PROCESSO ETERNIT: UDIENZA DEL 20 SETTEMBRE
Riprende lunedì 20 settembre, dopo la lunga pausa estiva, il processo contro la multinazionale svizzero-belga dell'amianto, che vede imputati il barone belga Jean Louis Marie Ghislain de Cartier de Marchienne ed il magnate svizzero Stephan Schmidheiny con l'accusa di 'disastro doloso ed omissione di cautele nella lavorazione dell'amianto'.
La seduta si apre alle ore 9:30 con l'intervento di un avvocato del responsabile civile che solleva un'eccezione di nullità di alcuni atti a causa del ritardo nella notifica degli stessi alla sede belga della società; il giudice, Giuseppe Casalbore, dispone l'acquisizione dei documenti relativi a questo nuovo tentativo della difesa di perdere tempo - nell'attesa dell'approvazione, da parte del parlamento borghese, della norma denominata 'processo breve' che manderebbe tutto in prescrizione - e si riserva di valutarli, non prima di aver fatto notare che la verifica dei tempi di notifica è già stata fatta, non riscontrando alcuna irregolarità.
Successivamente si entra nel vivo della giornata, con l'audizione di due consulenti tecnici del pm: il dottor Rivella e la dottoressa Fizzotti; questi illustrano alla Corte, con l'aiuto di diapositive, le varie fasi di vita della società Eternit, con l'intento di accertare - attraverso l'esame di documenti prodotti dal pm e dagli avvocati di parte civile - chi fossero i responsabili di fatto delle scelte operate da Eternit Italia S.p.A..
Dall'attività svolta emerge in modo inconfutabile come i soggetti in questione non siano altro che gli imputati, i quali agivano in stretta sinergia, alternandosi come azionisti di maggioranza: dal 1952 al 1972 lo erano i belgi, mentre successivamente - e fino al 1986 - il controllo passò nelle mani degli svizzeri.
Di tutta la lunghissima esposizione - durata circa due ore e mezza, a cui va aggiunta una pausa intermedia di circa un'ora - è particolarmente interessante la parte che concerne la lettura della traduzione dal francese del verbale di una riunione, tenutasi a Bruxelles il 26 ottobre 1972, dal quale emerge pacificamente come Eternit Italia S.p.A. fosse subordinata a belgi e svizzeri: questa cosa rende particolarmente nervoso l'avvocato difensore Alleva il quale prende ad interrompere continuamente l'esposizione del documento adducendo pretestuose differenze tra la traduzione presentata - effettuata da un insegnante madrelingua dell'Università - e quella che dovrebbe essere nella realtà; peccato per lui che, nel momento in cui il giudice lo invita a specificare quali siano tali differenze, tentenni vistosamente, palesando una notevole ignoranza della lingua e dimostrando la pretestuosità dei rilievi.
Al termine di questa parte dell'esposizione, la Corte decide che la seconda - che riguarda la gestione dei rischi legati all'amianto e dovrebbe avere una lunghezza espositiva simile a quella appena terminata - verrà affrontata nella prossima udienza di lunedì 27 settembre.
Torino, 20 settembre 2010
PROCESSO ETERNIT: UDIENZA DEL 27 SETTEMBRE
L'udienza odierna si apre alle ore 9:30 con l'ascolto del pm Guariniello, e delle parti civili interessate, sull'eccezione di nullità presentata dall'avvocato Fornari nella scorsa seduta; tutte le parti chiedono il rigetto dell'istanza perché la posizione è stata sanata dalla rinuncia de facto della difesa ad avvalersene.
La Corte si riserva, per la prossima volta, di decidere nel merito, dopo un'attenta lettura dei documenti e delle memorie presentati.
A seguire si procede all'audizione della seconda parte della consulenza del dottor Rivella, quella che concerne l'analisi della strategia svizzera per la gestione dell'informazione su amianto e Eternit; da questa si dimostra come sia sempre il padrone svizzero - Stephan Schmidheiny - a dettare le strategie societarie ai propri sottoposti, anche quelli italiani.
Per questo motivo, sapendo molto bene che a questo si sarebbe arrivati, la difesa - tramite l'avvocato Alleva - chiede preliminarmente l'inammissibilità delle parti della perizia di parte per le quali non sia strettamente necessaria una consulenza tecnica: il giudice - Renato Casalbore - correttamente risponde che per sapere se è necessaria o meno occorre ascoltarne l'esposizione.
"Faccio il mio mestiere" dichiara l'avvocato, ma è sempre più evidente che i difensori degli imputati, non avendo nessun argomento serio da opporre, si siano convertiti alla professione di 'arrampicatori sugli specchi', come neanche tanto tra le righe fa notare il pm.
Ciò non toglie che, in effetti, più che una consulenza - che dovrebbe permettere l'acquisizione di prove utilizzando elementi ottenuti grazie alle competenze specifiche del perito di parte - si tratti di un'analisi per la maggior parte basata sulla lettura e valutazione dei documenti già a disposizione; questo porta il pm a proporre alla Corte addirittura il non utilizzo della stessa, per evitare le continue interruzioni e contestazioni della difesa.
Nonostante il palese intento provocatorio della proposta, la Corte si ritira per decidere come comportarsi: al suo rientro, dopo circa trenta minuti, comunica la possibile utilità della continuazione dell'esposizione, pregando il consulente di attenersi alla parte contabile, quella che costituisce l'oggetto del suo incarico.
Al termine della lunga deposizione, viene ascoltato - sull'analisi dei bilanci dell'azienda dal 1973 al 1982 - il dottore commercialista professor Pelini, consulente della regione Piemonte; in questo caso, essendo la consulenza circoscritta all'approfondimento di una sola parte di quella precedente, non sorgono tutti i problemi visti per l'altra, ma l'evidenza finale è sempre la stessa: Schmidheiny ed il gruppo svizzero controllavano la Eternit Italia S.p.A.
Nella prossima udienza, in programma lunedì 4 ottobre, verranno ascoltati i due consulenti della difesa che affronteranno gli stessi temi.
Torino, 27 settembre 2010
Stefano Ghio - Rete sicurezza Torino
Nessun commento:
Posta un commento