martedì 16 ottobre 2012

SICUREZZA SUL LAVORO: KNOW YOUR RIGHTS! “LETTERE DAL FRONTE” DEL 15/10/12



INDICE

SALUTE E SICUREZZA NEI POSTI DI LAVORO
ILVA: LA TESTIMONIANZA DI UN OPERAIO NEL 2008
TRA CRISI E BARBARIE: TORNA IL LAVORO MINORILE?

ANCORA IN MARCIA ! redazione@ancorainmarcia.it
FERROVIE: CONTRATTO TOSSICO, TRENI FERMI SABATO E DOMENICA PER SCIOPERO MACCHINISTI

Gino Carpentiero ginocarpe@teletu.it
STEFANIA DIVERTITO A MATTEO RENZI PER IL SOTTOATTRAVERSAMENTO DI FIRENZE

COBAS SC Ravenna cobasravenna@libero.it
IMPORTANTE RIUNIONE DELLA RETE

LETTERA ASSOCIAZIONI PER CONFERENZA NAZIONALE GOVERNATIVA AMIANTO

---------------------- 
Da: Sinistra per Pisapia GC.SinistraPerPisapia@comune.milano.it
A:
Inviato: Giovedì 27 Settembre 2012 11:42
Oggetto: SALUTE E SICUREZZA NEI POSTI DI LAVORO

Si trasmette il testo dell'interrogazione presentata dalla consigliera Anita Sonego (Sinistra per Pisapia - Federazione della Sinistra) in merito ad una segnalazione riguardante il rispetto della salute e della sicurezza nei posti di lavoro.
INTERROGAZIONE
Oggetto: rispetto della salute e della sicurezza nei posti di lavoro
Da una segnalazione di un sindacato dei lavoratori del Comune di Milano, apprendo di un sopralluogo effettuato nel Palazzo Comunale di Via Pirelli per verificare il rispetto delle norme previste in applicazione del D.Lgs.81/08.
In esito a tale verifica parrebbe siano state riscontrate diverse nuove problematiche in aggiunta a quelle segnalate negli anni scorsi ai tempi della ristrutturazione del palazzo, avvenuta con la presenza del personale, con il riscontro di una presenza di materiali contenenti fibre di materiali ritenuti pericolosi per chi ne fosse venuto a contatto, come segnalato dall’ASL.
Ad oggi sembrerebbe sia stata rilevata nuova presenza di materiali edili ammalorati con evidenti segni di sbriciolamento, depositati in zone di transito di lavoratori e utenti, in esito a ulteriori lavori di effettuati nel palazzo, che, si sospetta, siano costituiti da fibre nocive per la salute, per le quali l’ASL ha effettuato prelievo di campionature per effettuare le dovute analisi.
Alla luce di quanto sopra la sottoscritta consigliera comunale interroga il Signor Sindaco e gli assessori competenti per sapere, qualora risultasse confermato quanto segnalato quali provvedimenti si intendano assumere per il rispetto delle norme previste e la conseguente tutela della salute dei lavoratori e degli utenti che si recano al Palazzo Comunale di via Pirelli.
Anita Sonego

----------------------
Da: Alteralias alias.alter@gmail.com
A:
Date: 09 ottobre 2012 13:24
Oggetto: ILVA: LA TESTIMONIANZA DI UN OPERAIO NEL 2008

Quella che segue è una lettera scritta da un operaio dell'ILVA sotto pseudonimo per paura del licenziamento.
La cosa rimarchevole è che l'operaio si rivolge non ad un sindacato, non ad un partito della sinistra istituzionale, non ad un comitato di difesa ambientale, ma al blog di Beppe Grillo...(Amara lectio, sed lectio).
Illuminante, ancor oggi, quello che l'operaio descrive dei comportamenti aziendali, sindacali e dei medici legali che effettuano i controlli sui chi si ammala gravemente per cause professionali. Il clima di terrore non è stato in alcun modo denunciato dai sindacati, e chi, come l'autore della lettera, vi si è iscritto, si è trovato esposto a tutte le ritorsioni dell'azienda senza nessuna tutela. Le formazioni della sinistra istituzionale - Rifondazione Comunista per prima - non hanno mosso un dito.
Inutile oggi chiedersi perché Vendola non si sia accorto di nulla, visto che a mettere la testa sotto la sabbia per decenni, prima di lui, sono stati tutti gli aggregati di quella sinistra italiota che, come giustamente rilevava McSilvan, era tutta concentrata a soppesare l'adeguatezza delle posizioni altrui su questioni di lana caprina, senza guardare le proprie macroscopiche inadeguatezze, i propri colpevoli ritardi e le proprie criminose latitanze.

