martedì 24 aprile 2012

SICUREZZA SUL LAVORO: KNOW YOUR RIGHTS ! “LETTERE DAL FRONTE” DEL 23/04/12




INDICE

Marco Bazzoni bazzoni_m@tin.it
CORTE DI CASSAZIONE: MORTE SUL LAVORO, LA DELEGA PUÒ SALVARE IL DATORE DALLA CONDANNA

Unione Sindacale di Base Sede Perugia perugia@usb.it
IL MANIFESTO 18 APRILE 2012 IN PENSIONE A 67 ANNI? EUTANASIA FERROVIARIA

Assemblea 29 Giugno  assemblea29giugno@gmail.com
DALL'ASSOCIAZIONE "IL MONDO CHE VORREI": ANCORA MORETTI … MA BASTA!

Marco Bazzoni bazzoni_m@tin.it
UN MUTUO PER PAGARE ALL'INAIL LA MORTE DEL PADRE

ANCORA IN MARCIA ! redazione@ancorainmarcia.it
PORTE KILLER A FIRENZE: FRECCIAROSSA SCARDINA PORTA TRENO REGIONALE

Federico Giusti giustifederico@libero.it
COMUNICATO STAMPA: IL DISEGNO DI LEGGE FORNERO

RACCOLTA FONDI PER SANDRO GIULIANI

Carlo Soricelli carlo.soricelli@gmail.com
E SE A MORIRE PER INFORTUNI SUL LAVORO FOSSE UNO DI LORO CI SAREBBE PIU’ INTERESSE VERSO QUESTE TRAGEDIE?

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From: Marco Bazzoni bazzoni_m@tin.it
To:
Sent: Saturday, April 14, 2012 3:54 PM
Subject: CORTE DI CASSAZIONE: MORTE SUL LAVORO, LA DELEGA PUÒ SALVARE IL DATORE DALLA CONDANNA

Forse bisognerebbe ricordare alla Corte di Cassazione, c'è c'è una procedura d'infrazione in corso, proprio sul punto su cui hanno mandato assolta l'imputata, cioè sulla deresponsabilizzazione del datore di lavoro in caso di delega e sub-delega, che violerebbe la direttiva europea 89/391/CEE sulla sicurezza sul lavoro.
Inoltre, anche se l'infortunio mortale era accaduto prima della riforma Sacconi sul testo unico sulla sicurezza sul lavoro e in particolar modo, sulla cosiddetta norma "salva-manager", i giudici hanno applicato retroattivamente questa norma.
Questa è una sentenza molto "pericolosa", perché come sapete bene, le sentenze della Corte di Cassazione fanno testo anche in altri casi analoghi.

Saluti.
Marco Bazzoni
Operaio metalmeccanico e Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza.

Se c'è una formale e dettagliata delega di funzioni all'interno dell'azienda, il rappresentante legale non risponde penalmente per la violazione delle norme sulla sicurezza del lavoro. Ciò non vuol dire però che il dovere di vigilanza del datore di lavoro venga meno tout court, si trasferisce solo su di un ambito più "alto". Lo ha stabilito la Corte di cassazione, con la sentenza 10702/2012, annullando la condanna emessa dalla Corte di appello di Torino contro la legale rappresentante di una impresa.

Alla dirigente era stata attribuita la responsabilità della morte di un operaio a seguito del contatto letale con i cavi della linea elettrica mentre procedeva, a bordo di un cestello meccanico, al taglio di alcune piante.
In particolare la donna non avrebbe valutato il rischio e adottato le misure necessarie a prevenirlo, e cioè l'interruzione temporanea dell'erogazione della corrente elettrica.
I giudici chiariscono che la delega di funzioni è disciplinata dall'articolo 16 del Testo unico sulla sicurezza del lavoro che, sebbene successivo ai fatti, recepisce orientamenti già consolidati della giurisprudenza e dunque applicabili anche al caso in questione.
Secondo la norma, dunque, in capo al vertice o alla proprietà dell'azienda rimane sempre una responsabilità di "fascia alta" che si attua attraverso il controllo del corretto svolgimento delle mansioni da parte del delegato e l'adozione di un modello organizzativo e di gestione adeguato al funzionamento dell'impresa. Infatti, il dovere di controllare "non può identificarsi con una azione di vigilanza sulla concreta, minuta conformazione delle singole lavorazioni che la legge affida, appunto, al garante".
Diversamente l'istituto della delega perderebbe di senso.
Perciò, "l'obbligo del delegante è distinto da quello del delegato".  E riguarda soprattutto "la correttezza della complessiva gestione del rischio da parte del delegato medesimo e non impone il controllo, momento per momento, delle modalità di svolgimento delle lavorazioni".
Ha sbagliato quindi la Corte di appello di Torino quando ha ipotizzato un dovere di vigilanza "esteso sino a controllare personalmente la gestione di aspetti contingenti delle singole lavorazioni".

