in caso di nuovo terremoto ci sono ancora la stragrande maggioranza dei capannoni industriali costruiti prima delle norme antisismiche del 2005


Leggete questo importante articolo, noi dell'osservatorio è da pochi
giorni dal terremoto che mandiamo allarmi per gli altri capannoni
industriali che non sono a norma (la stragrande maggioranza), ma
probabilmente anche molti supermercati frequentati da migliaia di
persone ogni giorno. Ma non c'è nessuno che li controlla?

Da il Fatto quotidiano

Gli operai rimasti sepolti nelle macerie dei capannoni di
Sant’Agostino e di Dosso, in provincia di Ferrara, si potevano
salvare. Se solo i tetti dei capannoni fossero stati fissati con i
dovuti collegamenti. E non semplicemente appoggiati, cemento su
cemento. Sono le conclusioni cui è giunto il secondo filone di
indagine della procura estense sulle morti degli operai in seguito
alla scossa di terremoto del 20 maggio.

Il primo filone si era chiuso con l’avviso di conclusione indagini
firmato dal sostituto procuratore Nicola Proto, con quattro indagati
per la morte di Tarik Naouk, schiacciato dal cedimento del tetto
dell’Ursa.

Ora arrivano i nomi anche delle altre inchieste collegate. Una lista
di cinque persone, che assottiglia di molto il primo elenco stilato
all’indomani della perizia disposta dalla magistratura, che iscrisse
nel registro degli indagati 28 persone (per permettere il compimento
di atti difensivi). Ora la busta verde comprende l’ipotesi di omicidio
colposo per le morti di Nicola Cavicchi e Leonardo Ansaloni della
Ceramica Sant’Agostino e di Gerardo Cesaro di Tecopress.

Per quanto riguarda il primo caso, il pm Alberto Savino chiama a
rispondere Bruno Luigi Formigoni, 64enne di Magnacavallo (Mn),
progettista e calcolatore delle strutture prefabbricate in cemento
armato e delle fondazioni dell’edifico crollato, dipendente della
ditta Tuzzi di Poggio Rusco (Mn) e Andrea Govoni, 57enne di Cento,
progettista deputato alla concessione edilizia e dipendente della
Ceramica Sant’Agostino.

Per loro la procura individua la colpa di non aver disposto un
collegamento tra gli elementi della copertura dell’edificio e tra le
travi e i pilastri, ritenendo “sufficiente il montaggio di elementi
pesanti in semplice appoggio”. In sostanza la stabilità generale
dell’intero edificio era affidata al mero peso del cemento su cemento
con l’interposizione di una piastra in neoprene. L’erronea costruzione
ha impedito, secondo il pm, che si verificasse il cosiddetto effetto
diaframma, che avrebbe rallentato il cedimento della struttura per il
tempo sufficiente agli operai di mettersi in salvo.

Quanto alla Tecopress gli indagati sono Modesto Cavicchi,  65enne di
Cento, ingegnere collaudatore dell’opera, Dario Gagliandi, bresciano
di 59 anni, ingegnere progettista, calcolatore e direttore dei lavori
per le fondazioni della struttura prefabbricata di Dosso, e Antonio
Proni (raggiunto dal 415bis proprio nel girono del suo 83°
compleanno), centese residente a Cervia (Ra) progettista generale e
direttore dei lavori del fabbricato.

Il primo ha redatto il documento di progettazione con riferimento a
una normativa ormai obsoleta, omettendo così – sempre secondo la
procura – di adeguare il progetto alla norma tecnica successiva (che
prevede l’obbligo di verifica delle forcelle di vincolo alle travi e
la verifica del comportamento dell’edificio rispetto a fenomeni di
collasso a catena). Una mancanza che non permise di valutare
adeguatamente il grado di stabilità della struttura. Il rinforzo delle
forcelle avrebbe permesso di posticipare il crollo dell’edificio.