da Operaio Acciaieria ILVA
Egregio Sig. Grillo,
le scrivo perché si è tanto detto sulla Thyssen Krupp, ma si tace forse volontariamente sulle Acciaierie ILVA di Taranto, se non per qualche sparuto articolo...
Sicuramente le saranno pervenute migliaia di e-mail di denunce per svariati motivi, da diventare oramai routine per lei certe denunce, ma ho voluto ugualmente scriverle per dare sfogo (prima che la mia rabbia per un certo sistema sbagliato di vivibilità lavorativa oramai omertosamente accettato dalle autorità locali e dai sindacati per un oramai noto Ricatto Occupazionale, mi porti a commettere delle sciocchezze irreversibili) a un malessere lavorativo che molti sociologi e psicologi definiscono mobbing!
A causa delle continue vessazioni psicologiche a cui io e i miei colleghi siamo sottoposti dai vari preposti aziendali mi vedo costretto, Sig. Grillo, a mantenere l’anonimato scrivendole con uno pseudonimo, mi scuso per questo mio stratagemma da operetta, ma le assicuro che se l’Azienda per cui lavoro sapesse che un suo dipendente denuncia le vessazioni quotidiane cui noi operai siamo sottoposti durante le ore lavorative le conseguenze per quel determinato operaio sarebbero catastrofiche.
Tutto ha inizio otto anni fa, quando dopo aver superato il contratto a tempo determinato, ritenni fisiologico (anche per una questione ideologica) aderire al Sindacato (per correttezza non specifico l’Associazione sindacale), anche se nel biennio di contratto a termine vi era una anomalia mai denunciata dalle organizzazioni sindacali: vigeva la regola, non tanto velata, dell’Azienda di astenersi da iscrizioni sindacali e da assenze per malattia.
Come le dicevo Sig. Grillo, i miei problemi coincidono con la mia tessera al sindacato, nei primi tempi non accade nulla di eclatante, anche se i primi segni si cominciavano a intravedere, tipo appelli verbali a rientrare nella giusta via (cancellandomi dal sindacato) poste sotto forma di chiacchierate amichevoli, atte a farmi rinsavire da parte dei preposti aziendali.
I veri problemi cominciarono ad arrivare con i primi scioperi per il rinnovo del contratto o per chiedere più sicurezza sul lavoro, le chiacchierate divennero minacce, e i primi provvedimenti non tardarono a mancare, soprattutto quando cominciarono le mie prime assenze causa malattia, tali avvenimenti furono vissuti dai preposti aziendali come atti di sfida che io lanciavo nei loro confronti.
Il culmine della mia tragedia lavorativa è avvenuta nel momento in cui io con i miei colleghi abbiamo cominciato a pretendere più sicurezza sugli impianti, rifiutandoci a volte di compiere delle operazioni (che oramai venivano quotidianamente svolte da anni, diventate norma all’interno dello stabilimento, anche se tali operazioni ci mettevano a rischio) che non erano in sicurezza. Da quel momento la mia vita lavorativa è diventata un semi-calvario, ripetuti spostamenti di mansione (continuando sempre a mantenere lo stesso stipendio e lo stesso incarico, ma con mansioni sempre meno qualificanti, anzi degradanti per un diplomato), vessazioni di ogni genere mi sono piovute sulla testa, con una mirata campagna denigratoria nei confronti miei e dei colleghi sindacalizzati, per sminuirci professionalmente agli occhi dei colleghi non tesserati alle organizzazioni sindacali.
Nonostante tutto abbiamo tenuto duro, eleggendo addirittura un nostro collega di reparto come Rappresentante sindacale (definito dagli stessi organi dirigenziali del sindacato, un Mastino), il collega eletto prese a cuore il suo incarico di rappresentante, anche provenendo da una formazione politica non propriamente di sinistra: divenne l’incubo di tutti i preposti aziendali che non riuscivano né a corromperlo (nonostante gli svariati tentativi per convincerlo ad assumere delle posizioni più soft), né a tenergli testa sul piano verbale, naturalmente le vessazioni divennero quotidiane anche verso i sostenitori del nostro rappresentante, la tensione aumentò sfociando in alcune denunce fatte alla procura di Taranto da ambo le parti.
All’inizio del 2005 ho scoperto di essere affetto da dei noduli tumorali e richiesi (questa volta io) per motivi di salute di essere sposato di reparto verso delle aree meno inquinanti, parlai anche con un preposto aziendale che mi fece credere nella loro buona fede e di pazientare qualche mese per il mio spostamento, ma venni per l’ennesima volta raggirato dall’Azienda come poi mi accorsi a mie spese a distanza di poco tempo: venni sì spostato dal mio reparto, ma a una mansione non certamente leggera ne tanto meno svolta in area non inquinata.
Dopo una ennesima battaglia svoltasi all’interno del nuovo reparto per farmi riconoscere la mia affezione, non compatibile con la mia nuova mansione, con l’aiuto del Responsabile sindacale (il Mastino), mi assegnarono una mansione più leggera, ma rimasi ugualmente nello stesso reparto saturo di sostanze inquinanti, con la promessa da parte dell’Ufficio del personale di spostarmi non appena si fosse liberato un posto più consono al mio stato di salute.
Come dicevo nel 2008 mi sono sottoposto ad un intervento chirurgico dovendo quindi assentarmi per un lungo periodo dal mio posto di lavoro, anche in questo caso tale mia assenza è stata vista come una defezione verso l’Azienda, quindi un motivo in più per agire scorrettamente contro la mia persona a livello professionale, non sono mancate le telefonate anonime di pochi minuti fatte tramite i cellulari dei preposti aziendali con ID nascosto (senza ricevere parola dall’altro capo del telefono) per verificare la mia presenza al mio domicilio fuori dalle fasce orarie di controllo INPS. Per non parlarvi del Medico Fiscale dell’INPS mandato dall’Azienda per controllare il mio stato di malattia, utilizzato come un arma, una sorta di Longa Manus, mandato più volte nell’arco della settimana a verificare la mia presenza al domicilio (tutto naturalmente a norma di legge, ma che crea sempre tensione psicologica e che mette in luce un certo accanimento verso la mia persona), culminato con, chiamiamola così, una disattenzione da parte dell’Ufficio del personale nell’invio del Medico Fiscale anche in un giorno di ferie. Tale trattamento è riservato a quasi tutti i tesserati, ma anche a coloro che per motivi di salute hanno fatto lunghe assenze per malattia.
Ma tali atteggiamenti sono solo la punta dell’iceberg, visto che lo scopo dell’Azienda è annullare ogni forma di solidarietà tra operai, e non si ferma neanche dinnanzi alla morte, come è accaduto a un nostro collega gravemente ammalatosi (morto pochi giorni fa) bisognoso di cure mediche costosissime: il Sindacato si era fatto promotore di una raccolta fondi per la famiglia versando dalla propria paga una quietanza (come si è sempre fatto in tutti i luoghi di lavoro civile) subito ostacolata dall’Azienda, che non ha permesso tale raccolta. Si è dovuto aggirare l’ostacolo versando privatamente (chi se la sentiva) una quota a un collega che ha fatto da intermediario tra noi operai e la famiglia. Questo atteggiamento austero dinnanzi a un tale episodio, è motivato dal fatto che l’Azienda vuole in tutti i modi dissociare gli episodi di malattia grave che colpiscono noi operai, causati dall’inquinamento, prendendo le distanze.
Inoltre, sempre restando a norma di legge, mentre si vive quotidianamente su impianti oramai vecchi e fatiscenti, i preposti aziendali addetti al controllo e alla vigilanza sulle norme di sicurezza si accaniscono contro gli operai scoperti a lavorare senza utilizzare la giacca della tuta o il casco antinfortunistico, ignorando, questi ultimi, di lavorare su passerelle vecchie degli anni ‘70 (mai sostituite), o di operare con attrezzature o impianti vetusti o a volte modificati (per allungarne la loro vita operativa) che non garantiscono più nessuna sicurezza per chi li maneggia. Si continua ad accanirsi verso coloro che non portano gli indumenti di sicurezza individuali, fioccano così i provvedimenti disciplinari, altro strumento di terrore (legale) in mano ai preposti aziendali, dove i veri puniti alla fin fine sono solamente coloro che posseggono la tessera, o rientrano nella lista dei “Sensibili”.
Altra leggenda metropolitana sono i “Sensibili” (così chiamati dall’Azienda), cioè persone scomode ai diversi preposti aziendali, che dopo una chiacchierata con un amico che lavora in Direzione è diventata una terribile realtà.
Questo caro amico, dopo essermi lamentato per il trattamento che l’Azienda mi riservava, mi raccomandava di mantenermi calmo, perché esiste una lista di Sensibili compilata dalla Direzione atta a segnalare a tutti i preposti aziendali che un determinato operaio o impiegato è scomodo all’Azienda, una volta segnalato il numero di matricola aziendale del singolo dipendente tramite la rete informatica interna è impossibile tirarsene fuori.
Inoltre il personale delle aree a caldo (cioè tutti gli operai che operano a diretto contatto con l’acciaio liquido) sono soggetti ad alte temperature e ad un affaticamento fisico notevole, non percependo un centesimo in più di altri metalmeccanici del territorio nazionale, non si tiene conto del lavoro usurante che tale personale svolge quotidianamente. Eppure studi svolti nel 2007 dall’Università di Venezia, condotta da Agar Brugiavini, Jacopo Canello e Stefano Marchiante, parla chiaro: “il personale soggetto a turni lavorativi, o ad ambienti lavorativi nocivi per la salute, sono soggetti a rischio di malattie tumorali, e si consiglia un turnover del personale soggetto a lavori usuranti atto alla salvaguardia della salute dell’operaio”, mentre nella nostra acciaieria ILVA il personale svolge ininterrottamente anche per 30 anni la stessa mansione usurante in area a caldo, nelle condizioni sopraccitate, senza alcuna agevolazione.
Che dirle più Sig.Grillo, a volte la realtà supera la fantasia, io oramai ho la nausea per questo sistema lavorativo, ma è l’unico posto certo in un Sud Italia oramai alla deriva.
Lei immagini cosa possa accadere in aziende molto più piccole della mia, inoltre la legge Biagi e tutte le successive modifiche fatte con il tacito consenso dei Sindacati, hanno trasformato i nostri posti di lavoro in semi-lager.
Qui al Sud essere operaio precario significa non avere nessun diritto.