http://www.diritto24.ilsole24ore.com/guidaAlDiritto/civile/civile/sentenzeDelGiorno/2012/03/morte-sul-lavoro-la-delega-puo-salvare-il-datore-dalla-condanna.html

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From: Unione Sindacale di Base Sede Perugia perugia@usb.it
To:
Sent: Wednesday, April 18, 2012 10:16 AM
Subject: IL MANIFESTO 18 APRILE 2012 IN PENSIONE A 67 ANNI? EUTANASIA FERROVIARIA

18 aprile 2012 - Il Manifesto

Ferrovieri in sciopero contro la riforma delle pensioni che porta l'età Treni usurantiFerrovieri in sciopero contro la riforma delle pensioni che porta l'età pensionabile oltre l'aspettativa di vita del personale viaggiante (65 anni).
In pensione a 67 anni? Eutanasia ferroviaria.
Le misure volute da Fornero e abolizione dell'art. 18 condannano i ferrovieri a un futuro di miseria. Sciopero di 24 ore, tra venerdì e domenica
di Francesco Piccioni

Roma - Sentir parlare tranquillamente di “eutanasia di massa” in un'assemblea di lavoratori fa un po' impressione. Se poi si scopre che i presenti stanno parlando di se stessi nel prossimo futuro, il salto di qualità è assicurato.
Ma questi sono ferrovieri, molti i macchinisti. Con la morte fanno i conti ogni giorno e sono abituati a parlarne a voce bassa. Il pericolo di “eutanasia”, questa volta, non è legato solo alla durezza del loro lavoro, ma all'intreccio perverso tra riforma delle pensioni e cancellazione art. 18, in votazione al Senato. E non stanno esagerando. Partiamo dalle pensioni. Ai ferrovieri è stato tolto nel 2000 il «fondo pensioni esclusivo» istituito addirittura nel 1908, integrandolo come “fondo speciale” nell'Inps e stabilendo invece un regime “ordinario” per i neo assunti.
Nel 2010 il “semplificatore” Roberto Calderoli cancellò anche quel residuo “privilegio” come legge, lasciando la possibilità di far sopravvivere le agevolazioni pensionistiche solo per via contrattuale.
Ora è arrivata «Terminator» Fornero, equiparando i ferrovieri a qualsiasi altro lavoro. E quindi in pensione e 67 anni.
Fino al 31 dicembre potevano andarci a 58, almeno i macchinisti e diverse altra figure particolari. Ohibò, che ci sarà di male, potrebbero dire ai piani alti di Confindustria...
Diciamo intanto che l'aspettativa di vita media di un macchinista è di 65 anni. In teoria, dunque, nessuno di loro arriverà più vivo alla pensione (pagando inutilmente contributi per una vita). In secondo luogo, quel limite di 58 anni è stato fissato a suo tempo seguendo la logica delle visite mediche periodiche, cui ognuno di loro viene sottoposto (con una frequenza di ogni 5 anni in gioventù, che diventa annuale dopo i 50). Si sa da sempre, insomma, che sono ben pochi quelli che risultano ancora «idonei» a 58 anni. E del resto, immaginatevi di stare voi su un Frecciarossa lanciato a 300 all'ora con alla guida un solo macchinista 66enne... Oppure pensate a un manovratore che “fa i ganci” a quell'età (i manovratori sono quelli che letteralmente si buttano sotto il treno per attaccare una carrozza all'altra). O a un addetto alla manutenzione che percorre gli “stradelli” ai lati dei binari.
