INDICE
Marco
Bazzoni bazzoni_m@tin.it
CORTE
DI CASSAZIONE: MORTE SUL LAVORO, LA DELEGA PUÒ SALVARE IL DATORE DALLA
CONDANNA
Unione
Sindacale di Base Sede Perugia perugia@usb.it
IL
MANIFESTO 18 APRILE 2012 IN PENSIONE A 67 ANNI? EUTANASIA
FERROVIARIA
Assemblea
29 Giugno assemblea29giugno@gmail.com
DALL'ASSOCIAZIONE
"IL MONDO CHE VORREI": ANCORA
MORETTI … MA BASTA!
Marco
Bazzoni bazzoni_m@tin.it
UN
MUTUO PER PAGARE ALL'INAIL LA MORTE DEL PADRE
ANCORA
IN MARCIA !
redazione@ancorainmarcia.it
PORTE
KILLER A FIRENZE: FRECCIAROSSA SCARDINA PORTA TRENO REGIONALE
Federico Giusti giustifederico@libero.it
COMUNICATO
STAMPA: IL
DISEGNO DI LEGGE FORNERO
Macchinisti
Sicuri filippocufari@macchinistisicuri.info
RACCOLTA
FONDI PER SANDRO GIULIANI
Carlo Soricelli carlo.soricelli@gmail.com
E SE A MORIRE PER
INFORTUNI SUL LAVORO FOSSE UNO DI LORO CI SAREBBE PIU’ INTERESSE VERSO QUESTE
TRAGEDIE?
To:
Sent:
Saturday, April 14, 2012 3:54 PM
Subject:
CORTE DI CASSAZIONE: MORTE SUL LAVORO, LA DELEGA PUÒ SALVARE IL DATORE DALLA
CONDANNA
Forse
bisognerebbe ricordare alla Corte di Cassazione, c'è c'è una procedura
d'infrazione in corso, proprio sul punto su cui hanno mandato assolta
l'imputata, cioè sulla deresponsabilizzazione del datore di lavoro in caso di
delega e sub-delega, che violerebbe la direttiva europea 89/391/CEE sulla
sicurezza sul lavoro.
Inoltre,
anche se l'infortunio mortale era accaduto prima della riforma Sacconi sul testo
unico sulla sicurezza sul lavoro e in particolar modo, sulla cosiddetta norma
"salva-manager", i giudici hanno applicato retroattivamente questa
norma.
Questa
è una sentenza molto "pericolosa", perché come sapete bene, le sentenze della
Corte di Cassazione fanno testo anche in altri casi
analoghi.
Saluti.
Marco Bazzoni
Marco Bazzoni
Operaio
metalmeccanico e Rappresentante dei lavoratori per la
sicurezza.
Se c'è una formale e dettagliata delega di funzioni all'interno dell'azienda, il rappresentante legale non risponde penalmente per la violazione delle norme sulla sicurezza del lavoro. Ciò non vuol dire però che il dovere di vigilanza del datore di lavoro venga meno tout court, si trasferisce solo su di un ambito più "alto". Lo ha stabilito la Corte di cassazione, con la sentenza 10702/2012, annullando la condanna emessa dalla Corte di appello di Torino contro la legale rappresentante di una impresa.
Alla dirigente era stata attribuita la responsabilità della morte di un operaio a seguito del contatto letale con i cavi della linea elettrica mentre procedeva, a bordo di un cestello meccanico, al taglio di alcune piante.
In
particolare la donna non avrebbe valutato il rischio e adottato le misure
necessarie a prevenirlo, e cioè l'interruzione temporanea dell'erogazione della
corrente elettrica.
I
giudici chiariscono che la delega di funzioni è disciplinata dall'articolo 16
del Testo unico sulla sicurezza del lavoro che, sebbene successivo ai fatti,
recepisce orientamenti già consolidati della giurisprudenza e dunque applicabili
anche al caso in questione.
Secondo
la norma, dunque, in capo al vertice o alla proprietà dell'azienda rimane sempre
una responsabilità di "fascia alta" che si attua attraverso il controllo del
corretto svolgimento delle mansioni da parte del delegato e l'adozione di un
modello organizzativo e di gestione adeguato al funzionamento dell'impresa.
