mercoledì 5 marzo 2014

Processo Solvay

La difesa: "nessuna sostanza cancerogena"
"Nessuna delle sostanze contenute nelle acque ad uso potabile distribuite da Solvay è cancerogena". E' quanto ha sostenuto il consulente della difesa Solvay all'udienza del processo contro otto ex dirigenti e amministratori delle aziende del Polo chimico di Spinetta Marengo. Il Pm ribatte sugli investimenti che l'azienda sostiene di aver fatto: "solo una minima parte è servita a cercare le perdite"
ALESSANDRIA - "Nessuna delle sostanze contenute nelle acque ad uso potabile distribuite da Solvay è cancerogena". Né il cromo esavalente, né i clorurati. E' quanto ha sostenuto il consulente della difesa Solvay all'udienza del processo contro otto ex dirigenti e amministratori delle aziende del Polo chimico di Spinetta Marengo, sotto accusa per omessa bonifica e inquinamento della acque. Il perito Tommaso Dragani, dell'Istituto tumori di Milano tenta di smontare pezzo per pezzo, partendo dalla credibilità, quanto aveva sostenuto invece il consulente dell'accusa professor Gilli nella sua relazione. Un muro contro muro, sempre più alto, tra accusa e difesa. Dragani non solo insiste sulla "non cancerogenicità
delle sostanze", ma mette anche in discussione la metodologia adottata da Gilli nel presentare l'analisi di rischio.
Posto che esistono cinque gruppi di "rischio", dalle sostanze cancerogene a quelle "probabilmente non cancerogene", solo due di quelle presenti nelle acque provenienti dal polo chimico e destinate ad uso umano potrebbero essere classificate come "probabilmente cancerogene" (il livello 2): il cromo esavalente e il tricloroetilene, "presenti in ogni caso in concentrazioni entri i limiti di legge sulla potabilità". I dati che sforavano, secondo il perito della difesa, "si riferivano ad acque ad uso industriale o irriguo. Il cromo esavalente, secondo il perito che cita studi e metodologie sul tema, "risulta cancerogeno solo per inalazione e non per ingestione". Dormiranno sonni più tranquilli gli abitanti di Spinetta? Ai margini della deposizione di Dragani, gli avvocati di parte civile fanno presente che, anche qualora non risultassero cancerogene, per dimostrare l'avvelenamento basta che le sostanze siano "dannose per la salute", e provochino malattie croniche o comunque alterino la salute dei cittadini. E
poi c'è "l'effetto cocktail" di cui aveva parlato sempre in udienza il consulente delle parti civili professor Ugazio per cui una singola sostanza potrebbe non avere effetti gravi, ma più sostanze insieme sì. E nella acque di Spinetta ne sono state rilevate una ventina.

Potrebbe essere questa la carta che tirerà fuori l'accusa durante il controinterrogatorio, previsto per la prossima udienza (il 3 marzo).
Due le componenti che sarebbero alla base della relazioni di Dragani: la concentrazione e l'esposizione prolungata. Fattori che mancherebbero a Spinetta. "Anche il sole, preso indosi eccessive, fa male", è la tesi del consulente.
Nel corso dell'udienza di ieri, intanto, si è tornati anche a parlare degli investimenti che Solvay avrebbe messo in campo per contrastare la contaminazione.
Ma "L'80% dei fondi che Solvay ha affermato di aver impegnato per la ricerca delle perdite della rete idrica (circa 4,5 milioni) è stato speso per manutenzione ordinaria o sostituzioni tecniche e non specificamente per ricercare le perdire dell'impianto che causavano l'alto piezometrico", rileva il pubblico Riccardo Ghio durante il contro interrogatorio al perito della difesa ingegner Messineo
Per Solvay l'azienda avrebbe fatto tutto il possibile, anzi di più, per rimediare ad una situazione di inquinamento pregresso che avrebbe ereditato da Ausimon, inconsapevolmente.
Per la procura, ci fu invece, l'intenzione di "nascondere" sotto il tappeto un bel po' di polvere.
E comunque, sempre secondo la difesa, Solvay non sapeva o venne a conoscenza solo nel 2004 della reale situazione.
27/02/2014

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