Il lavoro dei ferrovieri era ritenuto fino a pochi mesi fa così dannoso da non esser compreso neppure nella categoria dei lavori usuranti. Del resto: fanno turni notturni e orari altamente irregolari, stanno a lungo in galleria, sono sottoposti a campi magnetici potenti (fino a 30 microtesla sulle linee Tav, anche se “discontinui”, quando il limite di legge è 0,2), trasportano passeggeri, ecc. Dopo 15-20 anni presentano in genere problemi alla vista e all'udito; dopo 20-25, intorno all'80% presenta problemi a colonna vertebrale, soffrono di disfunzioni delle pressione, colesterolo, ecc.
Insomma: qualsiasi sia l'età pensionabile formale (superiore alle stesse aspettative di vita), quasi nessuno ci potrà arrivare come adatto alla mansione. Ma che cosa faranno, una volta dichiarati “inidonei”? Finché erano pochi, e per poco tempo, potevano facilmente esser ricollocati in azienda (biglietterie, ecc). Ma se saranno decine di migliaia e per quasi un decennio? Davvero Mauro Moretti - l'altro “Terminator” di questa storia - pagherà loro uno stipendio?
Qui arriva il combinato disposto delle modifiche all'art. 18. Qualsiasi azienda, a quel punto (sia Fs che la neonata Ntv di Montezemolo e Della Valle) troverà logico licenziarli “per motivi economici”. Ma fuori del settore ferroviario (il discorso vale comunque anche per il trasporto pubblico locale, che presenta problemi molto simili), chi mai potrà offrire un impiego a un personale così specializzato e - ricordiamolo - più vicino al fine vita che alla pensione? Come per gli “esodati”, ma su un periodo ancora più lungo; questa è davvero una condanna alla fame.
Naturalmente, per quanto molto calmi, i ferrovieri non sono affatto d'accordo. Scioperano per 24 ore subito: dalle 21 di venerdì sera i treni merci, dalle 21 di sabato il settore passeggeri. Ci sono anche ragioni contrattuali, nella piattaforma, ma il tema delle pensioni è divento centrale. Mancheranno Cgil, Cisl e Uil, saranno sostenuti sono dalle sigle conflittuali (Orsa, Usb, Cub). Ma anche a questo, negli anni, hanno fatto l'abitudine.

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From: Assemblea 29 Giugno  assemblea29giugno@gmail.com
To:
Sent: Thursday, April 19, 2012 12:41 PM
Subject: DALL'ASSOCIAZIONE "IL MONDO CHE VORREI": ANCORA MORETTI … MA BASTA!


Riceviamo e volentieri (ri)giriamo per l'informazione la pubblicazione.


ANCORA MORETTI … MA BASTA!

