domenica 11 settembre 2011

SICUREZZA SUL LAVORO - KNOW YOUR RIGHTS ! -NEWSLETTER N.92 DEL 07/09/11

la newsletter n.92 del 07/09/11 di "Sicurezza sul lavoro ! - Know Your rights !".



In questo numero:

- L' abrogazione del lavoratore

- Troppi infortuni nell' edilizia. E aumenteranno nei prossimi mesi
con la crisi ...

- Morti sul lavoro dall' 1 gennaio al 5 settembre 2011

- Amianto sulle navi della Marina militare: 223 morti e 12 indagati

- La prevenzione della legionellosi

- La valutazione dei rischi nella progettazione delle macchine



Invito ancora tutti i compagni della mia mailing list che riceveranno queste notizie a diffonderle in tutti i modi.



La diffusione è gradita e necessaria. L' obiettivo è quello di diffondere il più possibile cultura della sicurezza e consapevolezza dei diritti dei lavoratori a tale proposito.



L' unica preghiera, per gli articoli firmati da me, è quella di citare la
fonte:

"Marco Spezia - sp-mail@libero.it"

DIFFONDETE & KNOW YOUR RIGHTS !



Marco Spezia

RETE NAZIONALE PER LA SICUREZZA SUL LAVORO



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L' ABROGAZIONE DEL LAVORATORE



Riporto a seguire il bellissimo articolo di Samanta di Persio sul "tentato omicidio" dei diritti dei lavoratori attualmente in corso.



Giustamente nel suo articolo Samanta fa notare come relativamente al mobbing non esiste nessuna tutela dal vista penale dei lavoratori mobbizzati. L'
unica via per fare valere i propri diritti è passare per vie civili, con i tempi che ne conseguono.



Secondo me però c' è il modo per i lavoratori di proteggersi dal mobbing anche da un punto di vista penale, cioè appellarsi all' articolo 28, comma 1 del D.Lgs.81/08 che impone al datore di lavoro, come obbligo non delegabile (in conseguenza dell' articolo 17, comma 1, lettera a), quindi la sanzione penale se la prende solo lui e non dirigenti o preposti) di valutare "tutti i rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori, ivi compresi quelli riguardanti gruppi di lavoratori esposti a rischi particolari, tra cui anche quelli collegati allo stress lavoro-correlato" e in virtù di tale obbligo appellarsi ancora all' articolo 28, comma 2, il quale impone che (ometto i passi non significativi) "il documento di cui all' articolo 17, comma 1, lettera a) [cioè il documento di valutazione dei rischi], deve contenere l'
indicazione delle misure di prevenzione e di protezione attuate, l'
individuazione delle procedure per l' attuazione delle misure da realizzare, nonché dei ruoli dell'organizzazione aziendale che vi debbono provvedere".



Cioè per farla breve il mobbing è causa, come giustamente mette in evidenza Samanta di stress, che è evidentemente correlato al lavoro. Il D.Lgs.81/08 impone al datore di lavoro di valutare questo livello di stress, ma soprattutto di adottare tutte le azioni per ridurre il rischio da stress, le fonti dello stress stesso e di conseguenza anche il mobbing.



E se non lo fa commette reato penale. Il mancato adempimento dell' obbligo di valutazione del rischio è infatti reato penale punito dall' articolo 55, comma 1 del D.Lgs.81/08 "con l' arresto da tre a sei mesi o con l' ammenda da 2.500 a 6.400 euro" mentre la mancata indicazione, all' interno del documento di valutazione del rischio, delle misure di prevenzione e protezione, delle procedure e dei ruoli aziendali è reato penale punito dall' articolo 55, comma 3 del medesimo Decreto.



Visto che nessuna azienda ha ancora provveduto ad adempiere in maniera corretta agli obblighi relativi dettati dal DLgs.81/08 è importantissima una informazione di dettaglio a tutti i lavoratori sui loro diritti a proposito dell' argomento stress lavoro correlato (tra cui anche il mobbing), soprattutto in questo momento in cui i diritti dei lavoratori in generale stanno andando a puttane.



Marco Spezia





Dal blog di Samanta di Persio

http://sdp80.wordpress.com/



Dal 2006 ho cominciato a fare ricerche per poter scrivere il primo libro "Morti bianche".



Pensavo che il sindacato fosse il mio principale link per poter intervistare lavoratori e familiari, mi sbagliavo di grosso. Nella pagina dei ringraziamenti sono menzionati tutti quelli che mi hanno fornito materiale o messo in contatto con i testimoni, basta una mano per aiutarsi nei conti (sic!).



Scrissi una mail a tutte le sedi CGIL non mi rispose nessuno, quando andai a L' Aquila, la città dove vivo, incontrai la segretaria della FILLEA, non le dissi che stavo scrivendo un libro, mi finsi studentessa, la sua risposta
fu: "Vai all' INAIL" !



Incominciava la mia mutazione in palla da flipper. Ero contrastata fra due
sensazioni: smarrimento e presa di coscienza.

La seconda mi spaventava, per fortuna incontrai esponenti di sindacati autorganizzati, la maggior parte provenienti da sindacati di base.

