mercoledì 11 settembre 2013

I lavoratori morti sotto i capannoni industriali si potevano salvare: ma a rischio crollo, in caso di nuovo terremoto ci sono ancora la stragrande maggioranza dei capannoni industriali costruiti prima delle norme antisismiche del 2005


Leggete questo importante articolo, noi dell'osservatorio è da pochi
giorni dal terremoto che mandiamo allarmi per gli altri capannoni
industriali che non sono a norma (la stragrande maggioranza), ma
probabilmente anche molti supermercati frequentati da migliaia di
persone ogni giorno. Ma non c'è nessuno che li controlla?

Da il Fatto quotidiano

Gli operai rimasti sepolti nelle macerie dei capannoni di
Sant’Agostino e di Dosso, in provincia di Ferrara, si potevano
salvare. Se solo i tetti dei capannoni fossero stati fissati con i
dovuti collegamenti. E non semplicemente appoggiati, cemento su
cemento. Sono le conclusioni cui è giunto il secondo filone di
indagine della procura estense sulle morti degli operai in seguito
alla scossa di terremoto del 20 maggio.

Il primo filone si era chiuso con l’avviso di conclusione indagini
firmato dal sostituto procuratore Nicola Proto, con quattro indagati
per la morte di Tarik Naouk, schiacciato dal cedimento del tetto
dell’Ursa.

Ora arrivano i nomi anche delle altre inchieste collegate. Una lista
di cinque persone, che assottiglia di molto il primo elenco stilato
all’indomani della perizia disposta dalla magistratura, che iscrisse
nel registro degli indagati 28 persone (per permettere il compimento
di atti difensivi). Ora la busta verde comprende l’ipotesi di omicidio
colposo per le morti di Nicola Cavicchi e Leonardo Ansaloni della
Ceramica Sant’Agostino e di Gerardo Cesaro di Tecopress.

Per quanto riguarda il primo caso, il pm Alberto Savino chiama a
rispondere Bruno Luigi Formigoni, 64enne di Magnacavallo (Mn),
progettista e calcolatore delle strutture prefabbricate in cemento
armato e delle fondazioni dell’edifico crollato, dipendente della
ditta Tuzzi di Poggio Rusco (Mn) e Andrea Govoni, 57enne di Cento,
progettista deputato alla concessione edilizia e dipendente della
Ceramica Sant’Agostino.

Per loro la procura individua la colpa di non aver disposto un
collegamento tra gli elementi della copertura dell’edificio e tra le
travi e i pilastri, ritenendo “sufficiente il montaggio di elementi
pesanti in semplice appoggio”. In sostanza la stabilità generale
dell’intero edificio era affidata al mero peso del cemento su cemento
con l’interposizione di una piastra in neoprene. L’erronea costruzione
ha impedito, secondo il pm, che si verificasse il cosiddetto effetto
diaframma, che avrebbe rallentato il cedimento della struttura per il
tempo sufficiente agli operai di mettersi in salvo.

Quanto alla Tecopress gli indagati sono Modesto Cavicchi,  65enne di
Cento, ingegnere collaudatore dell’opera, Dario Gagliandi, bresciano
di 59 anni, ingegnere progettista, calcolatore e direttore dei lavori
per le fondazioni della struttura prefabbricata di Dosso, e Antonio
Proni (raggiunto dal 415bis proprio nel girono del suo 83°
compleanno), centese residente a Cervia (Ra) progettista generale e
direttore dei lavori del fabbricato.

Il primo ha redatto il documento di progettazione con riferimento a
una normativa ormai obsoleta, omettendo così – sempre secondo la
procura – di adeguare il progetto alla norma tecnica successiva (che
prevede l’obbligo di verifica delle forcelle di vincolo alle travi e
la verifica del comportamento dell’edificio rispetto a fenomeni di
collasso a catena). Una mancanza che non permise di valutare
adeguatamente il grado di stabilità della struttura. Il rinforzo delle
forcelle avrebbe permesso di posticipare il crollo dell’edificio.

Dal canto suo, Proni fece suo il progetto di Gagliandi, senza
accorgersi che questi aveva omesso diadeguare il progetto alle nuove
norme edilizie, e a sua volta non dispose un collegamento tra tetto e
pilastri. Cavicchi, invece, in qualità di collaudatore, è accusato di
aver omesso di rilevare sia le violazioni del progettista della
struttura prefabbricata che del progettista generale, non verificando
le operazioni di calcolo né la corrispondenza alla normativa vigente.



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