Dal canto suo, Proni fece suo il progetto di Gagliandi, senza
accorgersi che questi aveva omesso diadeguare il progetto alle nuove
norme edilizie, e a sua volta non dispose un collegamento tra tetto e
pilastri. Cavicchi, invece, in qualità di collaudatore, è accusato di
aver omesso di rilevare sia le violazioni del progettista della
struttura prefabbricata che del progettista generale, non verificando
le operazioni di calcolo né la corrispondenza alla normativa vigente.



sabato 7 settembre 2013

Appello Eternit -Pesce: "Rafforzata la sentenza di primo grado"




APPELLO ETERNIT - "Ci sono alcuni passaggi, fondamentali, che rafforzano la
sentenza di primo grado". Raggiungiamo Bruno Pesce al telefono nel
pomeriggio di martedì 3 settembre. Il coordinatore della Vertenza amianto e
dell'Afava ha appena ricevuto via posta elettronica le motivazioni che hanno
contribuito alla pesante condanna di Stephan Schmidheiny, miliardario
svizzero, nel processo Eternit.

Pesce precisa che il suo è un commento, a prima vista, dato che dovvrà
leggerla con attenzione, ma - sostanzialmente - evidenza che i magistrati
dell'impugnazione hanno ulteriormente sottolineato due aspetti.
"Innanzitutto la sentenza del dolo, sin dalla riunione di Neus del 1976,
quanto Stephan Schimidheiny, a fronte dei dati sempre più inquietanti che
emergavano sull'amianto, aveva dato disposizioni al suo staff di dare
disposizioni rassicuranti, e che c'era la piena e totale consapevolezza
delle scelte che erano state pianificate ed effettuate.
Il secondo aspetto è che per quanto attiene il barone belga sono state
evidenziate le sue responsabilità, cui non dovrà dare conto per via della
morte interocorsa poco prima delle pronuncia della magistratura torinese. Ma
questo ha permesso di provare anche l'esistenza del danno patito per i
lavoratori di Rubiera e di Bagnoli ed ha contrbuito all'innalzamento della
pena detentiva per il condannato svizzero, da 16 a 18 anni.
Ora, siccome sono passati alcuni mesi dalla sentenza e lo svizzero non ha
dato alcun segnale di voler ottemperare a quanto previsto - anzi è certo un
suo ricorso per Cassazione - l'Afeva chiede alle istituzioni ed allo Stato
di intervenire affinché sia fatto tutto il possibile perché questa condanna
diventi effettiva per chiedere i danni allo svizzero ed alle società a lui
collegate e per chiedere, in un secondo momento, con un giudizio civile, i
danni alla società collegata con l'imputato belga deceduto, anche
rovesciando le priorità dei risarcimenti, prima ai malati ed ai familiari
dei lavoratori deceduti, poi alle istituzioni".

In settimana ci sarà un incontro del direttivo Afeva, poi un altro più
allargato e verranno messe a fuoco le strategie per il prossimo futuro.

Intanto la procura sta studiando l'eventualità di richiedere un mandato di
cattura per il condannato, anche se questo, effettivamente potrà essere
sicuramente fatto dopo una eventuale conferma della sentenza davanti alla
Cassazione.

Il processo Eternit fa scuola in Brasile




CASALE  MONFERRATO - La vertenza mondiale per la lotta contro l' amianto ha
raggiunto nell'ultimo mese un importante traguardo, con l' avvio di due
procedimenti giudiziari in Brasile, attualmente uno dei maggiori paesi
produttori.
Il pubblico ministero del lavoro dello stato di San Paolo, ispirato dal
processo di Torino e con l'aiuto dei procuratori italiani, ha infatti
iniziato una seria verifica dell attività di Eternit SA, societá brasiliana
che ha raccolto il pericoloso testimone della precedente multinazionale, il
cui nome é noto in tutto il mondo per l' epidemia di malattie
asbesto-correlate causata.
Il pm del lavoro si é mosso su due fronti contemporaneamente. Da un lato, ha
rilevato la violazione di un accordo concluso tra la procura e l' Eternit
nel 2009, con cui si obbligava la società, sotto la pena di una sanzione
pecuniaria, a comunicare tutti i casi di malattie professionali degli
ex-operai della fabbrica di Osasco, chiusa nel 1993 non segnalati alle
autorità secondo le disposizoni di legge (secondo l'atto, ben 327). Eternit
SA ha omesso di fornire tutti i nominativi e per questo è stata multata di
1.600.000 reais (circa 500.000 euro).
Ma l' azione della procura  di San Paolo non si è fermata qui; avvalendosi
dei poteri conferitigli dal diritto brasiliano, Il Pubblico Ministero del
Lavoro ha organizzato un' azione civile collettiva a tutela di ex-lavoratori
ammalati. L' ammontare del danno morale collettivo richiesto é di un
miliardo di reais (330 milioni di euro). L' ABREA, associazione di vittime e
familiari guidata dall'ing. Fernanda Giannasi, ex-Ispettrice del lavoro
dello Stato di San Paolo da sempre impegnata nella tutela degli operai
esposti all amianto, ha già raggiunto una prima importante vittoria: il
giudice ha riconosciuto, con procedura urgente, l 'obbligo cautelare per
Eternit di garantire le spese mediche,assistenziali e ospedaliere per gli
ex-lavoratori ammalati, in attesa del verdetto.

