Comunicato dello Slai cobas per il sindacato di classe Ilva taranto
347-5301704
Le ignobili e gravissimi atti, testi e dichiarazioni del commissario Bondi
sono un insulto agli operai, ai cittadini, ai morti, ai malati. Sono un
aperto e irridente attacco ai magistrati, agli organi di controllo. Una
messa in luce di quanta ipocrisia si celi dietro le dichiarazioni e le leggi
Bisogna reagire subito!
Il commissario Bondi se ne deve andare e deve essere immediatamente rimosso!
Tutte le istituzioni locali hanno il dovere di avere un sussulto di dignità!
La magistratura deve verificare tutte le ipotesi di reato che si possono
celare dietro l'azione di questo ignobile, lurido, spregevole gran commis di
padron Riva, lautamente pagato ora anche dai noi cittadini.
Ma naturalmente facciamo appello agli operai e ai cittadini con le loro
organizzazioni sindacali e comitati perchè reagiscano subito e duramente.
Noi da parte nostra diciamo chiaro anche agli organi di polizia che la
presenza di Bondi è incompatibile con questa città e con questa fabbrica e
metteremo in atto tutte le azioni possibili per rendere pratico questo
bando.
Slai cobas per il sindacato di classe ILVA Taranto
ILVA TARANTO - Bondi un cinico bastardo gran commis del capitale al servizio
di RIVA - ora Basta ! Giustizia vuole che persone come Bondi debbano morire
"Tumori per le sigarette", bufera su Bondi
In un documento inviato alla Regione contesta il collegamento tra
inquinamento del siderurgico e malattie.
"E' noto che a Taranto, città portuale, la disponibilità di sigarette era in
passato piu alta rispetto ad altre aree del Sud Italia dove per ragioni
economiche il fumo di sigaretta era ridotto fino agli anni '70". Hanno
subito creato una bufera polemica le affermazioni contenute in una lettera
che il commissario dell'Ilva, Enrico Bondi, ha inviato al presidente della
Regione Puglia, Nichi Vendola, nonché all'Arpa Puglia, all'Ares Puglia e
all'Asl di Taranto, con la quale contesta sia il collegamento fra
inquinamento del siderurgico e casi di tumore a Taranto - relazione
evidenziata nelle relazioni consegnate dai periti alla magistratura - sia
l'introduzione della Valutazione del danno sanitario nell'Aia,
l'autorizzazione integrata ambientale dell'Ilva.
Il Ministro dell'Ambiente Andrea Orlando avrebbe già convocato il
commissario dell'Ilva Bondi per un chiarimento immediato. Il ministro ha
anche provveduto a scegliere i tre esperti che contribuiranno a redigere il
piano di risanamento e riqualificazione dello stabilimento Ilva di Taranto.
Si tratta di Marco Lupo, commissario all'emergenza rifiuti della regione
siciliana e già dirigente del ministero dell'Ambiente; Giuseppe Genon,
docente di ingegneria dell'ambiente al Politecnico di Torino; e Lucia
Bisceglia, medico epidemiologo, dirigente dell'Arpa Puglia.
Gli "argomenti di Bondi sono inaccettabili",
tuona il governatore Nichi Vendola dopo aver letto del legame causa effetto
ipotizzato con il contrabbando. "I dati dell'Arpa sui danni salute sono
chiari e precisi. Si confermano - aggiunge - tutti i miei dubbi
sull'affidare il ruolo di commissario all'amministratore delegato
dell'azienda. Mi sarei aspettato dal commissario una più netta presa di
distanza dall'approccio negazionista che l'Ilva ha tenuto negli ultimi
vent'anni". Bondi nella sua lettera sposa le contestazioni portate avanti in
passato dalla famiglia Riva e demolisce le conclusioni cui nel tempo sono
arrivati gli studi sull'impatto delle emissioni compiuti dall'Arpa, dai
consulenti del tribunale di Taranto e dagli esperti del ministero della
Salute. Per il commissario straordinario nominato dal governo Letta - si
legge nel contenuto del documento riportato da alcuni giornali - "i criteri
adottati e Ia procedura valutativa seguita dall'Arpa e dalla Regione Puglia
nel rapporto sulla valutazione del danno sanitario dello stabilimento Ilva
di Taranto presentano numerosi profili critici, sia sotto il profilo
dell'attendibilita scientifica, sia sotto il profilo delle conclusioni
raggiunte".
