mercoledì 28 settembre 2011

PROCESSO ETERNIT: UDIENZE DEL 26 E 27 SETTEMBRE


Riprende lunedì 26 settembre, dopo la pausa estiva, il processo - per disastro doloso ed omissione dolosa di cautele antinfortunistiche - contro la multinazionale svizzero-belga dell'amianto, l'Eternit.
Dopo aver ascoltato la requisitoria del pm Raffaele Guariniello, coadiuvato dai sostituti Sara Panelli e Gianfranco Colace, e le richieste formulate dagli avvocati delle oltre seimila parti civile ammesse, da oggi iniziano le arringhe dei difensori dei due imputati persone fisiche - il miliardario svizzero Stephan Schmidheiny, ed il barone belga Jean Louis Marie Ghislain de Cartier de Marchienne, responsabili, dall'inizio del processo, e solo avendo riguardo a quanto accaduto in Casale Monferrato e nei centri limitrofi, di settanta decessi per malattie asbesto-correlate e centoventi nuovi casi di malattia - e delle aziende a loro collegate che devono rispondere in qualità di responsabili civili; saranno proprio i legali di queste ultime a dare inizio alle arringhe difensive.
La seduta si apre alle ore 9:25, con il solito lunghissimo appello effettuato dal giudice Giuseppe Casalbore; subito dopo lo stesso, prima di dare la parola all'avvocato Fornari - difensore della Etex - invita lui e gli altri componenti il collegio di difesa a contenere i propri interventi in tempi accettabili: questo perché lo stesso aveva "minacciato" (questo è il termine usato dal Casalbore) di blaterare le sue str...ate per ben due udienze.
L'indegno servo prezzolato contesta tutte le accuse: sia quelle rivolte alla sua assistita, sia quelle che investono il barone; proprio la trattazione di queste ultime, che costituisce la parte preponderante dello sproloquio - che dura circa sei ore in tutto, un'udienza intera più uno scampolo di quella del giorno successivo - del Fornari, suscitano le più che giustificate proteste della Corte che 'gli tocca il tempo', invitandolo a limitarsi alle argomentazioni che riguardano la sua qualità, in quanto della difesa dell'imputato si occuperà in seguito il suo collega Zaccone.
In sostanza, l'indegno avvocato sostiene la carenza di legittimazione passiva da parte del suo cliente, in quanto non sarebbe - al contrario di quanto asserito dalla Procura - l'erede della precedente Compagnie Financière Eternit (Cfe), il soggetto attraverso il quale (grazie alla sua carica di ad) il belga controllava Eternit Italia S.p.A.; lo schifoso servo ritiene inutile, al fine della determinazione delle responsabilità del barone, accertare che fu proprio la vecchia società a creare la nuova, attraverso il conferimento ad essa del proprio capitale azionario: eppure è palese che proprio questa è la prova schiacciante che la Etex è la continuazione della Cfe, e quindi è tenuta a rispondere dei danni da essa cagionati.
In conclusione del suo intervento, il servo chiede in via subordinata che - qualora fosse provato il coinvolgimento di Etex - non si proceda comunque nei suoi confronti per l'avvenuta prescrizione dei termini di presentazione della domanda di risarcimento danni.
A seguire prende la parola l'avvocato Di Amato junior, difensore della Becon, il quale informa la Corte che la trattazione degli argomenti oggetto dell'intervento suo e dell'altro avvocato dei responsabili civili, Mangia (che parla a nome dell'Amindus), occuperà il resto della seduta e quella di lunedì tre ottobre: dalla successiva la parola andrà ai legali degli imputati.
La parte odierna della discussione si incentra sulla questione di un presunto difetto di giurisdizione, del Tribunale di Torino, in merito alle azioni risarcitorie intentate contro le società responsabili civili: i due legali ritengono sbagliato asserire che un soggetto straniero debba sottostare alla giurisdizione italiana.
Per tentare di giustificare il suo atteggiamento, il primo si appoggia su trattati internazionali - firmati anche dall'Italia - come la Convenzione di Bruxelles del 1968, e quelle di Lugano del 1988 e del 2007, che a parere suo imporrebbero che il processo fosse celebrato nel Paese dove è domiciliato l'imputato.
Dal canto suo, il secondo sfida il ridicolo, asserendo che non sarebbe possibile collegare direttamente lo Schmidheiny agli stabilimenti italiani: peccato che sia ampiamente provato che li controllava - almeno in punto di fatto se non de jure - attraverso la nomina, decisa da lui, dei dirigenti.
Alle ore 13:30 il presidente sospende la seduta e la rinvia a lunedì 3 ottobre; in quell'occasione si assisterà alla seconda parte dello sproloquio degli avvocati dei responsabili civili: a sentire loro sarà un'altra lunga giornata, costituita da almeno altre quattro ore e mezzo di ulteriori ca...te.

Torino, 27 novembre 2011


Stefano Ghio - Rete sicurezza Torino

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