24 novembre 2010,
Si è tenuta oggi a taranto la seconda udienza del processo contro l'Ilva e i responsabili della ditta d'appalto per cui lavorava Antonino Mingolla, ucciso sul lavoro nell'aprile di 4 anni fa.
Si è tenuta all'indomani della vergognosa cerimonia in cui allo stesso Riva, padrone dell'Ilva, presente Marcegaglia e stuolo di sutorità osannanti è stato assegnato il premo per la sicurezza e ambiente.
Si e tenutà con ben altra eco su stampa e mezzi di informazione, che ancor oggi spendono pagine e servizi video celebrativi di padron Riva, ma tacciono su questo processo come sulle decine di operai uccisi dalla fabbrica assassina di sua proprietà.
Come sempre, anche oggi a sostenere i famigliari dell'operaio ucciso dal lavoro che da quattro anni aspettano giustizia, c'erano i compagni della rete nazionale per la sicurezza, che hanno presidiato l'entrata del tribunale con striscioni e volantini e hanno poi seguito il dibattimento.
Come sempre, mancava l'Ilva, che ha fatto pervenire tre sue memorie difensive ma non ha inviato i suoi legali.
L'udienza, iniziata con oltre un'ora di ritardo, è ruotata intorno alla testimonianza del medico legale che effettuò l'autopsia.
La parte civile si è impegnata per far emergere come il ritardo dei soccorsi sia stata causa rilevante nella morte del lavoratore, spirato dopo un paio di giorni di agonia per intossicazione da monossido di carbonio presente nelle tubazioni su cui stava effettuando la manuntenzione, mentre la difesa, con ripetute opposizoni, ha cercato di tenere fuori dal processo questa circostanza come "irrilevante" o "puramente ipotetica".
Al termine del breve e serrato contraddittorio, la seduta si è chiusa con un imbarazzante tira e molla sulla data in cui fissare la prossima udienza, tra pubblica accusa e difesa che si rimpallavano proposte e contro-proposte compatibili coi rispettivi altri impegni.
Alla fine si è concordato il 19 gennaio, tra quasi due mesi, con il giudice che ha pure apertamente esclamato "tutti potete vedere come funziona la giustizia".
Lo vediammo fin troppo bene come NON funziona quando si tratta di processare i responsabili delle assassini da lavoro, il che rende ancora più necessaria e lunga la battaglia per cui la Rete è nata e per cui il prossimo mese torna in campo con una settimana di mobilitazioni in tutta Italia dal 5 all'11 docembre.
Per finire, all'uscita dal tribunale abbiamo scoperto che qualcuno aveva vogliaccamente approfittato della nostra assenza per strappare alcuni pannelli di carta che avevamo attaccato all'inferriata.
A quanto pare, dire la verità su Riva e la sua fabbrica assassina alzare la voce contro le morti da lavoro e non lavoro a Taranto, dà fastidio, e molto.
Rete Nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro Taranto.
Via rintone 22, cobasta@libero.it 3471102638 mailing-list bastamortesullavoro@domeus.it
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