mercoledì 10 novembre 2010

Intervento e proposte della Rete al Convegno di Orvieto "Per non morire di lavoro"

La Rete nazionale per la sicurezza sul lavoro segnala questo Convegno nell’intento di avanzare nella lotta generale contro i padroni assassini e i governi loro complici.

Facciamo appello a organizzare una settimana di mobilitazione in tutti i posti di lavoro e sul territorio dal 5 al 11 dicembre
l'appello nazionale e il calendario delle iniziative sarà definito per la fine della prossima settimana
aderire- contattare - scrivere e proporre sin da subito
bastamortesullavoro@g.mail.com



Il testo che segue è l’intervento della Rete nazionale per la sicurezza nei luoghi di lavoro che verrà letto al Convegno

Orvieto 13 Novembre 2010
sala del governatore - palazzo dei sette
a partire dalle ore 11.00



La Rete nazionale per la sicurezza sul lavoro saluta gli organizzatori e i partecipanti al II° Convegno ad Orvieto e, pur non potendo partecipare direttamente, con questo intervento intende comunque dare un contributo per avanzare nell'unità della lotta contro le morti sul lavoro.

Giovedì 4 novembre a Paderno Dugnano abbiamo visto lo spettro di una nuova Thyssen con 7 operai bruciati in un impianto di smaltimento di rifiuti pericolosi, 3 sono in gravissime condizioni e 2 rischiano la vita. Ancora una volta a mettere a rischio la vita degli operai, di cui moltissimi sono immigrati, è tutto il sistema a comando padronale, con i subappalti, le facili autorizzazioni delle istituzioni a padroni senza scrupoli, l'assenza di controlli, la mancanza d'azione dei sindacati. Ancora una volta eventi tragici che non sono “fatalità”, ma sono causati dal primato del profitto ad ogni costo perseguito dai padroni, da un sistema per cui la vita umana non vale niente.
La battaglia per la sicurezza e la salute dei lavoratori e delle popolazioni è una battaglia da sviluppare in forme nuove e la Rete nazionale per la sicurezza sul lavoro è lo strumento che può incidere nei rapporti di forza tra operai e padroni e creare un movimento capace di contrastare le politiche dei governi. Una battaglia di “civiltà” che non può avanzare a livello delle singole aziende ma solo come battaglia nazionale, non solo sindacale ma anche politica, culturale, che mette insieme tutte le energie disponibili su questo terreno e crescere nella determinazione di condurre una guerra, perchè è guerra quella che padroni e governi stanno portando avanti contro i lavoratori che solo il rovesciamento del loro sistema può risolvere a vantaggio dei lavoratori .
Abbiamo dato vita alla Rete il 26 ottobre, 2 mesi prima la strage della Thyssen. Abbiamo messo in campo una “marcia-carovana”, un movimento che ha attraversato molte città dove sono accaduti morti e stragi sul lavoro, città-simbolo che parlano a tutti.
Abbiamo costruito con pochissime forze la manifestazione nazionale il 6 dicembre a Torino, costruito a partire dai diversi posti di lavoro, in diverse città e abbiamo portato in piazza 5 mila persone con un corteo partito dai cancelli della Thyssen.
Dopo, ad aprile, è stata la volta della fabbrica della morte, l’ILVA di Taranto, che manda a morire tantissimi operai e provoca morte e malattie gravi tra la popolazione. Ed abbiamo organizzato una manifestazione a Taranto e, anche in questo caso, l'appello è stato raccolto da 5 mila persone.
Poi è stata la volta della manifestazione davanti al Tribunale di Torino al processo Eternit, il più grande processo, d’interesse mondiale, sulla questione amianto.
Appena insediato questo governo lo abbiamo “assediato” con un presidio mentre una nostra delegazione incontrava un rappresentante di Sacconi il 20 giugno a Roma e abbiamo portato le nostre delegazioni al parlamento in occasione della discussione del Testo Unico.
I processi sono anch'essi un terreno di scontro e abbiamo organizzato presidii, denunce e controinformazione costante a quello della Thyssen, Eternit e Ilva.
Ci siamo battuti per la difesa dei lavoratori e delegati combattivi licenziati per rappresaglia dai padroni con campagne a sostegno e per il reintegro di De angelis, Andrea Pianeta, di Salvo Palumbo della Fincantieri di Palermo.
Abbiamo condotto una campagna contro la precarietà a partire dall'occupazione dell'agenzia interinale di Ravenna, l'Intempo, per rivendicare, nella città della strage della Mecnavi, giustizia per la morte di Luca Vertullo, un giovane operaio poco più che ventenne morto al porto al suo primo giorno di lavoro, dopo solo un'ora di lavoro. L'agenzia è della CGIL e noi l'abbiamo occupata per non fare spegnere i riflettori sulla vicenda, per contrastare il caporalato legalizzato dalle leggi Treu e Biagi e per questo siamo stati denunciati. E' stata un'azione per contrastare realmente la precarietà perchè, come il convegno nazionale a Ravenna del 13 marzo dimostra, le agenzie interinali possono uccidere!
