mercoledì 20 febbraio 2013

Alessandria Rogo mortale, condannati i vertici della Comital

Il 24 giugno 2009 rimasero feriti 3 operai, 1 perse la vita con ustioni sul  90% del corpo


ALESSANDRIA - A quasi 4 anni dal terribile rogo che causò la morte di un operaio e il ferimento di altri tre alla Comital di Spinetta Marengo, azienda specializzata nella distribuzione di fogli d'alluminio, sono stati condannati in primo grado a 9 mesi di reclusione, pena sospesa, il direttore generale Giuseppe Serapica e il direttore di stabilimento Luigi Frola. Assolto il terzo indagato, Carlo Frau, presidente del consiglio di amministrazione. L’udienza si è tenuta nella mattina di martedì 19 febbraio nel tribunale di Alessandria, davanti al giudice Milena Catalano. Era il 24 giugno 2009 quando nel reparto stampa e laccatura della Comital scoppiò l’inferno. Perse la vita Idrissi Aatouf  Moulay Merouane, 31 anni, aiuto macchinista: spirò poche ore dopo il disperato trasferimento dall’ospedale di Alessandria al Centro specializzato in grandi ustioni del Cto di Torino, a causa di ustioni che gli devastarono il 90% del corpo. Stava per compiere 32 anni e da un mese e mezzo era diventato papà, assieme alla giovane moglie Fatima con cui era sposato da appena 2 anni. Proprio lei, a distanza di poche settimane, si è
rivolta alla Giesse Gestione Sinistri di Novara, società specializzata in risarcimento danni e responsabilità civile, che tramite i propri legali ha poi affiancato tutti i familiari nel lungo iter processuale, sia in sede penale che civile.
Il comunicato diffuso da Giesse Gestione Sinistri spiega:

Erano da poco passate le 10, quella mattina di giugno, quando un banale travaso di vernice da una cisterna al serbatoio della macchina stampatrice finì in tragedia. L’operazione avvenne, come di prassi, con la cisterna "inforcata" su un muletto e collegata poi tramite un raccordo a valvola al macchinario da rifornire. Qualcosa però andò storto e lo sfilamento (dovuto forse a una rottura parziale) della valvola di scarico causò una pesante fuori uscita di vernice: G81, un prodotto termosaldante al Roto, sostanza altamente infiammabile i cui vapori, mischiati all’aria, diventano esplosivi. Idrissi fu il primo ad accorgersi della copiosa perdita e tentò subito di reinserire il bocchettone nel raccordo, ma invano. Corse in suo aiuto anche Hicam Belouad, il manovratore della macchina da stampa, ma poco dopo la vernice gli schizzò su tutto il volto e dovette correre a lavarsi.

Nel frattempo in aiuto di Idrissi, ormai zuppo di combustibile dalla testa ai piedi, giunsero anche il capoturno dello stabilimento, Marco Bellotti, e Claudio Bovio, operatore addetto alle macchine di un altro reparto. Il muletto venne spostato verso un contenitore dove poter sversare il resto della vernice, ma stando alla ricostruzione dai tecnici Spresal di Alessandria, questo bastò a innescare i vapori ormai diffusi su buona parte del pavimento. Si sprigionò così una enorme fiammata che si propagò a tutta la vernice a terra e sui vestiti degli operai. Presero fuoco gli indumenti di Bovio e Bellotti, che riuscirono però a limitare i danni ai soli arti inferiori. Andò peggio a Idrissi - ormai zuppo di vernice dalla testa ai piedi - che prese fuoco
completamente, trasformandosi in una torcia umana. Nessuno riuscì ad aiutarlo fino a quando le fiamme gli procurarono danni ormai terrificanti: alcuni operai hanno in seguito testimoniato di averlo visto correre via  completamente avvolto dal fuoco.


Le motivazioni che hanno portato alla condanna di due dei tre indagati saranno rese note nei prossimi mesi, ma stando alla ricostruzione dello Spresal consegnata in Procura, il muletto utilizzato per l’operazione non sarebbe stato di tipo antideflagrante, obbligatorio in questo tipo di procedure. L’azienda non avrebbe inoltre messo a disposizione all’interno del reparto kit idonei alla raccolta di sversamenti così ampi - peraltro già verificatisi in passato -, ma solo "un paio di fusti contenenti stracci".

"Il giudice ha disposto una provvisionale di 100mila euro ciascuna per la moglie e la figlia di
Idrissi – sottolinea Andrea Rubini, responsabile dell’ufficio Giesse di Novara - e di 40mila euro per il padre e i fratelli (11 in tutto, di cui uno solo finora si è costituito). Lotteremo ora in sede civile per portare a casa il risarcimento più alto possibile per tutti loro, duramente colpiti da una morte tanto prematura quanto assurda. Il pensiero va in particolar modo a Fatima e alla piccola Hiba, rimaste entrambe sole e prive di sostegno". 

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