Un altro incontro fortunato fu quello con il dottor Luigi Carpentiero di Medicina Democratica. Mi parlò di un fenomeno diffusissimo sul lavoro: il mobbing.

Cominciai a fare contemporaneamente due ricerche: infortuni sul lavoro e mobbing.



Nel codice penale italiano il mobbing non è previsto come un reato, per questo il lavoratore che incappa in vessazioni sul luogo di lavoro, può soltanto intraprendere una causa civile e chiedere il risarcimento del danno. Fino a che il lavoratore mobbizzato non si ammala di mobbing, la tutela in ambito penalistico non può essere applicata perché è difficile dimostrare il nesso di casualità.

Questa pratica è spesso condotta con il fine di indurre la vittima ad abbandonare spontaneamente il lavoro, senza quindi ricorrere al licenziamento, per ritorsione a seguito di comportamenti non condivisi (ad esempio, denuncia ai superiori o all' esterno di irregolarità sul posto di lavoro), o per il rifiuto della vittima di sottostare a proposte o richieste immorali (sessuali, di eseguire operazioni contrarie a divieti deontologici o etici, ecc.) o illegali.

Tali comportamenti si verificano sia nel pubblico impiego che nel privato.



Secondo l' INAIL, che per prima in Italia ha definito il mobbing lavorativo qualificandolo come costrittività organizzativa, le possibili azioni traumatiche possono riguardare la marginalizzazione dalla attività lavorativa, lo svuotamento delle mansioni, la mancata assegnazione dei compiti lavorativi o degli strumenti di lavoro, i ripetuti trasferimenti ingiustificati, la prolungata attribuzione di compiti dequalificanti rispetto al profilo professionale posseduto o di compiti esorbitanti o eccessivi anche in relazione a eventuali condizioni di handicap psico-fisici, l' impedimento sistematico e strutturale all' accesso a notizie, la inadeguatezza strutturale e sistematica delle informazioni inerenti l' ordinaria attività di lavoro, l' esclusione reiterata da iniziative formative, il controllo esasperato ed eccessivo.

Nella violenza attuata con la strategia delle sistemiche vessazioni morali, per un desiderio di onnipotenza, talvolta inconsciamente, di processi perversi che incatenano psicologicamente le vittime e impediscono loro di reagire.



Questi stessi comportamenti, vere e proprie macchinazioni preparate per ingannare, mortificare ed indurre la vittima a fare un passo falso, sono classificabili in sei raggruppamenti: rifiuto della comunicazione diretta, svalutazione e squalifica della professionalità, discredito della persona, isolamento, oppressione mediante angherie, indirizzamento dell' altro all'
errore.



Ho raccolto molte testimonianze, persone demotivate, svuotate dell'
identità, sull' orlo del suicidio, ma grazie ai pochi strumenti che li tutelano dopo vent' anni hanno vinto cause, dopo anni ce l' hanno ancora in piedi e sperano di poter avere un epilogo positivo.



Se il governo Berlusconi, dopo la favola del milione di posti di lavoro (dal
1994 abbiamo perso milioni di lavoratori), concede la possibilità di poter licenziare in deroga all' articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, di fatto significa poter licenziare indiscriminatamente.

In molte realtà aziendali esistono dei veri e propri reparti confino, a questo punto non hanno più motivo di esistere.

Ancora una volta, in culo ai lavoratori !



Samanta di Persio



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TROPPI INFORTUNI NELL' EDILIZIA. E AUMENTERANNO NEI PROSSIMI MESI CON LA CRISI ...



Da: assemblealavoratori@libero.it


La crisi economica avrà ripercussioni negative anche sulla salute e sicurezza dei lavoratori.

Peggiorando le condizioni di vita e di lavoro si accetteranno impieghi e lavorazioni pericolose.

Particolare attenzione va riservata al settore edile dove domina il nero e dove il risparmio avviene non solo assumendo personale a costi inferiori a quanto stabilito dalla contrattazione nazionale (immaginiamoci cosa succederà qualora dovessero rafforzare la contrattazione aziendale a discapito del contratto nazionale tra deroghe e accordi favorevoli solo al
padronato) ma risparmiando sulle normative di sicurezza.


L' ultimo incidente, che ha portato due lavoratori in ospedale con varie fratture, non può essere legato ad un caso fortuito.

La caduta è sempre un evento potenzialmente pericoloso, immaginiamoci se poi non ci sono idonei sistemi anticaduta.

Sarebbe preferibile scongiurare, ove possibile, la caduta adottando sistemi a "caduta prevenuta" (ovvero sistemi di trattenuta che impediscano di raggiungere la zona di "pericolo di caduta") ma questi sistemi sono giudicati troppo costosi dalle piccole aziende, che non prevedono una formazione specifica nell' ambito dei corsi DPI (Dispositivi Protezione
Individuale) tra i quali anche la possibilità per i lavoratori di manovre di autosoccorso in qualsivoglia lavoro in quota.


