da assemblea29giugno
Primo significativo passo in avanti per verità e sicurezza: Moretti & company rinviati a giudizio
Tutti e 33 gli imputati della strage ferroviaria di Viareggio rinviati a giudizio con i capi d’imputazione della procura di Lucca. Non essendogli, ad oggi, stato contestato il reato di dolo, possono ritenersi fortunati. Come si suol dire, gli è andata di lusso!
Moretti, gli altri Ad delle società Fs & soci, prima indagati, poi imputati, adesso rinviati a giudizio cosa aspettano a rassegnare le dimissioni?
Moretti deve dimettersi da Ad delle Ferrovie dello Stato italiane, ritirare tutti i provvedimenti disciplinari (licenziamenti, sospensioni, ecc.) nei confronti dei ferrovieri impegnati sulla sicurezza e la salute, affrontare il processo senza alcun tentativo di fuga. Questo è l’unico atto umanamente concreto per avanzare le proprie scuse per la strage ferroviaria di Viareggio, per le rappresaglie scatenate contro i ferrovieri, per le frasi offensiva scritte e dette in questi 4 anni, ultime quelle fatte pronunciare ai suoi avvocati durante le sedute dell’udienza preliminare.
Chi lo ha messo a capo delle ferrovie deve fare una profonda e sincera autocritica e destituirlo immediatamente!
A Viareggio sono state raccolte 10.000 firme per le sue dimissioni, consegnate ai massimi rappresentanti delle istituzioni e dello Stato, ma rimaste nel cassetto o cestinate. Non possono continuare a fare orecchie da mercante.
Il gup ha deciso. Tutti e 33 gli imputati vanno a giudizio per la strage ferroviaria del 29 giugno 2009, in cui persero la vita 32 persone. A processo finirà Mauro Moretti, ad di Fs, dirigenti e funzionari di altre società del Gruppo e delle ditte proprietaria del convoglio o che lo montarono o revisionarono.Il ferroviere licenziato: "Decisione giusta, il giudice ha letto le carte"
L'inizio del dibattimento è fissato per il 13 novembre. Gli imputati sono
stati rinviati a giudizio per tutte le accuse formulate dalla Procura. Fra i
reati ipotizzati, il disastro ferroviario colposo, l'incendio colposo,
l'omicidio e le lesioni colpose plurime. Ad alcuni imputati sono state
contestate anche violazioni delle norme sulla sicurezza sul lavoro.
L'attesa dei familiari delle vittime della Strage di Viareggio è iniziata
fin dalle 9 al polo fieristico di Lucca dove si tiene l'udienza preliminare.
Sono arrivati in corteo, portando striscioni con le foto delle vittime e con
la richiesta di "verità, giustizia, sicurezza per Viareggio". C'è la sorella
di Emanuela, una delle vittime. Il fratello Stefania Mazzoni, Andrea
Mazzoni, che nella strage ha perso la sorella, due nipoti Lorenzo e Luca.
C'è il padre di Leonardo Piagentini, il solo della famiglia che si è
salvato. Il rinvio a giudizio dei 33 imputati per la strage di Viareggio
"è un fatto positivo. La decisione del giudice si basa sulle carte e le
carte parlano", ha detto Valentina Menichetti, sorella di Emanuela.
"La sede giusta dove chiarire ogni dubbio - ha continuato Valentina - è il
dibattimento. Come abbiamo fatto per l'udienza preliminare, anche lì saremo
sempre presenti".
Valentina Menichetti è figlia di Daniela Rombi, la presidente
dell'Associazione 'Il mondo che vorrei', che raggruppa i familiari delle
vittime della strage. I familiari delle vittime hanno chiesto anche la
dimissione da ad di Mauro Moretti.
Il giorno dell'addio alle vittime
Acquisita agli atti come prova anche la relazione ministeriale di indagine.
Un documento nel quale si afferma che la cisterna che trasportava Gpl,
deragliata alla stazione di Viareggio a causa di un asse portante che si è
spezzato, è stata squarciata da un picchetto di regolazione delle curve. In
particolare dal margine tagliente e non, come affermato dalla perizia
dell'incidente probatorio, da un pezzo dello scambio.
"Siamo contenti del risultato, vuol dire che è stato dimostrato che
l'impostazione accusatoria al momento ha retto", ha detto il procuratore di
Lucca Aldo Cicala mentre l'ad Mauro Moretti non ha voluto rilasciare
dichiarazioni: "Non ho nulla da dire".
"Prendiamo atto di una decisione deludente". E' il commento dell'avvocato
Ambra Giovene, difensore di alcuni dirigenti di Rfi.
"Ci saremmo aspettati un'applicazione delle regole più rigorosa - ha
continuato l'avvocato - il giudice non se l'è sentita di prendere una
decisione sugli imputati e ha fatto una scelta non mediatica ma di
prudenza". Altri difensori di dirigenti di società del gruppo FS hanno poi
spiegato che "la Procura ha contestato dei reati colposi che, anche alla
luce del decreto Fare, non determinano sospensioni dalla carica per i
dirigenti delle società".
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