Ancora una volta una giornata di lavoro è stata funestata da un gravissimo incidente.
E’ accaduto alla Lafumet di Villastellone, ditta di smaltimento rifiuti industriali dove 5 operai, tutti di origine maghrebina (a loro e alle loro famiglie va tutta la nostra vicinanza e solidarietà) sono rimasti gravemente ustionati in seguito ad una esplosione. E la memoria non può che tornare alla strage della ThyssenKrupp perché molte sono le analogie con quanto successo a Torino: produzioni altamente pericolose sottovalutate, scarsa sicurezza, ripetuti incendi che però non fanno insorgere nemmeno il minimo dubbio sull’ipotesi che possa verificarsi, in futuro, un evento disastroso (la TK dopo l’incendio del 2002 non fece altro che raddoppiare la franchigia assicurativa), la procedura da adottare in caso di emergenza lasciata alla totale discrezione degli operai e le richieste di maggiore sicurezza da parte di lavoratori e sindacati ignorate dal titolare. Che ammette di aver dotato dell’indispensabile lo stabilimento e afferma che se avesse dovuto attrezzarlo con tutto il necessario per la sicurezza tanto valeva chiudere. Meglio continuare la produzione mettendo a rischio la vita degli operai! Parole che fanno capire quanto prima della dignità e della sicurezza dei lavoratori venga sempre e prima di tutto il profitto.
S. Marchiaro arriva addirittura a complimentarsi con i “suoi” lavoratori per essersi comportati in maniera ineccepibile. E lui? Ha fatto altrettanto? Mentre CC, Asl, VV.FF. e Arpa ricostruiscono “il fatto” ci chiediamo: dov’erano “prima” che succedesse tutto questo? Hanno fatto i dovuti controlli sulla sicurezza? Hanno vigilato come dovevano? Da anni ripetiamo che il controllo della sicurezza all’interno dei luoghi di lavoro debba essere affidata a postazioni ispettive sotto la diretta supervisione dei lavoratori stessi e non delegata a terzi (rsu o rls, che non hanno alcun potere decisionale). E che andrebbero “bypassate” direttamente le aziende stesse, rivolgendosi fin da subito alle Autorità preposte.
Gli organi di controllo intervengono sempre “dopo”, mai prima. Possibile?
Mentre nelle fabbriche (grandi e piccole), nei cantieri e sulle strade si continua a morire e ad ammalarsi c’è chi fa, indisturbato, ingenti profitti (controlli inesistenti presto sostituiti da autocertificazioni, secondo la legge 5/2012, multe irrisorie, organi di controllo spesso compiacenti, depotenziamento del T.U.81 e la “speranza” che gli Espenhahn, gli Schimdheiny, i Del Papa e i Riva vadano in galera; Espenhahn, l’ex ad di TK, ha anche ricevuto gli applausi di Confindustria lo scorso anno – e la Marcegaglia è corsa ai ripari promettendo l’istituzione di un Premio alla Memoria delle vittime TK - e qualche giorno fa il Pres. del Cons. Reg. dell’Umbria E. Brega, il Pres. della Regione Umbria C. Marini e il Sindaco di Terni Di Girolamo gli hanno tributato un sentito “grazie” per il buon lavoro svolto in questi anni. Proprio un bel lavoro! Torino sicuramente non lo dimenticherà). Ingenti profitti ricavati sulla pelle di lavoratori sempre più penalizzati dalle misure “lacrime e sangue” introdotte prima dal piano Marchionne e poi dalle misure contenute nella recente riforma del mercato del lavoro varata dal governo “tecnico”, che colpisce soprattutto i più deboli, giovani, donne e immigrati. L’utilizzo della manodopera immigrata, ricattabile e a basso costo, ha avuto per i padroni essenzialmente uno scopo: utilizzarla per estendere il generale abbassamento dei diritti e imporre le condizioni di sfruttamento e precarietà a tutti i lavoratori. Ormai le più elementari norme democratiche della dignità del lavoro, sicuro e dignitoso, sono un lontano miraggio. La distanza tra cittadini e istituzioni è al minimo storico, per questo si sbandierano ai quattro venti celebrazioni dal sapore fintamente patriottiche come il centocinquantenario dell’Unità d’Italia, mentre il paese viene lasciato andare in pezzi nelle mani dei soliti noti: banche, istituiti finanziari, Mafia, Vaticano, politica, affaristi, speculatori, ecc., lasciati indisturbati e liberi di speculare, aumentare a dismisura il debito, impoverire e sfruttare e lo Stato, incapace di dare risposte, criminalizza le lotte di chi non può fare altro che opporsi e difendere i propri diritti (sanità, istruzione, lavoro sicuro e dignitoso per tutti, salvaguardia ambientale) visto che è proprio lo Stato il primo a violare i diritti costituzionali che dovrebbe garantire. I morti sul lavoro non sono altro che un’altra delle brutture che questo sistema produttivo non può, visto l’incedere travolgente della crisi, che far altro che accrescere.
Mentre destra e sinistra spalleggiano il governo Monti nell’opera di attacco indiscriminato ai diritti dei lavoratori e dei cittadini per fortuna tutta una parte sana del Paese si ribella e lotta per opporsi a questo scempio che vede sui lavoratori gravare tutto il peso della crisi: Mov. No Tav, Mov. Pastori Sardi, Mov. dei Forconi, Comitato No Debito, Fiom-Cgil e sindacati di base, fabbriche in occupazione (Jabil, Rsi, lavoratori e sindacalisti combattivi, lavoratori e cittadini impegnati nella difesa dei Beni Comuni, ecc.).
Per questo oggi occorre più che mai solidarizzare, sostenere e appoggiare tutti quegli organismi, movimenti, associazioni, forze sindacali e sindacalisti più combattivi, lavoratori e singoli cittadini che, ognuno nel proprio ambito di lotta e con le proprie specificità, si oppongono alle misure più nefaste imposte dalla crisi.
Per non cadere nella deriva umana, materiale e sociale in cui vorrebbero relegarci promuovendo abbrutimento, sfiducia ed individui visti non come persone con sogli e aspirazioni ma come “esuberi” dobbiamo comprendere che lottare oggi contro queste nefandezze è utile ma soprattutto necessario e inevitabile.
Torino, 27 marzo 2012 Ex lavoratori ThyssenKrupp Torino
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