Regione Toscana e Lega Ambiente hanno promosso una Conferenza nazionale “sulla mobilità ferroviaria e l’innovazione del trasporto pubblico locale” venerdì 20 aprile a Firenze, Piazza Adua 1, stazione di S. Maria Novella, sala convegni Pala affari.
Il “cavalier-Moretti” partecipa alla 1a sessione alle ore 10.00, assieme a Ermete Realacci e Enrico Rossi. Oltre a loro vi sono assessori, presidenti, amministratori delegati …
Invitare il sig. Moretti a partecipare a convegni, seminari, conferenze ci vuole un bello stomaco. Noi siamo tra coloro che né lo invitiamo, né siedono al suo fianco.
PERCHE’?
-         è indagato nella strage di Viareggio (32 vittime, feriti gravi e gravissimi) in qualità di Amministratore delegato;
-         a poche ore dalla strage e nei mesi successivi ha rilasciato dichiarazioni vergognose ed offensive nei confronti delle vittime della strage di Viareggio;
-         è responsabile di una politica aziendale che ha contribuito a penalizzare la sicurezza in ferrovia: la strage di Viareggio è figlia di tutto ciò;
-         ha diffidato i due ferrovieri che partecipavano all’incidente probatorio nella ricerca della verità e della giustizia facendo sì che uno abbandonasse l’incarico;
-         ha sospeso prima e licenziato poi il ferroviere che non ha subito intimidazioni, ricatti e minacce;
-         ha licenziato e sospeso, in questi anni, ferrovieri ed RLS perché impegnati su sicurezza e salute in ferrovia;
-         ha spudoratamente dichiarato, in un incontro alla Regione (14 settembre 2009) che quel ferroviere di Viareggio, prima o poi, lo avrebbe licenziato;
-         ha, attraverso i suoi avvocati, intimorito i familiari minacciando lo spostamento del processo dalla sua giurisdizione perché a Viareggio non vi sarebbe un clima sereno;
-         ha, attraverso i suoi fiduciari, praticato forme subdole di intimidazione nei confronti di giornalisti e consulenti di parte;
-         ha sul libro paga di RFI (Rete ferroviaria italiana) l’ingegnere perito del Gip nell’incidente probatorio;
-         ha una paura fottuta del processo sulla strage di Viareggio perché sa che non sarà il solito processo dove i suoi attuali consulenti di fiducia erano Ctu della procura e dove ai macchinisti deceduti fu vigliaccamente accollata la responsabilità del disastro (vedi disastro ferroviario di Crevalcore);
-         ha una vergogna indicibile nel guardare le foto dei nostri cari morti bruciati, lo disturbano.
Moretti deve:
ritirare i provvedimenti disciplinari (licenziamenti, sospensioni, ecc.) nei confronti dei ferrovieri impegnati sulla sicurezza;
rassegnare le dimissioni da AD del Gruppo ferrovie dello Stato italiane;
affrontare l’iter processuale senza alcun colpo di mano.
Allora sì! Che accetteremmo le sue scuse perché sincere e convinte. Mentre non accetteremo mai quelle che propaganda: scuse ipocrite e fuori tempo massimo, ora è il tempo del processo!
Infine, ci chiediamo: come si fa ad invitare una simile persona e a discutere assieme di cose nell’interesse della collettività?
Sappiate che il suo interesse per la “collettività” è meno di niente! Viareggio e tutti gli altri incidenti in ferrovia lo dimostrano amaramente.
Cari presidenti Rossi e Realacci, non vorremmo che un giorno dobbiate pentirvi di queste “conferenze”!
Basta, basta con Moretti! E con chi oggi lo “coccola” o addirittura si genuflette.

Viareggio, 18 aprile 2012                              
Associazione “Il mondo che vorrei” - onlus
Familiari della strage di Viareggio
La Presidente
Daniela Rombi

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From: Marco Bazzoni bazzoni_m@tin.it
To:
Sent: Thursday, April 19, 2012 9:24 PM
Subject: UN MUTUO PER PAGARE ALL'INAIL LA MORTE DEL PADRE

Il tesoretto INAIL, cioè quello derivante dagli avanzi di bilancio annuale è arrivato alla "modica cifra" di ben 18,5 miliardi di euro.

Questi soldi sono depositati presso un conto infruttifero della Tesoreria dello Stato, e vengono utilizzati per ripianare i debiti.

E con questo credo di aver detto tutto.

Aiutate Federica.

Saluti.

Marco Bazzoni

Operaio metalmeccanico e Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza

Firenze

Federica è una ragazza che ha perso il padre, morto di asbestosi polmonare per aver respirato l'amianto in fabbrica per 27 anni.

Dopo la pensione si ammalò e fu costretto a letto attaccato a una bombola di ossigeno.

La famiglia chiese il riconoscimento per la malattia professionale. Gli fu negato e allora si rivolse al tribunale dove vinse in primo grado e venne riconosciuta un'invalidità dell'80%.

L'INAIL non si arrese e fece appello vincendolo. Federica è ricorsa in Cassazione, ma ha paura di perdere tutto per ripagare l'INAIL.

