lunedì 10 febbraio 2014

Isochimica di Avellino: estraevano l'amianto con le mani, tutti morti e malati

http://www.salernoinweb.it/uploads/b_art1684.jpgLa foto rivelazione dell' 83: estraevano l'amianto con le mani, tutti morti e malati

07/02/2014
Era l'estate del 1983 e questi lavoratori dell' Isochimica avellinese si trovavano all'interno di un vagone ferroviario da cui avevano appena estratto l'amianto. Non una tuta di protezione, non una mascherina, non dei guanti per proteggere le mani. Ora gli operai della foto sono tutti ammalati ai polmoni ed uno è già morto. A parlare è uno di loro al "Corriere del Mezzogiorno":
"Nei primi anni di lavoro i capannoni nemmeno c'erano ripulivamo le carrozze direttamente nella stazione di Avellino. Poi entrammo nello stabilimento, avevamo giusto qualche tuta da lavoro e basta. All'inizio ce lo facevano togliere a secco, così si alzavano nuvole grandi e bianche, sembravano fiocchi di neve. Solo dopo due anni cominciammo a bagnare i pannelli con l'acqua, ma ormai era troppo tardi."
La prima inchiesta riguardo a ciò che accadeva nell'azienda avellinese è stata aperta solo nel 2013 dal procuratore Rosario Cantelmo che, all'inizio del suo mandato, ha immeditamente sospettato dei fatti di Borgo Ferrovia. Ad oggi, su 400 dipendenti di Isochimica, 170 sono malati e 15 morti. Molti di loro oggi sono a protestare di fronte all'ex azienda in cui sono conservati da ben trenta anni 496 cubi di cemento imbottiti d'amianto, pesanti una tonnellata l'uno, che stanno iniziando a decomporsi. Come se non bastasse, altre tonnellate di minerale sono sepolte sotto terra in buche scavate dagli stessi operai su richiesta dei dirigenti. 

Tirreno power

Arpal "corregge" Tirreno Power
La centrale a carbone di Vado Ligure


Savona - «Una deduzione entusiastica» che «certamente non deriva, nè è supportata, da un confronto tecnico con dati di altre stazioni». Anche se è vero, in base alle statistiche raccolte, che «i parametri evidenziano una situazione di non criticità e restano al di sotto dei limiti imposti sulle emissioni dalla legge». L'Arpal Liguria "corregge" i toni trionfalistici con cui Tirreno Power ha commentato gli ultimi rilevamenti sulla qualità  dell'aria pubblicati dall'Agenzia regionale. Una precisazione che ha il sapore di una parziale smentita, dettata dalla prudenza che l'argomento - oggetto, come noto, di un'inchiesta della Procura di Savona,che indaga ipotizzando il reato di disastro ambientale - consiglia.

Andiamo con ordine. Nei giorni scorsi Arpal Liguria pubblica sull'annuario statistico regionale gli ultimi dati sui rilevamenti - che, è bene ricordarlo, si riferiscono al 2012 - effettuati per verificare la qualità
dell'aria. Dati che confermerebbero in buona sostanza come nel 2012 non ci siano stati sforamenti dei limiti imposti dalla legge per alcuni dei principali agenti inquinanti. Tirreno Power, giovedì, in una nota ufficiale, canta vittoria e sottolinea la bontà dell'aria nella zona di Savona e Vado Ligure. «Secondo questi dati - scrive l'azienda - a Vado Ligure e a Savona non c'è nessuna criticità, anzi la qualità dell'aria è tra le migliori della regione e della provincia». Passaggio significativo, su cui bisognerà ritornare.

Tirreno Power, inoltre, porta alcuni dati specifici dell'Arpal per suffragare le proprie tesi. «Un esempio evidente è quello del biossido di zolfo - continua l'azienda -: il valore massimo orario di questo inquinante a Vado Ligure è il più basso di tutta la provincia di Savona e tra i più bassi della Liguria con 37 g/m3 , con un limite di legge di 350 g/m3. In nessun caso il limite giornaliero, annuale o orario è stato superato per questo inquinante, così come nessun superamento si registra per il biossido di azoto, sia in media annuale sia per il limite massimo orario. Anche per quanto riguarda il PM10 i valori sono ampiamente sotto i limiti con un rilevamento medio annuale di 28 g/m3 con limite di 40 g/m3».

Particolare curioso: sottolineare da parte di Tirreno Power il dato sul biossido di zolfo non è una scelta fatta a caso. Il biossido di zolfo è  l'agente inquinante che viene rilasciato (anche) dall'olio combustibile denso. E qui ritorna la decisione del Ministero dell'Ambiente di bocciare la richiesta di modifica all'Aia avanzata da Tp, con la quale la società chiedeva di innalzare la percentuale di zolfo fino a un limite massimo dell'1% mentre l'Autorizzazione integrata ambientale fissava, come paletto, 0,3%. Tirreno Power sembra dire: nel 2012 - quando poteva utilizzare l'olio che meglio credeva - il biossido di zolfo non era superiore ai limiti imposti dalla legge.