Inoltre, mancano delle linee guida in merito ai corsi DPI. con precise indicazioni inerenti la durata ed i contenuti a seconda delle diverse realtà cantieristiche (coperture, strutture metalliche, ponteggi, eccetera).

Le normative di legge prevederebbero un sistema di accesso nei lavori in quota con tanto di piani di evacuazione in caso di pericolo imminente e imporrebbe ai datori di lavoro di designare preventivamente i lavoratori incaricati dell' attuazione delle misure di evacuazione dei luoghi di lavoro in caso di pericolo grave ed immediato, di salvataggio, di primo soccorso.
ma come si concilia tutto ciò con i tagli al sistema di controllo dei cantieri, insomma senza ispettori che vigilano sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, come sarà possibile prevenire infortuni e incidenti ?



E l' aumento di infortuni comporta maggiori spese della prevenzione . . .


Confederazione COBAS Sportello sicurezza nei luoghi di lavoro

Sandro Giacomelli e Federico Giusti


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MORTI SUL LAVORO DALL' 1 GENNAIO AL 5 SETTEMBRE 2011



Da: Osservatorio Indipendente di Bologna sulle morti per infortuni sul lavoro

http://cadutisullavoro.blogspot.com/



Dall' inizio dell' anno ci sono stati 439 morti per infortuni sui luoghi di lavoro, ma si arriva a contarne oltre 750 se si aggiungono i lavoratori deceduti sulle strade e in itinere. Erano 375 sui luoghi di lavoro il 5 settembre del 2010, l' aumento è del 14,6%.



L' agricoltura ha già avuto 139 morti e registra il 31,8% di tutti i decessi sui luoghi di lavoro.

Gli agricoltori, come tutti gli anni, muoiono per la maggioranza in tarda età, schiacciati da trattori killer spesso senza protezioni che si ribaltano. Dall' inizio dell' anno, solo sui campi, sono già 92 i morti provocati da questa autentica bara in movimento. Da soli gli agricoltori schiacciati dal trattore sono il 20,9% di tutti i morti sul lavoro.

Poi a questo terrificante numero di vittime occorre aggiungerne altre tra le persone che incautamente sono a bordo del trattore con il guidatore: poi ci sono altri morti sulle strade, quando il mezzo si scontra con automobilisti e motociclisti. Di queste vittime la maggioranza ha oltre 65 anni. Spesso questi anziani non sono in buono stato di salute per guidare un mezzo così pericoloso in un territorio in pendenza come quello italiano. Diverse vittime hanno addirittura oltre ottanta anni. A morire nell' indifferenza generale sono i nostri padri e i nostri nonni. I morti sui luoghi di lavoro con oltre 65 anni sono quasi un terzo di tutte le vittime sul lavoro e moltissimi lavorano nell' agricoltura. Per salvare molte vite, sarebbe opportuno obbligare ad intervenire sulla cabina del trattore, in modo tale da non permettere al guidatore di essere sbalzato fuori in caso di manovra errata. Sarebbe opportuno sottoporre gli anziani agricoltori anche ad una visita medica d' idoneità alla guida, anche se si guida il mezzo in terreni di proprietà. Con queste misure tantissimi familiari di agricoltori non piangerebbero più la morte di un proprio caro.



L' edilizia ha già avuto dall' inizio dell' anno 119 vittime sui luoghi di lavoro e rappresenta il 27,2 % sul totale, le morti in edilizia sono dovute soprattutto a cadute dall' alto. Le vittime sono per la maggior parte giovani edili meridionali e stranieri anche nei cantieri del nord

Gli stranieri morti sui luoghi di lavoro sono 49 con il 11,3% sul totale. I romeni sono oltre il 40% tutti i morti sui luoghi di lavoro tra gli stranieri

L' industria ha già avuto 43 morti con il 9,9%. A queste vittime occorre aggiungere i lavoratori esterni che non sono dipendenti ma prestatori di servizi.

L' autotrasporto 31 con l' 7,2%.

I giovani militari morti in Afghanistan sono già 6 dall' inizio dell' anno e
41 dall' inizio della missione.



Le regioni in testa a questa triste classifica per numero assoluto di morti è la Lombardia con 50 vittime sui luoghi di lavoro. La provincia di Brescia con 13 morti sui luoghi di lavoro risulta in questo momento quella con più vittime, anche l' anno scorso (21 morti) è stata la prima in Italia in questo triste primato. Un andamento peggiore della provincia di Milano che ha moltissimi abitanti in più e che registra 11 morti. Occorre ricordare però che la Lombardia ha più del doppio degli abitanti di qualsiasi altra regione italiana. E questo, a nostro parere, è l' unico parametro valido per valutare correttamente l' andamento di una regione. Resta l' anomalia di Brescia che inspiegabilmente ha tantissime vittime sui luoghi di lavoro.

La Regione Emilia Romagna con 36 morti risulta purtroppo prima in questa triste classifica come numero di morti in rapporto agli abitanti (Provincia di Bologna 8).

La Sicilia con 34 morti risulta dopo l' Emilia Romagna seconda in rapporto al numero di abitanti. Ragusa e Catania 7 morti, Messina e Trapani 5.

