mercoledì 28 settembre 2011

Oggi due morti operaie



oggi due morti operaie


Comunicato: da Nord a Sud continua la carneficina operaia Nelle prime ore di oggi due operai in meno, uno –Luigi Borrelli, 33 anni e un figlio di 2anni- è morto stritolato da una pressa alla Rieter di Pignataro Maggiore (Caserta); l’altro un operaio edile di 61 è morto cadendo da impalcatura a Casciago (Varese). Come risulta dagli articoli in allegato, nel caso di Pignataro la Rieter, multinazionale svizzera, lavora per l’indotto Fiat, nel settore ‘Automotive’.
Non passa giorno
che siamo costretti ad aggiornare la lista di lavoratori che nei cantieri, nelle fabbriche, paga il tributo di sangue sull’altare del profitto padronale. In un momento in cui con la scusa della Crisi, il governo introduce nella finanziaria il volere di Confindustria, che significa cancellazione dei diritti, anche alla salute e sicurezza, per “rilanciare” la produzione e i profitti. Che si traduce in un macabro
messaggio: un lavoratore in più o in meno chi, loro, se ne frega, tanto possiamo contare sui tanti disperati che perdono il lavoro o che un lavoro non ce l’hanno. E’ ora di ribellarsi a questa guerra non “dichiarata”, è ora di assediare tutte le sedi istituzionali, è ora di organizzarsi al di la delle appartenenze per rilanciare questa battaglia, è ora di costruire una rivoluzione politica e sociale per dire basta a questo sistema.
Slai Cobas Sanità per il sindacato di
classe, Milano
cobasint@tiscali.it; 338-7211377
aderente alla Rete
Nazionale Sicurezza sul Lavoro
bastamortesullavoro@gmail.com


Incidenti sul lavoro, due vittime
Luigi Borrelli, sposato e padre di un
bambino di due anni, sarebbe rimasto stritolato da una pressa. Un altro è caduto da un ponteggio


Caserta, 28-09-2011
Due operai sono morti
oggi in due incidenti sul lavoro. Il primo, Luigi Borrelli, è morto schiacciato da una pressa in un incidente avvenuto in uno stabilimento della Rieter di Pignataro Maggiore (Caserta). Nell'impianto si producono isolanti termici ed acustici. Sulle cause del'incidente nel quale è morto il trentatreenne, sposato e padre di un bimbo, sono in corso indagini dei carabinieri.

Il secondo è un operaio di 61 anni
morto a causa di una caduta in un cantiere edile a Casciago, nel Varesotto. L'uomo verso le 9.30 e' precipitato da un'altezza di circa sette metri mentre era impegnato in alcuni lavori e nell'impatto con il suolo ha riportato un grave trauma cranico e ferite su tutto il corpo.


28/09/2011
Incidente sul lavoro: giovane operaio di Pignataro perde la vita alla Rieter.
Un giovane operaio ha perso la vita questa mattina alla Rieter di Pignataro Maggiore. Intorno alle 7 di questa mattina, il lavoratore stava svolgendo le sue normali mansioni quando è rimasto vittima di un incidente sul posto di lavoro, riportando lo schiacciamento totale del torace. I colleghi hanno prontamente dato l’
allarme, ma per l’uomo c’è stato poco da fare. La vittima, Lorenzo Borrelli, pignatarese di trentatré anni – lavorava nello stabilimento Rieter da circa undici anni -, lascia la moglie e un figlio di due anni.

I carabinieri del locale comando hanno comunicato l’accaduto alla Procura di Santa Maria Capua Vetere e poco dopo è arrivato il sostituto procuratore di turno, per effettuare i primi rilievi del caso. Intorno alle undici la salma è stata trasportata all’Istituto di Medicina Legale di Caserta per l’esame autoptico. Un nutrito gruppo di lavoratori, provenienti dagli opifici vicini, si è unito ai circa duecentosettanta operai della Rieter in segno di vicinanza alla famiglia del giovane (arrivata sul posto poco dopo l’incidente).
Il
sindaco Raimondo Cuccaro, arrivato davanti ai cancelli dello stabilimento (che fa parte della multinazionale svizzera con sede centrale a Zurigo e che evade commesse nel settore “Automotive” nell’
indotto Fiat) insieme al consigliere comunale Giorgio Valente, ha annunciato che proclamerà il lutto cittadino nel giorno delle esequie.
I rappresentanti sindacali, ancora sotto shock per la dolorosa morte, hanno prontamente manifestato la loro vicinanza ai parenti dell’uomo e si dicono pronti a sostenerla per ogni tipo di incombenza.




OPERAIO DI RFI MUORE FOLGORATO A VENTIMIGLIA. IL TRAGICO ELENCO DI MORTI SUI BINARI

*FS: ANCORA UN FERROVIERE MORTO SUL LAVORO

IL NOSTRO COLLEGA DI RFI FOLGORATO MENTRE LAVORAVA ALLA SOTTOSTAZIONE ELETTRICA

E' SUCCESSO A VENTIMIGLIA OGGI POMERIGGIO ...LEGGI TUTTO

**Ancora un infortunio mortale nelle Fs. Oggi pomeriggio a Ventimiglia
(Imperia) è rimasto folgorato il nostro collega di RFI, Nicola Dalmasso, di soli 43 anni, mentre lavorava nella sottostazione elettrica Parco Roja. Una morte ingiustificabile per un'azienda che utilizza l'alta tensione da quasi un secolo, nella quale
accadono ancora, con dinamiche pressoché identiche e prevedibili, un numero intollerabile di morti per folgorazione.

Quello degli infortuni nelle Fs è, infatti, un fenomeno esteso - da analizzare complessivamente - che non può essere compreso indagando esclusivamente ed in modo frammentario su tanti singoli 'omicidi colposi' senza metterli in relazione tra loro

Un tragico elenco
che solo dall'aprile 2007 raccoglie un'angosciante sequenza di lavoratori morti sui binari ...LEGGI TUTTO
*

Ravenna: il porto culla di caporalato e lavoro nero




Il porto, culla di caporalato e lavoro nero

Il nodo di Ravenna della Rete nazionale per la sicurezza sul lavoro lo denuncia da tempo, dalla morte sul lavoro di un operaio interinale, Luca Vertullo. La denuncia delle coop della Lega deriva dalla concorrenza e perdita di profitti e rivolgersi ai principali protagonisti del sistema di sfruttamento degli operai al Porto, istituzioni e confindustria, è ridicolo.
Fino ad oggi hanno taciuto e ora che le merci scarseggiano al Porto si lamentano. E i confederali complici di questo sistema? Guarda caso, questa denuncia non tira nemmeno in ballo le agenzie interinali, il caporalato "legale" gestito dallo stesso sindacato confederale.

Rete di Ravenna







Le coop "vere" denunciano quelle finte

Tra imprese fantasma e facchini che lavorano due giorni all'anno



di Matteo Cavezzali

«È giunto il momento di far arrabbiare qualcuno, anche con gesti eclatanti, perché così non si può più andare avanti». Lo dichiara Rudy Gatta, responsabile movimenti e trasporto di Legacoop Ravenna.

L'accusa pesante di Legacoop, Confcoperative e Agci è rivolta alle istituzioni che dovrebbero controllare e anche a Confindustria, che non effettua le opportune verifiche. Il tema è quello del fenomeno del caporalato e del lavoro nero che, assicurano le associazioni, sta soffocando le cooperative regolari. Uno studio fatto a livello regionale individua nel porto di Ravenna il centro principale di questo fenomeno. Due cooperative su tre sono finte e servono solo per assicurarsi lavori che vengono poi fatti fare in nero e senza sicurezza.

«È difficile calcolare numeri esatti riferendosi al lavoro nero - spiega Carlo Occhiali, Legacoop Emilia-Romagna -. Possiamo però fare una stima: il 95% dei lavori di facchinaggio sono svolti da cooperative, solo il 30% di queste è iscritto alle centrali cooperative e quindi è sottoposto a controlli regolari. Chi non si iscrive riesce così ad eludere l'istituto di Revisione cooperativa, principale strumento di verifica della "legalità societaria". Queste cooperative spesso hanno una vita di pochi mesi, giusto il tempo di fare il lavoro e poi si sciolgono. A Ravenna sono 1940 i lavoratori nel settore del facchinaggio di cui ne risultano solamente 344 stranieri. Inoltre a fronte di una situazione così allarmante si evince una mancanza di controlli repressivi sufficienti. Viene ispezionato appena il 5% del totale delle imprese».

«Sono stati moltissimi a mandarci fotocopie di buste paga dove si vedono facchini che risultano lavorare due giorni all'anno - afferma Maurizio Ceredi, presidente di Cofari, la più grande cooperativa che lavora al porto -. È evidente che siamo davanti a un fenomeno gravissimo che mette in dura difficoltà chi lavora rispettando i contratti. Questi lavoratori in nero costituiscono una concorrenza sleale che ha appesantito ulteriormente l'effetto della crisi facendo crollare il nostro fatturato in pochi anni da
15 milioni di euro a 10 milioni e portando alla riduzione degli addetti da 440 a 330».

«La crisi economica ha dato spazio a chi offre lavoro sottocosto perché sfrutta i lavoratori - spiega Alberto Armuzzi, presidente di Legacoop Servizi Emilia-Romagna -. Questo è grave sia per le cooperative reali che perdono lavoro che per i lavoratori che perdono il posto per colpa della concorrenza sleale oppure si vedono costretti a lavorare in condizioni non eque al di fuori della legalità».

Per questo motivo le centrali cooperative hanno attivato un Osservatorio provinciale sulla cooperazione «Quest'anno a Ravenna abbiamo effettuato trenta controlli - spiega Daniela Zannoni componente dell'osservatorio - delle cooperative controllate il 40% era irregolare ed è stato segnalato alle autorità. Sono però molto pochi i casi che riusciamo ad appurare rispetto al numero effettivo, ci vorrebbe una collaborazione dall'esterno per colpire queste finte coop».