Quindi la decisione del Ministero - sulla quale l'azienda ha deciso di presentare ricorso al Tar - sarebbe pretestuosa. A stabilirlo lo decideranno i giudici amministrativi. Resta in ogni caso accertato che per sei mesi, dal 3 giugno al 13 dicembre dello scorso anno, Tirreno Power abbia violato, nel silenzio del Ministero, un limite imposto dall'Aia, usando un olio con percentuali tre volte maggiori di zolfo.

Arpal conferma che dai rilevamenti non risultano sforamenti dei limiti imposti dalla legge sulle emissioni. Ma ai vertici della struttura regionale non sono piaciute alcune «deduzioni» di Tp, in particolare sull'affermazione che "a Savona e Vado la qualità dell'aria è tra le migliori della Liguria".
«I dati 2012 evidenziano che non c'erano situazioni di criticità - spiega Gino Vestri, direttore del Dipartimento savonese di Arpal -. Ma dire che l'aria a Savona e Vado è tra le migliori della Liguria è un'affermazione forte, fatta in mancanza di approfondimenti scientifici. Si tratta di un'affermazione
entusiastica, enfatizzata, che certamente non deriva e non è supportata da un confronto tecnico con i dati di altre stazioni, che Tirreno Power non conosce». Tradotto: non metteteci in bocca giudizi che non abbiamo formulato. Scintille. Ma che danno bene il senso di un clima sempre più infuocato intorno alle "due torri" di Vado.



Centrale, s'indaga su 400 decessi
Dalla Procura una conferma dei numeri-choc nella consulenza su Tirreno Power. Patologie respiratorie e cardiovascolari: emergono anche tra 1700 e 2000 ricoveri di adulti e 450 di bambini

Tirreno Power, l'inchiesta va avanti



savona
Quattrocento persone decedute per malattie respiratorie e cardiovascolari, tra i millesettecento e i duemila adulti ricoverati, 450 bambini ospedalizzati per patologie respiratorie e per attacchi d'asma.



Sarebbero questi i numeri-choc che emergono dalla consulenza sull'impatto
epidemiologico della centrale Tirreno Power di Vado-Quiliano commissionata
dalla Procura di Savona a un pool di esperti che hanno concluso il loro
lavoro nel giugno dell'anno scorso. Gli anni presi in esame nella
consulenza, in riferimento ai ricoveri, sono quelli dal 2005 al 2012, mentre
per i decessi invece quelli dal 2000 al 2007.



I dati sono stati «ufficializzati» ieri mattina dal procuratore Francantonio
Granero ed è la prima volta che si va oltre a un generico, ma al tempo
stesso molto forte dal punto di vista concettuale «C'è stato un danno sulla
salute». Al momento però la consulenza resta secretata: ne sono state
fornite copie al ministero dell'Ambiente e, naturalmente, ai difensori del
primo indagato, il capo centrale Pasquale D'Elia.

C'è un secondo indagato, l'ex direttore generale di Tirreno Power Giovanni
Gosio, ma al momento non ci sono conferme circa una presa di contatto dei
suoi legali con la Procura per avere copia delle carte che lo riguardano. A
proposito delle dimissioni di Gosio, da Tirreno Power si ribadisce che «la
nomina del nuovo direttore generale(Massimiliano Salvi, ndr), è propedeutica
alla preparazione di un nuovo piano industriale in un difficile contesto
economico e di settore». Fonti interne all'azienda parlano di difformità di
vedute circa i futuri scenari operativi della centrale, ma escludono
collegamenti con l'inchiesta della Procura.

domenica 9 febbraio 2014

Tirreno Power, «400 morti e 450 bambini ricoverati»

L'ex direttore generale di Tirreno Power Giovanni Gosio Tirreno Power,
indagato anche Gosio
    Tirreno Power, un'immagine dall'alto Tirreno Power, la consulenza:
«Emissioni mortali»

Savona - 400 morti, 450 bambini e oltre 1700 adulti ricoverati per patologie
respiratorie nell'arco di tempo compreso tra il 2000 e il 2007: trovano
conferme le indiscrezioni pubblicate alcune settimane fa dal Secolo XIX
sulla centrale a carbone di Vado Ligure e la perizia sui danni alla salute
che le emissioni avrebbero provocato tra gli abitanti della zona.

Si tratta ancora di indiscrezioni, ma emergono dati allarmanti su decessi e
patologie dalla perizia affidata dalla Procura di Savona a una serie di
consulenti, che hanno applicato diversi modelli, incrociando i dati.

Da parte sua, Tirreno Power, che ha tra gli indagati l'ex amministratore
delegato Giovanni Gosio e il direttore di stabilimento Pasquale D'Elia, fa
presente che secondo i dati dell'Arpal raccolti nel 2012 «l'aria di Vado
Ligure è la migliore della Liguria».

