martedì 30 ottobre 2012

Nuovo allarme diossina a Taranto. La Stampa rivela l'esistenza di un rapporto del governo


Taranto, ora scatta l’allarme diossina

I risultati degli esami sulla catena alimentare: il 30% del latte caprino è contaminato
GUIDO RUOTOLO
La Stampa 29/10/2012

Dall’interpretazione statistica dei dati si evidenzia che ci si attende che il 30% del latte di pecora sia contaminato in misura superiore al limite di legge». Il rapporto è da alcuni giorni sulla scrivania del
ministro della Salute, Renato Balduzzi. La Direzione generale per l’Igiene e la sicurezza degli alimenti e della nutrizione ha dato il via a un Piano di sorveglianza sulla contaminazione da diossine nell’area di Taranto: tra il 26 settembre e il 6 ottobre sono stati realizzati prelievi a campione di latte e alimenti.

Dall’Ilva allo stesso ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, e alle agenzie di controllo sull’inquinamento, in questi giorni hanno sottolineato che dopo l’entrata in vigore della legge regionale sulle diossine (2008, legge 44), la situazione a Taranto è cambiata. Se nel 1999 si arrivava all’emissione di circa 500 grammi di diossine
all’anno, nel 2006 si è scesi a 100 grammi e dopo l’entrata in vigore della legge, siamo arrivati a 10 grammi all’anno (2011).

Nel rapporto consegnato al ministro Balduzzi questo luogo comune viene sfatato: «Dal confronto effettuato tra gli esiti che vanno dal 2008 al 2012 emerge che non vi sono variazioni significative da un punto di
vista statistico in merito alla concentrazione di diossine e Pcb ».

Ma torniamo alla scoperta della contaminazione della catena alimentare.
La prima conseguenza è stata il sequestro da parte dei Nas dei carabinieri di 113 capi ovicaprini. «La conclusione della prima fase del piano - si legge nel rapporto del Ministero della Salute - ha visto il prelievo di 25 campioni di latte presso tutti e 7 gli allevamenti presenti nel raggio di 10 chilometri dall’Ilva. 5 campioni, pari al 20%, hanno avuto esito sfavorevole per il superamento dei limiti per la somma di diossine e Pcb».

Sabato scorso, l’ultimo aggiornamento sui rilevamenti: «Sono stati controllati 23 alimenti zootecnici (cereali e derivati, erba, fieno e paglia) nel raggio di 10 chilometri dallo stabilimento Ilva. In un caso (foglie di ulivo) è stata superata la soglia d’attenzione».

Il quadro riassuntivo sui campioni prelevati nell’area insistente i 20 chilometri dall’acciaieria: degli 84 campioni di latte analizzati, 60 hanno mostrato presenze di diossine entro i limiti consentiti dalla
legge,5 hanno superato questi limiti e per 19 si attendono i risultati delle analisi. Dei 3 campioni di formaggi analizzati, uno solo è andato al di là dei limiti regolamentari.

Il monitoraggio del ministero della Salute, come si vede, è poco rassicurante. E arriva all’indomani della pubblicazione dei dati dello studio «Sentieri» sullo scenario ambientale e sanitario di Taranto.
«In Italia, il quadro generale della mortalità per i tumori nel loro complesso - si legge nel rapporto «Sentieri» - mostra una diminuzione a partire dalla fine degli Anni 90. Ma sia a Taranto che in Puglia, si registra, invece, un lieve aumento. A Taranto si è passati da 387,4 morti per 100.000 abitanti a 397; in Puglia, da 326,1 a 348».

Un studio dell’Ispra, Istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale, sulla qualità dell’aria nei capoluoghi di provincia con più di 100.000 abitanti, pone Taranto nel novero delle città meno problematiche per la concentrazione del materiale particellare (Pm 10 e Pm 2,5) degli ossidi di azoto e del benzene, ma la classifica come la più inquinata per la concentrazione di benzoapirene, classificato cancerogeno certo dalla Iarc, l’Istituto internazionale di ricerca sul cancro.

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