27 - 09 - 2011

PROCESSO ETERNIT: UDIENZE DEL 26 E 27 SETTEMBRE


Riprende lunedì 26 settembre, dopo la pausa estiva, il processo - per disastro doloso ed omissione dolosa di cautele antinfortunistiche - contro la multinazionale svizzero-belga dell'amianto, l'Eternit.
Dopo aver ascoltato la requisitoria del pm Raffaele Guariniello, coadiuvato dai sostituti Sara Panelli e Gianfranco Colace, e le richieste formulate dagli avvocati delle oltre seimila parti civile ammesse, da oggi iniziano le arringhe dei difensori dei due imputati persone fisiche - il miliardario svizzero Stephan Schmidheiny, ed il barone belga Jean Louis Marie Ghislain de Cartier de Marchienne, responsabili, dall'inizio del processo, e solo avendo riguardo a quanto accaduto in Casale Monferrato e nei centri limitrofi, di settanta decessi per malattie asbesto-correlate e centoventi nuovi casi di malattia - e delle aziende a loro collegate che devono rispondere in qualità di responsabili civili; saranno proprio i legali di queste ultime a dare inizio alle arringhe difensive.
La seduta si apre alle ore 9:25, con il solito lunghissimo appello effettuato dal giudice Giuseppe Casalbore; subito dopo lo stesso, prima di dare la parola all'avvocato Fornari - difensore della Etex - invita lui e gli altri componenti il collegio di difesa a contenere i propri interventi in tempi accettabili: questo perché lo stesso aveva "minacciato" (questo è il termine usato dal Casalbore) di blaterare le sue str...ate per ben due udienze.
L'indegno servo prezzolato contesta tutte le accuse: sia quelle rivolte alla sua assistita, sia quelle che investono il barone; proprio la trattazione di queste ultime, che costituisce la parte preponderante dello sproloquio - che dura circa sei ore in tutto, un'udienza intera più uno scampolo di quella del giorno successivo - del Fornari, suscitano le più che giustificate proteste della Corte che 'gli tocca il tempo', invitandolo a limitarsi alle argomentazioni che riguardano la sua qualità, in quanto della difesa dell'imputato si occuperà in seguito il suo collega Zaccone.
In sostanza, l'indegno avvocato sostiene la carenza di legittimazione passiva da parte del suo cliente, in quanto non sarebbe - al contrario di quanto asserito dalla Procura - l'erede della precedente Compagnie Financière Eternit (Cfe), il soggetto attraverso il quale (grazie alla sua carica di ad) il belga controllava Eternit Italia S.p.A.; lo schifoso servo ritiene inutile, al fine della determinazione delle responsabilità del barone, accertare che fu proprio la vecchia società a creare la nuova, attraverso il conferimento ad essa del proprio capitale azionario: eppure è palese che proprio questa è la prova schiacciante che la Etex è la continuazione della Cfe, e quindi è tenuta a rispondere dei danni da essa cagionati.
In conclusione del suo intervento, il servo chiede in via subordinata che - qualora fosse provato il coinvolgimento di Etex - non si proceda comunque nei suoi confronti per l'avvenuta prescrizione dei termini di presentazione della domanda di risarcimento danni.
A seguire prende la parola l'avvocato Di Amato junior, difensore della Becon, il quale informa la Corte che la trattazione degli argomenti oggetto dell'intervento suo e dell'altro avvocato dei responsabili civili, Mangia (che parla a nome dell'Amindus), occuperà il resto della seduta e quella di lunedì tre ottobre: dalla successiva la parola andrà ai legali degli imputati.
La parte odierna della discussione si incentra sulla questione di un presunto difetto di giurisdizione, del Tribunale di Torino, in merito alle azioni risarcitorie intentate contro le società responsabili civili: i due legali ritengono sbagliato asserire che un soggetto straniero debba sottostare alla giurisdizione italiana.
Per tentare di giustificare il suo atteggiamento, il primo si appoggia su trattati internazionali - firmati anche dall'Italia - come la Convenzione di Bruxelles del 1968, e quelle di Lugano del 1988 e del 2007, che a parere suo imporrebbero che il processo fosse celebrato nel Paese dove è domiciliato l'imputato.
Dal canto suo, il secondo sfida il ridicolo, asserendo che non sarebbe possibile collegare direttamente lo Schmidheiny agli stabilimenti italiani: peccato che sia ampiamente provato che li controllava - almeno in punto di fatto se non de jure - attraverso la nomina, decisa da lui, dei dirigenti.
Alle ore 13:30 il presidente sospende la seduta e la rinvia a lunedì 3 ottobre; in quell'occasione si assisterà alla seconda parte dello sproloquio degli avvocati dei responsabili civili: a sentire loro sarà un'altra lunga giornata, costituita da almeno altre quattro ore e mezzo di ulteriori ca...te.

Torino, 27 novembre 2011


Stefano Ghio - Rete sicurezza Torino

martedì 27 settembre 2011

Operaio Ilva si ammala, l'azienda condannata al risarcimento

La sentenza del giudice del lavoro
Operaio si ammala, l'Ilva pagherà azienda condannata al risarcimento.
Ad Antonio Angelini saranno versati 198 mila euro, dal 1975 al 2000 e' stato esposto a sostanze tossiche
24 settembre 2011 - Vittorio ricapito
Fonte: Corriere del mezzogiorno - 24 settembre 2011 TARANTO - Per 25 anni ha lavorato nell'acciaieria tarantina, in contatto con a sostanze tossiche e cancerogene. Quando ha scoperto di essersi ammalato s'è rivolto alla magistratura ed ha ottenuto un maxi-risarcimento per il danno biologico subito. E' la storia di Antonio Angelini, operaio Italsider-Ilva dal 1975 al 2000, impiegato presso il tubificio con la specifica di addetto alla resinatura dei tubi. Secondo i medici s'è ammalato di epatopatia cronica tossica per la prolungata esposizione a sostanze micidiali come toluene ed apirolio: il primo è un idrocarburo aromatico che viene usato come solvente mentre il secondo è il più famigerato Pcb (policlorobifenile), vietato fin dagli anni '70, ma massicciamente utilizzato nei trasformatori elettrici per il raffreddamento e la lubrificazione. In presenza di forte calore sprigiona diossina nebulizzandosi nell'aria con effetto altamente cancerogeno. Nell'uomo causa danni al fegato, alterazioni dei sistemi endocrino e immunitario e cancro. Img15943 Ieri il giudice del Lavoro Annamaria Lastella ha dato ragione all'operaio, riconoscendogli una invalidità del 36 per cento e ha condannato l'Ilva ad un risarcimento di 198 mila euro, «un record per questo tipo di patologie, molto frequenti, che solitamente vengono risarcite con cifre tre volte inferiori», spiega il suo avvocato Stefania Pollicoro. Intanto un altro giudice, il gip Patrizia Todisco ha ordinato l'imputazione coatta nei confronti di cinque fra dirigenti e capi-reparto dell'Ilva per una denuncia di mobbing presentata da un operaio per presunti maltrattamenti culminati con il licenziamento. Si tratta di Francesco Forastiero, Guido Scarcella, Danilo Greco, Pietro Gatto e Marcello Cordisco. Per loro il pm Raffaele Graziano invece aveva chiesto l'archiviazione.
Daniele Donvito, difeso dall'avvocato Eligio Curci, racconta di essere diventato un operaio scomodo. Era uno di quelli sempre pronti a segnalare ogni inosservanza delle norme in materia di sicurezza sul lavoro. Per questo, nel giro degli ultimi cinque anni prima del suo licenziamento, sostiene di aver subìto atteggiamenti vessatori persecutori e ritorsivi da parte dei suoi superiori, finalizzati ad isolarlo. Tesi questa che ha trovato riscontro anche nelle indagini degli ispettori del Lavoro. Secondo la denuncia, l'operaio era stato costretto ad una inoperosità forzata, e nel contempo veniva additato davanti ai colleghi come uno scansafatiche. Nel maggio del 2008, con una serie di contestazioni disciplinari è stato messo all'angolo fino al licenziamento per insubordinazione al superiore gerarchico.

Operaio ex Belleli Taranto: riconoscimento danno biologico

Nota sulla perizia per il riconoscimento del danno biologico


gli estratti della perizia effettuata da uno dei più importanti oncologi italiani, dott. Maurizio Portaluri, accolta dal Giudice nel ricorso presentato al Tribunale di Taranto da un lavoratore
della ex Belleli e assistito dall'avvocato della Fiom Massimiliano Del Vecchio per il riconoscimento del danno biologico , a fronte della neoplasia prostatica di cui è sofferente.
La perizia è di grande rilevanza perché esplicita una correlazione dirette tra la neoplasia prostatica e l'attività lavorativa per le mansioni che espongono il lavoratore a elevate concentrazioni di ossido di cadmio. Questa situazione si può determinare nelle attività di saldatura o nell'uso di vernici o indurenti nei metalli soggetti a saldatura.
La perizia rileva ulteriormente anche la possibilità di neoplasie della prostata nella forma dell'adenocarcinoma, della vescica, del rene, del grosso intestino, del linfoma non hodgkin a fronte dell'esposizione alle fibre di amianto. Cioè si afferma con nettezza che la fibra di amianto ha la capacità di diffondersi anche in tessuti extrapolmonari. Dunque le patologie causate dall'esposizione all'amianto non sono solo i tumori della pleure del polmone e della laringe ma sono ben più numerosi.
Il Tribunale di Taranto non ha ancora emesso la sentenza, che speriamo accolga il ricorso del lavoratore, tuttavia l'aspetto per noi di grande rilevanza è proprio la perizia che spero aiuti tutti : rls , rsu , dirigenti delle strutture Fiom a essere ancora più attenti nel confronto di valutazione dei rischi per i lavoratori, quando si è a conoscenza della presenza di cadmio e/o amianto nelle lavorazioni o nei prodotti che si utilizzano.
Come è d'altronde necessario che si intensifichino i ricorsi legali per il riconoscimento dell'eventuale "danno biologico" quando si è in presenza di patologie correlabili alle attività lavorative svolte anche se il lavoratore interessato è andato in mobilità o in pensione.




Roma, 26 settembre 2011

Processo Eternit: si riparte dopo la pausa estiva

da http://www.diario-prevenzione.it/

lunedì 26 settembre 2011

Processo Eternit: si riparte dopo la pausa estiva

Torino | 22/09/2011 — Riprendono lunedì e martedì prossimo - 26 e 27 settembre - le udienze a Torino del processo nei riguardi del massimo vertice della multinazionale Eternit, il barone belga Louis de Cartier de Marchienne ed il magnate svizzero Stephan Schimidheiny, imputati di disastro ambientale doloso permanente e di omissione dolosa di cautele antifortunistiche.

Prima della pausa estiva la pubblica accusa - i magistrati Raffaele Guariniello, Sara Panelli e Gianfranco Colace - aveva esposto le ragioni su si fonda la richiesta di pena avanzata per gli imputati:20 anni di reclusione per ognuno.

Già concluse anche le requisitorie dei legali che rappresentano al processo le persone e gli enti danneggiati dall’Eternit: circa 3000 vittime tra morti e ammalati, di lavoratori e cittadini di Casale, Cavagnolo, Rubiera e Napoli.

Dal 26 settembre tocca ai difensori degli imputati difese – degli imputati e delle società chiamate quali responsabili civili

La sentenza è attesa entro fine anno.

Tutto ciò naturalmente qualora non intervenisse la nuova norma sul cosiddetto processo lungo che introducendo la possibilità di audire un numero praticamente illimitato di testimoni comporterebbe con tutta probabilità una dilatazione non valutabile del tempi processuali.

La difesa degli imputati avrebbe infatti tutto l’interesse a sfruttare la possibilità di trascinare il processo il più a lungo possibile nella speranza di arrivare alla prescrizione dei reati.

Al processo - evidenziano Romana Blasotti Pavesi (Associazione familiari vittime amianto) e i sindacalisti Nicola Pondrano, Luciano Bortolotto, Luigi Ferrando e il coordinatore Vertenza Amianto Bruno Pesce - «è emersa la chiarissima conferma non solo della drammatica ed enorme dimensione del disastro e della strage (ancora in corso) ma anche della agghiacciante pianificazione sistematica del comportamento doloso degli imputati: sapevano già dall’inizio dei loro ruoli di responsabilità di provocare morti e malattie fra i lavoratori e cittadini, a causa della nocività e cancerogenicità dell’amianto ma, per salvaguardare il profitto, hanno continuato».

Essi ribadiscono poi la «fiducia in una sentenza giusta ed esemplare, non solo per noi ma anche per tutti coloro che ancora in tre quarti del pianeta devono lottare per ottenere la messa al bando di questa polvere assassina».

fonte ilmonferrato

lunedì 26 settembre 2011

Alessandria Fiaccolata 2 ottobre per la riapertura e bonifica del "Teatro all'amianto"




C'eravamo un anno fa, ci saremo più che mai il 2 ottobre.

Noi ben ricordiamo la bella, intensa e partecipata serata del 22 ottobre 2010 al Laboratorio Sociale di Alessandria, a un anno nulla, vergognosamente, è cambiato.

