Torino, 3 giu. (Adnkronos) - La Corte di Appello di Torino ha condannato il miliardario svizzero Stephan Schmidheiny, ex manager dell'Eternit a 18 anni di carcere per disastro ambientale doloso e omissione dolosa di cautela antinfortunistica. Schmidheiny oltre che per i disastri negli stabilimenti italiani di Casale Monferrato e Cavagnolo è stato condannato anche per il disastro negli stabilimenti di Napoli Bagnoli e Rubiera (Reggio Emilia). I giudici hanno così aumentato la pena di due anni rispetto al primo grado.
Disposte anche provvisonali per 20 milioni di euro alla Regione Piemonte e di oltre 30,9 milioni per il comune di Casale Monferrato.
Inoltre, Inail e Inps sono escluse dai risarcimenti. La corte di Appello di Torino non ha riconosciuto provvisionali ai due enti: in primo grado i giudici avevano assegnato all'Inail una provvisionale di 15 milioni di euro mentre non era stato riconosciuto alcun risarcimento all'Inps.
Imputati nel processo erano i due ex manager ma dopo la morte di De Cartier, per il quale sia l'accusa che la difesa hanno chiesto il non doversi procedere, sul banco degli imputati è rimasto solo lo svizzero Schmidheiny, condannato in primo grado a 16 anni di reclusione, per il quale i pg Raffaele Guariniello, Gianfranco Colace, Sarah Panelli e Ennio Tomaselli, avevano chiesto una condanna a 20 anni di carcere.
"Questa sentenza ci dice che non è mai azzardato sognare", è il primo commento del procuratore Guariniello. "Questa sentenza è un inno alla vita, un sogno che si avvera. Siamo andati al di là di ogni aspettativa". Secondo il magistrato è stato importante "che sia stato accolto il nostro appello sul fatto che il disastro sia avvenuto anche a Napoli e Rubiera". Per Guariniello poi "con questa sentenza si aprono grandi prospettive anche per le vicende di Taranto e per le altre città che aspettano giustizia. Non è finita qui - ha assicurato il magistrato - e non è finita nel mondo. Dobbiamo cercare di raccogliere questa sentenza e diffonderla nel mondo: qui in Italia noi siamo riusciti a fare un processo che nessuno è riuscito mai a fare in alcuna parte del mondo. La posta in palio è la tutela dell'uomo e della sua salute. Il disastro ambientale doloso riconosciuto dalla Corte non è solo per i lavoratori ma riguarda tutta la popolazione".
"Sono molto stanca e non vedo l'ora che sia finita, ma sono contenta che la pena sia stata aumentata", così Romana Blasotti, 84 anni, presidente dell'associazione familiari e vittime amianto di Casale Monferrato commenta la sentenza. Lei, che per le malattie provocate dalle polveri ha perso cinque familiari, in primo grado non aveva perso neanche un'udienza e durante il procedimento di appello che si è chiuso oggi ha cercato di essere presente il più possibile.
Commosso Pietro Condello, 67 anni, ex operaio dello stabilimento di Casale Monferrato che ha regalato una tuta dell'Eternit a Guariniello: "Ha fatto tanto per noi. Da quattro anni metto questa tuta. Tanti sono morti e toccherà anche a me, ma almeno mi auguro ci sia una giustizia", ha detto commosso."Indignato" invece il legale di Schmidheiny, Astolfo Di Amato. "Siamo in presenza di una accusa che è cambiata a inizio processo, poi è cambiata in primo grado ed è cambiata ancora in appello. Leggeremo le motivazioni per capire ma la prima reazione è di grande sconcerto", ha concluso l'avvocato confermando il ricorso alla Cassazione.
Ad attendere la sentenza per il disastro negli stabilimenti italiani della multinazionale dell'amianto, circa 700 persone in arrivo da tutta Europa: 400 solo da Casale Monferrato da cui sono partiti 7 bus, un altro centinaio dalla Francia a bordo di due pullman, una settantina dall'Emilia Romagna. Ci sono anche i minatori della Lorena e altre delegazioni europee.
Fuori dal Tribunale uno striscione appeso alle ringhiere, scritto in francese, parla chiaro: "Shmidheiny ti aspettiamo anche in Svizzera".
L'ex operaio di Eternit, Pietro Condello dona tuta blu a Guariniello |
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