Federica, per rifondere le pensioni percepite dal padre, che nel frattempo è morto per la malattia, con gli interessi e le spese legali, rischia di perdere parte del suo stipendio e della pensione della madre e la casa ereditata dal padre.

Aiutiamo Federica! Il suo indirizzo e-mail è federica.barbieri@hotmail.it


Il video dell'intervento di Federica, potete guardarlo cliccando su questo link: http://www.youtube.com/watch?v=bRJuTQHLJlw
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Da: ANCORA IN MARCIA ! redazione@ancorainmarcia.it
To:
Sent: Friday, April 20, 2012 10:29 AM
Subject: PORTE KILLER A FIRENZE: FRECCIAROSSA SCARDINA PORTA TRENO REGIONALE

ancora IN MARCIA !
GIORNALE DI CULTURA, TECNICA E INFORMAZIONE POLITICO SINDACALE, DAL 1908

Ancora un grave incidente, rimasto fortuitamente senza conseguenze é successo  al treno pendolari 2315, un Vivalto  Firenze-Roma delle 17.12, il 18 aprile scorso mentre incrociava un Frecciarossa che transitava in direzione opposta nella lunga galleria San Donato, la prima a sud di Firenze.

Porte killer: Frecciarossa scardina porta di un treno regionale. Pendolari infuriati

Dopo la porta del Freccia Argento si rompe anche quella del regionale Firenze-Roma. Sempre sulla linea direttissima e all'incrocio con un Frecciarossa, stavolta nella galleria San Donato. Rischiato incidente più grave.

NECESSARIO PIANO STRAORDINARIO PER LA MESSA IN SICUREZZA DELLE PORTE DEI TRENI

Poteva essere un dramma. É successo ieri pomeriggio al treno pendolari 2315, un Vivalto Firenze-Roma delle 17.12. Mentre transitava nella lunga galleria San Donato, la prima a sud di Firenze, attorno alle 17.30; si è sentito uno spostamento d'aria, tipico di quando si incrocia un altro convoglio, poi un colpo secco e una delle porte della carrozza di coda ha ceduto.
Tra i passeggeri paura e soprattutto rabbia per il fatto che ancora una volta la carente manutenzione dei convogli, da parte di Trenitalia, poteva causare una tragedia.
Ormai ci sono tutte le condizioni per avviare un piano straordinario per la revisione generale dell'intero “sistema” delle porte dei treni italiani, a cominciare dalla verifica delle caratteristiche tecniche, dei protocolli di manutenzione e delle procedure in caso di guasto.
Il Ministero dei trasporti, l'ANSF e la magistratura hanno ormai tutti gli elementi per imporre un efficace intervento di prevenzione. "Ero seduta al piano superiore del Vivalto e ho sentito un forte spostamento d'aria poi un colpo - racconta Sara Maccelli - avevamo incrociato un Frecciarossa. Qualcuno è andato subito a chiamare il capotreno che ha chiesto ai passeggeri di cambiare carrozza".
Arrivati alla stazione di Figline, a treno fermo, i viaggiatori hanno potuto verificare che la porta stava per cadere dalle sue guide. Il treno è stato soppresso e i pendolari sono rimasti bloccati 45 minuti prima di salire su un altro convoglio.
Per fortuna quel Vivalto non era fra i nuovi treni, che dalla settimana scorsa, la Regione Toscana sta acquistando da Ferrovie con vasto eco sulla stampa.
Il pericolo evitato della caduta della porta del treno - secondo i comitati dei pendolari - ricorda l'incidente del 27 febbraio scorso accaduto nei pressi  di Chiusi al treno 9482, Freccia Argento Roma-Brescia, quando un ETR 485 ha perduto una porta viaggiando a 250 chilometri all'ora proprio mentre incrociava un'altro Frecciarossa: l'ipotesi di reato formulata dalla procura di Montepulciano è stata di "pericolo di disastro ferroviario".
Pochi giorni fa i pendolari del Valdarno Direttissima avevano denunciato una situazione di sovraffollamento ponendo il problema della sicurezza e dell'efficienza dei treni con carrozze obsolete e in numero ridotto.
Convogli tirati a forte velocità nella lunga galleria San Donato per recuperare, in 10 chilometri, quei 5 minuti del ritardo causato ogni volta dalle interferenze dei Frecciarossa all'altezza di Firenze Rovezzano, e poter rientrare nei 5 minuti di ritardo condonati dalle statistiche.
Dopo questo ennesimo episodio, che poteva avere gravissime conseguenze, i Comitati dei pendolari della Valdichiana, di Arezzo e Valdarno Direttissima protestano con forza contro Trenitalia sottolineando che, oltre al disagio questa volta c'è il problema della sicurezza dei viaggiatori. Chiedono ancora una volta alla Regione Toscana un maggiore impegno per la sicurezza dei convogli.

