domenica 18 dicembre 2011

SICUREZZA SUL LAVORO: KNOW YOUR RIGHTS ! "LETTERE DAL FRONTE" DEL 16/12/11

da "Marco Spezia"



INDICE



AIEA sezione di Paderno Dugnano a.i.e.a.padernodugnano@fastwebnet.it

COMUNICATO STAMPA COMITATO EURECO



Unione Sindacale Italiana Rimini usirimini@libero.it

ESPLOSIONE A TRIESTE IN UN CENTRO-SALUTE: FERITA UNA DONNA


Carlo Soricelli carlo.soricelli@gmail.com

STRAGE DI LAVORATORI NEL 2011 SUPERATI OGGI ANCHE I MORTI SUL LAVORO DEL
2008



S.I. Cobas Cremona cremona@sicobas.org

"SIAMO GLI SCHIAVI DI ESSELUNGA": A PIOLTELLO LA PROTESTA DEI LAVORATORI
DELLE COOPERATIVE


Associazione Voci della Memoria info@vocidellamemoria.org

APPELLO DA CASALE MONFERRATO: AIUTATECI !



Federico Giusti f.giusti@comune.pisa.it

ALTO TASSO DI SFRUTTAMENTO NEI CENTRI COMMERCIALI



Macchinisti Sicuri filippocufari@macchinistisicuri.info

LICENZIAMENTO DI SANDRO GIULIANI


Macchinisti Sicuri filippocufari@macchinistisicuri.info

PROSSIMA RIUNIONE DEL COMITATO PER IL REINTEGRO DI SANDRO GIULIANI



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From: AIEA sezione di Paderno Dugnano a.i.e.a.padernodugnano@fastwebnet.it

To:

Sent: Thursday, December 01, 2011 1:05 PM

Subject: Comunicato Stampa Comitato Eureco



Buongiorno

vi invio il comunicato stampa a seguito dell' arresto di Giovanni Merlino
(titolare dell' Eureco di Paderno Dugnano) del Comitato a sostegno dei
Familiari delle Vittime e dei Lavoratori Eureco di cui fa parte anche AIEA.

Saluti

Lorena Tacco



"Comitato a sostegno delle famiglie delle vittime e dei lavoratori Eureco"

Comunicato stampa:

A seguito dell' arresto di Giovanni Merlino, titolare della Eureco, avvenuto
martedì scorso ad opera dei carabinieri del Nucleo operativo ecologico di
Milano e della Compagnia di Desio, a poco più di un anno di distanza dalla
tragedia in cui morirono quattro operai e tre rimasero gravemente ustionati,
il "Comitato a sostegno delle famiglie delle vittime e dei lavoratori
Eureco" esprime apprezzamento per le iniziative della Magistratura, nella
speranza che sia fatta piena e effettiva giustizia nei confronti di chi deve
rispondere di omicidio colposo e di traffico illecito di rifiuti e
violazioni in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro.

Il Merlino infatti, oltre ad aver avuto un altro morto in una sua azienda di
San Nazzaro di Burgundi (PV), sarebbe stato pienamente consapevole delle
gravi carenze di sicurezza nel suo impianto di Paderno Dugnano, aggravate da
un' opera di smaltimento illecito di rifiuti a fini di lucro.

Elementi questi che rendono gli omicidi Eureco simili a quelli della
ThyssenKrupp.

Ben sapendo che i giudici torinesi hanno indicato una nuova strada per la
Giurisprudenza, confidiamo che anche per la sentenza Eureco si possa
procedere col reato di "omicidio volontario".

Dolosamente e in nome del profitto, si continua a condannare a morte tanti,
troppi esseri umani utilizzando la crisi per ricattare i lavoratori più
deboli ed indifesi, come i precari e gli immigrati.

Inoltre nel settore dello smaltimento dei rifiuti, corruzioni e mafie
alimentano i fenomeni di inquinamento ambientale e di distruzione della
natura che avrà ripercussioni non solo nell' immediato ma soprattutto per le
future generazioni.

Ormai è evidente che le morti sul lavoro non sono una fatalità, ma hanno
precise responsabilità, ed i richiami del Presidente della Repubblica
manifestano il disagio di una nazione che, in Europa primeggia solo per l'
elevato numero delle morti sul lavoro.

I famigliari delle vittime ed i lavoratori coinvolti nella tragedia del 4
novembre 2010, oltre chiedere una "Giustizia Giusta", continuano a segnalare
il loro continuo dramma, infatti, da oltre un anno, non hanno nessun
sostentamento, licenziati dopo l' incendio, senza ammortizzatori sociali,
alcuni con problemi di sfratto, sono pressoché abbandonati dalle
istituzioni; i soli aiuti giungono dalla solidarietà di molti lavoratori e
da parte di cittadini legati ad alcune Associazioni e Comitati come il
nostro.