Il Veneto, con 31 morti, come l' anno scorso si sta confermando tra le grandi regioni, una di quelle con il più alto numero di morti sui luoghi di lavoro. Le province di Padova, Vicenza, Venezia e Rovigo hanno ciascuna 5 morti

Nonostante la terribile tragedia della Thyssen e dopo un calo costante delle vittime che si registrava da quel tragico evento, anche la provincia di Torino ha già 11 morti sui luoghi di lavoro e il Piemonte 29: il Piemonte ha già superato il numero di vittime dell' intero 2010 (28 morti).

Anche la Toscana, una delle regioni che ha avuto negli ultimi anni un andamento molto positivo rispetto alle altre, sta avendo quest' anno un numero consistente di vittime, già 28 contro le 29 dell' intero 2010.

Peggioramento anche nella Regione Lazio che ha avuto moltissimi morti in pochi giorni, le vittime sono diventate 26. Anche la Provincia di Roma dopo un andamento molto positivo, registra un aumento dei morti sui luoghi di lavoro, sono 8 dall' inizio dell' anno contro le 20 dell' intero 2010.

Le province di Bolzano 11 morti, Chieti 9, Savona, Napoli, Latina e Lecce 7 morti. L' Aquila e Bari 5



In agosto ci sono stati 49 morti solo sui luoghi di lavoro, a luglio 53 morti, a giugno 57, a maggio 51 e in aprile 45. Moltissimi morti sono dovuti alle condizioni climatiche, soprattutto per le categorie che svolgono i lavori all' aperto quali l' edilizia, l' agricoltura, la manutenzione stradale, l' autotrasporto ecc.



Per queste categorie con un po' di buona volontà da parte di tutti è possibile riuscire ad incidere sul fenomeno aumentando la prevenzione ed allarmando le categorie quando ci sono maggiori rischi legate alle condizioni del tempo. E' già possibile sapere con alcuni giorni d' anticipo quando potrebbe esserci, in determinate province, un aumento delle vittime per questi lavoratori, ed è per questo che siamo a segnalarvi un blog di
Meteorologia:

http://www.prevenzionemeteo.blogspot.com/

che, con la nostra collaborazione, fa previsioni del tempo mirate alla prevenzione dei gravi infortuni sul lavoro per i lavoratori che operano all'
aperto, e anche per l' itinere.



Questi lavoratori, spesso rischiano la vita quando vanno o tornano dal
lavoro: a causa di turni pesanti in orari dove si dovrebbe dormire. In questi casi le condizioni del tempo sono determinanti. I grafici elaborati col materiale raccolto nel corso di questi 4 anni e le condizioni meteorologiche danno una situazione abbastanza chiara e attendibile sui rischi che si corrono.

Oltre le previsioni del tempo, sempre utili per tutti i lavoratori, il blog segnala quali sono le province più a rischio, situazione che si verifica in particolari condizioni atmosferiche. Nei mesi estivi tutto il Paese ha un rischio molto elevato, ma in alcune giornate i rischi sono maggiori.

Molto pericolosi i giorni successivi a periodi persistenti di maltempo. I lavoratori che operano all' aperto, o che sono sulle strade nelle province evidenziate nelle giornate ad alto rischio, debbono prestare la massima attenzione nei giorni segnalati.



Carlo Soricelli



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AMIANTO SULLE NAVI DELLA MARINA MILITARE: 223 MORTI E 12 INDAGATI



http://www.inail.it/



Torino, 2 settembre 2011



Il PM Guariniello conferma le iscrizioni nel registro degli indagati per i vertici della Marina e i capi dello Stato maggiore in servizio alla fine degli anni Novanta. Le ipotesi di reato: disastro colposo e omissione dolosa di cautele antinfortunistiche.



Sono una dozzina gli indagati, tra capi di Stato maggiore e vertici della Marina militare italiana in servizio fino alla fine degli anni Novanta, per le ipotesi di reato di disastro colposo e omissione dolosa di cautele antinfortunistiche nell' ambito dell' inchiesta avviata due anni fa dalla procura di Torino per 223 casi di marinai morti per mesotelioma pleurico o peritoneale, tumori riconducibili all' esposizione da amianto, in tutta Italia.

L' iscrizione nel registro degli indagati, anticipata nei giorni scorsi nell' edizione torinese del quotidiano La Repubblica, è stata confermata dal Pubblico Ministero Raffaele Guariniello, che coordina l' inchiesta. Per i magistrati piemontesi le morti sarebbero attribuibili alla presenza di amianto sulle navi della Marina Militare dove gli uomini avevano prestato servizio per anni.



Ripercorsa la storia sanitaria e professionale delle vittime.

Nei due anni di inchiesta gli investigatori e la Procura hanno raccolto tutti i casi sospetti e hanno ricostruito la storia lavorativa e sanitaria di ogni soggetto. Tra le vittime accertate vi sarebbero, secondo la Procura, anche molti uomini che avevano svolto la leva sulle navi: fuochisti, motoristi, caldaisti e, in particolare, chi prestava servizio vicino alle centrali termiche delle imbarcazioni che avevano coibentazioni in amianto.



