sabato 22 ottobre 2011

Viareggio: perché siamo qui anche oggi

Perché siamo qui anche oggi
a fianco dei familiari delle vittime della strage di Viareggio?

Innanzitutto, perché abbiamo il dovere di sostenerli in questa difficile, complessa, lunga e sofferta battaglia.
Poi perché abbiamo il diritto di esprimere il nostro punto di vista come cittadini/e, lavoratori e lavoratrici.
I familiari hanno diritto ad arrivare quanto prima alla fine di questa vicenda, tanto tragica quanto annunciata. Arrivare alla fine quanto prima e bene.
Prima perché non si assista a volgari spettacoli (lungaggini, ostacoli .), o addirittura ad infami spettacoli con leggine su processi brevi, lunghi, prescrizioni, ecc. Bene perché non può concludersi come tante altre stragi rimaste impunite (vedi ad esempio la Moby Prince a Livorno). Bene anche nel senso che non è pensabile che ad essere rinviati a giudizio siano, ancora una volta, solamente e soltanto le ultime ruote del carro. Questo fatto rappresenterebbe un'altra grave offesa ai familiari.
Debbono, legittimamente e giustamente, essere rinviati a giudizio e "pagare"
il loro conto ( possibilmente salato) i veri e principali responsabili dell'immane tragedia del 29 giugno 2009.
In questi mesi abbiamo assistito, tra l'altro, anche ad ogni sorta di intimidazione, pressione, minaccia, ricatto da parte di indagati, di società coinvolte, di assicurazioni.
E questo è semplicemente i-na-cce-tta-bi-le!
Spostamento del processo, rallentamento della "legge Viareggio", pressioni delle assicurazioni, rappresaglie sanzionatorie . .
Dei due ferrovieri/consulenti uno è stato costretto ad abbandonare, l'altro ha subìto una pesante sanzione all'insegna del "colpiscine uno per educarne 100".
Per non aver alzato bandiera bianca ora è di fronte ad una nuova contestazione disciplinare. Dopo la sospensione vi è il licenziamento.
Auspichiamo che le intimidazioni prima, la sanzione poi e una ulteriore rappresaglia domani (in senso stretto) non debbano rappresentare un avvertimento (per l'oggi e per un domani) nei confronti degli altri impegnati nell'iter processuale in corso (a cominciare dalle conclusioni dell'incidente probatorio) nella ricerca di verità e giustizia. A buon intenditor poche parole .
Vigileremo affinché qualsiasi provocazione sia respinta al mittente.
La denuncia, la solidarietà, l'unità e la mobilitazione sono state, sono e saranno le nostre "armi" di autodifesa e di "offesa" in questa battaglia per la sicurezza, la verità, la giustizia.

19 ottobre 2011
Assemblea 29 giugno

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