Cogliamo l' occasione per chi volesse contribuire a sostenere famigliari e
lavoratori Eureco di

inviare liberamente un bonifico presso il seguente IBAN postale, scrivendo
in causale: "solidarietà per lavoratori Eureco"

IT71P0760101600000009791656



Paderno Dugnano 30/11/2011

Per contatti: Mario 335 68 63 489



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From: Unione Sindacale Italiana Rimini usirimini@libero.it

To:

Sent: Monday, December 12, 2011 12:22 AM

Subject: Esplosione a Trieste in un centro-salute: ferita una donna


Esplosione a Trieste in un centro-salute: ferita una donna
Una decina di persone è stata sentita dai carabinieri del comando di
Aurisina (Trieste) e dal PM

Matteo Tripani che indagano sull' esplosione avvenuta l' altra sera al
centro benessere Avalon, sul Carso triestino, che ha causato 13 feriti, fra
cui una donna in gravi condizioni.

La 37enne triestina, ancora ricoverata in rianimazione, è Sonia Pugnetti,
bagnina-istruttrice del centro benessere triestino.

Fra gli interrogati dai carabinieri, il titolare del welness center, il
manutentore dell' impianto di disinfezione dell' acqua della piscina e
diversi testimoni oculari.

Gli interrogatori proseguiranno e saranno sentite anche le persone rimaste
intossicate.

Stando agli investigatori saranno necessarie delle perizie tecniche e degli
approfondimenti specializzati per definire con chiarezza la causa dell'
esplosione delle due bombole di cloro, collocate in un locale esterno alla
piscina a poca distanza dalla vasca dove ieri stavano nuotando una decina di
clienti del centro benessere.

Certamente qualcosa è andato storto nell' impianto di miscelazione che
garantisce l' immissione del giusto mix di disinfettanti all' interno della
piscina del centro benessere.

Lo scenario che si è schiuso davanti agli operatori del 118 e ai vigili del
fuoco, accorsi per un' esplosione nell' esclusivo Centro Benessere triestino
Avalon, era raccapricciante.

"Non ho mai visto nulla del genere negli ultimi trent' anni", ha commentato
un vigile del fuoco, visibilmente scosso.

Poi, fortunatamente, a dispetto di quanto si poteva ritenere inizialmente,
il bilancio dell' esplosione di alcune bombole di cloro nel Centro benessere
Avalon, frequentato dalla Trieste bene, è stato più leggero: 13 feriti
complessivamente, una donna in maniera grave alle gambe e che ha riportato
una sub amputazione, un paio di persone intossicate in modo serio, altri
otto in modo più blando e altri due che non hanno nemmeno fatto ricorso alle
cure mediche.

Come ha fatto sapere il responsabile dei Pronto soccorso in città, Walter
Zalukar, Sonia Pugnetti, di 37 anni, di Trieste, sedeva a bordo vasca di una
delle piscine del complesso quando è stata investita dall' esplosione.

Era la persona più vicina al ripostiglio speciale dove vengono custodite le
bombole che rilasciano nell' acqua quantità misurate di cloro.

fonte: http://messaggeroveneto.gelocal.it


Esplosione all' Avalon, tre gli indagati
I due amministratori Paparo e Quinto e il manutentore Furlan accusati di
disastro colposo e lesioni gravissime.

Per queste ipotesi di reato riguardanti l' esplosione avvenuta mercoledì
sera nel centro benessere Avalon di Borgo Grotta Gigante in cui è rimasta
gravemente ferita l' istruttrice di nuoto Sonia Pugnetti, il PM Matteo
Tripani ha iscritto nel registro degli indagati i nomi dei due
amministratori della società proprietaria del centro: Michele Quinto, 50
anni, l' imprenditore-medico di Ronchi dei Legionari e il notaio di Trieste
Massimo Paparo, 59 anni.

Indagato anche il tecnico Stefano Furlan, titolare della ditta Acquatecnica
con sede in via Cologna 73/B, che fino all' altro pomeriggio ha gestito la
manutenzione della piscina e dell' impianto di purificazione delle acque. E
che due ore prima dell' esplosione era nel locale tecnico dell' Avalon per
un intervento di rabbocco delle sostanze.

I due amministratori che si sono rivolti agli avvocati Roberto Corbo e
Giorgio Borean, sono in pratica accusati di non aver posto in essere tutte
le misure preventive per evitare che l' esplosione si verificasse, mentre
Furlan avrebbe, secondo la procura, una responsabilità più diretta, in
quanto come manutentore è entrato nel locale tecnico due ore prima dell'
esplosione, ma anche nel corso della mattinata di mercoledì.

Intanto oggi saranno disposte dallo stesso magistrato inquirente due
perizie.

Gli accertamenti tecnici non ripetibili riguarderanno le cause dell'
esplosione, ma anche l' analisi sulle acque della piscina.

Acque che erano mantenute pure proprio attraverso il sistema che faceva
riferimento all' impianto posto all' interno del locale tecnico dove si è
verificata l' esplosione.

Insomma si cercherà di capire se prima dell' esplosione c' è stata una
fuoriuscita anomala di cloro il cui odore era stato percepito in tutta l'
area del centro benessere.

Solo in un secondo momento, così emerge dagli accertamenti dei vigili del
fuoco, si è diffuso il vapore di cloro dall' odore pungente e nauseabondo.

Fatto questo, che secondo la ricostruzione, aveva indotto Sonia Pugnetti ad
andare a verificare nel locale tecnico l' esistenza di eventuali guasti.

Ma proprio in quel momento c' è stata l' esplosione: una bomba che ha
sfondato le finestre e la porta del locale tecnico. Il gas bollente ha
investito la donna che è stata, così risulta dagli atti, colpita a una gamba
anche dalla porta metallica.

"Da parte della società Avalon non c' è alcuna responsabilità. Le iscrizioni
nel registro degli indagati rappresentano un atto dovuto per poter
effettuare gli accertamenti tecnici non ripetibili", ha dichiarato l'
avvocato Borean.

Si è intanto saputo che nelle prossime ore il PM Tripani acquisirà la
documentazione clinica relativa alle persone che mercoledì sera e anche l'
altra mattina si sono rivolte al pronto soccorso a causa dell'
intossicazione provocata dai vapori di cloro.

Anche loro verranno indicate come parti offese nel procedimento avviato a
carico dei due amministratori e del tecnico.

Ma sono in corso altri accertamenti.

Infatti ieri mattina alcuni carabinieri della stazione di Prosecco hanno
effettuato un nuovo sopralluogo nel centro benessere di Borgo Grotta
Gigante.

Sono stati acquisiti altri documenti ritenuti essenziali all' inchiesta.

La Avalon è una società a responsabilità limitata. Nel mese di marzo del
1998 è stata iscritta nei registri della Camera di commercio. Oggetto
sociale, così emerge dalla visura, è la fornitura di servizi alla persona
nel campo del fitness e la gestione di impianti sportivi e ricreativi oltre
alla conduzione di palestre, centri di estetica, medici e di riabilitazione.

Il capitale sociale versato ammonta a 33mila 600 euro.

I dipendenti registrati sono 15.

I due amministratori, con identici poteri, sono Michele Quinto e Massimo
Paparo.

Entrambi risultano essere stati nominati nel mese di novembre del 2007.

fonte: http://ilpiccolo.gelocal.it

dicembre 2011



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From: Carlo Soricelli carlo.soricelli@gmail.com

To:

Sent: Monday, December 12, 2011 6:38 PM

Subject: Strage di lavoratori nel 2011 superati oggi anche i morti sul
lavoro del 2008



Nel Comunicato, sono a darvi la terribile situazione delle morti sul lavoro:
oggi sono stati superati i morti dell' intero 2008. E' dalla sua nascita nel
1 gennaio 2008 che l' Osservatorio non registra tanti morti sul lavoro.

Carlo Soricelli

Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro

Attivo dall' 1 gennaio 2008 in ricordo dei sette lavoratori della
Thyssenkrupp

e di tutti i lavoratori morti sul lavoro



COMUNICATO STAMPA del 12/12/2011



SUPERATI ANCHE I MORTI DELL' INTERO 2008



Oggi 12 dicembre 2011 con 638 morti sui luoghi di lavoro e 1.110 (stima
minima) se si sommano i lavoratori morti in itinere e sulle strade,
registriamo + 7,4% sull' intero 2010, alla fine dell' anno arriveremo ad un'
aumento di oltre 10%, e su un dato certo, quello dei morti sui luoghi di
lavoro rilevati e archiviati giornalmente dall' Osservatorio dall' 1 gennaio
2008. Alla fine dell' anno si stimano complessivamente oltre 1.160 morti
contro i 1.080 del 2010. Un andamento veramente sconsolante, anche rispetto
al pessimo 2010 dove a fine anno registrammo +5,5 rispetto al 2009. Si torna
così indietro di 4 anni in quest' autentica emergenza sociale: il 20
novembre sono stati superati i morti sui luoghi di lavoro dell' intero 2010,
il 2 novembre quelli dell' intero 2009.

In questo momento 12 regioni hanno già eguagliato o superato, alcune con
percentuali superiori al 100%, i morti sui luoghi di lavoro dell' intero
2010. Le altre regioni stanno avendo un calo molto contenuto rispetto ad un
pessimo 2010.

Su queste tragedie non è possibile nessuna distinzione tra amministrazioni
di Centro-Destra o di Centro-Sinistra. Dai dati raccolti dall' Osservatorio
emerge in modo molto evidente che il calo sulle morti sul lavoro che le
statistiche ufficiali registrano (ma non l' Osservatorio) è dovuto
soprattutto al calo delle morti nell' itinere e dei lavoratori che lavorano
sulle strade e questo senza merito di alcuno ma solo ai mezzi di trasporto
tecnologicamente più sicuri.

Per fortuna anche i lavoratori acquistano automobili più sicure una volta
rottamate le vecchie: quando le statistiche ufficiali parlano di calo
occorre pensare soprattutto a quest' aspetto.

E questo cosa significa ? Che nessuna Istituzione nazionale o locale si è
occupata in modo continuativo e articolato delle morti sul lavoro che
portano il lutto in tantissime famiglie.