E a fine settembre riparte il processo Eternit.

Mentre, dunque, si attende la riapertura del maxi processo Eternit, prevista per la fine di settembre e per il quale lo scorso luglio sono stati emessi i capi di accusa e dichiarate le richieste delle parti civili, l' amianto ritorna protagonista di un nuovo e importante filone giudiziario.

A motivare i capi d' accusa che imputerebbero agli indagati la responsabilità di non aver agito per proteggere in modo adeguato i marinai dall' esposizione d' asbesto l' insieme dei dati in merito alle morti sospette raccolto dagli investigatori della procura che, oltre all' analisi delle casistiche di tutti i deceduti, hanno anche indagato riguardo l'
utilizzo dei marinai sulle diverse navi, la presenza della fibra-killer sulle imbarcazioni e le azioni di bonifica effettuate.



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LA PREVENZIONE DELLA LEGIONELLOSI



Metto in evidenza due aspetti che stranamente l' articolo di PuntoSicuro non ha citato.



Una delle possibili fonti di contrarre la legionellosi è legato all'
utilizzo di docce negli spogliatoi aziendali. Infatti se la rete dell' acqua potabile non è adeguatamente igienizzata è possibile che nelle tubazioni (soprattutto nei punti di ristagno) si annidi il batterio della Legionella.
In tale condizioni durante la doccia, in cui l' acqua viene spinta con una certa pressione attraverso gli orifizi, è possibile che si formi un aerosol contenente il batterio che il lavoratore può inalare.



Un' altra fonte non menzionata è costituita dagli impianti di trattamento dell' aria (ricircolo, riscaldamento, condizionamento degli ambienti di lavoro), se l' impianto prevede anche l' umidificazione dell' aria in circolo mediante nebulizzatori di acqua prelevata dalla rete dell' acqua potabile. In tal caso, in presenza di batteri di Legionella nella rete, questi vengono diffusi nell' ambiente di lavoro ancora in forma di aerosol e possono quindi essere inalati dai lavoratori.



Di questi rischi il datore di lavoro deve tenere conto in maniera formale all' interno del documento di valutazione del rischio, con particolare riferimento agli obblighi derivanti dal Titolo XI "Esposizione ad agenti biologici" del D.Lgs.81/08. Ma ciò in genere non avviene perché, per dolo o per colpa, il datore di lavoro non tratta il rischio da agenti biologici se non ne fa un uso deliberato (industrie farmaceutiche, ecc.).

In realtà la valutazione del rischio biologico va fatta sempre, anche se l'
azienda non fa uso deliberato di agenti biologici, per gli aspetti relativi all' igiene degli ambienti di lavoro e relativamente a virus, batteri, allergeni, ecc. .



Nel documento di valutazione, oltre alla definizione dell' entità del rischio (che in caso di infezione da Legionella è sicuramente alta), il datore di lavoro deve definire in maniera formale le misure di prevenzione e protezione.



Per quanto riguarda la rete dell' acqua potabile per il rischio da docce, in genere tali misure consistono in interventi di shock termico dell' acqua della rete (surriscaldamento dell' acqua sopra i 60°C, temperatura alla quale il batterio della Legionella non sopravvive, e sua circolazione in tutti i rami dell' impianto aprendo tutti i rubinetti e i raccordi) oppure di igienizzazione chimica (ad esempio mediante clorazione).



Per quanto riguarda gli impianti di trattamento dell' aria, in genere le misure di prevenzione consistono nello spruzzare all' interno delle tubazioni dell' impianto, specifichi prodotto battericidi.



In ogni caso dopo i trattamenti il datore di lavoro deve fare eseguire il campionamento dell' acqua o dell' aria da parte di laboratori specializzati per verificare che i livelli di batteri di Legionella siano inferiori a quelli ammessi dalla ASL.

Tali campionamenti devono poi essere periodicamente ripetuti per verificare che non si sia formato di nuovo il batterio della Legionella negli impianti a rischio.



Segnalo relativamente a quanto sopra l' esistenza del documento "Documento di linee-guida per la prevenzione e il controllo della legionellosi", predisposte dal Ministero della Sanità ed adottate dalla Conferenza Stato Regioni il 04/04/00, scaricabile all' indirizzo:

http://www.analisiacqua.org/download/linee_guida_legionella.pdf



Marco Spezia







Da: http://www.puntosicuro.it



Anno 13 - numero 2689 di mercoledì 31 agosto 2011


Un documento europeo sulla prevenzione del rischio di contrarre la malattia dei legionari. I lavoratori a rischio, i sistemi che favoriscono l'
esposizione alla legionella, le idonee misure di precauzione e le buone politiche europee.



Bilbao, 31 Agosto 2011



In relazione alla campagna europea "Ambienti di lavoro sani e sicuri 2010-2011", una campagna dedicata al tema della manutenzione sicura, l'
Agenzia Europea per la sicurezza e la salute sul lavoro (EU-OSHA) ha recentemente pubblicato un articolata relazione dal titolo "Legionella and Legionnaires' disease: a policy overview" (la legionella e la malattia dei
legionari: una panoramica sulla politica), una relazione che presenta il quadro normativo sulla legionella e linee guida per un efficace prevenzione, oltre alle politiche di alcune organizzazioni internazionali.