La vita massacrante di facchini e tecnici dei concerti



Lavorano abbarbicati su grandiose strutture in ferro che possono innalzarsi fino a 30 metri d'altezza o trasportano valigioni con centinaia di chili di materiale. Sopportano turni di servizio massacranti, che arrivano a toccare le 14 ore consecutive. Percorrono centinaia di chilometri al giorno e presto imparano a dormire quando capita, dove capita e se ce n'è il tempo. E quando le luci sul palco danno il via al boato del pubblico, loro già attendono, stremati, che tutto finisca per ricominciare a far guizzare muscoli e ingegno.
Benvenuti nel mondo dei lavoratori dello spettacolo. Un universo multiforme e scarsamente conosciuto, popolato da tecnici altamente specializzati come da facchini sottopagati, che sbarcano il lunario in attesa di una migliore occupazione . E che per anni si sono mossi in una zona grigia fatta di norme di sicurezza vaghe e rispettate a fasi alterne, lavoro nero e scarsa rappresentanza sindacale.
C'è voluta una serie di incidenti mortali, tra il 2011 e il 2013, per accendere i riflettori sulla questione: da allora, tra blitz della Finanza e controlli serrati dell'Ispettorato al lavoro, qualcosa ha iniziato a muoversi. Ma non ovunque e non abbastanza in fretta, a quanto pare; visto che l'ultimo infortunio risale alla scorsa settimana, quando a Firenze un facchino è stato travolto dalla pila di casse acustiche che stava trasportando su un muletto. Appena qualche giorno prima, a Milano, nove operai romeni avevano annunciato un'azione legale contro la Company service international , società che li aveva assunti per lavorare ai concerti di Bruce Springsteen, Lady Gaga, Shakira e Vasco Rossi. E che li avrebbe pagati 4 euro l'ora, invece delle 7,5 pattuite su un contratto che due di loro affermano di non aver neanche firmato, lavorando di fatto in nero.
"A questo proposito - spiega Enrico Massaro, delegato Slc-Cgil, il principale sindacato dei lavoratori dello spettacolo - va fatta una distinzione tra tecnici specializzati e facchini. Con i primi oggi non si può più sgarrare: i controlli sono frequenti e il lavoro nero è molto raro, specialmente in eventi di grandi dimensioni o che abbiano un risvolto mediatico. Attualmente sono in pochi ad agire ancora in questo modo, ed è gente che si occupa principalmente di piccoli eventi". La situazione, però, cambia radicalmente quando si parla facchini : "Su queste figure - continua Massaro - c'è una corsa al ribasso e allo sfruttamento che è davvero oscena...".
"Questo lavoro ho iniziato a farlo sei anni fa - spiega Michele, 35 anni e una qualifica da rigger (il cui lavoro consiste nel montare e trasportare le parti superiori del palco, appeso a un'imbracatura) - e, soprattutto all'inizio, ne ho viste di tutti i colori. Ho iniziato nel sud Italia, dove l'improvvisazione, il lavoro nero e l'assenza di regole erano all'ordine del giorno. Parlo di gente che svolgeva mansioni pericolose e specialistiche senza possedere brevetti o abilitazioni; di misure di sicurezza inesistenti o applicate con leggerezza, spesso per una paga da fame. Dopo un paio d'anni mi sono trasferito al nord, e qui le cose erano già molto diverse: il lavoro nero era quasi inesistente ed è stata proprio la cooperativa che mi ha assunto a obbligarmi a prendere il brevetto per i lavori in quota. Dopo gli incidenti, poi, le cose sono cambiate ulteriormente. Oggi, negli spettacoli di grandi dimensioni, i controlli scattano quasi in automatico. Gli ispettori ci chiedono addirittura di mostrargli i numeri di matricola delle attrezzature di sicurezza, come scarponi, caschi e imbragature, per verificarne il ciclo di vita".
Più sicurezza, dunque, ma non abbastanza: perché di musica c'è chi continua a morire. Il primo incidente a destare lo sdegno nazionale fu quello in cui perse la vita Francesco Pinna, triestino travolto, con altri sette operai, dalla struttura che di lì a qualche ora avrebbe dovuto ospitare il concerto di Jovanotti. Il 5 marzo del 2012, poi, un altro crollo si è portato via Matteo Armellini, tecnico calabrese rimasto ucciso mentre lavorava alla data reggina di Laura Pausini. Un copione che, a dispetto di controlli ormai più frequenti e rigorosi, si è riproposto nel giugno scorso, quando Khaled Farouk Abdel Hamid, facchino 35enne di origine egiziana, è morto nel crollo del palcoscenico che aveva appena ospitato il concerto milanese dei Kiss. Dopo il quale, la comunità dei lavoratori dello spettacolo è insorta, cercando di unirsi per far pressione sul ministero del Lavoro. (ams)

sabato 8 febbraio 2014

Brasile Coppa del mondo di calcio, mattanza degli operai




Brasile Coppa del mondo di calcio, mattanza degli operai che costruiscono
gli stadi- MAS NÃO VAI TER COPA! gridano gli operai, i giovani, le masse che
protestano

in via di traduzione articolo appello della LIGA OPERAIA del Brasile -
organizzazione di massa dentro il fronte del popolo che gioca un ruolo
importante nelle grandi lotte del brasile di queste settimane


Fifa e governo perpetram matança de operários em obra do estádio de Manaus
Operário Antônio José Pita Martins