Solo la presenza del Sindacato in un luogo di lavoro sembra produrre effetti
positivi sugli infortuni sul lavoro.

Il tanto vituperato sud ha complessivamente un andamento migliore del
centro-nord. E non si parli di "indice occupazionale" per giustificare la
differenza tra le regioni. "L' indice occupazionale" è una "balla" da
spendere verso l' opinione pubblica per giustificare un cattivo andamento
locale su questo fronte. Regioni del centro-nord considerate civilissime
sotto molti altri aspetti, compresa quella dell' Osservatorio, con
amministrazioni di destra o di sinistra, hanno un numero incredibile di
morti sul lavoro, non nelle Fabbriche come si è portati a credere, ma in
agricoltura, in edilizia e nei servizi alle imprese.

Anche in una provincia altamente industrializzata come quella di Brescia,
che guida da diversi anni la triste classifica delle morti sui luoghi di
lavoro, gli infortuni mortali sono soprattutto tra edili e agricoltori. E
edili e agricoltori ci sono in eguali misure in tutto il paese.

"L"indice occupazionale" non ha neppure un valore statistico: a morire per
oltre il 60% sono anziani agricoltori e edili che lavorano in nero o grigio
In agricoltura, che registra da sola il 33% di tutte le morti sul lavoro,
tantissime vittime sono pensionati, schiacciati dal trattore che si ribalta
e li travolge. Sono 131 in Italia dall' inizio dell' anno gli agricoltori
uccisi dalla bara in movimento che è il trattore. Questi lavoratori non sono
neppure considerati morti sul lavoro perché già in pensione: spesso,
lavorando sui campi, cercano solo di arrotondare le loro magre pensioni e
che hanno il merito di coltivar tantissime aree del paese che altrimenti
sarebbero abbandonate e in preda all' incuria e ai disastri ambientali. Ma
la cosa che fa indignare di più è che basterebbe poco per salvare loro la
vita con interventi mirati sulla cabina per evitare che siano sbalzati fuori
dal trattore, nel caso di manovre sbagliate.

In edilizia a morire sono giovani edili meridionali e stranieri anche nei
cantieri del centro-nord: in aziende piccolissime, che lavorano spesso con
commesse ottenute in sub appalto in nuove costruzioni, o in ristrutturazioni
di case e appartamenti. Alcuni edili lavorano in nero e talvolta il
"padrone" neppure esiste: ci sono pensionati o lavoratori che svolgono altre
attività autonomamente, e senza responsabilità di terzi, mettendosi a fare
lavori pericolosi in agricoltura, edilizia, giardinaggio, ecc. Molti s'
improvvisano giardinieri e muoiono travolti dall' albero che segano o
cadendo dall' albero che stanno potando. Altri s' improvvisano elettricisti,
o muratori che vanno sui tetti senza impalcature a dare una mano ad un
familiare, o all' amico e cadono al suolo sfracellandosi. Tutte queste
tragedie non hanno nessuna copertura assicurativa.

E si potrebbe continuare con una casistica molto corposa. La mancata
esperienza e della dotazione di strumenti sicuri, in lavori rischiosi,
provocano delle autentiche carneficine.

E' un aspetto controverso, ma è giusto denunciarlo se si vogliono salvare
vite umane e far comprendere che ci sono lavori pericolosissimi che non si
possono improvvisare, e che chi li fa, o li fa fare, si assume tutte le
responsabilità del caso quali denunce penali e pagamento dei danni ai
familiari delle vittime. Noi consideriamo anche queste vittime "morti sul
lavoro".

Anche in questi casi l' INAIL, non essendo assicurati all' Istituto, non li
annovera tra i propri "morti sul lavoro": come del resto non lo sono gli
anziani agricoltori e i militari e in tantissime altre situazioni che non
stiamo ad elencare.

Altra cosa sono i tantissimi "sfruttatori" che speculano su poveri immigrati
e italiani bisognosi di lavorare, artigiani o piccole imprese che hanno
lavoratori in nero, in grigio, o assunti regolarmente con contratti precari
e stipendi da fame, ma che lavorano anche 10 o 12 ore al giorno mettendo
così a rischio la propria vita. Lavorano col ricatto del licenziamento, mai
esplicitato, ma che incombe sulle loro teste per tantissimi aspetti
lavorativi, comprese le contestazioni sulla mancanza di "Sicurezza". A volte
sono proprio i proprietari della piccola impresa a morire per infortuni sul
lavoro. Se si esclude l' agricoltura che ha aspetti particolari, si muore
per la maggior parte nelle piccole e piccolissime aziende, nei servizi alle
imprese e nei cantieri. Nelle aziende sindacalizzate, nonostante gli
occupati siano milioni, le morti sui luoghi di lavoro sono pochissime,
intorno al 2-3% sul totale.

In questi giorni si parla di un aumento dell' età della pensione: vorrei
ricordare che oltre il 25% di tutti i morti sui luoghi di lavoro ha oltre 60
anni: è disumano far continuare a lavorare persone in età avanzata che
svolgono lavori faticosi e pericolosi. Vuol dire far aumentare in modo
vertiginoso le morti sul lavoro.

