19/01/2012
Gli incidenti e gli infortuni sul lavoro non accadono mai per fatalità, ma per scarsa o inesistente prevenzione e spesso coinvolgono nelle tragedie anche i territori circostanti, sempre più spesso sviluppati disordinatamente ed in spregio a vincoli di rispetto ambientali e di sicurezza.
E' il caso della esplosione del metanodotto a Tresana, provincia di Massa Carrara, che è esploso provocando una decina di feriti, tra cui tre operai che sono i più gravi più alcuni abitanti, il tutto avvenuto dentro uno scenario terrificante: un boato avvertito come un terremoto, fiamme alte decine di metri che hanno distrutto parte del bosco confinante, coinvolte automobili sia in sosta che in prossimità della vicina autostrada A15, tre case distrutte ed altre pesantemente danneggiate. Resta un cratere largo 25 m. e profondo 8 m. Il bilancio dei feriti non è stato peggiore perché gli abitanti delle case distrutte, in quel momento, erano altrove. Loro sì, salvi solo per fatalità, nonostante la colpevole scelta di far convivere in prossimità stabilimenti con materiali esplosivi e civili abitazioni.
Il motivo di tale disastro? Una scintilla, che riferiscono si sia sprigionata da un pezzo di conduttura, staccata e poi caduta accidentalmente nella fase di montaggio. Da lì pochi secondi per causare il disastro, non c'è scampo per chi è nei paraggi.
Ancora una volta ci si chiede: se gli operai siano stati informati e formati, come la Legge prevede, sui rischi che potevano derivare dal loro lavoro e come prevenirli; se il datore di lavoro aveva messo in atto tutto quanto necessario nella organizzazione delle attività per ridurre al minimo, fino all'obiettivo zero, il rischio di incidenti; se erano in uso tutti gli accorgimenti, a partire dagli indumenti fino agli attrezzi di lavoro, atti a proteggere il lavoratore; se erano stati votati o nominati gli RLS (Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza). Non senza un pensiero, che ci riguarda tutti, ai ritmi resi sempre più ossessivamente accelerati per assecondare logiche di profitto a tutti i costi, anche a costo delle vite umane.
Si registrano poi, in questo come in altri contesti, pericolose aggravanti.
La prima è che, ancora una volta gli operai feriti sono di una Ditta in appalto e purtroppo il decreto 81, con buona dose di ambiguità, deresponsabilizza il Datore di Lavoro in caso di delega e subdelega, per cui ora potrebbe iniziare il solito balletto sulla individuazione dei responsabili e poi sulla certezza della pena. La seconda è che gli Ispettori del Lavoro sono talmente pochi, e continuano colpevolmente a non essere assunti, per cui ognuno di loro potrebbe fare un sopralluogo preventivo di tipo ordinario nello stesso luogo di lavoro ogni 25/30 anni circa, è del tutto evidente che si interviene praticamente sempre dopo che l'evento tragico si è già compiuto.
Per chi è sensibile al tema della sicurezza e della salute sul lavoro, automaticamente il pensiero corre ad altre tragedie che hanno coinvolto non sono i lavoratori, ma anche - e pesantemente - gli abitanti dei territori circostanti. Ricordiamo l'Ilva di Taranto, l'Eternit di Casale Monferrato e la tragedia di Viareggio. L'Italia, con i suoi 3 morti sul lavoro ogni giorno, ha registrato 1170 morti nel 2011 con un incremento dell'11,61% sull'anno precedente, nonostante l'aumento di lavoro nero e precario che sfugge alle statistiche.
Per tutti, anche per chi è meno "famoso", chiediamo giustizia ed invitiamo le forze politiche, tutte, ad astenersi dalle frasi di rito, visto che si adoperano per far applicare neppure le Leggi che ci sono, per quanto lacunose e poco efficaci.
USB Lavoro Privato - SNATER
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