Infatti, il dovere di controllare "non può identificarsi con una azione di
vigilanza sulla concreta, minuta conformazione delle singole lavorazioni che la
legge affida, appunto, al garante".
Diversamente
l'istituto della delega perderebbe di senso.
Perciò,
"l'obbligo del delegante è distinto da quello del delegato". E riguarda
soprattutto "la correttezza della complessiva gestione del rischio da parte del
delegato medesimo e non impone il controllo, momento per momento, delle modalità
di svolgimento delle lavorazioni".
Ha
sbagliato quindi la Corte di appello di Torino quando ha ipotizzato un dovere di
vigilanza "esteso sino a controllare personalmente la gestione di aspetti
contingenti delle singole lavorazioni".
http://www.diritto24.ilsole24ore.com/guidaAlDiritto/civile/civile/sentenzeDelGiorno/2012/03/morte-sul-lavoro-la-delega-puo-salvare-il-datore-dalla-condanna.html
http://www.diritto24.ilsole24ore.com/guidaAlDiritto/civile/civile/sentenzeDelGiorno/2012/03/morte-sul-lavoro-la-delega-puo-salvare-il-datore-dalla-condanna.html
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From:
Unione Sindacale di Base Sede Perugia perugia@usb.it
To:
Sent: Wednesday, April 18, 2012 10:16 AM
Subject:
IL MANIFESTO 18 APRILE 2012 IN PENSIONE A 67 ANNI? EUTANASIA
FERROVIARIA
18
aprile 2012 - Il Manifesto
Ferrovieri
in sciopero contro la riforma delle pensioni che porta l'età Treni
usurantiFerrovieri in sciopero contro la riforma delle pensioni che porta l'età
pensionabile oltre l'aspettativa di vita del personale viaggiante (65
anni).
In
pensione a 67 anni? Eutanasia ferroviaria.
Le
misure volute da Fornero e abolizione dell'art. 18 condannano i ferrovieri a un
futuro di miseria. Sciopero di 24 ore, tra venerdì e domenica
di
Francesco Piccioni
Roma - Sentir parlare tranquillamente di “eutanasia di massa” in un'assemblea di lavoratori fa un po' impressione. Se poi si scopre che i presenti stanno parlando di se stessi nel prossimo futuro, il salto di qualità è assicurato.
Ma
questi sono ferrovieri, molti i macchinisti. Con la morte fanno i conti ogni
giorno e sono abituati a parlarne a voce bassa. Il pericolo di “eutanasia”,
questa volta, non è legato solo alla durezza del loro lavoro, ma all'intreccio
perverso tra riforma delle pensioni e cancellazione art. 18, in votazione al
Senato. E non stanno esagerando. Partiamo dalle pensioni. Ai ferrovieri è stato
tolto nel 2000 il «fondo pensioni esclusivo» istituito addirittura nel 1908,
integrandolo come “fondo speciale” nell'Inps e stabilendo invece un regime
“ordinario” per i neo assunti.
Nel
2010 il “semplificatore” Roberto Calderoli cancellò anche quel residuo
“privilegio” come legge, lasciando la possibilità di far sopravvivere le
agevolazioni pensionistiche solo per via contrattuale.
Ora
è arrivata «Terminator» Fornero, equiparando i ferrovieri a qualsiasi altro
lavoro. E quindi in pensione e 67 anni.
Fino
al 31 dicembre potevano andarci a 58, almeno i macchinisti e diverse altra
figure particolari. Ohibò, che ci sarà di male, potrebbero dire ai piani alti di
Confindustria...
Diciamo
intanto che l'aspettativa di vita media di un macchinista è di 65 anni. In
teoria, dunque, nessuno di loro arriverà più vivo alla pensione (pagando
inutilmente contributi per una vita). In secondo luogo, quel limite di 58 anni è
stato fissato a suo tempo seguendo la logica delle visite mediche periodiche,
cui ognuno di loro viene sottoposto (con una frequenza di ogni 5 anni in
gioventù, che diventa annuale dopo i 50). Si sa da sempre, insomma, che sono ben
pochi quelli che risultano ancora «idonei» a 58 anni. E del resto, immaginatevi
di stare voi su un Frecciarossa lanciato a 300 all'ora con alla guida un solo
macchinista 66enne... Oppure pensate a un manovratore che “fa i ganci” a
quell'età (i manovratori sono quelli che letteralmente si buttano sotto il treno
per attaccare una carrozza all'altra). O a un addetto alla manutenzione che
percorre gli “stradelli” ai lati dei binari.
