martedì 22 gennaio 2013
Operaia disabile costretta a mansioni "vietate": 'cuore infranto', prima condanna datore lavoro
La sentenza della Corte d'appello di Torino non ha precedenti nel nostro Paese
e riguarda la "sindrome tako-tsubo", un infarto acuto da affaticamento. La
Alplast Spa di Tigliole d'Asti, produttrice di tappi super tecnologici, aveva
assegnato Rosa O. all'assemblaggio: la dipendente doveva sollevare scatoloni
che pesavano più di 14 kg ed è crollata. Ora ha ottenuto 16mila euro di
risarcimento
di ALBERTO CUSTODERO
Una lavoratrice disabile ha rischiato di morire di fatica sollevando pesanti
scatoloni di tappi di champagne. Per la prima volta in Italia, un datore di
lavoro è stato condannato per avere provocato alla dipendente la "sindrome del
cuore infranto". Si tratta di una forma di infarto acuto da affaticamento
scoperta in Giappone vent'anni fa. Questa patologia fa assumere al ventricolo
sinistro la forma di un cestello (tsubo) usato dai pescatori giapponesi per la
pesca del polpo (tako). Di qui il nome "sindrome tako-tsubo". L'imprenditore
condannato dalla Corte d'appello di Torino, sezione lavoro, è Renato Goria,
titolare della Alplast Spa di Tigliole d'Asti. L'azienda è tra i leader europei
nella produzione di tappi super tecnologici. Non quelli tradizionali di
sughero, ma tutta la gamma di chiusure alternative, dalla plastica
all'alluminio, al sintetico. Più o meno tre miliardi e mezzo di pezzi l'anno,
destinati in particolare all'industria alimentare: acque minerali e soft drink,
alcolici e superalcolici, vini e spumanti, olio, aceto, caffè, noccioline. E
Nutella Ferrero. Goria è presidente dell'Unione Industriale di Asti.
A rivolgersi al Tribunale del lavoro è stata una dipendente disabile, Rosa O.,
che svolgeva il lavoro di "assemblatrice" ed è stata difesa dall'avvocato
Katiuscia Verlingieri,. La donna era stata "adibita - si legge nella sentenza -
nella linea di produzione a mansioni estremamente faticose, dovendo anche
sollevare e riporre in alto scatoloni pesantissimi con notevole frequenza".
Sforzi fisici "incompatibili con le sue condizioni di salute e con il suo stato
di portatrice di handicap". Nonostante il medico aziendale, preso atto delle
precarie condizioni di salute della lavoratrice, "avesse accertato l'inidoneità
alla mansione di addetta presse e macchine di assemblaggio", Rosa O. fu
"adibita alla linea di stampaggio dei tappi di champagne e alla mettidisco
Nutella". "Doveva sollevare scatole che pesavano più di quattordici chili che
contenevano tappi di champagne", ricorda un testimone. A un certo punto la
dipendente è crollata ed è finita al pronto soccorso dove le hanno
diagnosticato la sindrome "tako-tsubo".
Secondo il presidente della Corte d'appello Arianna Maffiodo e il consigliere
Gloria Pietrini, che hanno firmato la sentenza, "lo stress emozionale acuto fu
causato dall'adibizione della lavoratrice a mansioni alle quali, per divieto
del medico competente, non poteva essere adibita e dalle quali era stata
sollevata". L'Alplast è stata dunque condannata a pagare a Rosa O. 16mila euro
di danni non patrimoniali.
"La sentenza - commenta il professore Marco Bona, specialista in materia di
responsabilità civile - è la prima a riconoscere il risarcimento del danno per
la sindrome tako-tsubo". "Dal punto di vista giuridico - aggiunge - è stato
riaffermato il principio della responsabilità del datore di lavoro per i danni
subiti dal dipendente adibito a mansioni precluse dal medico competente".
(21 gennaio 2013)
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento