mercoledì 28 dicembre 2011

SICUREZZA SUL LAVORO: KNOW YOUR RIGHTS ! “LETTERE DAL FRONTE” DEL 27/12/11

Da: sp-mail@libero.it

INDICE

Samanta Di Persio samantadipersio@virgilio.it
UNA, DIECI, CENTO VOLTE VITTIME

Carlo Soricelli carlo.soricelli@gmail.com
RAZZISMO ANCHE SUI MORTI SUL LAVORO ?

Assemblea 29 giugno assemblea29giugno@gmail.com
LETTERA APERTA AL PROF. VANGI, PERITO DEL GIP PER LA STRAGE DI VIAREGGIO

Marco Bazzoni bazzoni_m@tin.it
MILLECENTO MORTI SUL LAVORO NEL 2011

Marco Bazzoni bazzoni_m@tin.it
LETTERA APERTA DI GRAZIELLA MAROTA AL MINISTRO FORNERO

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From: Samanta Di Persio samantadipersio’ s Blog
To:
Sent: Tuesday, December 20, 2011 4:23 PM
Subject: UNA, DIECI, CENTO VOLTE VITTIME

Voglio concludere quest’ anno con la sintesi di alcune vite che mi hanno colpita più di altre per la loro tragicità. Ho avuto la possibilità di raccontare le loro storie di malagiustizia nei miei libri e penso alle loro festività spezzate.
Una, dieci, cento volte vittime italiane dell’ indifferenza, dell’ avidità, dell’ ingiustizia.

ANDREA GAGLIARDONI ha 23 anni, lavora ad Ortezzano, è stato assunto con un contratto di formazione e lavoro. Il 19 giugno 2006 comincia il suo turno presto, alle 5.00. Dopo un’ ora dal suo arrivo la pressa tampografica sulla quale sta lavorando incomincia a dare dei problemi. Il ragazzo è solo e mette in stand by il macchinario che riparte spezzandogli l’ osso del collo.
Muore sul colpo, due indagati per omicidio colposo, due colpevoli condannati ad 8 mesi con la condizionale. La madre Graziella Marota denuncia: "E’ inconcepibile perdere un figlio per colpa del profitto. Tutto ciò è accaduto perché quella macchina assassina era priva di mezzi di sicurezza: doveva avere tre leve a garanzia, ma in base alle perizie ce n’ era solo una e, quell’ unica, è stata tolta per velocizzare la produzione"

PIETRO MIRABELLI è un calabrese di 51 anni, è un RLS (rappresentante dei lavoratori per la sicurezza), lavora nel Mugello per la realizzazione della TAV Bologna-Firenze. Ha denunciato il ricatto a cui sono sottoposti i lavoratori: “Sulle procedure di sicurezza presenti sui piani operativi c’ è scritto ciò che si può fare e ciò che non si può fare. Un lavoratore consapevole del rischio cha va ad affrontare, volendo potrebbe rifiutarsi di eseguire un incarico pericoloso. Ma a pericolo identificato si pensa alla famiglia, non si vuole mettere a rischio il posto di lavoro considerando quanto è difficile trovarne uno”. Pietro è morto sul lavoro in Svizzera il 22 settembre 2010.

RUGGERO TOFFOLUTTI è il simbolo di una morte e una nascita. Dopo l’ incidente che gli è costato la vita la madre Valeria Parrini ed il suo papà Roberto Toffolutti hanno dato vita all’ associazione nazionale Ruggero Toffolutti contro gli infortuni sul lavoro, Valeria grida con forza: "E facciamo del nostro meglio per ricordare alle istituzioni, agli organi di controllo, a politici e sindacati che le loro grida di sdegno sempre pronte a levarsi quando un altro lavoratore ci lascia la pelle, hanno il valore delle classiche lacrime di coccodrillo senza un impegno adeguato e costante a carattere preventivo e repressivo nei confronti delle aziende e delle loro ragioni economiche, che restano gli imputati principali di questa strage continua e silenziosa"

GIUSTINO PARISSE nel terremoto che ha colpito L’ Aquila il 6 aprile 2009 ha perso i suoi figli, il suo papà e la sua abitazioni. Giustino è un giornalista. Dalla sua testimonianza emerge il significato di sentirsi dieci, cento, mille volte vittima: "Aspettavamo il risultato della riunione del 31 marzo con la Commissione Grandi Rischi, il sindaco, gli assessori. Il giornale aveva preparato un paginone con il numero delle scosse, l’ intensità, quando e dove c’ erano state.
Loro dissero: E’ tutto a posto (...). Gli esperti dovevano dire che questo sciame sismico può presupporre una forte scossa. Se state in una casa in cemento armato: potete stare tranquilli; in una in pietre: fate attenzione. Se io fossi stato messo in allarme in quel modo, forse mi sarebbe venuto in mente di uscire fuori, di dormire in auto. Come operatore dell’ informazione venivo informato male, e di conseguenza informavo male. Il paradosso è che la prima vittima sono stato io"

DAVIDE CENTOFANTI è uno studente, la notte del 6 aprile dorme nella casa dello studente insieme agli altri 7 ragazzi che rimarranno sotto le macerie dell’ edificio. Antonietta Centofanti, zia di Davide e presidente del Comitato vittime della casa dello studente, ricorda suo nipote: "Era rimasto a L’ Aquila perché doveva dare un esame, gli mancavano sei crediti per raggiungere quelli che gli occorrevano per il rinnovo della borsa di studio. Così, altri ragazzi, non sono tornati a casa perché dovevano studiare, se avessero perso la borssa di studio non avrebbero potuto continuare gli studi. La cosa più terribile è che hanno interrotto questo cammino a questi ragazzi. Non sapremo mai che donne e uomini sarebbero diventati"

NIKI APRILE GATTI lavora a San Marino, viene arrestato per presunta frode informatica insieme ad altre diciassette persone. E’ un ragazzo incensurato, ma viene portato in un carcere di massima sicurezza: Sollicciano. Dopo cinque giorni è stato trovato impiccato nel bagno della cella. Ci sono ancora molte ombre nella sua morte, archiviata dalla magistratura come suicidio.
"Hanno voluto farmi credere al suicidio, ma non l’ ho creduto nemmeno per un attimo. Niki era consapevole della sua genialità, del suo riuscire a districarsi in ogni occasione, Niki non aveva mai avuto problemi con la giustizia, Niki non era mai entrato nemmeno in visita a un carcere, Niki non doveva essere trattato in questo modo" sono le parole della madre Ornella Gemini
Tutti gli altri non sono meno importanti, per motivi di spazio ho ricordato Andrea, Pietro, Ruggero, Giustino, Davide e Niki. In queste parole penso che si rispecchino tutti coloro che ho intervistato in questi tre anni e coloro che purtroppo non hanno voce, ma in silenzio soffrono.

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From: Carlo Soricelli carlo.soricelli@gmail.com
To:
Sent: Thursday, December 22, 2011 5:52 PM
Subject: RAZZISMO ANCHE SUI MORTI SUL LAVORO ?

Cari amici, ormai si è tracciata bene la situazione complessiva delle morti sui luoghi di lavoro del 2011 in Italia. Su questo fronte, in tutto il paese, partendo dal Trentino Alto Adige, fino alla punta estrema della Sicilia, c’ è la stessa tragica situazione. Siamo già a oltre il 10% sull’ intero 2010.

Si può dire con amarezza che sulle morti sul lavoro l’ Italia è un paese unito. Amministrazioni di centro-sinistra o di centro-destra, regionali e provinciali, al centro-nord come al sud hanno la stessa mancanza d’ attenzione verso categorie che non hanno una forte organizzazione sindacale che esercita controlli sui luoghi di lavoro.
Si muore per oltre il 60% in agricoltura e in edilizia (sub-appalto) e spesso in nero in eguali percentuali sia al centro-nord sia al sud, e per un altro 30% nelle altre categorie.

L’ industria, con oltre un milione di lavoratori con lo Statuto dei Lavoratori e Articolo 18, ha pochissimi morti sul lavoro. La Camusso e Landini, come del resto anche Bonanni e Angeletti hanno ben evidente che l’ Articolo 18 ha un valore straordinario anche sotto questo aspetto: sulla tutela dell’ integrità fisica e psicologica dei lavoratori, che senza il "18" i lavoratori diventerebbero solo una variabile del mercato, come la merce. Cosa che interessa poco a tantissimi parlamentari di sinistra che vogliono “modificarlo” e che sono stati eletti coi tanti voti di chi vogliono poi "fregare". Ichino ha detto ieri sera che la maggioranza dei senatori ha firmato la sua proposta di legge.

Ma voglio parlare del rapporto nord- sud che si manifesta anche in questo campo.
Il sud ha in edilizia e agricoltura e anche complessivamente, meno morti sul lavoro che nel resto del paese, anche se poi delle 20 regioni italiane ben 15 hanno già eguagliato o superato i morti sul lavoro dell’ intero 2010, comprese molte del sud.
Al sud solo la Puglia e la Campania hanno meno morti sui luoghi di lavoro dell’ anno scorso, mentre al nord, il Veneto e il Trentino Alto Adige, che però hanno come termine di paragone un 2010 disastroso.
Anche la Lombardia ha qualche vittima in meno, però c’ è da dire che essendo molti morti sui luoghi di lavoro concentrati sopratutto in agricoltura, ed avendo questa regione la stessa estensione coltivata delle altre regioni, gli agricoltori sono percentualmente la metà rispetto al numero d’ abitanti.
Occorre ricordarsi che la Lombardia ha il doppio degli abitanti di qualsiasi altra regione italiana.

Ho voluto fare queste premesse per sfatare alcuni luoghi comuni: che il sud è arretrato in ogni campo rispetto al resto del paese, compreso anche quello delle morti sui luoghi di lavoro. Oggi, io e mia moglie, siamo andati a vedere una mostra con una coppia d’ amici bolognesi di vecchia data e di sinistra. Con loro c’ è un rapporto d’ amicizia che risale addirittura all’ infanzia. Ho parlato della situazione italiana delle morti sul lavoro e di quello che veniva fuori dal monitoraggio dell’ Osservatorio Indipendente di Bologna, di cui sono orgogliosamente l’ ideatore, spiegando loro che al sud in definitiva, si muore sul lavoro come al nord e addirittura di meno, e che essendo queste vittime concentrate nella stragrande maggioranza in agricoltura e in edilizia (sub appalto) e nei servizi, il livello d’ industrializzazione e l’ indice occupazionale di una regione o di una provincia non ha nessun valore statistico in questo campo.
Non l’ avessi mai detto: al sud i morti sul lavoro non vengono dichiarati, finiscono nei piloni di cemento, che quelli che muoiono in nero vengono fatti sparire o abbandonati per le strade, e altre amenità di questo genere. Hai voglia a dire che se leggi la cronaca ti accorgi che anche in Veneto, come in Lombardia, ci sono già diversi morti sul lavoro in nero, o che vengono regolarizzati mezz’ ora dopo che sono morti. Che la provincia di Brescia a guida leghista degli "attenti al territorio" è da diversi anni prima in questo triste classifica. Hai voglia a spiegare che i blog e le testate on-line è impossibile occultare notizie così “forti” sotto il punto di vista mediatico anche nel profondo sud. E siamo qui a Bologna, in una regione civilissima, che è progressista da sempre, e che però ha il maggior numero di morti sui luoghi di lavoro in rapporto agli abitanti.

La propaganda razzista è riuscita a penetrare anche in strati sociali da sempre di sinistra, ed è difficile far capire che almeno su questo fronte il sud non ha niente da invidiare al centro-nord.
E che anche il nord si dovrebbe vergognare di questa situazione, senza scaricare le responsabilità, anche in questi casi indirettamente sul sud, che tra l’ altro paga anche qui al nord un grande tributo di sangue essendo per la maggioranza edili meridionali. Il sud deve essere per forza peggiore in ogni campo, così si "elevano" le virtù del nord. Vent’ anni di razzismo e di attacchi all’ Unità del Paese tollerati anche dalle Istituzioni dello Stato hanno procurato macerie che saranno difficili da rimuovere.

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From: Assemblea 29 giugno assemblea29giugno@gmail.com
To:
Sent: Friday, December 23, 2011 1:33 AM
Subject: LETTERA APERTA AL PROF. VANGI, PERITO DEL GIP PER LA STRAGE DI VIAREGGIO

Da far circolare

Lettera aperta al prof. Vangi, perito del GIP per la strage di Viareggio

Lei sa, parli nel rispetto delle 32 vittime.

Lei, prof. Vangi, è stato indicato in qualità di perito dal GIP (Giudice per le indagini preliminari), dott. Silvestri, il 10 febbraio 2011. L’ incarico Le è stato conferito il 7 marzo.
Il 4 novembre scorso (giorno conclusivo dell’ incidente probatorio) a Lucca Le ho posto la seguente domanda: “In quanto perito dell’ incidente probatorio ha informato chi di dovere del clima intimidatorio instaurato dal Gruppo ferrovie dello Stato italiane nei confronti dei ferrovieri consulenti di parte tanto da indurre il collega Filippo Cufari, rappresentante per i lavoratori alla sicurezza, ad abbandonare questo incarico ?”

A questa precisa domanda non ha risposto. La radiazione di questo consulente ha contribuito a penalizzare la ricerca della verità nell’ incidente probatorio. Tra l’ altro, questo passaggio non è stato neppure riportato nel verbale del 4 novembre.
Ma non è la sola domanda che intendo farLe.

Lei, prof. Vangi, è a conoscenza del perché e di quando Le è stato affiancato il perito, ing. Licciardello. Può rispondere ?
Lei, prof. Vangi, può dire quando la (sua) convinzione che il picchetto abbia forato la cisterna ha “virato” sulla tesi della piegata a zampa di lepre. Può dire perché ciò è avvenuto ?
Lei, prof. Vangi, sapeva dell’ incompatibilità dei ruoli svolti dall’ ing. Licciardello (perito del Gip con contratto di programma retribuito da RFI, Rete ferroviaria italiana) ? Se sì, perché non ha informato chi di dovere ?

L’ ing. Licciardello, a precise domande del PM (“i suoi rapporti poc’ anzi delineati con Trenitalia, piuttosto che con il Gruppo Ferrovie hanno ad oggetto una qualche prestazione di tipo professionale, che sia di consulenza, che sia di prestazione d’ opera, che sia di studio o di partecipazione a convegni come relatore su questo”), ha dichiarato (come da verbale): “Ora è difficile dirle … da che io ricordo no, è difficile ricordare in tanti anni . . . ”.
Si trattava di ricordare Convegni e corsi tenuti il 4 novembre 2010 ed il 18 febbraio scorso o addirittura ricordare il Contratto di programma 2007-11 con incarico di consulenza del 13 maggio di questo anno e retribuito da Rfi (Società Fs indagata per la strage di Viareggio).

Lei, prof. Vangi, era a conoscenza di tutto ciò. Troppe domande che ancora non hanno avuto riposte.
Prof. Vangi, Lei sa. Dica quello di cui è a conoscenza nel rispetto delle sofferenze e dei dolori provocati dal disastro ferroviario del 29 giugno 2009.
Di fronte ad una strage come quella di Viareggio troverà sicuramente almeno un motivo per farlo. Le 32 vittime non avranno più vita ma si possono “ricompensare”, almeno, guardando in faccia i vivi.

In attesa, La saluto cordialmente.

Viareggio, 23 dicembre 2011

Riccardo Antonini
licenziato dalle ferrovie
il 7 novembre 2011

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From: Marco Bazzoni bazzoni_m@tin.it
To:
Sent: Sunday, December 25, 2011 10:36 PM
Subject: MILLECENTO MORTI SUL LAVORO NEL 2011

Il giorno di Natale lo dedico ai lavoratori che hanno perso la vita nel 2011. Più di 1000 non sono tornati a casa dalle loro famiglie. E’ una guerra senza tregua cha va avanti da decenni, ma sembra che non interessi a nessuno. Il profitto viene sempre prima della sicurezza dei lavoratori. La sicurezza costa, la morte di un dipendente costa meno, talvolta, grazie alle leggi italiane, quasi nulla. I parenti delle vittime di un’ economia e di una società malate passeranno il primo Natale senza un padre, un figlio, un marito. A loro vanno il mio cordoglio e un abbraccio.

Caro Beppe Grillo,

oltre 1.100 morti su lavoro nel 2011, il 15% di questi lavoratori erano "in nero" o già in pensione: sono i dati che fornisce l’ Osservatorio Indipendente di Bologna di Carlo Soricelli, (http://cadutisullavoro.blogspot.com/) un operaio in pensione, che fa un lavoro enorme con il suo blog, aggiornando ogni giorno le morti sul lavoro in Italia.
Voglio ricordare quello che aveva detto l’ INAIL, che per l’ anno 2010, le morti sul lavoro erano scese per la prima volta dal dopoguerra, sotto quota 1.000, per l’ esattezza 980.

Evidentemente c’ è qualcosa che non va nei dati INAIL, e viene da sé che sono dati fortemente sottostimati, perché non tengono conto di tutti i lavoratori che muoiono "in nero". Sono ancora in troppi che prendono questi dati come "oro colato".

I dati dell’ ‘ Osservatorio dimostrano che moltissimo resta da fare sulla sicurezza sul lavoro. Siamo di fronte a un’ ecatombe. Come si può definire civile un Paese con tutti questi morti sul lavoro quando l’ art 1 della Costituzione dice che "l’ Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro" e non sulle morti sul lavoro !!!