19 aprile 2012

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Da: Federico Giusti giustifederico@libero.it
To:
Sent: Friday, April 20, 2012 10:56 AM
Subject: COMUNICATO STAMPA: IL DISEGNO DI LEGGE FORNERO

COMUNICATO STAMPA

Il disegno di legge Fornero sul lavoro conferma la condanna alla precarietà dei lavoratori precari; fa sparire l’indennità di cassa integrazione in deroga e di quella straordinaria per cessazione dell’attività aziendale; riduce ai minimi termini l’indennità di mobilità; fa carta straccia dell’art. 18 dello Statuto dei lavoratori, perché introduce il licenziamento individuale per cause economiche, rendendo di fatto impossibile per il lavoratore licenziato la dimostrazione della loro insussistenza con ricorso al giudice del lavoro.
Così, le aziende non avranno più bisogno di inventarsi motivi disciplinari per licenziare chi non è compatibile con le loro pretese, visto che quei motivi non avrebbero granché fortuna nei processi, dove il lavoratore, agevolmente, ne potrebbe provare l’inesistenza e ottenere l’annullamento del licenziamento e il reinserimento in azienda, col recupero retributivo delle mensilità in cui è rimasto senza lavoro.
Ma Cisl e Uil e pure la Cgil (bontà loro!) continuano, per quanto riguarda l’art. 18, a dirsi tranquille, malgrado la fraudolenta novità introdotta dalla signora Fornero, perché, secondo loro, esso manterrebbe una valenza “deterrente”, cioè le aziende ne risulterebbero dissuase e si guarderebbero bene dal licenziare per motivi economici!
Lo dicono i segretari generali a Roma e lo ripete Francese, segretario Cgil a Pisa, stavolta trovandosi in contraddizione non solo coi lavoratori metalmeccanici che stanno scioperando contro la manomissione dell’art. 18 un po’ in tutt’Italia, ma anche con Cofferati, già segretario generale della Cgil fino al 2003, il quale pochi giorni fa ha dichiarato testualmente: “L’art. 18 non c’è più, è rimasto solo il suo simulacro”, cioè il suo fantasma.
Se il giudizio di Francese sugli eventuali miglioramenti per altre parti del disegno di legge, per i quali fra il 20 aprile e il 20 maggio la Cgil ha proclamato scioperi di zona a Pisa e provincia, sarà così accomodante come lo è per l’art. 18, non c’è davvero da stare tranquilli.
E non lo saranno, di certo, i lavoratori che parteciperanno a quelle giornate di lotta, i quali nella loro critica intransigente al disegno di legge non risparmieranno sicuramente l’affossamento dell’art. 18. Anzi! E la confederazione Cobas con loro.

Confederazione COBAS - Pisa

Pisa, 19 aprile 2012                                                 

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From: Macchinisti Sicuri filippocufari@macchinistisicuri.info
To:
Sent: Saturday, April 21, 2012 7:40 PM
Subject: RACCOLTA FONDI PER SANDRO GIULIANI