Il
lavoro dei ferrovieri era ritenuto fino a pochi mesi fa così dannoso da non
esser compreso neppure nella categoria dei lavori usuranti. Del resto: fanno
turni notturni e orari altamente irregolari, stanno a lungo in galleria, sono
sottoposti a campi magnetici potenti (fino a 30 microtesla sulle linee Tav,
anche se “discontinui”, quando il limite di legge è 0,2), trasportano
passeggeri, ecc. Dopo 15-20 anni presentano in genere problemi alla vista e
all'udito; dopo 20-25, intorno all'80% presenta problemi a colonna vertebrale,
soffrono di disfunzioni delle pressione, colesterolo, ecc.
Insomma:
qualsiasi sia l'età pensionabile formale (superiore alle stesse aspettative di
vita), quasi nessuno ci potrà arrivare come adatto alla mansione. Ma che cosa
faranno, una volta dichiarati “inidonei”? Finché erano pochi, e per poco tempo,
potevano facilmente esser ricollocati in azienda (biglietterie, ecc). Ma se
saranno decine di migliaia e per quasi un decennio? Davvero Mauro Moretti -
l'altro “Terminator” di questa storia - pagherà loro uno
stipendio?
Qui
arriva il combinato disposto delle modifiche all'art. 18. Qualsiasi azienda, a
quel punto (sia Fs che la neonata Ntv di Montezemolo e Della Valle) troverà
logico licenziarli “per motivi economici”. Ma fuori del settore ferroviario (il
discorso vale comunque anche per il trasporto pubblico locale, che presenta
problemi molto simili), chi mai potrà offrire un impiego a un personale così
specializzato e - ricordiamolo - più vicino al fine vita che alla pensione? Come
per gli “esodati”, ma su un periodo ancora più lungo; questa è davvero una
condanna alla fame.
Naturalmente,
per quanto molto calmi, i ferrovieri non sono affatto d'accordo. Scioperano per
24 ore subito: dalle 21 di venerdì sera i treni merci, dalle 21 di sabato il
settore passeggeri. Ci sono anche ragioni contrattuali, nella piattaforma, ma il
tema delle pensioni è divento centrale. Mancheranno Cgil, Cisl e Uil, saranno
sostenuti sono dalle sigle conflittuali (Orsa, Usb, Cub). Ma anche a questo,
negli anni, hanno fatto l'abitudine.
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From:
Assemblea 29 Giugno assemblea29giugno@gmail.com
To:
Sent:
Thursday, April 19, 2012 12:41 PM
Subject:
DALL'ASSOCIAZIONE "IL MONDO CHE VORREI": ANCORA
MORETTI … MA BASTA!
Riceviamo
e volentieri (ri)giriamo per l'informazione la pubblicazione.
ANCORA
MORETTI … MA BASTA!
Regione
Toscana e Lega Ambiente hanno promosso una Conferenza nazionale “sulla mobilità
ferroviaria e l’innovazione del trasporto pubblico locale” venerdì 20 aprile a
Firenze, Piazza Adua 1, stazione di S. Maria Novella, sala convegni Pala
affari.
Il
“cavalier-Moretti” partecipa alla 1a sessione alle ore 10.00, assieme a Ermete
Realacci e Enrico Rossi. Oltre a loro vi sono assessori, presidenti,
amministratori delegati …
Invitare
il sig. Moretti a partecipare a convegni, seminari, conferenze ci vuole un bello
stomaco. Noi siamo tra coloro che né lo invitiamo, né siedono al suo
fianco.
PERCHE’?