---------------------- 
From: Lavoro & Politica lavoro&politica@partito-lavoro.it
To:
Sent: Wednesday, October 10, 2012 7:34 AM
Subject: TRA CRISI E BARBARIE: TORNA IL LAVORO MINORILE?

TRA CRISI E BARBARIE: TORNA IL LAVORO MINORILE?
di SILVIA GARAMBOIS
Un bambino di 13 anni “sorpreso” dalla Guardia di Finanza mentre si arrampicava su una scala, indumenti e guanti da lavoro già sporchi di grasso, per montare la struttura metallica di una giostra itinerante. A Verona. Un lavoro classificato come “usurante”.
E’ facile immaginarsi la scena: il bambino avrà avuto paura, magari tentato la fuga, quello che fanno i bambini quando si sentono in colpa. Dopotutto, stava marinando la scuola...
Una scena da fine ‘800.
Ma una notizia così, quasi senza importanza, deve invece suonare come un campanello d’allarme: nell’Italia senza lavoro, lavorano di nuovo i bambini?
Si sa poco del lavoro minorile nel nostro Paese (vietato per legge fino ai 16 anni, che è il limite dell’obbligo scolastico). Terreno difficile da investigare. In uno studio pilota dell’Istat di dieci anni fa si calcolava che i bambini al lavoro - contro una media europea del 2% – nel nostro Paese fossero intorno al 3%, ma tutto veniva derubricato sotto il titolo “lavori e lavoretti”: era un aiuto al lavoro della famiglia, soprattutto, nel commercio o in campagna, che poteva anche avere risvolti educativi.
Nelle interviste i giovanissimi dichiaravano di aver fatto i dog-sitter, o di aver dato ripetizioni a cugini... Poi una inchiesta della Cgil aveva aggiustato il tiro, “scovando” circa 300mila minori impegnati nel settore della ristorazione e del settore edile: camerieri, magari a stagione, e manovali nei cantieri.
E’ ancora così? Oggi i minori più “esposti” al lavoro – spesso costretti ad abbandonare la scuola – sono i figli dei lavoratori migranti.
Una indagine di “Save the Children” del 2006 ha alzato i numeri: oltre 400mila minori italiani e 80mila immigrati al lavoro, nei laboratori artigiani, per strada, oltre che a casa e in attività commerciali. I minori stranieri, infatti, sono per lo più ingaggiati come ambulanti (se non per l’accattonaggio); diversa la realtà cinese, dove i bambini lavorano per lo più in ambito familiare. Per questo l’ILO (l’organizzazione internazionale del lavoro) aveva lanciato qualche anno fa lo slogan della “educazione flessibile”, per consentire anche a questi giovanissimi di avere un’istruzione tale da potersi costruire un futuro migliore.
Come è andata, in Italia, lo sappiamo: la scuola non è certo diventata flessibile, piuttosto sono sempre più flessibili – anzi precari – gli insegnanti. La crisi ha cancellato da ogni agenda il problema del lavoro minorile, tema ormai confinato in una “giornata” internazionale di convegni e dibattiti. Dati più recenti sul fenomeno, soprattutto in tempi di crisi, non ci sono: vedremo se l’Istat riuscirà ad avere qualche numero in più dall’ultimo censimento, ma poiché si tratta sempre di lavoro sommerso sarà compito arduo (in Italia la percentuale di lavoro sommerso è considerata intorno al 26%, di cui circa il 15% riguarderebbe il lavoro di minori).
Il bambino di Verona (che classe doveva frequentare? La prima media, la seconda?) non stava servendo pizze al sabato sera, né portando la calce ai muratori: il suo, a 13 anni, era un lavoro da specializzato. Di responsabilità. Difficile e gravoso. A 13 anni non si riesce neppure a immaginare che paga gli venisse data: quanti spiccioli si danno a un ragazzino?
Non possiamo consentire che la crisi aggredisca anche i diritti dei bambini.

----------------------
A sciopero ormai concluso pubblico il comunicato di ANCORA IN MARCIA!, in quanto riporta i contenuti del nuovo contratto “tossico”.
Marco Spezia

From: ANCORA IN MARCIA ! redazione@ancorainmarcia.it
To:
Sent: Wednesday, October 10, 2012 9:48 AM
Subject: FERROVIE: CONTRATTO TOSSICO, TRENI FERMI SABATO E DOMENICA PER SCIOPERO MACCHINISTI

ancora IN MARCIA !
GIORNALE DI CULTURA, TECNICA E INFORMAZIONE POLITICO SINDACALE, DAL 1908

 