Come spesso accade la relazione è accompagnata da un factsheet riassuntivo, anche in lingua italiana, che fa una sintesi dei problemi della legionella in ambito lavorativo e presenta alcuni esempi di buone pratiche relative al controllo dei rischi connessi a questa patologia.



In "Factsheet 100 - La legionella e la malattia dei legionari: politiche e buone pratiche europee" si ricorda innanzitutto che la malattia dei legionari è una forma di polmonite causata dal batterio Legionella pneumophila e da altri batteri ad esso correlati. E una forma meno grave della malattia è costituita da un' infezione respiratoria, nota come febbre di Pontiac.



Se generalmente la malattia dei legionari si contrae inalando piccole gocce di acqua (aerosol) contaminate dalla legionella, non tutte le persone esposte alla legionella contraggono la malattia e non esistono documenti attestanti la trasmissione della malattia da persona a persona. Inoltre alcuni individui (le persone al di sopra dei 45 anni, i fumatori, i grandi bevitori, le persone affette da malattie croniche delle vie aeree o dei reni e i soggetti colpiti da immunosoppressione) risultano maggiormente esposti al rischio di contrarre la malattia dei legionari.



In realtà quando si parla di questa malattia si pensa ad un problema di sanità pubblica e meno ad una questione di malattia professionale.

In realtà la legionella colpisce spesso i lavoratori in luoghi ad alto rischio di insorgenza della malattia ad esempio i tecnici addetti alla manutenzione dei sistemi di condizionamento dell' aria o di fornitura di acqua.



Tuttavia l' esposizione alla legionella può riguardare i lavoratori operanti in luoghi in cui sono presenti macchine di atomizzazione, nonché dentisti, operai di impianti petroliferi e a gas in mare aperto, saldatori, addetti ai servizi di autolavaggio, minatori, operatori sanitari, operai di impianti preposti al trattamento delle acque di scarico in diverse industrie, ad esempio fabbriche per la produzione di pasta e di carta.

Per controllare questa patologia in Europa è stata istituita una rete europea di sorveglianza della malattia dei legionari (ELDSNet).



Veniamo alle condizioni ideali per lo sviluppo della legionella:

- temperatura dell' acqua compresa tra i 20 e i 45°C;

- ristagno o scarso ricambio di acqua;

- elevata concentrazione di microbi, compresi alghe, amebe,
mucillagini e altri batteri;

- presenza di biofilm, incrostazioni, sedimenti, melma, ruggine o
altre materie organiche;

- materiali di impianti idraulici degradati, come raccordi di gomma,
che possono fornire sostanze nutritive per aumentare lo sviluppo di batteri.



Questi invece i sistemi che favoriscono il rischio di esposizione alla
legionella:

- sistemi idraulici che comprendono una torre di raffreddamento;

- sistemi idraulici che comprendono un condensatore di evaporazione;

- sistemi idraulici di acqua calda e fredda;

- piscine termali (note anche come vasche idromassaggio, tinozze
scandinave e vasche termali);

- umidificatori e sistemi di atomizzazione dell' acqua;

- linee idrauliche per poltrone per dentisti;

- vasche di aerazione in impianti di trattamento biologico e in
impianti preposti al trattamento delle acque di scarico industriali;

- macchine per la purificazione di acqua ad alta pressione;

- altri impianti e sistemi contenenti acqua che possono superare una
temperatura di 20 °C ed emettere spray o aerosol.

In particolare la pulizia e la manutenzione dei sistemi indicati sono associate al rischio di esposizione alla legionella.



Ma come è possibile controllare i rischi legati alla legionella ?

Generalmente il controllo dei rischi derivanti dall' esposizione alla legionella avviene attraverso misure che impediscono la proliferazione dei batteri nel sistema, nonché attraverso la riduzione dell' esposizione a goccioline di acqua e ad aerosol.

Ad esempio le misure di precauzione prevedono di:

- controllare l' emissione degli spruzzi di acqua;

- evitare temperature di acqua comprese tra i 20 e i 45 °C;

- evitare il ristagno di acqua che possa favorire lo sviluppo di
biofilm;

- evitare l' utilizzo di materiali che ospitano batteri e altri
microrganismi o forniscono sostanze nutritive per lo sviluppo di microbi;

- mantenere la pulizia del sistema e dell' acqua al suo interno.

Inoltre è possibile che il personale addetto alla manutenzione debba utilizzare attrezzature per la protezione personale (come, ad esempio, i respiratori).



Nel recente rapporto dell' EU-OSHA sulla legionella si scopre che a livello nazionale, quasi tutti i paesi europei hanno adottato politiche di salute pubblica contro la legionella, benché siano pochi quelli che la considerano una questione speciale nella propria legislazione in materia di sicurezza e salute sul lavoro. Per lo più i rischi occupazionali derivanti dalla legionella sono argomento di normative che si basano sulla direttiva 2000/54/CE sulla protezione dei lavoratori contro i rischi derivanti da un'
esposizione ad agenti biologici durante il lavoro.