Le prime conseguenze di queste azioni legali sono state una maggiore
attenzione da parte dei media brasiliani per la vicenda e l'  oscillazione
in borsa del titolo di Eternit SA.
La strada è ancora lunga e faticosa, l'Eternit SA si opporrà in tutti i modi
all'azione civile; per fare questo, si è già assicurata l'assistenza legale
di uno dei più importanti studi legali brasiliani, il Pinheiro Neto..L'AFeVA
esprime la propria soddisfazione per i nuovi sviluppi della lotta
internazionale contro l'amianto e per la giustizia. E' più che evidente il
ruolo determinante delle associazioni delle vittime, mediante la
collaborazione e la solidarietà internazionali. Il raggiungimento della
giustizia per le troppe vittime dell'amianto nel mondo passa anche dalla
collaborazione internazionale dei magistrati impiegati su questo fronte:
alla "multinazionale delle vittime" si sta affiancando la "multinazionale
della giustizia".

5/09/2013

lunedì 2 settembre 2013

Morti sui Luoghi di lavoro nei primi 8 mesi del 2013

Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro

http://cadutisullavoro.blogspot.com


Cari amici,  sono a darvi la situazione delle morti sul lavoro nei primi 8 mesi del 2013, anche in agosto sono morti 39 lavoratori, anche se non troverete tutti i morti nei post. Dall'Inizio del 2012 al 31 agosto dello stesso anno i morti sui LUOGHI DI LAVORO furono 420, registriamo un  decremento  dell'8%, che a noi non sembra particolarmente incoraggiante. La crisi che in questo anno si è aggravata in modo drammatico a livello occupazionale ha prodotto questo piccola differenza. Analizzando i dati raccolti si comprende benissimo che sul fronte della sicurezza non è stato fatto niente da parte di chi ci sta governando. Si susseguono  governi di ogni colore ma non notiamo nessuna differenza  sostanziale nel combattere con determinazione questo triste fenomeno che ci vede sempre al vertice per numero di morti in Europa nei grandi paese che si possono confrontare per dimensioni all'Italia. Anzi, sembra sempre di più che la sicurezza sia un lusso che il Paese non si può permettere in tempo di crisi, visto che si cerca sempre di "alleviare" la  normativa, che non non sono altro che norme per il rispetto delle regole per svolgere un lavoro in sicurezza. Rimane anche un macigno, che non scuote la nostra classe dirigente,  sui gravi pericoli che corrono milioni di lavoratori che lavorano sotto capannoni che non rispettano le norme antisismiche del 2005 ( e questo vale anche per molti supermercati frequentati da migliaia di persone ogni giorno). In caso di nuovi forti terremoti, che possono verificarsi durante un normale orario di lavoro, potremmo assistere a delle autentiche carneficine tra i lavoratori che sotto questi capannoni ci lavorano, non ci risulta che a livello locale e nazionale si stia affrontando questo problema seriamente. Non ci risulta nessuna ispezione di tecnici del settore su questi capannoni costruiti prima delle norme antisismiche.  Quando entrano dentro le fabbriche i lavoratori  guardando in alto e pensano  "io speriamo che me la cavo" .  Ma che tristezza questo nostro paese che è forte con i deboli e debole con i forti.......