Abbiamo condotto tante altre iniziative ancora nelle città delle stragi delle cisterne, fino alla manifestazione di Viareggio ad un anno della strage.
Questo è stato il nostro lavoro ad oggi. Ma le energie sono ancora insufficienti, ci sono molte resistenze ad unirsi per fare avanzare a livello nazionale questa battaglia.
E oggi i padroni sono ancora più arroganti di ieri e vogliono sfruttarci come schiavi e schiacciarci se li contrastiamo, e dalla loro hanno i sindacati, ad eccezione della fiom, attivamente impegnati a sostenere i diktat padronali. La concertazione è cambiata in corporativismo, i contratti nazionali non valgono più e così avanza il fascismo padronale, con la Fiat in testa. Bassi salari, precarietà, lavoro nero, aumento dei ritmi di lavoro fanno aumentare il rischio di lasciarci la pelle nei luoghi di lavoro. E se sei precario o immigrati i rischi aumentano ancora di più.
Il governo Berlusconi, con il ruolo di punta dei ministri Sacconi e Tremonti, sta mettendo in campo tutto il suo odio di classe contro i lavoratori con il collegato lavoro, apripista per la cancellazione dello Statuto dei lavoratori, con il taglio ulteriore ai controlli ispettivi di apparati di vigilanza, controllo e prevenzione che devono “collaborare” con le aziende, come ha scritto nella circolare il min. Sacconi (e in molti casi questo lo fanno già, come le stragi della Thyssen e di Capua hanno dimostrato), con lo smantellamento del Testo Unico sulla sicurezza, con la depenalizzazione e la riduzione delle sanzioni agli imprenditori colpevoli di infortuni o morti per e sul lavoro, con la cancellazione del registro degli infortuni (sarà obbligatorio segnalare solo quegli infortuni sul lavoro che comportino lesioni con prognosi maggiore ai 14 giorni, mentre erano 3 nella vecchia normativa).
Con la Finanziaria ha soppresso un istituto come l’ ISPESL, unico ente di ricerca nel settore della prevenzione della sicurezza del lavoro e in cambio ci ha voluto umiliare col vergognoso spot sulla sicurezza che dice che la “sicurezza sul lavoro la pretende chi si vuole bene” come se i lavoratori fossero gli unici responsabili dei propri infortuni, delle proprie morti e delle malattie professionali.
Ogni giorno ci martella con la “riforma della giustizia”: ma di quale giustizia parlano Berlusconi ed i suoi ministri? Dopo 16 mesi ancora non si conoscono i nomi degli indagati della strage di Viareggio, nessun padrone ha pagato per i suoi crimini; nelle aule dei Tribunali, con la sola eccezione di Torino, le morti/stragi sul lavoro non vengono sanzionate come omicidio volontario; la catena di appalti e subappalti rende difficile l'individuazione di specifiche e chiare responsabilità. Nessuna parola o norma per velocizzare i processi e i risarcimenti per le vittime sul lavoro e dei loro famigliari! Nessuna parola per inasprire le pene: per omicidio colposo il massimo della pena sono 5 anni! Vogliono il processo “breve” e le prescrizioni per assolvere i padroni! E risarcimenti negati ai lavoratori immigrati, come dimostra la sentenza di un giudice di Torino.
Questo governo, che persino la Corte di giustizia UE ha condannato per la deroga sul coordinatore della sicurezza nei cantieri, ci offre pure l'insulto di un Tremonti che dichiara che “la sicurezza sul lavoro è un lusso che (padroni è governo, ndr) non possiamo più permetterci.”
E a questa condizione di moderno schiavismo che ci vogliono condannare quando Sacconi e Marchionne ripetono all'unisono: “superare la logica del conflitto nei rapporti di lavoro”.
Bisogna costruire una nuova campagna nazionale e una nuova manifestazione nazionale di lotta e di combattimento nel senso letterale della parola, a partire dalla settimana di mobilitazione che abbiamo lanciato dal 5 al 11 dicembre da realizzarsi a livello territoriale e nei luoghi di lavoro.
Dobbiamo preparare lo sciopero generale contro padroni e governo.
Il processo Thyssenkrupp diventa centrale per contrastare i piani padronali che passano anche dai Tribunali. Quella strage è il simbolo di tante stragi sul lavoro, della giustizia negata in tanti processi: per questo facciamo appello ad unirsi alla Rete nel manifestare all'ultima udienza prima della sentenza.
Dobbiamo costruire una campagna a difesa della vita dei lavoratori immigrati che stanno pagando pesantemente lo sfruttamento, con una legislazione razzista complice che li costringe al ricatto del contratto/permesso di soggiorno. Ce lo ricordano gli operai immigrati di Paderno Dugnano e la lotta sulla gru degli immigrati di Brescia, come la rivolta di Rosarno e gli scioperi a Castel Volturno.

Le campagne che proponiamo hanno bisogno di nuove energie, di unità nella Rete, di combattimento reale per una rivoluzione politica e sociale che metta fine al sistema del primato del profitto sulla vita degli operai e dei lavoratori.

Rete nazionale per la sicurezza nei luoghi di lavoro.






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