Nel rapporto sono poi riportati diversi esempi significativi di politiche nazionali.

Ad esempio l' Ispettorato olandese per i trasporti e le comunicazioni ha elaborato alcune linee guida per la gestione dei rischi collegati alle imbarcazioni. Infatti è stato rilevato che i sistemi idraulici di bordo rappresentano un fattore di rischio per il contagio.

Un altro esempio positivo di controllo efficace della legionella è relativo all' ospedale universitario Saint-Luc di Bruxelles che vanta una lunga esperienza nella prevenzione dello sviluppo della legionella nel sistema di fornitura di acqua calda. Fin dal 1980 l' ospedale ha installato e testato diverse misure di controllo con vari livelli di successo. Oggi l' ospedale applica un metodo di disinfezione chimica attraverso il biossido di cloro, il cui utilizzo si rivela altamente efficace poiché favorisce la scomparsa della legionella dall' acqua calda.



Concludiamo tuttavia con l' esempio positivo di un intervento italiano relativo alla valutazione dei rischi per favorire la prevenzione di contaminazione della legionella sui treni.

È stato istituito un gruppo di lavoro formato da specialisti dell' Istituto Superiore per la Prevenzione E la Sicurezza del Lavoro (ex ISPESL, ora INAIL), di Trenitalia e di Rete ferroviaria italiana, con l' intento di valutare il rischio di esposizione alla legionella, sia per il personale ferroviario, sia per i passeggeri. Sono state elaborate delle linee guida ad hoc concernenti la valutazione e la gestione del rischio biologico sui treni, in conformità della legge italiana (D.Lgs.81/08). Tutto il personale ferroviario è stato formato per combattere i rischi derivanti dalla legionella.

Inoltre in occasione di workshop sulla manutenzione, sia il personale ferroviario sia gli addetti alla manutenzione (in particolare gli addetti alla fornitura di acqua, alla gestione dei circuiti idraulici, alla pulizia e alla riparazione) hanno ricevuto delle "Linee guida specifiche sulla prevenzione e il controllo della contaminazione dalla Legionella nei serbatoi per acqua di vagoni ferroviari". I lavoratori responsabili della manutenzione e della disinfezione dei serbatoi, della riparazione del sistema idraulico e della pulizia dei serbatoi d' acqua hanno ricevuto dispositivi di protezione individuale. Per gli utilizzatori professionisti sono state messe a disposizione schede di dati sulla sicurezza relative a tutti i prodotti chimici, i disinfettanti, i detergenti o gli additivi impiegati per la sanificazione e la disinfezione, insieme alla descrizione delle relative procedure di lavoro.





Il documento EU-OSHA "Factsheet 100 - La legionella e la malattia dei
legionari: politiche e buone pratiche europee" è scaricabile all' indirizzo:

http://www.puntosicuro.info/documenti/documenti/110831_Osha_factsheet_100_legionella.pdf





Il documento EU-OSHA, Report "Legionella and Legionnaires' disease: a policy overview", attualmente solo in lingua inglese, è scaricabile all' indirizzo:

http://osha.europa.eu/en/publications/literature_reviews/legionella-policy-overview.pdf



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LA VALUTAZIONE DEI RISCHI NELLA PROGETTAZIONE DELLE MACCHINE



Da: http://www.puntosicuro.it



Anno 13 - numero 2687 di lunedì 29 agosto 2011




Indicazioni per un' adeguata valutazione dei rischi per le macchine da immettere sul mercato. La normativa europea, le definizioni, l' uso previsto di una macchina, le informazioni e i fattori rilevanti per la stima del rischio.



Torino, 29 Agosto



Affrontare il tema della sicurezza delle macchine e di tutte le strategie possibili di prevenzione dei rischi è un dovere per tutti gli enti, le associazioni e gli organi di informazione che hanno come finalità la diffusione della cultura della sicurezza nei luoghi di lavoro.

Ci soffermiamo su uno dei momenti fondamentali per l' efficacia di ogni politica di prevenzione: la valutazione dei rischi.

Nel convegno "La centralità della Valutazione dei rischi nella prevenzione degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali", un convegno organizzato dalla ASL TO 3 che si è svolto il 28 aprile 2011 ad Avigliana (TO), un intervento ha affrontato proprio il tema della valutazione in riferimento alle macchine e alla progettazione.



Nel documento "La valutazione dei rischi nella progettazione delle macchine", a cura dell' ing. Marco Vigone, si sottolineano innanzitutto alcune indicazioni normative dell' Unione Europea.



Ad esempio si ricorda che la direttiva 2006/42/CE prescrive che il fabbricante o il suo mandatario dovrebbe garantire che sia effettuata una valutazione dei rischi per la macchina che intende immettere sul mercato. A tal fine egli dovrebbe stabilire quali siano i requisiti essenziali di sicurezza e di tutela della salute applicabili alla sua macchina e per i quali dovrà adottare provvedimenti.