Lo Stato, oltre a chiederci di lavorare fino alla vecchiaia, dovrebbe garantire di tornare a casa vivi la sera, dopo una dura giornata di lavoro.

Mi rivolgo al Ministro dell’ Istruzione Profumo: faccia un decreto, perché la sicurezza sul lavoro sia inserita come materia di insegnamento dal prossimo anno scolastico, a partire dalle scuole elementari come in Francia.

Mi rivolgo al Ministro Fornero: ripristini le norme per la sicurezza sul lavoro, volute dal Governo Prodi con il testo unico per la sicurezza sul lavoro (D.Lgs.81/08) e stravolte dall’ ex Ministro del Lavoro Sacconi, con il D.Lgs.106/09 (decreto correttivo), che tra le tante cose negative ha dimezzato le sanzioni ai datori di lavoro, ai dirigenti, ai preposti, in alcuni casi ha sostituito l’ arresto con l’ ammenda, ha introdotto la "salva-manager".

Mi rivolgo al Ministro Cancellieri: aumenti le pene per i responsabili delle morti sul lavoro. Per il reato di omicidio colposo, la pena varia da 2 a 7 anni, ma spesso i datori di lavoro se la cavano con pene molto più basse o con la prescrizione.

Un invito vorrei rivolgere alle associazioni, ai sindacati, ai partiti politici, alle Istituzioni e ai mezzi d’ informazione: si smetta di chiamare queste morti, con il termine "morti bianche" e "tragiche fatalità". Queste morti non hanno nulla di bianco, e non sono fatalità, ma dovute al non rispetto delle minime norme di sicurezza sul lavoro .

Marco Bazzoni
Operaio metalmeccanico e Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza
Firenze

http://www.beppegrillo.it/2011/12/millecento_morti_sul_lavoro_nel_2011.html#comments

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From: Marco Bazzoni bazzoni_m@tin.it
To:
Sent: Sunday, December 25, 2011 11:20 PM
Subject: LETTERA APERTA DI GRAZIELLA MAROTA AL MINISTRO FORNERO

Lettera aperta di Graziella Marota al Ministro Fornero

Faccia qualcosa, altrimenti ogni giorno 4 famiglie continueranno ad essere distrutte!!!

Nel giorno di Natale, mentre tutti sono a festeggiare con le proprie famiglie, voglio portarVi all’ attenzione questa lettera aperta di Graziella Marota al Ministro del Lavoro Elsa Fornero, pubblicata oggi sulla sua bacheca Facebook.
Una lettera che ci dovrebbe invitare alla riflessione tutti quanti.
Graziella, ha perso un figlio di soli 23 anni, il 20 giugno del 2006, con la testa schiacciata in una macchina tampografica, che gli ha spezzato l’ osso del collo!!!
Una morte orribile......
Marco Bazzoni


Lettera aperta al Ministro Fornero
pubblicata da Graziella Marota il giorno domenica 25 dicembre 2011 alle ore 19.08

Ill.mo Ministro Fornero,

oggi è Natale e in questo giorno così gioioso per tutti ho deciso di scriverLe perché per me è un giorno di grande dolore.
Mi presento: mi chiamo Graziella Marota, abito a Porto Sant’ Elpidio (FM) e ho 58 anni. Il 6 Dicembre del 1982 ho dato alla luce un bambino bellissimo, Andrea e da quel giorno ho dedicato tutta la mia vita a mio figlio, come fanno tutte le mamme del mondo perché un figlio è il bene più prezioso per ogni donna. Andrea, con il passare degli anni, cresceva e con tutto il mio amore e la mia protezione è diventato un bel ragazzo: il mio orgoglio, la mia gioia, la mia felicità.