Anche i giovani lavoratori precari senza il diritto di contestare la mancata
"Sicurezza" pena il licenziamento, pagano un prezzo elevatissimo di sangue.
Poi ci sono le morti in itinere e sulle strade che ogni anno sono
percentualmente dal 50 al 55% di tutte le morti sul lavoro e anche in questo
caso sono possibili interventi mirati per prevenirle.

Qui sotto l' andamento regionale e provinciale delle morti sui luoghi di
lavoro.



Carlo Soricelli

Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro.

per approfondimenti http://cadutisullavoro.blogspot.com

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SITUAZIONE SUL TERRITORIO

Qui sotto la situazione in ogni regione comparata con i morti sui luoghi di
lavoro di tutto il 2010.

Piemonte: 48 morti +71,4% rispetto a tutto il 2010 (28)

Liguria: 15 morti pari a tutto il 2010 (15)

Val d' Aosta: 3 morti pari a tutto il 2010

Lombardia: 73 morti -9,8% rispetto a tutto il 2010 (81)

Trentino Alto Adige: 22 morti -31,2% rispetto a tutto il 2010 (32)

Friuli Venezia Giulia: 12 morti +71,4% rispetto a tutto il 2010 (7i)

Veneto: 47 morti -11,3% rispetto a tutto il 2010 (53)

Emilia Romagna: 53 morti +32,5% rispetto a tutto il 2010 (40)

Toscana: 41 morti +41,3% rispetto a tutto il 2010 (29)

Marche: 18 morti +28,5% rispetto a tutto il 2010 (14)

Umbria: 17 morti +142% rispetto a tutto il 2010 (7)

Abruzzo: 27 morti +28,5% rispetto a tutto il 2010 (21)

Lazio: 42 morti pari a tutto il 2010

Molise: 4 morti +33% rispetto a tutto il 2010 (3)

Campania: 38 morti -20,8% rispetto a tutto il 2010 (48)

Puglia: 38 morti -15,5 % rispetto a tutto il 2010 (45)

Calabria: 20 +11% rispetto a tutto il 2010 (18)

Basilicata: 5 morti -16,6% rispetto a tutto il 2010 (6)

Sicilia: 42 morti pari a tutto il 2010

Sardegna: 22 morti -8,3% rispetto a tutto il 2010 (24)



LE PROVINCE CON PIÙ DI 5 MORTI SUI LUOGHI DI LAVORO

Brescia 20, Torino 17, Roma 15, Bolzano e Milano 14, Bologna e Frosinone 12,
Chieti 11, Vicenza, Venezia L' Aquila, Bergamo, Catania,
Barletta-Andria-Trani, Perugia, Napoli e Reggio Emilia 10, Savona e
Benevento 9, Ragusa, Lecce, Foggia, Macerata, Arezzo, Trento, Padova e Cuneo
8, Salerno, Treviso, Avellino, Firenze, Cosenza, Viterbo e Latina 7, Terni,
Trapani, Piacenza, Parma, Como, Catanzaro, Oristano 6, Rovigo, Messina,
Palermo, Bari, Alessandria, Brindisi, Nuoro, Cagliari, Caserta, Grosseto,
Livorno, Forlì-Cesena, Mantova, Varese, Asti, Udine 5.


NOTA

Nel numero totale delle vittime segnalate mancano i lavoratori morti sulle
strade, autostrade, IN itinere e i militari morti in Afghanistan, con questi
si arriva a sfiorare I 1.100 morti sul lavoro dall' inizio dell' anno (stima
minima).



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Inviato da: S.I. Cobas Cremona cremona@sicobas.org

Data: Lun 12 Dic 2011 7:19 pm

Oggetto: "Siamo gli schiavi di Esselunga": a Pioltello la protesta dei
lavoratori delle cooperative


da il Fatto Quotidiano

http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/12/11/siamo-schiavi-esselunga-pioltello



"Siamo gli schiavi di Esselunga": a Pioltello la protesta dei lavoratori
delle cooperative


Molta fatica, nessun diritto, e chi si ribella rischia il licenziamento.

Nella cittadina dell' hinterland milanese sfilano i dipendenti del consorzio
Safra, che gestisce il magazzino centrale della catena di supermercati
creata da Bernardo Caprotti

Lingue di Paesi lontani. Unite in un solo messaggio: basta sfruttamento. Gli
operai delle cooperative del consorzio Safra che lavorano ai magazzini
Esselunga di Pioltello lo gridano più volte, mentre percorrono le strade
della cittadina a est di Milano. In un corteo partito dalla stazione. Poche
centinaia di metri più in là dei capannoni dove ogni giorno si spaccano la
schiena a caricare tir diretti verso i supermercati di tutto il Nord Italia.