Morte operário Arena Manaus
Na manhã desta sexta-feira, 07 de fevereiro/2014, a Arena da Amazônia, palco
para a Copa da Fifa, foi protagonista do quarto assassinato de operário em
menos de um ano de obra. O companheiro operário ANTÔNIO JOSÉ PITA MARTINS,
de 55 anos, submetido ao regime de correria para o término da obra, estava
desmontando as peças de uma grua, na manhã desta sexta-feira, quando uma
delas caiu em sua cabeça. Ele sofreu um ferimento grave na cabeça e chegou a
ser submetido a uma cirurgia para aliviar a pressão no cérebro. Ele também
teve lesões múltiplas na região do tórax. A morte dele foi divulgada na
tarde desta sexta-feira pela assessoria de imprensa do governo do Amazonas.
Trata-se da quarta morte envolvendo operários nessa obra da Arena Amazônia.
Essas mortes causadas pelas degradantes condições de trabalho e regime de
pressão para conluir a obra, são crimes premeditados cometidos pelas
empreiteiras gananciosas, Fifa e governo. Não se tratam de "acidentes de
trabalho" como dizem e sim verdadeiros assassinatos de operários.
O companheiro MARCLEUDO DE MELO FERREIRA, 22, caiu de uma altura de 35
metros nas obras do estádio e morreu no dia 14 de dezembro. Em 29 de março
de 2013, o companheiro RAIMUNDO NONATO LIMA DA COSTA, de 49 anos, também
morreu após despencar de uma altura de cinco metros. Os dois trabalhavam no
horário noturno, submetidos também a estafante regime de trabalho e Raimundo
trabalhava no feriado de sexta-feira da "semana santa".  A terceira morte,
também no dia 14/12/2013, foi do companheiro operário José Antônio da Silva
Nascimento, de 49 anos, vítima de um infarto; devido ao desgaste e ritmo
alucinante de trabalho.
Segundo a secretaria amazonense, foi cancelada a visita dos ordinários
governador Omar Aziz, deputados e outros políticos às obras, nesta
sexta-feira, mas mesmo com as precaríssimas condições de trabalho e mortes
está mantido o plano de finalizar as obras do estádio para entregá-lo na
semana que vem.
Os operários denunciam que estão sob pressão para finalizar as obras o mais
rápido possível. Trabalhadores terceirizados também denunciaram estar com os
salários atrasados.
Em dezembro do ano passado, logo após o terceiro assassinato, o secretário
da Copa em Manaus, Senhor Miguel Capobiango, vomitou o seguinte absurdo: "há
uma coincidência que justifica as duas quedas fatais: o "relaxo" dos
operários na utilização dos equipamentos de segurança." O canalha e cumplice
dos assassinatos de operários teve o descaramento de jogar a culpa para cima
dos trabalhadores para esconder a responsabilidade dele, da construtora
Andrade Gutierrez e terceirizadas, do governo estadual e federal e da Fifa.
Uma fiscalização feita pelo Ministério Público do Trabalho do Amazonas
(MPT-AM), no inicio de 2013, no canteiro de obras da Arena da Amazônia,
apontava a ocorrência de uma série de irregularidades. Cerca de trinta
irregularidades foram constatadas. "Imposição do trabalho de operários em
local com risco de queda sem equipamentos de segurança coletivo, aberturas
no piso sem isolamento ou identificação com o risco de queda e pessoas
circulando em área de circulação de cargas sem que a mesma esteja
devidamente sinalizada e/ou isolada"; foram algumas das irregularidades mais
graves constatadas então pelos procuradores Afonso de Paula Pinheiro Rocha e
Ilan Fonseca de Souza.
Essas mesmas irregularidades já haviam causado autuação anterior da empresa
e motivado a assinatura de um Termo de Ajustamento de Conduta (TAC), firmado
em janeiro de 2012, mas que não foi cumprido pela construtora Andrade
Gutierrez. Dentre as 23 cláusulas desse TAC, 13 fazem referência ao
cumprimento de itens da Norma Regulamentadora n.º 18 (NR 18) que trata das
condições e meio ambiente de trabalho na indústria da construção civil e que
vigora desde 1978, mas até hoje é desrespeitada pela empresa.
Mesmo com todas essas irregularidades constatadas, , a Andrade Gutierrez e
terceirizadas continuaram a tocar a obra com o conluio do governo e da Fifa;
operários continuaram a ser assassinados e mutilados e o canalha do
secretário da Copa em Manaus, Miguel Capobianco ainda teve o desplante e a
covardia de por a culpa nas vítimas.
A assassina construtora Andrade Gutierrez também matou operários nas obras
do Estádio Nacional de Brasília, da usina hidrelétrica de Santo Antônio, de
Belo Monte, do porto de Pecém, e em outras diversas obras. Na pressa de
concluir as obras, a empresa Andrade Gutierrez submete os operários a
intensas jornadas e precaríssimas condições de trabalho, causando mortes,
mutilações e ferimentos.
Correria para terminar a obra, superexploração, assassinato e
superfaturamento são o jogo da Andrade Gutierrez
Passando por cima da vida dos operários, causando mortes, mutilações e
doenças nos trabalhadores, a preocupação da empreiteira e do governo é a
conclusão da obra.
O próprio Tribunal de Contas da União (TCU) havia apontado sobrepreço de R$
86,5 milhões na obra da Arena da Amazônia, um acréscimo de 15,7% em menos de
um ano. De acordo com o TCU, o valor do estádio, que vem sendo alvo
constante dos órgãos de controle desde 2010, subiu de R$ 530 milhões para R$
616 milhões de 2011 até abril de 2012, conforme informações do Portal Copa
2014.
Outro problema identificado pelo Tribunal, que também não toma nenhuma
medida concreta para acabar com esses abusos, tanto no estádio de Manaus
como no de outras três cidades-sedes, foi a não aplicação de medidas para
compensar ou evitar que os estádios se transformem em "elefantes brancos",
ficando inutilizados ou de pouco uso após o evento. O receio da entidade é
que a rentabilidade dos estádios pós-Copa não compense os gastos com as
obras, gerando prejuízos aos cofres públicos. Completam a lista Natal,
Cuiabá, e Brasília. O gasto com estádios da Copa ultrapassa R$ 7 bilhões e
cresceu 163% em relação a previsão inicial da CBF.
Já os grupos econômicos que faturam com as obras seguem matando operários e
com expectativas de mais altos lucros com a farra da Fifa, MAS NÃO VAI TER
COPA!