-
è
indagato nella strage di Viareggio
(32 vittime, feriti gravi e gravissimi) in qualità di Amministratore
delegato;
-
a
poche ore dalla strage
e nei mesi successivi ha rilasciato dichiarazioni vergognose ed offensive nei
confronti delle vittime della strage di Viareggio;
-
è
responsabile
di una politica aziendale che ha contribuito a penalizzare la sicurezza in
ferrovia: la strage di Viareggio è figlia di tutto ciò;
-
ha
diffidato i due ferrovieri
che partecipavano all’incidente probatorio nella ricerca della verità e della
giustizia facendo sì che uno abbandonasse l’incarico;
-
ha
sospeso prima e licenziato
poi il ferroviere che non ha subito intimidazioni, ricatti e
minacce;
-
ha
licenziato e sospeso,
in questi anni, ferrovieri ed RLS perché impegnati su sicurezza e salute in
ferrovia;
-
ha
spudoratamente dichiarato, in un incontro alla Regione (14 settembre 2009) che
quel ferroviere di Viareggio, prima o poi, lo avrebbe
licenziato;
-
ha,
attraverso i suoi avvocati, intimorito
i familiari minacciando lo spostamento del processo dalla sua
giurisdizione perché a Viareggio non vi sarebbe un clima
sereno;
-
ha,
attraverso i suoi fiduciari, praticato forme subdole di intimidazione nei confronti di giornalisti
e consulenti di parte;
-
ha
sul libro paga di RFI (Rete ferroviaria italiana) l’ingegnere perito del Gip
nell’incidente probatorio;
-
ha
una paura fottuta del processo sulla strage di Viareggio
perché sa che non sarà il solito processo dove i suoi attuali consulenti di
fiducia erano Ctu della procura e dove ai macchinisti deceduti fu vigliaccamente
accollata la responsabilità del disastro (vedi disastro ferroviario di
Crevalcore);
-
ha
una vergogna indicibile nel guardare le foto dei nostri cari morti bruciati, lo
disturbano.
Moretti
deve:
ritirare
i provvedimenti disciplinari (licenziamenti, sospensioni, ecc.) nei confronti
dei ferrovieri impegnati sulla sicurezza;
rassegnare
le dimissioni da AD del Gruppo ferrovie dello Stato italiane;
affrontare
l’iter processuale senza alcun colpo di mano.
Allora
sì! Che accetteremmo le sue scuse perché sincere e convinte. Mentre non
accetteremo mai quelle che propaganda: scuse ipocrite e fuori tempo massimo,
ora è il tempo del
processo!
Infine,
ci chiediamo: come si fa ad invitare una simile persona e a discutere assieme di
cose nell’interesse della collettività?
Sappiate
che il suo interesse per la “collettività” è meno di niente! Viareggio
e
tutti gli altri incidenti in ferrovia lo dimostrano
amaramente.
Cari
presidenti Rossi e Realacci, non vorremmo che un giorno dobbiate pentirvi di
queste “conferenze”!
Basta,
basta con Moretti! E con chi oggi lo “coccola” o addirittura si
genuflette.
Viareggio,
18 aprile 2012
Associazione
“Il mondo che vorrei” - onlus
Familiari
della strage di Viareggio
La
Presidente
Daniela
Rombi
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From:
Marco Bazzoni bazzoni_m@tin.it
To:
Sent: Thursday, April 19, 2012 9:24 PM
Subject:
UN MUTUO PER PAGARE ALL'INAIL LA MORTE DEL PADRE
Il
tesoretto INAIL, cioè quello derivante dagli avanzi di bilancio annuale è
arrivato alla "modica cifra" di ben 18,5 miliardi di
euro.
Questi
soldi sono depositati presso un conto infruttifero della Tesoreria dello Stato,
e vengono utilizzati per ripianare i debiti.
E
con questo credo di aver detto tutto.
Aiutate
Federica.
Saluti.
Marco
Bazzoni
Operaio
metalmeccanico e Rappresentante dei lavoratori per la
sicurezza
Firenze
Federica
è una ragazza che ha perso il padre, morto di asbestosi polmonare per aver
respirato l'amianto in fabbrica per 27 anni.
Dopo
la pensione si ammalò e fu costretto a letto attaccato a una bombola di
ossigeno.
La
famiglia chiese il riconoscimento per la malattia professionale. Gli fu negato e
allora si rivolse al tribunale dove vinse in primo grado e venne riconosciuta
un'invalidità dell'80%.
L'INAIL
non si arrese e fece appello vincendolo. Federica è ricorsa in Cassazione, ma ha
paura di perdere tutto per ripagare l'INAIL.
