mercoledì 5 marzo 2014

PROCESSO AMIANTO AL PETROLCHIMICO DI RAVENNA


SCATTA LA VERGOGNA DELLA PRESCRIZIONE PER I REATI DI OMICIDIO COLPOSO E
LESIONI COLPOSE  PER ALCUNI DIRIGENTI, RESTA IN PIEDI  PER TUTTI L'ACCUSA DI
DISASTRO COLPOSO.
Oggi si è tenuta a Ravenna la terza udienza preliminare per il processo a carico di 21 dirigenti ENI accusati a vario titolo di omicidio, lesioni e disastro colposi. Erano presenti in aula una sessantina tra operai e parenti dei deceduti, assenti tutti gli imputati. La scorsa udienza (6 febbraio) erano state esposte dal PM Ceroni e dagli avvocati di parte civile, le tesi per cui si sarebbe dovuto procedere con le imputazioni ascritte ai vari dirigenti ENI. Oggi è stata la volta delle arringhe difensive da parte del collegio di difesa composto da vari principi del foro(da segnalare Grosso di Torino; Maspero ,Lucibello e Simoni di Milano e Bolognesi di Ferrara). Le tesi difensive si sono snocciolate su due punti fondamentali: la prescrizione dei reati poiché avvenuti venti e più anni addietro e poi sulla estraneità ai fatti da parte degli imputati, poiché nei vari interventi succedutesi, volevano rimarcare l'assenza  di responsabilità dei dirigenti, che a loro dire non avevano compiti di gestione delle operazioni (che invece
sarebbero toccati ai preposti alla salute e alla sicurezza) ma avevano solo compiti di dirigenza ed organizzazione della produzione. Addirittura secondo l'avvocato Bolognesi, del fatto che nell'organigramma aziendale non ci fossero i preposti per la sicurezza, non è possibile accusare i vertici aziendali, ma eventualmente l'azienda stessa. Però, aggiungiamo noi, probabilmente anzi sicuramente, i dirigenti gestivano loro l'organizzazione del lavoro e delle produzioni, ed in quanto gestori dovevano pur prevedere ed organizzare la sicurezza e la salute sui luoghi di lavoro, visto che le norme di tutela esistono già dalla nascita della Repubblica italiana e sono sancite anche nella Costituzione. Quindi se uno è responsabile dello stabilimento, è anche direttamente responsabile di quel che accade al suo interno sia in materia produttiva, organizzativa ed anche del rispetto e della tutela della sicurezza e della salute. Ma a tutto ciò non ci sarà mairisposta dallo stato italiano poiché per alcuni imputati sono già intervenuti i termini di prescrizione per i reati di omicidio colposo e lesioni colpose e per gli altri maturerà durante l'iter processuale. Per la legge italiana il conteggio per la prescrizione scatta quando viene diagnosticata la malattia e non quando ci sia l'aggravamento o il decesso, quindi si può legittimamente affermare che questo è un bel colpo di spugna sulle responsabilità di chi dovrebbe tutelare la salute e la sicurezza negli
ambienti lavorativi. Il GUP Farinella ha dichiarato il rinvio a giudizio degli imputati. Tale tesi segue l'onda del processo Eternit di Torino che acclara il disastro ancora in atto poiché l'insorgenza delle malattie ed i decessi sono ci sono tutt'oggi . Da notare che una della parti civili (i parenti di un operaio deceduto) si è fatta escludere dalla costituzione di parte civile. Avranno  raggiunto un accordo con l'azienda per un risarcimento? questo è quello che vociferavano gli operai presenti.
L'eventuale condanna per disastro colposo darebbe luogo ai risarcimenti per tutte le parti civili, che probabilmente avranno dei soldi ma sicuramente non avranno giustizia piena a causa della prescrizione che quasi sempre assicura impunità ai potenti. La prossima udienza con l'inizio del dibattimento si svolgerà sempre a Ravenna  il 25 giugno prossimo. Riporteremo l'evolversi del processo sul blog.

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