Grave infortunio all'Ilva Taranto

Riceviamo in questo momento da operai dell'Ilva la notizia che un operaio di una ditta si è frantumato le gambe. Stava lavorando nella zona, chiamata "bilico", dove vanno a pesare.

Pare che si sia ribaltato una semovente - un sollevatore con le forche- e che l'abbia avuto addosso. Questi sollevatori, dicono gli operai, sono vecchi e mancano anche di sportelli.*

Stiamo cercando di avere maggiori notizie.

Ma, lo ripetiamo, oggi all'Ilva il rischio salute e vita è maggiore di prima, frutto anche di una situazione interna all'insegna della provvisorietà, e all'ombra degli "lavori per l'Aia" che giustificherebbero un clima di interventi fatti senza andare troppo per il sottile sul fronte pianificazione/controlli sicurezza.

A questo si unisce, sulla base di un accordo Bondi-OO.SS del 14 gennaio scorso, una procedura da seguire per Rls e interventi a fronte di pericoli, che diventa in realtà un "catenaccio" per gli operai e per gli stessi Rls; a questo si aggiunge l'atteggiamento degli organi ispettivi che mettono davanti la burocrazia legislativa e procedurale invece di essere immediatamente presenti in una situazione all'Ilva di costante emergenza pericolo.

SLAI COBAS per il sindacato di classe Ilva
slaicobasta@gmail.com - 3475301704


6.2.2014

“LO STATO CI DIA LO STATUS DI SCHIAVI”




​Trasmetto la rassegna stampa online della vertenza dei sarti bengalesi di Sant'Antimo (Napoli), dove da oltre un mese diversi lavoratori bengalesi delle tante sartorie tessili si stanno incontrando periodicamente in piazza per denunciare le condizioni di sfruttamento, per avviare cause di lavoro (sostenuti da Maurizio D’Ago, avvocato dell’associazione 3 febbraio), per cambiare la qualità della propria vita.

Nota
per AIEA+ Comitato e M.D.

Maurizio
D'Ago, sta costituendo la sezione territoriale AIEA Onlus di Napoli che avrà sede nell'attuale sportello di Medicina democratica
mario

«Lo Stato ci dia lo status di schiavi».


Richiesta choc degli immigrati del Napoletano
Il Mattino.it, lunedì 3 febbraio 2014 - 15:56

Chiedono lo status di schiavi per sfuggire al ricatto dei loro "padroni", i datori di lavoro di Sant'Antimo che, sottraendo loro i passaporti, li costringono a lavorare fino a 14 ore al giorno senza riposo settimanale con una paga, quando raramente corrisposta, che non arriva a 250 euro al mese.
È la paradossale ma disperata richiesta di aiuto, raccolta dall'associazione per la difesa dei diritti degli immigrati «3 Febbraio», delle centinaia di cittadini bengalesi, molti dei quali clandestini, da anni utilizzati nelle fabbriche tessili di Sant'Antimo e di altri comuni vicini a nord di Napoli.


«Denunceremo per riduzione in schiavitù - si legge in un comunicato dell'associazione - gli imprenditori italiani e bengalesi chiedendo al prefetto che siano concessi a tutti i firmatari i permessi di soggiorno per motivi umanitari così come previsto dall'ex articolo 18 della legge 40 sull'immigrazione».


Ieri, per la prima volta, i bengalesi di Sant'Antimo si sono riuniti in assemblea in una sala della parrocchia del paese. «È stata l'occasione per molti di loro di uscire coraggiosamente dall'anonimato - spiega Gianluca Petruzzo di 3 febbraio - e le storie di sfruttamento e di violenza che hanno raccontato non sono certo degne di un Paese civile. Ribadiremo il nostro no al nuovo schiavismo il prossimo 21 febbraio nella piazza di Sant'Antimo in occasione della festa della lingua del Bangladesh».


S.Antimo: i tessitori bengalesi alzano la testa contro le sartorie dello sfruttamento
Sono i subappaltatari di note marche della moda italiana. Fabbriche tessili diffuse tra la provincia di Napoli e di Caserta. A volte gestite da italiani, altre da stranieri, i lavoratori invece sono quasi sempre immigrati e la paga da fame.
Capita così che dopo la tragedia di Prato, con sette operai cinesi morti nel rogo della fabbrica che faceva anche da casa, tanti decidano che è il momento di cominciare ad alzare la testa. E’ accaduto a S.Antimo, dove da oltre un mese diversi lavoratori bengalesi delle tante sartorie tessili si stanno incontrando periodicamente in piazza per denunciare le condizioni di sfruttamento, per avviare cause di lavoro (sostenuti da Maurizio D’Ago, avvocato dell’associazione 3 febbraio), per cambiare la
qualità della propria vita.

E’ cominciata con la mobilitazione di parte dei tessitori bengalesi che lavorano in quattro sartorie tra S.Antimo, Grumo Nevano e Casandrino, fondate da un proprio connazionale che è arrivato in Italia con un preciso progetto imprenditoriale, disponendo di capitali e proprietà già nel paese d’origine. Ma i
lavoratori non se la passano per niente bene: orari massacranti e paghe da fame, come in molte altre fabbrichette della zona create da napoletani. 14 ore di lavoro nei giorni feriali e sette nei festivi
per salari che raramente superano i 300 euro al mese….!

E’ la versione informale di quella che i francesi chiamano “délocalisation sur place”… la globalizzazione della precarietà invece che dei diritti, trasferire una fabbrica per inserirasi in filiere che promettono buoni guadagni, mantenendo però un bassissimo livello dei salari.

Tre anni fà erano stati gli imprenditori immigrati a mobilitarsi per pretendere il dovuto da note firme dell’alta moda. Ora sono invece i lavoratori, stiratori e cucitori stanchi di massacrarsi tutto il giorno per un tozzo di pane. Domenica alle 16.00 c’è l’assemblea in piazza della Repubblica a S.Antimo. Potrebbero unirsi anche lavoratori migranti di altre nazionalità.

rassegna stampa



 http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-316e2e28-0eb3-4766-83b8-16303505934d-tg3.html?refresh_ce#p=

 Rai
News


 http://www.rainews.it/dl/rainews/media/napoli-immigrati-bengalesi-protestano-e-chiedono-status-di-schiavi-43b0641f-4f96-4b9c-a223-d20c1c4e323f.html


 Avvenire


 http://www.avvenire.it/Cronaca/Pagine/napoli-immigrati-sant-antimo-chiedono-status-di-schiavi.aspxhttp://www.avvenire.it/Cronaca/Pagine/napoli-immigrati-sant-antimo-chiedono-status-di-schiavi.aspx


 Repubblica


 http://napoli.repubblica.it/cronaca/2014/02/02/news/sos_immigrati_bengalesi_basta_con_lo_sfruttamento-77548524/

 http://napoli.repubblica.it/cronaca/2014/02/02/foto/bengalesi_in_assemblea_basta_con_lo_sfruttamento-77550421/1/#1


 Corriere della Sera

 http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/notizie/cronaca/2014/3-febbraio-2014/sottraggono-loro-passaporti-li-fanno-lavorare-fino-14-ore-250-euro-mese--2224016019169.shtml

 http://buonenotizie.corriere.it/2013/12/09/sartorie-lager-parte-da-napoli-la-rivolta-contro-lo-sfruttamento/
 Il
Mattino

 http://www.ilmattino.it/NAPOLI/CRONACA/gli-immigrati-chiedono-lo-status-di-schiavi/notizie/495858.shtml

 Ansa

 http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/cronaca/2014/02/02/Sos-bengalesi-basta-sfruttamento_10004484.html

 campanianotizie.com

 http://www.campanianotizie.com/cronaca/napoli/82450-bengalesi-di-santantimo-a-lavoratori-e-istituzioni-qpunite-schiavisti-non-noiq.html

 Yalla

 http://www.stranieriincampania.it/wp/s-antimo-i-tessitori-bengalesi-alzano-la-testa-contro-le-sartorie-dello-sfruttamento/

 ilDemocratico.com

 http://www.ildemocratico.com/2014/02/04/bengalesi-ridotti-in-schiavitu-nelle-fabbriche-alle-porte-di-napoli/

 stranieriinitalia.it

 http://www.stranieriinitalia.it/attualita-bengalesi_schiavi_nelle_fabbriche_alle_porte_di_napoli_18343.html

 Il Manifesto

 http://ilmanifesto.it/i-nuovi-schiavi-3-euro-allora-e-via-il-passaporto/

INCIDENTE AL POLO CHIMICO DI SPINETTA MARENGO


al Polo Chimico di Spinetta Marengo che nel pomeriggio del 3 febbraio 2014 si è verificata l'esplosione della linea che dai Monomeri porta il tetrafluoretilene al reparto Polimeri nei pressi del rettore R700.

Il tetrafluoretilene è un gas tossico, cancerogeno che unito all'ossigeno provoca una miscela esplosiva.

alcuni lavoratori si sono recati in infermeria per dei controlli e che qualcuno abbia subito danni alle vie uditive.

giovedì 6 febbraio 2014

Presidio per Sandro Giuliani

Una delegazione della Rete nazionale per la sicurezza sul lavoro e nei
territori ha partecipato al presidio davanti la Corte d'appello di Roma
assieme alle delegazioni di ferrovieri provenienti da Bologna e dalla
Toscana, unitamente al Comitato vittime di Viareggio, in solidarietà al
capotreno Sandro Giuliani ingiustamente licenziato da Trenitalia per avere
preteso il rispetto delle normative sulla sicurezza sul lavoro.
Purtroppo abbiamo assistito al solito rinvio (il 2 luglio) da parte dei
Tribunali dei padroni che, quando si tratta di lavoratori e di sicurezza
sul lavoro, negano in tutti i modi la giustizia.
Alle realtà romane presenti la Rete nazionale ha proposto di organizzare
per la settimana prossima una riunione per discutere del processo di
Taranto e dell'importante Convegno tenutesi a Taranto contro l'Ilva e per
costruire/rafforzare l'unità con le altre lotte per la sicurezza dei
lavoratori che si stanno portando avanti a Roma, in vista della
mobilitazione nazionale in occasione della udienza della Cassazione per il
processo Thyssen, dove esiste il rischio di un azzeramento della sentenza e
dei suoi effetti.
I ferrovieri presenti si sono resi disponibili ad organizzare la riunione
nella sede USB di Roma a Castro pretorio.

RETE NAZIONALE PER LA SICUREZZA E LA SALUTE SUI POSTI DI LAVORO E TERRITORI
bastamortesullavoro@gmail.com

Amianto, un risarcimento importante

rendita vitalizia ai familiari dell'arsenalotto morto per l'amianto


Non solo il risarcimento secco di 100mila euro alla vedova e ai due figli, ma anche un assegno di 1.500 euro a testa


La Spezia, vecchie navi militari ancorate in Arsenale. Pericolo amianto
(Frascatore)
La Spezia, 4 febbraio 2014 - IL MAXI risarcimento è arrivato a ventinove anni dal decesso e a trent'anni dal collocamento a riposo di un dipendente civile dell'Arsenale, G.V., morto a cinquant'anni per l'esposizione all'amianto. La moglie e i tre figli non solo beneficeranno del maxi risarcimento pari a centomila euro a testa, ma anche ecco la novità - di una rendita vitalizia - a testa di millecinquecento euro. Un mega risarcimento quello ottenuto dalla famiglia della vittima dell'amianto che ha reso giustizia dopo alcuni decenni. La novità sta nel fatto che la normativa ammette il dipendente civile ad usufruire di tutti i benefici economici (assegno vitalizio e speciale assegno vitalizio, speciale elargizione soggetta a
rivoluzione per i superstiti aventi diritto) che sono riconosciuti ai dipendenti militari dello stato con l'equiparazione del suo status a quello di «vittima del dovere». Dei benefici, pertanto, possono usufruire tutti coloro che hanno prestato servizio a diverso titolo ad esempio «sulle navi come dipendenti civili dell'Arsenale militare della Spezia» e che hanno contratto le gravi patologie ambientali e i loro
eredi.Proprio nel dicembre 2013 il Ministero del Tesoro ha liquidato il risarcimento (in base al Dpr n. 243/2006, Ndr) ai familiari, la moglie ancora in vita e ai tre figli (una femmina e due maschi), di un dipendente dell'Arsenale militare della Spezia occupato con la qualifica di «operaio inquadrato nel profilo professionale di elettricista specializzato». Questi era cessato al servizio nel 1984 e morì l'anno successivo. La domanda per l'ottenimento del risarcimento era stata presentata nel 2010, a oltre venticinque anni dal decesso, dal legale che tutela la famiglia, l'avvocato Sandra Biglioli.Con la liquidazione, ogni erede si è così visto accreditare oltre centomila euro, collegati alla causa di lavoro, a titolo di arretrati della pensione privilegiata oltre al riconoscimento di uno speciale assegno vitalizio
pari alla somma di millecinquecento euro mensili oltre alla tredicesima mensilità, nonchè duecentomila euro, oltre agli interessi una tantum a titolo di speciale elargizione per il decesso del familiare. I recenti
sviluppi giuridici e normativi in materia di provvidenze assistenziali e previdenziali rendono giustizia a coloro che fino ad oggi si sono visti negare i benefici che erano, invece, già previsti per i dipendenti
militari del Ministero della Difesa. Oggi in presenza di correlazione tra patologie importanti riportate in conseguenza dell'esposizione all'amianto anche i dipendenti civili ed i loro eredi ne usufruiscono.
La nostra città ha già visto riconoscere tali provvidenze a ex dipendenti ancora in vita con l'elargizione di una somma una tantum pari a euro 2.000 per punto percentuale di invalidità pechè soggetti con
percentuale di invalidità riconosciuta inferiore all'80%; oltrechè le speciali elargizioni a titolo di pensione privilegiata e del risarcimento una tantum in caso di decesso. Numerose sono le domande
inoltrate al Ministero nella nostra città che, negli anni, ha occupato personale anche presso infrastrutture militari con significativa presenza di amianto; molte di queste domande attendono risposta. In molti casi i dipendenti hanno richiesto l'accertamento della causa di servizio, non solo perchè occupati stabilmente in ambienti contaminati come ad esempio all'interno delle navi, ma anche a seguito di malattia contratta in occasione di mansioni di diversa natura.

Guariniello, un pool per i treni: "Macchinista unico, si rischia"



Sono circa dieci i casi negli ultimi anni in Piemonte in cui il conducente è stato colto da malore, per fortuna senza conseguenze tragiche. Guariniello ha coinvolto le Asl del torinese che hanno prescritto alle compagnie ferroviarie di predisporre misure di sicurezza idonee   
Il sostituto procuratore Raffaele Guariniello ha formato un pool - che sarà lui a coordinare - sulla sicurezza dei treni, in particolare di quelli che hanno un solo macchinista a bordo e che percorrono tratte locali. In caso di malore del conducente infatti - si è chiesto il magistrato - "chi prende il suo posto tutelando la sua incolumità e quella di tutti i viaggiatori?" Sono circa dieci i casi accaduti negli
ultimi anni in Piemonte in cui il macchinista è stato colto da malore, per fortuna senza conseguenze tragiche. Guariniello ha coinvolto le Asl del torinese che hanno prescritto agli amministratori delegati delle compagnie ferroviarie, non solo Trenitalia ma anche due aziende locali, di affrontare i rischi dei treni a conduzione unica in particolare predisponendo misure di sicurezza idonee a prevenire incidenti causati dalla mancanza di un "copilota". Le tre società che operano sui binari nel Torinese dovranno ottemperare entro 90 giorni.
In particolare, da quanto accertato, in caso di malore in galleria dovrebbe intervenire una locomotiva ad hoc per trainare fuori il treno. Operazione per la quale, stando alle simulazioni, si impiegano circa 20 minuti: un tempo giudicato eccessivo per il soccorso di malori gravi. Gli accertamenti sono partiti dopo alcuni esposti arrivati in Procura.
Sul tema la magistratura si è già mossa: nell'ottobre scorso l'amministratore delegato di Trenitalia, Vincenzo Soprano, è stato iscritto nel registro degli indagati dalla procura di Roma. L' accusa è di aver violato alcune norme di sicurezza sul lavoro mettendo a rischio l' incolumità dei viaggiatori e il trasporto su rotaia.L' inchiesta è incentrata sul "macchinista unico", ossia sulla presenza di un solo uomo ai comandi dei convogli, e coinvolge anche altri funzionari dell' azienda. Il pm titolare del fascicolo, Pietro Pollidori, ha già inviato a Soprano un invito a comparire e non è escluso che entro la fine della
settimana il manager possa essere interrogato. Le contestazioni non sarebbero comunque legate a un evento specifico, ma a un "pericolo" generale

sabato 1 febbraio 2014

3 FEBBRAIO 2014 PRESIDIO A FIRENZE - IN-SICUREZZA FERROVIARIA ORE 11 - 15 STAZIONE FIRENZE SANTA MARIA NOVELLA LATO VIA ADUA...PER LA SICUREZZA IN FERROVIA




"PRESIDIAMO LA SICUREZZA FERROVIARIA"

Fabrizio Fabbri 34 anni, manovratore di Trenitalia, muore la sera del 12 Gennaio travolto dal treno che stava trasferendo da solo, nella stazione di Firenze SMN.  Fabrizio è morto perché ha tentato in ogni modo di fermare il treno, avviatosi senza controllo ed impedirgli di nuocere ad altre persone.
Pochi giorni dopo l'infortunio mortale di Fabrizio, accade l'incidente ad Andora nel quale sono rimasti feriti i due macchinisti e si è sfiorata la strage perché il treno, sviato dai binari, ha rischiato di precipitare nel vuoto, salvato solo da un costone di roccia.
Nello stesso giorno del 16 gennaio un operaio di RFI di 40 anni rimane gravemente ferito a Mignanego, nei pressi di Genova, per essere rimasto schiacciato fra un locomotore e la parete della galleria.
In Toscana nel solo mese di gennaio 4 persone sono state investite dai treni; un tragico bilancio che conta tre morti tra cui un pendolare investito a Vicchio del Mugello, dove manca anche il sottopasso ed una ragazzina studentessa di 15 anni, investita a Cascina e decapitata dal treno in transito.
Intanto le risorse vengono dirottate sul servizio Alta Velocità; così le stazioni vengono abbandonate senza personale, senza controlli per la tutela e la protezione di lavoratori ed utenti, senza sorveglianza di ragazzi e studenti che le frequentano.
Manifestiamo e recuperiamo insieme la cultura ed il vero concetto di Sicurezza, per una società che non si debba definire barbara!!

LUNEDI' 3 FEBBRAIO
ORE 11,00-15,00

STAZIONE di FIRENZE SMN
Lato PIAZZA ADUA

PRESIDIO
"PER LA SICUREZZA IN FERROVIA"

Ferrovieri per la sicurezza              Assemblea 29 giugno      Associazione “Il mondo che vorrei”                              

                                             Comitato No Tunnel Tav Firenze


fotocop. in prop.  29 gennaio 2014