"Siamo abituati - lamenta l'assessore regionale all'Ambiente, Lorenzo
Nicastro - a un atteggiamento aziendale che non accetta controllo e che è
insofferente a qualunque meccanismo di garanzia rispetto a tutela
dell'ambiente e della salute dei tarantini. E' grave, tuttavia, che lo
stesso atteggiamento del privato e della proprietà si riverberino oggi nelle
parole e nelle azioni di un manager nominato dal governo che, nei fatti, ha
una mandato pubblico volto a dirimere una questione di importanza nazionale,
sulla cui urgenza non ci sono dubbi".
La strage silenziosa dell'Ilva
in tredici anni 386 i morti
E' del gennaio 2012 la relazione degli esperti nominati dal tribunale che ha
stabilito una connessione tra i decessi, le malattie e le emissioni
dell'acciaieria
TARANTO - Trent' anni fa la prima inchiesta partì grazie a una casalinga:
esasperata dalla polvere rosa che ogni giorno era costretta a raccogliere
sul suo balcone in una casa popolare del quartiere Tamburi, il quartiere
degli operai, chiese alla Pretura chi e perché faceva arrivare in quelle
case tutto quel minerale. Vent' anni dopo si è scoperto che dietro quella
polvere non si nascondevano solo fastidio o sporcizia. Ma una strage.
In 13 anni (dal 1998 al 2010) sono morte a Taranto 386 persone per colpa
delle emissioni industriali. Negli ultimi sette anni 174 soltanto per colpa
del Pm 10. I bambini si sono ammalati più di quanto avrebbero dovuto. Sono
morti. Gli operai hanno avuto tumori allo stomaco o all'ulcera, i cittadini
di serie B, quelli che abitavano i quartieri popolari a ridosso dello
stabilimento siderurgico, condannati a vite brevi dalla geografia.
I dati sono contenuti nella relazione che tre epidemiologi di fama (i
professori Annibale Biggeri, Maria Triassi e Francesco Forastiere) hanno
consegnato a gennaio 2012 al giudice per le indagini preliminari del
tribunale di Taranto, Patrizia Todisco, che ha sul suo tavolo gli atti di
un'inchiesta a carico dei dirigenti dello stabilimento siderurgico Ilva.
Poco prima era stata depositata una perizia chimica che raccontava come gran
parte dell'inquinamento industriale di Taranto fosse riconducibile all'Ilva.
Così i medici per la prima volta hanno stabilito una connessione tra le
malattie, le morti causate da tumori e l'inquinamento prodotto dalle
emissioni
dagli impianti industriali.
I periti scrivono che "nei 13 anni di osservazione sono attribuibili alle
emissioni industriali 386 decessi totali (30 per anno). Negli ultimi sette
anni 178 sono stati sono stati i morti soltanto per colpa del pm 10.
Novantuno abitavano i quartieri Borgo e Tamburi, quelli più vicini allo
stabilimento siderurgico Ilva insieme con il Paolo VI. Proprio in questa
zona è stato riscontrato un più 27 per cento di mortalità rispetto alle
stime effettuate sui dati messi a disposizione dell'Organizzazione mondiale
della Sanità con un incremento nella popolazione maschile del 42 per cento
per i tumori maligni e del 64, addirittura, per le malattie dell'apparato
respiratorio.
Al Tamburi invece si ammalano particolarmente le donne (+ 46) di malattie
ischemiche del cuore e +24 di malattie cardiache. I più colpiti sono stati i
dipendenti dell'Ilva. Novantotto le morti da inquinamento in 10 anni. Gli
operai che hanno lavorato negli anni ' 70-' 90 hanno mostrato, si legge
nella relazione , "un eccesso di mortalità per patologia tumorale (+11%) in
particolare per tumore dello stomaco (+107%), della pleura (+71%), della
prostata (+50%) e della vescica (+69%). Tra le malattie non tumorali sono
risultate in eccesso le malattie neurologiche (+64%) e quelle cardiache
(+14%)".
Non soltanto gli operai. "I lavoratori con la qualifica di impiegato hanno
presentato eccessi di mortalità per tumore della pleura (+153%) e
dell'encefalo (+111%)". "Ci troviamo di fronte - scrivono i periti nelle
conclusioni della loro relazione - a un effetto statisticamente
significativo per i ricoveri ospedalieri per cause respiratorie e un effetto
al limite della significatività statistica per i tumori in età pediatrica".
(14 luglio 2013) © Riproduzione riservata
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14 luglio 2013
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