Il Teatro Comunale di Alessandria è un bene non solo per ilcapoluogo di Provincia ma per tutta la provincia stessa e non solo, tanti sono i concerti, gli spettacoli e le prime che hanno attirato gente da fuori, noi di Casale Monferrato fra essi.

Il Teatro all'amianto è una doppia vergogna: oltre che sotto l'aspetto culturale, per noi di Casale Monferrato segnati da un secolo a causa dell'Eternit, sapere che un luogo di tutti e per tutti i cittadini è inibito e inaccessibile a causa dalla fibra killer, è una ferita nella ferita.

/Perché non si pensi che le cittadine e i cittadini di Alessandria abbiano dimenticato il loro teatro e perché la questione resti viva con forza e determinazione. Per la riapertura del teatro, contro la malagestione dei soldi pubblici e le false promesse, per una cultura libera e accessibile a tutti, vogliamo essere protagonisti del nostro presente e costruire il futuro che desideriamo. Perché ora siamo indignati! Il 2 ottobre dello scorso anno era in corso Ring! Festival della Critica Cinematografica quando il Teatro Comunale di Alessandria è stato chiuso e dichiarato inagibile dall'ASL e dalle autorità competenti. Dapprima gli accertamenti, poi i sopralluoghi, le verifiche e infine, dopo svariate e fantasiose ipotesi, la verità: le sale, i palchi e le poltrone del teatro sono ricoperti dalla pericolosa fibra bianca che in questa provincia ha creato e continua a creare paura e vittime da alcuni decenni, l'amianto./

/La notizia lascia tutti senza parole e in molti si chiedono come e perché le fibre siano arrivate lì, ma il silenzio degli organi di stampa e le smentite della dirigenza della Fondazione non lasciano spiragli a chi vorrebbe saperne di più, a chi vorrebbe arrivare alla verità. Continuano le verifiche e finalmente iniziano a scoprirsi i primi altarini: appalti concessi con procedure poco chiare, decisioni assunte in una riunione del consiglio di amministrazione senza il numero legale, e i primi nomi dei responsabili, secondo la Magistratura; tra questi Elvira Mancuso, Lorenzo Repetto e la ditta genovese Switch 1988, azienda scelta per bonificare dall'amianto l'impianto di areazione del teatro (intervento che per altro non risulta fosse necessario) e responsabile della dispersione di polveri in tutto lo stabile. È passato un anno da quando la città ha dovuto assistere alla chiusura del Teatro Comunale e, nonostante gli avvisi di garanzia e l'apertura di un'indagine sull'accaduto, chi ha causato la chiusura dello stabile di via Savona, mettendo in pericolo la salute di migliaia di cittadini, lavoratori e artisti, occupa tuttora le comode poltrone che occupava un anno fa e da cui può continuare a sperperare indisturbato i pochi fondi che sono destinati alla cultura in questo Paese. Intanto a pagare le spese di ciò che è accaduto, come sempre avviene, sono i cittadini e i lavoratori del teatro, in particolar modo quelli meno garantiti, assunti da cooperativa o con contratti a tempo determinato: infatti mentre per i primi il licenziamento è stato effettivo dal giorno della chiusura del teatro (nonostante questi non abbiano mai ricevuto alcuna comunicazione da parte della cooperativa), gli altri rimangono nel baratro dell'incertezza e, nonostante le promesse del sindaco, sono senza un contratto di lavoro. Il comitato "ridatecilteatro" di Alessandria nato dopo la chiusura del Comunale ha costruito momenti di discussione, di approfondimento e confronto, iniziative pubbliche e dibattiti, chiedendo a gran voce che i responsabili paghino per quanto hanno fatto, che i membri del CdA si dimettano e che venga restituito alla città quel patrimonio culturale rappresentato dal Teatro. Ora, ad un anno esatto dalla chiusura del teatro, la situazione sembra invariata, in bilico tra dichiarazioni fumose e licenziamenti passati in sordina, attività come Ring! e il Gruppo Cinema Alessandria cessate del tutto, di una concreta ipotesi di riapertura non si sente neanche parlare e il CdA intende riassegnare i lavori di bonifica alla stessa azienda che ha causato la fuoriuscita delle polveri. Pertanto il Comitato Ridatecilteatro invita tutta la cittadinanza a partecipare alla fiaccolata che si terrà domenica 2 ottobre alle ore 21, con partenza dal piazzale davanti al Teatro Comunale di Alessandria./

Comitato Ridatecilteatro

Voci della Memoria ci sarà, potete starne certi.

http://vocidellamemoria.org/tematiche/87-ceravamo-un-anno-fa-ci-saremo-il-2-ottobre.html

http://www.ridatecilteatro.it/

Associazione Voci della Memoria

Sito:
http://vocidellamemoria.org/
Su Facebook:
http://it-it.facebook.com/group.php?gid=112085158810040

" target="_blank">http://www.csoacrocevia.it/news.php?extend.253.14

Associazione Voci della Memoria

Sito:
http://vocidellamemoria.org/
Su Facebook:
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sabato 24 settembre 2011

I MORTI SUL LAVORO: EROI SENZA VOLTO

Inoltro l' ultima news sul disco "Eroi senza volto" che il gruppo musicale
HN3 ha messo in commercio dal 21 settembre.



Avevo già precedentemente annunciato che il gruppo NH3, in occasione del
lancio del CD aveva dato esplicitamente il suo appoggio al progetto
SICUREZZA SUL LAVORO - KNOW YOUR RIGHTS ! sia nel comunicato di lancio, sia
aggiungendone il logo nel flyer di presentazione e nel video di lancio:

http://www.youtube.com/watch?v=JK-tMUF-SQo&feature=related



Ora troverete il logo del progetto SICUREZZA SUL LAVORO - KNOW YOUR RIGHTS !
anche sul CD.



Riporto ancora il testo della canzone "Eroi senza volto", che dà il nome al
disco e che parla appunto delle migliaia di lavoratori che muoiono di
infortuni o di malattia professionale tra l' indifferenza dei media (e
proprio per questo senza volto), invitandovi a vedervi il bellissimo video
sul link YouTube riportato più sotto.



NH3 "Eroi senza volto"



piange solo il sindacato io cadevo e non mi ha preso

ora parla e pubblicizza nuove tessere al partito

si fonda sul lavoro questo stato che non vedo

io non credo io non prego e la mia morte vale meno



non ho paura dell' inferno ma della vita che rimane

cemento stenti e braccia viola per un lavoro infame



muoio (muoio!) e nella morte vivo

vivo costretto a morire



non muoiono banchieri ne poeti o gli usurai

loro vivono di vita soldi argenti e pochi guai

si crepano nei mutui schiene a pezzi mai eroi

compagni soffron per la vita e a morire gli operai



mi aggrappo al buio al fuoco ma continuo a respirare

mi vendo alla morte per i miei amori e per mangiare



muoio (muoio!) e nella morte vivo

vivo costretto a morire



televisori spenti figli di guerra patinati e boia!

morirò due volte ne ricordo ne medaglia



5 come me ogni giorno in Italia è una vergogna

io non credo io non prego e la mia morte vale meno

muoio (muoio!) e nella morte vivo

vivo costretto a morire





Con invito a acquistare il CD e con preghiera di massima diffusione.

Un grazie di cuore agli NH3 e alla One Step Records !



Marco Spezia



Riferimenti web:

www.nh3.it

www.facebook.com/pages/NH3/153294721409672



Per maggiori informazioni e per l' acquisto del CD contattare Fra della One
Step Records

ai seguenti recapiti:

info@onesteprecords.it

fra@onesteprecords.it

349 59 29 669







Da NH3

simone.gabrielli80@gmail.com

mercoledì 21 settembre 2011



Ci siamo ! ! !

Esce oggi "EROI SENZA VOLTO": il nostro secondo album !

Dove trovarlo ?

Nei migliori negozi di dischi (produzione ONE STEP RECORDS distribuzione in
collaborazione VENUS), negli store digitali (I-tunes) o ai nostri concerti !
! !

Con l'album oggi esce anche il VIDEO CLIP del singolo "EROI SENZA VOLTO"
prodotto da NH3 / ONE STEP RECORDS e realizzato da Kumo videolab !

http://www.youtube.com/watch?v=kpvb_CkN488

ENTUSIASMOOOO ! ! !

Una storia dedicata a chi lotta.

venerdì 23 settembre 2011

Pirelli - padroni assassini !

Pirelli, operai uccisi dall'amianto
processo per undici ex dirigenti
L'accusa è di non aver preso contromisure per l'esposizione dei lavoratori alla sostanza che ha provocato malattie respiratorie che, nella maggioranza dei casi, si sono rivelate mortali Sono stati rinviati a giudizio per omicidio colposo undici ex dirigenti degli stabilimenti Pirelli di viale Sarca e via Ripamonti accusati di aver lasciato esposti all'amianto negli anni Ottanta 24 lavoratori, provocando l'insorgere di gravi malattie che, nella maggioranza dei casi, li ha portati alla morte nell'ultimo decennio.
Il rinvio a giudizio è stato disposto dal gup Luigi Varanelli su richiesta del pubblico ministero Maurizio Ascione. Il processo comincerà il 19 dicembre davanti alla sesta sezione penale del tribnale di Milano. Sono già costituiti parte civile non solo tutte le presunte vittime o i loro eredi, ma anche Inail, Asl e Regione.

Gli ex dirigenti della Pirelli, mandati a processo dal giudice, sono ex componenti del cda o ex ad della società che sono stati in carica, per periodi diversi, negli anni che vanno dal '79 all88. Secondo l'accusa, in quel periodo gli operai, che si sono poi ammalati di forme tumorali gravi o sono morti per mesotelioma pleurico, lavoravano all'interno degli stabilimenti milanesi, senza alcun sistema di protezione.

Hanno subito dunque esposizioni 'massicce e ripetute' all'amianto che hanno causato le malattie e le morti. Gli operai vittime della sostanza tossica, poi messa al bando, lavoravano in diversi reparti, da quello relativo agli autocarri a quello delle mescole. L'amianto, stando al capo d'imputazione, veniva usato dalla mescola delle gomme alla tubazione dei serbatoi. Il reato di omicidio colposo, contestato a tutti gli ex responsabili Pirelli, è aggravato dalla violazione di alcune normative sulla sicurezza sul lavoro

Rinviati a giudizio i vertici esselunga per la morte di un operaio

Commento al rinvio a giudizio dell’Esselunga, omicidio colposo, di Viale Washington –MI- del 2009 Salutiamo con piacere la decisione del PM –Francesca Celle- del rinvio a giudizio per i vertici di Esselunga di Caprotti per la morte dell’operaio Claudio Birolini (45 anni, moglie e 2 figli) avvenuta in un suo magazzino nel 2009. Provvedimento che ancora una volta come la Lombardia detenga il triste primato delle morti, assassini, operaie. Il tutto ri/confermato dai dati del 2011. Ma in particolare segnaliamo come questa carneficina oggi non solo colpisce nei cantieri edili, ma si sta diffondendo nei siti della Logistica e della grande distribuzione, dove in prima fila (a morire e
infortunarsi) vi sono lavoratori immigrati. Verità che possono testimoniare i lavoratori (aderenti allo Slai COBAS per il sindacato di
classe) del Centro Logistico della Kuene Nagel di Brignano Gera D’Adda – BG-. E’ ora di rilanciare la battaglia per la salute e sicurezza sui luoghi di lavoro non solo per ottenere condanne esemplari, come alla Thyssen, ma per una battaglia politica e sociale per farla finita con questi omicidi da e per lavoro.
Gaglio Giuseppe
Slai COBAS Sanità per
il sindacato di classe
cobasint@tiscali.it; retesicurezzamilano@gmail.
com; tel. 338-7211377
aderente alla Rete Nazionale per la Sicurezza sul Lavoro bastamortesullavoro@gmsil.com

di seguito due articoli da
Repubblica e dal Giorno
Morto sul lavoro, chiesto il processo

"Esselunga risparmiò sulla sicurezza"
L'incidente si verificò nell'area
di carico e scarico merci del supermercato in via Washington a Milano.
"La società di Caprotti non era dotata di alcun modello organizzativo e gestionale"


Nell'ottobre del 2009 un operaio morì schiacciato da un camion nell'area scarico merci del supermercato Esselunga in via Washington a Milano. Per quella morte bianca il pm Francesca Celle ha chiesto il rinvio a giudizio anche per la catena di punti commerciali di Bernardo Caprotti, che è imputata in base alla legge sulla responsabilità amministrativa degli enti perché, all'epoca dei fatti, "non si era ancora dotata di alcun modello organizzativo e gestionale"
finalizzato alla "prevenzione del reato di omicidio colposo commesso con violazione delle norme sulla tutela della salute e della sicurezza sul lavoro".

