martedì 12 novembre 2013

Processo Marlane: l'elemosina di Marzotto sulla testa degli ammalati e morti di tumore nella sua fabbrica. Così Marzotto ha vinto sugli operai

Venerdì, 08 Novembre 2013



Di Francesco Cirillo. Marzotto e la sua corazzata di super avvocati vincono
nel processo in corso a Paola. Venerdì 8 novembre ci sarà una nuova udienza.
Cominceranno ad essere ascoltati i testi della difesa. I primi saranno
proprio operai che vi hanno lavorato e che, come ha già fatto qualcun altro,
diranno che tutto era a posto, tutto pulito e profumato e se qualcuno di
loro è stato colpito da tumore è perchè fumava. Dopo aver smantellato la
relazione di Brancati riducendo in polvere il suo studio tecnico e dopo il
flop della relazione Ricci presentata dallo stesso Pm dove non si dimostra ,
se non per pochi casi, il nesso fra uso dei coloranti chimici e tumori ecco
uscire dal cilindro del Conte un'elemosina, come risarcimento, da
distribuire a tutti i ricorrenti di parte civile.

Un'elemosina per tutti, che visto la situazione disastrosa del processo
saranno costretti ad accettare. D'altra parte è anche giusto che sia così.
Il processo non ha mai avuto il giusto equilibrio dalla parte civile per
niente aggressiva e soprattutto priva di mezzi economici per buone perizie
di parte e studi su quanto avvenuto in quella fabbrica della morte, e le
famiglie non si sono sentite garantite nella lotta per ottenere quanto
davvero si meritavano di avere per la morte del proprio congiunto. A parte
il Quotidiano della Calabria nessun media regionale e nazionale si è
occupato, se non sporadicamente della vicenda. Una vicenda che se fosse
avvenuta in qualsiasi fabbrica del nord avrebbe avuto spazio nei tanti
reportage, con mobilitazioni di massa e dichiarazioni politiche da tutte le
parti. Qui il silenzio è assoluto se non quello del "Comitato per le
bonifiche" che dei piccoli successi li ha ottenuti autonomamente facendo
inserire dalla Regione Calabria il sito della Marlane nei siti da bonificare
per la presenza dei rifiuti tossici sotterrati nella stessa area. Una storia
oramai decennale con un processo in corso per disastro ambientale, omicidio
colposo plurimo e lesioni gravissime , per 12 imputati compreso il Conte
Marzotto. Un processo che si dovrebbe quindi risolvere, secondo i legali di
Marzotto e della parte civile, con qualche decina di migliaia di euro da
distribuire a chi vuole accettare l'offerta, contando proprio sulle
difficoltà economiche di tante famiglie che proprio per la morte del proprio
padre o madre si sono trovate in queste condizioni. Ma Marzotto sa come
patteggiare e sa come uscirsene da situazioni scabrose. Vuole chiudere la
questione Marlane, temendo che la stessa cosa possa avvenire nelle sue
fabbriche a Valdagno ed a Schio dove anche lì cominciano a registrarsi morti
di operai. I Marzotto da poco hanno concluso un patteggiamento con l'Agenzia
delle Entrate versando come risarcimento ben 57 milioni di euro.



L'inchiesta nella quale era stata coinvolta l'intera famiglia era nata a
seguito di una verifica fiscale dell' Agenzia delle Entrate e riguardava la
vendita nel 2008 di quote del marchio Valentino Fashion Group da parte dei
Marzotto e dei Donà Delle Rose al fondo inglese Permira. Secondo l'accusa,
con la vendita sarebbe stata realizzata una plusvalenza di 200 milioni di
euro, ottenuta in Lussemburgo attraverso la società Icg, che sarebbe stata
creata ad hoc. Il tutto, secondo i pm, senza pagare tasse per circa 65
milioni di euro.



Contestazione poi salita, con la chiusura delle indagini, a circa 71
milioni. Gli indagati, secondo l'accusa, avrebbero appunto tentato di
dribblare il fisco creando appositamente la `scatola ? lussemburghese per
poi, a operazione conclusa, metterla in liquidazione.



Per questo, nel novembre 2012, i pm avevano chiesto e ottenuto dal gip il
sequestro di quasi cento immobili delle due famiglie, tra cui una villa a
Cortina, terreni, lussuosi appartamenti in Veneto, alcune case a Roma e
altri beni per un valore di 65,5 milioni di euro. Questo solo per far capire
con chi si ha che fare. Capitalisti a tutto spiano che sanno muovere i
capitali a livello europeo. Vedranno, dall'alto del loro nord, gli artefici
di questo processo come quattro scalcagnati, con quattro avvocati di
sottordine, familiari affamati, mentre loro hanno schierato corazzate di
primo ordine. Ma tutto questo avviene proprio quando il Giudice Introcaso
che presiede il processo in corso a Paola ha ordinato nuovi scavi nell'area
della fabbrica Marlane ed inoltre, fatto nuovo, anche un'indagine
epidemiologica fra gli abitanti attorno al perimetro dell'area inquinata.
Sarebbe bastato anche questo per tranquillizzare le famiglie. Chiedere il
sequestro dei beni di Marzotto e nello specifico dello stabilimento della
Marlane. Sequestro già avvenuto ma solo per le perizie sui terreni. Il
Presidente Introcaso ci crede in questo processo che ha seguito con
equilibrio sin dall'inizio, ma al quale è mancata una spalla come il Pm
Carotenuto che dopo le prime udienze venne trasferita in altra sede. Il
processo comunque continuerà in ogni caso. Le parti civili come quelle degli
ambientalisti, dei Comuni di Praia e Tortora, della regione , della
provincia e dei sindacati restano e bene o male dovrebbero garantirne la
continuità, fino alla sentenza. Marzotto spera nella piena assoluzione, dopo
di che il terreno, bonificato dalla Regione, potrà diventare un grande
centro commerciale , o una darsena , o un grande albergo a cinque stelle,
facendo vincere Marzotto due volte.



Sul QUOTIDIANO DELLA CALABRIA DEL 7 NOVEMBRE 2013

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