giovedì 31 maggio 2012

SICUREZZA SUL LAVORO: KNOW YOUR RIGHTS ! “LETTERE DAL FRONTE” DEL 30/05/12




INDICE

Cub Trasporti Lombardia cubtrasportilombardia@fastwebnet.it
LA GIUSTIZIA A PAGAMENTO

Gino Carpentiero ginocarpe@teletu.it
DE ZORDO E GARETTI "AEROPORTO AMERIGO VESPUCCI: SALUTE E SICUREZZA AL PRIMO POSTO"

Gino Carpentiero ginocarpe@teletu.it
LA DIFESA DELLA SALUTE: UN OBIETTIVO DA RILANCIARE E DA PRATICARE

Assemblea lavoratori Autoconvocati assemblealavoratori@libero.it
INTERVISTA AD UN OPERAIO “INTERNO” DELLA FIAT DI POMIGLIANO

Stefano Ghio procomto@libero.it
CARI PADRONI: LE SENTENZE NON SI DISCUTONO, SI ESEGUONO

Samanta Di Persio samantadipersio@virgilio.it
IL TERREMOTO È UNA CERTEZZA

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From: Cub Trasporti Lombardia cubtrasportilombardia@fastwebnet.it
To:
Date: Thu, 24 May 2012 09:14:59
Subject: LA GIUSTIZIA A PAGAMENTO

ALTRO DURO ATTACCO AI DIRITTI DEI LAVORATORI: PER CHIEDERE L’INTERVENTO DEL GIUDICE DEL LAVORO, DEVI PAGARE!

Con la Circolare 14/05/12, il Ministro della Giustizia ha chiarito le novità introdotte del Decreto Legge 06/07/11 n.98 con il quale il governo Berlusconi aveva eliminato la gratuità delle cause di lavoro in vigore da oltre quarant’anni introducendo l'obbligo di pagamento di un contributo anche sostanzioso per chi avesse un reddito annuo superiore ai 31.880 euro lordi.
Il governo Monti perfeziona l'attacco al diritto di difesa dei lavoratori precisando che tale limite non si riferirebbe al INDIVIDUALE – come sinora ritenuto e applicato da tutti i Tribunali del Lavoro - bensì è quello riferito al NUCLEO FAMILIARE.
In questo modo, l'esenzione dal pagamento della tassa per poter proporre una causa di lavoro viene ulteriormente ridotta a pochi casi in cui il reddito familiare dipenda da una sola persona (salvo i casi che i salari dei familiari non siano proprio salari da fame).
In concreto ciò vuol dire che ad esempio per una causa relativa all’impugnazione di un contratto a termine o di un licenziamento il lavoratore dovrà pagare allo stato e per il solo fatto di poter esercitare un suo diritto circa 250 euro.
E' evidente non solo l'intento deflattivo sul contenzioso del lavoro, ma anche il chiaro messaggio di classe; perché per il datore di lavoro che deve agire in giudizio si tratta di pagare una somma irrisoria mentre per il lavoratore si tratta di una spesa che corrisponde ad una quota importante del proprio salario.

Maggio 2012

Cub Trasporti Lombardia

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From: Gino Carpentiero ginocarpe@teletu.it
To:
Sent: Friday, May 25, 2012 11:09 PM
Subject: DE ZORDO E GARETTI "AEROPORTO AMERIGO VESPUCCI: SALUTE E SICUREZZA AL PRIMO POSTO"

Ricevo da De Zordo e Garretti e inoltro.
perUnaltracittà e Medicina Democratica: la salute al primo posto
Gino Carpentiero

COMUNICATO STAMPA
PERUNALTRACITTÀ-LISTA DI CITTADINANZA E MEDICINA DEMOCRATICA FIRENZE

DE ZORDO E GARETTI "AEROPORTO AMERIGO VESPUCCI: SALUTE E SICUREZZA AL PRIMO POSTO"

"La salute delle popolazioni e la sicurezza delle infrastrutture devono essere la preoccupazione primaria di chi governa un territorio. Qualunque altro criterio, che avvantaggi economicamente qualche soggetto forte a scapito di salute e sicurezza, deve appartenere a un passato da dimenticare." Lo hanno dichiarato la capogruppo di perUnaltracittà Ornella De Zordo e il coordinatore di Medicina Democratica Firenze Gianluca Garetti.
"L'aeroporto Amerigo Vespucci impatta già ora pesantemente su una parte della Piana martoriata da troppe fonti inquinanti e su cui incombe anche l'ipotesi di un inceneritore - hanno continuato De Zordo e Garetti - un territorio che va risanato e non ulteriormente inquinato”.
“Qualunque soluzione di nuova pista che incrementi il numero di voli e aumenti la dimensione degli aerei non è perciò accettabile - aggiungono ancora De Zordo e Garetti - la pista parallela bidirezionale, voluta in particolare dal sindaco di Firenze e dagli industriali, può portare a raddoppiare il traffico aereo e ha delle controindicazioni. Intanto sposta, aggravandolo, il problema dai quartieri di Quaracchi, Brozzi e Peretola ai Comuni di Sesto, Campi, Prato e anche delle zone a nord/ovest della stessa Firenze: è incredibile che lo stesso sindaco Renzi sia a favore di una soluzione che penalizza il suo territorio con sorvoli i cui effetti si potrebbero risentire su tutta la parte della città che si apre verso la Piana, a partire dal quartiere di Novoli. Infine penalizza la conformazione dell'utile “Parco della Piana", che rischia di diventare solo una parziale mitigazione dell’impatto acustico verso la Scuola dei Carabinieri.
De Zordo e Garetti hanno poi ricordato come si debba "finalmente realizzare una reale integrazione con Pisa, visto anche il primo passo rappresentato dalle navette ferroviarie veloci già messe a disposizione dalla Regione da dicembre 2010, completando l'assetto ferroviario toscano e differenziando in modo più netto Pisa con la sua potenzialità internazionale da Peretola che, una volta messo in sicurezza e riqualificato nelle strutture dell'aerostazione, può diventare un aeroporto dedicato a specifiche tipologie di utenza."

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From: Gino Carpentiero ginocarpe@teletu.it
To:
Sent: Friday, May 25, 2012 11:48 PM
Subject: LA DIFESA DELLA SALUTE: UN OBIETTIVO DA RILANCIARE E DA PRATICARE

Un scritto a 6 mani da Angelo Baracca (il principale artefice), da Gianluca Garetti e dal sottoscritto.
Voleva essere un contributo di discussione da pubblicare sul Manifesto anche in rapporto alla costruzione di un soggetto politico nuovo che nasce dal basso che non può a nostro avviso non occuparsi di salute.
Nonostante gli sforzi di Riccardo Chiari nostro amico della (ex)redazione di Firenze non è stato per ora pubblicato.
Lo inviamo a un ampio indirizzario di Medicina Democratica . . . e dintorni.
Ovviamente il dibattito è aperto
Gino Carpentiero (con Angelo Baracca e Gianluca Garetti) per la sezione “Pietro Mirabelli” di Medicina Democratica di Firenze