CONTRATTO TOSSICO: UNO SCIOPERO NECESSARIO PER I MACCHINISTI E PER TUTTI I FERROVIERI

Macchinisti Uniti contro un contratto che peggiora la vita ed il lavoro di tutti i ferrovieri. Ma che contiene elementi veramente “insostenibili” soprattutto per chi lavora sui treni.
SE 10 ORE VI SEMBRAN POCHE
L'aumento dell'orario settimanale a trentotto ore, quello giornaliero a dieci, quello notturno a otto, l'allungamento delle ore di condotta, la riduzione delle ore di riposo, i turni individuali e l'accattonaggio aziendale che ci riduce anche i pasti e la prospettiva di lavorare in queste condizioni fino a 66 anni; sono queste le ragioni principali che ci fanno scioperare. Lamentarsi tra di noi per quanto sta accadendo purtroppo non basta, occorre farsi sentire e - pur nell'ambito di uno scenario economico e sociale di crisi di cui siamo per primi consapevoli - abbiamo il diritto ed il dovere di difenderci da quelle modifiche più insidiose che intaccano la nostra salute e la possibilità di avere una normale vita familiare e sociale.
NON SONO SOLO 38 ORE
Macchinisti e capitreno hanno diritto a maggiori tutele sull'orario di lavoro rispetto alla generalità degli altri lavoratori: non solo perché il lavoro “mobile” sui treni comporta alcuni disagi ineliminabili, ma soprattutto perché oltre alle 38 ore di lavoro settimanale, noi siamo a disposizione dell'azienda - con i turni su due giornate e riposo fuori residenza - per almeno altre 10-12 ore medie settimanali.
LE RAGIONI DELLO SCIOPERO
Dopo l'entrata in vigore dei turni che rispecchiano la nuova normativa sull'orario di lavoro e utilizzano il sistema IVU, non crediamo ci sia bisogno di spiegare tra di noi le ragioni per scioperare: vi è ormai anche la consapevolezza che i peggioramenti subiti dai ferrovieri - passati attraverso il cavallo di troia del contratto NTV - non sono serviti a migliorare il trasporto ferroviario, ma ne accompagnano il declino. Soppressioni di linee e di treni, trasporto merci che chiude mentre si inganna il paese con proclami sul suo rilancio, i pendolari e il Sud sempre più abbandonati, mentre vengono dirottate sull'AV tutte le risorse disponibili e l'attenzione alla qualità del servizio offerto.
INGANNATI E OFFESI
Questo sciopero è un appuntamento importante per tutti i ferrovieri ma in particolare per macchinisti e capitreno, una sorta di verifica sulla “tenuta” di una categoria, ingannata, offesa e ferita dall'entrata in vigore di un CCNL estremamente penalizzante con peggioramenti significativi su tutti gli aspetti lavorativi, con particolare riguardo all'aumento dell’orario di lavoro, alla riduzione dei riposi e all’estremizzazione delle flessibilità di utilizzazione.
L'IPOCRISIA E LE PATETICHE LETTERINE SINDACALI
Lo spettro degli esuberi si sta materializzando iniziando dal sud e le interpretazioni unilaterali sul CCNL si sprecano; è insopportabile assistere all'ipocrisia delle sigle sindacali compiacenti, che prima di firmare non hanno mai affrontato i problemi occupazionali ed hanno siglato norme non chiare che si prestano alle prepotenze aziendali. Oggi pietiscono incontri con patetiche letterine di supplica ai vertici aziendali, ma i ferrovieri hanno visto troppe volte questi giochi per non sapere che si tratta, se va bene, di incapacità, altrimenti del preludio di altri scambi inconfessabili che in gergo vengono chiamati “marchette”.
RISPUNTA LA FISAFS
In questo quadro abbastanza desolante si è aggiunto un ulteriore problema, tutto interno al fronte dei lavoratori ma forse con lo “zampino” dei vertici aziendali: rispuntano in una parte dell'Orsa Ferrovie, organizzazione composta da sindacati dei vari settori federati tra loro, alcuni elementi di una cultura concertativa e subalterna caratteristica della vecchia Fisafs, sindacato autonomo che fino a qualche anno fa era addirittura considerato “giallo” dai suoi detrattori. E' infatti in atto un confronto interno durissimo tra le varie posizioni, rispetto all'adesione o meno al CCNL già firmato da Cgil, Cisl, Uil, Ugl e Fast, ed in particolare tra il settore macchinisti dell'Orsa fermamente contrario alla firma del contratto e i vertici degli altri settori. Il patto federativo col quale si è costituita l'Orsa prevede - a garanzia di tutte le specificità professionali - che per firmare un CCNL occorra l'assenso di tutti i settori. L'intero settore macchinisti, assieme a moltissimi iscritti degli altri settori, è contrario pertanto l'Orsa non potrà firmare a meno di forzature e illegittimità statutarie che aprirebbero nuovi scenari nel nostro panorama sindacale.
RISCHIO FRAMMENTAZIONE
Mentre tra i macchinisti il dissenso (il referendum tra iscritti e non iscritti ha visto oltre il 90% di no nella categoria) trova la sua giusta rappresentazione grazie al sistema di verifica democratica dei rappresentanti nazionali con le periodiche elezioni “di base” previste dallo statuto, negli altri settori pur interni all'Orsa, il sistema di rappresentanza è molto meno efficace anche a causa della cristallizzazione di posizioni da troppo tempo lontane dalla produzione e quindi dal sentire dei lavoratori. Tra i semplici ferrovieri degli altri settori il dissenso alla firma del contratto non trova quindi la giusta rappresentazione col rischio di una frammentazione a macchia di leopardo dell'unica Organizzazione sindacale che, pur interna alle relazioni industriali, fino ad oggi aveva rappresentato un punto di vista alternativo e un punto di riferimento per moltissimi lavoratori.
APPELLO ALL'UNITA', ALLO SCIOPERO E ALLA PARTECIPAZIONE
Non basterà certo scioperare i giorni dall'11 al 14 ottobre prossimo per risolvere i nostro problemi ma l'adesione deve essere massiccia e generalizzata, occorre ritrovare l'unità, oltre le artificiose distinzioni di tessera sindacale per lanciare un fermo messaggio a chi vuole continuare a calpestare la nostra vita e per tentare, tutti insieme, di recuperare vivibilità e salute eliminando almeno gli elementi più critici di questo orribile contratto.
9 ottobre 2012

----------------------
From: Gino Carpentiero ginocarpe@teletu.it
To:
Sent: Wednesday, October 10, 2012 11:18 PM
Subject: STEFANIA DIVERTITO A MATTEO RENZI PER IL SOTTOATTRAVERSAMENTO DI FIRENZE

Dall’Associazione IDRA idrafir@tin.it
Matteo Renzi promise in campagna elettorale per le elezioni a sindaco che avrebbe rimesso in discussione il sottoattraversamento di Firenze: caro Matteo-PINOCCHIO le promesse non mantenute si pagano…
Saluti
GC

Stefania Divertito si rivolge a Matteo Renzi, candidato al governo del Paese...

UNA DOMANDA AL CANDIDATO RENZI: PERCHÈ CONSENTI DI FAR TRIVELLARE FIRENZE?

Una talpa forerà il sottosuolo di Firenze, l’attraverserà sottoterra, per costruire un tratto di ferrovia ad Alta Velocità e una nuova stazione cittadina che si chiama Foster, dal famosissimo studio di architetti che ha vinto la gara per la sua costruzione.
Il sindaco di Firenze Matteo Renzi ha firmato il suo sì una mattinata di inizio agosto dell’anno scorso. Il progetto, contestato per la sua invasività e per la sua oggettiva scarsa utilità (secondo studi universitari servirebbe a recuperare circa 5 minuti nella tratta Roma-Milano: è proprio necessario?), ha un’altra problematica, non certo secondaria: le terre di scavo. Se ne produrranno a centinaia di tonnellate e da sempre sono considerate rifiuti speciali.
Ora, con il decreto 10 agosto 2012, n. 161 entrato in vigore sabato, le terre di scavo in determinate condizioni sono da considerare sottoprodotti e non rifiuti speciali. Potranno essere riutilizzate o smaltite in “normali discariche”. E’, tra l’altro, la risposta ministeriale alla diatriba in corso tra le amministrazioni toscane e che bloccava gli scavi: dove mettiamo tutto lo smerino? Ecco, ora i problemi sono stati annullati, per decreto.
Ma per fortuna esiste, a Firenze, una “zanzara”, che punge le amministrazioni, che insiste e dà fastidio.
E lo fa per il bene di noi tutti. questa zanzara (ce ne fossero in ogni città) si chiama Idra, è un’associazione alla quale non scappa nulla, ed è stata tra le prime, ad esempio, a denunciare lo scempio della Tav nel Mugello, che ha portato la ferrovia nelle valli, rubando 53 km di corsi d’acqua.
Girolamo Dell’Olio è un prof che dedica il suo tempo libero a questo esercizio di educazione civica applicata che è Idra. Su questa storia delle terre di scavo trasformate per decreto ha interpellato vari parlamentari europei (tra i quali l’attivissimo Andrea Zanoni) e direttamente il commissario europeo all’ambiente Janez Potočnik, che ha inviato una loquace risposta proprio in questi giorni scritta direttamente dal commissario: i suoi servizi “non mancheranno di dare riscontro all’esposto dell’associazione Idra”, su cui il deputato europeo Andrea Zanoni aveva sollecitato il 20 luglio scorso l’attenzione del commissario.
Nella risposta trasmessa a Zanoni, Potočnik aggiunge, quasi a rispondere indirettamente alla Regione Toscana: “La informo inoltre che, qualora le Autorità italiane disciplinassero lo smaltimento delle terre e rocce da scavo in modo incompatibile con la direttiva 2008/98/CE, la Commissione non esiterà ad adottare le iniziative necessarie per garantire il rispetto del diritto UE da parte della Repubblica italiana.
Caro commissario, troppo tardi, quel progetto oggi è decreto. L’analisi della UE dovrà procedere diversamente, analizzando la compatibilità di questa nuova legge con i regolamenti europei. E se dovesse risultare incompatibile? Potrebbe scattare una procedura di infrazione. A scavi già avviati, a città già devastata, dovremmo fermare tutto.
Idra ha trasmesso immediatamente la nota del commissario europeo all’Ambiente al presidente della giunta regionale toscana Enrico Rossi e agli assessori Annarita Bramerini e Luca Ceccobao.
Accompagnando l’invio del documento con questa riflessione: Noi temiamo che se la Regione Toscana persevererà nel considerare di fatto ‘approvato’ il regolamento proposto dal governo italiano, a validazione europea ancora sospesa, dalle conseguenze di tale scelta potrebbero derivare gravi pregiudizi per l’erario: un’opera di durata così imponente come il doppio tunnel TAV nella città patrimonio mondiale dell’Unesco, con annessa stazione sotterranea in fregio al subalveo del torrente Mugnone, rischierebbe di essere avviata e poi interrotta per effetto di una procedura di infrazione comunitaria.
Un’ipotesi non del tutto peregrina, tenuto conto dei provvedimenti adottati in passato dall’Europa nei confronti della legislazione italiana in materia di rifiuti, dei quali il commissario europeo all’Ambiente ha ovviamente contezza.
Non è difficile immaginare come lo stravolgimento dell’equilibrio contrattuale che potrebbe derivare dalla modifica di alcuni fondamentali elementi caratterizzanti le soluzioni progettuali approvate per il Nodo AV di Firenze, di importanza strategica per la realizzazione delle opere affidate al General Contractor, sarebbe suscettibile di determinare variazioni significative nelle tempistiche convenute e nei costi stimati.
Non parliamo poi del danno sociale che verrebbe indotto da uno stop degli scavi ‘a cuore aperto’ nella città di Firenze: ne risentirebbero pesantemente, temiamo, l’economia, l’ambiente, la fruibilità della città e la sua stessa immagine nel mondo, oltre che la credibilità delle istituzioni rappresentative che avessero avallato con soverchia leggerezza la cantierizzazione”.
Sindaco Matteo Renzi, lei che si candida a governare il principale partito di centro-sinistra, e poi il Paese intero, dia un segno di discontinuità rispetto al partito del cemento e degli affari. Fermi lo scempio, oggi che è ancora in tempo.

