venerdì 23 settembre 2011

Rinviati a giudizio i vertici esselunga per la morte di un operaio

Commento al rinvio a giudizio dell’Esselunga, omicidio colposo, di Viale Washington –MI- del 2009 Salutiamo con piacere la decisione del PM –Francesca Celle- del rinvio a giudizio per i vertici di Esselunga di Caprotti per la morte dell’operaio Claudio Birolini (45 anni, moglie e 2 figli) avvenuta in un suo magazzino nel 2009. Provvedimento che ancora una volta come la Lombardia detenga il triste primato delle morti, assassini, operaie. Il tutto ri/confermato dai dati del 2011. Ma in particolare segnaliamo come questa carneficina oggi non solo colpisce nei cantieri edili, ma si sta diffondendo nei siti della Logistica e della grande distribuzione, dove in prima fila (a morire e
infortunarsi) vi sono lavoratori immigrati. Verità che possono testimoniare i lavoratori (aderenti allo Slai COBAS per il sindacato di
classe) del Centro Logistico della Kuene Nagel di Brignano Gera D’Adda – BG-. E’ ora di rilanciare la battaglia per la salute e sicurezza sui luoghi di lavoro non solo per ottenere condanne esemplari, come alla Thyssen, ma per una battaglia politica e sociale per farla finita con questi omicidi da e per lavoro.
Gaglio Giuseppe
Slai COBAS Sanità per
il sindacato di classe
cobasint@tiscali.it; retesicurezzamilano@gmail.
com; tel. 338-7211377
aderente alla Rete Nazionale per la Sicurezza sul Lavoro bastamortesullavoro@gmsil.com

di seguito due articoli da
Repubblica e dal Giorno
Morto sul lavoro, chiesto il processo

"Esselunga risparmiò sulla sicurezza"
L'incidente si verificò nell'area
di carico e scarico merci del supermercato in via Washington a Milano.
"La società di Caprotti non era dotata di alcun modello organizzativo e gestionale"


Nell'ottobre del 2009 un operaio morì schiacciato da un camion nell'area scarico merci del supermercato Esselunga in via Washington a Milano. Per quella morte bianca il pm Francesca Celle ha chiesto il rinvio a giudizio anche per la catena di punti commerciali di Bernardo Caprotti, che è imputata in base alla legge sulla responsabilità amministrativa degli enti perché, all'epoca dei fatti, "non si era ancora dotata di alcun modello organizzativo e gestionale"
finalizzato alla "prevenzione del reato di omicidio colposo commesso con violazione delle norme sulla tutela della salute e della sicurezza sul lavoro".

Il pm ha chiesto il processo per omicidio colposo anche per sei dipendenti, fra direttori e responsabili della società, e per il legale rappresentante della azienda di trasporti per la quale lavorava la vittima. L'operaio, Claudio Birolini, 45 anni, con una moglie e due figli (assistiti dall'avvocato Michele Iudica), era rimasto schiacciato contro il muro da un camion, il 26 ottobre 2009, nell'area merci del supermercato. Secondo il pm, che ha disposto una consulenza tecnica, la tragedia si sarebbe potuta evitare se Esselunga avesse eliminato le "pendenze improprie del piazzale merci del supermercato" e realizzato "uno spazio di rifugio antischiacciamento"
per gli autisti.

In più ci sarebbe voluto "un sistema di sorveglianza continuativa dei conducenti al carico/scarico su piazzale da parte di personale debitamente addestrato". L'assenza di misure di sicurezza


ha però permesso, secondo il pm, a Esselunga di avere "un vantaggio per risparmio di costi di adeguamento antinfortunistico del supermercato".
Il pm ha dunque chiesto il processo per la società, nella persona del legale rappresentante Caprotti.