1 settembre 2013

Dall'inizio dell'anno sono documentati 387 lavoratori morti per infortuni sui luoghi di lavoro e oltre 790 se si aggiungono i morti sulle strade e in itinere.Dal 1° gennaio 2008 giorno d'apertura dell'Osservatorio sono stati registrati 3481 morti sui LUOGHI DI LAVORO comprese le vittime morte anche molto tempo dopo a causa dell'infortunio. Con le morti sulle strade e in itinere si arriva a superare i 6860 morti complessivi (stima minima). Un’autentica carneficina, mentre le statistiche "ufficiali" danno molto meno morti. La politica potrebbe fare moltissimo, e con poche risorse, per far diminuire drasticamente questo fenomeno che ci vede primi in Europa in questa triste classifica e dove i morti sono mediamente un terzo di quelli italiani. L'Osservatorio registra tutti i "morti sul lavoro" e non solo quelli che dispongono di un'assicurazione. Moltissime vittime lavoravano in "nero"e alcune categorie non sono considerate "morti sul lavoro" solo perchè hanno assicurazioni diverse.

Quest'anno Il 38.3 % sono morti in agricoltura dei quali la maggioranza schiacciati dal trattore che guidano, il 24,6% in edilizia, il 16,6% nei servizi, il5,6% nell'industria (compresa la piccola industria e l'artigianato), il 4,6% nell'autotrasporto, molti altri morti sono in altre categorie che sono percentualmente più basse.

Nel 2012 sono morti 1180 lavoratori (stima minima) di cui 625 SUI LUOGHI DI LAVORO ( tutti documentati). Si arriva a superare il numero totale di oltre 1180 vittime se si aggiungono i lavoratori deceduti in itinere e sulle strade che sono considerati giustamente, per le normative vigenti, morti per infortuni sul lavoro a tutti gli effetti. L'Osservatorio considera "morti sul lavoro" tutte le persone che perdono la vita mentre svolgono un'attività lavorativa, indipendentemente dalla loro posizione assicurativa e dalla loro età.

Non sono segnalati a carico delle province i lavoratori morti sul lavoro che utilizzano un mezzo di trasporto e i lavoratori deceduti in autostrada: agenti di commercio, autisti, camionisti, ecc.. e lavoratori che muoiono nel percorso casa-lavoro / lavoro-casa. La strada può essere considerata una parentesi che accomuna i lavoratori di tutti i settori e che risente più di tutti gli altri della fretta, della fatica, dei lunghi percorsi, dello stress e dei turni pesanti in orari in cui occorrerebbe dormire, tutti gli anni sono percentualmente dal 50 al 55% di tutti i morti sul lavoro. Purtroppo è impossibile sapere quanti sono i lavoratori pendolari sud-centro nord, centro-nord sud, soprattutto edili meridionali che muoiono sulle strade percorrendo diverse centinaia di km nel tragitto casa-lavoro, lavoro-casa. Queste vittime sfuggono anche alle nostre rilevazioni, come del resto sfuggono tanti altri lavoratori, soprattutto in nero o in grigio che muoiono sulle strade. Tutte queste morti sono genericamente classificate come "morti per incidenti stradali"

Le province con più di 5 morti sui luoghi di lavoro e nelle Regioni

Genova 14 morti (Liguria 19). Roma 11 (Lazio 20). Brescia 10, Milano 9, Pavia e Sondrio 5 (Lombardia 50). Torino 9 e Cuneo 7 (Piemonte 25). Chieti 8 (Abruzzo 14). Foggia 9, Bari 5 (Puglia 21). Cosenza 10 (Calabria 18). Palermo 7, Agrigento e Trapani 5 (Sicilia 31). Bologna 8, Modena 6, Reggio Emilia 5 (Emilia Romagna 36). Verona 7, Padova 6 (Veneto 30). Salerno 10, Napoli 6 (Campania 24). Cagliari 6 (Sardegna 10). Perugia 9 (Umbria 10), Ancona 6 (Marche 16),Trento 5 (Trentino Alto Adige 7) Toscana 18, Friuli Venezia Giulia 7, Basilicata 3, Molise 2, Val D'Aosta 0.