Federica,
per rifondere le pensioni percepite dal padre, che nel frattempo è morto per la
malattia, con gli interessi e le spese legali, rischia di perdere parte del suo
stipendio e della pensione della madre e la casa ereditata dal
padre.
Aiutiamo
Federica! Il suo indirizzo e-mail è federica.barbieri@hotmail.it
Il
video dell'intervento di Federica, potete guardarlo cliccando su questo link: http://www.youtube.com/watch?v=bRJuTQHLJlw
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To:
Sent: Friday, April 20, 2012 10:29 AM
Subject:
PORTE KILLER A FIRENZE: FRECCIAROSSA SCARDINA PORTA TRENO REGIONALE
ancora
IN MARCIA !
GIORNALE
DI CULTURA, TECNICA E INFORMAZIONE POLITICO SINDACALE, DAL
1908
Ancora un grave incidente, rimasto fortuitamente senza conseguenze é successo al treno pendolari 2315, un Vivalto Firenze-Roma delle 17.12, il 18 aprile scorso mentre incrociava un Frecciarossa che transitava in direzione opposta nella lunga galleria San Donato, la prima a sud di Firenze.
Porte
killer: Frecciarossa scardina porta di un treno regionale. Pendolari
infuriati
Dopo
la porta del Freccia Argento si rompe anche quella del regionale Firenze-Roma.
Sempre sulla linea direttissima e all'incrocio con un Frecciarossa, stavolta
nella galleria San Donato. Rischiato incidente più grave.
NECESSARIO PIANO STRAORDINARIO PER LA MESSA IN SICUREZZA DELLE PORTE DEI TRENI
Poteva essere un dramma. É successo ieri pomeriggio al treno pendolari 2315, un Vivalto Firenze-Roma delle 17.12. Mentre transitava nella lunga galleria San Donato, la prima a sud di Firenze, attorno alle 17.30; si è sentito uno spostamento d'aria, tipico di quando si incrocia un altro convoglio, poi un colpo secco e una delle porte della carrozza di coda ha ceduto.
Tra
i passeggeri paura e soprattutto rabbia per il fatto che ancora una volta la
carente manutenzione dei convogli, da parte di Trenitalia,
poteva causare una tragedia.
Ormai ci sono tutte
le condizioni per avviare un piano straordinario per la revisione generale
dell'intero “sistema” delle porte dei treni italiani, a cominciare dalla
verifica delle caratteristiche tecniche, dei protocolli di manutenzione e delle
procedure in caso di guasto.
Il Ministero dei
trasporti, l'ANSF e la magistratura hanno ormai tutti gli elementi per imporre
un efficace intervento di prevenzione. "Ero seduta al piano superiore del
Vivalto e ho sentito un forte spostamento d'aria poi un colpo - racconta Sara
Maccelli - avevamo incrociato un Frecciarossa. Qualcuno è andato subito a
chiamare il capotreno che ha chiesto ai passeggeri di cambiare
carrozza".
Arrivati alla
stazione di Figline, a treno fermo, i viaggiatori hanno potuto verificare che la
porta stava per cadere dalle sue guide. Il treno è stato soppresso e i pendolari
sono rimasti bloccati 45 minuti prima di salire su un altro convoglio.
Per fortuna quel
Vivalto non era fra i nuovi treni, che dalla settimana scorsa, la Regione
Toscana sta acquistando da Ferrovie con vasto eco sulla stampa.
Il pericolo evitato
della caduta della porta del treno - secondo i comitati dei pendolari - ricorda
l'incidente del 27 febbraio scorso accaduto nei pressi di Chiusi al treno 9482,
Freccia Argento Roma-Brescia, quando un ETR 485 ha perduto una porta viaggiando
a 250 chilometri all'ora proprio mentre incrociava un'altro Frecciarossa:
l'ipotesi di reato formulata dalla procura di Montepulciano è stata di "pericolo
di disastro ferroviario".
Pochi giorni fa i
pendolari del Valdarno Direttissima avevano denunciato una situazione di
sovraffollamento ponendo il problema della sicurezza e dell'efficienza dei treni
con carrozze obsolete e in numero ridotto.