L' autore riporta alcune utili definizioni sul tema della sicurezza delle
macchine:

- pericolo: fonte di possibili lesioni o danni alla salute;

- evento pericoloso: evento in grado di causare un danno;

- situazione pericolosa: qualsiasi situazione in cui una persona è
esposta almeno ad un pericolo;

- rischio: combinazione di probabilità e gravità di possibili
lesioni o danni alla salute in una situazione pericolosa;

- danno: lesione fisica e / o attentato alla salute o ai beni;

- rischio residuo: il rischio che sussiste quando le misure di
sicurezza sono state prese;

- valutazione del rischio: valutazione globale della probabilità e
della gravità di possibili lesioni o danni alla salute che si possono verificare in una situazione pericolosa, al fine di scegliere le adeguate misure di sicurezza;

- misure di sicurezza: misure destinate al raggiungimento della
riduzione dei rischi;

- sicurezza di una macchina: capacità di una macchina di svolgere la
sua funzione, di essere trasportata, installata, regolata, mantenuta, smantellata ed eliminata nelle condizioni d' uso previsto specificate nel manuale di istruzioni (e, in alcuni casi, in un dato periodo di tempo indicato nel manuale stesso) senza provocare lesioni o danni alla salute.



L' autore riporta alcune indicazioni relative all' uso previsto di una macchina, cioè all' uso di una macchina in conformità alle informazioni fornite nelle istruzioni per l' uso (punto 3.23 della norma UNI EN ISO
12100): l' uso previsto implica anche il rispetto delle istruzioni tecniche contenute nel manuale di istruzioni, e la presa in considerazione dell' uso scorretto che è ragionevole prevedere.



In particolare per ciò che riguarda il prevedibile uso scorretto, si dovrebbe, nella valutazione dei rischi, prendere in particolare considerazione i seguenti comportamenti:

- il comportamento scorretto prevedibile che risulta da una
trascuratezza normale e non dal deliberato proposito di usare la macchina in modo scorretto;

- la reazione istintiva di una persona durante l' uso, in caso di
disfunzioni, incidenti, guasti, ecc.;

- il comportamento che deriva dalla "linea di minor resistenza"
durante lo svolgimento di un compito;

- il comportamento prevedibile di alcune persone, quali i bambini o
i disabili, per alcune macchine (specialmente quelle a uso non professionale)".



In merito al processo di valutazione dei rischi, la relazione sottolinea alcune informazioni utili per la stima dei rischi. Ad esempio i limiti della macchina, le "fasi di vita" della macchina, il piano di progettazione o altri mezzi per definire la natura della macchina, la natura delle alimentazioni energetiche, la statistica degli incidenti o degli infortuni, ecc. .



Si ricorda inoltre che il rischio, relativo al fenomeno pericoloso considerato, è una funzione della gravità del danno possibile per il fenomeno pericoloso considerato e della probabilità che si verifichi il danno.



Questi gli aspetti da considerare nella determinazione degli elementi di
rischio:

- persone esposte;

- tipo, frequenza e durata dell' esposizione;

- rapporto tra esposizione e gli effetti;

- fattori umani;

- affidabilità delle funzioni di sicurezza;

- possibilità di neutralizzare o eludere le misure di sicurezza;

- capacità di mantenere le misure di sicurezza;

- informazioni per l' uso.



Riguardo poi al raggiungimento degli obiettivi di riduzione del rischio, la riduzione dei rischi può essere conclusa se:

- il pericolo è stato eliminato o il rischio ridotto mediante
sostituzione con materiali meno pericolosi oppure introduzione di protezioni;

- la protezione scelta è sicura per l' uso inteso;

- il tipo di protezione è adeguato all' applicazione in termini di
possibilità di neutralizzazione ed elusione, gravità del danno, ostacolo nello svolgimento del compito richiesto;

- le informazioni sull' uso della macchina sono chiare;

- le procedure operative sono coerenti con le capacità dell'
utilizzatore;

- i metodi di lavoro sono adeguatamente descritti;

- l' utilizzatore è informato sui rischi residui;

- è descritta l' eventuale necessità di DPI.



Ricordiamo che la stima di un rischio è un processo che presuppone:

- l' analisi del rischio (determinazione dell' uso previsto della
macchina; identificazione dei pericoli; stima dei rischi);

- la valutazione del rischio.



Questi, per concludere, i fattori rilevanti per la stima di un rischio:

- gravità del possibile danno;

- frequenza e durata dell' esposizione al pericolo;

- probabilità dell' evento che può causare un danno;

- possibilità tecniche o umane di evitare o limitare il danno.



Il documento "La valutazione dei rischi nella progettazione delle macchine", a cura dell' ing. Marco Vigone, intervento al convegno "La centralità della Valutazione dei rischi nella prevenzione degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali" è scaricabile all' indirizzo:

http://www.puntosicuro.info/documenti/documenti/110614_ASL_TO3_valutazione_rischi_progettazione_macchine.pdf



Tiziano Menduto

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