Per qualche ora, ieri pomeriggio, lasciano il presidio che da due mesi sta
fisso davanti ai cancelli. Per chiedere condizioni di lavoro più umane e il
reintegro di 15 operai licenziati. Che negli ultimi giorni sono diventati
20. Più altri tre a rischio, visto l' avvio delle procedure disciplinari.
Una cinquantina i lavoratori del consorzio Safra, in testa al corteo. Tutti
stranieri. C' è Arslan che viene dal Pakistan. Sayem invece arriva dal
Bangladesh. Luis è peruviano. Woryonwon della Liberia. Ci sono anche gli
operai dell' Alma Group e di altre cooperative che lavorano per l' azienda
di Bernardo Caprotti. Con loro altre mille persone. I lavoratori della
Jabil, industria elettronica che a Cassina de' Pecchi sta per chiudere, con
oltre 300 dipendenti che verranno lasciati a casa. E gli operai di
cooperative che hanno appalti in altre aziende della zona. Finte
cooperative, le chiamano.

Perché dovresti essere socio, ma finisci per essere schiavo. Con loro gli
attivisti della sinistra radicale milanese e gli esponenti del centro
sociale Vittoria che, insieme al sindacato Si Cobas, sostengono la lotta sin
dall' inizio.

Le forze dell' ordine controllano il corteo. Perché non si ripetano gli
incidenti di due settimane fa, quando davanti all' ingresso dei magazzini se
le sono suonate. Operai in presidio che picchettavano. Contro operai che
volevano entrare a lavorare. Questa volta gli agenti non devono intervenire
Il corteo sfila pacifico. "Unità" è una delle parole più urlate.

Sui balconi delle case vicino alla stazione le parabole intercettano i
segnali tv di altre parti del mondo. Qualcuno si affaccia alla finestra per
fare una foto. Anche lui immigrato. Il corteo passa per Pioltello vecchia.

Poi arriva al Satellite. Casermoni dei primi anni Sessanta che allora
accoglievano chi veniva dal Meridione per un posto in fabbrica. E che oggi
sono affollati di stranieri. Palazzi fatiscenti, dove gli immigrati sono il
60-70% degli inquilini. Tre volte la media di Pioltello, il secondo Comune
in Italia per percentuale di residenti provenienti da altri Paesi. Fuori dal
suo negozio il fruttivendolo all' angolo osserva la manifestazione. Anche
lui arriva da lontano. Pachistano, come Ahmed, 25 anni, uno dei licenziati
che in testa al corteo prende in mano il megafono: per un istante
sostituisce l' italiano stentato con la sua lingua, così incita i colleghi.

Dal bordo della strada un gruppo di italiani non più giovani guarda
striscioni e bandiere. Dicono che a Pioltello la convivenza con gli
stranieri non crea particolari problemi. Nessun fastidio nemmeno per la
protesta. Ci rivedono le lotte di tanti anni fa, quando erano loro a
sentirsi sfruttati.

Due ragazzi fanno avanti e indietro, veloci con in mano secchio e
scopettone. Appiccicano manifesti contro il caporalato e a favore del
boicottaggio di Esselunga. L' azienda finora si è tenuta fuori dalla
vicenda.

Ha continuato a ripetere: sono affari che riguardano Safra e i suoi operai,
non noi. Ma chi manifesta non la pensa così. "Questa gente fa un servizio a
Esselunga. L' azienda deve intervenire per garantire condizioni lavorative
migliori ed evitare i licenziamenti", dice Diana De Marchi, membro Pd del
Consiglio provinciale di Milano. Che dieci giorni fa ha approvato
all' unanimità una mozione che chiede al presidente Guido Podestà e all'
assessore a Industria e Lavoro Paolo Giovanni Del Nero di attivarsi per
predisporre un tavolo di confronto a cui si siedano, oltre ai rappresentanti
di Safra e dei lavoratori, anche i dirigenti del gruppo di Caprotti.
L' accordo, però, è ancora lontano. Anzi, il timore è che nei prossimi
giorni il numero dei licenziati salga a 23. Una ritorsione contro le
proteste, dicono gli operai. Vanno tutti reintegrati, altrimenti non si leva
il presidio. Il corteo finisce lì, alla tenda di fronte ai cancelli. Ormai è
buio. Un tè bollente per riscaldarsi. Prima che l' assemblea decida le
prossime mosse.



IL VIDEO DELLA PROTESTA (PRIMA PARTE)

http://www.youtube.com/watch?v=5V2qM4DFezU&feature=player_embedded



IL VIDEO DELLA PROTESTA (SECONDA PARTE)

http://www.youtube.com/watch?v=VrfzQnXfdSY&feature=player_embedded



S.I. Cobas

Coordinamento Provinciale di Cremona

Via Mazzini, 24 - 26010 Bagnolo Cremasco (CR)

Apertura sede sindacale martedì e giovedì dalle ore 17.00 alle 19.00

Per appuntamenti tel.3335986270 - 0373473214 -

cremona@sicobas.org
slaicobascremona@gmail.com
http://www.youtube.com/user/slaicobascremona
www.sicobas.org



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From: Associazione Voci della Memoria info@vocidellamemoria.org

To:

Sent: Wednesday, December 14, 2011 9:47 PM

Subject: Appello da Casale Monferrato: aiutateci !



