L'udienza odierna inizia alle ore 9:45 con la produzione documentaria che riguarda il percorso concernente la questione della messa in sicurezza d'urgenza dello stabilimento; l'avvocato Di Noia, oltre a consegnare i carteggi, vorrebbe illustrarne dettagliatamente i contenuti, ma la presidente lo ferma dicendo: "Non vorrei essere sgarbata, ma lei produca i documenti, noi poi li leggeremo. Altrimenti cominciamo alle undici!".
Subito dopo, il pm - Riccardo Ghio - chiama il consulente Ennio Cadum, dirigente dell'Arpa Piemonte, di professione epidemiologo ambientale.
Questi si accinge ad illustrare i contenuti della sua consulenza - che concerne tre gruppi di analisi effettuate sulla popolazione di Spinetta Marengo, in relazione all'insorgenza di malattie (quali tumori e patologie degenerative) a seguito dell'ingestione di acque contaminate da cromo esavalente ed altri metalli - quando le difese degli avvelenatori contestano il fatto che manchi, nella copia consegnata loro in maniera informale dalla Procura, la parte centrale della stessa: proprio quella che, a detta loro, dimostrerebbe l'assenza di risconti di anomalie patologiche nella porzione di popolazione direttamente servita dall'acquedotto interno allo stabilimento, rispetto alla coorte rappresentata dall'intera cittadinanza del quartiere alessandrino; sulla base di questa circostanza i legali chiedono che la Corte disponga l'audizione del ct in un momento successivo, in modo da poter ricevere tutta la documentazione e preparare adeguatamente il controinterrogatorio.
Dopo una breve Camera di Consiglio, la presidente legge un'ordinanza in base alla quale respinge le richieste - formulate dagli avvocati Pulitanò, Santa Maria, e Bolognesi - disponendo la continuazione dell'esame in quanto avente per oggetto valutazioni soggettive e non dati oggettivi che, qualora fossero presi in esame, trasformerebbero il Cadum in testimone: in questo caso, precisa Sandra Casacci, sarebbe stato obbligatorio consegnare preventivamente alle parti tutta la documentazione; la sensazione che resta da questa pantomima è quella che la richiesta delle difese sia stata dettata dalla solita tattica dilatoria.
Nel corso dell'esposizione che segue, il Cadum sciorina una serie di dati dai quali risulta evidente un eccesso di patologie - negli abitanti di Spinetta Marengo, rispetto al resto della popolazione alessandrina - riconducibili ai fattori di rischio legati alle acque della falda sottostante lo stabilimento, inquinata dallo stesso, mentre per altri fattori (quali il fumo ed il consumo di alcool) esse appaiono allineate al resto del territorio cittadino.
Sembra utile segnalare la gestione a dir poco dilettantistica della vicenda; l'episodio più clamoroso accade quando, messo di fronte ad un'evidente incongruenza tra quanto dichiarato e quello scritto sul documento ufficiale, il teste risponde: "questo mi è sfuggito nella rilettura del documento prima di sottoscriverlo: andrebbe cancellato poiché il senso dei dati raccolti porta a conclusioni opposte a quanto ivi scritto a pagina quarantasette"; la reazione, a dire il vero comprensibile, è una grassa risata da parte degli avvocati difensori e dei loro galoppini.
A seguire depone il dottor Fabio Colombo, geologo; la cosa curiosa di questo teste è che, oltre a risultare sulla lista testimoniale del pm, compare all'interno del procedimento anche in qualità di consulente delle difese: la problematica, come afferma la presidente, "verrà affrontata a tempo debito", ma è chiaro che le sue affermazioni circa i dati delle rilevazioni (da lui effettuate nel corso del 2008) sulle acque e sui terreni interni allo stabilimento - assumono un interesse molto relativo.
Per concludere, tocca a Marco Contino, dipendente dello stabilimento dal 1984 ad oggi, con mansioni distribuite in vari reparti dell'azienda; richiesto di precisare se avesse mai assistito negli anni ad incidenti con conseguente sversamento di prodotto, ricorda che l'ultimo fu nel 2010, ma quello più importante avvenne nel 1996: in quell'occasione l'immissione di duecento tonnellate di Pfm (in riferimento a cui non manca di polemizzare con Medicina Democratica che lo ha additato come il responsabile diretto di tale scempio di fauna ittica) nel fiume Bormida causò un'eccezionale moria di pesci, tale che l'azienda si impegnò a ripopolare le acque.