Esselunga replica in una nota di aver
appreso "soltanto dai giornali della avvenuta richiesta di rinvio a giudizio" e "contesta radicalmente i teoremi accusatori: l'autista era sceso dal camion senza aver inserito il freno a mano e lasciando il motore acceso. Queste gravi manchevolezze sono state contestate dal pubblico ministero alla Capozi Autotrasporti, datore di lavoro dell'autista deceduto e responsabile di non aver fornito al medesimo adeguata formazione alla guida di mezzi pesanti". Esselunga contesta infine "le insinuazioni per le quali l'azienda avrebbe risparmiato sulla sicurezza".
(22 settembre 2011)

Operaio schiacciato, il pm:
"Esselunga a processo"
Ma la catena contesta le accuse
Chiesto il
rinvio a giudizio per i supermercati di patron Caprotti, ma l'azienda non ci sta e "contesta radicalmente i teoremi accusatori’’ e "le insinuazioni per le quali l’azienda avrebbe risparmiato sulla sicurezza"
MIlano, 22 settembre 2011 - "Esselunga apprende soltanto dai giornali della avvenuta richiesta di rinvio a giudizio da parte del P.
M." e"contesta radicalmente i teoremi accusatori’’. Questo quanto affermato, in una nota, dal gruppo della grande distribuzione in relazione alla richiesta di rinvio a giudizio da parte del Pm di Milano Francesca Celle per la morte di un operaio schiacciato da un camion nell’ottobre 2009.


"Dalla cronaca giornalistica - aggiunge Esselunga
- viene totalmente omesso un fatto fondamentale: l’autista poi deceduto è sceso dal camion senza aver inserito il freno a mano e lasciando il motore acceso. Queste gravi manchevolezze sono state contestate dal Pubblico Ministero alla Capozi Autotrasporti, datore di lavoro dell’
autista deceduto e responsabile inoltre di non aver fornito al medesimo adeguata formazione alla guida di mezzi pesanti’’. Esselunga inoltre ‘’
contesta infine le insinuazioni per le quali l’azienda avrebbe risparmiato sulla sicurezza’’.

IL CASO - Sono passati quasi due anni
da quell’ottobre del 2009 quando un operaio perse la vita dopo essere rimasto schiacciato da un mezzo pesante nell’area scarico merci di un supermercato Esselunga della città. Il pm di Milano Francesca Celle per quella "morte bianca" ha chiesto il rinvio a giudizio anche per la catena di punti commerciali di Bernardo Caprotti, che è imputata in base alla legge sulla responsabilità amministrativa degli enti perché, all’epoca dei fatti, "non si era ancora dotata di alcun modello organizzativo e gestionale" volto alla "prevenzione del reato di omicidio colposo commesso con violazione delle norme sulla tutela della salute e della sicurezza sul lavoro".


Il pm ha chiesto il processo
per omicidio colposo anche per sei dipendenti, tra direttori e responsabili della società, e per il legale rappresentante della azienda di trasporti per la quale lavorava Claudio Birolini, l'operaio 45enne con una moglie e due figli (assistiti dall’avvocato Michele Iudica), rimasto schiacciato. Secondo il pm, che ha disposto una consulenza tecnica, la tragedia si sarebbe potuta evitare se Esselunga avesse eliminato le ‘’pendenze improprie del piazzale merci del supermercato’’ e creato ‘’uno spazio di rifugio antischiacciamento’’
per gli autisti.

Inoltre, ci sarebbe voluto ‘’un sistema di sorveglianza continuativa dei conducenti al carico/scarico su piazzale da parte di personale debitamente addestrato’’. L’assenza di misure di sicurezza ha però permesso, secondo il pm, a Esselunga di avere ‘’un vantaggio per risparmio di costi di adeguamento antinfortunistico del supermercato’’. Il pm ha dunque chiesto il processo per la società , nella persona del legale rappresentante, Bernardo Caprotti.

1 commento:

Anonimo ha detto...

http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/12_febbraio_14/esselunga-sentenza-condanna-washington-1903277023481.shtml