Lettera al Secolo XIX. Negli incidenti sul lavoro non c'è mai "tragica fatalità"

Il 13 agosto è avvenuto un infortunio mortale sul lavoro a Beverino, in val di Vara: Luca Pellegrini, un operaio di 23 anni è morto schiacciato dalla ruspa che manovrava durante le operazioni di scavo per la realizzazione di un parcheggio.
Non è ancora stata chiarita la dinamica dell’incidente: pare che la ruspa si sia pericolosamente inclinata mentre operava in una zona scoscesa e che, avvertendo il pericolo, Pellegrini abbia tentato di uscire dall’abitacolo, restando però schiacciato, al momento del ribaltamento, dal braccio della ruspa.
Sul Secolo XIX del giorno successivo è apparso un articolo sull’infortunio, in cui, come al solito, si attribuiscono tutte le colpe alla “tragica fatalità”.
Imbestialito per il solito modo ruffiano con cui i giornalisti parlano di morti sul lavoro, nascondendo la testa sotto la sabbia per non vedere le reali responsabilità degli infortuni, ho scritto al Secolo XIX, quanto segue.
Marco Spezia

* * * * *

In merito all’articolo a firma Tiziano Ivani apparso a pagina 14 de Il Secolo XIX del 31/08/13, relativo all’incidente sul lavoro in cui ha perso la vita Luca Pellegrini, mi permetto di fare alcune osservazioni.
Ivani, come fanno troppo spesso altri giornalisti quando scrivono di infortuni sul lavoro, usa i soliti luoghi comuni, definendo l’incidente “una fatalità terribile” ed esprimendo il giudizio, del tutto personale e peraltro ancora  da confermare visto che le indagini della Procura sono ancora in corso, che “Si è trattato di una fatalità, non si ravvedono evidenti responsabilità da parte di altri”. 
Da tecnico della sicurezza sul lavoro da più di quindici anni, posso affermare che negli infortuni sul lavoro non esiste mai la “tragica fatalità”, ma sempre un preciso rapporto causa/effetto tra inadempimenti alla normativa vigente di tutela della sicurezza e l’incidente.
Nel caso in particolare non posso ovviamente dare giudizi, in quanto dell’accaduto conosco solo quanto riportato dalla cronaca.
Mi permetto però di porre delle domande, le cui risposte forse potranno dimostrare che le responsabilità nell’incidente invece ci sono state.
Innanzitutto, Luca Pellegrini era stato adeguatamente formato e addestrato sull’uso dell’escavatore (obbligo ai sensi degli articoli 37 e 73, comma 4 del D.Lgs.81/08)? Il fatto che lo utilizzasse da anni non comporta automaticamente una sua piena conoscenza delle cautele da adottare per prevenire incidenti come quello occorso.
Inoltre, trattandosi di attività configurabile come Cantiere temporaneo e mobile, sono stati ottemperati tutti gli obblighi previsti dal Titolo IV del D.Lgs.81/08 (nomina del responsabile dei lavori, del coordinatore della progettazione, del coordinatore della esecuzione, redazione del Piano di Sicurezza e Coordinamento e dei Piani Operativi di Sicurezza delle singole ditte)? Una corretta progettazione delle fasi lavorative, sopralluoghi sul cantiere e una perizia geostatica avrebbero forse permesso di prevedere il cedimento del terreno sotto il peso dell’escavatore e quindi di evitarlo.
Infine è stato ottemperato all’obbligo di cui all’articolo 118, comma 2 del D.Lgs.81/08 che recita “Quando per la particolare natura del terreno o per causa di piogge, di infiltrazione, di gelo o disgelo, o per altri motivi, siano da temere frane o scoscendimenti, deve essere provveduto all'armatura o al consolidamento del terreno”? Se si fosse provveduto ad adeguati armatura e consolidamento del terreno, probabilmente non sarebbe avvenuto il ribaltamento dell’escavatore.
Come vedete la causa dell’incidente potrebbe quindi essere attribuita al mancato adempimento degli obblighi citati e non alla sorte o alla fatalità
Vi consiglio pertanto nel futuro, prima di parlare di “tragica fatalità” in caso di incidenti sul lavoro, di far valutare ai tecnici del settore (ispettori ASL) come sono andate realmente le cose.
In caso contrario farete soltanto disinformazione nei confronti dei lettori, tra l’altro in merito a una piaga della società italiana, quella delle morti sul lavoro.
Distinti saluti.
ing. Marco Spezia
Sarzana (SP)
 

Strage Viareggio: incontro della memoria e della solidarietà

Il 30-31 agosto e 1° settembre 2013, in pineta di Levante tra lo stadio dei Pini  ed il Palazzetto dello sport: “Incontri della Memoria e della Solidarietà”.


