A 4 anni dalla strage del 6 dicembre 2007 che ha barbaramente ucciso
Antonio, Angelo, Roberto, Bruno, Rocco, Rosario e Giuseppe noi famigliari ed
ex compagni di lavoro, nel giorno di ricorrenza di quella notte maledetta,
non vogliamo solo ricordarli ma denunciare e rivendicare che le morti sul
lavoro nel nostro Paese, vista la crescente crisi (che ci vogliono far
credere si risolva semplicemente ponendo al comando dei Paesi più a rischio,
proprio gli esponenti più "autorevoli", Monti in Italia e Papademos in
Grecia, di quel sistema economico-finanziario-speculativo composto da BCE,
FMI, Goldman Sachs e grandi gruppi bancari, cioè i veri responsabili di
questa crisi!) sono in vertiginoso aumento, pari alla tenacia con cui questo
sistema produttivo (e sociale), ormai in piena agonia, si oppone, con tutte
le sue forze, al declino del proprio "ruolo storico".
L'attacco crescente sferrato ai diritti dei lavoratori (piano Marchionne),
conquistati in anni di lotte, non fa altro che smascherare quanti ancora si
ostinano a difendere questo sistema che crea morti sul lavoro,
disoccupazione, devastazione ambientale, diversione, intossicazione
culturale, sfiducia, rassegnazione, promuove la guerra fra poveri
(lavoratori italiani contro lavoratori immigrati, uomini contro donne,
ecc.), quando il patrimonio acquisito di conoscenze e tecnologie è tale da
rendere inconcepibili (in realtà odiosi, oltreché anacronistici) i morti per
denutrizione, per malattie perfettamente curabili, ecc. I veri ostacoli all'ulteriore
sviluppo della società umana, nel suo complesso, sono in definitiva il
sistema produttivo e l'ordine sociale esistenti, il primo iniquo e
distruttivo (di cose e persone, entrambe "merci") e il secondo a completo
appannaggio di pochi(ssimi) a discapito di molti.
Le soluzioni alla crisi finora tentate si sono dimostrate velleitarie poiché
non possono essere di natura puramente "economica" (prova ne sono quelle
sinora adottate, tutte miseramente fallite), poiché la crisi è, oltre che
economica, anche sociale e culturale. Occorre rimettere al centro la
questione "lavoro": con una pianificazione nazionale, riconvertendo la
produzione di impianti nocivi e quindi produrre ciò "che serve" e non solo
"ciò che conviene", nazionalizzando alcune aziende (la Fiat, che ha sempre
privatizzato gli utili e socializzato i costi), valorizzando maggiormente il
nostro patrimonio artistico, aumentando i servizi (trasporto pubblico
notturno), bonificando il nostro territorio da abusivismi vecchi e nuovi,
assegnando un lavoro utile e dignitoso al posto di elemosine sociali, lesive
della dignità dei lavoratori. Invece la soluzione impostaci per uscire dalla
crisi è ancora "lacrime e sangue", come se quelle finora versate non siano
bastate!
Noi famigliari ed ex operai riuniti nell'Ass. Legami d'Acciaio onlus, in
virtù della specificità della nostra vicenda e della cassa di risonanza che
questa ha creato da parte del mondo del lavoro, della politica, dello
spettacolo e della cultura, crediamo sia doveroso lottare sensibilizzando l'opinione
pubblica, tenendo "alta la guardia", continuando a creare mobilitazione su
questo tema: insieme ad altre associazioni di famigliari di vittime del
lavoro come L'Ass. Fam. Vittime Amianto di Casale M.to, l'Ass. 16 luglio
(Molino Cordero di Fossano), l'Assemblea 29 Giugno e il Mondo che vorrei
(Viareggio), il Comitato G. Coletti (Umbria Oli), l'Ass. R. Toffolutti di
Piombino, l'Ass. dell'Ilva di Taranto, la Truck Center di Molfetta, senza
dimenticare P.to Marghera e Ravenna, in questi anni abbiamo intrecciato
rapporti di vicinanza e solidarietà, uniti nel portare avanti una battaglia
di civiltà contro le morti sul lavoro, parte della battaglia più
"complessiva" che già oggi altri organismi e associazioni svolgono in altri
ambiti di lotta a questo sistema sempre più cinico e brutale.
In attesa dell'inizio del processo di secondo grado annunciamo che ci
costituiremo (come Associazione, singoli famigliari e lavoratori) come Parti
Civili nel processo contro l'Azienda, i dirigenti e i dipendenti rinviati a
giudizio per le false testimonianze, così come nell'altro filone processuale
che vede coinvolti alcuni dirigenti dell'ASL To1.
Altre questioni importanti ci vedranno impegnati nei prossimi mesi: un posto
di lavoro utile e dignitoso per i 12 ex operai Thyssen, cui il Sindaco P.
Fassino ha promesso un posto di lavoro
(http://www.dailymotion.com/video/xjmlwz_fassino-riceve-i-16-operai-della-thyssenkrupp_news)
"entro la fine della mobilita" (giugno 2012), la vigilanza affinché non si
faccia alcuna speculazione sulle aree ex Thyssen e il rispetto della
sentenza di primo grado pubblicata il 15 novembre scorso: si dia immediato
mandato al risarcimento di tutte le Parti Civili da parte di ThyssenKrupp,
ancora oggi inadempiente.
Noi non dimentichiamo!
Giustizia per i nostri compagni di lavoro! Solidarietà alle famiglie di
tutti i morti per il profitto dei padroni!
Torino, 5 dicembre 2011
Associazione Legami d'Acciaio Onlus
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