Fissata la data della
prima udienza del procedimento nel quale sono coinvolti 3 società e 50
imputati, tra cui Emilio, Nicola e Fabio Riva, il governatore di Puglia Nichi
Vendola, l'ex presidente della Provincia Gianni Florido e il primo cittadino
Ippazio Stefano. Alcuni membri del collegio difensivo sarebbero pronti a
richiedere il passaggio ad un'altra città per incompatibilità ambientale
Potrebbe arrivare il prossimo 19 giugno l’istanza di
rimessione del processo contro l’Ilva di Taranto nel quale sono
coinvolti 3 società e 50 imputati tra i quali Emilio, Nicola e Fabio Riva,
il governatore di Puglia Nichi Vendola, l’ex presidente della provincia
Gianni Florido e il primo cittadino in carica Ippazio Stefano. Il
giudice per udienze preliminari Vilma Gilli, infatti, ha stabilito la
data per la prima udienza nella quale, secondo indiscrezioni, alcuni membri del
folto collegio difensivo sarebbero pronti a depositare la richiesta per
chiedere il trasferimento del processo in un’altra città. Fuggire da
Taranto, insomma, per incompatibilità ambientale vista la pressione mediatica e
popolare intorno alla vicenda che, secondo gli avvocati degli industriali
lombardi, impedirebbe ai magistrati di poter condurre serenamente il processo.
Se le indiscrezioni dovessero essere confermate,
quindi, il gup Gilli sarà tenuta a interrompere l’udienza preliminare –
sospendendo di conseguenza anche i termini di prescrizione e di decorrenza
dei termini di eventuali custodie cautelari – e inviare tutto alla Corte di
Cassazione. Toccherà quindi ai giudici della Suprema corte valutare le
argomentazioni sostenute dalla difesa e dal procuratore generale e poi decidere
se confermare Taranto come sede in cui giudicare i Riva e gli altri oppure
individuare un altro palazzo di giustizia per celebrare il processo. Proprio a
Taranto, come difensore di Sabrina Misseri accusata dell’omicidio di Sarah
Scazzi, qualche anno fa l’avvocato Franco Coppi aveva presentato la
stessa istanza che la Corte di Cassazione – nonostante la richiesta
analoga del procuratore generale – aveva, però, rigettato qualche mese dopo.
Secondo quanto trapelato in questi giorni, tuttavia, non sarebbe Coppi – che
difende una delle società dei Riva – ad aver preparato l’atto per chiedere lo
spostamento del processo.
Un maxiprocesso che, anche nei numeri, è un evento
epocale per la città eternamente divisa tra lavoro e salute. A testimoniarlo
c’è anche il numero mastodontico di parti offese individuate dalla Procura: tra
abitanti del quartiere Tamburi, allevatori, mitilicoltori, operai, parenti dei
lavoratori morti in fabbrica come Francesco Zaccaria e Claudio Marsella,
associazioni ed enti istituzionali il numero di persone, fisiche o giuridiche,
danneggiate dalle emissioni nocive della fabbrica. L’attuale Palazzo di
giustizia di Taranto non ha aule in grado di accogliere un numero così
elevato di persone e quindi dopo il vano tentativo di utilizzare l’ex aula
bunker che ospitò i maxi processi alla mafia di Taranto a cavallo tra gli anni
’80 e ’90, il tribunale ionico ha dovuto cambiare strada individuando nella
palestra che si trova nella caserma dei Vigili del fuoco, come luogo
idoneo per celebrare le udienze.
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