Venerdì 30 agosto

ore 17.30: inaugurazione della mostra di pittura e scultura. Alla mostra saranno presenti alcuni degli artisti che hanno donato la opere e la moglie e i figli di Nicola Cunsolo, presidente del Dlf di Viareggio, recentemente scomparso, ai quali consegneremo una targa in ricordo di Nicola.

ore 21.30: dibattito con gli avvocati delle parti civili e giornalisti per fare il punto della situazione processuale e discutere dei prossimi appuntamenti


Sabato 31 agosto

ore 17.30: presentazione del libro “Letteratura e lavoro”

ore 21.30: proiezione del servizio di “Report” “Treni Italia” del novembre 2010 e anteprima del documentario sulla serata del 29 giugno 2013


Domenica 1° settembre

ore 17.30: presentazione del libro “Amianto e salute”

ore 21.30: spettacolo teatrale “Scalpiccii sotto i platani” di e con Elisabetta Salvatori e Matteo Ceramelli al violino


Tutti i giorni:

- dalle ore 18.00 è aperto il bar

- dalle ore 19.30 la cucina


- Associazione dei familiari “Il Mondo che vorrei”

- Assemblea 29 giugno



Nella città versiliese tre giorni di incontri, proiezioni e spettacoli. Si parlerà anche di sicurezza sul lavoro

di Elisabetta Vagaggini

Si terrà da venerdì 30 agosto a domenica 1 settembre a Viareggio, in pineta di Levante (tra lo stadio dei Pini ed il Palazzetto dello sport) la tre giorni Memoria della Solidarietà, per non dimenticare le vittime della strage avvenuta nella città lucchese nel luglio 2009.

Venerdì 30/8 inaugurazione dell'evento con una mostra di pittura e scultura. Alla mostra saranno presenti alcuni degli artisti che hanno donato la opere e la moglie e i figli di Nicola Cunsolo, presidente del Dopo Lavoro Ferroviario di Viareggio, recentemente scomparso, ai quali sarà consegnata una targa commemorativa. Alle 21.30 dibattito con gli avvocati delle parti civili e giornalisti per fare il punto della situazione processuale e discutere dei prossimi appuntamenti.

Ma ricordare la strage vuol dire anche parlare di lavoro e dei problemi legati alla sicurezza. Sabato 31 agosto alle 17.30 presentazione del libro “Letteratura e lavoro” di Paolo Chirumbolo, professore presso l’Università della Louisiana. Il libro affronta il tema del lavoro nella letteratura italiana contemporanea attraverso le interviste a diciotto scrittori e scrittrici. La precarietà, la cancellazione progressiva dei diritti conquistati dopo anni di lotte, le drammatiche condizioni dei lavoratori, i cambiamenti che hanno rivoluzionato la vita di tutti entrano con forza nelle storie raccontate in tanti romanzi e racconti pubblicati negli ultimi anni. Ne parleranno le scrittrici Simona Baldanzi e Giulia Fazzi. Alle 21.30 proiezione del servizio di “Report” “Treni Italia” del novembre 2010 e anteprima del documentario sulla serata del 29 giugno 2013.

Domenica 1 settembre alle 17.30, si terrà invece la presentazione del libro “Amianto, una storia operaia” con l’autore, Alberto Prunetti. Storia di Renato Prunetti, padre di Alberto, cresciuto nel dopoguerra che ha iniziato a lavorare a 14 anni, operaio saldatore e tubista. Fiero della sua professione solo che doveva coprirsi di amianto per svolgere il suo lavoro. Saldava a pochi passi da gigantesche cisterne di petrolio. L’amianto lo uccideva lentamente e lui non lo sapeva. Amianto è una scorribanda nella memoria tra le acciaierie di Piombino e quelle di Taranto, tra le raffinerie liguri e gli stabilimenti di Casale Monferrato … Un’epopea popolare ma anche un’inchiesta. Alle 21.30 va in scena lo spettacolo teatrale “Scalpiccii sotto i platani” di e con Elisabetta Salvatori e Matteo Ceramelli al violino.