Ora vorrei che leggesse questa lettera poi Le spiegherò il motivo per cui Le scrivo:

“Caro Andrea,
sono già passati più di 5 anni da quel giorno orribile, quel giorno che mi ha cambiato definitivamente la vita, privandomi di tutto.
Te l’ avevo promesso e mi sono battuta affinché il tuo ricordo non svanisse nel giro di pochi mesi. Televisione, giornali, interviste… ho fatto più di quanto potessi immaginare, ma il dolore è stabile, anzi, più passa il tempo e più mi lacera il cuore. Il suono della chitarra, la tromba, le tue risate, i tuoi abbracci, i tuoi baci… tutto manca dentro casa; ora regna il silenzio più assoluto. Eri un figlio perfetto, Andrea, fin troppo buono, rispettoso, allegro, onesto e pieno di vitalità; amavi la vita più di qualsiasi altra cosa al mondo, ma essa ti è stata strappata brutalmente in un giorno d’ inizio d’ estate ed io non riesco a capacitarmene, non sono in grado di capire perché tu, un ragazzo così dedito al lavoro, hai dovuto chiudere i tuoi splendidi occhi in una fabbrica. Non ha senso morire a ventitré anni, tanto più mentre si sta lavorando. Tutto ciò è capitato a te, figlio mio,io non mi darò mai pace e continuerò a tenere vivo il tuo ricordo, perché rimarrai sempre come tutti ti ricordiamo; ora sei un angelo, ma lo eri anche prima, un angelo che viveva aiutando gli altri, sempre pronto a dare una mano in qualsiasi situazione.
Nel corso della tua vita mi hai teso la mano infinite volte, al punto che tra noi c’ era e c’ è tuttora, un legame speciale, più forte di quello che si instaura, fin dalla nascita, fra mamma e figlio: il nostro era anche un rapporto d’ amicizia che si era andato a creare superando i vari ostacoli che la vita ci ha messo di fronte. Insieme abbiamo affrontato gioie e dispiaceri, ma ora che tu non ci sei più, mi sembra di affogare in questo mare di dolore che la tua morte ha creato. Ora la nostra famiglia sembra vuota, tutti cerchiamo di farci forza l’ un con lì’ altro, ma il fatto è che ci manchi troppo, la tua era una figura essenziale, infatti, come un albero ha bisogno di svariati elementi per vivere, così a noi è stato tolto l’ ossigeno, l’ acqua e anche se la pianta è una quercia secolare, piano piano appassisce come un piccolo germoglio.
Sembrava che quel tanto atteso momento di serenità fosse arrivato, che finalmente avrei vissuto una vita tranquilla e felice, ma non potevo immaginare ciò che stavo per vivere: la perdita di un figlio, la cosa più orribile e straziante al mondo. Una volta accaduta la tragedia, non riuscivo a rendermi completamente conto di quello che stavo passando, ma, ora, a distanza di tempo, lo capisco eccome; ed è questa la cosa più brutta: realizzare quanto è accaduto.
Vorrei dirti molte altre cose, amore mio, ma non basterebbe tutta una vita per scriverle; mi limito a ripetere una cosa che tu, da lassù, avrai ascoltato ed ascolterai tantissime volte: ti voglio un bene dell’ anima, angelo mio.”

Ora Ministro comprenderà la ragione di questo mio scritto.
Ogni anno muoiono circa 1.200 lavoratori per la mancanza di sicurezza nei luoghi di lavoro e ci sono circa un milione di infortuni più o meno gravi. E’ inconcepibile e inaccettabile che in un paese “civile” succedano ancora questi “omicidi” per risparmiare sulla sicurezza mettendo a repentaglio la vita dei lavoratori.

I lavoratori ,Caro Ministro, sono esseri umani e non macchine di produzione, hanno la loro vita, i loro affetti e il sacrosanto diritto di uscire la mattina per andare a lavorare e avere la certezza di tornare la sera con le proprie gambe e non dentro una bara come è successo al mio Andrea che era appena sbocciato alla vita … aveva solo 23 anni ed è morto con il cranio schiacciato da una macchina tampografica priva di sistemi di sicurezza all’ Asoplast di Ortezzano (FM) per 900 euro al mese come precario.

Faceva parte di quella grande schiera di italiani che oggi sono chiamati a fare numerosi sacrifici, non crede che sia giunto il momento di prendere seriamente in considerazione questa grande piaga del nostro paese? Cosa facciamo? Aspettiamo inesorabilmente che le statistiche fatte ogni anno si avverino?
Ogni sette ore muore un lavoratore e Lei ,Ministro, cosa farà affinché tutto ciò non avvenga più?

La ringrazio per l’ attenzione che vorrà prestare a questo scritto e non dimentichi che chi Le scrive è una mamma rimasta orfana del proprio figlio e distrutta dal dolore sia nello spirito che nel fisico.

Faccia qualcosa altrimenti ogni giorno 4 famiglie continueranno ad essere distrutte !!

La saluto cordialmente e aspetto quanto prima una Sua risposta.

Graziella Marota

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