Il pm ha chiesto il processo per omicidio colposo anche per sei dipendenti, fra direttori e responsabili della società, e per il legale rappresentante della azienda di trasporti per la quale lavorava la vittima. L'operaio, Claudio Birolini, 45 anni, con una moglie e due figli (assistiti dall'avvocato Michele Iudica), era rimasto schiacciato contro il muro da un camion, il 26 ottobre 2009, nell'area merci del supermercato. Secondo il pm, che ha disposto una consulenza tecnica, la tragedia si sarebbe potuta evitare se Esselunga avesse eliminato le "pendenze improprie del piazzale merci del supermercato" e realizzato "uno spazio di rifugio antischiacciamento"
per gli autisti.

In più ci sarebbe voluto "un sistema di sorveglianza continuativa dei conducenti al carico/scarico su piazzale da parte di personale debitamente addestrato". L'assenza di misure di sicurezza


ha però permesso, secondo il pm, a Esselunga di avere "un vantaggio per risparmio di costi di adeguamento antinfortunistico del supermercato".
Il pm ha dunque chiesto il processo per la società, nella persona del legale rappresentante Caprotti.

Esselunga replica in una nota di aver
appreso "soltanto dai giornali della avvenuta richiesta di rinvio a giudizio" e "contesta radicalmente i teoremi accusatori: l'autista era sceso dal camion senza aver inserito il freno a mano e lasciando il motore acceso. Queste gravi manchevolezze sono state contestate dal pubblico ministero alla Capozi Autotrasporti, datore di lavoro dell'autista deceduto e responsabile di non aver fornito al medesimo adeguata formazione alla guida di mezzi pesanti". Esselunga contesta infine "le insinuazioni per le quali l'azienda avrebbe risparmiato sulla sicurezza".
(22 settembre 2011)

Operaio schiacciato, il pm:
"Esselunga a processo"
Ma la catena contesta le accuse
Chiesto il
rinvio a giudizio per i supermercati di patron Caprotti, ma l'azienda non ci sta e "contesta radicalmente i teoremi accusatori’’ e "le insinuazioni per le quali l’azienda avrebbe risparmiato sulla sicurezza"
MIlano, 22 settembre 2011 - "Esselunga apprende soltanto dai giornali della avvenuta richiesta di rinvio a giudizio da parte del P.
M." e"contesta radicalmente i teoremi accusatori’’. Questo quanto affermato, in una nota, dal gruppo della grande distribuzione in relazione alla richiesta di rinvio a giudizio da parte del Pm di Milano Francesca Celle per la morte di un operaio schiacciato da un camion nell’ottobre 2009.


"Dalla cronaca giornalistica - aggiunge Esselunga
- viene totalmente omesso un fatto fondamentale: l’autista poi deceduto è sceso dal camion senza aver inserito il freno a mano e lasciando il motore acceso. Queste gravi manchevolezze sono state contestate dal Pubblico Ministero alla Capozi Autotrasporti, datore di lavoro dell’
autista deceduto e responsabile inoltre di non aver fornito al medesimo adeguata formazione alla guida di mezzi pesanti’’. Esselunga inoltre ‘’
contesta infine le insinuazioni per le quali l’azienda avrebbe risparmiato sulla sicurezza’’.

IL CASO - Sono passati quasi due anni
da quell’ottobre del 2009 quando un operaio perse la vita dopo essere rimasto schiacciato da un mezzo pesante nell’area scarico merci di un supermercato Esselunga della città. Il pm di Milano Francesca Celle per quella "morte bianca" ha chiesto il rinvio a giudizio anche per la catena di punti commerciali di Bernardo Caprotti, che è imputata in base alla legge sulla responsabilità amministrativa degli enti perché, all’epoca dei fatti, "non si era ancora dotata di alcun modello organizzativo e gestionale" volto alla "prevenzione del reato di omicidio colposo commesso con violazione delle norme sulla tutela della salute e della sicurezza sul lavoro".


Il pm ha chiesto il processo
per omicidio colposo anche per sei dipendenti, tra direttori e responsabili della società, e per il legale rappresentante della azienda di trasporti per la quale lavorava Claudio Birolini, l'operaio 45enne con una moglie e due figli (assistiti dall’avvocato Michele Iudica), rimasto schiacciato. Secondo il pm, che ha disposto una consulenza tecnica, la tragedia si sarebbe potuta evitare se Esselunga avesse eliminato le ‘’pendenze improprie del piazzale merci del supermercato’’ e creato ‘’uno spazio di rifugio antischiacciamento’’
per gli autisti.

Inoltre, ci sarebbe voluto ‘’un sistema di sorveglianza continuativa dei conducenti al carico/scarico su piazzale da parte di personale debitamente addestrato’’. L’assenza di misure di sicurezza ha però permesso, secondo il pm, a Esselunga di avere ‘’un vantaggio per risparmio di costi di adeguamento antinfortunistico del supermercato’’. Il pm ha dunque chiesto il processo per la società , nella persona del legale rappresentante, Bernardo Caprotti.

Riuscita iniziativa con i NO TAV contro la discarica di amianto di Cappella Cantone



Grazie ancora a chi ha partecipato ed aderito


Cittadini contro l'amianto della provincia di Cremona

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Operaio muore in costruzione funivia





Josef Pircher, operaio altoatesino di 58 anni, è morto oggi (22 settembre) nel corso dei lavori per la realizzazione di un impianto di risalita sopra Madonna di Campiglio. Lo riferiscono le agenzie. Secondo la prima ricostruzione, l'uomo era impegnato a scaricare materiale nel cantiere Malga Boc sul monte Spinale (Trento), quando è stato schiacciato da un portarulli in metallo.

giovedì 22 settembre 2011

Rimini: cade da impalcatura, grave 73enne



L'incidente intorno alle 15.30 a Misano Mare. L'uomo è stato ricoverato al "Ceccarini" di Riccione con codice di massima gravità


21/09/2011 17:38 -

MISANO MARE - Stava lavorando in un cantiere in via Settembrini quando è precipitato da un'impalcatura procurandosi ferite gravi. E così, dopo un volo di quasi tre metri, S.G. (di 73 anni) è stato soccorso sul posto da un'ambulanza del 118 supportata dall'auto medicalizzata, poi è stato trasportato con codice di massima gravità all'ospedale "Ceccarini" di Riccione. L'incidente sul lavoro è avvenuto questo pomeriggio, verso le 15.30, a Misano Mare. Sull'episodio indagano i carabinieri.



Seguiranno aggiornamenti

Sciopero alla Tenaris Dalmine- BG per la sicurezza

Sciopero FLMUniti-CUB alla TenarisDalmine di Dalmine (BG)

Iniziato mercoledì 15 settembre alle ore 22.00 si è svolto un importante sciopero di 24 ore, alla TenarisDalmine di Dalmine per la sicurezza nel reparto area a freddo del laminatoio FTM.

Uno sciopero indetto dopo l'incidente che martedì pomeriggio ha provocato la caduta di parte del meccanismo di sollevamento di un carro ponte in questo reparto. Un incidente grave considerando le dimensioni dell'impianto e la sua portata di circa 25 tonn che al limite dell'impossibile non ha coinvolto operai al lavoro nella zona sottostante.

La gru era appena stata ristrutturata e messa in funzione pochi giorni prima, fatto che conferma la denuncia che da tempo facciamo sull'efficienza del servizio di manutenzione, che taglio dopo taglio non è più in condizioni di operare correttamente su tutto il parco gru

Uno sciopero importante questo, riuscito, soprattutto nella forte adesione dei gruisti, utile per sollevare la cappa di silenzio scesa sull'incidente (in due giorni non è trapelata notizia all'esterno della fabbrica), e per porre con forza l'obiettivo di maggiori interventi di manutenzione, e tempestivi, ovvero la difesa della salute e della sicurezza per gli operai, pretendendo il rispetto delle norme che regolano la materia, e il fermo delle macchine quando non sono a punto.
Da giorni il nostro sindacato stava segnalando all'azienda condizioni di possibile pericolo per questa gru.

Per questo intendiamo, oltre alle prossime mobilitazioni sindacali in fabbrica dopo lo sciopero, andare a fondo e fare la nostra parte perché vengano accertate le eventuali responsabilità per questo incidente, anche attraverso un esposto che presenteremo già domani alla procura della repubblica.

Flmu/cub bergamo

mercoledì 21 settembre 2011

Viareggio: venerdì 23 settembre iniziativa a Pietrasanta

Venerdì 23 settembre ore 21.15
nel Chiostro di Sant'Agostino in Piazza Duomo a Pietrasanta

Presentazione degli Atti del Convegno "Giustizia e Sicurezza"

(relazioni, interventi, documenti sul 29 giugno 2009 ore 23,52: il disastro e la strage di Viareggio)

Per non dimenticare
Perché non si ripeta più .

