L'udienza odierna si apre alle ore 9:45 con la produzione, da parte dell'avocato Bolognesi della difesa Solvay, di alcuni documenti che dimostrerebbero non corrispondere al vero le affermazioni secondo le quali l'azienda avrebbe omesso di comunicare agli enti preposti la scoperta di anomalie nella concentrazione di sostanze tossiche - nello specifico Ddt, Ddd, Dde, arsenico e antimonio - nelle acque della falda sottostante lo stabilimento di Spinetta Marengo.
A seguire viene ascoltato (in regime articolo 210 cpp, come disposto dalla Corte nella scorsa seduta) Pietro Alemanni, insegnante e geologo, collaboratore esterno di Ensr, per il cui conto ha seguito - nell'anno 2000 - i primi contatti con il committente Ausimont, ed in particolare con i dirigenti Capogrosso e Boncoraglio.
La collaborazione con l'azienda committente continuò fino a quando non emersero dissensi per ciò che concerneva la questione delle discariche: i due 'signori' sopra citati (che erano a conoscenza dello stato reale delle stesse) non le consideravano di alcun interesse per le indagini, e pertanto dovevano essere tenute escluse dalle rilevazioni, mentre lui - che fino a quel momento non vi aveva rilevato la presenza di rifiuti tossico-nocivi - le considerava importanti.
Da questo discende la sua convinzione, non detta apertamente ma lasciata intendere, di essere stato ostacolato nello svolgimento del suo lavoro: da questa sua considerazione, deriva il conseguente comportamento di alcuni degli avvocati difensori, che effettuano un controesame molto aggressivo nel tentativo - a giudizio di chi scrive non riuscito - di screditare il teste.
A seguito di una pausa di circa venticinque minuti, a partire dalle ore 11:50 viene esaminato il geologo dottor Mario Bobbio, rappresentante della Provincia di Alessandria in seno alla Conferenza dei servizi; egli riferisce - confermando le dichiarazioni dei testimoni ascoltati in precedenza - a riguardo di discariche, alti piezometrici e perdita di acque industriali (per quanto riguarda il periodo successivo al 2004) con conseguente avvelenamento della falda profonda: inoltre precisa di aver avuto rapporti, in qualità di referenti dell'azienda (che nel frattempo era passata alla Solvay), con Canti e, più sporadicamente, Carimati.
Particolarmente interessante è l'asserzione, a precisa domanda di una parte civile, che se i dati di cui la Conferenza dei servizi è venuta in possesso nel 2010 - ma che riguardano in molti casi rilevazioni antecedenti al 2000 - fossero stati in possesso della stessa già all'inizio delle procedure di bonifica (2001) le stesse sarebbero già abbondantemente concluse, a prescindere dai cambiamenti avvenuti nel tempo nella legislatura che la riguarda.
Questa è un'ulteriore dimostrazione del comportamento criminale delle aziende che si sono succedute all'interno del polo chimico; costoro, pur essendo (almeno dal 2001) a conoscenza dei veri parametri riscontrati nei rilevamenti, li hanno volutamente occultati in modo che chi di dovere non prendesse quei provvedimenti urgenti - quali la messa in sicurezza d'urgenza - che avrebbero comportato la sospensione della produzione.
Sono le ore 14:15 quando il terzo testimone del giorno - il signor Sergio Aureliano - viene interrogato: questi porta a conoscenza la Corte della sua esperienza come allevatore industriale di vacche da latte, che ha utilizzato l'acqua della falda contaminata fino alla chiusura dei pozzi, dai quali pescava per irrigare il foraggio da dare agli animali e l'acqua potabile le cui analisi alla ricerca dei veleni non sono iniziati prima del 2009.
Per ultimo tocca al signor Casimiro Paci, ex dipendente Solvay dal 1966 al 2011: prima con la qualifica di responsabile della produzione e controllo del processo, e successivamente come responsabile dei laboratori; tra questi vi era quello di igiene industriale, che si occupava di analizzare - almeno una volta all'anno - tutti i pozzi interni allo stabilimento, senza però preoccuparsi della effettiva potabilità dell'acqua.
In seguito, messo davanti a quanto dichiarato in sede di s.i.t. - durante le quali aveva ammesso di essere a conoscenza di parametri anomali in relazione alla concentrazione di veleni nelle acque di falda - si limita ad una lunga sequenza di "non so, non ricordo, non c'ero, non l'ho fatto" che evidentemente sono volti ad una forma di protezione dell'azienda presso la quale attualmente lavora la di lui figlia; arriva persino sulla soglia di disconoscere la sua firma sul verbale di s.i.t. dell'11 febbraio 2009, ma la presidente della Giuria, Sandra Casacci, lo blocca in tempo evitandogli una sicura incriminazione per falsa testimonianza, reticenza e oltraggio alla Corte.
