sabato 11 maggio 2013

Legittima l'azione della Rete all' Amadori di Cesena: i confederali ritirano la querela contro gli attivisti

Il gruppo Amadori è una delle principali società europee di produzione e commercializzazione di carni avicole (pollo e tacchino). Nel sito di Cesena con più di 2000 lavoratori in maggioranza donne, in particolare dal 2007, si sono verificati dei malori tra gli stessi operai che tutti, padrone, sindacati confederali, istituzioni locali, sindaco in testa, politici, ad eccezione del gruppo consigliare dei Verdi, organi di controllo e prevenzione, hanno minimizzato, cioè nei fatti coperto.
La nostra attività al sito di Cesena dell'Amadori ha avuto il sostegno degli stessi operai a maggioranza donne che hanno compilato un questionario diffuso dalla Rete-nodo di Ravenna. E' la denuncia più efficace che legittima il nostro intervento ai cancelli e che descrive le condizioni di sfruttamento che hanno causato i malori (male alla testa, gola secca, trachea irritata, irritazione agli occhi, bruciore alle narici, vomito, svenimenti) che hanno portato alla chiusura per quattro giorni di alcuni reparti produttivi, dovuti all'esalazioni di sostanze irritanti della rete fognaria, cattivo funzionamento del sistema dell’aria condizionata, fumi in atmosfera provenienti da attività di Rendering.
Ma chi dovrebbe fare il suo mestiere, i confederali, invece non lo fa, dimostrando di avere più a cuore gli interessi padronali che quelli dei lavoratori: quando le operaie non ce la fanno più a lavorare in ambienti nocivi e per l'aumento dei carichi di lavoro, i sindacati confederali e gli Rls sono completamente assenti e gli organi di vigilanza e controllo dell’Ausl danno ragione all'Azienda.
Quindi siamo intervenuti come Rete-nodo di Ravenna per risolvere i problemi delle operaie, in forza anche dell'art. 9 dello Statuto del Lavoratori: “i lavoratori, mediante le loro rappresentanze, hanno diritto di controllare l’applicazione delle norme per la prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali e di promuovere la ricerca, l’elaborazione e l’attuazione di tutte le misure idonee a tutelare la loro salute e la loro integrità fisica”.
Attività che ha messo in luce tutto il sistema che rende insicuro il lavoro delle operaie, e che ha portato all'intimidazione nei confronti della Rete, non direttamente da parte del padrone ma dai sindacalisti complici con il segretario uil in testa, Scarponi, che fa partire una denuncia per ingiuria (art. 594 c.p.).
Il 9 maggio scorso, dopo 5 cinque lunghi anni, si è concluso il procedimento e la querela è stata ritirata dagli stessi sindacalisti.
Evidentemente l'attività della Rete per la salute e sicurezza sul lavoro in questa fabbrica è stata la risposta all'inattività complice  dei confederali in questa Azienda: invece che rilanciare la mobilitazione degli operai per denunciare padron Amadori, mettere in sicurezza gli impianti, mettere in campo una lotta per non subire il ricatto occupazionale ("o lavorate in queste condizioni o sposto la produzione altrove!"), il sindacalista Scarponi ha cercato di fare quadrato a difesa degli interessi aziendali.
Un tentativo intimidatorio che non è passato nemmeno in Tribunale.

La parola alle operaie:
Parlano le operaie della Amadori
Dall’inchiesta delle lavoratrici dello Slai Cobas per il sindacato di classe di Ravenna


Confezioniamo a catena parti di pollo in vassoi, di varie misure, e pesi; pieghiamo cosce, cosciotti, poi posizioniamo i vassoi sui nastri trasportatori a diverse altezze.
Siamo in piedi sopra delle pedane che “rompono” la schiena e le gambe, ferme davanti ad un piano di lavoro per confezionare, o davanti ad una macchina a caricare la carne da tagliare.

Le parti dei polli arrivano su un nastro trasportatore in basso; la confezione quando é pronta viene appoggiata su un altro nastro trasportatore in alto che la porta via. Per le persone alte spesso il nastro che trasporta la carne é troppo basso, devono stare piegate in due o con le gambe piegate. Le persone più basse invece devono sempre allungare schiena e braccia per raccogliere la carne.
Il nastro su cui si appoggiano le confezioni sta più in alto delle spalle; le persone basse devono allungare molto le braccia in alto per mettere la confezione.