Iniziativa promossa da:
Associazione Onlus "Il mondo che vorrei"
Assemblea 29 giugno

martedì 20 settembre 2011

Amianto killer: colossi sotto inchiesta






Indagini su Acmar e Compagnia Portuale

Le storie di Mario e Luigi, lavoratori morti per mesotelioma

Chiesto rinvio a giudizio per il console dei portuali ma è già morto



di Ivan Adonis

Anni di lavoro maneggiando amianto poi la malattia e la morte. La storia di due lavoratori i cui
decessi sono finiti nel mirino della magistratura. Le imprese per cui lavoravano Mario e Luigi erano Acmar e Compagnia Portuali, colossi dell'industria ravennate. Lavori diversi ma le mansioni degli operai erano sempre attorno a quella sostanza in polvere. All'ex Sarom c'erano quei forni che andavano rifatti ogni tre-quattro anni. Dovevi entrare là dentro, raschiare via il materiale isolante con olio di gomito e uscire con la roba nei secchi. Certo, c'erano le mascherine e gli aspiratori, ma quella roba faceva lo stesso un sacco di polvere. Al porto c'erano quei sacchi di carta da spostare a spalla. Alle volte si rompevano e allora quella roba che stava dentro, cadeva e si sparpagliava. E così dalla carta si era passati alla plastica, più resistente direte voi. Ma tanto quella roba te la ritrovavi addosso lo stesso mentre sgomberavi certe stive o mentre lavoravi con il materiale isolante dei cantieri.
Perché quella roba è amianto, e per sua natura, una volta frantumata, sminuzzata, risollevata come polvere, finisce dappertutto. Il conto che può restituire dopo anni - alle volte tanti anni - si chiama mesotelioma. Quasi una firma per l'amianto. Questa è la storia di due fascicoli penali aperti per accertare eventuali responsabilità sugli allora rappresentanti di due colossi di settore dell'economia ravennate. Anche se sarebbe più giusto scrivere che è la storia di due
persone: due lavoratori che non hanno fatto in tempo a godersi la pensione, stroncati da un tumore riconducibile, secondo l'accusa, a una lunga esposizione all' amianto.
Mario - il nome è di fantasia, tutto il resto no - era nato a Civitella di Romagna poco prima della
guerra. Tra il 1963 e il 1987 aveva lavorato come dipendente della Compagnia Portuale. Poi gli era arrivata la pensione. Ma non gli era rimasto molto tempo perché già nell'autunno del 2003 gli era stata fatta una diagnosi con ben poche speranze: tumore ai polmoni. L'uomo era morto nel marzo dell'anno dopo, a 67 anni. E nel 2007 l'Inail aveva riconosciuto quel decesso come legato a una malattia professionale. L'esposizione all'amianto durata per 19 anni sarebbe stata cioè determinante nella morte del facchino Mario sebbene per quasi 50 anni l'uomo fosse stato un accanito fumatore. La ragione arriva dalla corposa relazione della Medicina del lavoro dell'Ausl allegata al caso. Siamo ancora negli anni '60 e quegli involucri di carta - si legge nelle pagine - alle volte si spaccano, e poi tocca ai dipendenti pulire magazzini, piazzali, container. I miglioramenti arrivano solo negli anni Settanta quando iniziano a girare le maschere a doppio filtro, le tutte usa e getta, gli stivali, i guanti e gli aspiratori.
Ma non sapremo mai quanto amianto nel frattempo sia stato movimentato in banchina perché, a
causa dei traslochi degli archivi delle Dogane, si hanno a disposizione dati solo a partire dal 1977. E così l'analisi riparte da quegli anni, da quando proprio su sollecitazione della Compagnia Portuale si hanno i primi interventi dell'allora servizio di Medicina del lavoro del Comune. Quattro-cinque puntate l'anno per dispersione amianto in banchina, seguite da vari suggerimenti per contenere quelle fughe. Però l'esposizione a inalazione va avanti fino al 1982, poi si riduce alle sole stive che avevano trasportato il minerale.
Ecco perché, secondo l'Inail, Mario si era ammalato. Ma come si sarebbe potuto evitare? Per la
procura, erano quattro le cose da fare: attuare le misure d'igiene previste, istruire i lavoratori sui
rischi, fornire adeguati mezzi di prevenzione ed esigere che i dipendenti rispettassero le norme di
sicurezza. E siccome - continua l'accusa - ciò non sarebbe accaduto tra il 1971 e il 1982, ecco che per l'allora console è stato chiesto il rinvio a giudizio per omicidio colposo.
Ma l'uomo, che oggi avrebbe più di 80 anni, è già morto. Nessun processo allora per la morte di Mario?
Non proprio, perché il giudice ha deciso di estendere le indagini all'allora consiglio d'amministrazione. E tutto è tornato nelle mani del pm.



E qui andiamo alla storia di Luigi - nome ancora di fantasia, il resto no - morto di mesotelioma a fine primavera del 2006. Era nato 74 anni prima a Pievequinta, nel Forlivese. E dal 1968 al 1992 aveva lavorato per la coop edile Acmar. Lui era tra quelli che, in appalto, avevano operato in un particolare reparto dell'allora raffineria Sarom: la manutenzione di forni e caldaie.
Immaginateli come grandi silos, fuori di lamiera e dentro di amianto; e in mezzo, materiale refrattario. Quell'amianto bisognava raschiarlo via ciclicamente. C'erano apposite squadre di operai per farlo. Trenta ogni volta: 15 fuori e 15 dentro, e ogni mezz'ora si davano il cambio. E alla fine dell'anno potevi così avere passato a raschiare quella roba tra i due e i sei mesi. Tutto è andato avanti fino agli 1985-1990, almeno secondo quella relazione dell'Inail che a inizio 2010 è finita dritta dritta in un esposto-denuncia sul caso tirando dentro alle indagini i nomi di due responsabili Acmar dell'epoca. A gennaio prossimo i medici incaricati dalle parti si ritroveranno di fronte al giudice per tentare di dare una spiegazione all'accaduto. Nel frattempo quella di Luigi (così come quella di Mario) rimarrà la storia di un fascicolo penale oltre a quella di uomo forse morto di lavoro.

19 - 09 - 2011


lunedì 19 settembre 2011

Tenaris Dalmine: si rischia la vita




ancora una volta è solo per il caso si è rischiato di morire nella fabbrica dei profitti della Tenaris Dalmine (aumentano gli indici in borsa in questi giorni) , martedì nel reparto ftm, a causa di un lem (grosso magnete) che viene usato per la movimentazione dei tubi, dove si è spezzata una delle due funi che per fortuna ha permesso al carico di andare nella direzione opposta della cabina dove stanno gli operai gruisti.

il silenzio delle rsu e degli rls e il clima di ricatti di perdita del posto di lavoro che si respira, mette in secondo piano la sicurezza, questa volta comunque c'è stata una risposta grazie alla denuncia dei sindacati di base presenti si è arrivati ad una fermata con sciopero dei gruisti e questo è sicuramente positivo come anche le scritte comparse intorno alla fabbrica.

il 20 settembre ci sara la sentenza della cassazione, ossia definitiva verso il rappresentante della sicurezza aziendale per le sue responsabilità sulla mancanza di segnaletica di sicurezza grazie ad una denuncia dello slai cobas dalmine dopo la morte di un giovane operaio in fabbrica, che conferma quello che dicono gli ispettori asl: "la maggioranza delle ispezioni che riusciamo a fare dimostrano che le aziende sono fuori dal rispetto delle leggi di sicurezza".


Sebastiano Lamera
operaio cobas Dalmine

In aumento i morti nei cantieri





La Fillea ha incrociato i dati forniti dall'Inail con quelli della Commissione nazionale paritetica per le casse edili: gli infortuni mortali sono cresciuti del 17,1 per cento rispetto alle ore lavorate. Il picco tra il martedì e il giovedì



di G.I.





Aumentano le morti sul lavoro nel settore delle costruzioni. La denuncia viene dalla Fillea, che ha realizzato una rielaborazione dei dati, incrociando le stime sul numero degli addetti e le ore lavorate nel 2010, presentate lo scorso 16 settembre dalla Cnce, la Commissione nazionale paritetica per le Casse edili, con quelle sui morti sul lavoro dell'Inail per lo stesso anno, da cui "emerge che nel 2010, rispetto al 2008, gli infortuni mortali sono cresciuti del 17,1 per cento rispetto alle ore lavorate, e dell'11,8 per cento rispetto al numero degli addetti".



I nostri calcoli, spiegano alla federazione di categoria della Cgil, vanno oltre la somma algebrica degli infortuni mortali fatta dall'Inail, il quale non tiene conto che "nel 2008 nelle costruzioni avevamo poco più di 700 milioni di ore lavorate, 694.000 addetti e 221 vittime, nel 2010 582 milioni di ore lavorate, 603.000 addetti e 215 morti, mentre l'anno scorso abbiamo avuto quasi 200 milioni di ore lavorate e 90.000 addetti in meno. I 6 morti in meno tra il 2010 e il 2008 si devono considerare tenendo conto della crisi che ha dimezzato addetti e ore lavorate".



Nonostante la crisi e la riduzione degli addetti e delle ore lavorate, dunque, gli infortuni mortali non solo non diminuiscono, ma al contrario aumentano. "L'elemento che andrebbe maggiormente indagato - spiega Walter Schiavella, segretario generale della Fillea nazionale - è quello della frequenza. L'Inail negli anni scorsi indicava per l'edilizia come le giornate di più alto rischio d'infortunio grave e gravissimo fossero il lunedì e il venerdì, i momenti più delicati per un lavoratore, perché corrispondenti alla fine di una settimana di lavoro e alla ripresa dopo il riposo, quando il livello di attenzione è più basso. Gli ultimi dati ci segnalano invece che il picco degli infortuni è concentrato dal martedì al giovedì".



"Una conferma di ciò che denunciamo da tre anni: nell'edilizia la crisi e l'assenza di controlli e regole stanno producendo una degenerazione nel sistema delle imprese, dove stanno crescendo a dismisura irregolarità e illegalità. Ciò produce un automatico abbassamento della qualità del lavoro, della sicurezza e più in generale dell'organizzazione del ciclo di lavoro".




L'Emilia Romagna maglia nera morti sul lavoro





16 settembre Reggio Emilia, E' morto un operaio straniero. La tragedia questo pomeriggio a Reggio Emilia nei pressi di un agriturismo. Secondo una prima ricostruzione, la vittima non ancora identificata, c sarebbe rimasto schiacciato da un bobcat durante le operazioni di scarico di un autocarro.
Sul posto sono intervenuti anche la Medicina del lavoro dell'Ausl e i Vigili del fuoco, oltre al 118. Per l'operaio non c'e' stato nulla da fare: e'
deceduto a seguito dei traumi riportati dalo schiacciamento. la Regione Emilia Romagna con 38 morti sui luoghi di lavoro quest'anno si sta confermando quella con più vittime sul lavoro in rapporto al numero di abitanti, seconda solo alla Lombardia che ha 52morti, ma con più del doppio degli abitanti.

venerdì 16 settembre 2011

Sicurezza nelle scuole: condannata la Gelmini


13/09/2011

Fuorilegge le classi troppo affollate

Il Tar Molise stabilisce la prevalenza delle norme di sicurezza

Fuorilegge le aule sovraffollate. Gli accorpamenti delle classi stabiliti dagli uffici scolastici regionali potranno essere impugnati: la riforma Gelmini
- che prevede 27 alunni per classe, che possono in casi eccezionali salire a 30
- non si può applicare se è in contrasto con le norme di igiene e sicurezza, ossia 25 studenti per aula. Così ha deciso il Tar Molise con la sentenza 163 del 31 agosto 2011. È stato infatti sospeso il provvedimento con cui l'ufficio scolastico regionale ha accorpato la ex quinta ginnasio, sezione D di un liceo classico alle altre sezioni, eliminando di fatto - per l'anno scolastico
2011/2012 - la sezione D per la prima liceo (così si chiama il terzo anno al classico), e prevedendo esclusivamente tre classi di prima liceo (la A, la B e la C), ciascuna con 29 alunni. Contro il provvedimento hanno fatto ricorso i genitori degli studenti della classe "soppressa".

Dunque l'annosa questione se la riforma della scuola - che prevede un innalzamento del tetto di alunni per classe (provocando così i tagli delle cattedre e gli esuberi dei professori) - potesse scavalcare o meno le leggi che regolamentano la sicurezza e l'igiene nelle scuole, ha oggi una parola di chiarezza autorevole. I giudici amministrativi hanno riconosciuto, infatti, che il provvedimento dell'Usr del Molise, disposto in virtù del Dpr 81/2009 (la riforma Gelmini), non rispetta le norme di igiene e sicurezza a causa del sovraffollamento delle classi, e che quindi l'accorpamento disposto dall'amministrazione scolastica non può effettuarsi perché in contrasto con quanto disposto nel Dm 18 dicembre 1975.