Alle ore 15:00 la Corte sospende definitivamente la seduta, rinviandola a lunedì diciassette giugno.
A seguire viene ascoltato (in regime articolo 210 cpp, come disposto dalla Corte nella scorsa seduta) Pietro Alemanni, insegnante e geologo, collaboratore esterno di Ensr, per il cui conto ha seguito - nell'anno 2000 - i primi contatti con il committente Ausimont, ed in particolare con i dirigenti Capogrosso e Boncoraglio.
La collaborazione con l'azienda committente continuò fino a quando non emersero dissensi per ciò che concerneva la questione delle discariche: i due 'signori' sopra citati (che erano a conoscenza dello stato reale delle stesse) non le consideravano di alcun interesse per le indagini, e pertanto dovevano essere tenute escluse dalle rilevazioni, mentre lui - che fino a quel momento non vi aveva rilevato la presenza di rifiuti tossico-nocivi - le considerava importanti.
Da questo discende la sua convinzione, non detta apertamente ma lasciata intendere, di essere stato ostacolato nello svolgimento del suo lavoro: da questa sua considerazione, deriva il conseguente comportamento di alcuni degli avvocati difensori, che effettuano un controesame molto aggressivo nel tentativo - a giudizio di chi scrive non riuscito - di screditare il teste.
A seguito di una pausa di circa venticinque minuti, a partire dalle ore 11:50 viene esaminato il geologo dottor Mario Bobbio, rappresentante della Provincia di Alessandria in seno alla Conferenza dei servizi; egli riferisce - confermando le dichiarazioni dei testimoni ascoltati in precedenza - a riguardo di discariche, alti piezometrici e perdita di acque industriali (per quanto riguarda il periodo successivo al 2004) con conseguente avvelenamento della falda profonda: inoltre precisa di aver avuto rapporti, in qualità di referenti dell'azienda (che nel frattempo era passata alla Solvay), con Canti e, più sporadicamente, Carimati.
Particolarmente interessante è l'asserzione, a precisa domanda di una parte civile, che se i dati di cui la Conferenza dei servizi è venuta in possesso nel 2010 - ma che riguardano in molti casi rilevazioni antecedenti al 2000 - fossero stati in possesso della stessa già all'inizio delle procedure di bonifica (2001) le stesse sarebbero già abbondantemente concluse, a prescindere dai cambiamenti avvenuti nel tempo nella legislatura che la riguarda.
Questa è un'ulteriore dimostrazione del comportamento criminale delle aziende che si sono succedute all'interno del polo chimico; costoro, pur essendo (almeno dal 2001) a conoscenza dei veri parametri riscontrati nei rilevamenti, li hanno volutamente occultati in modo che chi di dovere non prendesse quei provvedimenti urgenti - quali la messa in sicurezza d'urgenza - che avrebbero comportato la sospensione della produzione.
Sono le ore 14:15 quando il terzo testimone del giorno - il signor Sergio Aureliano - viene interrogato: questi porta a conoscenza la Corte della sua esperienza come allevatore industriale di vacche da latte, che ha utilizzato l'acqua della falda contaminata fino alla chiusura dei pozzi, dai quali pescava per irrigare il foraggio da dare agli animali e l'acqua potabile le cui analisi alla ricerca dei veleni non sono iniziati prima del 2009.
Per ultimo tocca al signor Casimiro Paci, ex dipendente Solvay dal 1966 al 2011: prima con la qualifica di responsabile della produzione e controllo del processo, e successivamente come responsabile dei laboratori; tra questi vi era quello di igiene industriale, che si occupava di analizzare - almeno una volta all'anno - tutti i pozzi interni allo stabilimento, senza però preoccuparsi della effettiva potabilità dell'acqua.
In seguito, messo davanti a quanto dichiarato in sede di s.i.t. - durante le quali aveva ammesso di essere a conoscenza di parametri anomali in relazione alla concentrazione di veleni nelle acque di falda - si limita ad una lunga sequenza di "non so, non ricordo, non c'ero, non l'ho fatto" che evidentemente sono volti ad una forma di protezione dell'azienda presso la quale attualmente lavora la di lui figlia; arriva persino sulla soglia di disconoscere la sua firma sul verbale di s.i.t. dell'11 febbraio 2009, ma la presidente della Giuria, Sandra Casacci, lo blocca in tempo evitandogli una sicura incriminazione per falsa testimonianza, reticenza e oltraggio alla Corte.
Alle ore 15:00 la Corte sospende definitivamente la seduta, rinviandola a lunedì diciassette giugno.
Alessandria, 12 giugno 2013
Stefano Ghio - Rete sicurezza Al/Ge
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