----------------------

From: COBAS SC Ravenna cobasravenna@libero.it
To:
Sent: Thursday, October 11, 2012 8:54 AM
Subject: IMPORTANTE RIUNIONE DELLA RETE

COMUNICATO RIUNIONE RETE NAZIONALE PER LA SICUREZZA SUI POSTI DI LAVORO
Si è riunita il 6 ottobre, a Roma, nella sede dell'Unicobas gentilmente concessa, la Rete nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro; presenti il Comitato 5 aprile di Roma e operai e lavoratori responsabili dei nodi della Rete di Milano, Bergamo, Ravenna, Taranto, Marghera-Venezia, da Palermo è giunto un intervento, ha dato il suo sostegno alla riunione “Legami d'acciaio” di Torino Thyssen Krupp, è intervenuto l'Avvocato Bonetto che ha curato i processi di Torino Thyssen Krupp - Eternit. Presenti come aderenti alla Rete e alla sua attività Slai cobas per il sindacato di classe, USI, Snater e rappresentanti dell'Unicobas.
La riunione è stata aperta dai compagni di Taranto che hanno fatto una relazione sulla questione Ilva che era al centro dell'ordine del giorno. La relazione - che sarà contenuta in un più ampio resoconto - è partita dal rivendicare alla Rete nazionale con la riuscita manifestazione nazionale tenutasi a Taranto il 18 aprile 2009 la lotta per salute e sicurezza all'Ilva e sul territorio contro le morti da lavoro e da inquinamento, che aprì la battaglia che oggi si conduce e rese la questione Ilva questione nazionale; per arrivare alla proposta che questa battaglia vada ripresa come la Rete l'ha portata avanti contro padron Riva, governo, istituzioni, unendo operai dell'Ilva che giustamente difendono il lavoro e la sicurezza in fabbrica e popolazione, in particolare del quartiere Tamburi, che dicono con chiarezza “basta morti e basta inquinamento per i profitti del padrone”.
Sulla questione sono intervenuti tutti i diversi compagni della Rete, approfondendola, sulla linea che lavoro e salute sono battaglie congiunte di operai e masse popolari, in fabbrica e sul territorio.
La Rete ha deciso di organizzare un convegno nazionale a Taranto che definisca anche tramite dibattito, analisi, confronto, tra tutti i partecipanti la piattaforma e data di una manifestazione nazionale a Taranto nel fuoco della lotta in corso a Taranto e in stretto rapporto con gli operai Ilva-indotto e le realtà territoriali in lotta. Il convegno promosso dalla Rete sarà aperto a tutte le realtà sociali, sindacali e politiche che vogliano contribuirvi, a Taranto come a livello nazionale.
Il Convegno si terrà ai primi di dicembre e entro il 27 ottobre sarà tenuta una riunione organizzativa per definire la data precisa con appello e manifesto di convocazione.
L'Avvocato Bonetto ha portato l'esperienza di come si è costruita la partecipazione operaia ai processi di Torino, per proporre la realizzazione di un modello simile ai processi Ilva per operai e popolazioni.
Il secondo punto all'ordine del giorno ha recepito il documento preparato dai compagni del comitato 5 aprile e ha espresso adesione alla campagna in corso contro le nuove modifiche peggiorative (Bozza Decreto sulla semplificazione) del D.Lgs.81/08 sulle disposizioni di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, che ne vogliono ulteriormente snaturare la funzione e finalità.
Altri compagne e compagni sono intervenuti sulle condizioni di insicurezza in altre realtà lavorative, in particolare nella scuola dove studenti e insegnanti rischiano anche la vita per lo stato di pericolosità delle scuole, frutto diretto delle politiche e dei tagli dei governi.
La Rete con questa riunione si assume le sue responsabilità di ridare a tutti uno strumento nazionale di elaborazione e lotta, a partire - come è già stato per Testo Unico, Thyssen Krupp, Ilva, strage di Molfetta, rapporto precarietà/morti sul lavoro, ecc. - dalla questione più calda oggi: l'Ilva di Taranto, dimostrando sul campo, con il convegno nazionale e la possibile
manifestazione nazionale, l'indispensabile necessità di questo strumento.
RETE NAZIONALE PER LA SICUREZZA SUI POSTI DI LAVORO
Roma 6 ottobre 2012

----------------------
Sent: Friday, October 12, 2012 11:01 AM
To:
Subject: LETTERA ASSOCIAZIONI PER CONFERENZA NAZIONALE GOVERNATIVA AMIANTO

A seguire la lettera inviata al Ministro Balduzzi da parte di Fulvio Aurora a nome di tutto il Coordinamento in preparazione della Conferenza Nazionale Amianto