Convogli tirati a
forte velocità nella lunga galleria San Donato per recuperare, in 10 chilometri,
quei 5 minuti del ritardo causato ogni volta dalle interferenze dei Frecciarossa
all'altezza di Firenze Rovezzano, e poter rientrare nei 5 minuti di ritardo
condonati dalle statistiche.
Dopo questo
ennesimo episodio, che poteva avere gravissime conseguenze, i Comitati dei
pendolari della Valdichiana, di Arezzo e Valdarno Direttissima protestano con
forza contro Trenitalia sottolineando che, oltre al disagio questa volta c'è il
problema della sicurezza dei viaggiatori. Chiedono ancora una volta alla Regione
Toscana un maggiore impegno per la sicurezza dei convogli.
19 aprile 2012
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Da: Federico Giusti
giustifederico@libero.it
To:
Sent: Friday, April 20, 2012 10:56 AM
Subject: COMUNICATO
STAMPA: IL
DISEGNO DI LEGGE FORNERO
COMUNICATO
STAMPA
Il
disegno di legge Fornero sul lavoro conferma la condanna alla precarietà dei
lavoratori precari; fa sparire l’indennità di cassa integrazione in deroga e di
quella straordinaria per cessazione dell’attività aziendale; riduce ai minimi
termini l’indennità di mobilità; fa carta straccia dell’art. 18 dello Statuto
dei lavoratori, perché introduce il licenziamento individuale per cause
economiche, rendendo di fatto impossibile per il lavoratore licenziato la
dimostrazione della loro insussistenza con ricorso al giudice del
lavoro.
Così,
le aziende non avranno più bisogno di inventarsi motivi disciplinari per
licenziare chi non è compatibile con le loro pretese, visto che quei motivi non
avrebbero granché fortuna nei processi, dove il lavoratore, agevolmente, ne
potrebbe provare l’inesistenza e ottenere l’annullamento del licenziamento e il
reinserimento in azienda, col recupero retributivo delle mensilità in cui è
rimasto senza lavoro.
Ma
Cisl e Uil e pure la Cgil (bontà loro!) continuano, per quanto riguarda l’art.
18, a dirsi tranquille, malgrado la fraudolenta novità introdotta dalla signora
Fornero, perché, secondo loro, esso manterrebbe una valenza “deterrente”, cioè
le aziende ne risulterebbero dissuase e si guarderebbero bene dal licenziare per
motivi economici!
Lo
dicono i segretari generali a Roma e lo ripete Francese, segretario Cgil a Pisa,
stavolta trovandosi in contraddizione non solo coi lavoratori metalmeccanici che
stanno scioperando contro la manomissione dell’art. 18 un po’ in tutt’Italia, ma
anche con Cofferati, già segretario generale della Cgil fino al 2003, il quale
pochi giorni fa ha dichiarato testualmente: “L’art. 18 non c’è più, è rimasto
solo il suo simulacro”, cioè il suo fantasma.
Se
il giudizio di Francese sugli eventuali miglioramenti per altre parti del
disegno di legge, per i quali fra il 20 aprile e il 20 maggio la Cgil ha
proclamato scioperi di zona a Pisa e provincia, sarà così accomodante come lo è
per l’art. 18, non c’è davvero da stare tranquilli.
E
non lo saranno, di certo, i lavoratori che parteciperanno a quelle giornate di
lotta, i quali nella loro critica intransigente al disegno di legge non
risparmieranno sicuramente l’affossamento dell’art. 18. Anzi! E la
confederazione Cobas con loro.
Confederazione
COBAS - Pisa
Pisa,
19 aprile 2012
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From:
Macchinisti Sicuri filippocufari@macchinistisicuri.info
To:
Sent:
Saturday, April 21, 2012 7:40 PM
Subject:
RACCOLTA FONDI PER SANDRO GIULIANI
Dal
Comitato per il reintegro di Sandro Giuliani
CONTINUA LA RACCOLTA DEI FONDI PER SOSTENERE ECONOMICAMENTE IL NOSTRO COLLEGA SANDRO GIULIANI.