Il decreto del '75 stabilisce che il numero di alunni non deve essere superiore a 25 in aule di 47 metri quadrati alle materne, elementari e medie, e di 52 metri quadrati alle superiori. Se le aule sono più piccole vanno costituite classi con un numero inferiore di studenti. Si tratta cioè di rispettare l'indice di 1,80 mq per alunno alle primarie e secondari di primo grado, e di 1,96 mq per alunno nelle secondarie di secondo grado. Inoltre, in presenza di uno studente disabile, il tetto massimo di 25 si riduce a 20. Se la scuola intende inserire poco più di 25 alunni in un'aula che risulti comunque perlomeno di 47 o 52 mq, il dirigente dovrà richiedere un'autorizzazione ai Vigili del Fuoco a norma del Dm ministero Interno dell'agosto 1992. Adesso ogni Usr dovrebbe verificare preventivamente il rispetto delle norme igieniche e di sicurezza delle scuole, anche in presenza di possibili inadempienze imputabili a province e comuni (enti responsabili della fornitura e manutenzione degli edifici scolastici). Ma intanto si resta in attesa di un'altra decisione importante (prevista per il 28 settembre), quella del Tar Lazio che dovrà pronunciarsi sulla nomina di un commissario ad acta in sostituzione del ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini per l'emanazione del piano di riqualificazione delle scuole a rischio. Il Consiglio di Stato, infatti, aveva ordinato ai ministeri dell'Istruzione e dell'Economia l'emanazione del piano generale di edilizia scolastica previsto dall'articolo 3, comma 2 del Dpr
81/2009 che, nonostante la presenza di un elenco stilato dai due ministeri sull'esistenza di 12mila istituti a rischio crollo, non è mai stato approntato.
Soprattutto finché la riqualificazione non verrà effettuata i dirigenti scolastici hanno l'obbligo, nella formazione delle classi, di rispettare gli indici di edilizia scolastica, la prevenzione incendi nelle scuole, e le norme di igiene e sicurezza sul lavoro, in caso contrario rischiano la denuncia penale.
Fonte: Il Sole 24 Ore

Laterza operaio muore sul lavoro e il capocantiere simula un incidente stradale





TARANTO - Con l'operaio "in nero" steso a terra dopo una rovinosa caduta da
un ponteggio fissato male, hanno prima pensato di simulare un incidente
stradale tra una bici e un'auto, poi hanno tentato di convincerlo a
raccontare di essere caduto sporgendosi da una finestra posta ad appena un
metro da terra. Intanto erano passate due ore e ora l'operaio, un
trentaduenne originario di Mazara del Vallo (provincia di Trapani)
ricoverato all'ospedale Bufalini di Cesena, rischia di non camminare più. E
nei guai finisce un capocantiere di Laterza, provincia di Taranto.

E' accaduto ieri in un cantiere edile a Punta Marina Terme, sul litorale
ravennate, dove gli agenti della squadra Mobile e delle Volanti hanno
arrestato in flagranza di reato, con l'accusa di estorsione, due operai (un
tunisino di 31 anni e un romeno di 49) e il capocantiere pro-tempore, un
trentasettenne di Laterza, da tempo domiciliato sul litorale ravennate così
come l'operaio ferito. Secondo le prime ipotesi d'accusa, a fornire ai tre
le indicazioni sul modo di muoversi subito dopo l'incidente sarebbe stata
una quarta persona, che si trovava in vacanza e sulla quale sono in corso
accertamenti. In attesa dell'udienza di convalida, i tre - difesi dagli
avvocati Maria Ivonne Milani, Roberto Ballardini e Cristina Beghi - sono
stati interrogati dal pm di turno Cristina D'Aniello. Sia il tunisino che il
romeno hanno deciso di parlare: la loro posizione sembra destinata a un
ruolo marginale senza misure restrittive. L'italiano arrestato ha invece
deciso di tacere.


giovedì 15 settembre 2011

NO ALLA DISCARICA DI AMIANTO DI CAPPELLA CANTONE

richiesta partecipazione, adesione e solidarietà all'iniziativa del 17 settembre

SABATO 17 SETTEMBRE TUTTI IN PROVINCIA DI CREMONA CONTRO IL TENTATIVO DI REALIZZARE LA PIU' GRANDE DISCARICA DI AMIANTO D'ITALIA

Denunciati tre compagni che negli ultimi 4 anni hanno condotto una limpida e radicale lotta contro la più grande discarica di amianto d'Italia, che la regione Lombardia vorrebbe realizzare a Cappella Cantone in provincia di Cremona. Il COMITATO E I COMPAGNI DENUNCIATI HANNO bisogno di solidarietà militante per poter continuare la battaglia. La discarica vorrebbero realizzarla in un'area vicina ai centri abitanti ( meno di un KM da luoghi intensamente popolati) e su falda acquifera affiorante. SI TRATTEREBBE DI UN CRIMINE AMBIENTALE CONTRO LA SALUTE DEI CITTADINI. Contro questo tentativo di realizzare un altro SCEMPIO ambientale e in solidarietà CON i tre compagni denunciati ( Mariella Megna di Cittadini contro l'amianto, Giorgio Riboldi -L'altra Lombardia SU LA TESTA e Carmine Fioretti della CUB ) da Belotti assessore all'ambiente della regione Lombardia, invitiamo tutti all'iniziativa che si terrà SABATO 17 settembre dalle 16.30 in poi a SAN BASSANO ( CREMONA ) piazza Frosi – sala banda (vicino alle scuole). SARA' PRESENTE ALBERTO PERINO, STORICO PORTAVOCE NO TAV DELLA VAL DI SUSA. Per conoscere le indicazioni di come arrivare scrivete a laltralombardia@libero.it, oppure consultate il blog di Cittadini contro l'amianto. NO DISCARICA - NO TAV due momenti e UN'UNICA LOTTA ! NO PASARAN. Venite numerosi e non fatevi impaurire dalle intimidazioni in atto in questi giorni e neppure dall'apparente ( solo apparente ) difficoltà a raggiungere il luogo. Tutti saranno accolti e troveranno una piacevole A PUGNO CHIUSO accoglienza ed eventuale sistemazione per la notte. CHI NON SI MOBILITA ORA CONTRO QUESTA DISCARICA E' COMPLICE DEL MALAFFARE, DELLA GIUNTA LOMBARDA DI FORMIGONI E DEI CAVATORI CHE SARANNO GLI UNICI A TRARRE PROFITTO DA QUESTO CRIMINE AMBIENTALE.
Cittadini contro l'amianto della provincia di Cremona

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LA MALATTIA È UN LUSSO". GIUDICE: INCOSTITUZIONALE LA LEGGE BRUNETTA



"LA MALATTIA È UN LUSSO". GIUDICE: INCOSTITUZIONALE LA LEGGE BRUNETTA Decurtazione dello stipendio per i primi dieci giorni di malattia. Il tribunale del lavoro di Livorno.

"AMMALARSI È UN LUSSO".
LA LEGGE BRUNETTA
FINISCE ALLA CONSULTA
Mercoledì 14 Settembre 2011 - 07:59

di Claudio Fabretti
ROMA - Con la legge Brunetta ammalarsi è diventato «un lusso che il lavoratore non potrà più permettersi». E ciò contrasta «con l’articolo 36 della Costituzione che prevede che sia garantita una retribuzione proporzionata e in ogni caso sufficiente a garantire un’esistenza libera e dignitosa». Con questa motivazione il giudice del lavoro di Livorno, Jacqueline Monica Magi, ha sollevato questione di legittimità costituzionale dell’articolo 71 della legge 133/2008, che prevede per i dipendenti pubblici una decurtazione dello stipendio per i primi 10 giorni di malattia.
L’ordinanza è del 5 agosto ma è stata resa nota ieri da Unicobas della Toscana che assiste 50 tra docenti e lavoratori Ata della provincia di Livorno, alcuni dei quali avevano avuto una riduzione della busta paga dopo periodi di malattia. I lavoratori hanno presentato un ricorso al tribunale, sollevando l’eccezione di costituzionalità, che il giudice ha accolto.
Secondo il giudice, la legge Brunetta viola più norme costituzionali: il principio di uguaglianza (art. 3) creando una «illegittima disparità» tra lavoratori pubblici e privati, l’articolo 32, comprimendo il diritto alla salute, l’articolo 36 per via della decurtazione del guadagno, «tale da non garantire al lavoratore una vita dignitosa» e l’articolo 38 facendo «venire meno i mezzi di mantenimento e assistenza al cittadino in quel momento inabile al lavoro».
«Il rischio di un abbassamento della tutela della salute dei lavoratori esiste» commenta Giacomo Milillo, segretario dei Medici di Medicina Generale. Dal ministero della Pubblica Amministrazione fanno invece sapere che la norma contestata «esiste anche in altri contratti collettivi».

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Anche oggi 14 settembre tragica giornata disangue con 4 lavoratori morti

MERCOLEDÌ 14 SETTEMBRE 2011

Ogni giorno c'è praticamente una strage di lavoratori, comparabile a quella della ThyssenKrupp e di Frosinone di due giorni fa, ma a morire sono lavoratori in diverse località che non suscitano quello scalpore che accompagna le morti collettive in un unico luogo di lavoro. ANCHE OGGI GIORNATA TRAGICA CON 4 MORTI SUL LAVORO
*ANCHE OGGI CI SONO STATI 4 MORTI SUL LAVORO, TRA QUESTI 3 AUTOTRASPORTATORI **Savona E' morto Santino Barberis un operaio di 50 anni questo pomeriggio nel savonese.* Barberis è morto mentre lavorava all'Italiana Coke di Bragno, in Valbormida. Secondo i primi accertamenti , Santino Barberis, 50enne di Prunetto in provincia di Cuneo, è rimasto schiacciato da una gru. Il mezzo meccanico era guidato da un suo compagno di lavoro : ancora da chiarire la dinamica esatta dell'incidente. L'uomo era dipendente di una ditta in subappalto per la cokeria. I carabinieri hanno transennato l'area per effettuare i rilievi del caso. *E' morto un camionista sull'autostrada A 1 vicino a parma in direzione Bologna*. La tragedia intorno alle 5 di questa mattina. Il camion finisce contro un'auto belga poi finisce nella scarpata. Nell'impatto il camionista ha perso il controllo del camion finendo nella scarpata che costeggia l'autostrada. Per il camionista, rimasto schiacciato tra le lamiere, non c'è stato nulla da fare. A1 Vicino a Parma. E' morto un conducente di un pulmino pochi minuti dopo la tragedia che ha visto coinvolto un camionista. Il furgone ha violentemente tamponato un mezzo pesante che lo precedeva. Forse a causa dell'alta velocità l'impatto è stato terrificante. Il pulmino su cui viaggiava il conducente si è accartocciato uccidendolo sul colpo *CHIETI, 14 SET - E' morto Renzo Liverocchi, un autotrasportatore di 52 anni,*.
Liverocchi e' morto in un incidente sul lavoro accaduto oggi nello stabilimento della ''Denso'' di San Salvo, colpito in pieno petto dal braccio del carrello di un elevatore. Liveracchi si trovava in una zona di carico e scarico all'interno di un capannone, interdetta agli estranei. Il manovratore del carrello elevatore non si e' accorto della sua presenza, colpendolo con il mezzo. *Con Liveracchi sono già 10 i morti sui luoghi di lavoro nella provincia di Chieti che è una delle province con più vittime in
Italia*

