venerdì 24 febbraio 2012

“Gli aerei Alitalia erano pieni di amianto”: un processo dà speranza alle vittime



24 febbraio 2012
http://www.linkiesta.it/tribunale-napoli-amianto-atitech#ixzz1nK3U4uFa
di Stefania Divertito

“Ho avvisato tutti i miei colleghi, magari loro riescono a fermare la bestia...”. La bestia è il mesotelioma pleurico, il “tumore dell’amianto”. Che si trovava nei freni e nelle fusoliere dei vecchi aerei Alitalia, e veniva respirato dagli addetti alla manutenzione. Il procedimento penale è aperto, il Gip ha respinto la richiesta di archiviazione e ora tocca ai pm decidere sul rinvio a giudizio. Il giorno della verità è il 2 aprile.

Funziona così: il respiro viene a mancare, all’improvviso spunta un affanno, uno pensa che siano le sigarette, maledette, oppure il freddo, o l’età. Ma la stanchezza persiste e arriva la tac. E con essa la diagnosi. Nunzio Pierini vive a Chieti e ha scoperto qualche mese fa, a 62 anni, di essere ammalato di mesotelioma pleurico. Non è un ex operaio della Eternit, né ha lavorato nei cantieri navali, lui si occupava di aerei per l’aeronautica militare. È stato maresciallo specialista elettromeccanico di bordo e ha curato la manutenzione degli aerei, sia prima che dopo il volo. «L’amianto si trovava nei freni, certo, ma anche in tante altre parti del velivolo, solo che noi non lo sapevamo», ci dice. Non è il solo. «Ho telefonato ai miei colleghi per avvisarli, fatevi controllare, forse riuscirete a beccare la bestia prima che sia troppo tardi». La bestia è il tumore da amianto che lascia poche speranze di sopravvivergli.

Qualche speranza, invece, si è aperta, dal punto di vista legale, grazie alla decisione del gip del tribunale di Napoli: ha respinto la richiesta di archiviazione e ora la procura ha chiesto il rinvio a giudizio per i manager dell’Atitech accogliendo la richiesta dell’Osservatorio nazionale amianto dell’avvocato Ezio Bonanni. Due le vittime di mesotelioma tra gli ex dipendenti dell’azienda che si occupa della manutenzione degli aerei per conto dell’Alitalia. Nell’hangar di Capodichino c’era amianto, i dipendenti lo hanno respirato mentre lavoravano ai freni, ai carrelli degli aerei, all’impianto di condizionamento. E non sapevano di correre tali rischi.

La prossima udienza, a Napoli, è fissata per il due aprile: con l’eventuale rinvio a giudizio si darà il via a un processo dai contenuti rivoluzionari per il settore aeronautico, che potrebbe coinvolgere numerosi ex dipendenti sia del settore militare che civile, hostess comprese. «Purtroppo ci sono arrivate decine di segnalazioni di casi di dipendenti ammalati – ci dice Bonanni, che ha costituito un comitato vertenza amianto aviazione civile e militare – e in alcuni casi si è già manifestato il mesotelioma. Noi come osservatorio ci costituiremo parte civile nel procedimento e in tutti gli altri che potranno nascere in altre città. È una battaglia di civiltà prima che legale.

Queste persone hanno lavorato per anni a contatto con l’amianto senza conoscerne i rischi. Le nostre perizie hanno appurato che fino a pochi anni fa esisteva il rischio, almeno fino al 2000. Già l’anno scorso il Tribunale di Napoli aveva condannato Atitech al risarcimento dei danni sofferti dai familiari di una delle vittime del mesotelioma, dipendenti della società e la Corte di Appello di Milano si è pronunciata accogliendo la domanda di contributi privilegiati per un assistente di volo, che aveva respirato l’amianto proprio a bordo dell’aereo, come hanno dimostrato le nostre perizie».



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