* * *  

Al Sig. Ministro della Salute Prof. Renato Balduzzi Ministero della Salute
Al Direttore Generale dott. Fabrizio Oleari Ministero della Salute
Al Direttore Generale Dott. Giuseppe Ruocco Ministero della Salute
p.c.
al Senatore Felice Casson Senato della Repubblica
OGGETTO: SECONDA CONFERENZA NAZIONALE AMIANTO – LE ASPETTATIVE DELLE ASSOCIAZIONI
Sig. Ministro
Sigg. Direttori,
Al seguito dell’incontro delle associazioni avvenuto a Casale Monferrato il 17 settembre u.s. il coordinamento delle associazioni si è ulteriormente riunito a Roma il 1 ottobre presso la CGIL nazionale insieme ai sindacati confederali. E’ in preparazione un documento comune che associazioni e sindacati invieranno al Ministero della Salute nei prossimi giorni.
Le Associazioni delle vittime e degli esposti ed ex esposti all’amianto ritengono, però, primariamente, di esprimere le loro esigenze e le loro aspettative dalla celebrazione della Seconda Conferenza Nazionale sull’Amianto che si terrà a Venezia nei giorni 22/23/24 novembre non senza avere preso atto dell’impegno e del lavoro di coordinamento profuso dal Sig. Ministro, prof. Balduzzi, per l’indizione della Conferenza e per ciò stesso lo ringraziano.
La Conferenza ha avuto il suo prologo con la presentazione del Quaderno del Ministero della Salute: “Stato dell’arte e prospettive in materia di contrasto alle patologie asbesto correlate”, presentato sempre a Casale Monferrato il 17 settembre. Si ritiene che la sintesi dei diversi problemi in esso contenuti sia condivisibile, come è condivisibile ed appropriata l’analisi della legislazione in tema di amianto che ha messo in luce quanto ancora deve essere applicato e messo in atto. Ed è rispetto a queste criticità che le associazioni si aspettano una precisa presa di posizione del Governo fattiva e concreta. In altri termini, considerando la prossima, vicina scadenza elettorale si ritiene che la Conferenza, quindi i Ministeri interessati debbano annunciare in quali modi, in quali tempi, con quali strumenti, e, non ultimo, con quali finanziamenti, intendono fare fronte agli inadempimenti e alle criticità così bene evidenziate nella pubblicazione testé rammentata.
Ed è questo lo scopo principale che ha spinto il presente coordinamento delle associazioni a chiedere che si svolga una Conferenza governativa dopo averne organizzate due non governative (Monfalcone 2004, Torino 2009).
Facciamo riferimento alla mozione (Casson) approvata all’unanimità dal Senato della Repubblica il13 settembre u.s.
Da essa dovrebbero derivare iniziative amministrative e, se del caso, di proposta legislativa da parte del Governo perché, finalmente, entro l’attuale legislatura, al problema amianto venga dato una risposta definitiva, pur scandita in tempi tanto necessari, quanto precisi. In altri termini: un documento di intenti, come quello scaturito dalla Prima Conferenza nazionale del 1999 non è quello che ci aspettiamo.
Per quanto ci riguarda, come coordinamento delle associazioni saremmo lieti di intervenire alla Conferenza su tutti i temi, ed in particolare su quelli della ricerca e sorveglianza sanitaria, nonché, per esporre considerazioni e ragioni della presenza delle associazioni, quali parti civili, in non pochi procedimenti penali in tema di rischi e danni da amianto.
A seguire la mozione Casson con alcuni puntuali commenti e proposte.
Si ringrazia per l’attenzione e si resta a disposizione
Per il Coordinamento delle Associazioni
Fulvio Aurora c/o Ass. italiana esposti amianto (AIEA)
Via dei Carracci, 2 20149 Milano tel. 3392516050
Milano, 11 ottobre 2012

* * *  

MOZIONE CASSON
Atto n. Senato 1-00680
Pubblicato il 12 settembre 2012, nella seduta n. 792
Esame concluso nella seduta n.680 dell'Assemblea (13/09/2012)
Casson, Blazina, Fontana, Galperti, Roilo, Antezza, Filippi, Marino, Garraffa, Di Giovan Paolo, Pegorer, De Luca, Donaggio, Adragna, Adamo, Nerozzi, Vita, Granaiola, Scanu, Mariatti, Chiuruzzi, Passoni, Carloni
Premesso che:
nel novembre 2004 si è svolta a Monfalcone (Gorizia) la Conferenza nazionale sull'amianto, nel corso della quale sono stati indicati gli obiettivi da perseguire in questa, al contempo, nuova e ultima fase della lotta per la completa eliminazione della fibra killer dall'Italia entro il 2015;
secondo l'Ufficio internazionale del lavoro, sono circa 120.000 i decessi causati nel mondo ogni anno da tumori provocati dall'esposizione all'amianto e sono circa 4.000 quelli risultanti in Italia;
nei prossimi decenni, stante il lungo periodo di latenza della malattia, che può superare anche i 30 anni, si avrà, anche in Italia, un ulteriore forte incremento dei decessi provocati dall'amianto, incremento che raggiungerà l'apice tra il 2015 e il 2025 (e, secondo alcuni esperti, addirittura nel 2040);
il 29 aprile 2008 è stato presentato il disegno di legge "Disposizioni a favore dei lavoratori e dei cittadini esposti ed ex esposti all'amianto e dei loro familiari, nonché delega al Governo per l'adozione del testo unico in materia di esposizione all'amianto" (Atto Senato 173);
già il 27 maggio 2006 si era svolto a Venezia un convegno internazionale sull'amianto, nel corso del quale sono state rinnovate le segnalazioni e le proteste per i mancati doverosi e solleciti interventi della magistratura, soprattutto penale, a tutela dei lavoratori ex esposti ad amianto o dei loro familiari superstiti, soprattutto per le regioni del Veneto (Porto Marghera in particolare) e del Friuli-Venezia Giulia (Monfalcone in particolare) e sono assai ripetuti gli interventi pubblici e le denunce in ordine ai ritardi della magistratura in materia (da ultimo, ai convegni di Venezia-Mira del 27 giugno 2011 e di Roma del 30 giugno 2011);
considerato che:
nella seduta del 7 febbraio 2012, il Senato ha già approvato quasi all'unanimità una risoluzione (6-00121, Casson ed altri 27 firmatari) che impegnava il Governo in ordine ai sei specifici seguenti punti:
1) modificare il decreto emanato dal Ministro del lavoro e previdenza sociale in data 12 gennaio 2011 in attuazione della legge finanziaria del 2008 (n. 244 del 2007), al fine di garantire il funzionamento del Comitato organizzatore e la gestione del Fondo per le vittime dell'amianto, disciplinare le procedure e le modalità di erogazione delle prestazioni a favore di tutte le persone (civili e militari, lavoratori e non lavoratori), che abbiano contratto patologie asbesto-correlate per esposizione all'amianto a qualsiasi titolo, in situazioni lavorative, domestiche o ambientali e, in caso di premorte, in favore degli eredi. A tal fine occorre prioritariamente valutare la piena conformità del decreto ministeriale in questione con le previsioni di cui alla legge n. 244 del 2007, anche al fine di proporre eventuali modifiche alla normativa primaria di riferimento;
2) istituire un apposito Fondo per realizzare, in accordo con il coordinamento degli assessori regionali alla salute, un programma di indirizzo e coordinamento e messa in rete dei programmi delle singole regioni, in materia di “Sorveglianza sanitaria, diagnosi precoce e terapie efficaci” delle persone dichiaratesi esposte all'amianto e per le persone che hanno ricevuto e riceveranno dall'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro (INAlL) e/o dalle Aziende unità sanitarie locali (AUSL) l'attestato di avvenuta esposizione all'amianto;
3) istituire, presso il Ministero dell'economia e delle finanze, un Fondo nazionale per il risanamento degli edifici pubblici, per il finanziamento degli interventi finalizzati ad eliminare i rischi per la salute pubblica derivanti dalla presenza di amianto negli edifici pubblici e nelle strutture e mezzi di trasporto pubblico, prevedendo prioritariamente la messa in sicurezza degli edifici scolastici ed universitari, delle strutture ospedaliere, degli uffici aperti al pubblico e delle caserme e delle navi militari;
4) favorire l'instaurazione di un quadro interpretativo omogeneo il quale risulti idoneo ad assicurare il tempestivo rilascio delle certificazioni di esposizione all'amianto in favore dei lavoratori esposti e agli ex esposti, al fine di consentire loro l'accesso ai benefici e alle prestazioni sanitarie previste dalla normativa vigente;
5) provvedere alla riapertura del termine del 15 giugno 2005, di cui al decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali del 27 ottobre 2004, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 295 del 17 dicembre 2004, in attuazione di quanto previsto dal decreto-legge n. 269 del 2003, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 326 del 2003, riapertura già sollecitata con Atto Senato n. 2141 del 28 aprile 2010;
6) provvedere alla indizione e organizzazione della Conferenza Nazionale sulle patologie asbesto-correlate nonché sulla conoscenza, prevenzione e bonifica dei siti contaminati da amianto;
rilevato che su tali impegni risulta che il Governo abbia risposto positivamente solo in ordine al sesto punto, concernente la organizzanda Conferenza nazionale governativa sull'amianto;
ritenuto di dover riproporre al Governo tutte le ricordate inevase questioni, unitamente a quelle concernenti la lentezza dei processi e delle indagini relativi alle persone decedute a causa dell'amianto;
considerato che:
nel corso del mese di novembre 2012 si terrà a Venezia la seconda conferenza nazionale governativa sull'amianto nel corso della quale dovranno valutarsi - tra l'altro - i problemi relativi alla gestione dei processi (civili e penali) da amianto;
considerato che i richiesti interventi della magistratura, a tutela delle parti offese (per i casi di malattie asbesto-correlate), devono ritenersi obbligatori e prioritari a norma del codice penale e di procedura penale, anche perché la recente normativa annovera questa tipologia di reati (infortuni sul lavoro e malattie professionali) tra quelli che devono essere trattati, dopo quelli concernenti le più gravi forme di criminalità organizzata, con criteri di precedenza rispetto agli altri;
gli obblighi di tutela dei lavoratori (e dei loro familiari superstiti) si rinvengono finanche nella Carta costituzionale, che fa costantemente richiamo ai doveri di solidarietà sociale;
non pare, in effetti e di fatto, che i vari uffici giudiziari funzionalmente e territorialmente competenti (soprattutto le Procure della Repubblica) soddisfino con celerità e priorità tali esigenze relative all'istruzione e trattazione dei procedimenti concernenti le morti a causa del lavoro (in particolare quelle da amianto), sulle quali peraltro già nel corso delle Legislature XIV e XV il Senato aveva istituito una specifica Commissione d'inchiesta, rilevando la notevole vastità e gravità del fenomeno;
considerato inoltre che tali segnalazioni di lentezza o di inerzia, incomprensibili e inaccettabili, riguardano situazioni in particolare del Veneto;
sottolineato che lentezze ed inerzie conducono di continuo a vergognose prescrizioni dei reati,
impegna il Governo:
1) a dare sollecita attuazione al complesso degli impegni contenuti nella richiamata risoluzione 6-00121, già approvata dal Senato;
2) a verificare quante denunce e/o segnalazioni di qualsiasi genere, ma attinenti ad esposizioni ad amianto e a patologie asbesto-correlate, siano pervenute a tutte le singole Procure della Repubblica italiana, dall'anno 2000 ad oggi;
3) a verificare quante di tali denunce e/o segnalazioni (per ogni singolo ufficio giudiziario) siano state archiviate, siano ancora pendenti o siano state concluse con passaggio del fascicolo al giudice per il giudizio e quante di queste ultime si siano già concluse con sentenze di primo o di secondo grado, ovvero siano divenute definitive;
4) a sollecitare per quanto di competenza la trattazione dei fascicoli “dormienti” in materia di soggetti esposti alle fibre-killer di amianto;
5) a promuovere la ricerca e sorveglianza epidemiologica, con riferimento alle persone che hanno contratto patologie asbesto-correlate per esposizione all'amianto;
6) a promuovere, d'intesa con le regioni, la realizzazione di una struttura di rete che raccolga ed analizzi i dati relativi alle patologie asbesto-correlate emersi a livello territoriale e in particolare dai registri tumori.