Articolo toccante del Corriere della Sera sulle morti per infortuni sul lavoro




Dal Corriere della Sera del 13 settembreLE STORIE E LE STATISTICHEQuei tre
morti quotidiani per il lavoroCasi in crescita, nonostante gli appelli. Il
pm Guariniello: le leggi ci sono, inapplicate Le cifre Contando le sei
vittime di ieri per lo scoppio nella fabbrica Pirotecnica Arpinate, nel 2011
sono già 452 i caduti sul lavoro Le cause Centinaia di casi di morti
bianche, dagli operai che puliscono i silos ai taglialegna fino ai contadini
che guidano i trattori

MILANO - Giorgio, Nicola, Fabio, Aurelian, e neppure una breve in cronaca.
Ci devono essere altri modi per iniziare un articolo sulla strage
dimenticata, ma certe volte la via più banale risulta essere anche la più
efficace. Prime ore del pomeriggio, 9 settembre, un giorno come tanti.
Giorgio Bonatto, 56 anni, marito, padre e nonno, sale a dieci metri di
altezza per ripulire un silos. Fabio Roso, stagionale del servizio
forestale, si addentra in un bosco con la sua squadra per tagliare alcuni
alberi. Nicola Moratti detto «Sazza» scende dal muletto per controllare che
le botti di vino siano in sicurezza. La fine è nota, anche oggi la media
italiana di tre morti quotidiane sul lavoro è stata rispettata. Potremmo
andare avanti per pagine intere, fino a comporre un martirologio che non
risparmia neppure il Natale. Contando le sei vittime della Pirotecnica
Arpinate, nel 2011 siamo a 452 caduti sul lavoro. Certo, si tratta ancora di
dati empirici forniti dagli osservatori indipendenti sugli infortuni
mortali, il bollettino finale spetta sempre all' Inail, che a ogni luglio
stila il suo rapporto sull' anno precedente, al netto delle «avvenute
transazioni» tra famiglia e azienda e delle denunce omesse. Prendiamo un'
altra giornata italiana appena trascorsa, prendiamo il 7 settembre. Ad
Avezzano muore Aurelian Lucian Moldovan, operaio di 40 anni. Lavorava in un
cantiere che ristrutturava un' abitazione privata, vicino all' impalcatura
c' erano dei fili dell' alta tensione. Come da formula abituale, «la
dinamica dell' incidente è ancora al vaglio degli inquirenti, le cause del
decesso sono ancora da chiarire». Anche nel caso di un cadavere senza nome
ritrovato nello stesso giorno sul ciglio di una strada al confine tra
Basilicata e Puglia, «cittadino di apparente origine nordafricana», trovato
stranamente senza documenti di identità in tasca, senza un telefono, senza
neppure i vestiti, ci sarebbe da chiarire, anche se le modalità del
ritrovamento e tracce di cemento sul petto lasciano supporre che si
trattasse di un lavoratore abusivo di qualche cantiere, forse altrettanto
abusivo. Ogni morte bianca è a suo modo esemplare, ognuna di esse lascia un
messaggio chiaro. Bonatto e Roso erano entrambi veneti, di una regione che
si sta confermando in cima alla classifica degli infortuni sul lavoro.
Moratti lavorava vicino a Brescia, in una provincia che è un' anomalia, nel
2010 ha avuto il più alto numero di vittime e quest' anno sembra avviata
alla riconferma. Moldovan faceva il muratore come tanti suoi connazionali, e
i cittadini romeni rappresentano il 40 per cento degli stranieri morti sui
luoghi di lavoro, che a loro volta sono l' 11,3% del totale e rappresentano
un bacino di lavoro sommerso e in nero che spesso, in vita come in morte,
non figura su alcuna statistica ufficiale. La morte bianca non dimentica
nessuno e non lascia tracce, nella memoria e nei gesti degli uomini. Dopo il
disastro della Thyssen, in Piemonte il calo delle morti sul lavoro era stato
costante per i due anni seguenti. Nel 2011 i morti a Torino sono giù undici,
29 nell' intera regione, uno in più dell' intero 2010: dacci oggi la nostra
Thyssen quotidiana. Raffaele Guariniello, pubblico ministero di quella
vicenda, è considerato uno spauracchio degli imprenditori italiani. «Le
nostre leggi sono ormai in linea con le direttive europee, il vero problema
è la loro applicazione. Il fatto che le piccole imprese rappresentino il
tessuto connettivo di questo Paese non essere un alibi per nessuno. Se un'
azienda a conduzione familiare taglia i costi sull' infortunistica per
contenere i costi e massimizzare il guadagno, chi ha organizzato quella
catena di lavoro, chi è il committente? L' unica possibile chiave di volta
per limitare i danni ci obbliga a puntare su chi detiene i poteri
decisionali. Altrimenti, andiamo avanti così, con questi numeri». Ce ne sono
alcuni che spiegano bene il nostro ritardo. Il 2001 fu l' anno nero della
Germania, che ebbe 601 morti sul lavoro. In Italia furono 1.286. E se nel
2009 l' incidenza tedesca degli infortuni sul lavoro era dell' 1,9 per cento
ogni centomila occupati, la nostra raggiungeva il 2,5%. Ma nel luglio di
quest' anno le manifestazioni di giubilo per l' annuale rapporto Istat
furono così esagerate da far pensare a un esempio di cattiva coscienza da
parte della nostra politica. Nel 2010 il numero dei morti sul lavoro era
rimasto per la prima volta al di sotto della soglia psicologica delle mille
unità. Vincenzo Scudiere, segretario confederale Cgil, non si era unito al
sospiro di sollievo collettivo. «Essendo calata in modo sensibile l'
occupazione, è fisiologico che siano diminuiti anche gli infortuni. I
progressi su prevenzione e sicurezza andrebbero misurati in una fase di
crescita occupazionale». O magari letti in controluce, tenendo accanto i
dati dei controlli a campione effettuati nel periodo marzo-ottobre 2010 dal
ministero del Lavoro e delle politiche sociali. Su 19.000 accertamenti
ispettivi condotti su aziende edili e agricole del Sud, il 61 e il 45 per
cento risultava «irregolare e inadempiente». I controlli diminuiscono, il
lavoro sommerso aumenta. E in mezzo c' è quella lista infinita di nomi. Da
una poesia di Carlo Soricelli, metalmeccanico in pensione, titolare di uno
di quei documentatissimi Osservatori indipendenti sulle morte bianche: «Il
silenzio e la solitudine circondano la mia Fabbrica e tutte le fabbriche d'
Italia/Anche il nostro bravo Presidente urla instancabile le morti sul
lavoro/ma anche le sue sono urla impotenti/Addio Compagni di fatica, di
sogni e d' ideali/Bagnati dalle nostre lacrime riposate in pace». Marco
Imarisio RIPRODUZIONE RISERVATA **** +13,8% L' incremento rispetto al 12
settembre 2010 per l' Osservatorio indipendente di Bologna 141 Agricoltura
Sono le morti registrate nel settore agricoltura: il 31,1% di tutti i
decessi sui luoghi di lavoro 121 Edilizia Sono le vittime da gennaio a ieri
nel settore dell' edilizia: il 27,2% del totale

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Ravenna, infortunio sul lavoro, grave 56enne






di Redazione 13/09/2011



Un uomo di 56 anni ha riportato gravi lesioni in un infortunio sul lavoro avvenuto alla "Fruttagel" di Alfonsine, in via Baldini 26. Il paziente è stato soccorso dai sanitari del "118", presenti sul posto con un'ambulanza e l'elimedica decollata da Ravenna, e trasportato al Trauma Center dell'ospedale "Maurizio Bufalini" di Cesena. Sulla dinamica dell'incidente indagano le forze dell'ordine, che hanno proceduto ai rilievi di legge coadiuvati dal personale della Medicina del Lavoro.

"



Leggi tutto:
http://www.ravennatoday.it/cronaca/infortunio-lavoro-fruttagel-alfonsine-13-
settembre.html

Frosinone: esplode fabbrica di fuochi, morti sei operai a Sora

Fiamme all'interno di uno stabilimento di fuochi d'artificio ad Arpino, in provincia di Frosinone. L'esplosione intorno alle 15. Fiamme spente dai vigili del fuoco. Si era parlato di tre vittime, poi il bilancio si è aggravato. Incerte per ora le cause

di rassegna.it



Sei morti ad Arpino, in provincia di Frosinone. E' il tragico bilancio dell'ennesimo incidente sul lavoro avvenuto poco prima delle 13 di oggi (12 settembre). Lo comunica l'Adnkronos.

Le vittime sono state coinvolte in quattro esplosioni, che hanno determinato fumo e fiamme all'interno della pirotecnica Cancelli, una fabbrica di fuochi d'artificio, in via Sant'Altissimo ad Arpino in provincia di Frosinone. La prima deflagrazione si è registrata alle 14,45. La Cancelli è un'azienda a gestione familiare, di proprietà di gente del posto.



Nella ditta, i cui titolari sono: Claudio, Giuseppe e Giovanni Cancelli, padre e due figli, lavoravano anche persone residenti a Carnello, la frazione dove si è verificato lo scoppio. La ditta è andata completamente distrutta.

Sul luogo dell'incidente sono intervenute due squadre dei vigili del fuoco, che hanno subito spento l'incendio. Sul posto, anche polizia, carabinieri e mezzi del 118. L'esplosione, con ogni probabilità, è stata provocata dallo stesso materiale che era all'interno dello stabilimento. Sono ancora in corso accertamenti, per sapere se al momento dell'incidente ci fossero altre persone. Si parla di alcuni dispersi. Non si esclude che le vittime possano essere di più.

(aggiornato alle 16:48)





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Da: cobas sc ravenna [mailto:cobasravenna@libero.it]
Inviato: lunedì 12 settembre 2011 16.23
A: TA
Oggetto: Frosinone: esplode fabbrica di fuochi, morti tre operai a Sora



FROSINONE

Esplode fabbrica di fuochi

morti tre operai a Sora. E' di 3 morti il bilancio momentaneo delle esplosioni che hanno devastato una fabbrica di fuochi d'artificio.
L'incidente è avvenuto poco prima delle 15 in località Carnello di Sora, all'interno della pirotecnica Cancelli. Subitop dopo è divampato un violento incendio che ha minacciato anche alcune vicine abitazioni.



Le fiamme provocate dall'esplosione sono state spente dai vigili del fuoco che sono al lavoro con tre mezzi e due squadre. Per i soccorsi sono arrivati sul posto un elicottero, quattro ambulanze e due ambulanze del 118.

(12 settembre 2011)



dal cobas dalmine - Inail nega per 2 anni indennità vedova.





