martedì 30 luglio 2013

Comunicato Rete Milano su deposito sentenza Eureco

Comunicato Rete Sicurezza Milano

Finalmente possiamo leggere le motivazioni, depositate dal Giudice Bertoja, della condanna di Merlino per la strage dell’Eureco di Paderno Dugnano. E se da un lato siamo “contenti” dei “riconoscimenti” che il Giudice ha affermato nelle sue motivazioni e cioè: “I quattro morti dell’Eureco tragedia scientificamente legata al profitto” e entrando nel merito “Merlino svolgeva la gestione dei rifiuti in modo totalmente illegale, con netta, evidente prevalenza del fine di lucro”, che di fatto ribadisce ciò che la Rete Nazionale denuncia  da sempre, dall’altro lato ci fa incazzare e non poco. Quali le ragioni? Presto detto: se come afferma la Bertoja il Merlino ha perseguito scientificamente a fine di lucro (tale e quale la totalità delle imprese) la non applicazione delle normative sulla Salute e Sicurezza sui posti di lavoro, come mai la Giudice ha rinviato e condannato il Merlino per omicidio colposo e non doloso? Perché nonostante lo stesso fosse stato già condannato per gli stessi reati, gli è stato concesso il rito abbreviato e gli è stata data una “condanna” di 5 anni a fronte di una richiesta di 6 e mezzo della PA? Affermiamo, riprendendo uno slogan usato in altri contesti – dalla strage di Piazza Fontana alle morti nelle caserme, e altro-, ma che un filo rosso lega a questa vicenda come a tutte le stragi sul e da lavoro: “Sappiamo chi è STATO”. Perché il Merlino, o i vari Merlino di turno, hanno potuto impunemente, o raramente con condanne ridicole e irrisorie, fare profitti sulla Salute e la Pelle dei lavoratori, questo è successo, e continuerà a succedere, Perché la politica ne ha difeso la “libertà” d’impresa, criminale diciamo noi; Perché gli organi di controllo, dall’Arpa all’Asl –dai carabinieri agli Ispettori, hanno chiuso non uno ma tutte e due gli occhi su queste nefandezze; Perché sindacati come la Cgil, che in questa occasione si è costituita parte civile per “danneggiamento d’immaggine”, e le altre sigle confederali, quotidianamente non combattono gli interessi criminali/padronali,  anzi perseguitano a loro volta i loro stessi, onesti, delegati che denunciano le aziende, sino al punto di buttarli fuori dalle loro organizzazioni; Perché quello che dovrebbe essere il primo difensore dei diritti dei lavoratori, il Presidente Napolitano, che con lacrime da coccodrillo ha gridato “Mai Più” ogni volta che i media sono costretti ad accorgersi di questa strage quotidiana (dalla Thyssen a Molfetta, da Casale all’Ilva) poi ha continuato a firmare provvedimenti dei governi, da Berlusconi a Monti sino ad oggi, che riducono le pene per i padroni assassini o vanificano le leggi come il Testo Unico, che in nome del superamento della Crisi, santificano la legge del Profitto a discapito del diritto alla Salute e Sicurezza sul Lavoro e Territori; Perché i Giudici  non si chiamano tutti Guariniello e quando fanno onestamente il loro lavoro li si attacca e si vuole smantellare il loro lavoro.
Per queste ragioni nelle mobilitazioni che abbiamo promosso e quelle che abbiamo sostenuto del Comitato di Sostegno operai e vittime Eureco, abbiamo ribadito che vogliamo GIUSTIZIA e questa sentenza non rende giustizia per i morti di Paderno. Anzi rilanciamo la mobilitazione per le prossime scadenze che ci saranno a Milano, e non solo, legate alla riapertura dei processi per amianto alla Pirelli- Ansaldo-Turbigo-Broni, per unire in un fronte comune tutte le forze che si battono nello specifico.

Rete Nazionale Sicurezza sul Lavoro e Territori nodo Milano
retesicurezzamilano@gmail.com; cell. 338-7211377

Milano, 30-07-2013

I quattro morti dell’Eureco tragedia scientificamente legata al profitto"
Dure motivazioni per la condanna inflitta al titolare
"Merlino - scrive il giudice - svolgeva la gestione dei rifiuti in modo totalmente illegale, con netta, evidente prevalenza del fine di lucro". Giovanni Merlino era il titolare dell’
azienda di Paderno Dugnano dove a novembre di tre anni fa il rogo provocò quattro morti tra gli operai di Mario Consani Paderno Dugnano, 30 luglio 2013 - Eureco, una tragedia per fare soldi. «Merlino - scrive il giudice - svolgeva la gestione dei rifiuti in modo totalmente illegale, con netta, evidente prevalenza del fine di lucro». Giovanni Merlino, 61 anni, era il titolare dell’azienda di Paderno Dugnano dove a novembre di tre anni fa il rogo seguito a un’esplosione provocò quattro morti tra gli operai. La voglia di fare più soldi trattando rifiuti pericolosi che avrebbe solo dovuto stoccare, «ha comportato ovviamente aspetti di frode “formale” quale la falsificazione dei formularie l’attribuzione ai rifiuti di codici “di comodo” che consentissero un più agevole ed economico smaltimento».
Non usa giri di
parole il giudice Antonella Bertoja nelle 32 pagine di motivazioni appena depositate, per spiegare le ragioni della condanna con rito abbreviato a 5 anni di carcere per omicidio colposo plurimo inflitta a Merlino. I pm Manuela Massenz e Piero Basilone, che hanno coordinato le indagini sulla “Thyssen milanese”, avevano chiesto per lui - che rispondeva anche di una lunga serie di imputazioni in tema di rifiuti e sicurezza sul lavoro - sei anni e mezzo di pena. «Il quadro complessivo di sistematiche violazioni ascrivibile a Merlino è di assoluta gravità», osserva Bertoja. E anche quando si tratti di semplici contravvenzioni, «sono state ravvisate nella forma dolosa proprio in quanto deliberatamente, si direbbe “scientificamente” poste in essere in vista di un unico determinato scopo, il profitto».
Ecco perché Merlino non merita, a parere del giudice, le attenuanti generiche.
Tanto più che «già in passato presso Eureco vi erano stati incendi di piccole o medie dimensioni» così che l’imputato «era stato posto nelle con dizioni di avere una diretta percezione della effettiva esistenza e dell’elevato e concreto pericolo che nella sua società, ai suoi lavoratori, accadesse proprio quello che poi in realtà è accaduto». Non era la prima volta, del resto, visto che nel 2005, in un’azienda analoga di cui Merlino era amminsitratore, «un lavoratore era deceduto a causa delle ustioni riportate in un incendio scaturito dalla miscelazione di rifiuti». Lui se l’era cavata con un patteggiamento di pena. Stavolta, senza lo sconto automatico di un terzo legato al rito abbreviato, la condanna sarebbe stata a 7 anni e mezzo di carcere.
Alle parti civili costituite nel giudizio, familiari e parenti delle vittime e dei feriti, alcuni dei quali difesi dall’avvocato Gigi Mariani, il gup Bertoja assegnò tre mesi fa risarcimenti provvisori tra i 30 mila e i 200 mila euro. L’esplosione che tre anni fa provocò l’incendio che avvolse i lavoratori, conferma il giudice nelle motivazioni, fu provocata dalle miscelazioni non autorizzate a cui il titolare dell’
Eureco sottoponeva i rifiuti pericolosi manipolati dagli operai in violazione delle norme di sicurezza. A morire dopo giorni di agonia con il corpo devastato dalle ustioni furono Harun Zeqiri, 44 anni, Sergio Scapolan, 63, Salvatore Catalano, 55 e Leonard Shehu, 37. Altri tre dipendenti rimasero feriti in modo grave.

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