mercoledì 20 febbraio 2013

boicottare il voto !

Nessun partito si è degnato di rispondere su cosa faranno nella prossimalegislatura per i morti sul lavoro con la precedente  commovente lettera diGiuseppe Marchese. Solo la segreteria di Sel ha risposto . E gli altri?Bersani, Monti, Berlusconi, Ingroia, Casini, Fini, Giannino, Maroni,Grillo, Meloni ecc....Nessuno risponde alla lettera di questa madre chechiede che non si ripetano più tragedie come queste? Non provate vergogna afregarvene di queste tragedie che colpiscono più di 1000 famiglie ogni anno?


Carlo Soricelli Osservatorio indipendente di Bologna morti sul lavoro
http://cadutisullavoro.blogspot.com

Lettera per un figlio che non c'è più

Anche Andrea si è perso tra i morti da stabilimento e da cantiere.
Tragedie quotidianamente dimenticate da un paese ignavo e incurante.
Fermare questa strage perché ogni essere umano ha diritto alla propria vita
e non può perderla per 900 euro al mese.

Andrea aveva 23 anni quando, il 20 giugno 2006, è rimasto con il cranio
schiacciato da una macchina tampografica non a norma. Andrea voleva
imparare a suonare la tromba, come se la chitarra da sola gli andasse
stretta. Perché a quell'età la taglia dei desideri si allarga e non stai
più nei tuoi panni dalla voglia di metterti alla prova, conoscere, guardare
avanti. Da li a quattro giorni pure la metratura della sua vita sarebbe
lievitata di colpo: dalla sua camera da ragazzo, in casa dei genitori,a un
mini appartamento, acquistato dai suoi con un mutuo, a metà strada tra
Porto Sant'Elpidio e la fabbrica Asoplast di Ortezzano, dove aveva trovato
lavoro come precario per 900 euro al mese. Andrea voleva imparare a suonare
la tromba, ma non ha fatto in tempo: una tromba che, rimasta la dov'era in
camera sua, suona un silenzio assordante. E neppure l'appartamento è
riuscito ad abitare: doveva entrare nella nuova casa sabato 24 giugno 2006,
se ne è andato il 20 giugno di 4 anni fa. Oggi Andrea avrebbe 28 anni ma è
morto in fabbrica alle sei e dieci dell'ultimo mattino di primavera. E
suonerebbe ancora la chitarra con i Nervous Breakdwn e non darebbe il suo
nome a una borsa di studio. Sarebbe la gioia di sua mamma Graziella e non
la ragione della sua battaglia da neo cavaliere della Repubblica, per
cultura sulla sicurezza.

Una battaglia finita con una sconfitta dolorosa: nel nome del figlio e a
nome dei tanti caduti sul lavoro, senza giustizia: Umbria-Olii, Molfetta,
Thyssenkrupp, Mineo....Sono solo le stazioni più raccontate di una via
Crucis quotidiana, che per un po' chiama a raccolta l'indignazione
italiana, che poi guarda altrove. Le morti si fanno sentire, ma le sentenze
molto meno, quando passano sotto silenzio anche per una sorta di disagio
nell'accettarle e comunicarle. I responsabili di questa orrenda morte sono
stati condannati a otto mesi di condizionale con la sospensione della pena,
anche se il Procuratore generale del tribunale di Fermo aveva parlato «di
un chiaro segnale perché questi reati vengano repressi con la massima
severità». Andrea è stato ucciso per la seconda volta. La tragedia è finita
nel dimenticatoio, con alcune frasi fatte e disfatte, tipo non deve più
accadere, basta con queste stragi, lavoreremo per migliorare la sicurezza.
Parole piene di buone intenzioni, che lo spillo della smemoratezza buca in
un momento. Parole al vento! Alla fine anche Andrea si è perso tra i morti
da stabilimento e da cantiere: martiri del lavoro che fanno notizia il
tempo di commuovere, che non promuovono ronde per la sicurezza, spesso
rimossi pure nei processi. Tragedie quotidianamente dimenticate da un Paese
ignavo e incurante. Questo è quanto accade a tutti i morti sul lavoro; di
loro restano solo dolore e angoscia dei familiari ma giustamente questo non
fa notizia: una mamma che piange tutti i giorni, che guarda sempre la porta
di casa aspettando che il suo Andrea rientri perché spera che tutta la
sofferenza che sta vivendo sia solo un brutto sogno... Ma tutto ciò non
importa a nessuno!!!

Questa è la tragica realtà, di chi rimane e si rende conto di essere
emarginato e dimenticato da tutti. Forse ciò che gli altri non conoscono è
la realtà del “dopo” di queste tragedie…La vita per i familiari viene
stravolta dal dolore e dalla mancanza della persona cara, ti ritrovi a
lottare giorno per giorno per sopravvivere e se sei forte riesci in qualche
modo a risollevare la testa da quel baratro di depressione in cui sei
caduta, altrimenti sprofondi sempre di più!!! Ti accorgi che sei lasciato
solo a te stesso….manca il sostegno psicologico, sono assenti tutte le
istituzioni e nessuno è disposto ad ascoltare il tuo dolore perché il
dolore fa paura a tutti!!! Speri nella giustizia ma questa si prende beffa
di te perché otto mesi e sospensione della pena per chi ha ucciso tuo
figlio mi sembra una vergogna per un paese che si definisce civile…

Vogliamo parlare dell’Inail, questo ente che ogni anno incassa milioni di
euro? Ebbene la morte di Andrea è stata calcolata 1.600 euro e cioè
rimborso spese funerarie, allora mi chiedo ma la vita di mio figlio che è
stato ucciso a soli 23 anni, per la società non valeva nulla? Eppure io
quel figlio l’ho partorito, l’ho amato, curato e protetto per 23 anni, era
il mio orgoglio e la mia felicità e quindi tutto diventa assurdo e
inaccettabile!!! Nemmeno l’assicurazione vuole pagare il risarcimento e a
distanza di 4 anni e mezzo dovrò subire ancora violenze psicologiche
tornando di nuovo in tribunale e ripercorrere ancora una volta questa
tragedia… descrivere come è morto Andrea, come lo hanno trovato i colleghi
di lavoro, come ho vissuto dopo e come continuo a vivere oggi… Credetemi
una pressione che non riesco a sopportare più. Per terminare, anche
l’amministrazione comunale di Porto Sant’Elpidio si rifiuta di dare una
definitiva sepoltura al mio angelo!!!
Allora mi chiedo e lo chiedo a voi che state leggendo questa lettera: la
vita di un operaio vale così poco? E’ un essere umano come tutti e se per i
soldati morti in “missione di pace” si fanno funerali di Stato, per i 1300
operai che muoiono ogni anno per la mancanza di sicurezza, cosa viene
fatto? Nulla perché non sappiamo nemmeno nome e cognome… sono solo numeri
che fanno parte di una statistica.

Termino questa lettera con un appello disperato: fermiamo questa strage che
serve solo a far arricchire gli imprenditori e a distruggere le famiglie!!!
Ogni essere umano ha diritto alla propria vita e non si può perderla per
900 euro al mese!


di Graziella Marota, mamma di Andrea Gagliardoni

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