venerdì 20 gennaio 2012

Amianto nella centrale Enel di Turbigo: nove morti e trenta ammalati



A Turbigo indagati sette ex dirigenti della centrale termoelettrica 26 anni dopo il primo esposto. Per la prima volta sono sotto inchiesta manager pubblici, non di aziende privatedi
DAVIDE CARLUCCI

La centrale Enel di Turbigo
Il primo esposto risale al 1986. E adesso, a distanza di ventisei anni, la procura di Milano iscrive nel registro degli indagati sette ex dirigenti della centrale termoelettrica di Turbigo per omicidio e lesioni colpose, con l´aggravante della violazione delle normative sulla sicurezza. Per la prima volta in Italia a rispondere dei reati sono ex funzionari pubblici e non manager privati che hanno consentito che i loro dipendenti lavorassero a contatto con l´amianto. Finora le vittime accertate dal pm Maurizio Ascione - che, con la supervisione e il coordinamento del procuratore aggiunto Nicola Cerrato, ha riaperto le indagini - sono quaranta, nove dei quali già morti. Ma il numero potrebbe salire e tra gli ex operai si parla già di quindici decessi.

«Quando sostenevamo questo pericolo venivamo ridicolizzati - ricorda Emidio Pampaluna, un tempo sindacalista nella centrale - non si riusciva a credere che un ente pubblico sottovalutasse il pericolo dell´amianto, lasciando che i lavoratori corressero questo pericolo. Ci furono addirittura delle riunioni nelle quali ci fu raccomandato di non usare la parola amianto nelle bolle di lavoro, preferendo espressioni meno allarmanti come 'coibente' o 'calciosilicato'». Comunque la si chiamasse, la sostanza killer era presente in quantità massicce nei tubi, nei serbatoi e nelle coperture dei macchinari. «Bastava guardare per aria e vedere tutta quella polvere che volava. E tossivamo come matti...», ricorda Pampaluna.

I primi accertamenti interni risalgono
al 1979. «Scoprimmo che eravamo esposti a molte sostanze cancerogene». Oltre all´asbesto, Pcb, idrizina, cromo, nichel, idrocarburi policlici. Il caso fu approfondito da specialisti come Paolo Crosignani e per evitare che le indagini fossero cestinate i lavoratori andarono con l´avvocato Luigi Michele Mariani a intervistare i colleghi agonizzanti in ospedale. Solo ora, però, la ricerca di una verità giudiziaria è sfociata in un´indagine penale nella quale sono indicati dei possibili responsabili con nome e cognome. La vicenda di Turbigo si aggiunge ai casi della Pirelli di viale Sarca a Milano - in parte già a processo - e dell´ex Alfa Romeo di Arese e della Ansaldo a Legnano. Per entrambe le aziende sono aperti due fascicoli a carico di ignoti, di cui sono titolari i pm Ascione e Cerrato

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