LA DIFESA DELLA SALUTE: UN OBIETTIVO DA RILANCIARE E DA PRATICARE
È per lo meno singolare che dal linguaggio, dagli obiettivi politici e dal dibattito politico attuale, in tutte le sue forme ed espressioni, sia scomparso il concetto di salute. Salute intesa non come servizio sanitario, efficacia (o peggio economicità) delle cure, farmaci, e così via: ma invece come Benessere Fisico Psichico e Sociale della popolazione. Tale concetto fu divulgato dall’OMS fin dal 1948, ed è alternativo alla logica, ed ai mostruosi profitti, del sistema sanitario e farmaceutico, che hanno tutto l’interesse che le persone si ammalino ed abbiano bisogno di cure! Il tema della Difesa della Salute, vale la pena ricordarlo, fu il movente fondamentale mobilitante ed unificante dell’“autunno caldo” del 1969 e di tutti gli anni ’70 (La Salute non si paga, la Nocività si elimina), che partendo allora dalla fabbrica si proiettò all’intera società.
A quel tempo esistevano le espressioni di base come i Consigli operai, che erano l’espressione diretta di condizioni lavorative omogenee: oggi viviamo una situazione sociale e lavorativa molto più frammentata, individualizzata e precaria, ma proprio per questo ci sembra opportuno rilanciare un tema unificante come quello della salute, considerando anche che una delle principali cause di “perdita di salute” è costituita dallo stress e dal disagio lavorativo.
Vi è a tal proposito, un dato eclatante, che la maggior parte dei cittadini purtroppo non conosce: è vero che la speranza di vita si è allungata nel dopoguerra, ma l’aspettativa di vita in salute (cioè senza malattie invalidanti) è diminuita di dieci anni a partire dal 2003, gli uomini sono passati dai 72 ai 62 anni e le donne a circa 61 anni! [Patrizia Gentilini Il Picco della Salute 4 aprile 2011] Il che vuol dire che con il progresso tecnico, con la tanto decantata prevenzione secondaria, si guarisce di più dalle malattie, ma è tutto da vedere come si guarisce, perché per molte infermità le terapie mediche e chirurgiche raramente portano a recuperare lo stato di salute precedente.
Per alcune categorie di lavoratori in particolare quelli impegnati nelle grandi opere infrastrutturali [Claudia Capanni, Giovanni Costa, Luigi Carpentiero – ottobre 2004], la speranza di vita in salute è ancor più ridotta.
Ci si ammala in realtà in età sempre più precoce, a questo riguardo l’OMS denuncia l’aumento allarmante dei tumori, in particolare dei tumori infantili, e l’abbassamento dell’età di insorgenza: in Italia sono 4 volte più frequenti che negli altri paesi occidentali per l'inquinamento atmosferico. [Valentina Cervelli, dicembre 2010].
Vi è un ulteriore aspetto che è ignoto alla gente: la maggior parte delle malattie ha un’origine ambientale. Sono le condizioni dell’ambiente in cui viviamo, in tutti i loro aspetti e valenze, che innescano i complessi processi e le modificazioni che nell’organismo umano inducono poi gli stati patologici: “il nostro ecosistema è ormai un esperimento chimico-biologico su larga scala, in cui siamo contemporaneamente coloro che sperimentano e coloro che lo subiscono, solo il tempo dirà se questo esperimento è ben condotto, come noi speriamo” [Nature, J.V.Harper, 29-446-2007]. Essere sottoposti ad inquinamento durante la vita embrio fetale porta interferenza sulla programmazione epigenetica (l'epigenetica è una nuova scienza che spiega come fattori ambientali come inquinamento, stress, alimentazione possono influenzare l'ereditarietà) di organi e tessuti ed apre la strada a patologie endocrine metaboliche, come obesità-diabete 2, cardiovascolari, allergiche, autoimmuni, neurodegenerative, del neurosviluppo, riproduttive e tumorali che si possono manifestare anche dopo decenni. Quindi non sono solo l'origine genetica o gli stili di vita sbagliati ad indurre le malattie. Ovviamente tutto questo viene sottaciuto dalla cultura medica e sanitaria dominante, tutta volta alla prevenzione secondaria, in parte per il tipo di formazione funzionale ai colossali interessi economici e per la mentalità che questa induce, in parte forse anche per ignoranza della classe medica, che non viene in alcun modo preparata a far fronte a questi problemi, ma a ricettare medicine ed analisi mediche: per gran parte delle quali è provata l’inutilità, quando addirittura non risultano dannose per la salute!
Il sistema economico e sociale in cui viviamo continua ad immettere nell’ambiente e nelle catene alimentari ulteriori agenti nocivi e sempre più invasivi, pretendendo che essi siano privi di effetti nocivi: campi elettromagnetici, radiazioni ionizzanti e non, polveri sottili e ultrasottili, molecole artificiali, interferenti endocrini (come ad esempio le diossine) , metalli pesanti, con l’imperativo di fare profitti. Tutto ciò sta provocando oltre all’aumento di patologie tumorali e non, anche nuove patologie spesso gravemente invalidanti come la Sindrome da Sensibilità Chimica Multipla (MCS) e la sindrome da Elettrosensibilità.
E la grande maggioranza della gente accetta passivamente tutto questo, “resistibilmente” soggiogata dai pretesi vantaggi e comodità che il “progresso” ci offre, e di cui non è più disposta a rinunciare. Anche le condizioni sociali ed economiche, sempre più artificiose, disagiate, convulse e frenetiche,con orari e ritmi di lavoro sempre più insostenibili influiscono ovviamente sullo stato di salute, inducendo stati di stress, insonnia, turbe psichiche, disadattamento, disagio psichico e sociale. Il lavoro, sia quando c’è , che quando non c’è, oggi è sempre più spesso causa diretta di gravi danni psicofisici: il lavoro precario “a vita”, lo stato di disoccupazione “cronica, la perdita del lavoro in età avanzata, quando ancora non si sono raggiunti i requisiti minimi per il pensionamento, il mobbing utilizzato da tante aziende per liberarsi di lavoratori “scomodi”, di disabili considerati improduttivi, di donne sempre più spesso espulse dal lavoro rappresentano tutti fattori di perdita di salute. Il mobbing è anche uno dei principali strumenti utilizzati per bypassare l’art.18 dello Statuto dei Lavoratori, che peraltro sarà ulteriormente depotenziato dalla imminente (contro)riforma Monti-Fornero; molto spesso il lavoratore malato per le vessazioni subite supera infatti il cosiddetto periodo di comporto e viene licenziato per “giusta causa”.
È necessario e urgente pertanto rovesciare l’organizzazione e la logica medica-sanitaria-farmaceutica dominanti (curare i danni alla salute) diffondendo anche nella mentalità comune il principio della prevenzione primaria [Giulio Maccacaro - Per una Medicina da rinnovare 1979], cioè della difesa preventiva dello stato di salute di tutta la popolazione, pretendendo l’eliminazione di tutti i fattori ambientali sociali, lavorativi, psicofisici, economici che lo possono compromettere e nel contempo “curare” la crescente disumanizzazione della medicina, passando dalla medicina-azienda, alla medicina dell'empatia. Indispensabile è altresì battersi contro il precariato, per un lavoro dignitoso, secondo il principio oggi dimenticato lavorare meno lavorare tutti, e organizzato a misura d’uomo secondo il principio dell’ergonomia per cui è il lavoro che deve essere adattato all’uomo e non viceversa.
Questi obiettivi rovesciano radicalmente tutte le logiche e le pratiche legate al profitto, e portano ad unità politica tutte le queste tematiche e problematiche, in modi molto diretti che possono venire direttamente percepiti dalle persone
Ecco perché riteniamo necessario riprendere e rilanciare nel modo più deciso il tema della difesa della salute nei luoghi di vita e di lavoro.
Per questo è necessaria e fondamentale una ripresa della partecipazione dal basso che consideri la Salute un Bene Comune irrinunciabile: a tal proposito riteniamo che anche un nuovo soggetto politico, come ad esempio “Alba”, che vuole fare proprio della partecipazione il pilastro del suo agire politico in difesa del lavoro, dei beni comuni e dell’ambiente non possa prescindere da un rapporto stretto e sinergico, con tutti i movimenti di cittadini e lavoratori che si battono su questi temi, nonché con quelle associazioni, come MEDICINA DEMOCRATICA che da oltre 30 anni si batte per la salute dei lavoratori e del popolo inquinato.

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Da: Assemblea lavoratori Autoconvocati assemblealavoratori@libero.it
A:
Data: Ven 25 Mag 2012 3:49 pm
Oggetto: INTERVISTA AD UN OPERAIO “INTERNO” DELLA FIAT DI POMIGLIANO

by Operai Contro / Categoria :: Numero128-12
Pubblicato il ven, 25 mag @ 13:43

Abbiamo intervistato un operaio della FIAT di Pomigliano. Uno dei 2100 “fortunati” che lavorano. E’ abbastanza giovane, come la maggior parte di quelli riassunti.
“L’azienda si è presa i più freschi, quelli che può consumare meglio”.
Gli chiediamo come sono i ritmi di lavoro. Si presupporrebbe bassi, visto che la FIAT vende sempre meno. Invece no. La cadenza della linea è 371 a turno e mediamente si producono 360/365 auto. Quindi, solo un centinaio al giorno in meno rispetto a prima, quando c’erano 5500 addetti. Questo la dice lunga sul futuro di quelli che sono fuori e a cui la FIAT continua a promettere la riassunzione.
“I ritmi sono alti, ma ballerini, cioè cambiano spesso. Non ci capiamo niente. Il cartellino è inutile chiederlo perché è sparito. Abbiamo i piazzali pieni di auto e le stiamo stipando anche negli altri stabilimenti. Produciamo e non vendiamo. Io so solo che non ho neanche il tempo di bere, perché per sfilare il guanto di lavorazione e stappare la bottiglietta presuppone un tempo incredibilmente lungo e tra una lavorazione e l’altra questo tempo non c’è”.
Gli chiediamo allora che fine hanno fatto tutte le chiacchiere sul lavoro “ergonomico” che la FIAT doveva applicare.
“L’ERGOUAS si vede, perché alcune lavorazioni sono migliorate. Ti abbassi di meno, o alzi di meno le braccia per fare le operazioni, ma questo è stato subito utilizzato dall’azienda per aumentare le operazioni. Lavori meno scomodo, ma di più, e non hai tempo per niente”.
E le pause?
“Dieci minuti di pausa sono pochissimi. Mentre vai in bagno ne saltano sei o sette. Quanti ne rimangono? In tre minuti non ti riposi. Molti, per fare uno spuntino, mangiano in bagno, specialmente le donne. Di tutto quello che subiamo, questo è quello che sopporto meno: mangiare nel cesso”.
Domandiamo se dal punto di vista salariale è cambiato qualcosa.
“Macché. Grosso modo le retribuzioni sono rimaste le stesse. I soldi promessi non ci sono. Forse solo qualche spicciolo in più per la riduzione delle pause”.
A livello sindacale come è la situazione?
“Non è e basta. I delegati non si vedono più. Solo ultimamente scendono nei reparti perché devono rinnovare le tessere”.
E gli operai le rinnovano?
“La maggior parte sì. Controvoglia ma se le prendono. E’ grazie a qualche sindacalista che la maggior parte è entrata e con lo stesso canale può anche uscire. I sindacati di opposizione sono spariti dalla fabbrica. Della FIOM io non conosco nessuno che sia stato assunto, neanche quelli che si sono cancellati dal sindacato sono rientrati”.
Il fatto che abbiano spostato la mensa a fine turno cosa ha determinato?
“Grossi disagi per tutti, visto che si mangia dopo sette ore e mezza di lavoro. Ma anche un ulteriore risparmio per l’azienda. Solo seicento/settecento persone mangiano alla mensa adesso, gli altri se ne vanno. L’azienda risparmia e si creano i presupposti per altri esuberi, stavolta tra il personale della mensa”.
E il rapporto coi capi?
“Prima certo non era buono, ma adesso la pressione dei capi è di gran lunga aumentata, tanto che ce ne è uno che è chiamato da tutti Hitler”.
La situazione appare insopportabile, come fate a resistere?
“Quali alternative ci sono? Io non so fare altro e fuori non c’è nessun altro lavoro. Se ci fosse, credo che in fabbrica, oggi, non rimarrebbe nessuno. Ci ribelleremo? A questi ritmi un operaio resiste poco. Io mi aspetto già qualcosa a luglio quando, con l’aria condizionata che non funziona, cominceremo a soffocare dal caldo e avremo anche difficoltà per bere. D’altra parte non abbiamo nessuna certezza di continuare a lavorare. La FIAT perde costantemente quote di mercato. La fabbrica rimarrà aperta, o trasferiranno anche la nostra produzione in Serbia?”

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From: Stefano Ghio procomto@libero.it
To:
Sent: Monday, May 28, 2012 10:08 AM
Subject: CARI PADRONI: LE SENTENZE NON SI DISCUTONO, SI ESEGUONO

Gianluigi Ratto, Valter Mantelli, Valter Olivieri, Giovanni Ardossi, Eraldo Parodi: sono questi i nomi, rispettivamente, del direttore di stabilimento, del direttore di esercizio, del responsabile del servizio impianti, e dei responsabili manutenzione e sicurezza, della raffineria Iplom di Busalla (GE).
Il 31 luglio 2008, all'interno del complesso industriale, scoppia un incendio - a causa di una perdita di “virgin nafta” da una flangia di collegamento tra due condotte - e solo il tempestivo intervento dei Vigili del Fuoco evita un dramma; la Iplom, infatti, si trova proprio a ridosso del centro abitato e dell'autostrada A7: si possono immaginare le conseguenze che avrebbe potuto avere uno scoppio degli impianti.
Venerdì venticinque maggio arriva la sentenza relativa all'evento: quindici mesi di reclusione per ciascuno degli imputati, ed una provvisionale immediatamente esecutiva di Euro ventimila a favore del Comune interessato; la motivazione risiede nel perché "l'azienda non ha approntato alcun sistema diretto per affrontare il prevedibile fenomeno indicato, per quanto attiene alle tubazioni con diametro del tipo di quella in cui si è verificato l'incidente".
La reazione della Iplom ha dell'incredibile: "siamo amareggiati e sorpresi per la sentenza: abbiamo sempre fatto il massimo, nel rispetto delle regole"; peccato che la Magistratura borghese abbia dimostrato esattamente l'opposto.
Questi 'signori' farebbero bene a ricordare che - come disse il giudice Giuseppe Casalbore ad un membro della difesa Eternit che contestava il contenuto di un'ordinanza da lui emessa - "le sentenze non si discutono, si eseguono"; ora, i cinque colpevoli si facciano la meritata galera, poi se ne riparlerà nei gradi successivi di giudizio.

Genova, 28 maggio 2012

Stefano Ghio - Proletari Comunisti Genova

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Da: Samanta Di Persio samantadipersio@virgilio.it
Data: 29/05/2012 14:35
A:
Ogg: IL TERREMOTO È UNA CERTEZZA

Dal libro Ju tarramutu. La vera storia del terremoto in Abruzzo.

Mi chiamo Antonio Moretti. Sono un geologo, vivo a L'Aquila, dove faccio ricerca e insegno all'università. Da venticinque anni studio la sismicità della Penisola, prima con la Regione Toscana, poi con l'Istituto Nazionale di Geofisica, il CNR (Gruppo nazionale difesa dei terremoti) e il laboratorio di sismologia dell'Università della Calabria. E ora eccomi qui, tra i calcinacci della facoltà di scienze, terremotato come gli altri.
Mi chiederete se si poteva prevedere?
In una zona ad altissimo rischio sismico, nella parte tettonicamente più attiva dell'Appennino, il terremoto non è una probabilità, è una certezza. Il problema semmai sarebbe quando e dove, ma con una lacuna sismica di oltre trecento anni, sarebbe bastato un briciolo di buon senso per indurci a prendere qualche precauzione.
Del resto lo sciame sismico cominciato ad ottobre 2008, non era il primo in questi ultimi venti anni. Ce ne fu uno nel 1984 nel corso del quale c’erano già le roulotte pronte alla stazione inviate dall’allora Ministro Zamberletti, perché in una zona a rischio sismico dove non c’erano terremoti da 300 anni, evidentemente c’erano delle strutture cariche. In quell’anno lì, il terremoto fece pochi danni e molta paura.
Nel 1994 ci fu un altro allarme sismico dove la scossa più elevata fu 4,4° sull’altipiano delle Rocche.
In ultimo questo cominciato ad ottobre 2008 con una prima scossa rilevata nella zona di Amatrice/Barete e poi si è spostata progressivamente verso sud dalle parti nostre. Le strutture sismiche del centro Italia sono: l’Appennino centrale (Collefiorito-Gubbio), Gran Sasso e Maiella (L’Aquila) e l’Appennino meridionale (Irpinia). Le ultime due si muovono sempre insieme: nel 1702 ci fu il terremoto a Benevento e nel 1703 a gennaio ci fu ad Amatrice e a febbraio nell’aquilano e poi nel 1706 a Sulmona. La struttura si carica, si muove un pezzo, fa una deformazione che si muove a sua volta e va a spingere sulle strutture accanto che piano, piano si mettono in moto anche loro. Quindi era evidente che ci sarebbe stato un terremoto: c’era stato nella zona di Collefiorito: c’erano stati nella zona dell’Irpinia e L’Aquila era una zona ferma da oltre 300 anni.
[...]
Gli investimenti dell'Italia sui terremoti: 1980 (dopo l'Irpinia) dieci miliardi di lire, nel 1983 otto miliardi, nel 1985 cinque miliardi, nel 1990 tutti a casa!
[...]
Le faglie potevano essere monitorate con una rete di dettaglio locale, monitorare l’emissione di liquidi profondi lungo la struttura: acque calde, l’elio, CO2, e il radon. Quest’ultimo è radioattivo quindi si misura facilmente. Il radon è uno dei precursori di attività sismica accertato. Aumenta come aumenta lo stato di stress lungo la faglia. Però non lo posso misurare ovunque, solamente quello che emerge lungo la frattura, per riconoscerlo devo misurare se ci sono gli altri gas, se c’è un campo magnetico, ecc. Associando tutto, posso dire se ci sarà una situazione di rischio.
[...]
È chiaro che non puoi dire “scappate tutti”. Non puoi tenere le persone in piazza per due, tre anni. Ai miei studenti ho detto prendete una torcia elettrica, andate a letto vestiti, mettete le scarpe a portata di mano. Se fosse stato dato questo messaggio dopo il 31 marzo, la metà dei morti si potevano evitare.
 

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