Siamo quelli che lottano per avere Giustizia.

Siamo quelli che hanno buona Memoria di ciò che è stato.

Siamo quelli che non sono in vendita.


Il comune di Casale Monferrato, con in testa il suo sindaco Giorgio Demezzi,
sembra voler ritirare la costituzione di parte civile nel processo Eternit,
a dibattimento concluso e a due mesi dalla sentenza in cambio del denaro
offerto (18 milioni di euro) dall' imputato per
strage Schmidheiny nel consiglio comunale che si terrà a casale Monferrato
venerdì 16 dicembre alle ore 21.00.

Il processo è sicuramente il più importante procedimento penale in materia
di lavoro (forse secondo solo al caso Union Carbide Bhopal in india) mai
celebrato al mondo.

I morti nel processo sono oltre 1.600 solo a Casale Monferrato (su 37.000
abitanti, altri 200 dovrebbero costituirsi in un eventuale Eternit bis) e
circa 3.000 in tutto, dal dicembre 2009 a oggi si registrano circa 129 nuovi
casi di mesotelioma, il picco di mortalità è previsto verso il 2020-2025.

Noi siamo diversi da chi riesce a fare transazioni con chi è imputato di
disastro ambientale doloso e permanente essendo ritenuto responsabile di una
strage, noi siamo quelli che hanno un cuore oltre che un cervello: non
lasciateci soli e aiutateci!



http://www.globalproject.info/it/in_movimento/La-tragedia-di-Casale-Monferrato-venduta-al-suo-carnefice/10284

Associazione Voci della Memoria

Sito:
http://vocidellamemoria.org/
Su Facebook:

http://it-it.facebook.com/group.php?gid=112085158810040



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NOTA BENE

Riporto anche la seguente "lettera dal fronte" di Federico Giusti, anche se
l' assemblea citata è già avvenuta, perché ritengo molto significativo il
testo della convocazione (vedi anche mail di S.I. Cobas Cremona)

M.S.



Da: Federico Giusti f.giusti@comune.pisa.it

Data: Mer 14 Dic 2011 4:26 pm

A:
Oggetto: Alto tasso di sfruttamento nei centri commerciali


La condizione di sfruttamento dei lavoratori italiani e migranti nella
grande distribuzione il caso delle cooperative negli ipermercati denunce e
rivendicazioni


oggi, 14 dicembre ore 1715

via san lorenzo 38 pisa

sede confederazione cobas

interverranno lavoratori degli ipermercati

info 3498494727

a seguire il testo di convocazione


Alto tasso di sfruttamento nei centri commerciali


Riportiamo la lettera scritta da un lavoratore di una cooperativa che opera
per conto di un grande supermercato, la testimonianza ci fa conoscere una
realtà basata sullo sfruttamento selvaggio della forza lavoro. Cose di
ordinaria amministrazione nel commercio alle quali, almeno noi, non
intendiamo piegarci.

Per questa ragione stiamo organizzando presidi davanti ai principali centri
commerciali della provincia di Pisa in difesa dei lavoratori e delle
lavoratrici.

Cittadino\a leggi con attenzione e scopri cosa si cela dietro alle
scintillanti luci natalizie dei centri commerciali



Lavoro per una Cooperativa di carico-scarico merci ai magazzini centrali di
una grande catena di supermercati, orari e ritmi massacranti, zero diritti,
disponibilità totale, orari imposti la sera per la mattina, ... o la mattina
per il giorno stesso (o la notte).

La "produttività", misurata in numero di "colli" prelevati e caricati, e
controllata e se non raggiungi obiettivi giornalieri minimi ti riprendono
chiedendo spiegazioni e se non ubbidisci arrivano i rapporti, le multe ....

Ti inducono così a mantenere ritmi di lavoro sempre al limite della
sopportabilità , se poi ti infortuni è scontato che tu dica di esserti fatto
male altrove.

La paga, formalmente oraria, è praticamente a cottimo, in base a quanta
merce riesci a caricare sui bancali in un turno di lavoro di 6 ore.

La timbratura di entrata deve avvenire 10 minuti prima di inizio turno,
quella di uscita nei 10 minuti successivi, il tempo per cambiarsi e
indossare la divisa non viene conteggiato nell' orario di lavoro, anzi la
divisa te la devi lavare e stirare da te. Non c' è né mensa, né si ha
diritto a buoni pasto: i turni sono infatti formalmente di 6 ore, non
prevedono quindi la pausa pranzo.

Di fatto però quando c' è molto lavoro, si fanno anche doppi turni (12 ore
consecutive) e mangiare diventa un optional. Non esistono locali mensa, non
esiste il diritto al buono pasto, e se dallo scaffale prendi anche un
merendino con la data di consumazione in scadenza sei licenziato !

La forma contrattuale è quella di "socio lavoratore" di cooperativa, ma ci
sono anche gli interinali, i lavoratori a progetto, i part time a 15 ore.