Dal Comitato per il reintegro di Sandro Giuliani 

CONTINUA LA RACCOLTA DEI FONDI PER SOSTENERE ECONOMICAMENTE IL NOSTRO COLLEGA SANDRO GIULIANI.
Lo scorso 7 dicembre si è svolta la prima udienza presso il tribunale di Roma per il ricorso presentato da Sandro Giuliani assurdamente e ingiustamente licenziato il 21 gennaio 2011, per ottenere sulla base dell’articolo 18 dello statuto dei lavoratori (giusta causa) il reintegro sul posto di lavoro. Sandro è assistito dal professor Alleva che ha seguito e sta ancora seguendo molte cause di noi ferrovieri.
La seconda udienza non è ancora stata fissata. Vi informeremo in tempo sulla data e il luogo affinché possiate partecipare numerosi per far sentire la nostra solidarietà a Sandro e la nostra indignazione per il comportamento dell’azienda.
Dal 27 febbraio Il nostro collega non percepisce più nemmeno la modesta indennità di disoccupazione prevista per i lavoratori ultracinquantenni. Da questo mese è partita una raccolta di fondi per assicurare al nostro collega una solidarietà fattiva e la possibilità di contare su un minimo di reddito.
E’ possibile sottoscrivere versando una quota minima di 10 euro mensili ai colleghi che in tutti gli impianti cureranno la raccolta dei fondi.
Se come tutti auspichiamo e crediamo Sandro verrà reintegrato, i soldi versati saranno restituiti o, per chi vorrà, inseriti nella cassa di solidarietà dei ferrovieri che sta pagando le spese legali.
Per il mese di marzo sono stati raccolti 705 euro.

Per informazioni Giuseppe Carroccia 335 74 00 252
COMITATO PER IL REINTEGRO DI SANDRO GIULIANI


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Da: Carlo Soricelli carlo.soricelli@gmail.com
Data: 23/04/2012 14.14
A:
Ogg: E SE A MORIRE PER INFORTUNI SUL LAVORO FOSSE UNO DI LORO CI SAREBBE PIU’ INTERESSE VERSO QUESTE TRAGEDIE?



Tra pochi giorni sarà il 1 moggio, la Festa dei Lavoratori e purtroppo continua, nell’indifferenza della nostra classe dirigente, la strage di lavoratori morti per infortuni sul lavoro.

Dall’inizio dell’anno sono già 155 i morti sui luoghi di lavoro e si superano i 300 con i  morti sulle strade e in itinere.

In poco tempo si potrebbero salvare centinaia di vite se solo ci fosse la volontà politica e sociale per farlo. Anche i tanti nostri intellettuali, artisti dello spettacolo e giornalisti che prendono posizione e si scandalizzano su tutto, restano indifferenti verso questa carneficina che ha provocato l’anno scorso la morte di 663 lavoratori sui luoghi di lavoro e oltre 1200 con i morti sulle strade.

Nel 2011 sono stati 139 gli agricoltori schiacciati da quell’autentica bara in movimento che chiamiamo trattore: con pochi accorgimenti sulla cabina, che impedisce al guidatore di essere sbalzato fuori si potevano salvare tutti.

A morire nelle fabbriche e soprattutto nei cantieri di tutto il Paese, sono operai meridionali e stranieri, ed è forse per questo che nessuno se ne occupa.

L’allungamento dell’età pensionabile, anche per chi fa lavori rischiosi, provocherà un aumento dei morti sul lavoro a causa dei riflessi poco pronti, che diventeranno micidiali con gli acciacchi dovuti all’età.

Per questa occasione ho voluto fare un disegno che ricorda queste tragedie. Nel disegno ci sono decine di lavoratori morti sul lavoro cancellati con una croce nera: molti hanno uno sguardo terrorizzato, altri fissano il cielo, uno di loro, come un condannato a morte, ha fumato l’ultima sigaretta prima di morire; un altro ha  un sorriso sgargiante, e non si rende conto che è già finita, e che il suo ottimismo è fuori luogo.

Alcuni anziani, morti prima di arrivare alla pensione, che è diventata una chimera, guardano il vuoto rassegnati, un altro ancora, con la barba, probabilmente non abituato al silenzio, sembra interrogarsi sul perchè è morto.

Un urlo disperato sul volto di un altro lavoratore  chi si è reso conto che la sua vita è finita……

Se vedete in questi volti somiglianze con qualcuno sappiate che è solo una casualità….


Carlo Soricelli Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro

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