Alle ore 13:00, esauriti i testi da ascoltare, la Corte sospende definitivamente la seduta, rinviandola a mercoledì diciassette luglio quando - in occasione dell'ultima udienza prima della pausa estiva - verrà esaurita la lista di testimoni presentata dal pm.
Subito dopo, il pm - Riccardo Ghio - chiama il consulente Ennio Cadum, dirigente dell'Arpa Piemonte, di professione epidemiologo ambientale.
Questi si accinge ad illustrare i contenuti della sua consulenza - che concerne tre gruppi di analisi effettuate sulla popolazione di Spinetta Marengo, in relazione all'insorgenza di malattie (quali tumori e patologie degenerative) a seguito dell'ingestione di acque contaminate da cromo esavalente ed altri metalli - quando le difese degli avvelenatori contestano il fatto che manchi, nella copia consegnata loro in maniera informale dalla Procura, la parte centrale della stessa: proprio quella che, a detta loro, dimostrerebbe l'assenza di risconti di anomalie patologiche nella porzione di popolazione direttamente servita dall'acquedotto interno allo stabilimento, rispetto alla coorte rappresentata dall'intera cittadinanza del quartiere alessandrino; sulla base di questa circostanza i legali chiedono che la Corte disponga l'audizione del ct in un momento successivo, in modo da poter ricevere tutta la documentazione e preparare adeguatamente il controinterrogatorio.
Dopo una breve Camera di Consiglio, la presidente legge un'ordinanza in base alla quale respinge le richieste - formulate dagli avvocati Pulitanò, Santa Maria, e Bolognesi - disponendo la continuazione dell'esame in quanto avente per oggetto valutazioni soggettive e non dati oggettivi che, qualora fossero presi in esame, trasformerebbero il Cadum in testimone: in questo caso, precisa Sandra Casacci, sarebbe stato obbligatorio consegnare preventivamente alle parti tutta la documentazione; la sensazione che resta da questa pantomima è quella che la richiesta delle difese sia stata dettata dalla solita tattica dilatoria.
Nel corso dell'esposizione che segue, il Cadum sciorina una serie di dati dai quali risulta evidente un eccesso di patologie - negli abitanti di Spinetta Marengo, rispetto al resto della popolazione alessandrina - riconducibili ai fattori di rischio legati alle acque della falda sottostante lo stabilimento, inquinata dallo stesso, mentre per altri fattori (quali il fumo ed il consumo di alcool) esse appaiono allineate al resto del territorio cittadino.
Sembra utile segnalare la gestione a dir poco dilettantistica della vicenda; l'episodio più clamoroso accade quando, messo di fronte ad un'evidente incongruenza tra quanto dichiarato e quello scritto sul documento ufficiale, il teste risponde: "questo mi è sfuggito nella rilettura del documento prima di sottoscriverlo: andrebbe cancellato poiché il senso dei dati raccolti porta a conclusioni opposte a quanto ivi scritto a pagina quarantasette"; la reazione, a dire il vero comprensibile, è una grassa risata da parte degli avvocati difensori e dei loro galoppini.
A seguire depone il dottor Fabio Colombo, geologo; la cosa curiosa di questo teste è che, oltre a risultare sulla lista testimoniale del pm, compare all'interno del procedimento anche in qualità di consulente delle difese: la problematica, come afferma la presidente, "verrà affrontata a tempo debito", ma è chiaro che le sue affermazioni circa i dati delle rilevazioni (da lui effettuate nel corso del 2008) sulle acque e sui terreni interni allo stabilimento - assumono un interesse molto relativo.
Per concludere, tocca a Marco Contino, dipendente dello stabilimento dal 1984 ad oggi, con mansioni distribuite in vari reparti dell'azienda; richiesto di precisare se avesse mai assistito negli anni ad incidenti con conseguente sversamento di prodotto, ricorda che l'ultimo fu nel 2010, ma quello più importante avvenne nel 1996: in quell'occasione l'immissione di duecento tonnellate di Pfm (in riferimento a cui non manca di polemizzare con Medicina Democratica che lo ha additato come il responsabile diretto di tale scempio di fauna ittica) nel fiume Bormida causò un'eccezionale moria di pesci, tale che l'azienda si impegnò a ripopolare le acque.
Alle ore 13:00, esauriti i testi da ascoltare, la Corte sospende definitivamente la seduta, rinviandola a mercoledì diciassette luglio quando - in occasione dell'ultima udienza prima della pausa estiva - verrà esaurita la lista di testimoni presentata dal pm.
Alessandria, 17 giugno 2013
Stefano Ghio - Rete sicurezza Al/Ge
Nessun commento:
Posta un commento