A discrezione del capo turno, se c' è lavoro ti fermi ore in più (senza
neanche chiedere, te lo dicono e basta), se non c' è lavoro vai a casa prima
(perdendo così delle ore di paga).

In questo tipo di lavoro il ricambio degli operai della cooperativa è
altissimo: i lavoratori, spesso e volentieri migranti, rimangono in media
qualche mese, poi scappano o vengono "indotti" a lasciare... ma per loro la
questione principale è quella legata al permesso di soggiorno, che diventa
quasi un' arma di ricatto implicita per far accettare qualsiasi condizione.

Questa è la condizione di chi opera all' interno delle piattaforme che sono
le strutture adibite la rifornimento dei vari supermercati (ogni catena ha
una sua piattaforma che di solito organizza la distribuzione su due
regioni), piattaforme dove non operano solo dipendenti del gruppo (o del
marchio) ma cooperative in appalto e lavoratori interinali.

La SICUREZZA è pari a ZERO, pura formalità: ci sono bancali vecchi e mezzi
rotti sospesi a 7 metri di altezza, che i carrellisti caricano col muletto
ad una velocità impressionante col rischio di farli cadere su altri
lavoratori. Dove non c' è il muletto ti contano quanti pezzi porti a posto e
se scendi sotto la media sono dolori. Tutto ciò comporta elevato rischio di
incidenti e infortuni. La stessa denuncia di infortuni sul lavoro ha
comportato per alcune lavoratrici l' inizio di un calvario tra richiami
orali e scritti, rapporti disciplinari anche per semplici ritardi di un
minuto, giorni di sospensione e una pressione psicologica che ha determinato
stati di ansia, depressione e paure.



Quanto vi abbiamo appena descritto accade ogni giorno nei centri commerciali
italiani, sono i lavoratori invisibili, spesso immigrati per i quali lo
sfruttamento selvaggio equivale al permesso di soggiorno. lavoratori e
lavoratrici con una paga da fame a 6,99 euro lordi all' ora.



E per gli italiani c' è sempre qualche cartella esattoriale di Equitalia
pronta a succhiarti il sangue !


Rompiamo la gabbia dello sfruttamento nel commercio! lavoro, diritti,
dignità , condizioni di vita degne di questo nome !



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From: Macchinisti Sicuri filippocufari@macchinistisicuri.info

To:

Sent: Thursday, December 15, 2011 11:01 AM

Subject: Licenziamento di Sandro Giuliani



Riceviamo da Sandro Giuliani e volentieri inoltriamo ...



"Vi informo che nell' udienza del 7 dicembre scorso il giudice ha disposto
un rinvio al prossimo 30 aprile. Le motivazioni sostanzialmente addotte
dall' azienda sono quelle scritte sulla sua memoria difensiva ossia che io
avrei la pretesa che le norme di sicurezza prevalgano sulle circolari dell'
impresa. Giudicate voi.

Il giudice non mi ha ammesso i testimoni (ne avevo citato 80) riferendo che
non era necessario e ciò dovrebbe essere un buon segno.

Vi informo anche che venerdì sera su LA7, nella trasmissione "Piazzapulita"
ci sarà la presidente del comitato dei pendolari che leggerà una lettera sul
servizio che riceve. Pare prometta cose interessanti.

Ciao
Sandro"



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Da: Macchinisti Sicuri filippocufari@macchinistisicuri.info

A:
Data: 16/12/2011 10.36

Ogg: Prossima riunione del comitato per il reintegro di Sandro Giuliani



RIUNIONE DEL COMITATO PER IL REINTEGRO DI SANDRO GIULIANI

LUNEDI' 19 DICEMBRE, ORE 10:30

AL BAR "GEMELLI" DAVANTI ALLA STAZIONE DI ROMA TERMINI, IN VIA GIOLITTI

Lo scorso 7 dicembre si è svolta la prima udienza presso il tribunale di
Roma per il ricorso presentato da Sandro, assistito dal prof. Alleva, volto
ad ottenere sulla base dell' articolo 18 dello statuto dei lavoratori
(giusta causa) il reintegro sul posto di lavoro del nostro collega
assurdamente e ingiustamente licenziato il 21 gennaio 2011.

La giudice dottoressa Daniela Bracci ha convocato una nuova udienza per il
prossimo 30 aprile, ore 11.00.

Dal 1 marzo il nostro collega non percepirà più nemmeno la modesta indennità
di disoccupazione prevista per i lavoratori ultracinquantenni.

Come già concordato in precedenti riunioni, il comitato ha deciso di far
partire una raccolta di fondi per assicurare al nostro collega una
solidarietà fattiva e la possibilità di contare su un minimo di reddito.

La riunione deciderà le modalità della raccolta a cui tutti potranno
contribuire a partire da questo Natale.

Ricordiamo che le spese legali sostenute da Sandro vengono coperte grazie al
contributo della cassa di solidarietà dei ferrovieri.

Partecipate numerosi



COMITATO PER IL REINTEGRO DI SANDRO GIULIANI

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