Inail nega per 2 anni indennità vedova.



condividiamo l'indignazione di Marco Bazzoni verso l'Inail, a cui si aggiunge anche quella verso il segr. regionale Fiom Mirco Rota che in questo caso si erge a paladino della sicurezza dei lavoratori, ma ricordiamo bene che quando era segr. prov. a Bergamo e seguiva la Tenaris Dalmine ha introdotto nell'accordo aziendale (con fim e uilm) un premio salariale legato alla percentuale di infortuni che avvengono nei reparti, con il risultato che oggi si succedono casi dove gli operai (a tempo indeterminato oltre a quello che già succedeva per i precari interinali) non denunciano l'infortunio e si mettono in malattia....così come non dimentichiamo che quando è avvenuto l'infortunio mortale di un giovane di 20 anni alla Dalmine si è ben guardato dal costituirsi parte civile per non disturbare padron Rocca e i suoi profitti.
lamera sebastiano operaio dello slai cobas dalmine per il sindacato di classe aderente alla rete nazionale per la sicurezza
Un'altra vergogna tutta italiana.
L'Inail, quell'Istituto Nazionale, che ha un avanzo di bilancio di quasi 2 miliardi di euro l'anno e un tesoretto di circa 15 miliardi di euro: SI DEVONO VERGOGNARE!!!
OVVIAMENTE NESSUN QUOTIDIANO NAZIONALE DARà QUESTA NOTIZIA.
TROPPO OCCUPATI A PARLARE DI BERLUSCONI E DELLE SUE MAGAGNE GIUDIZIARIE!!!
Saluti.
Marco Bazzoni-Operaio metalmeccanico e Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza-Firenze

Incidenti lavoro: Inail nega per 2 anni indennità vedova


Solo grazie all'intervento della Fiom Cgil l'istituto ha riconosciuto le spettanze alla moglie di Mario Soggiu, operaio morto a Bergamo nel luglio
2009
"L'Inail di Sassari per due anni ha negato l'indennità per la morte di Mario Soggiu, avvenuta nel cantiere del Nuovo Ospedale di Bergamo il 15 luglio 2009, alla moglie Mariangela Stoccoro in Soggiu, senza reddito e con due figlie a carico. A pochi giorni dall'udienza e grazie all'insistenza dei legali del sindacato, l'istituto fa marcia indietro e riconosce la prestazione". E' quanto si apprende da una nota della Fiom Cgil Lombardia.

"La drammatica e paradossale vicenda della vedova Mariangela Stoccoro in Soggiu, residente ad Algero (SS) sembra essersi conclusa solo grazie all'intervento del sindacato - si legge nella nota - Dopo la morte del marito Mario Soggiu, un operaio di 56 anni originario di Alghero, in seguito ad una caduta da un vano scale nel cantiere del Nuovo Ospedale di Bergamo il
15 luglio 2009, l'Inail di Sassari ha negato per due anni l'indennità non riconoscendo l'infortunio sul lavoro, nonostante gli accertamenti dell'Asl rendessero molto chiara la dinamica dell'accaduto e la stessa procura di Bergamo avesse rinviato a giudizio i responsabili dei lavori il 2 febbraio scorso".

"A pochi giorni dall'udienza davanti al Tribunale del Lavoro di Sassari, fissata per il 20 settembre - scrive ancora la Fiom Lombardia - una lettera dell'Inail ha comunicato alla signora di riconoscerle l'indennità, erogando le prestazioni di legge previste dall'Art. 85 del Dpr 1124/65. Hanno difeso la vedova Soggiu gli avvocati Luigi Michele Mariani e Silvia Tognolina per conto della Fiom-Cgil Lombardia che si è fatta carico delle spese legali".

"Il ritardo dell'Inail oltre ad essere ingiusto e ingiustuficato - spiega Mirco Rota, segretario generale della Fiom Cgil Lombardia - ha reso per due anni la vita dei familiari della vittima molto difficile, dato che lo stipendio del lavoratore era l'unico reddito percepito. Ora anche in sede penale, come Fiom-Cgil faremo ogni sforzo per vedere riconosciuto l'infortunio mortale sul lavoro". Secondo Rota inoltre "l'assurda vicenda dimostra con chiarezza come il cantiere del Nuovo ospedale di Bergamo non era e non è un cantiere modello: Assisitamo alla solita situazione lavorativa dove i diritti e la sicurezza dei lavoratori non vengono presi in considerazione".


http://www.rassegna.it/articoli/2011/09/09/77836/incidenti-lavoro-inail-nega-per-2-anni-indennita-vedova

domenica 11 settembre 2011

FS, STRAGE VIAREGGIO. MORETTI A GENOVA, FUGA AD ALTA VELOCITÀ DALLA FESTA DEL PD

FS, STRAGE VIAREGGIO. MORETTI A GENOVA, FUGA AD ALTA VELOCITÀ DALLA FESTA
DEL PD


*

*E' FINITO PRIMA DI COMINCIARE IL DIBATTITO DEL PD SU TRASPORTO
FERROVIARIO, ALTA VELOCITÀ E PENDOLARI, ORGANIZZATO IERI SERA DAL
PD A GENOVA CON MAURO MORETTI, IL PLURICONTESTATO AD DEL GRUPPO FS, E
DEBORA SERRACCHIANI, PARLAMENTARE EUROPEA PD*

**

*LA PRESENZA DI MORETTI ALLA FESTA LIGURE DEL PARTITO ERA STATA
CONSIDERATA UNA VERA E PROPRIA PROVOCAZIONE*

**

*AD ATTENDERE IL 'CAPO' DELLE FERROVIE ITALIANE, COME AVEVANO
ANNUNCIATO, C'ERANO MOLTI FAMILIARI DELLE VITTIME
DELLA STRAGE E CITTADINI DI VIAREGGIO, CHE GLI HANNO PACIFICAMENTE
RICORDATO CON LA FERMEZZA E LA DETERMINAZIONE
CHE LI HA CONTRADDISTINTI IN QUESTI ANNI, TUTTO IL LORO DOLORE E
L'INDIGNAZIONE PER I SUOI COMPORTAMENTI E LE SUE DECISIONI
A SEGUITO DELL'INCIDENTE FERROVIARIO CHE, IL 29 GIUGNO 2009, HA PORTATO
VIA I LORO 32 CARI, TRA CUI GIOVANI E BAMBINI

ATTORNO AL PALCO ALLESTITO PER IL DIBATTITO, AD ACCOGLIERE MORETTI
LE ANGOSCIANTI GIGANTOGRAFIE CON I LORO VOLTI SORRIDENTI*

**

*IL MODERATORE DELLA SERATA, MATTEO MAURI, RESPONSABILE NAZIONALE TRASPORTI
DEL PD, PRENDE LA PAROLA, MA LA SUA VOCE È SOMMERSA DAI FISCHI E DAGLI
INSULTI*

**

*IL DIBATTITO VIENE SOSPESO, MENTRE MORETTI, CIRCONDATO DALLA POLIZIA,
CHE LO SCORTA
AL SICURO, INSEGUITO DA TAMBURI E DAI FUMOGENI DEI NO TAV E DA QUALCHE
VIAREGGINO LEGGI TUTTO.... <http://www.inmarcia.it/>

Genova contestato l'amministratore Moretti alla festa pd

MISSIONE COMPIUTA!Genova, venerdì 9 settembre: all'interno della festa del
partito sedicente democratico è previsto, per le ore 21:00, un dibattito sul
futuro dei trasporti.
Tra gli ospiti si segnala la presenza della parlamentare europea Debora
Serracchiani e quella dell'infame ad di Trenitalia Mauro Moretti.
Proprio per la presenza di quest'ultimo, viene organizzato un 'comitato di
accoglienza': una quarantina di viareggini del Comitato 29 giugno - parenti
delle vittime della strage alla stazione ferroviaria del 2009 - un centinaio
di valsusini NO TAV, ed il Comitato promotore del locale Circolo di
Proletari Comunisti.
Appena il moderatore cerca di dare inizio al dibattito, viene ricoperto di
fischi, urla ed improperi che portano a breve all'annullamento
dell'iniziativa.
Nel frattempo, per dare modo ai due ospiti principali di scappare come
ladri, il servizio d'ordine dei sedicenti democratici si frappone tra i
contestatori e la zona del pubblico - come sempre molto scarso - venendo
rinforzato da decine di divise blu, immediatamente accorse a dar man forte
ai vari Mario Tullo, Claudio Montaldo, ed altri loro accoliti, che si
trovano decisamente a mal partito.
Ne segue un fronteggiamento senza conseguenze, rotto dallo spezzone NO TAV
che si stacca per percorrere in corteo alcune centinaia di metri al suono di
tamburi, fino al galeone ormeggiato nelle vicinanze, per poi fare ritorno in
piazza Caricamento.
Missione compiuta: l'indegno Moretti non ha potuto vomitare le sue
str...ate; occorre continuare a mobilitarsi in ogni occasione per impedirgli
di parlare in pubblico, con ogni mezzo necessario.Genova, 10 settembre 2011
cronaca a cura di
Stefano Ghio - Comitato promotore Circolo Proletari Comunisti Genova

Ravenna- Cade dal 2° piano in cantiere, il capocantiere lo abbandona

Cade dal 2° piano in cantiere, il capocantiere lo abbandona

Drammatico episodio a Punta Marina (Ravenna): un operaio rimane gravemente
ferito ma i soccorsi arrivano solo due ore dopo. L'accusa: offerti dei soldi
per dichiarare che era fuori cantiere e nascondere il mancato rispetto della
sicurezza



http://www.ravennatoday.it/cronaca/infortunio-cantiere-capocantiere-lo-abban
dona-ravenna-tre-arresti.html

di Redazione 09/09/2011







Precipita dall'impalcatura, grave giovane operaio

Nelle prime ore di venerdì la Polizia ha arrestato un cittadino italiano di
anni 47, uno rumeno di anni 49 e uno tunisino di anni 21, tutti dipendenti
della medesima impresa edile, per i reati di estorsione, omissione di
soccorso e favoreggiamento reale in relazione alla violazione della
normativa in materia di infortunistica e tutela della salute dei lavoratori
negli ambienti di lavoro. Infatti, alle ore 11,30 di giovedì, la Volante
interveniva in via della Prora, a Punta Marina, in un cantiere edile, in
quanto era giunta segnalazione da parte del personale del 118, allertato e
là presente, di un infortunio sul lavoro ai danni di un cittadino italiano
che stava lavorando al suo interno.



Nell'immediatezza dell'intervento, gli agenti raccoglievano alcune
dichiarazioni dall'infortunato che asseriva di essere caduto alcune ore
prima dal 2° piano dello stabile in costruzione e di essere rimasto a lungo
senza soccorsi. L'uomo, gravemente ferito, aggiungeva che gli era stato
offerto prima del denaro per dichiarare falsamente di essersi infortunato
all'esterno del cantiere, al fine di non coinvolgere l'impresa in pesanti
sanzioni sia di natura penale che di natura economico patrimoniale e poi
minacciato.



I successivi accertamenti esperiti da personale della Squadra Mobile,
dall'Ispettorato del Lavoro e dall'AUSL di Ravenna, in merito all'episodio
hanno consentito di appurare che l'infortunio era effettivamente avvenuto un
paio di ore prima dell'intervento del 118 e della Volante e che nel
lunghissimo lasso di tempo trascorso nonostante la richiesta di aiuto
dell'infortunato, il capo cantiere e gli operai intervenuti avevano omesso
di allertare i soccorsi prospettandogli la chiusura del cantiere con
conseguente perdita del lavoro.



Gli arrestati, inoltre, per alterare la scena dell'incidente e modificare lo
stato dei luoghi, al fine di fare apparire una dinamica dell'evento
totalmente diversa dalla realtà dei fatti e allo scopo di nascondere le
evidenti violazioni delle norme antinfortunistiche, tentavano ripetutamente
di spostare l'infortunato senza preoccuparsi di compromettere
irrimediabilmente la sua salute.



Al termine degli accertamenti il capo cantiere e i due operai sono stati
così arrestati per estorsione, favoreggiamento reale e omissione di soccorso
e tradotti presso il carcere. L'infortunato per le gravi lesioni riportate è
stato trasportato presso l'Ospedale di Cesena dove è tuttora ricoverato con
prognosi di sessanta giorni. Nella tarda mattinata odierna sono stati
effettuati gli interrogatori da parte del Sost. Proc. Cristina D'Aniello,
della Procura di Ravenna, al fine di valutare la gravità delle singole
posizioni degli arrestati.