INDICAZIONI E COMMENTI
1) Modificare il decreto emanato dal Ministro del lavoro e previdenza sociale in data 12 gennaio 2011 in attuazione della legge finanziaria del 2008 (n. 244 del 2007), al fine di, garantiti il funzionamento del Comitato organizzatore e la gestione del Fondo per le vittime dell'amianto, disciplinare le procedure e le modalità di erogazione delle prestazioni a favore di tutte le persone (civili e militari, lavoratori e non lavoratori), che abbiano contratto patologie asbesto-correlate per esposizione all'amianto a qualsiasi titolo, in situazioni lavorative, domestiche o ambientali e, in caso di premorte, in favore degli eredi. A tal fine occorre prioritariamente valutare la piena conformità del decreto ministeriale in questione con le previsioni di cui alla legge n. 244 del 2007, anche al fine di proporre eventuali modifiche alla normativa primaria di riferimento.
Lo scopo primo per cui è stato chiesto il Fondo per le Vittime è stato quello di dare una risposta di riconoscimento, di giustizia, quindi economica, a chi non ha avuto e non può avere nulla, ovvero alle vittime (o i loro eredi) colpite da malattie asbesto correlate in situazioni non lavorative. Un risultato che, probabilmente, si può ottenere questo risultato per via amministrativa; sarà però il Governo ad individuare e ad annunciare le modalità più opportune, in tempi certi e pure celeri.
2) Istituire un apposito Fondo per realizzare, in accordo con il coordinamento degli assessori regionali alla salute, un programma di indirizzo e coordinamento e messa in rete dei programmi delle singole regioni, in materia di «Sorveglianza sanitaria, diagnosi precoce e terapie efficaci» delle persone dichiaratesi esposte all'amianto e per le persone che hanno ricevuto e riceveranno dall'INAlL e/o dalle AUSL l'attestato di avvenuta esposizione all'amianto.
L’iniziativa deve essere del Ministro della Salute che riunisce le Regioni e, con il loro accordo, predispone un piano che deve essere seguito su tutto il territorio nazionale. Tale piano può essere discusso ed approvato alla Conferenza Nazionale. Se per la sorveglianza sanitaria non sembra esistano difficoltà per fornire le opportune indicazioni, diverso è il problema per ciò che attiene alla diagnosi precoce e alle terapie efficaci. In effetti per le malattie più gravi asbesto correlate non esiste allo stato attuale né diagnosi precoce, ne terapie che portano a guarigione.
L’esigenza di porre in essere o di rafforzare la ricerca è fondamentale, considerando la differenza fra la ricerca, che segue appositi criteri, e l’ intervento terapeutico, pure e per primo dovuto, pur in presenza di una malattia inguaribile. Il Ministero della Salute è impegnato a relazionarsi con le reti europee di ricerca, ma al tempo stesso deve coordinare le ricerche in atto e, pure, esprimere giudizi sulla congruità delle stesse. Indispensabile è quindi fare conoscere le ricerche esistenti e i risultati, una volte concluse, queste hanno determinato.
3) Istituire, presso il Ministero dell'economia e delle finanze, un Fondo nazionale per il risanamento degli edifici pubblici, per il finanziamento degli interventi finalizzati ad eliminare i rischi per la salute pubblica derivanti dalla presenza di amianto negli edifici pubblici e nelle strutture e mezzi di trasporto pubblico, prevedendo prioritariamente la messa in sicurezza degli edifici scolastici ed universitari, delle strutture ospedaliere, degli uffici aperti al pubblico e delle caserme e delle navi militari.
E’ evidente che la priorità riguarda gli edifici e le strutture pubbliche in generale, ma ciò non è esaustivo. L’amianto non lo possiamo lasciare dov’è, anche se si tratta di ambienti privati. I dati dei censimenti dei siti spiegano come la legge e i decreti ministeriali relativi, non siano stati applicati se non a macchia di leopardo.
Il Ministro dell’Ambiente deve dare indicazioni sulle vecchie e sulle nuove forme di smaltimento dell’amianto, in un contesto di chiarezza, considerando i territori, le obiezioni e la partecipazione dei cittadini interessati. In particolare va considerato necessario verificare le possibilità di inertizzazione dei rifiuti di amianto, che non può essere considerata l’unica, ma è certamente importante per eliminare la grande quantità di amianto friabile ancora presente. Non è accettabile che il 72 % del materiale contenente amianto sia smaltito in Germania. Non ultimo, un tema che sembra essere collaterale, ma non lo è, deve essere affrontato e risolto. Le cave di pietre verdi (contenenti amianto) devono essere, conformemente alla legge 257/92 che ne vieta l’estrazione , definitivamente chiuse.
L’emergenza sanitaria causata dall’amianto non permette ulteriori ritardi nella pianificazione e realizzazione di interventi efficaci di risanamento e bonifica, che devono avvenire su due livelli, nazionale e locale, a partire dai siti inseriti nel Programma nazionale di bonifica del Ministero dell’ambiente, dove, nonostante l’urgenza sanitaria, le bonifiche vanno ancora a rilento.
Per accelerare gli interventi di bonifica occorre prevedere adeguate risorse economiche per co-finanziare la rimozione e la bonifica delle strutture contaminate di proprietà dei Comuni, ma anche dei cittadini. Un ottimo strumento, grazie al quale si sono rimossi migliaia di mq di coperture di eternit su tutto il territorio nazionale era l’extra-incentivo di 5 centesimi a kwh, previsto dal IV conto energia, per chi sostituiva le coperture in eternit con pannelli fotovoltaici. L’attuale sistema di incentivazione recentemente approvato con il V conto energia invece lo ha sostituito con un sistema che ha delle evidenti criticità, che hanno, di fatto, causato una drammatica battuta di arresto della realizzazione degli impianti FV e delle bonifiche.
È necessaria un’adeguata pianificazione per la realizzazione di una impiantistica di trattamento e smaltimento a supporto delle operazioni di bonifica.
Non ultimo va affrontato il tema dei sostituti dell’amianto, per verificare se questi sono i materiali messi in commercio e utilizzati hanno le caratteristiche di innocuità per l’uomo e per l’ambiente.
“4) Favorire l'instaurazione di un quadro interpretativo omogeneo il quale risulti idoneo ad assicurare il tempestivo rilascio delle certificazioni di esposizione all'amianto in favore dei lavoratori esposti e agli ex esposti, al fine di consentire loro l'accesso ai benefici e alle prestazioni sanitarie previste dalla normativa vigente.
5) provvedere alla riapertura del termine del 15 giugno 2005, di cui al decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali del 27 ottobre 2004, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 295 del 17 dicembre 2004, in attuazione di quanto previsto dal decreto-legge n. 269 del 2003, riapertura già sollecitata con Atto Senato n. 2141 del 28 aprile 2010.”
E’ un argomento sul quale si è a lungo discusso e che ha costituito una delle maggiori discriminazioni per molti lavoratori ex esposti. I cosiddetti “benefici” (quale beneficio per essere stato esposto all’amianto?) previdenziali sono stati erogati nelle maniere più diverse, e, in molti casi, non pochi aventi diritto ne sono stati privati. La vertenzialità giuridica è stata massima. Ora, tale filone sembra si sta esaurendo per stanchezza o perché il tempo ha determinato decadenza del diritto. Sarebbe necessario uno scatto di giustizia da parte governativa: a uguale esposizione uguale diritto, indipendentemente dai luoghi, dagli ambienti di lavoro pubblici o privati purché l’esposizione fosse dimostrata. Anche in questo caso, non necessariamente è necessaria una nuova legge, sarebbero sufficienti uno o più atti di indirizzo.
Ciò da adito a mettere in discussione le modalità operative di funzionamento e decisioni dell’INAIL a partire dalle differenze di comportamento nei territori, ma più in profondità il criterio assicurativo prima del criterio sociale.
Occorre trovare un modo per risolvere il problema senza bisogno che INAIL e INPS costringano gli aventi diritto a rivolgersi ai tribunali. Ad esempio deve essere ammesso che anche le A-USL possano definire i riconoscimenti. D’altro canto anche per il riconoscimento delle malattie professionali esiste una grossa ingiustizia, sia per la mancanza di denuncia da parte di chi ha l’obbligo di referto, sia per dovere, molto spesso, da parte dei lavoratori interessati, ricorrere in Tribunale.
E infine il governo è impegnato:
“1) a dare sollecita attuazione al complesso degli impegni contenuti nella richiamata risoluzione 6-00121, già approvata dal Senato;
2) a verificare quante denunce e/o segnalazioni di qualsiasi genere, ma attinenti ad esposizioni ad amianto e a patologie asbesto-correlate, siano pervenute a tutte le singole Procure della Repubblica italiana, dall'anno 2000 ad oggi;
3) a verificare quante di tali denunce e/o segnalazioni (per ogni singolo ufficio giudiziario) siano state archiviate, siano ancora pendenti o siano state concluse con passaggio del fascicolo al giudice per il giudizio e quante di queste ultime si siano già concluse con sentenze di primo o di secondo grado, ovvero siano divenute definitive;
4) a sollecitare per quanto di competenza la trattazione dei fascicoli "dormienti" in materia di soggetti esposti alle fibre-killer di amianto;
5) a promuovere la ricerca e sorveglianza epidemiologica, con riferimento alle persone che hanno contratto patologie asbesto-correlate per esposizione all'amianto;
6) a promuovere, d'intesa con le regioni, la realizzazione di una struttura di rete che raccolga ed analizzi i dati relativi alle patologie asbesto-correlate emersi a livello territoriale e in particolare dai registri tumori.”
Al governo si chiede di raccogliere i dati su tutto ciò che è il dovere della magistratura: quali denunce e quali segnalazioni, quale seguito queste hanno avuto; quali processi sono stati implementati e con quale esito. Pensiamo alle mancate denunce delle malattie professionali da parte di chi detiene l’obbligo di referto, pensiamo anche alle archiviazioni delle denunce, ai processi iniziati e non conclusi causa la prescrizione dei reati. E’ solo un problema di organizzazione o si tratta di scelte che si sono incancrenite nel tempo e che non si vuole rimuovere? Forse è per questo che la proposta del Procuratore Raffaele Guariniello di istituzione della Procura Nazionale sulla salute e sicurezza sul lavoro viene rifiutata. I benefici di giustizia che potrebbe portare ai lavoratori e ai cittadini ex esposti o esposti all’amianto e alle altre sostanze tossiche e cancerogene corrispondono alle responsabilità che verrebbero perseguite. E questo non piace, ancora di più in tempo di crisi.

Nessun commento: