(Di seguito la cronaca scritta per Facebook da Elena del gruppo dell'Agenda Rossa, che ringrazio per la
gentile concessione)
Poca gente tra il pubblico, vicino a me siede un ex dipendente Thyssen che
mi ha dato delle informazioni utilissime.
Ricapitolo, per memoria, quanto richiesto dalla Procura della Repubblica il
14 dicembre:
16 anni e sei mesi per l'A.D. Herald Espenhahn
13 anni e sei mesi per: Gerald Prigneitz, Marco Pucci, Giuseppe Salerno,
Cosimo Cafueri
9 anni per Daniele Moroni
La Regione Piemonte ha chiesto 6 Milioni di euro di risarcimento.
La Corte, entra alle 9.50 - il Giudice, a nome della corte, si scusa del
ritardo dovuto ad un imprevisto.
Apre l'udienza l'avvocato Vallere, come rappresentante del Sindacato
Unitario di Base, costituitosi parte civile, in quanto soggetto danneggiato.
Facendo riferimento all'art. 2043 Risarcimento per fatto illecito:
''Qualunque fatto doloso o colposo, che cagiona ad altri un danno ingiusto,
obbliga colui che ha commesso il fatto a risarcire il danno (Cod. Pen.
185)''.
L'Avv. Vallere ripercorre tutte le mancanze presenti nello stabilimento:
enormi quantità di carta imbevuta d'olio,
mancanza di pulizia - la carta NON veniva rimossa causa carenza personale
* norme anti infortunistiche non rispettate,
* mancanza della centratura automatica dei coils, con conseguente
sfregamento sulla carenatura metallica
* sfregamento che provocava surriscaldamento e ''scintille''
* flessibili oleodinamici fessurati - flessibili a 140 atmosfere!
* pulsantiere non a norma - non solo non fatte con lo standard richiesto
ma addirittura protette da ghiere metalliche, quindi, non facilmente
raggiungibili
* cartelli anti infortunistica di 20 anni fa (risalenti ancora alla
precedente proprietà Fiat)
* centralina idraulica ridotta ad un colabrodo - gli allarmi di perdita
di pressione erano costanti (ricordo che la perdita mensile era tra gli 8 e
le 12 tonnellate di olio al mese)!!! La sera stessa dell'incendio la
centralina idraulica era stata rabboccata tre volte!
* mancanza di istruzioni sui macchinari presenti
* mancanza di dispositivi di arresto d'emergenza
* pulsantiere NON a norma e difficilmente riconoscibili
* nonostante il blocco della linea l'olio continuava ad essere pompato
nei tubi aumentando la pressione con rischio esplosione
* pavimenti sdrucciolevoli e coperti da carta e residui oleosi - la
normativa di sicurezza prevede la pulizia accurata per evitare i ''carichi
fuoco''
* manutenzione difficilissima anche dovuta al fatto che gli spazi erano
troppo esigui
* i corridoio di passaggio non erano separati tra pedoni e i ''muletti''
che trasportavano materiale
* porte di sicurezza grandi azionate elettronicamente, quindi in
mancanza di corrente (come nella notte dell'incendio) NON si potevano
aprire, rinchiudendo di fatto, gli operai dentro in caso di pericolo
* porte piccole di soccorso con apertura manuale, non segnalate e spesso
intralciate da macchinari o materiale
* enorme spazio da percorrere in caso di incendio, la legge prevede
15-30 m. loro ne avevano 150-200 m con una sorta di percorso ad ''ostacoli''
e a volte il passaggio si riduceva a 30 centimetri
Per tutti i motivi sopra citati, la Federazione dei lavoratori
Metalmeccanici Uniti, sentendosi, per il comportamento tenuto dalla Thyssen,
defraudata e danneggiata in termini di perdita di credibilità - nonostante
le pressioni fatte per risolvere i problemi appena elencati - chiede agli
imputati - penalmente responsabili - in risarcimento la somma di euro 225
mila , più una nota separata cadauno. Tale denaro verrà utilizzato dalla
Federazione per progetti formativi per il lavoro in ambito di sicurezza.
Ore 12.30 inizia l'avvocato Signora Galliate come rappresentante di
''Medicina Democratica''
Ripercorre le ''anomalie'' sopra riportate dall'avvocato Signor Vellere,
stressando sulle dimensioni ridotte degli spazi di azione da parte del
personale, per interventi manutentivi.
(n.d.r. - come mi è stato detto dal Sig. Corazza - gli spazi ridotti sono
dovuti al fatto che la linea 5 è una linea ''nata zoppa''! Era un prototipo
europeo all'avanguardia per il recupero del calore, e fatta con i
contributi della Comunità Europea, in pratica , pur di prendere i contributi
dalla comunità, hanno ''creato'' lo spazio per la nuova linea 5, MA lo
spazio non era sufficiente nè in altezza nè in pianta, ma tant'è... fu
fatta ugualmente - ecco perchè gli spazi sono così ''miseri'')
L'avvocato Galliate ricorda ancora la distanza da percorrere, in caso di
pericolo, per raggiunger le uscite di sicurezza ed accedere alle ''zone
sicure'': Per zone sicure si intende l'esterno dello stabilimento invece, in
questo caso, la zona sicura era la linea 4!
Infatti i soccorsi sono potuti intervenire solo da quella porta.
Le altre due, aprendosi solo grazie all'energia elettrica, NON funzionavano.
Mentre parla non posso fare a meno di pensare alla ''fine del topo'' e mi
vengono le lacrime agli occhi...
Ricorda che giornalmente si spegnevano incendi, per cui sarebbe stata
INDISPENSABILE una revisione dei sistemi di sicurezza.
Ribadisce che la mancanza di centratura automatica dei coils, con il
risultato di sfregamento, provocava scintille, dato il carico fuoco
presente... carta e olio a pressione... non è difficile immaginare i
risultati!
Ricorda che i pavimenti avrebbero dovuto essere in pendenza per raccogliere
l'olio residuo della laminazione - altamente infiammabile - in apposite
canaline di scolo, tale olio invece rimaneva sul pavimento, rendendo
difficile sia la deambulazione normale, ma soprattutto aumentando il
''carico fuoco''!
Nessuna direttiva CEE era rispettata. Mentre in tutti gli altri stabilimenti
Thyssen, sia in Germania che a Terni lo erano!
Ricorda che i flessibili, contenenti l'olio dell'impianto idraulico,
avrebbero dovuto essere protetti da ghiere e, soprattutto avrebbero dovuto
avere dei sistemi per ''captare'' le fuoriuscite d'olio prima che si
potessero trasformare in una sorta di pulviscolo di olio ad altissima
pressione e... altamente infiammabile! (Flash Fire) (Cosa effettivamente
successa! Secondo la testimonianza di un sopravvissuto si parlava di ''muro
di fuoco'')!
Ricorda che la situazione ''estintori'' era drammatica. (Parlando con il
signor Corazza - ho appreso che gli estintori erano tenuti in un magazzino
accessibile solo dopo aver ritirato le chiavi dai guardiani - ci volevano
circa due ore per togliere i vuoti, andare a prendere quelli nuovi in
magazzino, firmare le bolle di consegna, ritornare sul posto dove
posizionare i nuovi e tornare al posto di lavoro! Semplicemente NON c'era
abbastanza personale per farlo! Ecco perchè molti estintori erano appesi al
muro semivuoti, se non peggio ancora vuoti)!
L'avvocato conclude ricordando che non esisteva un impianto di rilevazione
automatica degli incendi non esisteva un impianto di spegnimento a pioggia,
non esisteva un impianto automatico rilevazione calore, non c'era protezione
dei ''flessibili'' contenenti olio a pressione, non c'era un allarme
acustico anomalie.
Tutte queste ''anomalie'' necessarie e approvate furono semplicemente
declassate da: lavori da attuare sulla linea 5 TORINO
a lavori da attuare sulla linea 5 FROM TORINO.
Quindi lo sapevano, le avrebbero fatte... MA nella nuova allocazione della
linea. Non era quindi il caso di spendere più nulla per Torino... in quanto
stabilimento in ''dismissione''.
L'avvocato, dopo aver elencato i nomi delle vittime:
Antonio Schiavone, 36 anni,
Rosario Rodinò di 26 anni,
Rocco Marzo di 54 anni,
Roberto Scola di 32 anni,
Angelo Laurino di 43 anni,
Bruno Santino di 26 anni,
Giuseppe De Masi di 26 anni.
Chiede a nome dell'associazione Medicina Democratica - Lavoro e Salute, in
quanto frustrati e sminuiti nella loro attività di miglioramento
dell'attività lavorativa, la somma di lire 250 mila Euro.
La cosa che mi ha colpita di più è stata la frase riportata dall'avvocato
Galliate, che citando le testuali parole dell'imputato Salerno ha detto:
''Ma d'altronde... non si poteva mica fermare lo stabilimento...'' In quel
momento avrei voluto gridare SIIIIIII , SIIIIII, SI DOVEVATE FERMARLO!
Sono morti in 7! Per cosa? Per il vostro guadagno? Per i vostri profitti!
Perchè non era un ''regalo'' quello, che la Thyssen faceva a quegli operai!
Erano gli operai a fare un regalo alla Thyssen! Un regalo pagato con la
VITA!
Esco sempre da quel tribunale con le lacrime agli occhi e con un senso di
frustrazione terribile!
Mentre torno a casa penso allo stabilimento Fiat di Mirafiori... il
contratto Marchionne e mi chiedo: ''dove stiamo andando''?Torino, 15 gennaio
2011
Stefano Ghio - Rete sicurezza Torino
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