Sollevo casse da dei “bancali” con altezze variabili che vanno da 1.70 mt a pochi centimetri dal pavimento, per metterle su un nastro trasportatore. La distanza dal nastro é di circa un metro. Nell’altro turno le posizioni si invertono, sollevo le casse per ricostruire il bancale. Le casse sono 40/50, del peso di 20/30 Kg. l’una. Il movimento è continuo, mi alzo e mi abbasso per l’intero turno.

I movimenti sono ripetitivi: allungare le braccia, sollevarle sopra la testa, posizionare i vassoi confezionati; in questi movimenti sono interessate le mani, le braccia, le spalle. A volte siamo costrette a lavorare in posizioni scorrette.
Siamo nella stessa posizione per 6 ore. Molte di noi nella stessa postazione lavorano da 10 anni.

Quando arrivo a casa sono così stanca, distrutta per i ritmi troppo veloci, e spesso vado solo a letto.
II lavoro deve essere fatto nel minor tempo possibile, ogni movimento si fa in pochi secondi, in un minuto si fanno diverse confezioni.
I tempi negli anni si sono ridotti in quanto è aumentata la velocità del nastro trasportatore; i ritmi di velocità dei nastri sono quasi raddoppiati.
Non conosciamo i tempi di lavoro stabiliti, sappiamo solo che si deve andare veloci perché i capi dicono che non c’è abbastanza resa. Sono aumentati i polli da lavorare: da 4000 lavorati in un’ora nel 2000 siamo passati a 7000 nel 2008

I ritmi sono spesso altissimi, non è raro trovarmi completamente sudata all’interno della cella frigorifera a 3 gradi.

Appena arrivate ci vengono assegnate le postazioni dalla capolinea che urla e sbraita, questo è il benvenuto...
II lavoro continua cambiando postazione secondo quello che si deve confezionare.
Ma l’atmosfera è sempre la stessa, urla, bestemmie, parolacce. Oltre a fare un lavoro pesante a volte devi subire anche offese dai capi.

Sto ferma in piedi nello stesso posto per 6 ore e i miei unici movimenti sono: girare di poco il busto sul lato sinistro e lato destro, alzare ininterrottamente il braccio sinistro per prendere una cassa vuota di cartone che sta all’altezza della spalla sinistra: la faccio passare sopra la testa di una spanna (perché se non la alzo andrebbe a sbattere sulla macchina etichettatrice) e la appoggio su un banchetto vicino alle gambe. alto 80 cm. Con la mano sinistra raccolgo i piatti che mi arrivano da un piccolo nastro trasportatore lungo 1,80 mt, che è tra me e la persona con cui lavoro in coppia, e con la mano destra regolo la distanza etichetta su un computer, poi metto i piatti dentro la cassa vuota con la mano destra. A fine giornata abbiamo lavorato dalle 1.200 alle 1.400 casse con un totale di 10 mila, 11 mila piatti.

I miei disturbi sono: dito a scatto mano sinistra, infiammazione al tunnel carpale della mano destra, gonfiore, dolore, formicolii, pesantezza alle gambe - il dolore parte dall’anca destra e va giù alla gamba, insopportabile...

Spostando le casse da una pedana mi sono cadute le braccia per il troppo peso e mi si è bloccata la schiena, mi sono state riscontrate due ernie. Sento mancanza di forze a polsi, mani, spalle, colonna vertebrale. E’ rimasta intrappolata una parte della mano. Non mi è stata riconosciuta nessuna malattia professionale.

Dall’anno scorso in cui ci sono stati i malori molte hanno avuto sintomi: nausea, gola secca, afonie, trachea irritata, tosse insistente, mal di stomaco, irritazione agli occhi, bruciore alle narici intenso, allergia. Vi sono problemi collegati all’uso di sostanze irritanti, quali i disinfettanti; manca l’aria.

Abbiamo riferito la situazione dell’aria all’Asl e hanno risposto che andava tutto bene. Abbiamo fatto segnalazioni a delegati, Rls decine di volte per le intossicazioni, mi sono sempre sentita rispondere che lì dentro non c ‘è niente


Rete Nazionale per la sicurezza sul lavoro- Ravenna
tel. 339/8911853
e mail: cobasravenna@ libero.it

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