Lo
scorso 7 dicembre si è svolta la prima udienza presso il tribunale di Roma per
il ricorso presentato da Sandro Giuliani assurdamente e ingiustamente licenziato
il 21 gennaio 2011, per ottenere sulla base dell’articolo 18 dello statuto dei
lavoratori (giusta causa) il reintegro
sul posto di lavoro. Sandro è assistito dal professor Alleva che ha
seguito e sta ancora seguendo molte cause di noi
ferrovieri.
La
seconda udienza non è ancora stata fissata. Vi informeremo in tempo sulla data e
il luogo affinché possiate partecipare numerosi per far sentire la nostra
solidarietà a Sandro e la nostra indignazione per il comportamento
dell’azienda.
Dal
27 febbraio Il nostro collega non percepisce più nemmeno la modesta indennità di
disoccupazione prevista per i lavoratori ultracinquantenni. Da questo mese è
partita una raccolta di fondi per assicurare al nostro collega una solidarietà
fattiva e la possibilità di contare su un minimo di reddito.
E’
possibile sottoscrivere versando una quota minima di 10 euro mensili ai colleghi che in
tutti gli impianti cureranno la raccolta dei fondi.
Se
come tutti auspichiamo e crediamo Sandro verrà reintegrato, i soldi versati
saranno restituiti o, per chi vorrà, inseriti nella cassa di
solidarietà dei ferrovieri che sta pagando le spese
legali.
Per
il mese di marzo sono stati raccolti 705 euro.
Per
informazioni Giuseppe Carroccia 335 74 00 252
COMITATO
PER IL REINTEGRO DI SANDRO GIULIANI
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Da:
Carlo Soricelli carlo.soricelli@gmail.com
Data: 23/04/2012
14.14
A:
Ogg: E SE A MORIRE
PER INFORTUNI SUL LAVORO FOSSE UNO DI LORO CI SAREBBE PIU’ INTERESSE VERSO
QUESTE TRAGEDIE?
Tra
pochi giorni sarà il 1 moggio, la Festa dei Lavoratori e purtroppo continua,
nell’indifferenza della nostra classe dirigente, la strage di lavoratori morti
per infortuni sul lavoro.
Dall’inizio
dell’anno sono già 155 i morti sui luoghi di lavoro e si superano i 300 con i
morti sulle strade e in itinere.
In
poco tempo si potrebbero salvare centinaia di vite se solo ci fosse la volontà
politica e sociale per farlo. Anche i tanti nostri intellettuali, artisti dello
spettacolo e giornalisti che prendono posizione e si scandalizzano su tutto,
restano indifferenti verso questa carneficina che ha provocato l’anno scorso la
morte di 663 lavoratori sui luoghi di lavoro e oltre 1200 con i morti sulle
strade.
Nel
2011 sono stati 139 gli agricoltori schiacciati da quell’autentica bara in
movimento che chiamiamo trattore: con pochi accorgimenti sulla cabina, che
impedisce al guidatore di essere sbalzato fuori si potevano salvare tutti.
A
morire nelle fabbriche e soprattutto nei cantieri di tutto il Paese, sono operai
meridionali e stranieri, ed è forse per questo che nessuno se ne occupa.
L’allungamento
dell’età pensionabile, anche per chi fa lavori rischiosi, provocherà un aumento
dei morti sul lavoro a causa dei riflessi poco pronti, che diventeranno
micidiali con gli acciacchi dovuti all’età.
Per
questa occasione ho voluto fare un disegno che ricorda queste tragedie. Nel
disegno ci sono decine di lavoratori morti sul lavoro cancellati con una croce
nera: molti hanno uno sguardo terrorizzato, altri fissano il cielo, uno di loro,
come un condannato a morte, ha fumato l’ultima sigaretta prima di morire; un
altro ha un sorriso sgargiante, e non si rende conto che è già finita, e che il
suo ottimismo è fuori luogo.
Alcuni
anziani, morti prima di arrivare alla pensione, che è diventata una chimera,
guardano il vuoto rassegnati, un altro ancora, con la barba, probabilmente non
abituato al silenzio, sembra interrogarsi sul perchè è morto.
Un
urlo disperato sul volto di un altro lavoratore chi si è reso conto che la sua
vita è finita……
Se
vedete in questi volti somiglianze con qualcuno sappiate che è solo una
casualità….
Carlo
Soricelli Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul
lavoro
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